Videogiochi > Warhammer
Segui la storia  |       
Autore: Macross    10/03/2008    3 recensioni
Una Pietra Nera. Un omicidio efferato. Qualcosa che cambierà totalmente l'equilibrio di Hephaestus, trascinando gli ignari abitanti in un'orgia di violenza voluta da esseri che non si possono nominare senza mantenere la propria sanità mentale intatta. L'Imperium riuscirà ad arginare il pericolo, che minaccia di distrggere non solo il pianeta, ma l'intero settore?
Genere: Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La notte non aveva portato quella tranquillità tanto agognata dal piccolo gruppo di superstiti, rifugiatosi dentro l'oscuro dedalo del sotterraneo del palazzo. Essi si trovavano sotto alcune decine di metri di terra e roccia, incastrati tra muri di mattoni pregni di muffa e corridoi umidi di condensa.
Nonostante questo, non erano isolati ermeticamente; sottilmente, tra l'aria stantia era possibile avvertire l'odore dolciastro di putrefazione, che non aveva smesso di accompagnare l'Inquisitore da quando la situazione era degenerata.
Fuori, il cielo ruggiva in lontananza di tuoni e lampi, ogni colpo una bestemmia nei confronti del Divino Imperatore dell'Umanità.
Il silenzio, assoluto, mortale, era interrotto ogni tanto da un grido o da un ruggito che di umano non aveva nulla. - Questa umidità ci ucciderà prima dei... -
- Fate silenzio. E' un'ordine. -
Se chiudeva gli occhi poteva vedere i muri sanguinare, o forse era solamente una sua impressione?
In un angolo,accucciato e con la testa fra le grasse gambe giaceva il Governatore, prostrato mentalmente e fisicamente. L'attempato uomo singhiozzava rumorosamente, causando l'irritazione degli altri presenti.
Nessuno però osava dirgli nulla: rimaneva sempre il Signore Supremo di Hephaestus. “Forse, solamente per qualche ora ancora.”, rifletté l'Inquisitore con un sorriso amaro.
Sembravano destinati a morire lì, tra quei corridoi bui.
Da devoti servi dell'Imperatore, avevano pregato affinché trovassero il coraggio di affrontare la propria sorte.
Avevano pregato affinché il Divino Maestro dell'Umanità concedesse ai Suoi servi la possibilità di trovare una morte onorevole.
Avevano pregato per una fine veloce e gloriosa, ma probabilmente non l'avrebbero ottenuta.
Un rumore di passi colse tutti di sorpresa... - l-lo hai sentito anche tu? -
- Zitti! Allinearsi in due file, armi puntate verso la porta, muoversi! -
Sembrava provenire da uno dei corridoi esterni, ma, rapido com'era stato avvertito, era sparito.
Le Guardie formarono due linee, la prima inginocchiata e la seconda subito dietro, in piedi, con le armi puntate in direzione della porta.
Perfino il Governatore aveva estratto la sua arma, una pistola laser riccamente decorata, un pezzo assai pregiato patrimonio della sua famiglia da secoli.
Gli intarsi placcati d'oro brillavano di una pallida luce assassina tra le ombre proiettate dalle elettro/candele presenti nel piccolo rifugio, ma la presa era tutt'altro che salda; lo scintillio causato dal tremore innervosiva ancora di più i soldati.
Di nuovo un rumore di passi, stavolta più vicino.
L'espressione dell'Inquisitore si fece preoccupata: il suono non era riconducibile a quello di un paio di stivali, bensì assomigliava maggiormente al rumore dei passi dei cavalli sul selciato in pietra della cittadina.
Un rumore provocato da zoccoli e non da un piede umano.
Adesso era possibile avvertire i respiri degli uomini, somigliante alla risacca delle onde che si infrangevano sulla scogliera e tornavano indietro.
- Oh, Santissimo Imperatore... -
Il Governatore batteva i denti, senza riuscire a fermarli. La sua pistola laser tremava vistosamente, l'abito porpora annerito dalla fuliggine e dall'umidità persistente, il viso contratto in una smorfia di paura.
- Si controlli. -
Gus invece sorrideva, sulla sua faccia era chiaramente leggibile un forte senso di anticipazione.
A lui piaceva combattere. La sua mente era piccola, pratica, mossa da istinti e devozione in uguale misura. Una mente “semplice”, facilmente controllabile.
Soprattutto, una mente che non dubitava mai, e quella era una vera e propria benedizione. “La strada della dannazione è lastricata dai dubbi”.
Di nuovo silenzio, ma questa volta nell'aria c'era un forte odore metallico, di rame.
L'odore del sangue.
Non ci voleva un particolare acume per sapere che quell'odore veniva dall'ospite inatteso nel corridoio.
“Probabilmente ancora non riesce a manifestarsi appieno da questa parte.”
L'Ordine a cui apparteneva l'Inquisitore si occupava di manifestazioni sovrannaturali.
Si trattava del temuto Ordo Malleus, oscuro perfino rispetto agli standard dell'Inquisizione.
L'addestramento che aveva ricevuto prevedeva una conoscenza approfondita dei mezzi e dei metodi con cui le creature maligne dell'Immaterium, una dimensione di spirito ed energia, si manifestavano della dimensione reale: il luogo di nascita delle creature che avrebbero affrontato nelle prossime ore.
Probabilmente la Black Stone non era altro che una sorta di portale tra i due mondi, dimenticato su questo pianeta chissà da quanto tempo. Un portale che apriva una fenditura nell'Immaterium e consentiva ai Demoni di manifestarsi liberamente.
L'uomo chiuse gli occhi per un attimo, un'istante che durò un'eternità.
- Arriva. Pronti al fuoco. -
Era pienamente consapevole che questo mondo era condannato. Una persona comune non poteva osservare le malevole entità del Warp (altro nome con cui veniva chiamato l'Immaterium) e rimanere con la propria sanità mentale intatta. Solo le menti più forti erano in grado di preservare la propria integrità.
Quando aveva visto il cielo squarciarsi e tingersi delle tinte più fosche del sangue, aveva compreso la portata del fenomeno; non si era fatto illusioni, no. Sapeva benissimo cosa li attendeva.
L'unica cosa che potevano fare era aspettare, e cercare di rispedire il maggior numero di Demoni dall'altra parte. La porta uscì dai cardini con violenza inaudita.
Sì udì un urlo inumano, nemmeno cento leoni avrebbero ruggito così.
Un lampo vermiglio irruppe nella stanza e i fucili laser fecero fuoco all'unisono, attraversando solamente l'aria e bruciando la parate del muro. - Ma dov'è? DOV'E'? -
- Attenti! A destra! A DESTRA!!! -
L'Inquisitore rotolò al suolo, mentre due guardie esplodevano, dilaniate a metà e imbrattando con il loro sangue la faccia del Governatore, che urlò e cominciò a sparare all'impazzata, ferendone una terza.
Adesso potevano vederlo abbastanza bene: una forma trasparente di colore rosso, che si muoveva avvolta da una nebbia vermiglia, attraverso la quale si intravedevano occhi e artigli senza ordine logico.
L'Inquisitore sapeva che la sola presenza della creatura avrebbe turbato i suoi sogni, ma doveva agire.
Estrasse la sua arma, un'ascia intarsiata di colore bluastro, con due grossi sigilli di purezza sul manico.
Percosse più e più volte il Demone, fino a quando un colpo ben assestato lo mandò a gambe all'aria con un grosso squarcio sul fianco. Gus fece fuoco, ed in qualche modo contribuì a farlo indietreggiare, dilaniandogli il petto e facendo uscire uno strano liquame somigliante a pus.
L'Inquisitore si rialzò, aiutato da una Guardia, mentre il Demone ringhiava ferocemente seminando lo scompiglio nella piccola stanza. L'odore del sangue sembrava rinvigorirlo.
Altre guardie caddero, la stanza era diventata un mattatoio.
Le membra venivano strappate dalla loro sede e proiettate con voli circolari tutt'intorno. Il sangue schizzava dalle ferite e le urla del mostro si confondevano con quelle degli uomini, innalzando una preghiera al più grande degli Dei oscuri.
La bestia ruggiva e rideva sguaiatamente, beandosi del massacro che stava seminando, fino a che l'Inquisitore ebbe la meglio colpendola alle spalle con la sua ascia.
Ci fu un lampo vermiglio e uno scoppio ovattato, e la creatura sembrò sparire come era venuta.
Rimanevano soltanto i cadaveri degli uomini, sparsi lungo la pavimentazione. Un sottile strato di liquame organico si spandeva per la stanza, mescolandosi al sangue dei caduti.
“Dobbiamo andarcene da qui. Ammesso che ci sia un posto dove rifugiarci”.


Note dell'Autore

Grazie a tutti per le recensioni, passo qui sotto a rispondere ai commenti di questo capitolo:

@Solitaire: una delle cose belle di Warhammer 40.000 è proprio il senso di sollievo che si prova quando ci rendiamo conto di come siamo fortunati a vivere in quest'epoca :)
@Atlantislux: per ora non ti posso anticipare nulla perchè scrivo volta volta i capitoli, cmq l'azione degenererà ulteriormente.
@let: terrò in considerazione i tuoi suggerimenti. Di certo non finisce così (ih ih ih)
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Warhammer / Vai alla pagina dell'autore: Macross