A lei,
perché non abbia mai paura di ciò che
è.
Sister,
io sarò sempre qui quando ne avrai bisogno.
Accettati,
ama te stessa,
non importa chi o cosa ti piace.
Io ti
voglio bene così
come sei, non te lo dimenticare mai.
No,
there's no one else's eyes, that could see into me.
Dire che a Louise non piace
nulla
sarebbe riduttivo.
Nel suo Ipod c'è
una canzone di Demi
Lovato, Heart by heart; odia le sdolcinate canzoni
d'amore, e
come se non bastasse odia il pop, odia la musica in generale, odia
cantare perché odia la sua voce e odia anche i suoi capelli
e i suoi
occhi e il suo naso e...
Oh, odia anche la sua
sessualità.
Perché da poco ha iniziato a capire di essere probabilmente
lesbica
o bisessuale, e il mondo ha cominciato a girare al contrario.
Sospira pesantemente
davanti allo
schermo del suo Ipod, mentre sale sull'autobus che la
porterà a
casa; dannazione, i suoi genitori non le hanno lasciato comprare un
motorino! Come se essere l'unica ragazza di casa la rendesse una
disabile. Davvero, certe volte invece di avere tre fratelli
preferirebbe essere lei, un maschio, e tutti gli altri delle femmine.
Pigia sul pulsante
“replay” sul suo
Ipod, sbuffando annoiata per poi abbassare la mano che lo regge.
Guarda distrattamente fuori dal finestrino, con la fronte contro il
vetro e l'Ipod ancora lì che ripete heart by heart,
gli
auricolari bianchi che spiccano senza difficoltà sotto ai
capelli
lunghi fino alle spalle -odia anche quelli, fra parentesi, prima o
poi farà un taglio talmente corto che la scambieranno per un
maschio.
E poi, improvvisamente, una
mano bianca
spunta dal nulla e l'indice di qualcuno si posa sul tastino che serve
ad abbassare il volume; Louise alza il viso, cercando con gli occhi
azzurri e infastiditi chi è che si è permesso di
abbassare il
volume, ma quando lo fa le parole le muoiono in gola.
Il volume è
ancora troppo alto perché
possa sentire la sua voce, ma la ragazza davanti a lei sta
chiaramente cantando le parole della canzone che sta ascoltando. Si
leva gli auricolari dalle orecchie, sorpresa, guardandola
interrogativa.
“Il volume era
così alto che sentivo
anche io la musica!” sorride lei, labbra piene e occhi di un
verde,
grigio e azzurro che non ha mai visto prima; e quelle fossette,
accidenti, sono bellissime! “Anche tu eri al cinema a
guardare
Shadowshunters? Dio, era bellissimo.”
“Veramente non mi
piacciono i film
romantici” sbotta Louise a mo' di risposta, non volendo
realmente
suonare sgarbata, ancora incantata dalle piccole pieghe ai lati della
sua bocca. Non può fare a meno di pensare che, in qualche
modo,
rimandino a quelle ai lati dei propri occhi.
La ragazza ride e
improvvisamente
Louise ritrova un po' di buonumore, riscuotendosi dai suoi pensieri.
“Sono
Harriet” si presenta,
porgendole la mano. Louise la stringe dopo un attimo di esitazione.
“Louise”
replica. “Mi dispiace se
non sono delicata come il mio nome” aggiunge poi con un
borbottio,
quando vede Harriet massaggiarsi di nascosto la mano a cui prima ha
dato una stretta vigorosa. Harriet sorride e scuote la testa.
“Avevo un'amica
italiana su un sito
di scambi linguistici e culturali” racconta, “si
chiamava Grazia”
aggiunge, dicendo poi la traduzione in inglese, “ma ti
assicuro che
quando l'ho incontrata era tutto meno che graziosa o aggraziata.
Sembrava un elefante, il pavimento tremava quando ci camminava
sopra!”
Adesso anche Louise ride,
sincera. “In
che lingua parlavate?”
“Francese”
racconta Harriet, con un
sorriso che potrebbe illuminare tutto l'autobus e ancora quei buchini
ai lati della bocca che Louise vorrebbe toccare.
“Beh, in teoria
anche il mio nome è
francese!” ridacchia Louise. “Ma non mi piace.
Quindi puoi
chiamarmi Lou...non che Lou mi piaccia, ma almeno è meglio
di
Louise.”
“E tu puoi
chiamarmi Hazza” fa
Harriet con una risata, spostandosi una ciocca di capelli ricci
dietro un orecchio.
Allora la voce del
conducente annuncia
che sono arrivati alla fermata a cui Louise deve scendere; questi si
alza dal sedile a malincuore.
“Beh...”
mormora, segretamente
desiderosa di rivere quella ragazza dagli occhi così belli
-ma come,
ora sono azzurri?-, “ci vediamo in giro, Hazza?”
Harriet annuisce.
“Ci vediamo in
giro, Lou.”
*****
“Ancora Heart
by heart?”
Louise ha l'istinto di
gettare le
braccia al collo ad Harriet e sentire il suo cuore contro il proprio,
fino a conoscerlo a memoria come dice la canzone; ma si ferma,
perché
non è una dannatissima femminuccia, e si limita a sorridere
come
un'idiota.
“Harriet!”
esclama. Lei ridacchia.
“Hazza, te l'ho
detto. Hazza” la
corregge con un sorrisetto.
“Scusa”
si riscuote Louise,
tornando seria. “Hazza!” ripete poi, con la stessa
espressione di
prima come a tornare indietro nel tempo, facendo scoppiare a ridere
Harriet.
Metà dei
passeggeri dell'autobus si
gira verso di lei, guardandola di storto. Louise inorridisce.
“Colpa della mia
voce alta” sibila,
cercando di abbassare il tono. “Davvero, la odio. Non mi
piace per
niente!”
Harriet ride ancora, anche
se più
compostamente. “È una bella voce”
ribatte. “E anche la mia
risata è rumorosa, perciò è per
metà colpa mia.”
“Certo, certo,
come no” taglia
corto Louise, guadagnandosi un'occhiata divertita di Harriet.
“Ascolta,
mh...” mormora poi, come
incerta, “posso toccare i tuoi capelli?”
Harriet la guarda sorpresa
e
interdetta, ma poi scrolla le spalle e annuisce.
Louise allunga una mano fra
i suoi
capelli,scompigliando i suoi ricci e ridacchiando fra sé e
sé.
“Non li
disordinare ancora di più”
piagnucola Harriet, “mi fanno disperare e tu così
non mi aiuti!”
“Scusa!”
ride Louise, seppur senza
allontanare la mano. “Sono bellissimi!” aggiunge,
come se i suoi
ricci fossero qualcosa di spettacolare.
Finalmente la lascia
andare, e Harriet
cerca di rimettere i propri capelli in ordine mentre guarda i suoi.
“I tuoi sono lisci e quasi biondi” osserva.
“Credo che i tuoi
siano più belli.”
“Non mi piacciono
affatto i miei
capelli” ribatte Louise. Ed Harriet scoppia di nuovo a
ridere,
scuotendo la testa perché pensa che a quella ragazza non
piace
proprio nulla.
Continuano a chiacchierare
ogni giorno,
fino alla fermata di Louise; scoprono di frequentare la stessa
scuola, e di avere degli amici in comune.
Finiscono per scambiarsi
anche i numeri
di telefono e i contatti di twitter e di skype; e la scena, dopo
scuola, è sempre la stessa. Louise con gli auricolari nelle
orecchie, e Harriet che dice: “ancora heart by heart?”
Ormai è
diventato un rituale.
E poi, quando Louise pensa
che vorrebbe
baciarla, tutto cambia.
*****
Due mesi dopo aver
incontrato Harriet,
Louise ha cambiato quattro ragazzi nell'arco di poche settimane e si
sente davvero una stupida, perché tutti le rompono le
scatole ogni
volta e lei vorrebbe solo mandarli a quel paese uno per uno.
Lo farebbe sul serio, se
non fosse per
il fatto che avere un ragazzo la fa sentire tranquilla; se ha un
ragazzo è etero, se è etero non è
lesbica, se non è lesbica non
ci sono problemi. Tutto resterà normale nel suo gruppo di
amici
omofobi, nessuno la criticherà, nessuno la
guarderà di storto o
parlerà alle sue spalle.
Ha iniziato a vestirsi in
modo più
femminile apposta per sembrare il più interessata possibile
a far
colpo sui ragazzi, ha cominciato a truccarsi e a piastrarsi i
capelli, a lasciarli crescere. Purtroppo, sembra che il suo sogno di
averli corti non si avvererà mai.
Harriet ha seguito tutte le
fasi del
suo cambiamento, l'ha vista da un giorno all'altro smettere le felpe
maschili di suo fratello -di qualche anno più piccolo di
lei, per
altro-, conservare le bretelle e indossare collane, lasciare a casa
le Toms e calzare al loro posto delle ballerine. E, certo, l'ha vista
e la vede anche inorridire quando guarda il proprio riflesso nella
vetrina di qualche negozio; così come nota la piccola
smorfia di
fastidio che Louise si lascia scappare dopo essersi scambiata un
bacio con un ragazzo.
È turbata dal
suo improvviso
cambiamento, ma è sollevata quando il conducente annuncia la
sua
fermata e lei non scende: “ho lo skateboard nascosto nello
zaino”
dice sottovoce, guardandosi intorno con aria circospetta, “ti
accompagno a casa e poi torno da sola.”
*****
Louise è felice
come una bambina a
Natale, quando fa una stupida giravolta davanti allo specchio di casa
sua; finalmente ha di nuovo addosso le sue bretelle, i capelli legati
in una coda alta e alle dannatissime ballerine ha sostituito le amate
Toms.
“Rieccomi!”
annuncia, allegra. Ma
Harriet si avvicina pericolosamente, prima di passare sul suo viso un
batuffolo pieno di latte detergente e ridacchiare per la sua smorfia
di fastidio, mentre Louise arriccia il naso e strizza le palpebre.
“Non sei ancora
tu” dissentisce,
“quando eri al naturale stavi molto meglio.”
Finalmente sparisce anche
l'ultimo
residuo di matita nera, e Harriet sorride soddisfatta.
“Sai”
commenta, con un
impercettibilmente rossore sulle guance, “credo che
così tu sia
davvero bella.”
*****
Louise sta aiutando Harriet
a domare i
suoi capelli ricci, aiutandosi con un phon e un diffusore e tanta,
tanta spuma, e fra di loro c'è un'aria tranquilla mentre
chiacchierano con voce alta per coprire il frastuono
dell'apparecchio.
“Sicura che
funzionerà?” domanda
la più piccola, incerta.
“Dovrebbe”
borbotta Louise,
mordicchiandosi il labbro inferiore perché in
realtà secondo lei
non finirà affatto bene.
“Ahia!”
esclama Harriet, quando
l'amica le tira per sbaglio i capelli. “Lou, mi fai
male!”
“Scusa,
scusa!” fa l'altra. “Non
sono brava con questo. Io so usare solo la piastra.”
“A te non piace
essere in quel modo,
Lou” la ammonisce Harriet, seria.
“Perché lo fai?”
Louise preferisce girare
intorno alla
domanda, ha paura di affrontare quel discorso.
“Perché faccio
cosa?”
“Ahi-”
Harriet sospetta che Louise
stavolta le abbia tirato i capelli apposta, ma fa finta di nulla,
“perché sei diventata esattamente ciò
che odi?”
Louise si ferma un attimo.
“Tu non
sai cosa odio” mormora poi.
“A te non piace
nulla” ridacchia
Harriet, tornando però subito seria, “ma ci sono
cose che odi sul
serio. Tipo le ragazze con le borse, quelle con i panta collant, con
i capelli piastrati, con il trucco, con i vestitini, con-”
“Okay,
okay” taglia corto Louise,
facendo una smorfia solo all'idea, seppure sia vestita e sistemata
proprio in quel modo. “Ho cambiato gusti, va bene?”
Harriet scuote la testa, e
così
facendo si fa male ai capelli. Si massaggia il cuoio capelluto, poi
riprende a parlare. “Non mentirmi, Lou, perché
ormai ti conosco
meglio di quanto credi.”
Gira la sedia con le
rotelle per
ritrovarsi faccia a faccia con lei, rubandole il phon di mano e
chiudendolo: “Lou” la chiama, guardandola dritto
negli occhi,
“cosa c'è che non va?”
E Louise, semplicemente,
crolla.
“Ho paura di
essere lesbica”
confessa tutto d'un fiato. Poi abbassa gli occhi, perché non
ha il
coraggio né la forza di sostenere il suo sguardo.
“Non
c'è nulla di male in questo,
Louise” ribatte Harriet con tono basso, delicato. Louise
scuote
vigorosamente la testa.
“Sì
che c'è!” esclama.
“Dannazione, sì che c'è del male. Sono
contro natura, Haz!”
Harriet non riesce proprio
a nascondere
un'espressione offesa. “Ti sbagli di grosso”
sbotta, sgarbata per
la prima volta da quando Louise la conosce. “L'amore non
è mai
contro natura.”
Ci pensa su, poi aggiunge:
“Lou,
guardami.”
Louise alza timidamente gli
occhi nei
suoi, trovando nel suo verde, grigio e azzurro un po' di pace
perduta.
“L'amore” continua lei, seria e convinta, “è uguale.”
*****
Harriet si sta dondolando
pigramente su
un'altalena, mentre chiacchiera con Louise e il sole è quasi
tramontato.
“Come va con i
tuoi amici di scambi
culturali?” si ricorda la più grande,
improvvisamente. “Come sta
Grazia?”
“Oh, non la sento
da una vita”
ridacchia Harriet. “Dopo che è finita la nostra
storia a distanza,
non abbiamo più avuto occasione di parlare.”
Louise quasi cade
dall'altalena, e
Harriet ride per niente turbata. Louise, invece, la guarda piena di
stupore.
“Tu- tu hai avuto
una ragazza?”
balbetta, incredula.
“Più
di una” annuisce Harriet,
tranquilla. E Louise, le duole ammetterlo, viene colta da un'ondata
di gelosia.
“Perché
non so che sei-”
“Lesbica?”
la precede Harriet, per
poi scrollare le spalle. “Perché non è
importante. Adesso che lo
sai, vedi qualcosa di diverso in me? Ho cambiato colore degli occhi,
i miei capelli sono diventati lisci, la mia pelle è
più scura di
prima?”
Louise scuote la testa,
ancora
scioccata. Sta cercando di accettare la notizia, e sopratutto di non
pensare automaticamente che se anche Harriet prova quello che prova
lei, beh, sarebbero davvero una coppia fantastica.
“E non
è un problema?” esclama,
rifiutandosi di credere che per lei sia sul serio così
semplice.
“Non ti senti sbagliata, non ci stai male, non-”
“No.”
conclude Harriet,
semplicemente. Poi riprende a dondolarsi pigramente, sotto lo sguardo
ancora basito di Louise.
“Non devi
cambiare per gli altri,
Lou, o inventarti una nuova te solo per ignorare chi sei
davvero”
continua, pensierosa. “Non c'è niente di sbagliato
in ciò che
senti.”
*****
Louise bussa alla porta di
casa Styles
mesi dopo, in lacrime, ignorando il fratello maggiore di Harriet che
le apre la porta e correndo dritta in camera della ragazza. Si
rifugia fra le sue braccia, piangendo, senza nemmeno salutarla.
“Ehi”
la chiama Harriet,
preoccupata, chiudendo la porta senza interrompere quell'abbraccio
così disperato, “che succede?”
“Non voglio che
mi critichino”
singhiozza Louise. “Hanno- hanno preso in giro un
raga-ragazzo gay
in piazza e io- non voglio che- loro lo faranno- anche con me, io
non- io non voglio!” racconta fra i singulti.
Harriet le accarezza la
testa,
intristita. “Sono una massa di idioti” la consola.
“Tu non devi
piacere agli altri, tu devi piacere a te stessa.”
“Non mi
piaccio” ribatte Louise,
contro la stoffa calda della sua maglietta. Harriet sbuffa, poi
prende a cullarla delicatamente nell'abbraccio per farla calmare.
“Mi viene da
vomitare” sbotta
Louise un attimo dopo, fermandola, e sente il petto di Harriet
tremare sotto alla sua guancia quando la ragazza ride divertita.
“Tu sei perfetta
così, Lou!” la
consola quest'ultima. “I tuoi amici sono degli stupidi se non
lo
capiscono.”
“Cambierebbe
tutto se sapessero chi
sono” mormora Louise in protesta. “Non mi
accetterebbero mai.”
“Allora non sono
veri amici”
ribatte Harriet.
“A loro piace di
più la nuova me...”
tira su col naso l'altra.
“Non sanno quello
che si perdono con
la vera” scuote la testa l'amica.
“E poi- e poi non
mi piace il modo in
cui quello scemo di Stan si comporta con me!” esclama Louise,
ricorrendo un pensiero che le è appena balenato in testa.
“Non mi
piace, non mi piace, io-”
“Lou”
sospira Harriet,
interrompendola, “ma non c'è proprio nulla che ti
piace?”
Louise alza il viso,
sorpresa, perché
si rende conto che non aspettava altro che quella domanda.
“Te.”
*****
Harriet e Louise camminano
mano nella
mano poche settimane dopo, davanti a tutti e con dei sorrisi enormi
stampati sulle labbra, incuranti delle critiche e felici come non lo
sono mai state. Louise indossa le sue solite bretelle, le sue Toms, i
suoi jeans rossi e le sue magliette a righe; davvero, come ha fatto a
resistere senza tutto quel tempo?
E Harriet è
sempre la solita. Intona
di continuo Heart by heart, ribadendo quando Louise
la guarda
schifata che è la loro canzone, e le fa scoprire ogni giorno
di più
che esistono cose che le piacciono.
Primo, a Louise piacciono i
capelli di
Harriet. Le sono sempre piaciuti, sin da quando li ha toccati per la
primissima volta: sono così morbidi e ricci! Adora
accarezzarli
quando, su una panchina o sull'erba fresca, Harriet posa il viso
sulle sue cosce mentre studiano insieme e Louise allunga
distrattamente una mano fra i suoi capelli.
Secondo, a Louise piacciono
le fossette
di Harriet. In generale, adora quando Harriet sorride, specialmente
se lo fa guardando lei, e le ricorda il loro primo incontro.
Terzo, a Louise piacciono
gli occhi di
Harriet. Deve ancora ben capire quale, fra il grigio e il verde e
l'azzurro, sia il colore dominante, ma al momento l'unica cosa che le
interessa davvero nel suo sguardo è quella scintilla di luce
che si
è accesa nei suoi occhi da quando stanno insieme.
E, in fondo in fondo, anche
se non lo
ammetterà mai, Louise ama la voce di
Harriet quando le canta
Heart by heart ;
ed è
per questo che, al loro anniversario, cuore contro cuore, le annuncia
una piccola sorpresa prima di baciarla.
“No, there's no one else's eyes” intona guardandola negli occhi, sorridendo, “that could see into me.”
Angolo Autrice
Allora,
come è andato
l'esperimento? Questa è la mia prima femslash. Non ho
intenzione di
scriverne altre, sarò sempre fedele al mio e/e, dubito mi
appassionerò mai all'opposto, ma questa storia dovevo
proprio
scriverla.
Come
dice anche la
premessa, questa shot è dedicata a una mia amica, anzi
praticamente
a una sorella per me, che sta passando un brutto periodo
perché ha
tanti dubbi e non riesce ad accettarsi. Spero che, dopo aver letto
questa breve storia, le venga tutto più facile; l'ho vista
cambiare
troppo ultimamente, e non voglio che dimentichi chi è. Non
sono io
la sua Harriet o la sua Louise, ma sono certa che lei la
troverà
presto.
Il titolo, invece, come avrete capito, viene dal film Shadowshunters
che ho visto con il mio migliore amico la settimana scorsa. Oggi io e
lei parlavamo della colonna sonora, perciò ho
deciso di usare quella canzone anche qui, per la storia dedicata a lei.
Detto
questo, grazie mille
a tutti coloro che hanno letto, e specialmente a chi si
fermerà a
lasciarmi una recensione! Mi farebbe molto piacere, ma in ogni caso
apprezzo anche che siate arrivati fin qui. E, se qualcuno fosse
interessato a leggerla, vi lascio il link della mia long
Larry:
You're
every line, you're every word, you're everything .
Un bacione a tutti!
Seele