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Autore: _Girella_    05/09/2013    6 recensioni
[HiroMido] [Shot divisa in due capitoli] [Drammatico] [Rating Giallo]
Sei stanco. Stanco delle telefonate, delle domande, della compassione.
-Ryuuji-kun, mi hanno appena chiamato. Cosa è successo?-.
Stringi forte la cornetta.
-E’ morto- sibili, e butti giù.
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"Ho deciso di lasciarti qualcosa, qualcosa che ti ricorderà che ti amo anche quando io non ci sarò più. Voglio riuscire a chiederti scusa, per essere stato egoista al punto da nasconderti la verità, pur di non privarmi della vista del tuo sorriso.
E così ho detto tutto. Mi dispiace, ti amo, sto per morire."
 
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jordan/Ryuuji, Xavier/Hiroto
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Don’t cry
 
 
Sei stanco. Stanco delle telefonate, delle domande, della compassione.
-Ryuuji-kun, mi hanno appena chiamato. Cosa è successo?-.
Stringi forte la cornetta.
-E’ morto- sibili, e butti giù.

 
Tell me how have you been
We all have missed you....
And the way you grin.
-Life Without You-
 
 

Il telefono squilla, di nuovo, per quella che probabilmente sarà la trentesima volta.
Sei quasi tentato di non rispondere, ma non puoi. Lo sai, li conosci troppo bene. Sai che entro pochi minuti sarebbero a casa tua, preoccupati di “dover fare qualcosa per aiutarti, perché così non puoi andare avanti”.
Mentre attraversi il corridoio per raggiungere il telefono, eviti accuratamente di alzare lo sguardo sul grande specchio sopra al comò.
Sai già cosa troveresti: il tuo riflesso strisciante, le occhiaie, i capelli arruffati e sporchi. Il guscio vuoto del tuo corpo, costretto lì senza una ragione precisa.
Alzi il telefono senza dire nulla.
 
-Il signor Midorikawa Ryuuji?-
-Sono io.-
E’ davvero quella la tua voce?
-Riguarda il signor Kiyama.-
Stringi i denti.
-Cosa?-
-Il testamento…-
 
Anche il testamento aveva scritto, quel bastardo.
Scivoli a terra, le tue orecchie captano a malapena il –Le mie condoglianze, signore- gracchiato dall’altro capo del filo che ti fa sentire solo peggio.
Riattacchi, gemi, ti stringi lo stomaco, stravolto dai conati.
 
-Anche il testamento, Hiroto?- gridi, senza preoccuparti dei vicini. Sono abituati, ormai. –Anche a questo avevi pensato, stronzo? Lo sapevi, lo sapevi che stavi morendo! Perché non mi hai detto niente?
Perché, nonostante tutto, continuavi a sorridere?
 
Il tuo pugno incontra quasi distrattamente la superficie del tavolo di cristallo accanto al telefono, con forza, ti ferisci, il tavolo pare accartocciarsi su se stesso.
Fa male, il sangue che scorre lungo il braccio, fa male, ma non è niente in confronto a quello che ti ha fatto lui.
Rimani li, gridando, piangendo, per un tempo che pare allungarsi e restringersi, finchè un paio di braccia gentili non ti sollevano e ti riportano in camera.
Non guardi nemmeno, sarà Kazemaru.
 
E’ sempre Kazemaru, durante le tue crisi.
 
Ti adagia sul letto, ti rimbocca le coperte, ti medica le ferite per l’ennesima volta.
Ma con le ferite che più fanno male, nel tuo cuore, non ci può fare niente.
-Lo sapeva- riesci solo a mormorare, fingendoti cieco alle sue lacrime. –Stava morendo, e ha voluto farlo da solo-.
 
°°°
 
-Penso che sia sciocco-.
-Endou, ha lasciato un testamento. Dobbiamo andare-.
Il ragazzo distoglie lo sguardo, si morde il labbro, non ha più nulla dell’ingenuo bambino di cui Kazemaru si era innamorato.
Erano stati tutti costretti a crescere, troppo in fretta.
-Ma perché portare anche lui?-. Rivolge un’occhiata a Midorikawa che, a pochi passi da loro, osserva le crepe nel pavimento, le mani in tasca. –Lo farà solo soffrire di più-.
“Più di così?”
Kazemaru scuote la testa, lo afferra per la mano, stringe le labbra. –Deve farlo. Hiroto non avrebbe voluto che reagisse così-.
“Come altro avrebbe dovuto reagire?” si domanda Endou, mentre si avvicinano all’amico. Ma tace.
 
Nessuno dice nulla, ma Shirou ha come l’impressione che, se anche parlassero, Midorikawa non li sentirebbe.
Lui lo sa, sa cosa prova, tutto ciò non fa che ricordargli un antico dolore che credeva sepolto e che adesso minaccia di sopraffarlo.
E’ sopravvissuto al fratello, e non è sicuro di riuscire a sopravvivere anche alla morte del suo migliore amico.
 
Midorikawa lo odia.
Odia che qualunque cosa faccia, uno scatto sulla sedia troppo dura, un bisogno fisiologico, persino la perenne voglia di piangere, gli ricordi che lui è l’ultima cosa che vorrebbe essere, vivo.
Perché? Che diritto ne ha?
E che diritto aveva Dio di prenderselo? Perché proprio lui??
Per la sua generosità? Per il suo sorriso? Per il suo cuore, sempre troppo grande?
Per quale delle cose che amava in lui Hiroto gli era stato portato via?
 
 
L’uomo seduto davanti a loro ha un tono di voce atono, un completo nero, uno sguardo spento negli occhi.
Anonimo. Ne avrà viste a centinaia, di persone in preda al loro stesso dolore.
Ma chissà perché questo pensiero non è per niente confortante…
 
Legge in fretta, Hiroto non aveva avuto molto tempo, ma non aveva nemmeno molto da lasciare.
La casa che condivideva con Midorikawa, i fondi che voleva fossero destinati al Sun Garden –chissà come avrebbe reagito il piccolo Masaki alla notizia che non lo avrebbero più adottato. Forse li avrebbe odiati- , pochi, modesti regali d’addio che i ragazzi accolgono tra le mani come fossero oro.
 
“Tutto qui?” pensa Kidou mentre si alza e stringe la mano all’uomo in nero, riservandogli un’occhiataccia. “Hanno fatto venire fin qui Midorikawa e a lui non ha lasciato niente?”.
 
Impossibile.
 
 
Il notaio attende che tutti siano usciti dalla stanza, poi richiama indietro il ragazzo dai capelli verdi che si era attardato.
-Midorikawa Ryuuji-.
Gli porge una lettera. –Questa era tra gli effetti personali del signor Kiyama. Non avevamo l’autorizzazione per leggerla, mi dispiace, non possiamo anticiparle il contenuto-.
 
Lo vede prenderla tra le mani con estrema delicatezza, e gli fa una pena infinita, quel ragazzo che sembra così triste, così rassegnato, così fragile.
Si arrischia a sfiorargli la spalla, lievemente, come per paura che si rompa. –Mi dispiace. Com’è successo?-.
-Leucemia. Ne soffriva da mesi.
E a noi non ha mai detto niente-.
 
°°°
 
Passano tre giorni prima che Kazemaru trovi la lettera dentro al comodino di Midorikawa, ancora sigillata, intatta.
Rivolge uno sguardo all’amico, vorrebbe chiedergli perché non l’ha letta, ma poi lascia perdere.
In ogni caso, in quel momento Midorikawa non potrebbe rispondergli, è nel pieno di una delle sue crisi.
Si è quasi tagliato una vena con il vetro dello specchio, questa volta.
Lo ha trovato per terra, urlante, mentre faceva a pezzi la sua foto imbrattata di sangue. Ha capito di non poterlo più lasciare solo.
Kazemaru sa di avergli salvato la vita.
Ma non è sicuro di avergli fatto un favore







 
 
Ok, lo so. Lo so. Ci sono cascata di nuovo. Ho di nuovo pensato alla HiroMido, mi sono depressa, ho aperto word. Tre azioni che non dovrei mai compiere assieme çwç
Ci sarà un secondo e ultimo capitolo per la vostra gioia disperazione.
Midorikawa troverà il coraggio di leggere quella lettera :’)
Una sola cosa: la persona che all’inizio telefona a Midorikawa è Kazemaru. So che dal testo non è intuibile, ma volevo specificarlo. Volevo inserire qualcosa anche sulla loro amicizia.
Vado a piangere. Ho qualcosa che non va, io çwç
Saluti lacrimosi a tutti (?)
 
Marty

 
   
 
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