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Autore: Vagabonde    11/03/2008    2 recensioni
Un guerriero senza riposo. Un tris di vagabonde, destinato solo a espandersi. Un mondo senza frontiere, un cielo pieno di stelle, treni, aerei, navi, e ancora treni e aerei alla ricerca dell’isola che non c’è.
Desideri in standby, pensieri sconnessi, poeti e criminali.
Un materasso di parole scritto apposta per lui.
Un diario di bordo senza precedenti per quel viaggio chiamato vita.
E lui, Orlando, lo zahir. Quel desiderio potente che smuove mari e continenti.
E allora, le vagabonde vi sfidano a credere. Voltate pagina.
*Authors: Strowberry, Aredhel, Summer. more to come*
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sountrack: Remember Me This Way, Jordan Hill.

Vagabonda: Jools

“A part of you will never ever go away.”

 

 

Avere ventun anni e sentirsi trascinare indietro fino ai sedici.
Seduta su quella poltrona di pelle nera, in una camera stretta e lunga, un giorno di Gennaio.
Ma sì, vediamoci un pò questo film, "La Compagnia dell'Anello", chissà com'è.
Scoppiare a ridere fin dalla prima battuta di Gandalf, seguire attentamente tutta la storia, tremare nell'ombra e finalmente respirare, a Rivendell, con il sole caldo sulle foglie già dorate.
E pensare: "Però, che strana parodia di quel che accade qui. Avanza l'ombra ed ecco, la Natura si arresta, perde vita. Nessuno che rechi con sè un poco di calore, di luce?"
Mi chino a prendere la lattina di Coca e alzo gli occhi di scatto, trovandomi a fissare i tuoi.
Che non sono i tuoi.
Tu non hai gli occhi blu, Orlando.
Non hai nemmeno il viso color di luna, i capelli dorati, le orecchie a punta.
Però arrivi, arrivasti, come una risposta.
Al chè ricordo d'aver pensato: "... O dannazione."

Come accidenti hai fatto, quel giorno, a guardarmi oltre le lenti a contatto, oltre lo schermo di vetro, oltre tutto quel che non potevi sapere nè considerare, e vedermi, vedermi davvero?
Io che ho lottato e che lotto tuttora per essere seria, matura, responsabile, sicura, avere delle basi, fare la brava bambina, la buona figlia.
Che stress. Non mi ci voleva. Non mi ci volevi tu.
Ma ho deciso io di festeggiare l'esame di Letteratura Italiana scrivendo qualcosa su di te.
Gennaio, il 19. Qualche mese dopo aver lasciato nuovamente Londra, dopo anni che non ci andavo, dopo averne portata una fetta con me ed aver seminato là altri brandelli della mia anima.
Per ritrovare me e lei ho scritto quel qualcosa.
Un qualcosa che si è trasformato. Da un solo capitolo a 40.
E sentirmi cambiare, via via che studiavo le tue espressioni, ancora, le tue movenze, di nuovo, la tua voce, come una volta.
Mi sono dimenticata la lingua Sindarin, però ricordo ogni dettaglio del tuo volto.
Ecco perchè talvolta mi stacco dalla scrivania esclamando "Dannazione!".
Perchè l'ho evitato per cinque anni.
E poi sono andata a cercarmelo io.
Sono andata a cercare te.
Ti ho trovato.
Eccomi.

Io non lo so più, a questo punto, chi sono.
Ma come sono sto bene, al momento.
Tu chi sei?
Perchè sono cinque anni che me lo chiedo.
Cinque anni che resisto alla voglia di cercarti.
Cinque anni che non manchi di venirmi davanti.
Perchè lo fai?
Soprattutto, dato che neppure te ne accorgi, com'è possibile tu ci riesca?

Ora che mi ricordo di te - perchè ti avevo dimenticato, sai, Orlando? Perchè capita che la vita decida di essere più presente, più importante, più pressante di una fantasia da adolescente - riaffiorano anche i dolori e i rimorsi.
Ma tu che cosa ne sai, adorabile pirata. Di me. Di noi. Di ciò che è stato.
Sono qui a ricordare perchè mi hanno fatto ricordare.
Grazie a te.
A causa tua.
Vedila come preferisci, Orlando. Non sentirti responsabile di nulla. Questi sono vaghi, eterei pensieri d'una raminga dal cuore traballante come le luci dei fari di un teatro in disuso. Probabilmente non lo sentirai mai battere, il suo ritmo senza cadenze precise.
Però ogni tanto qualche accelerata è dovuta ad un tuo arrivo improvviso.
E per me è una bella cosa, sai.
Perciò no, non vederla come preferisci, perdonami, mi correggo da sola: vedila solo come un "Grazie a te."
Mi sta bene così.

Sole ti adorava ed era fermamente convinta che tu fossi davvero biondo e angelico. Ci ha ripensato guardandoti nelle vesti di Will Turner e ha detto che, se possibile, eri anche meglio. Sole fa parte dei ricordi e dei rimorsi che mi risvegli da quando mi sono intrappolata da sola nella ragnatela finemente intrecciata da un ragno errante e solitario, strano e pericoloso, insolito.
Quel ragno sono io.
Ma un'amicizia basata sull'entusiasmo e basta, poco a poco evapora e si dissolve, ragazzo mio.

E non te la prendere se ti chiamo così, non è un'offesa. Non sei mio. Non lo sarai mai, e mi sta più che bene.
Io non ti amo, Orlando. Non sogno per forza di fare l'amore con te.
L'amore si fa con qualcuno che si ama, non che si ammira, che si stima.
Eppure mento a me stessa, perchè se tu me ne dessi la possibilità, sai, dicono che potrei effettivamente renderti sereno.
Lo dicono creature dolcissime che meriterebbero di poter avere una vita eccelsa ed illuminata, gioiosa come i sorrisi che mi regalano.
Da parte mia, puoi giurarci che ci proverei. Di nuovo, con tutta me stessa, fino a spezzare i miei sogni e ignorare la mia volontà, pur di vederti felice. Perchè ti devo tanto, quasi troppo perchè tu lo sappia, perchè io lo possa dire a parole.
Non ti prometto l'assoluta perfezione, ma il benessere, la calma. Un pò di quiete, vagabondo come sei, vagabondo come me.
Che entro ed esco dall'eco della tua voce di notte e di giorno. Che mi mordo le labbra nel farlo ma aggiungo la tua ninnananna nel lettore mp3 e ti ascolto, raggomitolata nel letto, e ringrazio tutti gli Dei che conosco di avere un pò di te tutto per me, mentre mi canticchi "You'll still be the prettiest girl in town."
E' da tanto tempo che nessuno me lo dice, Orlando.
E' da troppo tempo che non amo.
Perchè anche amare è faticoso e non lo si può fare a senso unico. Così, quando ti accorgi che colui con cui dividi la tua vita non è che un vampiro, che ti priva della salute spirituale e delle tue energie, per forza di cose devi sacrificare te o lui.
Io ho scelto di sacrificare il mio cuore, per potermi salvare. Ho rinunciato al mio amore, che ancora scorreva come sangue.
Ma che non mi apparteneva più.
Non doveva appartenermi più. Non se volevo restare capace di aggrapparmi allo scoglio, invece di affondare nel blu più denso e buio.
Non per me, Orlando.
Mi sono salvata per coloro che mi amavano.
Perchè se ami qualcuno non vuoi che stia male, e chi mi voleva bene stava effettivamente male nel vedermi distrutta. Così, ad un passo dall'annientarmi, ho reagito.
E ho ucciso Cupido.

Cupido che adesso si è vendicato, in maniera sottile e bastarda come solo l'amore può essere.
Perchè?
Hai ragione. Che cosa ti ho detto di me, fino ad ora?
Che cosa saprai mai di me, un domani, se non comincio?
Bene... la prima cosa che devi conoscere è questa.
Per me la memoria è essenziale.
Se io stessa ho qualcuno che si ricorderà di me, allora sarà come essere stata speciale per il mondo intero.
Indipendentemente dalla fama o dalla gloria raggiunte nella mia vita.
Avrò anche io posto per sempre nelle memorie di questa o quella persona, che così facendo mi passerà ai suoi conoscenti. Sarà come non andarsene mai del tutto.
E’ tutto legato alla memoria. Non c’è possibilità di un presente, senza la memoria.
Figuriamoci di un futuro. E non solo la memoria delle azioni, ma anche dei sogni, di quel che per noi valeva molto e per gli altri niente, e del motivo per cui per noi valeva così tanto.
E’ importante, perché è ciò che siamo, e dimenticarlo è commettere un crimine contro se stessi.
Ed io non intendo diventare un’assassina. Ci sono stata anche troppo vicina.

E tu mi chiederai che cosa c'entri questo con te.
Vedi, il fatto è che tu hai la possibilità di essere ricordato.
Io voglio darti quella di ricordare, allora.
Di ricordarti di tutte le sconosciute che pregano, tremano, tifano per te, per il ragazzo, non l'attore, e che tu ignori.
Non è colpa tua, lo so.
Ma è un dato di fatto: non conosci neppure i nostri volti.
Quelli che adesso ti guardano con affetto e simpatia al di là di una transenna. Quelli che ti esprimono gratitudine, che ti seguono, come i girasoli col sole.
Tante paia di occhi profondi, ognuno a suo modo, su di te.
Senza invadere; tutelando, proteggendo, benedicendo, semmai.
E tu non li incroci abbastanza a lungo, amico mio, piccolo mio - sì, piccolo mio, anche se hai dieci anni di più.
Perciò, ti prego, lascia che te li indichi io.
Così te li ricorderai, sempre, per sempre, e allora avrai un granello di noi in te, e noi un pensiero da parte tua, in qualche modo, in qualche tempo, in qualunque forma. Ci sta bene così.
Davvero, Orlando: a noi basta così.

  
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