6.
La pena
-Chocolat…è pronta la cena- la
chiamò Vanilla, affacciandosi alla porta. Chocolat era seduta sul davanzale
della finestra, lo sguardo triste, spento, perso sul
paesaggio.
-Grazie,
ma non ho fame.
La
solita risposta, quella che dava ad ogni pasto.
-Devi
mangiare qualcosa…
-Adesso
non mi va, scusami.
-Come
vuoi.
La
bionda chiuse, sospirando. Erano trascorsi due giorni dalla partenza di Pierre e
l'allegria della rossa sembrava scomparsa insieme a lui. L'amica non la
riconosceva più: ogni cosa aveva perso interesse, anche la cattura dei
cristalli. Il mondo di Chocolat si riduceva a Pierre, al fatto che fosse
lontano, alla pena che gli sarebbe stata inflitta, all'amore che provava nei
suoi confronti.
Vanilla
avrebbe fatto qualsiasi cosa per alleviare il suo dolore…
-Non
viene neanche stasera?
-No.
Robin?
-Dimmi.
-Voglio
scrivere a mia madre…voglio convincerla a liberare Pierre, o almeno a non essere
troppo dura con la punizione- disse la giovane. –Non è un ragazzo cattivo e
Chocolat lo ama così tanto…
-Vanilla…-
iniziò il mago, non sapendo però come continuare. Con quale coraggio poteva
rivelarle quale sorte sarebbe toccata al giovane? Nemmeno Blanca e Duke ne erano
stati capaci, pur conoscendo perfettamente le leggi del regno. E dubitava che la
streghetta riuscisse a cambiare la sentenza.
Personalmente
Robin non lo riteneva giusto e non solo perché vi era coinvolta la sua protetta:
Pierre era solo un ragazzo…e il mondo non gli aveva concesso molte alternative
alla sua scelta di schierarsi con il buio.
E
per quanto riguardava Chocolat…bhe, non l'avrebbe sopportato e avrebbe finito
per fare qualcosa di stupido.
-Tu
scrivi il messaggio e io farò in modo che lo riceva.
-Grazie,
Robin. Vado subito.
Blanca
aspettò che la sua padroncina uscisse per dar voce ai suoi
pensieri.
-Che
intenzioni hai?
-Le
chiederò un colloquio…prima che tu lo dica, so bene che non servirà a niente, ma
se la regina vuole infliggere la condanna…bhe, sarà lei a comunicarlo alle
ragazze.
-E
pensi che accetterà?
-È
un suo dovere.
-Duke
è preoccupato per la reazione che potrebbe avere Chocolat- confidò la topolina.
–Non è una cotta che passa con il tempo…a volte si addormenta
piangendo…
La
vedeva ogni mattina, quando usciva per andare a scuola: gli occhi verdi gonfi e
arrossati per i pianti, il viso pallido e le labbra che non sorridevano più. La
sua piccola strega non avrebbe retto un altro colpo.
-Eccomi,
Robin- tornò Vanilla, consegnandogli la lettera. Era così piena di speranze che
quasi riusciva a convincere anche lui che le cose sarebbero andate per il
meglio. –Buonanotte, Robin.
-Buonanotte,
Vanilla.
"Ti
prego, mamma…è davvero importante. Se non puoi liberarlo, cerca almeno d'essere
clemente. È la sola cosa che ti chiedo…"
Così
si chiudeva la lettera di Vanilla, ed erano proprio quelle parole a turbare la
regina di Extramondo: che la sua dolce figliola si fosse innamorata di Pierre? E
se non era così, perché tanta premura per quel ragazzo? Persino il loro tutore
le chiedeva un colloquio per parlare di lui…
Fu
proprio per via di questi dubbi che, la mattina dopo, la sovrana si presentò
alla porta della casa in cui alloggiavano le due streghe. La accolse Robin,
ringraziandola per avergli concesso udienza e spiegandole la
situazione.
-Conosci
la legge, Robin. La pena per chi si allea con il buio e infrange l'esilio è la
cancellazione della memoria.
-Allora
siate voi a dirlo a Chocolat…siate voi a spezzarle il cuore- pronunciò
freddamente.
-Non
usare quel tono.
-Mi
dispiace, ma non posso fare altro: non sarò io a darle questo dolore, non ne ho
il coraggio. E lo stesso vale per il suo famiglio. Voi forse avete la forza per
guardarla negli occhi e annunciarle la vostra sentenza.
-Robin,
stai sfiorando l'impudenza.
-Voglio
semplicemente che vi assumiate la responsabilità delle vostre azioni. Chocolat
tornerà fra poco.
-È
una ragazzina…alla sua età non può sapere cos'è l'amore- replicò Candy.
-Voi
non la conoscete, non avete visto la forza dei suoi sentimenti: lei ama Pierre e
non le passerà con il trascorrere del tempo- concluse il mago. –Buona
fortuna.