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Autore: Judith Loe    06/09/2013    4 recensioni
“Sensei come è possibile che tu sia sempre così dannatamente in ritar-“ iniziò Sakura scocciata ma fu costretta a fermarsi quando il sensei le fu davanti e si posò due dita sulla bocca intimando il silenzio. E non fu solo quello a farla zittire così velocemente. I tre abbassarono simultaneamente lo sguardo su quella che, ora lo vedevano chiaramente, non era una carriola. Sconcertati si resero conto di come quell’affare che Kakashi stava spingendo fosse in realtà un passeggino.
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sai, Sakura Haruno
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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NOTE1:
  Lo so, lo so che ho in corso un’altra ff e che dovrei concentrarmi solo su quella, ma non ho saputo resistere. La scena di Kakashi con in braccio un bambino (presente nell’altra mia fic L'Allenamento) ha dato vita nella mia testa ad infiniti scenari demenziali e, semplicemente, ho dovuto buttarli giù. Così, complice il caldo, un pomeriggio piatto, la mia adorata sorellina che ha un amore sconfinato per la comicità da strapazzo ed io che le sono andata dietro in un secondo, ecco che ne esce fuori questa Shot :D  Spero possa piacervi!
  Buona lettura :D
 
 


SCODELLA

 
 
 
Era una mattinata relativamente tranquilla nel Villaggio della Foglia, gli uccellini cantavano spensierati, il sole spendeva placido in quella fresca primavera, i bambini giocavano rincorrendosi nelle stradine semideserte e Kakashi-sensei era tremendamente in ritardo. I tre membri del nuovo team Kakashi lo stavano aspettando inquieti sul ponte di legno vicino alle terme; Sakura si passava nervosamente le mani nei capelli rosati tentando di sciogliere nodi che non c’erano, Sai se ne stava seduto con le gambe a penzoloni disegnando con movimenti lunghi e morbidi il movimento  delle acque del fiumiciattolo sottostante che Naruto si impegnava a disturbare lanciandovi sassolini. 

 “Yo!” si voltarono tutti nella stessa direzione. Kakashi-sensei si stava avvicinando con passo tranquillo, come se non si rendesse minimamente conto di essere in ritardo di ben due ore e mezza, tirandosi dietro quella che pareva una carriola.

 “Sensei come è possibile che tu sia sempre così dannatamente in ritar-“ iniziò Sakura scocciata ma fu costretta a fermarsi quando il sensei le fu davanti e si posò due dita sulla bocca intimando il silenzio. E non fu solo quello a farla zittire così velocemente. I tre abbassarono simultaneamente lo sguardo su quella che, ora lo vedevano chiaramente, non era una carriola. Sconcertati si resero conto di come quell’affare che Kakashi stava spingendo fosse in realtà un passeggino.
Cadde un silenzio abbastanza teso.
 
“Beh, questo spiega il ritardo” lo spezzò Naruto grattandosi la testa con una risatina “Ma ero convinto che per fare un bambino servissero più di ventiquattr’ore…” continuò imbarazzato. Sakura lo colpì in testa.
 
“Testa quadra che non sei altro! E’ ovvio che non sia di Kakashi-sensei!” lo rimproverò la ragazza. Poi si voltò  verso il jonin che non aveva ancora detto nulla. Il suo silenzio la portò a rimuginare sulla paternità del pargolo. “Il fatto è: perché, sensei, te ne vai in giro con un bambino?” nuovamente al jonin non venne dato il tempo materiale per rispondere.
 
 “Ho letto di questo argomento nei miei libri: dicevano che alle volte se in una coppia separata la madre impedisce al padre di  vedere il figlio, questo può arrivare a gesti azzardati, anzi sconsiderati fino al rapimento . Molto interessante, ad esempio” aveva attaccato Sai continuando il suo discorso snocciolando altre informazioni che comunque ormai non avrebbe ascoltato nessuno. La testa bionda e quella rosa si voltarono subito verso Kakashi.
 
 “A chi hai rubato il bambino?” chiesero all’unisono visibilmente preoccupati.
 
 “Calmatevi voi tre, non ho rubato un bel niente a nessuno” fece veloce l’uomo cercando di calmare i ragazzi, ma non sembrò bastargli. Infatti Naruto e Sakura erano ancora parecchio poco convinti ed ora erano passati dall’incredulità, alla preoccupazione, al sospetto “E no; non è mio.” Aggiunse in un sospiro esausto.
  Questo parve convincerli.
 
“Non hai risposto alla domanda: che ci fai con un bambino?” chiese nuovamente Sakura.
 
 “Beh è abbastanza ovvio no? Questa” disse indicando la carrozzina “E’ la vostra missione”. Nuovamente cadde il silenzio.
 
A Naruto servirono parecchi secondi per elaborare l’annuncio ed altrettanti per trovare una risposta; tutto quello che fu in grado di ribattere fu un intelligentissimo: “Eh?!”
 
 “Per i prossimi tre giorni dovrete prendervi cura di questo piccoletto.” Fece Kakashi spingendo la carrozzina verso i tre, che in risposta fecero un mezzo passo indietro. “ È il figlio di un dignitario della Foglia, Irushi Makoto, ha chiesto che qualcuno badasse al proprio figliolo mentre lui è in trasferta a Suna con la moglie e beh…la missione è stata affidata a voi tre.” Tagliò corto. I ragazzi iniziarono, a ragion veduta, a preoccuparsi. Ma Kakashi subito si impose mettendo a tacere le loro proteste sul nascere. “Suvvia ragazzi ce la farete, ne sono sicuro. Ho una grande fiducia in voi” aveva aggiunto in tono conciliante.
 
  “Ce la faremo? E tu cosa farai nel frattempo?” aveva chiesto con fare insinuante Sakura avvicinandosi a lui, avendo cura di aggirare per bene il passeggino.
 
 “Ecco io…ho un'altra missione e proprio non posso aiutarvi e…” questo era stato il turno dell’uomo per arretrare. “Ho lasciato tutto il necessario per i prossimi giorni a casa di Naruto.”
 
 “No sensei, non puoi farci questo” aveva iniziato Naruto con tono supplichevole, ma Kakashi aveva già formato il sigillo del trasporto e svanì in uno sbuffo di fumo mentre le sue ultime parole risuonarono alle orecchie dei presenti come una condanna.
 
 “Buona missione!”.
 
 E così si ritrovarono soli, su un ponte di legno scricchiolante con una carrozzina. Fu Sakura la prima ad avvicinarsi al pupo, ostentando una sicurezza che senza dubbio non possedeva.
 
 “Forza ragazzi non fate quelle facce, dopotutto è solo un bambino! Abbiamo affrontato missioni ben più terribili” aveva detto con un tono che doveva risultare il più motivante possibile cercando di convincerli, ma Naruto continuava a fissare la carrozzina con la faccia di uno che, osservando una bomba, attende il terribile quanto inevitabile momento in cui quella sarebbe esplosa. E con quella stessa espressione, se non addirittura più corrucciata, osservò Sakura che abbassandosi ed allungandosi nella culla prendeva il bambino tra le braccia indeciso se allontanarsi, aiutare la compagna, farle scudo con il suo corpo, o strapparle dalle braccia l’ordigno, pardon, il bambino, mentre Sai se ne stava lì accanto, senza una precisa espressione in faccia. O meglio, con la sua solita espressione. E mai come in quel momento Naruto aveva avuto voglia di schiaffeggiarlo per svegliarlo e renderlo partecipe della tragedia nella quale lui non sembrava aver capito di essere coinvolto.
Quando tronò a preoccuparsi della compagna, Sakura teneva già tra le braccia il bambino che pareva ancora parecchio assonnato.
 
 “Ehi piccolino” aveva iniziato a cinguettare la ragazza tirando fuori quella vocetta idiota che si riservava solo ai neonati ed ai cuccioli “Ti sei appena svegliato, vero? Piccoletto picci pucci…” e nel parlare aveva avvicinato la faccia a quella bel bambino, prendendo a sfregare la punta del suo naso con la sua. Di colpo il bimbo parve riscuotersi afferrando con decisione una ciocca dei capelli della rosa e tirandola vigorosamente verso il basso. Un suono divertito esplose dalle sue piccole labbra come sentì Sakura sbuffare.
 
  “Oh, su lasciami i capelli da bravo” aveva cominciato Sakura tentando invano di aprire la manina paffuta che continuava a stringerle i capelli. La forza del piccoletto era impressionante e lei di certo non poteva correre il rischio di fargli male. Certo era che non voleva neppure rischiare di perdere una parte abbastanza cospicua della sua acconciatura. E mentre il bimbo iniziò a trovare divertente il nuovo gioco Sakura si spazientì, arrivando a scaricare il suddetto marmocchio, o meglio l’adorabile “picci pucci”, dritto nelle braccia di Naruto. Un Naruto sempre più spaventato dalla piega degli eventi.
 
 “Sakura non pensare di lasciarlo a me perché io non credo proprio di…” aveva preso a dire il biondo che non sembrava capire il verso in cui tenere il bambino, finendo così col reggerlo sotto le ascelle a braccia tese, il più lontano possibile dalla sua faccia, mentre il cosetto si allungava verso di lui, facendo scattare le manine, aprendo e chiudendo le dita, ansioso di afferrare qualcosa, ma fu interrotto subito dalla rosa.
 
  “Oh piantala e tienilo in braccio, o mettilo nel passeggino, fa come ti pare.” Tagliò corto lei avviandosi verso la strada. “Direi che ora andremo a mangiare qualcosa e poi penseremo al come affrontare la cosa” concluse con un tono da generale che non accettava repliche.
 
*

 E andare a fare colazione fu quello che fecero. Eppure Naruto non riusciva proprio a capire come lo stare seduti attorno ad un tavolo a mangiare osservando in religioso silenzio il bambino seduto nel passeggino avrebbe potuto aiutarli. Il bambino sembrava essersi calmato dopo il tentativo di strappare la parrucca a Sakura e li osservava molto interessato al cibo che man mano ingurgitavano. Il rumore di un pancino che brontolava ruppe il silenzio.

“Credo che abbia fame. Ho letto in molti libri che quando…” prese a dire Sai indicando il bambino con le bacchette che reggeva in mano. Con un gesto da idioti Naruto strinse le dita attorno alla sua ciotola di ramen e se la tirò più vicina.

“Sì, Sai. L’avevamo capito anche noi. Grazie per aver sottolineato l’ovvio” lo zittì Sakura esasperata dalla situazione.
 
Non sapeva come comportarsi. Era un medico lei, non una baby-sitter! Ed era certa al cento per cento di non possedere neppure un briciolo di istinto materno e per questo poteva ringraziare solo quel ghiacciolo di sua madre. Mentre si disperava, il bambino indisturbato, aveva afferrato una ciotola di riso lasciata incautamente vicino al passeggino e vi aveva affondato una manina. Sakura non fece in tempo a fermarlo che si era già infilato una manciata di chicchi in bocca.
 
“Dite che lo può mangiare il riso?” chiese preoccupata notando che per quanto si sforzasse il bimbo non pareva avere intenzione di aprire la bocca. E se fosse stato male? Si poteva essere allergici al riso, vero? Se lo avessero dovuto portare in ospedale? E se le avessero chiesto le generalità? Quanti anni poteva avere? Uno? Uno e mezzo? Dio! Che avrebbe risposto!? “Non sappiamo neppure come si chiama!” osservò inorridendo, arrendendosi dal tentare di fargli sputare il riso. Nel frattempo il pupo, le cui mani erano state liberate, si era tranquillamente riappropriato della ciotola di riso e se l’era ficcata in testa.

 “In alcuni testi molto interessanti dicevano che per assegnare un nome si dovrebbero considerare le peculiarità della persona” commentò Sai.

“Chiamiamolo Scodella” suggerì Naruto guardandolo divertito.

 “Dannazione! Non possiamo chiamarlo Scodella, non è un nome!” si infervorò la ragazza affrettandosi a ripulirlo, mentre il ribattezzato Scodella rideva come un matto attirando parecchia attenzione al tavolo.
 
 “Il sensei dice che ha lasciato il necessario per accudirlo da Naruto. Dovremmo lasciare Scodella a lui.” Continuò Sai per niente risentito del modo in cui l’aveva trattato la rosa le ultime volte che era intervenuto, e la ragazza dal canto suo, parve di colpo in completo accordo con lui.

 “Sì direi che è la cosa migliore da fare” decretò quella segretamente contenta di potersi liberare di tale peso. “Ma non chiamarlo Scodella!”
Naruto per poco non si strozzò.

  "No, no, no, no!" iniziò a starnazzare agitandosi "Non pensateci neppure!" intimò tentando di apparire minaccioso, con scarsi risultati tra l’altro. "Questa missione ci è stata assegnata in quanto team. Ricordate le parole di Kakashi-sensei? Diceva che ce l'avremmo fatta, noi! Non io!" si sforzò di ricordargli.
Eppure i due parevano ormai già pronti a filarsela.

  "Ciononostante è sempre stato Kakashi a lasciare le cose a casa tua. O sbaglio?” Constatò Sakura impettita. La faccia di Naruto si contorse in una smorfia talmente mogia che si sentì in dovere di rassicurarlo in qualche maniera “Senti facciamo così: porta il bambino a casa e fallo mangiare, più tardi ti raggiungiamo. Io ora devo andare in ospedale Tsunade-sama mi aspetta e non posso farla aspettare" disse Sakura pulendosi la bocca con un tovagliolo. Poi si sporse verso il pupo e lo guardò cercando nuovamente di apparire simpatica. Avvicinò un dito al suo faccino, forse per dargli un buffetto sul naso, e quello fece per morderla. Ritirò veloce la mano profondamente offesa. "Questo affaretto mi odia" borbottò risentita. Poi si alzò assieme a Sai e si avviarono verso l’uscita.
 
“Sai? Mi abbandoni così? Che diavolo hai da fare tu?” lo accusò Naruto. Già non gli stava simpatico di suo, quel comportamento non lo aiutava di certo.

  “Non mi piacciono per niente i bambini. Cavatela da solo. Io non vi raggiungerò dopo.” Comunicò quello con tutta la tranquillità del mondo. “E poi mi parete sulla stessa lunghezza d’onda tu e Scodella. Anche lui sembra parecchio stupido” continuò sereno, alludendo forse al riso che il bambino si toglieva dalle guanciotte piene e si infilava in bocca. O semplicemente alla scodella che poco prima aveva scambiato per un elegante copricapo. A Naruto per poco non si scardinò la mascella, mentre Sakura sconfortata si passava una mano sul viso. Ripreso dalla sorpresa il biondo fece per alzarsi e dirne quattro al nuovo membro del team, e lo avrebbe fatto sul serio, a quattrocchi, fuori dal locale e possibilmente a suon di pugni, se solo Sakura non lo avesse afferrato prontamente per le spalle e rimesso a sedere.

 “Suvvia comportati bene. Che esempio gli dai?” lo rimproverò indicandogli il bambino che intanto li osservava divertito, senza perdersi una battuta, sventolando un pugnetto in aria. Sbuffando si calmò.
E fu così che i compagni lo lasciarono. Abbattuto, con un bambino pieno di riso ed il conto da pagare. Tirò fuori il borsellino e lo aprì. Poi lanciò uno sguardo di sottecchi a Scodella. Gli fece segno di stare zitto. Veloce afferrò la carrozzina e con l’espressione più casuale che riuscì a trovare scappò dal ristorante a gambe levate.
*

  Effettivamente Kakashi non aveva mentito quando aveva detto di aver lasciato il necessario per occuparsi del bambino a casa di Naruto. E lui, mente se la svignava dal ristorante implorando di non essere beccato, ci aveva riflettuto a lungo, chiedendosi se fidarsi o meno delle sue parole. Non che il sensei mentisse nel senso stretto del termine; era tante cose – un pigrone, un pervertito, un ritardatario, un tirchio di prima categoria – ma senza dubbio non era un bugiardo. Solo che alle volte usava giri di parole o metafore che non esistevano e che loro il più delle volte non comprendevano. Beh, che la maggior parte delle persone sulla terra non sarebbero riuscite a comprendere. Così quando diceva cose del tipo “Giuro che pagherò la prossima volta” difficilmente intendeva con la prossima volta la successiva uscita a cena che avrebbero fatto, ma bensì un qualcosa di più vicino a “l’ultima volta che usciremo assieme a cena, quella che avverrà in un futuro molto lontano, come venti minuti prima della fine del mondo, beh, io pagherò quella” e cose del genere. Quindi entrando in casa di volata, come il ladro che effettivamente era, Naruto si era quasi aspettato di non trovare nulla a terra nell’entrata o comunque molto meno di quello che invece c’era. Per un istante solo ringraziò mentalmente l’Hatake, poi lo maledisse per avergli appioppato una tale missione.
 Scodella, doveva dargliene atto, era stato molto silenzioso durante la fuga attraverso l’intera Konoha, mentre ora probabilmente trovandosi all’improvviso in un monolocale buio, puzzolente e sconosciuto iniziava ad agitarsi. Il biondo si risolse col parcheggiarlo ancora nel passeggino accanto al tavolo da pranzo e lui si sedette praticamente dall’altro lato, lanciandogli - neppure fosse di fronte alla gabbia di una tigre -  un grosso ciuccio di plastica trasparente che trovò nello scatolone che Kakashi aveva gentilmente marchiato con le parole “Roba del pupo :)” con quel sorrisino che sembrava lì solo per sfottere il povero ragazzo. Sperando che l’oggetto lo tenesse occupato finché non avesse trovato qualcosa da fargli mangiare svuotò sul tavolo il contenuto della scatola. Con una scossa al cuore, che gli procurò un sollievo immediato, si accorse che proprio in cima c’era pure un foglietto piegato. Sperò fossero istruzioni sul come occuparsi di Scodella, o il suo vero nome, o cose del genere:  Alle ore 9 sveglialo, Alle 9.15 fagli fare pupù…una specie di tabella di marcia. Veloce andò a decifrare quella che a malincuore riconobbe come la calligrafia del sensei.

Non farlo morire”.

Niente sorrisi questa volta. Le parole erano tanto lapidarie da farlo rabbrividire. Lanciò uno sguardo terrorizzato alla carrozzina.  C’era la possibilità che l’affaretto, che ora succhiava nervoso il ciuccio lì accanto a lui, morisse? Per colpa sua? Oh Kami. Un nuovo terrificante pensiero si palesò, mozzandogli il fiato e portandogli le mani alla bocca. Doveva fargli fare pupù e cose del genere?! Si afflosciò sulla sedia con un sospiro teatrale.
 No, non ce l’avrebbe mai fatta.
 
 Lentamente riemerse dalla disperazione in cui era crollato e prese a rovistare tra gli oggetti che aveva tolto dalla scatola. C’era di tutto, biberon, un altro paio di ciucci, pannolini –dannazione, li gettò all’altro capo del tavolo-, salviettine umidificate - e che ci doveva fare?  Osservò meglio la confezione: quello stampato sotto alla marca era il sedere di un bambino? E perché il bambino attaccato a quel sederino lo fissava sorridendo spiritato? Trattenendo il respiro lanciò uno sguardo allarmato a Scodella. Quello pareva ancora abbastanza impegnato con il suo ciuccio. Non gli sembrava dovesse fare i suoi bisognini e comunque, si rese conto afflosciandosi, non era sicuro di essere in grado di riconoscere i segnali che avrebbero segnalato una sua imminente evacuazione di materia. Riacciuffò i pannolini ed osservò le istruzioni per punti disegnate sulla confezione. La facevano facile loro. Ah! Se credevano che l’avrebbe fatto lui si sbagliavano di grosso! Tra quanto ha detto che sarebbe arrivata Sakura? Ah, già. Non lo ha detto.
 Tornò al suo esame, c’erano dei vestitini di ricambio, una quantità esagerata di vestitini. Disorientato sollevò a mezz’aria uno dei minuscoli capi d’abbigliamento. E quando cavolo avrebbe avuto l’occasione di mettergli un maglione natalizio con lucine incorporate nel ricamo complicato che, premendo un minuscolo interruttore sotto la manica destra, componevano magicamente la frase “Buon Natale!” con un grosso e grasso ( e Kami, terrificante ) Babbo Natale, in aprile? E ancora vasetti su vasetti di pappette dall’aspetto talmente invitante che lui non si sarebbe mai arreso a mangiare neppure in punto di morte; perché tendevano tutte in maniera preoccupante al marroncino o al verdognolo? Non importava che ci fosse scritto sull’etichetta manzo, pollo o branzino, il colore era sempre lo stesso. Ne scorse un paio. Banana e fragole, maledizione, fragole! Perché pappetta sei verde?! Inoltre c’era anche una confezione di borotalco talmente grande che, pensò , in una vita una persona non sarebbe riuscita ad usarlo tutto, neppure prestandolo ai vicini o inventandosi usi alternativi per la polvere come - che ne sapeva lui - mangiarla, ed altri saponi speciali e creme detergenti appositamente create per prendersi cura della cute - a quanto pare delicata come carta velina - dei pupetti e per spillare soldi in modo geniale a genitori iperapprensivi, ed un sacco di altri aggeggi e strumenti che lui non aveva mai visto in tutta la sua vita e che non sapeva neppure da che verso prendere.
 
 “D’accordo” si disse tentando di farsi coraggio “Inizia con le cose che conosci e che sai fare. Come mangiare. Quello lo sai fare.” E così prese una delle pappette marroncine che millantavano di contenere carne, uno dei minuscoli cucchiaini che aveva trovato sul fondo della “Roba del pupo :)” e spostò la sedia di fronte a Scodella che se ne stava ancora seduto nel passeggino. Come Scodella vide il vasetto parve riscuotersi, forse incuriosito, mollò in ciuccio e si sporse verso Naruto.
Cautamente aprì il vasetto trattenendo il respiro temendo che gli effluvi di quella porcheria potessero ammazzarlo sul colpo. Se ammazzano me, uccidono pure Scodella! Si disse. Veloce allontanò il vasetto, lo mollò sul tavolo e corse ad aprire la finestra sperando che quello bastasse a non farli morire avvelenati. Poi richiamato da un versetto scocciato di Scodella tornò a lui.
Sempre con estrema attenzione immerse il cucchiaino nell’omogeneizzato e poi lo avvicinò a Scodella. Quello nel vedere avvicinarsi il cucchiaino che prometteva cibo con cui calmare i brontolii del suo piccolo pancino, allungò le manine fino ad afferrare il polso di Naruto e tirarlo verso la sua boccuccia che di colpo si era spalancata. Naruto lo prese come un buon segno. Il bimbo ingoiò non appena la sua bocca si fu chiusa attorno al cucchiaino. Naruto soddisfatto lo ritrasse già pronto a prendere una nuova porzione di pappa.

 “Bene, molto bravo piccol-“ non fece in tempo a finire che quello gli aveva sputato addosso quello che fino ad un secondo fa pareva essergli sceso nello stomaco. Il ragazzo sentì chiaramente la massa informe e caldiccia scivolargli dallo zigomo verso la bocca ancora aperta. Veloce si ripulì con una mano. Alzò lo sguardo su Scodella preoccupato, che diavolo gli era preso?

 “Che c’è? Sembrava piacerti!” esclamò ma se ne pentì all’istante. Il pupo gonfiò le guance e prese fiato. Naruto comprese subito cosa sarebbe accaduto.
 Scodella si mise a gridare con quanto fiato aveva in gola.

 Ovviamente il tentare di fargli mangiare anche solo un grammo di omogeneizzato era assurdo, lo avrebbe capito chiunque con un briciolo di cervello. Quindi non c’era da sorprendersi nel vedere Naruto, con un bavaglio in faccia ed il coperchio di una pentola a fargli da scudo, combattere contro le proteste del bambino. Inutilmente avvicinava il cibo alla bocca chiusa ermeticamente del pupo che con gridolini e strepiti si dimenava nel passeggino, spostando la testa a destra e sinistra, scuotendosi, tutto pur di non ingoiare il cibo che Naruto gli offriva. Alle volte riusciva a ficcargli in bocca una mezza cucchiaiata di roba e subito Scodella gliela rispediva contro, sputacchiandola dappertutto.

 “La fai difficile eh? Beh, caro io mio Scodella, per tua sfortuna sono un ninja io, e riuscirò a farti mangiare” così dicendo aveva afferrato un peluche che ancora si trovava nella scatola che Kakashi gli aveva portato e iniziò a sventolarglielo di fronte. Scodella nel vedere quello che doveva essere stato un cavallo – e che ora pareva più una salsiccia sformato com’era – si calmò solo per poi riagitarsi tentando di afferrare l’adorato animaletto.

 Rinfrancato Naruto sorrise “Lo vuoi vero?” chiese. Scodella asserì con un versetto che lo costrinse ad aprire la bocca per un istante, istante in cui Naruto mollò il peluche e si fiondo su di lui. Impedendogli di chiudere le fauci ci ficcò a forza una cucchiaiata generosa di omogeneizzato. Poi gli premette una mano sulla bocca così che non potesse sputare. Scodella contrariato, strizzò gli occhi e tentò di aprire la bocca.

 “No, no, no! Manda giù!” ordinò il ragazzo “Forza” intimò “O non avrai il tuo piccolo cavallo-salsicciotto” gli disse riafferrando l’animale di pezza e facendoglielo vedere. Allora Scodella, con un’espressione altamente sconfitta la smise di lottare. Naruto attese altri secondi prima di liberarlo. Una volta convinto di avercela fatta gli passò il giocattolo. Scodella lo afferrò avidamente e se lo portò al petto, stringendolo. A Naruto fece quasi tenerezza. Quasi, perché non fece in tempo a finire il pensiero che scodella aveva spalancato la bocca ed aveva sputato nuovamente il suo pranzo. Senza parole Naruto lo fissò incredulo, ed il bambino ricambiò con un sorrisetto furbo.
Esausto si lasciò cadere nuovamente sulla sedia.

 “Ti prego Sakura arriva in fretta” mugugnò lanciando uno sguardo pieno di aspettativa all’orologio appeso al muro. Erano solo le dodici e venti.  Prima del pomeriggio poteva tranquillamente scordarsi l’aiuto della compagna.

 Sempre se si presenterà. Gli ricordò con un pizzico di cattiveria una vocina interiore.

Certo che verrà, rispose risentito dall’insinuazione. Sakura-chan non potrebbe mai abbandonarmi.
 
*

In quel preciso istante, in ospedale, a Sakura presero a fischiare le orecchie. Storcendo il naso tornò a concentrarsi su quello che la sua maestra le stava spiegando.

 “Vedi, per mettere a posto una ferita del genere non serve il chakra” stava dicendo Tsunade indicandole il braccio di uno shinobi. Gli era uscita la spalla o una cosa del genere durante una caduta. Il colorito verdastro dell’uomo era abbastanza preoccupante “E’ sufficiente afferrargli per bene il braccio e trovare un punto saldo dietro la scapola” mostrò dove posizionare le mani, sotto lo sguardo attento della ragazza e quello molto preoccupato dell’uomo che prese a sudare freddo. “E poi basta con un colpo deciso” lo shinobi iniziò a piagnucolare “tirare e ricollocare l’osso nella sua sede” e nel dire questo un sonoro clock! aveva confermato il successo dell’operazione. “Semplice, veloce e pulito. Tutto chiaro?” domandò l’Hokage osservando l’allieva.

Quella annuì vagamente indicando poi il ninja. “Credo sia svenuto, signora”

Tsunade si voltò stupita, le sopracciglia inarcate. “Ah. Sì alle volte succede” e detto questo si voltò pronta a lasciare la stanza. “Seguimi Sakura, oggi mi assisterai durante un intervento molto delicato”

La ragazza fece per controbattere “Avrei una missione…”

  “Sei sollevata dall’incarico” la liquidò veloce la donna già impegnata a scribacchiare qualcosa su una cartella che Shizune le aveva passato. Per un attimo la ragazza fu tentata di ribattere, poi si morse la lingua. Era la sua occasione per svignarsela. Naruto se la sarebbe cavata. Pensò per sentirsi un po’ meglio. E poi, non avrebbe saputo come aiutarlo ad essere sinceri. In ospedale era senza dubbio più utile. Eppure c’era qualcosa che…

 “Tutto bene?” le chiese l’Hokage “ti vedo distratta”.

 “No, no. E’ solo che mi fischiano le orecchie” si giustificò scuotendo la testa.
Naruto cavatela da solo e ti prego non combinare troppi guai.
Era evidente quanto la fiducia della ragazza fosse riposta nella persona meno adatta al compito.
 
NOTE2:
E questa era la prima parte. La seconda verrà postata a breve. Come al solito molto gradite sono le recensioni, anche solo un commentino per vedere se la storiella vi piace :) A me - per la cronaca - piace un sacco! Sarò esagerata ma credo di non aver mai riso tanto scrivendo qualcosa XD
Fatevi sentire e al prossimo aggiornamento!
Judith :D
   
 
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