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Autore: annies    04/09/2013    2 recensioni
La sua vita era così: fatta di birra, venerdì sera in discoteca con i soliti idioti e tante ma tante sigarette. Niente di allucinante insomma, la solita vita da diciannovenne standard; c'era una cosa però, che quasi ogni notte gli si insinuava nel cervello e non gli permetteva di dormire benissimo.
«Ma porca troia, ti vuoi rendere conto che l'ho sognata di nuovo?» il riccio si lasciò cadere sul divano, distrutto e stanchissimo.
~
E se il sogno diventasse realtà?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Un delicato odore di pancakes appena fatti raggiunse le narici di Harry che, pian piano, aprì gli occhi e si mise a sedere sul letto; tutto ciò era davvero molto strano. Suo padre non sapeva riscaldare neanche i fagioli in scatola, figuriamoci fare i pancakes. Si passò una mano sul viso e pensò un attimo a cosa avrebbe dovuto fare durante la giornata: aveva preferito rimuovere i ricordi del giorno prima e non pensare a quanto Noel l'aveva reso perplesso.
Sospirò e con calma scese dal letto, lamentandosi per chissà quale mal di schiena - forse inesistente - e infilandosi una Lucky Strike tra le labbra, cominciando a scendere per dirigersi in cucina.
«Harry, ci sono i pancakes!» esclamò una voce femminile a pochi passi da lui.
Sua madre era ancora lì, in casa loro, ai fornelli e con un'orrenda vestaglia rosa a costine stretta in vita e con qualche disegno ridicolo sulla schiena. Anne non ci aveva rinunciato.

«Perché sei ancora qua?» domandò il riccio, poggiando la sigaretta sulla superficie liscia del tavolo e raggiungendo sua madre, prendendo respiri profondi per mantenere la calma. Chiuse gli occhi. Era come se contemporaneamente volesse e non volesse sua madre vicino.
«Papà ed io abbiamo riflettuto che è meglio che io stia qui, per un po'» cominciò la donna, volgendo lo sguardo ad Harry per un paio di secondi, per poi tornare alla sua padella.
Il riccio ispirò ed espirò lentamente: non poteva prendersi di collera di prima mattina, ma la presenza di sua madre lo infastidiva davvero troppo.

«E di quello che penso io non importa a nessuno? Spiegatemi!» la voce di Harry, come al solito, era diventata di qualche ottava più bassa e Anne si meravigliò di quanto potesse assomigliare così poco a lei e così tanto al suo ex marito. In tutto, anche nel modo di sbattere il pugno sul tavolo quand'era arrabbiato.
«Non sei ancora in grado di poter decidere.» disse ferma, mettendo l'ultimo pancake sul piatto.
«Ho diciannove anni, se non sono in gradi di poter decidere ora, quando potrò?» chiese spazientito Harry, cominciando a muoversi avanti e indietro per la cucina, trattenendo l'impulso di spaccare qualcosa e gridare. Non poteva più sopportare tutta questa pressione: in quei giorni non aveva fatto altro che innervosirsi e pensare a quanto la sua vita facesse davvero schifo, quando non era così. Stava affrontando soltanto un ennesimo periodo difficile che quasi tutti affrontano prima o poi. I problemi di certo non li aveva soltanto lui, e almeno di questo ne era consapevole.
Era perennemente combattuto: da un lato la presenza di sua madre lo infastidiva ma dall'altro sentiva di aver bisogno di lei, o per lo meno di qualcuno che lo capisse che non fosse Noel o Niall.

«Ma perché non capisci che ti voglio bene, Harry? Non potrei mai fare qualcosa che ti infastidisce!» esclamò Anne, che finalmente sembrava mostrare delle emozioni reali.
«Perché non ci sei stata per tutti questi anni, perché hai tradito papà, perché hai rovinato due famiglie, perché hai permesso a quegli idioti di portarsi via Matilde... non ti basta?»
«Nella vita si fanno delle scelte, Harold, e queste scelte possono rivelarsi sbagliate. Io ho sbagliato, lo ammetto, ma sbagliare è umano e ti sto chiedendo di provare ad andare avanti.» concluse Anne, portando il piatto pieno di pancakes sul tavolo, dove già stavano due termos colmi di caffè e latte caldo e una caraffa con del succo d'arancia.
«Sembra che vogliate tutti mettermi in confusione, non capisco più niente» esclamò Harry, mettendosi le mani nei capelli e prendendo fiato. Tutte quelle discussioni inutili lo stavano sfinendo, non ne poteva davvero più.
Quando sollevò di nuovo lo sguardo su sua madre, questa lo stava guardando con la testa inclinata, un sorriso sincero e le braccia tese: Harry aveva bisogno di un suo abbraccio? Era pronto a lasciarsi indietro il passato o a dimenticarsi semplicemente per un momento quello che era successo?
Prese un grande respiro e l'abbracciò.

«Io ti voglio bene Harry, e io e tuo padre siamo pronti a ricominciare.» disse Anne, anche se poi non sapeva se Des avrebbe davvero accettato la sua proposta. Gli carezzò i ricci e lo strinse ancor di più a sé, come quando era piccolo e la sera veniva a farsi abbracciare nel letto che condivideva con suo marito.
«Sono incasinato, mamma, non ce la faccio più, devi capirlo» cominciò Harry. Il cuore gli faceva male, riusciva a parlare a malapena, perché i ricordi della sua infanzia stavano riaffiorando insieme al magone. Non aveva mai pianto prima, ma il profumo di sua madre e le sue parole gli facevano pizzicare gli occhi.
«Che hai? Che ti succede?» domandò, dandogli un bacio sulla fronte e sciogliendo l'abbraccio.
«Sono innamorato di una ragazza che un momento sembra mi ricambi, un momento no. A scuola è tutto, come sempre, un casino e poi c'è questa situazione a casa che mi stressa fin troppo.» confessò.
«Chi può essere talmente stupida da non ricambiare il tuo amore?» domandò Anne sorridendo.
Era seria, suo figlio era bello come il sole e, sebbene lui si sforzasse di non dimostrarlo, aveva un cuore grande che concedeva a chiunque volesse bene. Sapeva benissimo che avrebbe deto la vita per Niall o per Liam, che erano i suoi amici più cari sin dall'infanzia.

«Noel Wood.» disse asciugandosi gli occhi e ritornando serio, afferrando un pancake e cominciando a mangiarlo.
Anne aveva sorriso, sentendo il nome di Noel e s'era seduta accanto a lui, con lo sguardo perso su un punto impreciso.

«Eravate molto amici, da piccoli, ti voleva molto bene...» disse, confermando tutti i presentimenti che i due avevano avuto circa la loro infanzia. Harry non disse niente, non aveva più voglia di discutere per quella mattina, era davvero esausto.
«E se mi volesse bene come un semplice amico? Mi sono impegnato sin dal primo giorno, e adesso ... non so se i suoi sentimenti sono ricambiati.» disse, sospirando.
Harry ne aveva bisogno, aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno che non fosse Niall - in qualche modo avrebbe sempre messo di mezzo le partite di calcio e la PlayStation - e sua madre stava dimostrando che, nonostante tutto, lo avrebbe ascoltato volentieri.

 «Dille cosa provi per lei, non ti illuderà. Non può farlo.» rispose Anne, accarezzandogli lo zigomo col dorso della mano. Harry era cresciuto davvero bene: i ricci spettinati, gli occhi chiari e grandi e lo sguardo di chi ama veramente. Non poteva esserne più fiera.
«Grazie, mamma» disse sorridendo flebilmente. Anche se non era del tutto a posto con la presenza di sua madre, in quel momento sentiva soltanto il bisogno di starle accanto.
«Va da lei, Harry, ti farà bene.» gli diede un'ennesima carezza e vide Harry correre su per le scale, prendere - forse - lo zaino di scuola e catapultarsi fuori di casa.
Com'è duro l'amore, a diciannove anni.

Casa di Noel era sempre la stessa: stesse tegole rosse, stessi mattoni, stesso giardinetto perfetto e stessa BMW nel cortile davanti al garage. Erano un paio di giorni che non si vedevano, che non l'andava a prendere sotto casa ma niente era cambiato. Mezz'ora dopo sarebbero dovuti essere a scuola, ma Harry aveva davvero bisogno di vederla e di stringerla anche solo un secondo.

«Scendi?» domandò al telefono, dopo il "pronto" assonnato che aveva sentito.
«C'è ancora mio padre! Sei pazzo?» la vide in pigiama, con i capelli raccolti e gli occhi assonnati dietro le tendine della sua stanza che aveva lentamente scostato. Stava sorridendo, ma Harry riusciva a sentirlo senza vederlo. La conosceva a memoria.
«Devo salire dalla grondaia come al solito?» domandò cominciando a muoversi verso la camera di Noel. La sentiva ridere e gli bastava.
«Ti faccio entrare dalla porta sul retro, ma non fare rumori strani!» esclamò, mandandogli un bacio dalla finestra e sparendo un momento dopo. Harry si spostò sul retro di casa Wood, cercando un'eventuale porta d'ingresso e, quando si girò, trovò Noel con un ridicolo pigiama a righe di fronte a sé, e non riuscì a reprimere l'istinto di abbracciarla.
«Ciao...» mormorò la bionda, stringendosi contro il suo corpo e affondando nel suo abbraccio. Anche Noel aveva bisogno di lui. Anzi, Noel aveva perennemente bisogno di lui: dormiva col pensiero della sua voce morbida, pensava ai suoi abbracci e alla sua pelle profumata. Noel lo amava, ma non riusciva ad accettare sua madre, era un rifiuto che - purtroppo - gli veniva naturale.
«Il mio fiorellino è stanco, oggi...» le baciò l'angolo della bocca, prendendole poi il viso tra le mani e carezzandole gli zigomi dolcemente «...sei sicura di voler andare a scuola?»
«Resterei volentieri a casa con te, Harry, ma lo sai com'è Mrs White...» parlavano entrambi sottovoce, perché il padre di Noel poteva essere in agguato in ogni momento, ma Harry adesso non provava più paura. Voleva soltanto passare un paio di minuti con quella che avrebbe voluto che fosse la sua ragazza.
«E vaffanculo a Mrs White...» Harry prese a baciarle il collo dolcemente, con gli occhi chiusi e con l'estasi per tutto il corpo. Adorava il suo profumo e adorava sentirla vicina. Era come se una scarica elettrica gli si fosse diffusa in tutto il corpo.
«Harry...» lo rimproverò dolcemente lei, sorridendo e lasciandogli un delicato bacio sulle labbra.
«Ho bisogno di parlare con te di quella cosa, fiorellino.» Harry si staccò a malincuore dalle sue labbra, anche se non avrebbe voluto, ma la tenne salda contro il suo petto.
«Mia madre è tornata a casa, e sembra che starà qui per un po'...» cominciò quindi, dopo il segno d'assenso che Noel gli aveva dato «...stamattina abbiamo parlato e mi sono accorto di aver bisogno di lei al mio fianco, nel senso, sono ancora arrabbiato con lei, ma non ho mai avuto una madre, e credo di averne bisogno.» concluse, sperando che Noel non si sarebbe arrabbiata.
«Ma... non so se... insomma, Harry, tua madre vi ha lasciati nella merda e ha rovinato la mia famiglia, è una buona idea perdonarla, adesso?» Noel appariva stranamente infastidita, ed Harry lo aveva capito sin dalla telefonata che avevano avuto il giorno prima. In realtà poteva capire benissimo la sua reazione, ma non gli piaceva che lei non fosse pronta a supportarlo.
Harry sospirò
«Noel, ma è mia madre! Tu tuo padre lo hai ancora in casa, io non l'ho mai avuta al mio fianco, non mi ricordo più neanche quello che ho fatto quando ero piccolo!».
«Ho capito, ma non ti rendi conto di quello che ha fatto?» esclamò spazientita, staccandosi violentemente dal riccio e gesticolando.
«Me ne rendo conto, ma le persone si perdonano, prima o poi!» disse Harry, corrugando la fronte. Noel in quei momenti le sembrava una bambina di sei anni non in grado di ragionare, e questo non faceva altro che infastidirlo.
«Harry, tua madre è una stronza. Ha lasciato solo tuo padre per uno stupido capriccio e ha fatto chiudere tua sorella in quel posto per matti, vuoi capirlo o no?» Noel era diventata rossa per il nervosismo e gesticolava furiosamente. Non sembrava più neanche lei.
«E tuo padre è un coglione che ha sottomesso sua moglie! Ti rendi conto in che famiglia di merda stai? E ti permetti anche di giudicare mia madre e la mia situazione?».
Harry non ce l'aveva fatta a trattenersi tutte quelle cose che pensava: teneva più di sé stesso a Noel, ma non lo stava aiutando, e lui ne aveva davvero bisogno. Avrebbe gettato la spugna con lei se non sarebbe cambiata. Sua madre adesso ci sarebbe stata e sarebbe stata pronta a ricostruire il loro rapporto ed Harry necessitava della sua presenza.

«Mio padre almeno non si fa infinocchiare da una donna che si comporta da prostituta!» Noel era su tutte le furie: se Harry non riusciva a capire perché si stesse comportando in quel modo, la bionda non riusciva a capire i suoi ragionamenti. Non si stavano capendo e questo era insolito.
Il riccio aveva strabuzzato gli occhi e l'aveva guardata con una smorfia che le aveva spaccato il cuore: come se tutto il bene che le aveva dimostrato in tutto quel tempo fosse svanito in un secondo.

«Tuo padre se l'è scopata la prostituta, a quanto pare, però.» disse piatto, serrando la mascella e stringendo i pugni contro le gambe. Aveva voglia di spaccare tutto.
«Vai via, Harry» riuscì solo a dire Noel, piatta.
«Hai rovinato tutto, Noel, hai rovinato tutto.» Harry le era venuto vicino e le aveva stretto i polsi. La scuoteva, ma Noel restava piatta, con lo sguardo fisso su qualcosa dietro Harry. Non voleva più saperne.
«Vattene.» gli ripeté, liberandosi dalla sua stretta e indicandogli il punto dal quale era venuto.
Una lacrima silenziosa le solcò le guance, ma fu solo quando l'ombra di Harry si allontanò che si lasciò cadere per terra in un pianto soffocato.
Adesso era vuota.

 

Eccomi dopo un po' di tempo con questa fan fiction! Mi scuso per l'eventuale ritardo anche con l'altra mia storia, ma hanno riattaccato internet solo stamattina (per miracolo) e non ho potuto fare praticamente niente, quindi ho approfittato della noia per studiare. Tra due settimane si torna a scuola e io ancora non ho finito i compiti ma dettagli AHAH a parte gli scherzi.. volevo spiegarvi un paio di cose: Noel è innamorata di Harry, e anche se avete istinti omicida verso me e la mia protagonista, posso garantirvi che .. tra un paio di capitoli sarete soddisfatte :) capite che Anne è pur sempre la mamma di Harry, ed essendo quest'ultimo cresciuto senza di lei adesso ne ha bisogno .. cioè secondo me è proprio una cosa normale, poi se voi lo considerate incoerente pazienza, me ne farò una ragione AHAHAH
Spero vi sia piaciuto il capitolo e boh, vi mando un abbraccio e vi lascio con la mia gif preferita
Ari

 
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