CAPITOLO
PRIMO
Miss
Isabelle Davenant
Una
brezza calda soffiava da sud mentre il moto regolare delle
onde infrangeva una calma quasi irreale , il tempo ideale per chi amava
viaggiare in mare.
In lontananza un Veliero che non portava insegna si allontanava dalla
costa ;
l’imbarcazione ondeggiava lenta, le vele eleganti si
gonfiavano, ma nessun
rumore o schiamazzo giungeva da essa, l’equipaggio era
insolitamente silenzioso
come se temesse l’arrivo di un evento terribile , ma non si
trovavano in
pericolo, nulla in quel luogo avrebbe potuto minacciarli.
Sul ponte il capitano guardava adirato una donna che tra le braccia
stringeva
un piccolo fagotto, era disperata e gemeva inginocchiata di fronte a
quel
pirata crudele.
-Dobbiamo liberarcene e immediatamente- il tono di voce del capitano
non
ammetteva repliche
-ma è nostra figlia, non puoi fare una cosa del genere,
è tua figlia, è solo
una bambina- la donna singhiozzava nel vano tentativo di indurlo a
cambiare
idea.
-Lo sai benissimo, è stata maledetta, e io non ammetto sulla
mia nave la
presenza di qualcosa o qualcuno che possa in qualche modo mettere a
rischio la
mia vita e quella dei miei uomini, se vuoi rimanere a bordo obbedisci
all’
ordine, in fin dei conti l’errore è stato tuo e
tocca a te rimediare-
-… agli ordini …… mio …..
capitano- rassegnata chinò il capo prima di spostarsi
verso una scialuppa con le lacrime agli occhi.
-che madre snaturata scegliere l’amore, questa vita e
lasciare al proprio
destino una bimba innocente, ma sono certa che ce la farai Isabelle,
sei forte,
sei un pirata come me, come tuo padre e un giorno ti rivedrò
viva e bella come
non mai –
Quella
frase
sussurrata a mezza voce non la rendeva una persona migliore e questo lo
sapeva
bene, ma in qualche modo voleva salutarla, sapeva che il discorso
appena fatto
era solo una menzogna più per convincere se stessa che una
bambina incapace di
capire, oramai aveva deciso e si rendeva conto di cosa comportava
quello che
stava per fare: una vita schiacciata sotto il peso di un enorme errore.
Adagiò la piccola sul fondo dell’ imbarcazione e
le mise al collo un
medaglione, il medaglione di famiglia, quella famiglia che
l’aveva cresciuta e
curata e che lei aveva abbandonato per donare a quell’uomo
spietato la sua vita.
La bimba dormiva tranquilla del tutto ignara di quello che le sarebbe
successo,
- …. Calate … la scialuppa- Con la voce spezzata
dal dolore si aggrappò al
parapetto come per resistere alla tentazione di riprenderla con se
- au revoir mon trésor- la guardò per
un’ ultima volta, il visino pallido, il
ciuffetto di capelli rosso fuoco e quel piccolo segno sul braccio, la
causa di
tutte le sue disgrazie.
Nessuna parola accompagnò più il suo viaggio, era
sola, abbandonata a se
stessa, come era facile liberarsi di un problema, bastava lasciarlo
sparire
verso l’orizzonte, una degna fine per un pirata che non
poteva difendersi.
----------------------------------------------------------------------------------------
-Dobbiamo catturare tutti i sospetti, signori, non possiamo permettere
che i
pirati prendano il sopravvento-
L’ esercito stanco si preparò
all’ennesima perlustrazione mentre la voce
profonda del comandante riempiva la piazza dove si erano riuniti.
-ordine e disciplina ecco cosa occorre ……-
- correggimi se sono in errore Jhon- sussurrò un uomo
imparruccato – ma mi pare
che ultimamente non facciamo altro, perlustrazioni ….
Perlustrazioni …. E senza
risultato tra l’altro-l’espressione corrugata del
compagno si fermò sul
comandante che implacabile continuava a parlare
-già mi sembra piuttosto difficile trovare ciurme intere di
pirati qui nei
dintorni,di solito per quello che ne so io prediligono il mare, a
quanto pare
il governatore è un po’ fissato-
Ormai un brusio sommesso regnava sovrano nelle ultime file della
compagnia ma
qualcosa riportò il soldati all’ordine,il
comandante stava per concludere il
discorso
-Ora è giunto il momento di agire è importante
trovare indizi che ci portino a
loro-
Ascoltando quell’ultimo ordine l’esercito
abbandonò rumorosamente il posto e
partì per la spedizione.
Il potere che stavano acquistando i pirati era davvero allarmante e il
governo
faceva di tutto pur di proteggere le proprie terre , anche se a volte
questo
comportava ore e ore di vagabondaggio puro alla ricerca di qualcosa che
non
c’era.
Jhon camminava tranquillo vicino ai suoi compagni, sapeva che quella
missione
non aveva nulla di diverso da quelle affrontate in precedenza,inutile
come
sempre .
Stanco e afflitto continuava
a marciare senza
un lamento quando qualcosa catturò la sua attenzione, gli
era parso di sentire
in lontananza il pianto di un bambino,impossibile, erano molto lontani
dalla
città,doveva assolutamente controllare;Vinto dalla
curiosità si distaccò dal
gruppo per scendere silenzioso lungo un sentiero che portava dalla
costa alla
spiaggia sottostante.
Più si avvicinava e più l’incertezza
prima dimostrata si trasformava in
certezza, non ci volle molto per trovare l’artefice di quel
lamento; proveniva
da una piccola imbarcazione arenata sulla riva, non sembravano esserci
altre
persone e quindi si avvicinò abbassando la guardia, era
sorpreso e troppo
curioso per lasciare quel piccolo mistero irrisolto, voleva vedere con
i propri
occhi il bambino che aveva raggiunto da solo la terraferma.
Si portò vicino alla scialuppa, e lì, adagiato
sul fondo lo vide, era poco più
di un neonato doveva avere all’incirca un anno, non credeva
ai suoi occhi era
decisamente troppo piccolo per poter sopravvivere in balia del mare,
osservando
colpito quella piccola figura si accorse del medaglione che portava al
collo
,glielo tolse e se lo rigirò tra le mani, sul retro inciso
con grafia
irregolare e frettolosa c’era un nome
-ah …..figlia del mare ….. ti chiami Isabelle
vero? – la prese in braccio, era
certo che il comandante non avrebbe approvato il suo gesto ma poco gli
importava, non poteva lasciarla li, in quel momento però un
braccino scivolò
fuori dagli stracci in cui era avvolta e l’uomo vide
chiaramente un simbolo che
lo spaventò a morte, quel marchio proveniva dai pirati ne
era certo,la bambina
era in pericolo
- che razza di genitori ti sono capitati tatuarti e poi abbandonarti
così, è
proprio vero che i pirati sono dei criminali senza cuore, ma non temere
so cosa
fare, sono certo che i Davenant si prenderanno cura di te, ovviamente
meglio
nascondere il tatuaggio per il momento- detto questo strappo un piccolo
lembo
di straccio per bendare il braccino.
Era facile vedere il male solo nei pirati, e questo era un motivo in
più per odiarli
ma Jhon così come tutto l’esercito,
quell’agglomerato di marionette uguali tra
di loro, si era macchiato dei crimini più atroci; in nome
della pace erano
stati uccisi uomini, donne ma anche bambini innocenti e il suo gesto a
prima
vista altruista e buono sembrava solo un tentativo di redenzione come
se
salvare la vita di bambino legato ai pirati potesse liberalo dalle sue
colpe.
Nessuno in quel mondo era buono e nessuno cattivo, erano semplicemente
tutti in
cerca di una cosa, il dominio sul mare.
----------------------------------------------------------------------------------------
I Davenant, nobili e ricchi, abitavano in un enorme villa poco distante
dalla costa,
e non avendo eredi decisero di ascoltare le richieste del militare
accogliendo
alla fine Isabelle nella loro casa.
La bambina crebbe sotto un severo insegnamento che puntava a farla
diventare
una gentildonna a tutti gli effetti; distanza e sottomissione ecco come
doveva
essere una donna, le insegnarono la letteratura, la musica,
l’arte ma Isabelle
faticava a reprimere quella parte di se indomabile e disobbediente. non
riusciva a fare a meno di provare un’ insana attrazione per
tutto ciò che le
era vietato, in particolare nei confronti del mare, non aveva mai
capito perché
non le fosse concesso neppure avvicinarsi, viveva quasi segregata in
quell’odiosa villa, una sorta di prigione d’orata.
-Un vero peccato, dicono che miss Davenant sia bellissima,ma sembra che
la vita
di società non le interessi –
-concordo pienamente, ma penso proprio che andrò a farle
visita lo stesso,
voglio vedere di persona fino a che punto queste voci siano vere-
-sei sempre il solito, Justin-
Tre giovani uomini camminavano su una strada di periferia
chiacchierando
allegramente
-e quando pensi di andarci- sogghignò uno dei tre
-subito direi- justin si portò teatralmente sulla via che
portava alla villa
-non ho paura di una giovane donna lunatica, non saprà
resistermi-
Con passo deciso si incamminò, curioso e impaziente di
vedere colei che negli
ultimi tempi era finita al centro dei pettegolezzi con il suo fare
fuori dal
comune,molto probabilmente le voci sulla sua bellezza dovevano essere
vere ma
erano quelle che descrivevano il suo carattere a preoccuparlo
seriamente.
----------------------------------------------------------------------------------------
-Miss
Davenant, miss Davenant ……- una cameriera
affannata giunse di corsa fino alla
sua camera
-Miss Davenant ……-
- Cosa succede Marie?-
Marie aprì la porta inchinandosi di fronte a miss Isabelle
che pigramente si
stava pettinando i capelli
-C’è un giovane uomo che chiede di lei, un certo
de Bonnard, cosa devo fare ?-
chiese titubante, conoscendo fin troppo bene i suoi modi
-Che scocciatura…..va bene…….. puoi
dirgli che lo incontreò –
La cameriera, sorpresa, si inchinò un’altra volta
prima di allontanarsi
,Isabelle doveva essere particolarmente di buon umore o molto annoiata
per
consentire questo privilegio a de Bonnard .
Quando Justin de Bonnard la vide per la prima volta
sussultò, tutto quello che
era stato detto sulla sua bellezza, non era vero, non le rendeva
giustizia, non
aveva mai visto una creatura così bella e fiera, in cima
alla grande scalinata
osservava distaccata il suo visitatore ; I capelli rossi raccolti in un
acconciatura complicata e la figura esile imprigionata in un vestito
all’ultima
moda nascondevano perfettamente la sua vera natura.
-miss Davenant, è..è un piacere fare la sua
conoscenza- il giovane non si
sentiva più tanto sicuro del proprio fascino come lo era
stato poco prima con i
suoi allegri compari.
Isabelle sorrise compiaciuta, sapeva di averlo colpito, forse avrebbe
aspettato
un po’ prima di cacciarlo, doveva ammetterlo non era poi
così male, mentre
proseguiva lungo la scala lo guardava sempre più ammirata,
ma qualcosa andò
storto nella sua fatata discesa, mancavano ancora pochi scalini quando
un
nastro della lunga gonna andò a impigliarsi sotto la
scarpetta, se ne rese
conto troppo tardi, ormai aveva già perso
l’equilibrio e in una frazione di
secondo si ritrovò ai piedi del giovane
-ahi………ahi…….ahi-
-Tutto bene signorina ??-Justin si piegò scrutando
preoccupato la ragazza che
ancora cercava di liberare la scarpa
-accidenti vestito inutile e orrendo- seduta per terra insultava
affranta, quel
vestito pieno di nastri e lacci
-signorina?-
-oh…
hem……..si……….cioè……..certo-
sollevò di scatto la testa trovandosi faccia a
faccia con il giovane, le sue guancie si infiammarono
-Ovviamente non sono caduta, stavo solo cercando la giusta prospettiva
lei da
qui è molto più affascinante-
Il ragazzo rise sollevato, non sembrava così irraggiungibile
come dicevano
-Io sono Justin de Bonnard come voi avrete di certo capito- e le porse
la mano
per aiutarla ad alzarsi.
Quel primo incontro diede vita ad una profonda amicizia, il giovane la
incontrava ogni giorno coprendola di regali e attenzioni e Isabelle
compiaciuta
si intratteneva con lui per ore, non conosceva nulla al di fuori delle
mura e dei
giardini di villa Davenant e quel dolce intrattenimento
l’aiutava a spezzare
una quotidianità altrimenti noiosa e insopportabile, col
tempo,colpita da quei
teneri gesti, se ne infatuò com’era giusto che
fosse, ma il suo errore più
grande fu scambiare quel sentimento superficiale per amore, Isabelle
Davenant
ancora non conosceva il vero significato di quella parola terribile
quanto
perfetta
-isabelle……ti
chiedo solo un bacio
suvvia- La giovane osservava contrariata Justin mentre tentava di
avvicinarsi
alla sua persona
-Non
mi sembra il
caso……….-sussurò a
denti stretti,che imbarazzo, non aveva la minima intenzione di
assecondare
quella richiesta, non le sembrava il momento adatto
-Dimmi
allora cosa devo fare per ottenere
questo privilegio- il teatrale inchino del giovane irritò
profondamente Isabelle
ma cercò comunque di nascondere il suo disappunto
-Ebbene……………….vediamo……………..dovete
sposarmi- un sorriso tremò sulle sue labbra, la richiesta
era tanto assurda che
sperava di indurlo a desistere
-Per
un bacio
soltanto?..................oh se è questo che volete
sarò lieto di
accontentarvi – Una risata melodiosa irradiò
l’atmosfera
-No
Isabelle sono
serio……………….vuoi
sposarmi?-
la giovane che ancora rideva di gusto si immobilizzò
sconvolta, no, doveva aver
capito male
-cosa?...............io-
lo sguardo profondo
e pieno di desiderio di Justin terrorizzò il suo spirito,
non stava scherzando
-
Ci conosciamo da tempo ormai e devo
ammettere che tu mi hai rubato il cuore dal primo istante- dei passi
lontani dissiparono
l’atmosfera testa e carica di aspettative che si era creata
-Justin…………………è
molto tardi…..-Quello era
un chiaro invito ad abbandonare la villa, il giovane la
guardò vagamente deluso
e addolorato.
-Come
volete……..miss Isabelle!- con un
cenno di saluto lasciò Isabelle sola con i suoi pensieri
Non
l’aveva cacciato per cattiveria,
quella richiesta l’aveva spaventata, certo lei era sicura di
amarlo, e non aveva
mai fatto mistero di ciò, ma non era pronta per sentire quelle parole
tanto meno per
rispondere
---------------------------------------------------------------------------------------
-Marie credi che Justin tornerà da me?- con gli occhi
arrossati dal pianto
guardava triste la sua cameriera
-Voi siete molto confusa e poco decisa miss Isabelle, prima lo cacciate
e poi vi
chiedede se il signor justin possa in qualche modo tornare da voi-
Quelle parole troppo sincere fecero sprofondare isabelle nella
depressione più
totale, Marie intuendo di aver appena commesso un grave errore per
evitare un
licenziamento seduta stante cercò di consolarla
- ma se il signor Justin tiene alla vostra persona è molto
probabile che si ripresenti
alla porta, oppure voi dovreste pensare alla risposta e poi andare di
persona a
comunicargliela non credete?-
La giovane Isabelle si lasciò cadere tra i morbidi cuscini
del suo letto
-Forse hai ragione Marie, forse hai ragione ……
ora puoi andare devo pensare-
---------------------------------------------------------------------------------------
Isabelle si svegliò presto quella mattina, era agitata,
nella lunga e
tormentata notte passata a ragionare sul suo futuro era giunta ad una
conclusione, e la sua risposta era si, ora non aveva più
dubbi o incertezze
voleva solo ritrovare Justin e chiedergli perdono
-Marie?.... Marie?.........dove sei Marie?- volava leggera lungo i
corridoi
alla disperata ricerca della sua domestica – Marie?....dove
caspita ti nascondi
quando mi servi ?- non si era neppure accorta di indossare ancora la
veste da
notte, non le importava
-signorina, cosa succede?- lo straccio dell’ argenteria le
cadde dalle mani per
la sorpresa
- oh eccoti finalmente, aiutami a prepararmi , devo incontrare mio
padre più
tardi- l’espressione raggiante mise all’erta la
povera Marie, che temeva di
aver parlato troppo la sera precedente
-Vostro padre?!.....come vuolete signorina-
Ore e ore passate a preparasi in una stanza che pareva quella delle
torture
l’avevano annoiata da morire ma ne era valsa la pena, era
perfetta, un angelo,
così l’aveva definita Marie, effettivamente quel
vestito bianco avorio le stava
molto bene ma dannazione era terribilmente scomodo,una volta aggiustati gli
ultimi particolari
decise di abbandonare la domestica
Non aveva più tempo doveva raggiungere suo padre,preoccupata
strabuzzò gli
occhi, la cosa doveva rivelarsi alquanto semplice, bastava mantenere la
calma e
formulare frasi corrette ma a quel punto non ne era neanche
più sicura
Purtroppo la strada che separava la sua camera dallo studio dove si era
rintanato il signor Davenant non era molto lunga,e prendere tempo
fermandosi
ogni due passi non servì a nulla, aveva raggiunto comunque
lo studio ma con una
dose di nervosismo in più, fino a quel momento non si era
mai dimostrata quel
che si dice coraggiosa in questo genere di cose, preferiva evitare i
momenti
imbarazzanti ma non aveva scelta doveva agire, bussò incerta
alla porta.
-prego entrate- la voce del padre la fece deglutire ma facendosi forza
riuscì
alla fine ad aprire la porta.
- hem padre…….-lo sguardo si era fissato su un
punto poco interessante del
pavimento
-Isabelle…cara, cosa fate qui?-disse nascondendo rapidamente
un piccolo oggetto
che aveva tra le mani
-ho bisogno del vostro permesso….io…..si io
voglio raggiungere Justin, ho
sbagliato e voglio rimediare-
- ma bambina mia è incosciente…sai
perfettamente….-lo sguardo adirato di
Isabelle incontrò quello del padre per un istante
-so cosa…?… di essere stata imprigionata fino ad
oggi in una casa per motivi a
me oscuri , io non ho mai chiesto niente, ora voglio poter scegliere e
io ho
scelto, lasciatemi andare-
-ma ma non puoi andar…..non puoi-l’uomo cercava in
tutti i modi di trovare una
scusa valida, sapeva di averla imprigionata per il suo bene, per quel
marchio
che nascondeva sotto la manica lunga, per la sua natura e per il
terrore che
qualcuno potesse scoprire il segreto ma non poteva dirle niente, non
voleva
rivelare alla giovane che in realtà lui e la signora
Davenant non erano i suoi
veri genitori
-vi prego….padre vi prego- gli occhi disperati della figlia
non gli diedero
scelta
Si rassegnò di fronte all’evidenza non poteva fare
più nulla, doveva chiamare
un domestico
-Edward! – un uomo corpulento di media statura
entrò inchinandosi leziosamente
-signor Davenant ?-
-preparate una carrozza, mia figlia deve andare immediatamente nella
proprietà
dei de Bonnard-
Stanco passò le mani sulle tempie, in fondo
l’aveva sempre saputo non poteva
tenerla rinchiusa a vita
-vi ringrazio con tutto il cuore- Isabelle sorrideva guardando il padre
piena
di gratitudine era finita, ora poteva andare, uscire veramente per la
prima
volta, non riusciva a crederci, quando fece per andarsene
però il padre la
trattene per un braccio
-Aspetta…..tieni….. questo ti appartiene- con
tristezza le mise al collo uno
strano medaglione su cui era inciso il suo nome
-Ma cosa?-non riusciva a capire non aveva mai visto
quell’oggetto
-ti prego piccola mia non aprirlo adesso
……più avanti non ora, lo apriremo
insieme promettimelo-
Isabelle guardava sconvolta il padre, ma qualcosa interruppe quella
strana
discussione, Edward era entrato distraendo entrambi
-La carrozza è pronta signore!-
Lasciò la presa con un ultimo sguardo implorante non poteva
più trattenerla
–promettimelo…-
-si ve lo prometto padre- e sparì rapida oltre la porta.
Era
giusto così,Il signor Davenant chiuse
gli occhi pensieroso,quelle strane voci, la gente cominciava a
sospettare………,no,
non poteva rimandare oltre, era necessario far tornare il medaglione
nelle mani
del legittimo proprietario, qualcosa turbò il suo animo, un
brutto
presentimento, quanto ancora poteva durare quella farsa.
--------------------------------------------------------------------------------------
La proprietà dei de Bonnard era davvero immensa e si
fermò a contemplarla
qualche istante mentre la carrozza ripartiva per tornare a casa, le
erano state
concesse due ore prima che il signor Edward tornasse prontamente a
riprenderla,
suo padre non voleva rischiare lasciandola troppo a lungo lontana dalle
sue
mura.
Emozionata camminò lungo il viale che portava alla villa,il
grande portone non
era chiuso e quindi ne approfittò per entrare cauta, non
c’era nessuno, neanche
la servitù, cominciava a temere di aver sbagliato luogo
quando un rumore
proveniente dal piano di sopra la fece sussultare.
Poteva essere un qualunque membro della famiglia de Bonnard,magari lo
stesso
Justin. La scalinata che aveva di fronte era davvero allettante ma non
poteva
girovagare come se niente fosse tra le stanze di una casa che non era
di sua
proprietà. Forse la soluzione più semplice era
uscire e aspettare che qualcuno
si accorgesse della sua presenza
Un altro rumore la costrinse ad alzare lo sguardo, insomma oramai era
li ,in
ogni caso aveva sempre a disposizione la scusa della fanciulla sperduta
e
disperata
No non poteva tirarsi indietro, salì timidamente le scale, a
ogni gradino il
suo cuore accelerava il battito e quando riuscì finalmente
ad arrivare in cima
avvertì un odiosa sensazione di panico impadronirsi del suo
corpo.
-Calma Isabelle…calma……..ma cosa
stò facendo?-fece correre rapida lo sguardo da
a destra a sinistra in cerca della via giusta
Il piano di sopra, era buio e i quadri appesi alle pareti inquietanti,
non era
stata un’ idea molto fortunata, troppe stanze era impossibile
individuare
quella giusta.
Camminava ancora sconsolata quando sentì delle voci sommesse
provenire da
quello che sembrava un piccolo studio, non era molto distante quindi si
avvicinò e socchiuse piano la porta
-…… Justin?......-
Di fronte a lei e avvinghiato a una ragazza vide allibita il suo amore
-Isabelle?!- frettolosamente si allontanò dalla donna
-che…….che ci fai
qui?-cercava di mantenere la calma mentre guardava con isterismo prima
Isabelle
e poi la ragazza mora al suo fianco, quest’ultima sembrava
piuttosto divertita.
-Justin……non capisco……-si
appoggiò al tavolo che aveva vicino per resistere
all’enorme colpo appena subito
-Non temere Isabelle cara te lo spiego io- Rose si avvicinò
impercettibilmente
alla sventurata
-Pensavi di essere l’unica per lui vero, povero tesoro, sei
così bella eppure
così ingenua, Justin è un uomo di mondo
è normale che si intrattenga con più
donne non trovi è sempre stato così e
poi…..-
-Rose!-Justin interruppe preoccupato la ragazza che scoppiò
in una risata
sguaiata
Isabelle ignorò completamente Rose,tremava dalla collera e
inchiodò il giovane
con uno sguardo infuocato
-Tu non mi ami….non mi hai mai amata-
Non poteva più continuare a mentire era finita,
chinò la testa per fuggire agli
occhi adirati della bella Isabelle
-..No…….sei bellissima, la più bella
ma………… non ti amo- che
vigliacco non
riusciva neanche a guardare negli occhi colei che aveva tradito
-Ma allora perché mi hai mentito ……
perché volevi sposarmi?- ormai aveva perso
il contegno degno di una vera gentildonna e si ritrovò ad
urlare le ultime
parole con una rabbia che fino a quel momento non aveva mai provato
Ancora una volta intervenne Rose precedendo il giovane che sembrava
intento a
cercare le parole giuste
-Una sola parola, intimità mia cara, non penso che avesse
davvero intenzione di
sposarti ma non è nella sua natura lasciarsi sfuggire una
creatura così fuori
dal comune, qualcosa doveva pur fare non poteva di certo prendersi una
fanciulla così ben protetta e amata come se niente fosse, il
fidanzamento era
la scusa perfetta-
Questa volta Justin non la interruppe aveva colto nel segno, fu in quel
momento
che isabelle sentì scattare qualcosa in lei, d’un
tratto realizzò tutto, le sue
parole i suoi gesti, che sporco bugiardo.
Un terribile odio e ribrezzo per l’uomo che aveva davanti la
invase e perse il
controllo,tutto avvenne in pochi attimi, bastò il luccichio
di un tagliacarte
sul tavolo a cui era appoggiata per far scattare la vendetta.
Si lanciò in una corsa disperata con la lama del piccolo
oggetto protesa verso
l’uomo che l’aveva ferita, voleva solo una cosa,
ucciderlo.
Ma Justin riuscì a bloccarle il braccio impadronendosi
abilmente del
tagliacarte che aveva nella mano, la ragazza cocciuta
continuò a dimenarsi
,seppur disarmata, nel vano tentativo di colpirlo così il
giovane la spinse
all’indietro facendola cadere
A causa di quel gesto improvviso una manica del bel vestito color
avorio si
strappò e da sotto la seta comparve il marchio che in tutti
quegli anni era
rimasto nascosto.
-cos’è quello?- chiese interdetto
-è una scottatura-sussurrò mentre istintivamente
copriva con la mano quel
maledettissimo segno, perché rispondeva alle sue domande
perché rimaneva li per
terra umiliata e con il vestito strappato doveva andarsene e subito, le
venne
una terribile voglia di correre, senza meta, lontano e dimenticare
tutto, si
alzò e fuggì da quella casa e da Justin.
Nonostante il suo intento non riuscì ad andare molto lontano
le scarpette
facevano male e il vestito le impediva di correre decentemente, era
arrivata
fino alla costa, in un punto dove la terra saliva a formare una sorta
di
collina per poi scendere bruscamente ripida e rocciosa fino al mare.
Li si lasciò cadere ancora scossa e adirata.
Nessuno l’avrebbe più umiliata nessuno, poi
stringendo a pugno le mani che
poggiavano sulla terra umida prese una decisione
-IO NON AMERO’ PIU’ NESSUNO- urlò al
vento
-questa è una promessa – gli occhi scuri
determinati e orgogliosi – Miss
Isabelle Davenant non amerà mai più- ora non
aveva più nulla dire, nulla da
fare, era completamente svuotata, si sdraiò per terra e
raggomitolandosi su un
lato lasciò che tutta la stanchezza che le era
improvvisamente piombata addosso
prendesse il sopravvento.
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------
Non era mai stata tanto scomoda in tutta la sua vita, con gli occhi
ancora
serrati cercava di ricordare qualcosa di molto importante, uno strano
incubo,
quando d’un tratto realizzò
-Oddio!-spalancò gli occhi accorgendosi improvvisamente di
essere ancora sulla
scogliera, aveva una strana sensazione, anzi si sentiva vagamente
osservata così
si voltò di scatto. Dietro di lei decine di uomini armati la
scrutavano
serissimi
-Non …… non sono stata io- i suoi pensieri
volarono alla casa dei de Bonnard, a
Justin e al tagliacarte
- signorina Isabelle Davenant lei è accusata di pirateria e
per tale motivo
verrà imprigionata e giustiziata-
-ma…se l’è
cercata……..CHE COSA?-con gli occhi spalancati
dalla sorpresa si
rivolse all’uomo che aveva appena parlato
-io non ho mai visto un pirata …… sono una
Davenant e..-
Fece molta fatica per alzarsi, sentiva qualcosa che tratteneva le sue
braccia;si ritrovò legata a una tavola di legno molto
pesante che le impediva
alcuni movimenti, cominciò a temere che aggredire un uomo
armata di tagliacarte
potesse considerarsi un atto di pirateria
-signorina abbiamo effettuato le dovute ricerche, lei non è
figlia dei signori
Davenant, questa copertura è ormai inutile, dove
è stata negl’ultimi quattro
anni?-
- ma io sono una Davenant ……..e negli ultimi anni
non mi sono mai spostata da
casa mia accidenti!....il signor Justin de Bonnard può
confermarlo- rispose
decisa
-abbiamo già interrogato il signor de Bonnard, poche ore fa
e non ne sa niente,
sostiene di non averla mai vista – il comandante cominciava a
perdere la
pazienza
- non è possibile, che codardo mi conosce da molto tempo
……e comunque non avete
nessuna prova i Davenant mi difenderanno!- era innocente nessuno poteva
farle
del male, era sicura che suo padre l’avrebbe liberata da
quell’orribile
situazione
-Miss Davenant, se così posso chiamarvi- si
avvicinò alla ragazza sogghignando,
aveva cambiato totalmente modo di fare nei suoi confronti –
oh ma guardate, vi
siete sporcata di fango, che triste spreco vedere una splendida
creatura come
voi ridotta tanto malamente, fuggivate da qualcosa non è
vero, forse fuggivate
da me-chinò la testa fino a toccarle l’orecchio
con le labbra – mia cara i
Davenant sono stati rinchiusi per aver aiutato un pirata e io ne ho le
prove-
sentì una mano posarsi sul braccio incatenato proprio in
corrispondenza del
marchio– una scottatura particolare quella che portate-
sussurò
-è stato un incidente!-ancora quella macchia, non aveva la
più pallida idea di
come fosse comparsa sulla sua pelle,nessuno gliel’aveva
detto, ricordava di
averla sempre avuta, ma di certo una nobile donna del suo calibro non
poteva
far vedere una simile atrocità,per questo motivo
l’aveva nascosta.
Il comandante lasciò la ragazza con un sorriso beffardo
-Sei colpevole!....prendetela -all’ordine i soldati si
mossero pronti per
trascinarla via
-Aspettate, non ho paura, io non ho fatto niente e avrò
giustizia, vi seguirò
con le mie gambe – alzò il mento fiera delle sue
parole
i soldati però non presero in considerazione il suo
coraggioso intervento e
anzi puntarono verso Isabelle le sciabole con fare minaccioso, in quel
preciso istante
un’ idea le folgorò la mente
-D’altro canto se proprio devo scegliere tra morte certa e
forse morte ma non
so-indietreggiò pericolosamente fino a raggiungere il limite
della costiera.
i soldati comandante compreso la guardavano allibiti senza capire le
sue
intenzioni
-preferisco di gran lunga forse morte ma non so
……… oh che maleducata quasi
dimenticavo ….. con permesso-diede un ultima occhiata
soddisfatta alla scena,
felice di aver lasciato senza parole un esercito intero
-Adieu signori-
E si lasciò cadere all’indietro pronta a
raggiungere il mare o almeno ci
sperava seriamente
Si sentì un tonfo e poi più nulla, il comandante
con qualcuno dei soldati
raggiunse il posto dove pochi attimi prima c’era Isabelle.
Cercò di aguzzare lo sguardo per vedere se riusciva a
scorgere qualcosa tra le
onde, ma la ragazza sembrava sparita nel nulla, inghiottita dal mare.
-Quante probabilità ci sono che miss Davenant sia
sopravissuta- chiese
voltandosi verso uno dei suoi uomini
-beh considerando il fatto che il salto è spaventoso e che
miss Davenant è
caduta con le mani legate trascinandosi dietro una tavola di legno
,molto
pesante direi ….-e si mise a contare sulle dita con aria
intelligente -nessuna-
la battuta provocò una crisi di risate collettiva
-molto bene un altro lavoro concluso nel migliore dei modi
…….. suicidio……sono
proprio curioso di sapere cosa dirà lord Davenant quando
scoprirà cosa le è
successo-
Isabelle continuava ad affondare, il terribile impatto con
l’acqua le aveva
fatto perdere i sensi, per la seconda volta, dopo diciannove anni si
ritrovò in
balia del mare.
Una
nave dall’aspetto malandato
galleggiava placidamente, lontana da ogni contatto con la terraferma,
le vele
chiare ricadevano morbidamente sugli alberi contrastando con il colore
del
legno
-signor Gibbs, perché la nave è ferma ?!- il
capitano uscì dalla cabina e
inchiodò Gibbs con lo sguardo –Rum finito,
comprendi?- e per dimostrare ciò che
aveva appena detto si mise ad agitare freneticamente la bottiglia che
aveva in
mano
-u…una donna!- con occhi incerti indicò un punto
nel mare, non sapeva bene che
reazione aspettarsi da Jack Sparrow, d'altronde era impossibile poter
prevedere
le sue mosse e questo lo sapeva bene
La bottiglia rimase sospesa a mezz’aria, pessimo segno
………. o no?
– una donna !-sussurrò acido avvicinando il viso a
quello del nostromo;
insomma il capitano non doveva essere poi tanto dispiaciuto anzi
sembrava quasi
che volesse dirgli qualcosa di importante così protese
l’orecchio pronto ad ascoltare
-LEVATE L’ANCORA, AMMAINATE LE VELE, ….-i suoi
ordini ,urlati di buon grado
raggiunsero puntualmente l’orecchio di Gibbs -riferite agli
altri questo e
tutto ciò che occorre per far salpare decentemente questa
bagnarola-
-Ma…..-non riusciva proprio a capire
-su forza…….cosa fai ancora qua?.....tanto
l’ultima goccia è mia- e tornò a
litigare con la sua amata compagna che non voleva cedere
Con una grande frenesia tutta la ciurma escluso Jack si mise al lavoro
per
riportare la nave sulla giusta rotta, il vento favorevole soffiava
spingendoli
avanti velocemente, oramai avevano lasciato alle spalle
l’interessante
distrazione
Gibbs tornò ansante vicino alla cabina dove Jack depresso si
era finalmente
dichiarato sconfitto, la bottiglia era senza alcun dubbio vuota.
-Ma cosa….cosa succede ancora?-quasi faticava a parlare,
cominciava a sentirsi
troppo vecchio per i ritmi del capitano
-la seminiamo!!!- sereno e con gli occhi socchiusi si mise seduto a
gambe
incrociate lasciando che qualche treccia della sua strana capigliatura
finisse
davanti
-Capitano, quella donna sembrava svenuta ed era pure legata
……- niente poteva
descrivere bene la sua espressione quanto il termine “senza
parole”
-il fatto a mio parere non ha rilevanza, le donne portano guai,
specialmente su
una nave , specialmente se la suddetta nave è la mia nave e
si da il caso che
io al momento non voglia nessun genere di guaio femminile tra i piedi-
-Ma…ma…ma…..aveva un segno
interessante sul braccio-ormai si era rassegnato,
quella donna non aveva la minima possibilità di salvezza con
un Jack Sparrow
sobrio e di conseguenza nel suo momento peggiore ,quello era solo un
triste
ultimo tentativo, ma con sua sorpresa a quelle parole
sollevò curioso la testa
-Un segno Gibbs?!, e che genere di segno?, no perché se si
tratta di un segno
segno non posso lasciare questo segno a qualcun’ altro che
cerca segnalai, non
che io stia cercando segnali, s’intende –
-Era un segno….e basta……credo-
sospettoso lo scrutò serio, l’unica cosa certa
è
che non aveva mai visto una cosa del genere
-Perché non me l’hai detto
subito………………..FERMI
TUTTI SI TORNA INDIETRO-
Nessun pirata sollevò obiezioni e di nuovo si prepararono ad
affrontare le
dovute manovre, la fanciulla era salva,……..forse.
-Capitano,………. capitano!-parte
dell’equipaggio continuava a chiamarlo ma Jack
sembrava essersi estraniato in una sorta di mondo proprio, poi
però risistemò
la strana bussola che stava osservando e tornò alla
realtà - hem si ….che c’è?-
e si guardò intorno fintamente confuso
-abbiamo perso di vista la ragazza, non c’è
più- affranti alcuni uomini
continuavano a cercarla
-magari l’abbiamo investita- suggerì speranzoso
Ma il signor Gibbs lo distolse da quei lieti pensieri - No, eccola,
capitano è
da questa parte-
-mannaggia!- ora non poteva fare altro che raggiungere la parte opposta
del
ponte per accertarsi del triste evento.
E purtroppo eccola, sembrava quasi addormentata su una lastra di
legno,e anche
se i capelli disordinati le coprivano parte del viso si riuscivano
comunque a
scorgere i bei lineamenti
-non ha l’aria tanto viva-, - forse dovremmo ucciderla per
porre fine alle sue
sofferenze-, -che rara bellezza….un vero bocconcino-i pirati
continuarono a
parlottare tra di loro fino a quando il vero problema non venne a galla
-Capitano- chiesero all’unisono- come facciamo a portarla a
bordo- le loro
espressioni erano sinceramente preoccupate, nessuno aveva voglia di
tuffarsi
per recuperarla
-Non lo so, provate a pescarla ……….
suggerirei di usare gioielli come esca,
sembra che li trovino irresistibili- quindici paia di occhi lo
guardarono male
– che ho detto?....è l’assoluta
verità-e si complimentò con se stesso per
l’astuta trovata.
----------------------------------------------------------------------------------------
Nonostante tutto il tempo impiegato per liberarla dalle catene,
Isabelle non
dava ancora segni di vita rimaneva li, sul ponte, immobile e pallida
-Forse dovremmo provare noi a rianimarla- azzardò un uomo
mingherlino esaltato
dall’idea
Stava per ricevere il pieno consenso di tutta la ciurma quando un
flebile
movimento riportò l’attenzione sulla fanciulla che
lentamente aprì gli occhi.
finalmente aveva ripreso conoscenza
Non appena riuscì a collegare tutti gli avvenimenti tra di
loro si levò seduta
guardandosi intorno ancora vagamente stordita
-Come è finita in mare signorina
………- cominciò Gibbs
tentando di pensare al nome
che ovviamente non sapeva
- Isabelle …….- concluse meccanicamente
–Dove mi trovo?- non sapeva ancora se
quello che la circondava fosse un sogno o potesse considerarsi
realtà
Su una nave pirata gioia- questa volta fu lo stesso Jack a intervenire
– e io
sono Capitan Jack Sparrow- orgoglioso si posizionò a lato
della fanciulla
Fu in quel momento che lei lo vide, la pelle scottata dal sole ,gli
indumenti
improbabili per non parlare poi dei capelli e di quelle strane ombre
nere che
portava intorno agli occhi
-Oddio, mi sento male- si sdraiò di nuovo portandosi un
braccio sulla fronte,
ma dove caspita era finita, il destino doveva proprio volerle male, non
poteva
essere così sfortunata.
-Si ma come è finita in mare?- ribadì ancora una
volta il signor Gibbs
-Ho scelto forse morte ma non so- al momento non le veniva in mente
nulla di
più intelligente da dire
Trovava quell’ signor Gibbs estremamente seccante e inutile,
insomma l’aveva
interrotta nel bel mezzo di una riflessione molto importante sulla sua
sorte , quindi
non si impegnò più di tanto nella risposta
-Signor Gibbs traduci, io non capisco il donnese stretto-Jack
sogghignò
osservandolo di sottecchi
-E cosa ti fa pensare che io lo sappia- una risposta sfortunata la sua,
ma se
ne rese conto troppo tardi
–GIBBS-
suo malgadro il nostromo si concentrò per tentare
un’ interpretazione di quello
che aveva detto, se non altro per evitare le ire del capitano
-Non ne ho la più pallida idea, forse ha bevuto troppa acqua
salata o magari la
sua è solo demenza-
-HEI, MA COME OSA, io non sono affetta da demenza ne da altre patologie
strane
e se proprio vuole saperlo …- qualcosa però la
costrinse ad abbassare lo
sguardo, Jack le aveva preso il braccio e ora lo osservava con occhio
critico
-Signore la invito a levarmi cortesemente le mani di dosso- stava
innervosendosi, quegli uomini non avevano rispetto di una gentildonna.
-invito non accettato tesoro, mia nave ,…mio comando e poi
io ti ho salvata e
quindi ho il diritto di fare ciò che voglio,
c’è scritto nel regolamento-
-Ma di che regolamento stà parlando, accidenti io non le ho
chiesto di
salvarmi- questa volta l’agitazione la costrinse ad alzarsi
mentre fulminava
con lo sguardo il suo per così dire odioso salvatore
-Guarda che se vuoi ti rimetto dove ti ho trovata, non ci metto nulla
sai-
-NO…………no la prego-
-ecco appunto ..-
Non poteva essere così spregevole non conosceva i pirati
sapeva solo che erano
criminali e per non rischiare lasciò che Jack finisse di
esaminare la
scottatura
-interessante …..Legatela all’albero maestro-
Isabelle rimase scioccata si
aspettava di tutto ma non quello
-Perdonami tesoro, è per la tua salute vedrai che ti
rimetterai più velocemente
in questo modo-
Allegro le diede le spalle abbandonandola ai suoi uomini
-Ma io stò benissimo…….e
lasciatemi………Jack, jack
Sparrow……io stò bene- le sue
parole non lo toccarono minimamente, doveva andare a controllare nella
sua
cabina, era certo di aver visto quel simbolo sulla mappa che aveva
rubato a
Barbossa, proprio dove si poteva distintamente leggere
…”fonte dell’eterna
giovinezza”.
Nota
dell’autrice :…….Perdonatemi questa
è la mia prima Fan fiction in assoluto, non ho mai scritto
sigh sigh……mi sono
impegnata molto……
davvero!!!!……In questa prima parte non
indagherò molto sulla
personalità di Isabelle perché voglio che voi la
conosciate gradualmente capitolo
dopo capitolo…sn davvero contenta……non
pensavo che potesse essere così bello
scrivere!!^^…………………ovviamente
so bene che ci sono errori ovunque e che riceverò
molte critiche ma spero comunque di trovare tra queste anche qualche
nota
positiva……………BUONA
LETTURA