*forse arriverà
un momento in cui vorrete ricorrere alle spranghe, ovviamente da usare come oggetto
contundente sulla sottoscritta, ma vi prego di arrivare fino alla fine in ogni caso ^^ Non ve ne pentirete
(spero)
Twist of
Fate
Capitolo
quarto
Hinata
bussa alla porta dell’appartamento, il cuore in gola. Ino le sorride per
rassicurarla, mentre ascoltano dei rumori provenire dall’altra parte della
porta, e Hinata chiude gli occhi, preparandosi agli istanti che stanno per
arrivare. Non appena sente la chiave
girare e uno spostamento d’aria davanti a sé, inspira forte quel profumo di
menta mischiato a fumo, tanto familiare da farla sentire improvvisamente a casa, prima di aprire di nuovo gli
occhi. Ad un tratto viene avvolta da un familiare senso di malinconia, che le
attorciglia le viscere in una morsa stranamente piacevole. È come se, dopo anni
e anni di viaggi e difficoltà, avesse finalmente raggiunto il posto per lei,
quello che stava cercando da tempo. Con un gesto impulsivo, e che sicuramente
più tardi rimpiangerà, si getta su Sasuke avvolgendo la sua vita stretta con le
braccia. Lo sente irrigidirsi e trattenere il fiato, prima di liberarlo di
nuovo e appoggiare le mani sulle sue spalle, per allontanarla. «Hinata?»
chiede, con una voce tanto stanca e roca da farla sussultare. La ragazza
solleva il viso per guardarlo e rimane scioccata, nel momento in cui scorge
delle profonde occhiaie sotto ai suoi occhi. Resta immobile ad osservare l’aria
distrutta e stanca del ragazzo, quegli occhi neri, un tempo penetranti, ora
improvvisamente spenti e arrossati, e la pelle ancora più bianca del solito. «Sasuke» sussurra soltanto, priva di parole.
Il
ragazzo abbassa lo sguardo e fa per parlare, ma un altro arrivo interrompe la
scena. Hinata percepisce una presenza alle spalle di Sasuke e subito intravede
una ragazza dai corti capelli rosa, e l’aria stanca quanto quella del ragazzo.
Hinata si sente arrossire, terribilmente imbarazzata. Sa che avrebbe dovuto
chiamare per avvertire, prima di presentarsi qui tra capo e collo.
«M-mi
dispiace tanto di avervi interrotto, io… P-penso che io ed Ino ce ne andremo,
ora» esclama tenendo lo sguardo basso, mentre comincia a voltarsi per
raggiungere l’amica, qualche passo più indietro. È la mano di Sasuke, però, a
fermarla. Si aggrappa al suo braccio, spingendola a guardarlo di nuovo.
«Hinata,
non te ne andare… Ti devo parlare di una cosa importante» sussurra, voltandosi
leggermente verso la ragazza alle sue spalle. Hinata si stupisce, nel vedere
l’espressione stupita e triste sul viso della ragazza. Sasuke apre la porta
ancora di più, facendo cenno loro di entrare nell’appartamento; subito dopo
vengono accompagnate fino al piccolo salotto, che provoca molti ricordi in
Hinata. Come dimenticare le serate passate tutti insieme su quel divano, a
suonare o a guardare un film. Le sembra quasi di vedere la figura di Naruto,
sorridente e spensierata, mentre corre attorno al tavolino esultando per la
vittoria ad un video gioco, e si sente improvvisamente triste. Si guarda
attorno, prima di sedersi accanto ad Ino, ma non c’è nessuno tranne Sasuke e la
ragazza dai capelli rosa.
I due
si siedono davanti a loro, su un altro divanetto che Hinata non ricorda ci
fosse qualche mese fa. Probabilmente l’hanno comprato di recente. Cala
un’atmosfera di imbarazzo terribilmente pesante, che fa desiderare a Hinata di
non essere qui; non ha più sentito Sasuke da quando è partita e, ora che sta
osservando di nuovo il viso di quel ragazzo burbero ma protettivo, il suo amico, si sente in colpa per non averlo
chiamato, come aveva promesso di fare.
Sasuke
si schiarisce la voce, prima di dire «Hinata, lei è Sakura Haruno. Ricordi, la
ragazza di cui ti parlavo?». Hinata annuisce, mentre continua ad osservare il
viso di Sakura, notando forse per la prima volta i suoi grandi ed intelligenti
occhi verdi. Ora capisce perché Naruto ha avuto una cotta per lei per tanti
anni: è bella, con un’aria sicura e forte attorno a lei, eppure allo stesso
tempo fragile. Ma non è gelosa, stranamente. Nota subito il modo in cui Sakura
sembri sempre ruotare attorno a Sasuke, il suo sguardo che si trasforma nel
momento in cui si posa sulla sua figura e come ne imiti i movimenti,
inconsciamente.
«P-piacere
di conoscerti», dice a Sakura, che in questo momento mostra un debole sorriso.
Si rivolge a Sasuke. « Lei, invece, è Ino, la mia migliore amica».
«Piacere
di conoscere entrambi!» esclama la diretta interessata, un sorriso entusiasta
sulle labbra. Il suo tono di voce stona terribilmente con l’atmosfera nella
stanza.
Gli
occhi azzurri sono stranamente fissi sul volto di Sasuke, però, e Hinata si
lascia sfuggire un sospiro di rassegnazione, indovinando quali siano i
sentimenti dell’amica, al momento.
Cala di
nuovo uno strano silenzio e trascorrono alcuni attimi, in cui la ragazza si
guarda attorno con ansia, prima che si decida a formulare il motivo della sua
inquietudine.
«S-Sasuke,
dove sono gli altri?». Il ragazzo abbassa lo sguardo, passandosi una mano fra i
corti capelli neri. «Sono… fuori. Torneranno tra poco».
Hinata
annuisce, mentre sente emozioni contrastanti crescere dentro di lei. Fra
qualche minuto, od ora, Naruto tornerà e lei sarà così costretta ad
incontrarlo; sente una grande felicità ed aspettativa al pensiero di rivederlo,
ma anche un’ immensa paura. Ha paura
del suo rifiuto, di vederlo sparire per sempre dalla sua vita. Ha paura che lui
non la ami, e questo supera anche ogni possibile sentimento positivo. Ma sa che
deve farlo, che deve darsi questa
occasione, per vedere se davvero può
essere felice.
«Hinata,
perché sei qui?». L’improvvisa domanda di Sasuke la fa sobbalzare. Osserva la
sua espressione indagatrice, che un tempo l’aveva a dir poco spaventata, prima
di raccogliere tutto il suo coraggio e rispondere.
«S-sono
venuta per Naruto…». Sasuke e Sakura si guardano, in silenzio, e con
un’espressione improvvisamente pietosa sul viso. Hinata sente un groppo
formarsi in gola, mentre una domanda preme per essere fatta. «D-dov’è,
Naruto?».
Sasuke
prende un sospiro profondo, e sembra separare le labbra per rispondere, ma non
esce alcun suono dalla sua bocca. Stringe la testa fra le mani, piegato in
avanti. Rimane immobile, in silenzio, ma quando il suo busto comincia a
tremare, Hinata capisce che sta piangendo; Sakura subito appoggia una mano
sulla sua spalla, cominciando ad accarezzargli la schiena con affetto. Hinata
non capisce cosa stia succedendo e, quando incrocia lo sguardo di Ino, si
accorge che l’amica è confusa quanto lei. Eppure all’improvviso viene avvolta
da un brutto presentimento, che crea un dolore al suo petto, allo stomaco. È
come se qualcosa di fondamentalmente importante le sfuggisse da sotto il naso,
fastidiosamente.
«Hinata».
È Sakura a parlare, improvvisamente. «N-Naruto… Lui non c’è più».
«È-è
partito per qualche viaggio? Ha lasciato la band?».
Hinata
non riconosce nemmeno la sua voce, mentre formula questa domanda. È stupido, ma
una parte di lei davvero non vuole riconoscere e capire le parole sussurrate da Sakura, convincendosi che non può
essere così. Eppure trema,
convulsamente, e cerca in tutti i modi di reprimere le lacrime nei suoi occhi. Non può essere.
«Naruto
è morto».
Erano
andati ad una festa a casa di un amico. Naruto era tornato da poche ore a Tokyo
e, dopo una telefonata a Sasuke, li aveva raggiunti. Aveva cominciato a bere,
forse per dimenticare, oppure semplicemente per non mostrare la sua tristezza
agli amici. All’improvviso aveva cominciato a litigare con un ragazzo, che
continuava ad accusarlo di averci provato con la sua ragazza, e avevano deciso
di risolvere la cosa con una gara. Sasuke e Shikamaru li avevano seguiti in
strada, decisi a fermare Naruto, ma il ragazzo non aveva voluto sentire
ragioni. Fu un attimo quello in cui, accelerato troppo e confuso dall’alcool,
aveva sbandato con la motocicletta, venendo sbalzato via sull’asfalto.
Sasuke
le ha raccontato che era rimasto immobile sulla strada fino all’arrivo dell’ambulanza.
Le ha detto che gli è rimasto accanto, stringendo la sua mano, fino a che non
l’ha visto spirare. Non l’ha abbandonato e non è morto solo, questo deve
saperlo.
Ino
stringe la sua mano tutto il tempo, gli occhi azzurri pieni di lacrime, ma
tutta l’attenzione di Hinata è concentrata sulla ragazza dai capelli rosa
davanti a lei, che continua a raccontare. «Il funerale è stato celebrato questa
mattina». La voce di Sakura esce in un sussurro, mentre i suoi occhi tristi non
abbandonano mai la figura di Sasuke. «Noi… Siamo tornati a casa prima della
sepoltura. Sasuke ed io non avremmo retto nel vedere Naruto-». Mostra una
smorfia, rendendosi conto di non essere in grado di aggiungere altro.
Sakura
indica ad Hinata anche dove l’hanno sepolto, poche ore fa, dopo il funerale. Le
dice anche che se vuole può accompagnarla fino all’entrata, e lei accetta.
Prima, però, deve fare una cosa.
È con
voce piatta e calma che chiede di andare in bagno, ma mentre si avvia nella
stanzetta si ferma per qualche secondo in cucina, perché c’è una cosa
importante che deve prendere. Hinata non versa una lacrima, quasi fosse
diventata all’improvviso solo un involucro vuoto, incapace di provare qualcosa.
In realtà, c’è un sentimento che avanza dentro di lei, mentre fissa il suo
riflesso allo specchio posto sopra il lavandino. È un sentimento di
desolazione, di chi non ha più nulla da perdere o per cui vivere. Se Hinata
potesse ragionare lucidamente, potrebbe accorgersi che Sasuke, Ino, sua sorella
Hanabi e perfino suo padre, nonostante tutto, ancora le sono accanto, ma le
uniche immagini che riesce a visualizzare sono quelle di un basso elettrico
spezzato, un padre furioso che mai la vorrà di nuovo e, infine, un ragazzo dai
capelli biondi e gli occhi celesti disteso sull’asfalto, circondato dal suo
stesso sangue. Chissà se ha provato dolore, in quei momenti, o se ha pensato a
lei.
È questo
che si prova quando un sogno viene spezzato?
Quando
Hinata torna nel salotto, Sakura l’attende in piedi per accompagnarla.
Il
viaggio in macchina è silenzioso e pesante, ma Hinata non ha voglia di parlare
o ascoltare. Fissa con sguardo vitreo il panorama cittadino scorrere aldilà del
vetro, fino a che non scorge l’entrata del cimitero. Sakura accosta e spegne il
motore. Hinata spalanca la portiera dell’auto e fa per uscire, ma l’altra
ragazza la blocca con una mano. «Lui ti ha amata davvero, Hinata. Non so per
quale ragione ti abbia lasciata, ma so
che ti amava». La ragazza dai corti capelli neri annuisce, prima di sussurrare
un “grazie”, neutro. Sakura lascia la presa e Hinata esce del tutto, sbattendo
la portiera dietro di sé.
È con
una lentezza esasperante che varca il cancello del tempio, che cammina
attraverso le lapidi circondate da alberi di ciliegio, fino ad arrivare nel
punto indicatole da Sasuke. Non c’è più nessuno, a quanto pare anche Suigetsu e
Shikamaru alla fine hanno deciso di rientrare. Ma è meglio così.
La
lapide di Naruto Uzumaki è esattamente come l’ha immaginata. Semplice, di
marmo, l’incisione di una chitarra sotto la sua foto, che non rende appieno la
bellezza del ragazzo o l’intenso azzurro dei suoi occhi, e una frase che lascia
Hinata senza fiato “Non dire mai che i
sogni sono inutili, perché inutile è la vita di chi non sa sognare”.
Finalmente le lacrime, fino ad ora represse, cominciano a sgorgare dagli occhi
chiari della ragazza. Quella frase sembra quasi un colpo basso, una presa in
giro. Naruto è morto e i suoi sogni non si sono realizzati, esattamente come
non lo saranno mai i suoi. Sognava di poter suonare il basso, di ottenere
quella libertà che mai aveva avuto e, soprattutto, di vivere quella libertà
insieme a Naruto. Perché solo insieme a lui riusciva a sentirsi libera e in
grado di fare qualsiasi cosa; bastava un suo sorriso, caldo e vivace come
quello del sole, perché una nuova determinazione e sicurezza nascessero dentro
di lei. Invece ora quel sorriso giace su un corpo freddo, in una tomba di
marmo.
«L’unica
c-cosa che volevo davvero era rimanere al tuo fianco, tenerti per mano»
sussurra, scossa dagli improvvisi singhiozzi. «Ma tu te ne sei andato. Naruto,
tu mi hai lasciata».
Cade in
ginocchio, aggrappandosi con una mano alla lapide del ragazzo che ha amato e
che, sì, ama ancora, mentre infila una mano sotto il cappotto bianco, quello
che aveva sempre indossato durante quei pomeriggi trascorsi con lui. Quel cappotto bianco che indossava
anche nel momento in cui si sono scambiati il loro primo, e ultimo, bacio.
«Naruto…
Ti ricordi quello che diceva la nostra
canzone? Vale la pena di vivere solo se qualcuno ti ama, e tu lo hai fatto. Sono
bastati pochi mesi, solo pochi mesi, per farmi innamorare di te a tal punto da
non riuscire più a concepire una vita senza di te». Per una volta, la sua voce
non trema. Pronuncia quelle parole con sicurezza, con forza e determinazione.
Punta i suoi occhi in quelli di Naruto, che sembra quasi sorriderle attraverso
la foto, con uno sguardo allegro.
«Sai, Hinata… Credo proprio di amarti».
Hinata sussulta, nel momento in cui il ragazzo passa le dita fra i suoi capelli
corti, sistemandole una ciocca dietro l’orecchio. Gli occhi celesti rimangono
fissi nei suoi, sinceri, e sembrano quasi sorridere anche loro. Hinata
arrossisce, incapace di abbassare lo sguardo, quando vede il volto di Naruto
avvicinarsi sempre di più al suo. Dovrebbe chiudere gli occhi, forse, ma
proprio non ci riesce; sa solo spalancarli, mentre si prepara a ricevere un
bacio che non arriva. Naruto semplicemente appoggia il suo naso a quello di
lei, sorridendo, prima di sfiorare con le sue labbra la guancia calda e rossa
di Hinata. «Sì, credo proprio di amarti».
«Se è
rimasto qualcosa del tuo spirito e del tuo amore, allora permettimi di rimanere
sempre con te» sussurra «E perdonami se non sono riuscita a dirtelo prima… Io ti amo». La mano di Hinata stringe
forte l’impugnatura del coltello, mentre affonda la lama all’altezza del cuore,
attraverso la stoffa del cappotto. È impressionante la velocità in cui quel
bianco candido si macchia di rosso.
Non
chiude mai gli occhi, semplicemente li tiene fissi in quelli di Naruto, quasi
avesse paura a separarsi da essi. Appoggia la fronte sulla lapide, incurante
del dolore e del forte odore del sangue, mentre sente le forze abbandonarla
lentamente. Sono lunghi istanti, in cui ogni secondo è scandito da una dolorosa
fitta al petto, da dove la vita comincia a fluire lentamente via da lei. Spera
che Ino e Sasuke la perdoneranno, che lo faranno pure suo padre e Hanabi, e anche Naruto. Trova la forza di
sorridere alla foto, al pensiero che presto non proverà più nulla. Pensa a come
debba essere la morte, se c’è davvero la vita dopo di essa e se ci sarà Naruto
ad attenderla, dall’altra parte. Due farfalle bianche, bellissime, si posano
sulla lapide, a pochi centimetri dal suo viso. Hinata le guarda per qualche
istante, prima che queste volino via.
Un
ultima fitta al petto e i suoi occhi si fanno vitrei. Sempre di più. Eppure, non ha paura. Sa che
presto sarà di nuovo accanto a Naruto, e che questa volta non dovrà mai più
dirgli addio. Forse il suo sogno, in parte, si è realizzato.
They
say that the world was built for two, only worth living if somebody is loving
you. Baby, now you do.
Akiko
osserva attentamente Minoru, le scure sopracciglia aggrottate e gli occhi neri
puntati sullo schermo, sentendo il suo cuore battere all’impazzata. La verità è
che teme il suo giudizio quanto teme la sua severità e spudorata sincerità; sa
che, se la storia non dovesse piacergli, Minoru glielo dirà chiaramente,
elencandole tutto ciò che non funziona o che non l’ha convinto. Eppure, è
proprio per questo suo “pregio” che si è affidata a lui.
Il
ragazzo dai capelli corvini si allontana dallo schermo, sfilandosi gli occhiali
da lettura. Akiko si sistema una ciocca di capelli scuri dietro l’orecchio,
mentre si sente arrossire ancora di più. Minoru non dice nulla e questo la
spaventa, lasciandola ancora più insicura. Alla fine, si schiarisce la voce,
cercando di attirare l’attenzione del suo migliore amico. «A-allora, che ne
pensi?» sussurra, cercando di decifrare l’espressione dell’altro.
«Penso
che sia carina, anche se alcune situazioni forse sono troppo estreme, ad esempio
la parte finale… –e per il tipo di nome Sasuke hai preso ispirazione da me, non
è vero?- … Ma mi piace» risponde il ragazzo, senza guardarla. Akiko fa in tempo
a tirare un sospiro di sollievo, prima che Minoru si volti improvvisamente
verso di lei. «Ma il punto è: perché la stai facendo leggere a me? Sappiamo entrambi a chi hai pensato
mentre la scrivevi».
Akiko
diventa paonazza, mentre cerca di nascondere il viso dietro la frangetta.
«N-non so di cosa tu stia parlando…».
«Se
dico “Hiro” ti viene in mente qualcosa?». Minoru mostra all’amica un sorriso
beffardo, mentre pronuncia quel nome fatale per il povero cuore di Akiko, che
subito si sente morire. Hiro. L’esuberante, vivace, allegro Hiro. Con
quei capelli del più brillante biondo che lei abbia mai visto, e quegli occhi
che sembrano essere stati strappati al cielo. Hiro, che Akiko ama dal primo
momento in cui l’ha visto, quando entrambi avevano otto anni e il bambino si
era appena trasferito da una città lontana. La vita di Akiko è cambiata
radicalmente, da quando lui è arrivato.
«B-beh,
forse hai ragione… Ma non potrei mai fargli leggere questa storia!» esclama,
appoggiando entrambe le mani sulle guance, che hanno ora assunto una
colorazione tendente al rosso fuoco. Minoru alza gli occhi al cielo, mentre si
lascia sfuggire uno sbuffo infastidito. Non sa chi dei due sia peggio, tra lei
e Hiro; eppure ha scelto proprio loro, come migliori amici. Potrebbe chiamarlo
masochismo.
«Akiko,
se non gli dichiarerai mai i tuoi sentimenti come pretendi che lui capisca? È talmente stupido da non
sapere nemmeno allacciarsi le scarpe, come potrebbe accorgersi della tua
cotta?». Akiko aggrotta leggermente le sopracciglia alla parola cotta, quasi si fosse espresso con un
termine riduttivo. Beh, forse lo è davvero.
«Sì,
m-ma se lui leggesse questa storia farei una pessima figura!» esclama, prima di
abbassare lo sguardo alle sue mani. «Ti prego, Minoru, non dirgli nulla».
Minoru
sbuffa di nuovo, prima di tornare a concentrarsi sullo schermo del computer.
Invece, potrebbe essere una buona idea fare leggere questa storia a quel baka
di Hiro. È talmente ovvio che lui è innamorato di Akiko quanto lei lo è di lui,
che gli sembra quasi impossibile che nessuno dei due si sia ancora accorto di
essere ricambiato. La verità è anche che è stanco di sentirli vaneggiare in
nome del loro amore, per poi scappare
con la coda fra le gambe non appena si incrociano in un corridoio, a scuola.
Con la coda dell’occhio osserva Akiko, intenta a giocherellare con una matita
sopra la sua scrivania, gli occhi sognanti e un sorriso sulle labbra. Alza di
nuovo gli occhi al cielo, quando all’improvviso sentono la madre di Akiko
chiamarla dal corridoio. La ragazza si alza e si avvia verso la porta, dicendo
solamente «Torno subito».
Minoru
agisce velocemente, una volta solo. Inserire la sua pennetta, prelevata dalle
tasche dei jeans, nella fessura USB è tanto facile quanto copiare e salvare
dentro di essa la storia di Akiko. Quando la ragazza torna, qualche minuto
dopo, la pennetta è già tornata al suo posto.
«È
successo qualcosa?» chiede la ragazza, notando il sorriso compiaciuto di
Minoru.
«No,
non preoccuparti».
Hiro
accende il computer curioso ed entusiasta, eppure allo stesso tempo scettico.
La parola “sorpresa” non è propriamente parte del lessico comune di Minoru, ma
questo favorisce ancora più facilmente a far crescere la curiosità dentro di
lui. Infila la pennetta nella fessura USB, sorpreso di trovare solo un
documento Word, dentro di essa. Inarca un sopracciglio, mentre si chiede se
fosse proprio questo che il migliore amico voleva fargli vedere. Minoru sa benissimo
che non gli piace leggere, è troppo noioso.
Sbuffa, mentre apre il documento e impallidisce un secondo dopo, nel vedere la
scritta “Pagina: 1 di 40” infondo alla schermata. Non si aspetterà mica che io legga una cosa del genere. Il libro
più lungo che lui abbia mai letto non ci arrivava nemmeno, alle quaranta
pagine: “Le avventure della Mucca Moka”, una pietra miliare dei libri per
l’infanzia.
Con
aria annoiata comincia a leggere la nota lasciatagli da Minoru, all’inizio
della pagina.
Baka, questa storia non l’ho scritta io, ma Akiko.
Cerca di leggerla attentamente, e se non capisci
qualcosa arrangiati. La tua stupidità anche di fronte l’ovvio non è
affar mio.
Buona lettura,
Minoru Uchiha
Hiro
sente le guance imporporarsi nel leggere il nome di Akiko. La sua dolce, timida, gentile Akiko. Con quei
lunghi capelli neri come l’ebano e i grandi occhi grigi, sempre pieni di
dolcezza e affetto. La ragazza per cui ha scoperto di provare dei sentimenti
solo qualche anno fa, ma con cui sa di non avere possibilità. Una ragazza così
intelligente e dolce non potrebbe mai amare uno stupido come lui. Però, se
questa storia è stata scritta da lei, allora vale davvero la pena di leggerla.
Dopo
essersi chiesto cosa significhi il titolo “Twist of Fate” –ma a questo serve
google traduttore-, scorre con il mouse finché non appare la scritta “Capitolo
primo”, poi si sgranchisce la voce e comincia a leggere.
«Eccitazione.
Strano quanto questa sensazione sormonti tutte le altre nella mente e nel corpo
di Hinata».
Spazio Soleggiato
dell’Autrice:
Buonsalve a tutti
^^
Ed
eccoci giunti alla fine di “Twist of Fate”, la mia prima esperienza con una “long”.
Oh, beh, non saprei che dire, se non che… Mi mancherà ;_; Mi è piaciuto tanto
scrivere questa storia, per quanto ancora non mi convinca al 100%, e spero
possa essere piaciuta a qualcuno :D Se vi ho delusi con questo finale, siete
liberi di appendermi al muro e colpirmi come una piñata (sappiate che non
contengo caramelle, però ù.ù).
E ora
le spiegazioni (immancabili xD):
il suicidio di Hinata. Lo so,
lo so, forse è un po’ estremo xD Se volete una spiegazione logica, sappiate che
l’ho fatto per ricollegarmi in qualche modo al mito a cui dovevo ispirarmi (lo
trovate qui : http://www.associna.com/modules.php?name=News&file=article&sid=574
) e
al suo finale, oltre che alla canzone di Lana Del Rey (vale la pena di vivere solo se qualcuno ti ama)… Se invece volete
la spudorata verità, allora sappiate che l’ho fatto per un mio desiderio
sadico. In una mia storia, :Aiko:, è
morta Hinata, nell’altra mia storia, Shadows,
è morto Naruto, e quindi questa volta volevo unirli nella Nera Sorte. Lo so, ho
qualche serio problema mentale, non siete gli unici a pensarlo ^^”
Inoltre,
non so se avete notato, ma ho pensato in questa storia di presentare il
percorso di Hinata nel manga, però al contrario: all’inizio è la ragazzo forte
e determinata che è ora, ma nel momento in cui si taglia i capelli le
insicurezze cominciano a prendere piede, fino a distruggerla, in un certo senso. È un’idea che ho voluto provare a
scrivere, poi non so se è risultato un granché xD
Il finale-finale. Beh,
che dire, spero vi abbia colti di sorpresa xD Come da titolo “Cambio di Destino”,
che non fa che giocare con i personaggi e cambiare continuamente le carte in
tavola, ho deciso di mettere questo effetto-sorpresa alla fine… Non so, spero
non sia uscito qualcosa di indecente xD
Non dire mai che i sogni sono inutili, perché
inutile è la vita di chi non sa sognare: citazione di Jim
Morrison, una delle mie preferite (infatti la potete beccare anche nella mia
presentazione xD).
Le avventure della Mucca Moka: Esiste!
xD Ricordo che da piccola la mia adorata
sorellina leggeva questi libricini di dieci pagine, che parlavano di una mucca
che amava la cioccolata. Non so se il titolo della collana è corretta, ma ci
siamo capiti ^^”
Vorrei
ringraziare ancora una volta Mokochan, Yume-no-Namida e ValeHina per i giudizi
e i premi, coloro che hanno recensito gli scorsi capitoli (grazie mille per il
sostegno *^*) e poi tutte le persone che hanno inserito questa storia fra
preferite e seguite:
arcx, Eynis, Fin_Light, FuyuShounen, hinatayhea,
iris1996, lanterna_, m4dd499, Mokochan, Narutina_Mary, ReikoITA, Renesmee1993 e
Sbamberin
Aine, Ayumi Yoshida, Blutigen91, Di4ever,
Dolcemente Complicata, ergo, Fin_Light, Ground, Hayley_chan, JunoEFP, Linduz94,
midnightx5, Moya27, naruhinafra, Puffin, Rinalamisteriosa, SanaeEric, Serenere98,
silviiii, tama_chan_ e valehinata1992
Grazie a tutti,
nessuno escluso –anche ai lettori silenziosi!- ^^ Ancora una volta, spero di
non avervi delusi troppo con il finale e di sapere cosa ne pensate :D Mi
rendereste felice, mi basa cos poco ;_; (non volete rendermi felice??
*occhidagattoconglistivali*)
Baci a
tutti! ♥
Ps: mi
mancherà questa storia ;_;