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Autore: grangerous    06/09/2013    1 recensioni
Il professor Snape guarisce le ferite di Hermione dopo la battaglia all'Ufficio Misteri; la scoperta che ne consegue li lascia entrambi stupefatti. I due dovranno lavorare insieme per aiutare Harry a sconfiggere Lord Voldemort.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Phoenix Trilogy'
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Capitolo 19

NdT: col capitolo 19 vi ricordo sia i ringraziamenti dovuti a silviabella, sia che i dialoghi sottolineati si riferiscono ai romanzi originali.

Anne London



Capitolo 19

One is the Loneliest Number



Hermione si mise a correre l'istante dopo in cui la porta dell'ufficio di Snape si fu chiusa dietro di lei. Aveva bisogno di mettere quanta più distanza possibile tra sé e le sue parole crudeli. Una volta che fu emersa dai sotterranei, tuttavia, rallentò fino ad una irrequieta camminata. Non erano ancora le nove di sera e c'era ancora un certo numero di persone in giro; non aveva nessun desiderio di coronare la sua orribile serata con una punizione per aver corso nei corridoi. Non aveva neanche alcun desiderio di essere vista in lacrime, e con determinazione sbatté le palpebre per scacciare quelle che minacciavano di cadere, mentre cominciava a salire verso il settimo piano verso l'ufficio della professoressa Vector. Per una volta, le scale si mossero nella sua direzione e, dopo solo una breve deviazione per evitare McLaggen, accolse la familiare vista della porta della Vector con un sospiro di sollievo. Bussò, quindi entrò, senza aspettare il permesso.

“Hermione,” il sorriso di benvenuto della Vector scivolò immediatamente verso un'espressione preoccupata e zittì all'istante le perline della collana mentre le appoggiava sulla scrivania. Prendendo la bacchetta, la Vector richiamò a sé una sedia confortevole. “Siediti, subito. Ti preparo una tazza di caffè.”

Hermione tirò forte col naso e sentì la prima di molte lacrime scivolarle lungo la gola. “Suppongo -” tirò su col naso, “- che non abbia del tè?” chiese con voce spezzata.

“Una bevanda molto inferiore,” sottolineò la Vector, “ma viste le circostante...” Toccò il briki con la bacchetta, trasformandolo in un bollitore e ponendolo sulla fiamma per farlo scaldare. Frugando nel cassetto della scrivania trovò un po' di tè e una scatola colorata di biscotti con una sdolcinata scena di Hogsmeade nel periodo di Natale.

Hermione stava ora piangendo con tutta se stessa. Appoggiò i gomiti sulla scrivania e si coprì la testa con le mani. “Mi dispiace,” singhiozzò.

“Non essere ridicola, Hermione. Non voglio sentire le tue scuse. Ti sentirai meglio se butterai fuori tutto.”

Vector fece bollire l'acqua ad un ritmo regolare e prese del tempo per scaldare la teiera prima di mettere le foglie in infusione. Nel momento in cui le due tazze di tè furono pronte, il peggio delle lacrime di Hermione era passato. Hermione prese la tazza offerta e si appoggiò indietro contro lo schienale, cullandosi col calore della sua bevanda sul petto e accettando volentieri un biscotto al cioccolato.

“Penserà che sono un'idiota,” osservò, sorridendo piuttosto tristemente alla professoressa.

Vector le lanciò uno sguardo derisorio poco impressionato. “Nessuno crede un'idiota Hermione Granger,” replicò.

Hermione espirò dal naso in un gesto che era per metà una risata e per metà un sospiro. Inghiottì il resto del biscotto e si sporse a prenderne un altro. Il cioccolato era senz'altro terapeutico.

“Perché le persone devono essere così difficili?” chiese, non aspettandosi realmente una risposta.

“Credo ti stia riferendo ad una persona in particolare, non alle persone in generale.” La Vector inzuppò un biscotto nel suo tè e morse la parte molle.

“Beh, due persone in particolare, se devo dire la verità,” sospirò Hermione.

“Ragazzi?”

Hermione assentì con qualcosa di simile ad una gorgoglio di risate. Era vero, in un certo senso, ma pensare a Snape come ad un “ragazzo” era un'esagerazione. “Non Harry,” aggiunse, non volendolo mettere in mezzo – insieme a Ron era uno dei due ovvi “ragazzi” della sua vita.

“Posso?” Vector chiese il permesso come se non volesse ficcare il naso.

Hermione annuì mentre stringeva il labbro inferiore fra i denti.

“Il tuo litigio con Ronald Weasley è evidente da settimane.” Hermione fece alla Vector un sorriso sarcastico di conferma. “E l'altro, immagino, sia Severus Snape.”

Gli occhi di Hermione si spalancarono. “Come lo sa?”

La Vector eseguì una complicato disegno con la bacchetta, su di uno scarto di pergamena lì vicino, e l'intera matrice apparve nella sua complicata rappresentazione grafica. Muovendo la bacchetta come un direttore d'orchestra la Vector la fece ruotare, manipolando e allargando la particolare sezione in cui Hermione riconobbe la sua situazione attuale. Quindi la Vector la rovesciò lungo il terzo asse temporale ed eliminò molte delle linee visibili. Le due rimanenti erano intrecciate in una complicata relazione, inarcandosi in cerchio e una sopra l'altra, tirando e piegandosi fuori forma dalla forza delle loro interazioni.

“Oh.” Hermione la fissò e piuttosto fiaccamente aggiunse, “Abbiamo avuto una discussione.”

“Non ne sono sorpresa,” la Vector sembrava divertita. “Severus è una persona molto polemica.”

“Lei... e il professor Snape... siete amici?” Ponendo la domanda Hermione si rese conto di essere cresciuta parecchio nell'ultimo anno. Pensare ai suoi insegnanti come a delle persone con delle vite, amicizie, e un aspetto che non era proprio quello che mostravano ai loro studenti era una sensazione strana

La Vector considerò la domanda attentamente prima di rispondere. “Severus è una persona molto riservata. Posso contare sulle dita di una mano coloro che considera suoi amici: Albus, Minerva, Hooch, Poppy.” Si fermò per un secondo, fissando la lavagna piena di calcoli con un'espressione pensosa e la sua testa s'inclinò su un lato. “E Lucius Malfoy,” concluse. “Una volta al mese Minerva o Hooch organizzano un'uscita amichevole, giocano a poker, bevono un po', parlano di altre cose rispetto al lavoro scolastico.” Sospirò, il suo viso normalmente allegro ora serio, e fece un gesto verso l'equazione sul muro dietro di sé. “In circostanze normali, Hermione, non sarebbe etico usare dei calcoli Aritmantici così dettagliati sui propri colleghi.” Hermione fece un brusco sospiro di comprensione e guardò la sua professoressa con simpatia. “È difficile sapendo così tanto su di loro. Il fatto che, per la maggior parte, non sappiano che io so non allevia molto la mia coscienza.” Fece un'espressione ironica. “È anche pericoloso. Non devono sapere che io so o quello che so. La mia conoscenza dei piani di Dumbledore è un rischio calcolato.” Sorrise alla sua stessa battuta. “Devo sapere parecchio su ciò che hanno in mente molte persone, più di quanto il preside sia a proprio agio nel sapere. Non so tutto, ovviamente, ma tenerlo per me diventa più facile per lui e, ultimamente, più facile per me.”

Dev'essere una cosa solitaria, pensò Hermione, come essere una spia. Il suo stomaco si contrasse al marginale riferimento a Snape. Dumbledore vuole limitare le possibilità di tradimento. Hermione fissò la matrice generale, persa nei propri pensieri. Ma questo lascia l'Aritmante come l'anello debole – no, si corresse bruscamente con un'occhiata verso la Vector, l'Aritmante è l'anello di congiunzione, non necessariamente debole. Non c'era niente di debole nella Vector. Dumbledore, Vector, probabilmente Snape... ed io. Hermione non era solo un membro dell'Ordine della Fenice, ma uno di coloro con la conoscenza per tradirli tutti. Era un'immensa e terribile responsabilità.

“Se è di qualche consolazione,” aggiunse la Vector, interrompendo i suoi ragionamenti, “penso sia molto probabile che tu possa rimediare alla tua amicizia con entrambi gli uomini, forse persino rafforzando il legame creato dalla temporanea incomprensione.”

“Hmph.” Con Ron forse, ma non credo di sapere cos'ho fatto di sbagliato col professor Snape. “Come esattamente?”

Vector sorrise enigmatica. “Non possiamo necessariamente cambiare gli eventi della nostra vita, Hermione, ma possiamo cambiare le nostre reazioni a loro.”

Hermione si chiese, non per la prima volta, se la Vector fosse perspicace perché era una brava Aritmante o il contrario. Entrambe le cose probabilmente, decise, contenta dell'eleganza Aritmantica della sua risposta: una soluzione non invalida necessariamente le altre soluzioni.

“Sai, Hermione,” continuò la Vector, “sono particolarmente dispiaciuta di vederti così turbata questa sera, perché oggi in classe sembravi più felice del solito.”

Hermione sbatté le palpebre e cercò senza riuscirci quelle sensazioni di benessere e sicurezza che aveva provato al suo ritorno a scuola. Malgrado la conversazione e la tazza di tè con la Vector l'avessero calmata, la bolla di contentezza era bella che scoppiata. “Ha ragione, professoressa. Ho avuto delle vacanze piacevoli.” Hermione si diede una scrollata mentale. “Ho incontrato un vecchio amico. In effetti, stavo per aggiungerlo alla matrice. Abbiamo formulato un piano che, nel caso il Ministero dovesse cadere, farà in modo di far uscire di nascosto i Nati Babbani dal paese.”

Dall'improvvisa immobilità del corpo della Vector, Hermione capì che aveva detto qualcosa d'importante. La sua professoressa la guardava con un'espressione strana. “Quello, Hermione, è un calcolo che mi interesserebbe molto sentire.” In qualche modo sollevata dall'essersi allontanata dall'argomento Severus Snape, o dalla vita solitaria di uno stratega Aritmante, Hermione spiegò i dettagli salienti del piano suo e di Viktor. In pochi minuti, lei e la Vector avevano iniziato ad abbozzare l'inizio delle equazioni rilevanti, un compito che le avrebbe tenute occupate per le ore successive.



Durante la pausa pranzo, la mattina successiva, Harry portò Hermione fuori all'aria fredda del cortile. La intrattenne con i dettagli riguardanti la sua lezione con Dumbledore e il compito assegnatogli nel completare la domanda di Voldemort nei ricordi di Slughorn.

Dev'essere deciso a nascondere ciò che realmente è accaduto se Dumbledore non è riuscito a tirarglielo fuori,” rifletté. Dopotutto avrebbe potuto usare la Legilimanzia abbastanza facilmente. Horcrux... Horcrux... non avevo mai sentito parlare di loro...Un'altra cosa da aggiungere alla lista di cose da fare, quindi. Almeno aveva più che abbastanza lavoro per tenersi occupata.

Davvero?” La fiducia cieca che Harry aveva delle sue abilità di spiegare ogni cosa era quasi toccante.

Dev'essere davvero Magia Oscura avanzata o altrimenti perché Voldemort avrebbe voluto sapere qualcosa su di loro? Penso che sarà difficile trovare quell'informazione, Harry, dovrai essere molto cauto nel tuo approccio con Slughorn, pensare ad una strategia...

Ron crede che dovrei solo aspettare dopo Pozioni questo pomeriggio...

Hermione sentì la collera stringerle la gola, toccando il tono della voce. “Oh, beh, se Ron-Ron pensa così dovresti farlo. Dopotutto, quando mai il giudizio di Ron-Ron è mai stato imperfetto?

Hermione, non potresti-?

No!Girò i tacchi e tornò dentro, portando con sé le fiamme azzurre. Se Harry pensava che fosse lei quella che doveva scusarsi poteva anche dannatamente starsene fuori al freddo da solo.

Rimanevano ancora quindici minuti buoni d'intervallo ed Hermione s'infilò in una delle nicchie studio che circondavano il cortile, per riprendere fiato e ricomporsi prima delle lezioni. In questo modo poteva anche evitare di parlare con chiunque altro. Se la nicchia fosse stata vuota sarebbe stato un buon piano, ma sfortunatamente Hermione si ritrovò faccia a faccia con Tracey Davis, i cui calcoli Aritmantici erano aperti di fronte a sé in un certo disordine. La Davis non sembrava molto contenta e l'improvvisa intrusione di Hermione non fece nulla per migliorare il suo umore.

“Cosa vuoi Granger?” ringhiò.

Già turbata dal suo quasi litigio con Harry e dal pensiero di Ron, la vista della Davis e del suo lavoro Aritmantico erano uno sgradito promemoria della situazione con Snape. La vista della ragazza Serpeverde attivò un'improvvisa fitta di gelosia, seguita da vicino dalla rabbia verso sé stessa per aver avuto una reazione così cruda, quindi rabbia verso Snape per il suo orribile comportamento.

“Qualche progresso con il tuo progetto?” chiese Hermione in risposta, impostando la voce col tono più falsamente dolce che riuscì a trovare.

La Davis mise il suo lavoro di fronte a sé in modo protettivo. “'Vaffanculo, Granger,” rispose scortesemente. “Saresti felice come tutti gli altri piccoli Grifondoro se la maledizione andasse a buon fine – non sforzarti a negarlo.”

“Lo prendo come un no,” rispose Hermione, girando sui tacchi e scappando letteralmente.



Se Hermione aveva trovato Hogwarts solitaria prima di Natale, il secondo semestre fu ben peggiore. Ora doveva evitare McLaggen, insieme a Ron e Lavender, il che poneva la sala comune di Grifondoro proibita, eccetto che per alcune ore molto presto al mattino, ed era sempre ancora impossibile intrattenersi nel suo dormitorio. Vide Harry alternativamente solo durante i pasti o in biblioteca dove, malgrado i suoi migliori tentativi, non era stata in grado di scoprire nulla a proposito degli Horcrux. Le mancavano le sue lezioni private con il professor Snape, più di quanto fosse ragionevole, specialmente visto che durante DCAO era riuscito ad aumentare il suo livello di generale cattiveria oltre ogni immaginabile limite.

Un paio d'ore d'intenso lavoro avevano liberato Marietta Edgecombe dalla maledizione, anche se ci vollero un paio di settimane perché le macchie iniziassero a sparire completamente. Hermione tenne traccia dei suoi progressi con delle occhiate furtive durante i pasti, ma anche se le macchie stavano sparendo, le occhiate di Marietta erano furiose come sempre. L'intera catena di eventi portò Hermione a sentirsi sempre più depressa. L'unico posto in cui si sentiva sinceramente felice era il rifugio nell'ufficio della Vector e, di conseguenza, Hermione passò lì più tempo possibile.

I calcoli stavano procedendo bene. Con il prezioso ed esperto aiuto della Vector, aggiungere Viktor era stato piuttosto immediato. Prendendo per assunto che il Ministero sarebbe caduto, la sua presenza nella matrice dimostrava una significativa riduzione del numero di potenziali incidenti.

Aggiungere Malfoy era stato oggettivamente più difficile, e non solo perché lei non poteva rivelare la sua partecipazione alla Vector. Hermione, tuttavia, alla fine aveva risolto l'equazione con sua soddisfazione. La sua formula era definitivamente collegata a quella di Katie Bell e le probabilità che fosse in effetti un Mangiamorte iniziavano ad apparire straordinariamente alte.

Non lo aveva ancora detto ad Harry – o a nessun altro se è per questo. Eticamente era bloccata. I suoi calcoli la portavano a domandarsi in modo pressante che cosa avrebbe fatto successivamente Malfoy, ma allo stesso tempo era forte l'evidenza che Dumbledore, o almeno Snape, avesse già una chiara idea su chi fosse responsabile dell'incidente originale. E se avesse parlato a qualcuno dei suoi risultati avrebbe dovuto rivelare che Harry aveva origliato. In modo simile, non aveva la libertà di dire ad Harry niente a proposito dei calcoli di Aritmanzia, anche se in questo caso la sua forzata segretezza arrivò come un sollievo. Per essere completamente onesti, l'enorme “Te l'avevo detto” non era qualcosa che al momento aveva la capacità emozionale di sopportare.

Con l'equazione di Malfoy stabilizzata, il suo passo successivo fu quello di ricalcolare le probabilità variabili per tutto l'anno accademico. Fiduciosamente, la sua aggiunta alla matrice sarebbe stata sufficiente per quantificare alcune delle esistenti imprecisioni.

Rigirando ancora le strutture matematiche nella sua testa, Hermione attraversò il castello dall'ufficio della Vector verso la torre di Grifondoro. C'era ancora un'ora circa prima del coprifuoco e aveva calcolato, speranzosa, il tempo per poter anticipare i giocatori di Quidditch di ritorno dall'allenamento. In questo modo Lavender sarebbe stata di sotto nella sala comune in attesa di Ron, ed Hermione poteva prepararsi per andare a letto, senza dover assistere allo spettacolo del suo ritorno.

“Buonasera, signorina Granger,” l'improvvisa apparizione di Dumbledore sorprese alquanto Hermione; non era usuale imbattersi nel preside lungo i corridoi.

“Buonasera, professore.”

“Che cosa opportuna che ci siamo incontrati in questo modo. Perché non vieni nel mio ufficio per una tazza di tè?”

Non era il tipo d'invito che poteva essere facilmente rifiutato ed Hermione si ritrovò a seguire la scia di Dumbledore. Un iniziale velo di curiosità fu seguito da un martellante panico che qualcosa di terribile potesse essere accaduto – forse ai suoi genitori?

Dumbledore non fece nessuna menzione del motivo della visita finché non furono entrambi sistemati nell'ufficio, con in mano delle fumanti tazze di tè. Lui sorrise gentilmente, agitandosi dietro a latte e zucchero ed offrendole una certa varietà di biscotti.

“Bene, mia cara, come procede lo studio?”

Un po' della tensione di Hermione si dissipò: i suoi genitori stavano bene. Ciò che rimaneva si solidificò in una fredda massa da qualche parte vicina all'ombelico. Si trattava del professor Snape.

“Il mio lavoro sulle equazioni Aritmantiche sta procedendo molto bene.” Ecco, era la verità.

Meraviglioso! E come procede l'Occlumanzia?

“L'Occlumanzia non mi da più problemi, signore.” Hermione sollevò leggermente il mento e fissò Dumbledore direttamente negli occhi, sfidandolo quasi, a prenderla in parola. Notò un tremolio di qualcosa simile ad irritazione nel contrarsi della bocca. Pensava che del tè, biscotti e il tran tran del vecchio-gentile avrebbero potuto farla sfogare al suo orecchio comprensivo? Non era certo che volesse Dumbledore come confidente.

Dumbledore si appoggiò indietro sulla sedia e la fissò valutandola. Con il tè appoggiato contro il petto, tese avanti la sua mano annerita e usò un dito per girare il piattino sul posto. Il gesto mise particolarmente in evidenza la sua ferita. Semmai appariva peggio di come le era sembrata mesi prima: il nero era completamente avanzato lungo il suo braccio e ora spariva sotto alla manica. Hermione si ritrovò a fissare i suoi movimenti con un'orribile attrazione e spostò bruscamente gli occhi verso i suoi. Lui sospirò e cambiò drammaticamente tattica.

“Mi è giunta voce che tu e il professor Snape avete avuto un diverbio.”

Hermione sollevò un sopracciglio. Non c'era nessuna possibilità che potesse discutere i dettagli con Dumbledore. “Davvero? Credo sia un argomento che dovrebbe discutere con il professor Snape, signore.”

I bordi degli occhi di Dumbledore si piegarono nel suo primo e genuino sorriso della serata. “L'ho fatto,” replicò. “Non è stato la conversazione più... ah, conviviale.” Ponendo la tazza sul suo piattino sollevò entrambe le mani con i palmi sollevati in un gesto di diniego. “Ascolta, signorina Granger, non ho intenzione di indagare sulle specifiche del diverbio.” Fece una pausa. “Conosco Severus da molto tempo. Abbastanza a lungo da considerarlo un buon amico.” Dumbledore alzò le spalle con aria di disapprovazione. “Gli affiderei la mia vita. Eppure Severus è, nel migliore dei casi, permaloso. Non so cosa ci sia stato fra voi due, ma so che lo ha sconvolto.”

Hermione non disse niente e mantenne il viso impassibile. Dio, è un vecchio bastardo manipolatore. Immagino che Dumbledore pensi che riprendere le nostre lezioni sia importante per la “causa”.

Sono un uomo anziano, signorina Granger, e ho chiesto a Severus di portare a termine un incarico difficile. Spero non sia troppo duro per lui.

Hermione sentì una fredda rabbia. Non avrebbe voluto niente di meglio che perdonare il professor Snape, ma se Dumbledore pensava fosse suo compito fare ammenda si sbagliava. Oh, sapeva che Snape non era il tipo da chiedere scusa – diamine, non pensava neanche che Ron le avrebbe chiesto scusa direttamente – ma lei aveva bisogno di qualche indicazione, qualche gesto che fosse meno aspro del solito, che per Snape potesse contare. “C'è altro, professore?” Hermione era consapevole che il suo comportamento sconfinava nella mancanza di rispetto, ma non le importava.

Dumbledore sospirò ancora una volta. “No, signorina Granger, puoi andare.”

Mentre si alzava per andarsene, Hermione guardò a lungo Fawkes. Lui la guardò di rimando con la testa piegata su un lato in un modo che le ricordava la professoressa Vector. “Buonanotte professore, grazie per il tè.”

Dumbledore accettò i suoi ringraziamenti con un cenno e sollevò la mano per salutarla con la mano rovinata. La lunga manica della tunica scivolò con il movimento, mettendo in evidenza la pelle fino al gomito. Hermione si sentì un po' male, rendendosi conto che doveva essere nero fino in basso.

Hermione guardò il suo orologio mentre scendeva la scala a chiocciola. Doveva muoversi se voleva arrivare prima del coprifuoco. Ha ragione Dumbledore? si chiese, camminando verso la torre di Grifondoro senza fare attenzione al percorso. Il professor Snape è turbato quanto lo sono io?

Le mani che la afferrarono erano ruvide e forti e la tirarono verso la nicchia buia prima che potesse reagire. Fu voltata verso il muro con un tonfo; i libri che stava trasportando caddero rumorosamente sul pavimento. Una mano le coprì la bocca mentre con l'altra le teneva il polso, quello con cui usava la bacchetta, stringendolo saldamente. I suoi sforzi erano inutili. La mano sul suo viso le spingeva la testa indietro e, mentre si girava, le pietre le graffiarono la guancia e la ferirono alla testa. Cercò di colpire il suo aggressore, ma con una risata bassa l'ampio corpo si pressò contro di lei, di fatto intrappolandola.

“Tu ed io, Granger,” disse la voce di un uomo, leggermente ansimante. “Abbiamo una questione in sospeso.”

Merda. Aveva riconosciuto quella voce. Merda.

*

*


*

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Spotless_mind: capitolo denso con Hermione che s'inserisce benissimo nel contesto. Certo che quando Snape diceva che avrebbe tenuto le distanze non mi aspettavo una simile reazione, ma almeno ha ottenuto quello che voleva...in modo un po' drastico, uhm...

Anne

  
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