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Autore: insomnia_    04/09/2013    16 recensioni
Il riccio ha gli occhi verdi. Verdi di mille sfumature, e verdi di mille ombre. Sono penetranti, sottili, dolci. Sono sicura che celano molte storie, sembrano raccontare parole di una vita, senza stancarsi mai.
Ma sono illuminati, caro diario, come non ne avevo mai visti prima. E sono sicura che è per merito di Louis.

One-shot || Larry.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Will we surrender?'
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Erano i ragazzi con il sole dentro
 

13 Ottobre 2011
Caro diario,
oggi è accaduta una cosa su cui vale la pena spendere qualche parola. Ero al parco della mia città, quello piccolo, con i lago dai mille colori e le panchine umide e scolorite. Quello dove ho la mia panchina, quello da cui ti scrivo, quello da cui osservo.
È un posto isolato, spesso non passa nessuno, ma a me va bene così.
Ma oggi no, oggi è successa una cosa insolita. Ho visto due ragazzi, caro diario. Erano belli, belli come il sole che si specchia ogni mattina sulla piccola superficie del lago. Li ho guardati per tanto tempo, cercando di non essere vista. Sembravano buoni amici, ridevano e scherzavano e indicavano i fiori. Credo stessero studiando biologia, dalle poche parole che ho colto. Tutto ruotava sui loro sorrisi: non si toccavano mai, ma si guardavano sempre. Parlottavano sottovoce di cose che appartenevano solo a loro. Sembravano quegli amici di vecchia data, che si conoscono fin dentro nelle viscere, ma qualcosa di insolito c’era in loro.
Non sono riuscita a spiegarmelo, ma poi ho capito: loro non erano come il sole, loro il sole ce l’avevano dentro. Lo trovavano in ogni sguardo che si scambiavano, e ho appreso che l’uno è la luce dell’altro.
 

 
27 Ottobre 2011
Caro diario,
oggi il parco è terribilmente arancione. Le foglie continuano a cadere, e incominciano a seccarsi.
Ho deciso di scriverti in “diretta”, perché questo è un giorno un po’ speciale: i ragazzi con il sole dentro sono tornati. In qualche modo riescono a illuminare questo parco solitario anche per me. Potrei incominciare ad affezionarmici, caro diario, senza neanche sapere il perché.
Credo che uno di loro si chiami Louis. L’ho sentito dire dall’altro ragazzo, quello alto, riccio e magro. È sdraiato sulla panchina e sta osservando il presunto Louis giocare con una palla di cuoio.
Palleggia leggermente con i piedi e ogni tanto gliela lancia con grazia al riccio che si muove di scatto, un po’ goffamente, per parare il colpo.
Ridono sempre. Ridono al lago e ridono al cielo. Ridono guardandosi, e ridono quando si ascoltano. Ridono in silenzio, anche. Ridono gli occhi, soprattutto.
Penso che abbiano un segreto, sai? E io sarò ben felice di condividerlo silenziosamente con loro.
 
 



 
3 Novembre 2011
Caro diario,
la mia panchina è sempre più umida, segno dell’inverno che incombe freddo alle nostre spalle.
Dico “nostre” per un motivo ben preciso: le visite dei ragazzi con il sole dentro si stanno facendo sempre più frequenti. Ora vengono ogni giovedì, precisi. Sembrano gradire questo posto tanto quanto lo gradisco io, ma soprattutto sembrano accettare la mia presenza. Quelle poche volte che qualcuno attraversa il parco svogliato loro sembrano spegnersi un poco di più, ma quando la gente sparisce tornano a brillare come prima. Io sono sempre qui, eppure la luce la infondono anche a me.
Mi sembra quasi di conoscerli da tempo: loro amano il parco insieme a me, e io amo il parco insieme a loro. Senza parlare, senza darci fastidio. Senza scambiare un solo sguardo, ma scambiando segreti che valgono più dell’oro.
Prima mi sono passati davanti, li ho visti per la prima volta da vicino: il riccio ha gli occhi verdi. Verdi di mille sfumature, e verdi di mille ombre. Sono penetranti, sottili, dolci. Sono sicura che celano molte storie, sembrano raccontare parole di una vita, senza stancarsi mai.
Ma sono illuminati, caro diario, come non ne avevo mai visti prima. E sono sicura che è per merito di Louis.
 
 



 
24 Novembre 2011
Caro diario,
oggi è giovedì, e non sai cos’è successo. Oggi, per la prima volta, ho avuto le farfalle nello stomaco, eppure non per me. Forse sembrerò pazza, ma ho gioito, ho sorriso e mi sono illuminata insieme ai ragazzi con il sole dentro. Louis, che ho scoperto avere gli occhi azzurro mare, ha fatto una cosa speciale.
Ho sentito parole offuscate dal vento che non mi sono parse vere. Sono state un po’ la mia morte e un po’ la mia felicità.
“Mi spiace”, ha detto Louis.
E il riccio l’ha guardato, i suoi occhi sembravano più scuri del solito, e ha sussurrato: “Almeno tu non andare via”.
E poi mi sono persa, perché si sono persi loro. Sono entrati in un tunnel oscuro per me, ma pieno di luce – quella forte, quella solare – per i loro occhi. Hanno giocato con gli sguardi e con i sorrisi; il riccio si è sfregato più volte le mani tra i capelli arruffati, e Louis non la smetteva di sistemarsi la camicia con i quadri rossi. Era una danza di nervosismo e di parole troppo pesanti per essere portate in superficie. Mi sentivo di troppo, e mi sono costretta a non guardali per lasciarli al loro sole che hanno dentro.
Finché Louis ha smesso di ballare. Ha semplicemente preso il volto del riccio tra le mani e ha posato un dolce bacio sulle sue labbra. Sono rimasti secondi a fissarsi senza capire, senza sapere.
Non sono riuscita a distogliere lo sguardo neanche per un attimo, ma, sia un po’ per la lontananza, sia un po’ perché ancora dal loro tunnel non ci erano usciti, non se ne sono accorti.
E poi il vento mi ha portato altre parole sussurrate: “Dove vuoi che vada, Harry? Mi troverai per sempre su questa panchina ad aspettarti, ogni giovedì.”
 



 
23 Dicembre 2011
Caro diario,
la neve ormai ha ricoperto il parco, tanto che prima di sedermi devo assicurarmi di averla tolta accuratamente dalla mia panchina. Sai, da una parte l’inverno mi piace: le case sembrano tutte più ospitali, e i cuori tutti più caldi per sopravvivere al gelo esterno.
Soprattutto i cuori di Harry e Louis, caro diario.
È passato un mese intero dall’ultima volta che li ho visti. Hanno saltato tre dei nostri silenziosi appuntamenti. Ho avuto paura per loro, ho pensato si fossero lasciati, o allontanati. O magari semplicemente spaventati.
E invece no. Oggi sono comparsi, tra la neve, in lontananza. Si tenevano la mano, stringevano l’uno quella dell’altro – come dire che, cazzo, no, io non ti lascio andare – e  dove passavano loro la neve si scioglieva sempre un po’ di più.
Erano bellissimi, vestiti dei loro sorrisi e innamorati delle loro luci.
Si riflettevano uno nell’anima dell’altro, si amavano senza dire una parola.
Sono  passati accanto alla mia umida panchina, per sedersi sulla propria, e i loro sorrisi erano in continua esplosione sui loro visi, come fuochi d’artificio.
Caro diario, perché non posso avere anche io un amore come il loro?
 



 
12 Gennaio 2012
Caro diario,
oggi Harry e Louis hanno giocato a palle di neve. Si sono urlati insulti – quelli finti, quelli che per quanto proverai a farli sembrare veri la voce tradirà sempre il tuo tentativo – si sono baciati teneramente, ogni tanto, si sono guardati di sfuggita, e poi hanno sferrato l’attacco finale. Hanno corso ancora e poi si sono seduti sulla panchina, come una volta. E sono stati lì ore a guardarsi, e sembravano non ricordarsi più chi cazzo erano, e sembravano vivere uno negli occhi dell’altro.
Non so cos’abbiano questi due ragazzi, ma mi fanno sentire stranamente viva. Mi fanno sognare, mi fanno credere nel vero amore, mi fanno pensare che ognuno può trovare il proprio sole.
Mi fanno sapere che se loro sono insieme, allora splendono della luce che hanno dentro.
Oggi ho scoperto anche, grazie al vento a favore, che Harry lavora in centro città, in una panetteria che sa di muffa e umidità, e Louis va all'università  e gioca a calcio nel tempo libero.
“Allora, Boo, vengo a vedere la prossima partita. Sarò quello alto con lo striscione più bello”.
“Ah sì? E io che ti volevo trovare tra le cheerleaders, Harry. Mi deludi”.
Si sono detti.
Harry ha sbuffato, “Potrei anche pensarci se mi aiuterai a studiare per l’esame del college”.
Louis non ha risposto subito, sembrava incantato da qualcosa che vedeva solo lui, e che apparteneva solo a lui.
Poi ha abbozzato un sorriso: “Tutto per vederti in gonnella a sventolare pon-pon”.
Si sono abbracciati e sono rimasti a osservare il lago, insieme a me. Sono rimasti ad amarsi in silenzio, recependo diverse sfumature che oggi lo specchio d’acqua offriva.
Guardavano la mia stessa cosa, ma la vedevano differentemente. E siamo rimasti lì, in pace, loro immersi nella loro luce e io immersa nei miei pensieri.



 
9 Febbraio 2012
Caro diario,
un'altro giovedì è passato in silenziosa compagnia di Louis e Harry. Oggi subito dopo scuola sono venuta a mangiare qui, perché ho sentito che qualcosa di diverso sarebbe accaduto. E in effetti, non avevo tutti i torti.
Il silenzio è sempre stato un elemento fondamentale dei nostri incontri, ma oggi è stato diverso. Non ero la sola a vivere senza parlare, ma anche loro erano riuniti senza dire una parola, ma senza neanche mai guardarsi. E' stato un silenzio teso. Un silenzio che è come una bomba ad orologeria. Troppo pesante per essere sorretto a lungo.
E all'improvviso, tutto non è sembrato esplodere.
Si sono presi un po’ a parolacce, si sono presi un po’ come veniva. Harry ha urlato tanti “coglione”, ma senza mai crederlo davvero.
Louis un po’ è affondato, e un po’ ha sorriso. Gli ha sussurrato di calmarsi, “mia madre non è arrabbiata, anzi, è felice che abbia trovato qualcuno con cui sto bene”, ha detto. Harry ha fatto qualche passo avanti  e indietro, sfregandosi i capelli con la mano destra e calciando qualche sasso nel lago, senza mai farli arrivare a destinazione.
“Certo che a calcio sei proprio scarso,” ha riso Louis. Il riccio si è guardato intorno, e ha tenuto il broncio giocherellando con un filo del maglione di lana, ma poi si è sciolto. “Non credere che la cheerleader sia un compito semplice”.
Hanno riso allo sfinimento, e si sono baciati come si baciano le coppie appena sposate sotto la torre Eiffel.

Il sole era alto nel cielo, e loro sembravano non potersi lasciare mai.


 
16 Febbraio 2012
Caro diario,
oggi è giovedì. Ma purtroppo non sono potuta andare al parco.
Oggi i miei genitori mi hanno proibito di uscire: devo fare i bagagli. Devo preparare gli scatoloni.
Ci trasferiamo in un'altra città. Non potrò più andare al parco, non potrò più vedere il mio lago e condividere storie sulla mia fradicia panchina. Non potrò più vedere i ragazzi con il sole dentro, e mi mancheranno. Mi mancherà anche un po’ della luce che condividevano con il mondo. Quella solo loro, ma che riuscivano a donare anche a chi era accanto.
Auguro loro tutto ciò che di buono si può sperare, come fossero miei amici e miei fratelli.
Mi sa che non ti scriverò per un po’,
tua per sempre.
 
 
***
 
13 Ottobre 2018
Caro diario,
anni sono passati. Anni passano da tutto. Anni passano - e trapassano - nei nostri ricordi. Anni dividono le persone, e cambiano i luoghi. 
Il parco, per esempio. È molto diverso dall’ultima volta in cui sono venuta a camminarci. C’è più gente, ci sono dei giochi per bambini. L’atmosfera è differente da quando lo condividevo con i ragazzi con il sole dentro. Le panchine sono state pitturare e messe a nuovo, il mio salice probabilmente è stato abbattuto, e con lui il mio luogo solitario.
C’è una cosa però: quella panchina. Non la mia, la loro. Quella illuminata da sorrisi celeri e silenzi d’amore.
Lei è ancora lì, ferma immobile, che ospita chi l’ha riscaldata per mesi e mesi nei freddi giovedì d’inverno. È ancora sbiadita, e le scritte lasciate da mille coppie innamorate risaltano nell’arancione dell’autunno.
Gli anni le hanno divise, le persone, alla fine.
Louis, un po’ invecchiato, sulla stessa panchina di sei anni fa, con la barba trascurata e negli occhi l’ombra di una vita. Solo. Il posto accanto lasciato scoperto ad aspettare qualcuno che non arriverà mai.
Mi sono seduta di fianco a lui. Non ci siamo parlati, all’inizio, ma ci siamo silenziosamente riconosciuti.
Alla fine ho preso coraggio, “E Harry?”, ho chiesto.
Non sono servite le parole per capire ciò che Louis aveva nel cuore. Non era la prima volta che litigavano, ma lo sconforto, in quel momento, era vivido in lui. Non ha abbozzato sorrisi come quella volta che Harry gli aveva dato del coglione per aver rivelato di loro a sua mamma. Quasi ho potuto sentire i pezzi del suo cuore sgretolarsi sotto il nome del riccio. E ho capito che avrebbe preferito mille volte litigarci che vivere senza di lui.
“Lo aspetto. Ogni giovedì, da due anni.”
Sono rimasta in silenzio per interi minuti: quello che ci aveva contraddistinti per mesi e mesi, e ci aveva fatto gustare il parco in pace. Ho osservato i bambini schizzare qua e là, ignari che su una di quelle belle panchine l'anima di qualcuno si era appena lacerata. Al buio.
“Avevate il sole all’interno del vostro cuore”, mi sono lasciata scappare, alla fine.
Louis ha distolto lo sguardo dal lago per la prima volta, e me l’ha piantato negli occhi, e me li ha fatti bruciare.
“Il sole di Harry si è eclissato, ormai, e io sono diventato una luna, che da sola non splende più.”
 
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Salve a tutti… sempre che ci sia almeno qualcuno.
Non so bene definire questa one-shot. È particolare, per me, perché non è raccontata dai uno dei nostri protagonisti, quindi l’ho presa un po’ come un “esperimento”. Spero non sia completamente fallito, ecco.
L’ho scritta tra le 2 e le 4 di notte e l’ho ultimata questa mattina, quindi potrebbe essere un’allarmante cagata.
Detto ciò, la fine che ha fatto Harry è a libera interpretazione. Potrebbe essere scappato, come morto, come in un viaggio troppo lungo. Insomma, scegliete voi, ma sappiate che non è un lieto fine… anche perché non potrò mai e poi mai scrivere qualcosa di allegro su di loro, ma questo penso si fosse già capito.
Ah, e un'altra cosa: non ho messo né il nome né l'età della ragazza che scrive il diario, perché, beh, potrebbe essere ognuna di noi, di voi che state leggendo. Insomma, ognuno ci può immaginare la firma che vuole.
Spero apprezziate, io davvero non so cosa pensare di questa cosa.
Lascio a voi.


Grazie a tutti quelli che spenderanno del tempo a leggere questa cosa, e tanti unicorni a chi commenterà. 
Un abbraccio,
Alessia. <3
   
 
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