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Autore: Miss Isabelle Davenant    12/03/2008    2 recensioni
Dopo tutto quello che le aveva fatto, dopo tutto quello che le aveva detto perché non poteva fare a meno di provare gratitudine nei confronti di quell’uomo disonesto..... Forse perché tra le sue braccia si sentiva sicura,lontana da qualsiasi pericolo, o forse perché l’improvvisa vicinanza le confondeva le idee ma non doveva essergli grata,no, lei lo odiava, lo odiava con tutta se stessa ne era certa, eppure….. Miss Isabelle Davenant, una giovane nobile combina guai ha certamente un modo tutto suo di vedere le cose, la sua vita cambierà radicalmente quando per destino o per casualità incontrerà il brillante Jack Sparrow,riuscirà con il suo fare fuori dal comune e le trovate originali a far perdere la pazienza al leggendario capitano ?... -MI pareva di averti lasciata da tutt’altra parte- il capitano con il solito fare baldanzoso la costrinse a voltarsi -Il luogo era infestato da organismi vegetali pericolosi- ma che arrogante distogliere lo sguardo offesa era il minimo che potesse fare -Alghe assassine mi è stato riferito, una piaga non è vero?! Mi duole dirtelo cara ma sembra che fortunatamente attacchino sole le donne che portano il nome di Isabelle- perché nessuno le credeva, che ottusi, un giorno si sarebbero accorti di quanto erano vere le sue parole, per il momento era meglio cambiare discorso Una fan fiction che alterna momenti di puro romanticismo a divertenti,drammatici ad avventurosi BUONA LETTURA
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO PRIMO

Miss Isabelle Davenant


Una brezza calda soffiava da sud mentre il moto regolare delle onde infrangeva una calma quasi irreale , il tempo ideale per chi amava viaggiare in mare.
In lontananza un Veliero che non portava insegna si allontanava dalla costa ; l’imbarcazione ondeggiava lenta, le vele eleganti si gonfiavano, ma nessun rumore o schiamazzo giungeva da essa, l’equipaggio era insolitamente silenzioso come se temesse l’arrivo di un evento terribile , ma non si trovavano in pericolo, nulla in quel luogo avrebbe potuto minacciarli.
Sul ponte il capitano guardava adirato una donna che tra le braccia stringeva un piccolo fagotto, era disperata e gemeva inginocchiata di fronte a quel pirata crudele.
-Dobbiamo liberarcene e immediatamente- il tono di voce del capitano non ammetteva repliche
-ma è nostra figlia, non puoi fare una cosa del genere, è tua figlia, è solo una bambina- la donna singhiozzava nel vano tentativo di indurlo a cambiare idea.
-Lo sai benissimo, è stata maledetta, e io non ammetto sulla mia nave la presenza di qualcosa o qualcuno che possa in qualche modo mettere a rischio la mia vita e quella dei miei uomini, se vuoi rimanere a bordo obbedisci all’ ordine, in fin dei conti l’errore è stato tuo e tocca a te rimediare-
-… agli ordini …… mio ….. capitano- rassegnata chinò il capo prima di spostarsi verso una scialuppa con le lacrime agli occhi.
-che madre snaturata scegliere l’amore, questa vita e lasciare al proprio destino una bimba innocente, ma sono certa che ce la farai Isabelle, sei forte, sei un pirata come me, come tuo padre e un giorno ti rivedrò viva e bella come non mai –

Quella frase sussurrata a mezza voce non la rendeva una persona migliore e questo lo sapeva bene, ma in qualche modo voleva salutarla, sapeva che il discorso appena fatto era solo una menzogna più per convincere se stessa che una bambina incapace di capire, oramai aveva deciso e si rendeva conto di cosa comportava quello che stava per fare: una vita schiacciata sotto il peso di un enorme errore.
Adagiò la piccola sul fondo dell’ imbarcazione e le mise al collo un medaglione, il medaglione di famiglia, quella famiglia che l’aveva cresciuta e curata e che lei aveva abbandonato per donare a quell’uomo spietato la sua vita.
La bimba dormiva tranquilla del tutto ignara di quello che le sarebbe successo,
- …. Calate … la scialuppa- Con la voce spezzata dal dolore si aggrappò al parapetto come per resistere alla tentazione di riprenderla con se
- au revoir mon trésor- la guardò per un’ ultima volta, il visino pallido, il ciuffetto di capelli rosso fuoco e quel piccolo segno sul braccio, la causa di tutte le sue disgrazie.
Nessuna parola accompagnò più il suo viaggio, era sola, abbandonata a se stessa, come era facile liberarsi di un problema, bastava lasciarlo sparire verso l’orizzonte, una degna fine per un pirata che non poteva difendersi.

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-Dobbiamo catturare tutti i sospetti, signori, non possiamo permettere che i pirati prendano il sopravvento-
L’ esercito stanco si preparò all’ennesima perlustrazione mentre la voce profonda del comandante riempiva la piazza dove si erano riuniti.
-ordine e disciplina ecco cosa occorre ……-
- correggimi se sono in errore Jhon- sussurrò un uomo imparruccato – ma mi pare che ultimamente non facciamo altro, perlustrazioni …. Perlustrazioni …. E senza risultato tra l’altro-l’espressione corrugata del compagno si fermò sul comandante che implacabile continuava a parlare
-già mi sembra piuttosto difficile trovare ciurme intere di pirati qui nei dintorni,di solito per quello che ne so io prediligono il mare, a quanto pare il governatore è un po’ fissato-
Ormai un brusio sommesso regnava sovrano nelle ultime file della compagnia ma qualcosa riportò il soldati all’ordine,il comandante stava per concludere il discorso
-Ora è giunto il momento di agire è importante trovare indizi che ci portino a loro-
Ascoltando quell’ultimo ordine l’esercito abbandonò rumorosamente il posto e partì per la spedizione.
Il potere che stavano acquistando i pirati era davvero allarmante e il governo faceva di tutto pur di proteggere le proprie terre , anche se a volte questo comportava ore e ore di vagabondaggio puro alla ricerca di qualcosa che non c’era.
Jhon camminava tranquillo vicino ai suoi compagni, sapeva che quella missione non aveva nulla di diverso da quelle affrontate in precedenza,inutile come sempre .

 Stanco e afflitto continuava a marciare senza un lamento quando qualcosa catturò la sua attenzione, gli era parso di sentire in lontananza il pianto di un bambino,impossibile, erano molto lontani dalla città,doveva assolutamente controllare;Vinto dalla curiosità si distaccò dal gruppo per scendere silenzioso lungo un sentiero che portava dalla costa alla spiaggia sottostante.
Più si avvicinava e più l’incertezza prima dimostrata si trasformava in certezza, non ci volle molto per trovare l’artefice di quel lamento; proveniva da una piccola imbarcazione arenata sulla riva, non sembravano esserci altre persone e quindi si avvicinò abbassando la guardia, era sorpreso e troppo curioso per lasciare quel piccolo mistero irrisolto, voleva vedere con i propri occhi il bambino che aveva raggiunto da solo la terraferma.
Si portò vicino alla scialuppa, e lì, adagiato sul fondo lo vide, era poco più di un neonato doveva avere all’incirca un anno, non credeva ai suoi occhi era decisamente troppo piccolo per poter sopravvivere in balia del mare, osservando colpito quella piccola figura si accorse del medaglione che portava al collo ,glielo tolse e se lo rigirò tra le mani, sul retro inciso con grafia irregolare e frettolosa c’era un nome
-ah …..figlia del mare ….. ti chiami Isabelle vero? – la prese in braccio, era certo che il comandante non avrebbe approvato il suo gesto ma poco gli importava, non poteva lasciarla li, in quel momento però un braccino scivolò fuori dagli stracci in cui era avvolta e l’uomo vide chiaramente un simbolo che lo spaventò a morte, quel marchio proveniva dai pirati ne era certo,la bambina era in pericolo
- che razza di genitori ti sono capitati tatuarti e poi abbandonarti così, è proprio vero che i pirati sono dei criminali senza cuore, ma non temere so cosa fare, sono certo che i Davenant si prenderanno cura di te, ovviamente meglio nascondere il tatuaggio per il momento- detto questo strappo un piccolo lembo di straccio per bendare il braccino.
Era facile vedere il male solo nei pirati, e questo era un motivo in più per odiarli ma Jhon così come tutto l’esercito, quell’agglomerato di marionette uguali tra di loro, si era macchiato dei crimini più atroci; in nome della pace erano stati uccisi uomini, donne ma anche bambini innocenti e il suo gesto a prima vista altruista e buono sembrava solo un tentativo di redenzione come se salvare la vita di bambino legato ai pirati potesse liberalo dalle sue colpe. Nessuno in quel mondo era buono e nessuno cattivo, erano semplicemente tutti in cerca di una cosa, il dominio sul mare.

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I Davenant, nobili e ricchi, abitavano in un enorme villa poco distante dalla costa, e non avendo eredi decisero di ascoltare le richieste del militare accogliendo alla fine Isabelle nella loro casa.
La bambina crebbe sotto un severo insegnamento che puntava a farla diventare una gentildonna a tutti gli effetti; distanza e sottomissione ecco come doveva essere una donna, le insegnarono la letteratura, la musica, l’arte ma Isabelle faticava a reprimere quella parte di se indomabile e disobbediente. non riusciva a fare a meno di provare un’ insana attrazione per tutto ciò che le era vietato, in particolare nei confronti del mare, non aveva mai capito perché non le fosse concesso neppure avvicinarsi, viveva quasi segregata in quell’odiosa villa, una sorta di prigione d’orata.
-Un vero peccato, dicono che miss Davenant sia bellissima,ma sembra che la vita di società non le interessi –
-concordo pienamente, ma penso proprio che andrò a farle visita lo stesso, voglio vedere di persona fino a che punto queste voci siano vere-
-sei sempre il solito, Justin-
Tre giovani uomini camminavano su una strada di periferia chiacchierando allegramente
-e quando pensi di andarci- sogghignò uno dei tre
-subito direi- justin si portò teatralmente sulla via che portava alla villa
-non ho paura di una giovane donna lunatica, non saprà resistermi-
Con passo deciso si incamminò, curioso e impaziente di vedere colei che negli ultimi tempi era finita al centro dei pettegolezzi con il suo fare fuori dal comune,molto probabilmente le voci sulla sua bellezza dovevano essere vere ma erano quelle che descrivevano il suo carattere a preoccuparlo seriamente.

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-Miss Davenant, miss Davenant ……- una cameriera affannata giunse di corsa fino alla sua camera
-Miss Davenant ……-
- Cosa succede Marie?-
Marie aprì la porta inchinandosi di fronte a miss Isabelle che pigramente si stava pettinando i capelli
-C’è un giovane uomo che chiede di lei, un certo de Bonnard, cosa devo fare ?- chiese titubante, conoscendo fin troppo bene i suoi modi
-Che scocciatura…..va bene…….. puoi dirgli che lo incontreò –
La cameriera, sorpresa, si inchinò un’altra volta prima di allontanarsi ,Isabelle doveva essere particolarmente di buon umore o molto annoiata per consentire questo privilegio a de Bonnard .
Quando Justin de Bonnard la vide per la prima volta sussultò, tutto quello che era stato detto sulla sua bellezza, non era vero, non le rendeva giustizia, non aveva mai visto una creatura così bella e fiera, in cima alla grande scalinata osservava distaccata il suo visitatore ; I capelli rossi raccolti in un acconciatura complicata e la figura esile imprigionata in un vestito all’ultima moda nascondevano perfettamente la sua vera natura.
-miss Davenant, è..è un piacere fare la sua conoscenza- il giovane non si sentiva più tanto sicuro del proprio fascino come lo era stato poco prima con i suoi allegri compari.
Isabelle sorrise compiaciuta, sapeva di averlo colpito, forse avrebbe aspettato un po’ prima di cacciarlo, doveva ammetterlo non era poi così male, mentre proseguiva lungo la scala lo guardava sempre più ammirata, ma qualcosa andò storto nella sua fatata discesa, mancavano ancora pochi scalini quando un nastro della lunga gonna andò a impigliarsi sotto la scarpetta, se ne rese conto troppo tardi, ormai aveva già perso l’equilibrio e in una frazione di secondo si ritrovò ai piedi del giovane
-ahi………ahi…….ahi-
-Tutto bene signorina ??-Justin si piegò scrutando preoccupato la ragazza che ancora cercava di liberare la scarpa
-accidenti vestito inutile e orrendo- seduta per terra insultava affranta, quel vestito pieno di nastri e lacci
-signorina?-
-oh… hem……..si……….cioè……..certo- sollevò di scatto la testa trovandosi faccia a faccia con il giovane, le sue guancie si infiammarono
-Ovviamente non sono caduta, stavo solo cercando la giusta prospettiva lei da qui è molto più affascinante-
Il ragazzo rise sollevato, non sembrava così irraggiungibile come dicevano
-Io sono Justin de Bonnard come voi avrete di certo capito- e le porse la mano per aiutarla ad alzarsi.
Quel primo incontro diede vita ad una profonda amicizia, il giovane la incontrava ogni giorno coprendola di regali e attenzioni e Isabelle compiaciuta si intratteneva con lui per ore, non conosceva nulla al di fuori delle mura e dei giardini di villa Davenant e quel dolce intrattenimento l’aiutava a spezzare una quotidianità altrimenti noiosa e insopportabile, col tempo,colpita da quei teneri gesti, se ne infatuò com’era giusto che fosse, ma il suo errore più grande fu scambiare quel sentimento superficiale per amore, Isabelle Davenant ancora non conosceva il vero significato di quella parola terribile quanto perfetta

-isabelle……ti chiedo solo un bacio suvvia- La giovane osservava contrariata Justin mentre tentava di avvicinarsi alla sua persona

-Non mi sembra il caso……….-sussurò a denti stretti,che imbarazzo, non aveva la minima intenzione di assecondare quella richiesta, non le sembrava il momento adatto

-Dimmi allora cosa devo fare per ottenere questo privilegio- il teatrale inchino del giovane irritò profondamente Isabelle ma cercò comunque di nascondere il suo disappunto

-Ebbene……………….vediamo……………..dovete sposarmi- un sorriso tremò sulle sue labbra, la richiesta era tanto assurda che sperava di indurlo a desistere

-Per un bacio soltanto?..................oh se è questo che volete sarò lieto di accontentarvi – Una risata melodiosa irradiò l’atmosfera

-No Isabelle sono serio……………….vuoi sposarmi?- la giovane che ancora rideva di gusto si immobilizzò sconvolta, no, doveva aver capito male

-cosa?...............io- lo sguardo profondo e pieno di desiderio di Justin terrorizzò il suo spirito, non stava scherzando

- Ci conosciamo da tempo ormai e devo ammettere che tu mi hai rubato il cuore dal primo istante- dei passi lontani dissiparono l’atmosfera testa e carica di aspettative che si era creata

-Justin…………………è molto tardi…..-Quello era un chiaro invito ad abbandonare la villa, il giovane la guardò vagamente deluso e addolorato.

-Come volete……..miss Isabelle!- con un cenno di saluto lasciò Isabelle sola con i suoi pensieri

Non l’aveva cacciato per cattiveria, quella richiesta l’aveva spaventata, certo lei era sicura di amarlo, e non aveva mai fatto mistero di ciò, ma non era pronta per sentire quelle parole tanto meno per rispondere

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-Marie credi che Justin tornerà da me?- con gli occhi arrossati dal pianto guardava triste la sua cameriera
-Voi siete molto confusa e poco decisa miss Isabelle, prima lo cacciate e poi vi chiedede se il signor justin possa in qualche modo tornare da voi-
Quelle parole troppo sincere fecero sprofondare isabelle nella depressione più totale, Marie intuendo di aver appena commesso un grave errore per evitare un licenziamento seduta stante cercò di consolarla
- ma se il signor Justin tiene alla vostra persona è molto probabile che si ripresenti alla porta, oppure voi dovreste pensare alla risposta e poi andare di persona a comunicargliela non credete?-
La giovane Isabelle si lasciò cadere tra i morbidi cuscini del suo letto
-Forse hai ragione Marie, forse hai ragione …… ora puoi andare devo pensare-
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Isabelle si svegliò presto quella mattina, era agitata, nella lunga e tormentata notte passata a ragionare sul suo futuro era giunta ad una conclusione, e la sua risposta era si, ora non aveva più dubbi o incertezze voleva solo ritrovare Justin e chiedergli perdono
-Marie?.... Marie?.........dove sei Marie?- volava leggera lungo i corridoi alla disperata ricerca della sua domestica – Marie?....dove caspita ti nascondi quando mi servi ?- non si era neppure accorta di indossare ancora la veste da notte, non le importava
-signorina, cosa succede?- lo straccio dell’ argenteria le cadde dalle mani per la sorpresa
- oh eccoti finalmente, aiutami a prepararmi , devo incontrare mio padre più tardi- l’espressione raggiante mise all’erta la povera Marie, che temeva di aver parlato troppo la sera precedente
-Vostro padre?!.....come vuolete signorina-
Ore e ore passate a preparasi in una stanza che pareva quella delle torture l’avevano annoiata da morire ma ne era valsa la pena, era perfetta, un angelo, così l’aveva definita Marie, effettivamente quel vestito bianco avorio le stava molto bene ma dannazione era terribilmente scomodo,una volta aggiustati gli ultimi particolari decise di abbandonare la domestica
Non aveva più tempo doveva raggiungere suo padre,preoccupata strabuzzò gli occhi, la cosa doveva rivelarsi alquanto semplice, bastava mantenere la calma e formulare frasi corrette ma a quel punto non ne era neanche più sicura
Purtroppo la strada che separava la sua camera dallo studio dove si era rintanato il signor Davenant non era molto lunga,e prendere tempo fermandosi ogni due passi non servì a nulla, aveva raggiunto comunque lo studio ma con una dose di nervosismo in più, fino a quel momento non si era mai dimostrata quel che si dice coraggiosa in questo genere di cose, preferiva evitare i momenti imbarazzanti ma non aveva scelta doveva agire, bussò incerta alla porta.
-prego entrate- la voce del padre la fece deglutire ma facendosi forza riuscì alla fine ad aprire la porta.
- hem padre…….-lo sguardo si era fissato su un punto poco interessante del pavimento
-Isabelle…cara, cosa fate qui?-disse nascondendo rapidamente un piccolo oggetto che aveva tra le mani
-ho bisogno del vostro permesso….io…..si io voglio raggiungere Justin, ho sbagliato e voglio rimediare-
- ma bambina mia è incosciente…sai perfettamente….-lo sguardo adirato di Isabelle incontrò quello del padre per un istante
-so cosa…?… di essere stata imprigionata fino ad oggi in una casa per motivi a me oscuri , io non ho mai chiesto niente, ora voglio poter scegliere e io ho scelto, lasciatemi andare-
-ma ma non puoi andar…..non puoi-l’uomo cercava in tutti i modi di trovare una scusa valida, sapeva di averla imprigionata per il suo bene, per quel marchio che nascondeva sotto la manica lunga, per la sua natura e per il terrore che qualcuno potesse scoprire il segreto ma non poteva dirle niente, non voleva rivelare alla giovane che in realtà lui e la signora Davenant non erano i suoi veri genitori
-vi prego….padre vi prego- gli occhi disperati della figlia non gli diedero scelta
Si rassegnò di fronte all’evidenza non poteva fare più nulla, doveva chiamare un domestico
-Edward! – un uomo corpulento di media statura entrò inchinandosi leziosamente
-signor Davenant ?-
-preparate una carrozza, mia figlia deve andare immediatamente nella proprietà dei de Bonnard-
Stanco passò le mani sulle tempie, in fondo l’aveva sempre saputo non poteva tenerla rinchiusa a vita
-vi ringrazio con tutto il cuore- Isabelle sorrideva guardando il padre piena di gratitudine era finita, ora poteva andare, uscire veramente per la prima volta, non riusciva a crederci, quando fece per andarsene però il padre la trattene per un braccio
-Aspetta…..tieni….. questo ti appartiene- con tristezza le mise al collo uno strano medaglione su cui era inciso il suo nome
-Ma cosa?-non riusciva a capire non aveva mai visto quell’oggetto
-ti prego piccola mia non aprirlo adesso ……più avanti non ora, lo apriremo insieme promettimelo-
Isabelle guardava sconvolta il padre, ma qualcosa interruppe quella strana discussione, Edward era entrato distraendo entrambi
-La carrozza è pronta signore!-
Lasciò la presa con un ultimo sguardo implorante non poteva più trattenerla –promettimelo…-
-si ve lo prometto padre- e sparì rapida oltre la porta.

Era giusto così,Il signor Davenant chiuse gli occhi pensieroso,quelle strane voci, la gente cominciava a sospettare………,no, non poteva rimandare oltre, era necessario far tornare il medaglione nelle mani del legittimo proprietario, qualcosa turbò il suo animo, un brutto presentimento, quanto ancora poteva durare quella farsa.

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La proprietà dei de Bonnard era davvero immensa e si fermò a contemplarla qualche istante mentre la carrozza ripartiva per tornare a casa, le erano state concesse due ore prima che il signor Edward tornasse prontamente a riprenderla, suo padre non voleva rischiare lasciandola troppo a lungo lontana dalle sue mura.
Emozionata camminò lungo il viale che portava alla villa,il grande portone non era chiuso e quindi ne approfittò per entrare cauta, non c’era nessuno, neanche la servitù, cominciava a temere di aver sbagliato luogo quando un rumore proveniente dal piano di sopra la fece sussultare.
Poteva essere un qualunque membro della famiglia de Bonnard,magari lo stesso Justin. La scalinata che aveva di fronte era davvero allettante ma non poteva girovagare come se niente fosse tra le stanze di una casa che non era di sua proprietà. Forse la soluzione più semplice era uscire e aspettare che qualcuno si accorgesse della sua presenza
Un altro rumore la costrinse ad alzare lo sguardo, insomma oramai era li ,in ogni caso aveva sempre a disposizione la scusa della fanciulla sperduta e disperata
No non poteva tirarsi indietro, salì timidamente le scale, a ogni gradino il suo cuore accelerava il battito e quando riuscì finalmente ad arrivare in cima avvertì un odiosa sensazione di panico impadronirsi del suo corpo.
-Calma Isabelle…calma……..ma cosa stò facendo?-fece correre rapida lo sguardo da a destra a sinistra in cerca della via giusta
Il piano di sopra, era buio e i quadri appesi alle pareti inquietanti, non era stata un’ idea molto fortunata, troppe stanze era impossibile individuare quella giusta.
Camminava ancora sconsolata quando sentì delle voci sommesse provenire da quello che sembrava un piccolo studio, non era molto distante quindi si avvicinò e socchiuse piano la porta
-…… Justin?......-
Di fronte a lei e avvinghiato a una ragazza vide allibita il suo amore
-Isabelle?!- frettolosamente si allontanò dalla donna -che…….che ci fai qui?-cercava di mantenere la calma mentre guardava con isterismo prima Isabelle e poi la ragazza mora al suo fianco, quest’ultima sembrava piuttosto divertita.
-Justin……non capisco……-si appoggiò al tavolo che aveva vicino per resistere all’enorme colpo appena subito
-Non temere Isabelle cara te lo spiego io- Rose si avvicinò impercettibilmente alla sventurata
-Pensavi di essere l’unica per lui vero, povero tesoro, sei così bella eppure così ingenua, Justin è un uomo di mondo è normale che si intrattenga con più donne non trovi è sempre stato così e poi…..-
-Rose!-Justin interruppe preoccupato la ragazza che scoppiò in una risata sguaiata
Isabelle ignorò completamente Rose,tremava dalla collera e inchiodò il giovane con uno sguardo infuocato
-Tu non mi ami….non mi hai mai amata-
Non poteva più continuare a mentire era finita, chinò la testa per fuggire agli occhi adirati della bella Isabelle
-..No…….sei bellissima, la più bella ma………… non ti amo- che vigliacco non riusciva neanche a guardare negli occhi colei che aveva tradito
-Ma allora perché mi hai mentito …… perché volevi sposarmi?- ormai aveva perso il contegno degno di una vera gentildonna e si ritrovò ad urlare le ultime parole con una rabbia che fino a quel momento non aveva mai provato
Ancora una volta intervenne Rose precedendo il giovane che sembrava intento a cercare le parole giuste
-Una sola parola, intimità mia cara, non penso che avesse davvero intenzione di sposarti ma non è nella sua natura lasciarsi sfuggire una creatura così fuori dal comune, qualcosa doveva pur fare non poteva di certo prendersi una fanciulla così ben protetta e amata come se niente fosse, il fidanzamento era la scusa perfetta-
Questa volta Justin non la interruppe aveva colto nel segno, fu in quel momento che isabelle sentì scattare qualcosa in lei, d’un tratto realizzò tutto, le sue parole i suoi gesti, che sporco bugiardo.
Un terribile odio e ribrezzo per l’uomo che aveva davanti la invase e perse il controllo,tutto avvenne in pochi attimi, bastò il luccichio di un tagliacarte sul tavolo a cui era appoggiata per far scattare la vendetta.
Si lanciò in una corsa disperata con la lama del piccolo oggetto protesa verso l’uomo che l’aveva ferita, voleva solo una cosa, ucciderlo.
Ma Justin riuscì a bloccarle il braccio impadronendosi abilmente del tagliacarte che aveva nella mano, la ragazza cocciuta continuò a dimenarsi ,seppur disarmata, nel vano tentativo di colpirlo così il giovane la spinse all’indietro facendola cadere
A causa di quel gesto improvviso una manica del bel vestito color avorio si strappò e da sotto la seta comparve il marchio che in tutti quegli anni era rimasto nascosto.
-cos’è quello?- chiese interdetto
-è una scottatura-sussurrò mentre istintivamente copriva con la mano quel maledettissimo segno, perché rispondeva alle sue domande perché rimaneva li per terra umiliata e con il vestito strappato doveva andarsene e subito, le venne una terribile voglia di correre, senza meta, lontano e dimenticare tutto, si alzò e fuggì da quella casa e da Justin.
Nonostante il suo intento non riuscì ad andare molto lontano le scarpette facevano male e il vestito le impediva di correre decentemente, era arrivata fino alla costa, in un punto dove la terra saliva a formare una sorta di collina per poi scendere bruscamente ripida e rocciosa fino al mare.
Li si lasciò cadere ancora scossa e adirata.
Nessuno l’avrebbe più umiliata nessuno, poi stringendo a pugno le mani che poggiavano sulla terra umida prese una decisione
-IO NON AMERO’ PIU’ NESSUNO- urlò al vento
-questa è una promessa – gli occhi scuri determinati e orgogliosi – Miss Isabelle Davenant non amerà mai più- ora non aveva più nulla dire, nulla da fare, era completamente svuotata, si sdraiò per terra e raggomitolandosi su un lato lasciò che tutta la stanchezza che le era improvvisamente piombata addosso prendesse il sopravvento.
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Non era mai stata tanto scomoda in tutta la sua vita, con gli occhi ancora serrati cercava di ricordare qualcosa di molto importante, uno strano incubo, quando d’un tratto realizzò
-Oddio!-spalancò gli occhi accorgendosi improvvisamente di essere ancora sulla scogliera, aveva una strana sensazione, anzi si sentiva vagamente osservata così si voltò di scatto. Dietro di lei decine di uomini armati la scrutavano serissimi
-Non …… non sono stata io- i suoi pensieri volarono alla casa dei de Bonnard, a Justin e al tagliacarte
- signorina Isabelle Davenant lei è accusata di pirateria e per tale motivo verrà imprigionata e giustiziata-
-ma…se l’è cercata……..CHE COSA?-con gli occhi spalancati dalla sorpresa si rivolse all’uomo che aveva appena parlato
-io non ho mai visto un pirata …… sono una Davenant e..-
Fece molta fatica per alzarsi, sentiva qualcosa che tratteneva le sue braccia;si ritrovò legata a una tavola di legno molto pesante che le impediva alcuni movimenti, cominciò a temere che aggredire un uomo armata di tagliacarte potesse considerarsi un atto di pirateria
-signorina abbiamo effettuato le dovute ricerche, lei non è figlia dei signori Davenant, questa copertura è ormai inutile, dove è stata negl’ultimi quattro anni?-
- ma io sono una Davenant ……..e negli ultimi anni non mi sono mai spostata da casa mia accidenti!....il signor Justin de Bonnard può confermarlo- rispose decisa
-abbiamo già interrogato il signor de Bonnard, poche ore fa e non ne sa niente, sostiene di non averla mai vista – il comandante cominciava a perdere la pazienza
- non è possibile, che codardo mi conosce da molto tempo ……e comunque non avete nessuna prova i Davenant mi difenderanno!- era innocente nessuno poteva farle del male, era sicura che suo padre l’avrebbe liberata da quell’orribile situazione
-Miss Davenant, se così posso chiamarvi- si avvicinò alla ragazza sogghignando, aveva cambiato totalmente modo di fare nei suoi confronti – oh ma guardate, vi siete sporcata di fango, che triste spreco vedere una splendida creatura come voi ridotta tanto malamente, fuggivate da qualcosa non è vero, forse fuggivate da me-chinò la testa fino a toccarle l’orecchio con le labbra – mia cara i Davenant sono stati rinchiusi per aver aiutato un pirata e io ne ho le prove- sentì una mano posarsi sul braccio incatenato proprio in corrispondenza del marchio– una scottatura particolare quella che portate- sussurò
-è stato un incidente!-ancora quella macchia, non aveva la più pallida idea di come fosse comparsa sulla sua pelle,nessuno gliel’aveva detto, ricordava di averla sempre avuta, ma di certo una nobile donna del suo calibro non poteva far vedere una simile atrocità,per questo motivo l’aveva nascosta.
Il comandante lasciò la ragazza con un sorriso beffardo
-Sei colpevole!....prendetela -all’ordine i soldati si mossero pronti per trascinarla via
-Aspettate, non ho paura, io non ho fatto niente e avrò giustizia, vi seguirò con le mie gambe – alzò il mento fiera delle sue parole
i soldati però non presero in considerazione il suo coraggioso intervento e anzi puntarono verso Isabelle le sciabole con fare minaccioso, in quel preciso istante un’ idea le folgorò la mente
-D’altro canto se proprio devo scegliere tra morte certa e forse morte ma non so-indietreggiò pericolosamente fino a raggiungere il limite della costiera.
i soldati comandante compreso la guardavano allibiti senza capire le sue intenzioni
-preferisco di gran lunga forse morte ma non so ……… oh che maleducata quasi dimenticavo ….. con permesso-diede un ultima occhiata soddisfatta alla scena, felice di aver lasciato senza parole un esercito intero
-Adieu signori-
E si lasciò cadere all’indietro pronta a raggiungere il mare o almeno ci sperava seriamente
Si sentì un tonfo e poi più nulla, il comandante con qualcuno dei soldati raggiunse il posto dove pochi attimi prima c’era Isabelle.
Cercò di aguzzare lo sguardo per vedere se riusciva a scorgere qualcosa tra le onde, ma la ragazza sembrava sparita nel nulla, inghiottita dal mare.
-Quante probabilità ci sono che miss Davenant sia sopravissuta- chiese voltandosi verso uno dei suoi uomini
-beh considerando il fatto che il salto è spaventoso e che miss Davenant è caduta con le mani legate trascinandosi dietro una tavola di legno ,molto pesante direi ….-e si mise a contare sulle dita con aria intelligente -nessuna- la battuta provocò una crisi di risate collettiva
-molto bene un altro lavoro concluso nel migliore dei modi …….. suicidio……sono proprio curioso di sapere cosa dirà lord Davenant quando scoprirà cosa le è successo-
Isabelle continuava ad affondare, il terribile impatto con l’acqua le aveva fatto perdere i sensi, per la seconda volta, dopo diciannove anni si ritrovò in balia del mare.

Una nave dall’aspetto malandato galleggiava placidamente, lontana da ogni contatto con la terraferma, le vele chiare ricadevano morbidamente sugli alberi contrastando con il colore del legno
-signor Gibbs, perché la nave è ferma ?!- il capitano uscì dalla cabina e inchiodò Gibbs con lo sguardo –Rum finito, comprendi?- e per dimostrare ciò che aveva appena detto si mise ad agitare freneticamente la bottiglia che aveva in mano
-u…una donna!- con occhi incerti indicò un punto nel mare, non sapeva bene che reazione aspettarsi da Jack Sparrow, d'altronde era impossibile poter prevedere le sue mosse e questo lo sapeva bene
La bottiglia rimase sospesa a mezz’aria, pessimo segno ………. o no?
– una donna !-sussurrò acido avvicinando il viso a quello del nostromo;
insomma il capitano non doveva essere poi tanto dispiaciuto anzi sembrava quasi che volesse dirgli qualcosa di importante così protese l’orecchio pronto ad ascoltare
-LEVATE L’ANCORA, AMMAINATE LE VELE, ….-i suoi ordini ,urlati di buon grado raggiunsero puntualmente l’orecchio di Gibbs -riferite agli altri questo e tutto ciò che occorre per far salpare decentemente questa bagnarola-
-Ma…..-non riusciva proprio a capire
-su forza…….cosa fai ancora qua?.....tanto l’ultima goccia è mia- e tornò a litigare con la sua amata compagna che non voleva cedere
Con una grande frenesia tutta la ciurma escluso Jack si mise al lavoro per riportare la nave sulla giusta rotta, il vento favorevole soffiava spingendoli avanti velocemente, oramai avevano lasciato alle spalle l’interessante distrazione
Gibbs tornò ansante vicino alla cabina dove Jack depresso si era finalmente dichiarato sconfitto, la bottiglia era senza alcun dubbio vuota.
-Ma cosa….cosa succede ancora?-quasi faticava a parlare, cominciava a sentirsi troppo vecchio per i ritmi del capitano
-la seminiamo!!!- sereno e con gli occhi socchiusi si mise seduto a gambe incrociate lasciando che qualche treccia della sua strana capigliatura finisse davanti
-Capitano, quella donna sembrava svenuta ed era pure legata ……- niente poteva descrivere bene la sua espressione quanto il termine “senza parole”
-il fatto a mio parere non ha rilevanza, le donne portano guai, specialmente su una nave , specialmente se la suddetta nave è la mia nave e si da il caso che io al momento non voglia nessun genere di guaio femminile tra i piedi-
-Ma…ma…ma…..aveva un segno interessante sul braccio-ormai si era rassegnato, quella donna non aveva la minima possibilità di salvezza con un Jack Sparrow sobrio e di conseguenza nel suo momento peggiore ,quello era solo un triste ultimo tentativo, ma con sua sorpresa a quelle parole sollevò curioso la testa
-Un segno Gibbs?!, e che genere di segno?, no perché se si tratta di un segno segno non posso lasciare questo segno a qualcun’ altro che cerca segnalai, non che io stia cercando segnali, s’intende –
-Era un segno….e basta……credo- sospettoso lo scrutò serio, l’unica cosa certa è che non aveva mai visto una cosa del genere
-Perché non me l’hai detto subito………………..FERMI TUTTI SI TORNA INDIETRO-
Nessun pirata sollevò obiezioni e di nuovo si prepararono ad affrontare le dovute manovre, la fanciulla era salva,……..forse.
-Capitano,………. capitano!-parte dell’equipaggio continuava a chiamarlo ma Jack sembrava essersi estraniato in una sorta di mondo proprio, poi però risistemò la strana bussola che stava osservando e tornò alla realtà - hem si ….che c’è?- e si guardò intorno fintamente confuso
-abbiamo perso di vista la ragazza, non c’è più- affranti alcuni uomini continuavano a cercarla
-magari l’abbiamo investita- suggerì speranzoso
Ma il signor Gibbs lo distolse da quei lieti pensieri - No, eccola, capitano è da questa parte-
-mannaggia!- ora non poteva fare altro che raggiungere la parte opposta del ponte per accertarsi del triste evento.
E purtroppo eccola, sembrava quasi addormentata su una lastra di legno,e anche se i capelli disordinati le coprivano parte del viso si riuscivano comunque a scorgere i bei lineamenti
-non ha l’aria tanto viva-, - forse dovremmo ucciderla per porre fine alle sue sofferenze-, -che rara bellezza….un vero bocconcino-i pirati continuarono a parlottare tra di loro fino a quando il vero problema non venne a galla
-Capitano- chiesero all’unisono- come facciamo a portarla a bordo- le loro espressioni erano sinceramente preoccupate, nessuno aveva voglia di tuffarsi per recuperarla
-Non lo so, provate a pescarla ………. suggerirei di usare gioielli come esca, sembra che li trovino irresistibili- quindici paia di occhi lo guardarono male – che ho detto?....è l’assoluta verità-e si complimentò con se stesso per l’astuta trovata.

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Nonostante tutto il tempo impiegato per liberarla dalle catene, Isabelle non dava ancora segni di vita rimaneva li, sul ponte, immobile e pallida
-Forse dovremmo provare noi a rianimarla- azzardò un uomo mingherlino esaltato dall’idea
Stava per ricevere il pieno consenso di tutta la ciurma quando un flebile movimento riportò l’attenzione sulla fanciulla che lentamente aprì gli occhi. finalmente aveva ripreso conoscenza
Non appena riuscì a collegare tutti gli avvenimenti tra di loro si levò seduta guardandosi intorno ancora vagamente stordita
-Come è finita in mare signorina ………- cominciò Gibbs tentando di pensare al nome che ovviamente non sapeva
- Isabelle …….- concluse meccanicamente –Dove mi trovo?- non sapeva ancora se quello che la circondava fosse un sogno o potesse considerarsi realtà
Su una nave pirata gioia- questa volta fu lo stesso Jack a intervenire – e io sono Capitan Jack Sparrow- orgoglioso si posizionò a lato della fanciulla
Fu in quel momento che lei lo vide, la pelle scottata dal sole ,gli indumenti improbabili per non parlare poi dei capelli e di quelle strane ombre nere che portava intorno agli occhi
-Oddio, mi sento male- si sdraiò di nuovo portandosi un braccio sulla fronte, ma dove caspita era finita, il destino doveva proprio volerle male, non poteva essere così sfortunata.
-Si ma come è finita in mare?- ribadì ancora una volta il signor Gibbs
-Ho scelto forse morte ma non so- al momento non le veniva in mente nulla di più intelligente da dire
Trovava quell’ signor Gibbs estremamente seccante e inutile, insomma l’aveva interrotta nel bel mezzo di una riflessione molto importante sulla sua sorte , quindi non si impegnò più di tanto nella risposta
-Signor Gibbs traduci, io non capisco il donnese stretto-Jack sogghignò osservandolo di sottecchi
-E cosa ti fa pensare che io lo sappia- una risposta sfortunata la sua, ma se ne rese conto troppo tardi
–GIBBS-
suo malgadro il nostromo si concentrò per tentare un’ interpretazione di quello che aveva detto, se non altro per evitare le ire del capitano
-Non ne ho la più pallida idea, forse ha bevuto troppa acqua salata o magari la sua è solo demenza-
-HEI, MA COME OSA, io non sono affetta da demenza ne da altre patologie strane e se proprio vuole saperlo …- qualcosa però la costrinse ad abbassare lo sguardo, Jack le aveva preso il braccio e ora lo osservava con occhio critico -Signore la invito a levarmi cortesemente le mani di dosso- stava innervosendosi, quegli uomini non avevano rispetto di una gentildonna.
-invito non accettato tesoro, mia nave ,…mio comando e poi io ti ho salvata e quindi ho il diritto di fare ciò che voglio, c’è scritto nel regolamento-
-Ma di che regolamento stà parlando, accidenti io non le ho chiesto di salvarmi- questa volta l’agitazione la costrinse ad alzarsi mentre fulminava con lo sguardo il suo per così dire odioso salvatore
-Guarda che se vuoi ti rimetto dove ti ho trovata, non ci metto nulla sai-
-NO…………no la prego-
-ecco appunto ..-
Non poteva essere così spregevole non conosceva i pirati sapeva solo che erano criminali e per non rischiare lasciò che Jack finisse di esaminare la scottatura
-interessante …..Legatela all’albero maestro- Isabelle rimase scioccata si aspettava di tutto ma non quello
-Perdonami tesoro, è per la tua salute vedrai che ti rimetterai più velocemente in questo modo-
Allegro le diede le spalle abbandonandola ai suoi uomini
-Ma io stò benissimo…….e lasciatemi………Jack, jack Sparrow……io stò bene- le sue parole non lo toccarono minimamente, doveva andare a controllare nella sua cabina, era certo di aver visto quel simbolo sulla mappa che aveva rubato a Barbossa, proprio dove si poteva distintamente leggere …”fonte dell’eterna giovinezza”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nota dell’autrice :…….Perdonatemi questa è la mia prima Fan fiction in assoluto, non ho mai scritto sigh sigh……mi sono impegnata molto…… davvero!!!!……In questa prima parte non indagherò molto sulla personalità di Isabelle perché voglio che voi la conosciate gradualmente capitolo dopo capitolo…sn davvero contenta……non pensavo che potesse essere così bello scrivere!!^^…………………ovviamente so bene che ci sono errori ovunque e che riceverò molte critiche ma spero comunque di trovare tra queste anche qualche nota positiva……………BUONA LETTURA

  
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