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Autore: Mo_    05/09/2013    2 recensioni
C’è Serena, che combatte da troppo tempo per un ragazzo che non sarà mai suo e per cui è già fin troppo cambiata; C’è Chris, uno skater dal passato difficile che vorrebbe solo andare avanti e dimenticare, o magari tornare indietro a quando il suo unico problema era scegliere con quale delle centinaia di ragazze uscire; e poi c’è Londra, che fa da sfondo al loro incontro. Tra i suoni dell’underground e le corde di una chitarra, tra lo zampino del destino e la voglia di stare bene, ecco che due perfetti sconosciuti diventeranno l’uno la sopravvivenza dell’altro. E non sarebbe potuto succedere da nessun’altra parte se non a Londra, la città magica, che riesce ad unire persino persone diverse come loro. Perché a Londra niente sembra sbagliato. Ma allora, esiste davvero una differenza tra giusto e sbagliato?
Serena ne era convinta, ora non lo è più così tanto. Due settimane sono bastate a sconvolgere la sua intera esistenza, a cambiarla definitivamente, o forse a farla diventare ciò che infondo era sempre stata.
Lei, proprio lei che a Chris non voleva neanche dire ciao…
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=t_zTX_VZLUg&feature=youtu.be
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Woke up in London yesterday,
found myself in the city, near Piccadilly.
Day turns to night, night turns to whatever we want.
We're young enough to say.

This has gotta be the good life,
this could really be a good life, good life.
Got this feeling that you can't fight.
like this city is on fire tonight.

When you happy like a fool, let it take you over.
When everything is out, you gotta take it in.

Onre Republic, Good life.
 
Giorno 2
 
Capitolo 3
La bella vita (The good life)
 
Serena.

Londra è più di una città.
È più di un ammasso di palazzi, di piazze, di negozi. Londra è un modo di pensare, una realtà diversa dalle altre, una massa che ti ingloba e ti fa sentire parte di qualcosa di più grande. Uno stile di vita.
Londra è uno stile di vita.
Cammino per Piccadilly Circus e mi sento come e casa. Sento più calore qui, tra mille volti sconosciuti, che nella piccola piazza della mia città dove conosco tutti. Ed è strano, lo so, ma non posso farci niente.
Dario, ad esempio, non è del mio stesso parere.
«Mi sento sperduto, è come se avessi perso tutto il controllo» ci confessa mentre gira su se stesso, guardandosi intorno. Per lui Londra è bella, ma niente più di questo. Lui non vede cosa c’è dietro.
«E non è una bella cosa perdere il controllo a volte?» gli rispondo scattandogli una foto senza che se ne accorga. Poi punto Mic, ma lei mi rovina il momento facendomi la linguaccia. Però va bene anche così. Voglio immortalare tutto di questo viaggio.
Voglio poterlo rivivere una volta a casa attraverso i miei scatti, sentire la malinconia che sale foto dopo foto, luogo dopo luogo, volto dopo volto. È una di quelle cose belle e deprimenti allo stesso tempo. Le lacrime sono assicurate.
Io, Mic, Dario, Jacopo e un altro paio di ragazze tra cui, purtroppo, Daniela, passeggiamo per Regent Street tutti presi a guardarci intorno. Non vorrei darmi allo shopping sfrenato già dal secondo giorno, ma davvero, in questo posto è impossibile. In più ho una carta di credito nuova nel portafoglio che non vede l’ora di essere usata.
Io e Mic facciamo da guida turistica agli altri, portandoli in posti che abbiamo già visto, in negozi che sappiamo meritino di essere esplorati. Tutta roba commerciale, di moda. Infatti Dario è improvvisamente in paradiso.
Credo che in una maratona di shopping tra me e lui trovare un vincitore sarebbe più difficile del previsto.
In realtà questa roba piace anche a me, o meglio, mi sono imposta di farmela piacere. Seguire le ultime tendenze, non essere mai un passo indietro, andare con la massa, per me è diventato quasi gratificante. Il sapere di essere vestito bene ti da una marcia in più rispetto agli altri, ti fa apparire sicura. È come un costume di scena.
Casualmente perdiamo per strada Daniela e Chiara, le nostre due “metallare”, così finalmente restiamo solo noi quattro. Razziamo Regent Street e stradine annesse sapendo di attirare l’attenzione. Dario, con la sua bellezza, attirerebbe anche un insetto. Abbiamo bicchieri Starbucks in mano, telefoni nell’altra, buste firmate tra le braccia e occhiali da sole sul viso. I sorrisi fanno da accessorio, più che da indice del proprio stato d’animo.
Londra come sfondo.
E va bene così.
Più che bene.
Non è che la chiamano bella vita per niente.
 
Se precedentemente abbiamo perso due elementi, una volta  arrivati davanti ad Abercrombie ne guadagniamo altri due. Decisamente migliori per me, aggiungerei.
Sono due ragazze, due ragazze che in realtà avevo già puntato dall’inizio del viaggio, due ragazze che sono esattamente come me, come Dario. Le ho già viste in giro, al solito bar, con la solita gente. Sono sicura che non conoscano Lorenzo, ma avere buone amicizie non fa mai male. Le voglio con me in questo viaggio, a patto che non mi fottano Dario. Lui non si tocca.
«Paoletta, Chicca, venite con noi» le richiama Jacopo, che evidentemente le aveva già conosciute precedentemente. “Paoletta” ha dei lunghi capelli castani e una statura che non supera il metro e sessanta, un bel viso e uno stile okay. Su Chicca avrei molto da ridire, ma come sempre giudicare mi fa sentire cattiva. Comunque è più bassa di Paola e molto più chiatta, le sue tette fanno concorrenza alle mie, il biondo dei suoi capelli non è naturale e il viso sembra mantenere una perenne espressione schifata. Mi sta già antipatica, a pelle.
Forse, però, anche io potrei sembrare antipatica ai loro occhi.
Io e Chicca ci scambiamo uno sguardo sostenuto, indagatore, e nello stesso momento in cui poi la sua visuale si sposta su Dario, è come se entrassimo in competizione.
Mic, che ormai mi conosce fin troppo bene, mi tira una mezza gomitata nel fianco per farmi distogliere dal viso quella che è un’espressione degna di un leone che protegge i suoi cuccioli. L’avevo detto però, eh. Guai se tocca Dario.
«Comunque non ce la facciamo ad entrare qui, ora dovremmo essere già all’appuntamento con gli altri» ci ricorda Mic attirando l’attenzione di tutti e beccandosi, sempre da tutti, uno sguardo di misto sconforto e gratitudine. Senza di lei, probabilmente, all’appuntamento non ci saremmo neanche andati. Ne sono più che certa. Anche perché si sta così bene qui per le vie di Londra senza nessuno a farci da balia che la voglia di tornare in college proprio non c’è.
Durante la strada del ritorno, naturalmente, Paola e Chicca si integrano nel gruppo. L’atmosfera di astio tra noi è palpabile nell’aria, l’hanno percepita tutti tranne il diretto interessato che se ne cammina tranquillo in testa a tutti, ridendosela degli sguardi incantati che i passanti gli rivolgono. È abbastanza stupido.
Anche quando raggiungiamo il resto dei trenta ragazzi, noi compatti, come fossimo una categoria a parte. Guardo Mic e la vedo incerta, divisa dalla voglia di restare con me e quella di andare con le altre, con quelle “normali”. Perché lei è diversa da noi, diversa in senso buono. Lei è esattamente così come la vedi, in converse, jeans e camicia a quadri. Semplice, sensibile, con quel tocco di rock che sfoggia fieramente. Noi siamo quelli “vuoti e stupidi”, lei non sarebbe così neanche a pagarla.
Nonostante tutto, Mic resta con noi.
Posto a quattro sul treno, io, lei, Paola e Chicca, mentre nella fila accanto Dario e Jacopo. Abbiamo circa una mezz’oretta per fare amabile conversazione.
«Serena ma tu sei la migliore amica di Peppe o sbaglio?» la prima a rompere il ghiaccio è Paola, che ha la faccia troppo buona per poter davvero essere amica di Chicca. A confronto l’altra sembra un bulldog.
«Si, lo conosci?» le rispondo sorridendo, ma senza abbassare la guardia. Voce piatta, sguardo indifferente e cose così. Da qui parte un mega discorsone su Peppe che, a quanto pare, conosce da un bel po’. Quando la bionda comincia a parlare ha il tono sufficiente di chi se ne strafotte altamente di tutto. Purtroppo per lei ha di fronte l’altra miss strafottenza. Lei Peppe lo conosce solo di nome, e non fatico a crederci. Le amicizie di lui sono tutte super selezionate e se Paola è nel giro e Chicca no, ci sarà un motivo.
Mentre Mic tiene aperte le chiacchiere parlando della discoteca a tema di questa sera, il mio sguardo nascosto dalle lenti a specchio degli occhiali da sole capta qualcosa che non quadra.
Due  pulci che si stanno intromettendo in qualcosa di più grande di loro.
Le nostre due metallare, Daniela e Chiara.
Ora, io con la prima ho già un conto in sospeso, se in più continuano a sparlare su di noi, allora vuoi proprio che ti succeda qualcosa di brutto. Perché si vede se commenti qualcosa di qualcuno. Daniela sussurra nell’orecchio di Chiara e il genio si gira a fissarci. Ma dai, quanti anni hanno?
Mi schiarisco la voce e Mic frena il suo flusso infinito di parole.
«Qualcuno ha qualcosa da ridire su di noi» in realtà la frase voleva essere un sussurro, me l’effetto non è esattamente quello desiderato. Infatti, anche le dirette interessate riescono a captare le mie parole.
Si guardano tra loro, arrossiscono, abbassano la testa.
Paola, Chicca e Mic capiscono che stavo parlando di loro.
«Stronze» si sente poco dopo ed è l’input per far partire le nostre risate.
«Povere sfigate» commenta Chicca, naturalmente ad alta voce, facendo unire a noi Dario e Jacopo.
«Ragazze, sbaglio o ci serviva un travestimento per la serata a tema?» mormora ad un certo punto Mic, interrompendoci. Il suo sorriso quasi mi spaventa. Bene. «Credo di aver trovato una soluzione, e sarà anche piuttosto soddisfacente»
Mic è sempre buona e cara, ma se si incazza… aia.
Altro che Chicca il bulldog.
Non svegliare il can che dorme.
Non svegliare Mic che dorme.
 
Dopo cena io e Mic siamo da sole per la prima volta dall’inizio di quella giornata.
Non che lo saremo per molto tempo ancora considerando che le altre arriveranno a momenti, però serve a  ricordarmi una cosa importante.
«Che vuoi fare dell’invito di Lenny?» mi domanda sedendosi ai piedi del letto mentre io finisco il trucco in bagno, naturalmente abbinato a quello che sarà per noi il tema della serata. Molto eyeliner, molta matita e molto mascara, tutto rigorosamente nero.
«La serata emo universitaria? No grazie» rispondo automaticamente quando in realtà non ho pensato neanche per un secondo a ciò che mi piacerebbe davvero fare. Lenny mi sta simpatico a pelle, sento che andremmo subito d’accordo, ma entrare nel suo mondo, anche se per una sola sera, sarebbe troppo per me.
È come una tentazione, cedervi significherebbe tornare me stessa per qualche ora, resistervi sarebbe un consolidamento dei miei sforzi per restare ciò che sono ora. E alla Serena di ora le band rock proprio non piacciono. Assolutamente no.
È anche vero però che ogni tentazione respinta avvelena l’anima. Quindi, che fare? «Tu che ne pensi?»
«Penso che sia stato davvero gentile ad invitarci considerando che non ci conosce neanche, penso che ci saranno tanti inglesi alternativi come piacciono a noi, penso che ci divertiremmo e, sopratutto, penso che se gli altri membri della band sono belli anche sono la metà di Lenny e dell’altro ragazzo che si portava dietro, beh, stiamo messe bene»
Forse Mic ha ragione, forse dovremmo andare.
Comunque, non ho il tempo di risponderle dato che la porta si spalanca e Paola e Chicca fanno irruzione in stanza. Hanno anche loro un trucco più pesante del solito, una indossa Jeans stracciati e stivali mentre l’altra shorts a vita alta e anfibi borchiati, eppure sono ancora troppo alla moda
«Sono le cose più alternative che abbiamo trovato nelle nostre valigie» si giustifica Paola raggiungendo Mic sul letto. Chicca, invece, va a sedersi sulla scrivania.
«Comunque, tornando al piano, abbiamo sbirciato nella camera di Daniela dalla finestra e le cose vanno meglio del previsto, lei e Chiara dormono insieme, così anche parte dei vestiti dell’altra sono in stanza. Due piccioni con una fava. Abbiamo circa dieci minuti prima che escano» ci rapporta quest’ultima, sentendosi molto in un film di James Bond. Si aggiusta i capelli nella coda bassa mentre aggiunge «dobbiamo raggiungere le postazioni»
Ora l’adrenalina comincia a salire anche a me.
In meno di un minuto siamo tutte pronte.
Mic è fuori dalla porta d’ingresso del palazzotto, in attesa di un mio squillo, io e le altre osserviamo la situazione dal primo angolo che il corridoio presenta. Visuale perfetta sulla stanza numero 111. La stanza di Daniela (e Chiara).
«Chiara la situazione?» chiedo alle ragazze cercando di fare meno rumore possibile.
«Entriamo, prendiamo una dello loro “maglie alternative” ciascuna, poi scappiamo» risponde Paola, tutta esaltata.
Annuisco e Chicca alza un pollice come conferma.
Poi è questione di attimi.
Appena intravedo la loro porta aprirsi chiamo Mic e lei subito si precipita nel corridoio. Si guarda intorno, aspetta che Daniela infili la chiave nella toppa, corre verso di loro e afferra i polsi ad entrambe.
«Oddio, venite a vedere, venite a vedere» grida quasi spaventandole. Le trascina fuori prima che possano dire niente.
Prima che riescano a chiudere la porta.
Prima che riescano a togliere la chiave.
Non appena spariscono dalla nostra visuale, balziamo verso il nostro obbiettivo con il cuore in gola. Blot sarebbe fiero del mio scatto.
Chicca apre la porta e siamo dentro, in una stanza in cui il caos regna sovrano. Il che rende tutto più facile considerando che le maglie sono buttate sul letto o sulla scrivania.
Accalappio un canotta larga nera con il logo bianco dei Ramones per me, poi una T-shirt dei Bring me the Horizon per Mic. C’è anche un cappellino di lana nero che fa molto alternativo, così lo prendo.
Guardo le altre. Anche loro hanno un capo in mano. Con un cenno ci decidiamo ad uscire.
Missione compiuta, James Bond può farmi una pippa.
Ci nascondiamo appena in tempo dietro l’angolo del solito corridoio, accompagnate dalla porta d’ingresso che si apre per dare accesso a Daniela, Chiara e Mic.
«Mi dispiace che non l’abbiate visto, era davvero identico ad Oliver Skyes» la voce di Mic è un tantino troppo mortificata per essere reale, ma quelle due sono così stupide che non  lo capiranno mai.
«Chià, chiudi così andiamo già in discoteca» fa Daniela e credo di respirare per la prima volta solo quando sento la chiave chiudere la serratura. «Fa niente, se è nel college lo rivedremo sicuramente. Uno bello come Oli non sarà difficile notarlo» risponde nel frattempo a Mic.
«Ci vediamo dopo in discoteca» le saluta lei, poi di nuovo la porta sbatte e capisco che siamo sole. Ad ogni modo aspettiamo nel nostro angolino. «Allora, pronte per l’immedesimazione?»
Che la serata a tema abbia inizio.
 
Più della metà delle persone che girano per il college si sono scambiate di sesso. I ragazzi sono vestiti da ragazze, le ragazze da ragazzi. Loro si che sono originali.
Il resto sono tutti e dico tutti hippie o supereroi improvvisati.
Dario e Jacopo si distinguono facendo uno lo spogliarellista solo in pantalone e cravatta e l’altro il rapper con i vestiti enormi prestati dal ciccione del gruppo.
E poi ci siamo noi.
Paola sulla maglia nera ha una stampa in rosso degli AC/DC, a Chicca erano capitati i My chemical romance, ma li ha voluti Mic scambiando con lei la T-shirt dei Bring me the horizon ed io vesto fieramente i Ramones.
Paola prima se n’è uscita con una perla sugli AC/DC, ovvero che cantano Stairway to heaven, ma almeno ammette di non essere una fan di questa musica. Chicca prima di oggi probabilmente non aveva mai neanche sentito uno di questi nomi.
Io e Mic ci guardiamo sconsolate, però finchè non aprono bocca siamo quattro credibili ragazze alternative. Ora dobbiamo solo farci notare dalle proprietarie delle magliette.
Entriamo in palestra e la situazione è ancora più ridicola dell’orario. In quella che dovrebbe essere la pista ci saranno si e no una trentina di persone, il resto sono sparse per la stanza a vedere gli altri che ballano. Lo staff del college al completo è intento a sorvegliarci come se fossimo bimbi dell’asilo. Che qualcuno ci salvi.
Ci concediamo tutte e quattro un sospiro di sconforto prima di buttarci nella folla, se di “folla” si può parlare. E balliamo tra gli altri, facendoci spazio per stare ovunque vogliamo stare, ridiamo guardandoci, ci appiccichiamo a Dario facendo rodere tutte quelle con lo conoscono. Per una volta posso farlo, mentre di solito sono dalla parte di quelle che sbavano su qualcuno che non sa neanche il loro nome. Sta sera no, sta sera prendo la mia rivincita.
Dario poi, più gli vado vicino, più sembra contento.
Ad un certo punto capisco che stare semplicemente lì tra la gente senza farci notare dalle nostre vittime non ha senso, le cose se vanno fatte vanno fatte bene. Così prendo Mic per il polso, che prende Paola, che prende Chicca, e comincio a trascinarle verso il soppalco dove si trova l’improvvisata postazione da DJ.
Abbiamo praticamente trovato il nostro privè.
Da lì siamo sotto gli occhi di tutti, e la cosa come sempre mi piace da morire. A volte l’essere al centro dell’attenzione aiuta a farti sentire vivo. E poi da qui non possiamo sfuggire agli sguardi di Chiara e Daniela.
Ballo facendo un po’ la cogliona, tanto qui non mi conosce nessuno, qui un po’ me ne posso fottere, anche se non quanto vorrei. Devo ricordarmi che Dario è pur sempre qui, che mi sta guardando.
Che palle.
Ad un certo punto sento la mano di Mic strattonare la mia maglietta e mi giro a guardarla, mi sta facendo segno di uscire con lei. Suppongo che sia annoiata, a Mic le discoteche proprio non piacciono.
Naturalmente accetto, seguendola giù dal palchetto e nella massa, fino ad arrivare a respirare un po’ d’aria pulita oltre i portoni della palestra. Ci sediamo su una ringhiera e quasi non ci accorgiamo che accanto a noi ci sono Chiara e Daniela. Ops.
In realtà non le avrei neanche viste se prima la loro voce non avesse attirato la mia attenzione. “bellissimi quei tipi” aveva esclamato Chiara ed avevo capito che erano alle nostre spalle.
Il problema, però, fu capire a chi fosse riferita quella frase.
Un problema, si, decisamente un problema. Perché i problemi portano guai.
Ed i guai, in questo momento, per me sono quattro ragazzi carichi di strumenti e due visi conosciuti che purtroppo hanno appena incrociato il mio sguardo. Cazzo.
Lenny si ferma davanti alla ringhiera dove siamo sedute, ci guarda e sorride.
«cambio di look?» domanda squadrandoci soddisfatto, ma ancora più soddisfatta sono io nel pensare alla faccia che staranno facendo le nostre due “grandi amiche” nel vedere questa scena. Questa si che è vittoria.
«in realtà sarà solo per una sera, quindi goditi il momento» scherzo, e se Lenny la prende a ridere, l’altro tipo, lo spilungone con il ciuffo che era con lui il giorno prima, sbuffa e alza gli occhi al cielo.
«tanto non è che ci rivedremo» commenta il sopracitato genio, non capendo il mio tono ironico.
«Stavo forse parlando con te?» rispondo acida, facendolo innervosire ancora di più. Il terzo ragazzo scoppia in un fragorosa risata. In realtà anche il quarto, il problema è che è sulla schiena del terzo e quasi sembrano la stessa persona. Che poi, perché quello lo porta in braccio? Sono strani questi.
«ma loro chi sono?» domanda allora il terzo, un ragazzino che sembra non centrare niente con gli altri. Ha la faccia pulita, il sorriso da bambino,  una montagna di capelli mossi castano chiaro e come unico segno del suo essere ragazzo alternativo-trasgressivo-che-suona-in-una-band-altrettanto-alternativa-trasgressiva un dilatatore all’orecchio. Un paio di bacchette fuoriescono dalla tasca posteriore dei jeans e lasciano intuire il suo ruolo nel gruppo. Stessa cosa vale per il tizio sulla sua schiena, un ragazzone dal braccio tutto tatuato, che sorregge il fodero di una chitarra. Chissà chi di loro canta.
Io ho un debole per i cantanti.
E in realtà anche per i chitarristi.
«Non so neanche come si chiamano, però mi stanno simpatiche e le ho invitate alla serata» gli spiega Lenny ed in effetti ha ragione, non ci siamo neanche presentati. Il riccio ci sorride e rimedia subito.
«Io sono Ryan, questo è Harry» dice alzando gli occhi verso “braccio tatuato”, «lui è Chris» indicando lo spilungone senza senso dell’umorismo «e Lenny credo che già lo conosciate»
«Io sono Mic, lei è Serena» dice Mic per entrambe e le presentazioni sono fatte. Non vedo l’ora che qualcuno di loro pronunci il mio nome, l’accento inglese è qualcosa di meraviglioso, ma i nomi li storpiano sempre.
«Bene, ora che siete presentate ufficialmente alla band e che avete dei vestiti decenti, non potete rifiutarvi di venire a sentirci.» ripropone Lenny, o forse più che una proposta è un comando. Solo che se ieri era da solo, ora il riccio gli fa da spalla.
«Non ve ne pentirete, promesso» continua Ryan tutto felice e vorrei chiedere agli altri se è sempre così euforico. E soprattutto perché ha "braccio tatuato" addosso.
«Prima rispondi, perché porti lui sulle spalle?» la mia amica mi precede e sta volta ridere tocca ad Harry.
«Perché è un coglione frocetto»
«Perché ho perso una scommessa»
Sono le differenti risposte dei due interessati.
Poi io e Mic ci guardiamo, chiedendoci la stessa cosa anche senza esprimerci a parole. Andare con loro o restare a questa penosa serata?
«Le altre si staranno chiedendo dove siamo» le dico indecisa, cercando una qualche scusa alla quale aggrapparmi, ma so che niente sarà abbastanza per convincerla a non voler seguire questi quattro tipi.
E forse ha ragione lei.
Forse dovremmo andare.
O, ma vaffanculo tutte le ragioni sbagliate.
«Allora, dov’è questa serata?»
Cosa mai potrebbe succedere di male?

Mowriting:
Salve ragazze :)
Questa è la prima volta che vi scrivo durettamente e credo che ve lo meritiate, perchè vi devo delle scuse per il mio ritardo. Purtroppo queste settimane anche solo accendere il computer mi è stato impossibile, figuriamoci ricontrollare il capitolo e aggiornare. Perdonatemi, apparte altri problemi, non succederà più !
Allora, che ne pensate della storia?
Per chi ha già letto la vecchia versione sto cercando di cambiare unpo' di cose, anche se è normale che la trama in genarale, i personaggi e i loro sentimenti, siano li stessi. Spero di sorprendervi comunque con nuovi avvenimenti.
La nostra Mic ha fatto dei disegni ispirandosi alle descrizioni dei personaggi e sopo più che felice di postarveli. 
Alla prossima settimana per un nuovo aggiornamento :)
Stay tuned e grazie mille a chi ha letto, recensito o messo tra le seguite/preferite/ricordate, fatevi sentire.
Mo_






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