N.d.A: A grande richiesta, ho aggiunto un pezzo al capitolo
originale per inserire anche i due cugini Aaron e Christoffer. Spero possiate
trovarli simpatici come io ho trovato simpatico inserirli. Buona lettura! E non scappate, perché la storia non finisce con questo capitolo!
¤Capitolo 23¤
Non
era per niente certo che quella fosse una buona idea ma, d’altra parte, non
poteva neppure rifiutarsi cocciutamente di andare a quella cena.
Dopo
tutto il caos generato dal processo a sua madre, una serata di svago serviva a
tutti loro e se, nel caso specifico, doveva anche incontrare i suoi cugini, beh…
poteva succedere anche di peggio.
Ugualmente,
osservare Hannah alle prese con il suo guardaroba fu un’autentica tortura. Non
ce la faceva proprio ad immaginarsela nella stessa sala con Aaron e Chris, con
uno qualsiasi di quei meravigliosi abiti addosso, mentre ridevano e scherzavano
tranquillamente.
Quei
due idioti si erano presentati a sorpresa nel suo ufficio niente meno che il
giorno seguente il processo, sorridenti entrambi e apparentemente appena usciti
da una beauty farm.
Aaron
aveva adottato una chioma ricciuta, abbandonando l’idea di raddrizzare la sua
chioma ribelle e, a barba incolta e con un sorrisone stampato sul volto da
modello, si era presentato per primo a Hannah come il maggiore dei figli di
Michael.
Chris
era stato più contenuto – lo era sempre stato – e, da vero gentleman, aveva
fatto il baciamano a Hannah sotto gli occhi attenti di Nick che, accigliato e
ombroso, li aveva invitati a seguirlo nel suo ufficio subito dopo le loro
ampollose presentazioni.
La
risatina divertita della fidanzata l’aveva seguito fin dentro la stanza.
Era
stato tutto sommato bello rivedere i due cugini, visto quanto poco si sentivano
– per lo più per telefono o via Skype – ma, solo a fatica, era riuscito a
sopportare le loro domande su Hannah e sul loro rapporto.
Avrebbe
dovuto aspettarselo; dopotutto, anche loro conoscevano la sua nomea.
Però,
almeno da loro, avrebbe preferito un minimo di appoggio morale! Erano i suoi
cugini, per l’amor di Dio!
Invece,
curiosi come due comari, l’avevano subissato di domande e alla fine,
esasperato, aveva chiamato Hannah perché fosse lei a rispondere alle loro richieste interminabili.
Lei
si era prestata senza problemi, ridendo e scherzando con i due uomini come se
si conoscessero da anni e, quando infine i due se n’erano andati, la giovane si
era limitata a dare a Nick un bacio tenero sulla sua bocca piegata in una
smorfia.
No,
non era davvero una bella idea, andare a quella cena.
“Se
brontolerai ancora un po’, ti infilerò nella cuccia di Stark e a cena ci andrò
da sola” lo minacciò bonariamente Hannah, estraendo finalmente dall’armadio un
abito a sirena in viscosa color ghiaccio.
L’alto
collo e le maniche lunghe avrebbero coperto una buona porzione di pelle, pensò
tra sé Nicholas, approvando sentitamente, ma avrebbe anche dato un’idea più che
chiara del suo fisico slanciato e perfetto.
Forse
avrebbe dovuto dirle di…
Hannah
interruppe sul nascere qualsiasi sua protesta trascinandolo con sé nella camera
da letto e, dopo aver gettato su una sedia l’abito, lo spinse sul morbido
piumino e gli montò sopra a cavalcioni.
Immobilizzato
sotto di lei, gli occhi che esprimevano la sua passione a stento trattenuta e
la paura inconfessata di non essere abbastanza, per Hannah, Nick si ritrovò a
lottare piacevolmente con la bocca della sua donna, che lo catturò avidamente
in un bacio soffocante.
Le
mani di lei lo liberarono in fretta della camicia, lasciandolo a torso nudo
sotto il suo dolce peso e, mentre i pantaloni facevano la loro stessa fine,
Hannah mormorò tra un bacio e l’altro: “Staremo qui finché nei tuoi occhi sarà
sparita quella luce, sappilo.”
“Per
me va bene” ridacchiò lui, inarcandosi contro la donna quando avvertì il suo
morso su un capezzolo.
Anche
Hannah rise sommessamente contro la sua pelle accaldata ma, quando lui tentò di
ribaltare la situazione, lei gli bloccò i polsi sopra la testa e scosse il
capo.
Maliziosa,
replicò: “Sei mio fino a nuovo ordine. Ti farò capire con le buone o le cattive
che sei tu l’unico uomo della mia vita.”
“Lo
sai, vero, che la cena è alle sette?” ironizzò lui, pur tentato di chiamare suo
zio per mandare tutto all’aria.
Hannah
assottigliò le palpebre, fissandolo con i suoi occhi di ghiaccio infuocato e,
calando inesorabilmente sul suo collo, iniziò a mordicchiarlo dolcemente prima
di sentenziare: “Saremo pronti.”
Quel
che lei disse dopo, Nick non riuscì neppure a sentirlo.
§§§
Aveva
sempre odiato i parcheggi sotterranei perché non erano il massimo, con la
lambo.
Ma,
visto che Hannah aveva iniziato ad apprezzare l’ebbrezza della velocità e quell’auto
in particolare, poteva ben sopportare un po’ di disagio, per poterla rendere
felice.
Alla
fine, erano usciti di casa con un tremendo ritardo e, mentre Nick aveva
impostato la sua guida in modalità ‘formula
1’, Hannah aveva contattato Bran per informarlo del loro arrivo
posticipato.
Naturalmente,
Brandon era scoppiato a ridere, insinuando un sacco di cose – tutte vere – cui peraltro
Hannah non aveva dato alcuna conferma prima di lasciarlo con un bacetto e un
laconico ‘no comment’.
Ora
attendevano pazienti che l’ascensore giungesse all’altezza dell’assito stradale
per poter entrare nel piccolo ristorante giapponese scelto dallo zio per quella
cena informale.
Da
quel che sapevano, erano già tutti presenti ed erano riusciti a trovare un
tavolo giusto in tempo.
Quando
raggiunsero il suolo e poterono scorgere la 2nd street con i loro occhi,
caotica e piena di auto come sempre, Hannah prese sottobraccio Nick e disse: “Mi
raccomando. Ricordati cosa ti ho detto prima.”
“Cosa,
per essere precisi?” sorrise lui, ammiccando malizioso.
Lei
arrossì leggermente ma si limitò a mormorare: “Lo sai benissimo.”
“Devo
ricredermi, sulla tua preparazione. Oserei dire che questo pomeriggio ho
imparato qualcosa” replicò lui, stampandole un bacio sul collo con fare
sensuale.
Hannah
ridacchiò, scansandolo con gentilezza quando entrarono nel locale già
debitamente affollato e, non appena individuò il tavolo della loro famiglia,
esclamò: “Ehi, siamo arrivati!”
Una
marea di teste si voltarono nella loro direzione, mentre altrettante mani si
levarono per salutarli.
Chris
fece di meglio.
Si
alzò per raggiungerli e, sfilato il braccio di Hannah da quello di Nick, la
accompagnò al tavolo per farla accomodare al suo fianco.
Ovviamente,
sul suo lato libero si sistemò Aaron, relegando Nickolas accanto allo zio.
Bran
ridacchiò divertito ma, quando vide il volto del fratello perfettamente
rilassato e tranquillo, si volse in direzione di Hannah e gli domandò: “Beh? Com’è
che non li sbrana?”
“Per
qualche ora dovrei averlo sedato a sufficienza” ironizzò lei, scatenando le
risate collettive di tutta la famiglia.
Nickolas
non vi fece caso e, con la mente, tornò a quel pomeriggio davvero speciale e a
tutte le cose che Hannah gli aveva detto tra un bacio e l’altro.
Ricevere
simili rassicurazioni, specialmente a quel modo, era davvero un toccasana.
Forse,
avrebbe potuto continuare ancora un po’ a mostrarsi geloso, se il risultato era
quello.
Non
che faticasse ad esserlo, visto quanto teneva a lei ma forse, esagerando un po’…
Avrebbe
dovuto pensarci. Molto seriamente.
§§§
Non
aveva mai mangiato così tanto sushi in vita sua ma, in tutta onestà, non poteva
che esserne felice.
Il
menù denominato ‘The Nozawa’, il più
rinomato del locale, comprendeva tutta una serie di pregiati filetti di pesce
preparati con sapiente maestria e, per ogni boccone, Hannah aveva assaporato il
paradiso.
Chiacchierare
con Aaron e Chris, poi, era stato divertente.
I
due giovani, di trentadue e trent’anni rispettivamente, si erano sperticati in
complimenti sul suo lavoro e le avevano offerto un assaggio di quel facevano
loro in Europa, nella ditta di famiglia.
Impiegato
nel reparto tecnologico il primo e nelle public
relations il secondo, i due fratelli Van Berger aiutavano notevolmente la ditta
del padre, legata all’ESA1 e,
da quel poco che riuscì a intuire Hannah, ne erano anche fieramente orgogliosi.
Michael
non aveva voluto dilungarsi molto sull’argomento – modesto? timido? – ma, da
quel che aveva detto loro, non solo Andrea era stato osteggiato dai vecchi Van
Berger.
Michael
aveva rischiato in più di un’occasione di essere diseredato pe le sue idee
anticonformiste e così lontane dalla famiglia e, quando il capostipite della
famiglia si era infine ammalato, sua madre aveva avuto l’ardire di dargliene
tutta la colpa.
Appoggiata
alla portiera della Lamborghini mentre, con occhio sereno, Hannah osservava i
quattro cugini Van Berger e Phillip giocare a football sulla spiaggia di Santa
Monica, chiosò: “Alla fine dell’opera, non sono venuti su male, no?”
“Direi
di no. Mi ritengo moderatamente soddisfatto, sia dei miei figli che dei miei
nipoti. E Phillip è un ottimo acquisto per la famiglia. Mi piace come ragiona,
e sono sicuro che faremo ottimi affari, con lui” asserì Michael, in piedi
accanto ad Andrea, che se ne stava appoggiato a una delle staccionate della
Ocean Front.
Hannah
sorrise, lieta che l’amico incontrasse anche il favore di Michael Van Berger. Le
piaceva quell’uomo che, per quanto piuttosto chiuso, sapeva essere un buon conversatore
e un eccellente pensatore.
“Naturalmente,
ritengo che anche tu sia un gioiello di inestimabile valore, ma non volevo
metterti allo stesso livello di quei manigoldi laggiù” aggiunse Michael,
sorridendole appena.
“Oh,
se volessi, saprei farmi valere. Phill mi ha insegnato un paio di mosse”
ironizzò lei, scrollando le spalle. “Solo che non so come potrebbe prenderla
Nick, se mi placcassero.”
I
due uomini con lei scoppiarono a ridere di gusto e Andrea, ammiccandole
gentilmente, asserì: “Stasera si è comportato benissimo, ma non so se sarebbe
dello stesso avviso, se ti saltassero addosso.”
“Meglio
non rischiare la sorte. E’ già stato difficile convincerlo che non mi interessa
nessun altro se non lui” sorrise gentilmente Hannah, tornando ad osservare gli
uomini sulla spiaggia.
Ormai
faceva decisamente freddo, ma loro parevano non sentire la temperatura invernale
che li circondava.
Certo,
dodici gradi non erano da considerarsi freddo,
per come la vedeva Michael, ma a Hannah bastavano per battere i denti.
“Hai
fatto un gran lavoro con lui, Hannah. Non l’ho mai visto così spensierato e, al
tempo stesso, spaventato a morte” asserì Andrea, sorridendole generosamente. “Si
vede benissimo quanto ti ama e quanto teme di non essere all’altezza, ma sono
sicuro che presto capirà quanto vale.”
“Ho
già iniziato un’opera di sgrossatura. Ci vorrà un po’, ma lo capirà” annuì
Hannah, sorridendo. “Ammettiamolo, è sempre stato testardo.”
“E’
una dote di famiglia. Di entrambe le
famiglie” chiosò Michael, dando una pacca sulla spalla ad Andrea, che assentì
con vigore.
“Mi
piacciono gli uomini testardi. Diversamente, non mi terrebbero testa, visto quanto
sono testarda anch’io” ironizzò allora Hannah prima di ridacchiare tra sé,
togliersi le sneakers e correre verso gli uomini affondando i piedi nella
sabbia gelida.
Ne
seguì un autentico parapiglia, in cui Hannah venne afferrata alla vita da Nick
e caricata su una spalla per essere allontanata dagli altri, mentre Bran e soci
iniziarono a rincorrerlo per recuperare la ragazza.
Le
risate divertite si affastellarono le une sulle altre e Andrea, nel vederli
così sereni e gioiosi, ammiccò al cognato mormorando: “Ci gettiamo nella
mischia?”
Michael
parve un po’ scettico – pur essendosi vestito in modo casual, cardigan e
pantaloni di velluto non erano il massimo per la spiaggia – ma Andrea,
battendogli una mano sul braccio, aggiunse: “Dobbiamo salvare quella povera
ragazza da quei bestioni.”
“Allora
andiamo” assentì alla fine Michael. Probabilmente Cécille gli avrebbe chiesto
spiegazioni, una volta tornato all’albergo, ma avrebbe trovato una valida scusa
per giustificare la sabbia negli abiti.
Era
un vero peccato che lei non avesse potuto partecipare – il giro di conferenze
in California non le concedeva requie neppure il venerdì sera – ma avrebbe
trovato un'altra occasione per presentarle Phillip e Hannah. Non avrebbe
mancato.
Nick
e la sua fidanzata sarebbero partiti per la Nuova Zelanda di lì a un giorno, ma
poteva sempre invitarli in Europa, una volta che fossero tornati.
Sì,
avrebbe fatto così.
Con
quell’ultimo convincimento, si lanciò in spiaggia assieme ad Andrea e… beh, al
diavolo i mocassini! Li avrebbe presi nuovi!
§§§
Se
solo fosse smesso di piovere, sarebbe andato volentieri a fare surf, ma doveva
ammettere che starsene sdraiato dinanzi alla piscina coperta a rimirare Hannah
nuotare, non era niente male.
Fuori,
il gocciolio intermittente dell’acqua ticchettava nelle navate della villa, sul
fogliame della boscaglia che circondava la costruzione dalle linee
avveniristiche, sul selciato del cortile, ovunque.
Nuvole
gonfie e veloci si stavano muovendo nel cielo, segno che il temporale non
sarebbe durato ancora per molto.
Erano
lì da ormai due settimane e, a parte quel giorno, avevano goduto di bellissime
giornate di sole e di una dolce brezza proveniente dall’oceano.
Hannah
era rimasta strabiliata nello scoprire che la villa, fatta costruire da Nickolas
su quella sperduta isola deserta, era dotata di tutti i confort… e
completamente autosufficiente.
L’acqua
potabile era ottenuta grazie a un desalinizzatore posto a sud dell’isola,
pannelli solari provvedevano alla fornitura di elettricità e un impianto di
depurazione permetteva un perfetto ricircolo dei rifiuti solidi e liquidi
prodotti in loco.
Essere
a capo di una delle ditte più all’avanguardia nel settore delle biotecnologie
serviva anche a quello.
Spuntando
da sotto il pelo dell’acqua con un gran sciabordio di goccioline e uno sbuffo,
Hannah si appoggiò al bordovasca e osservò curiosa Nick, sdraiato su un fianco
sopra un lettino e tutto intento ad osservarla.
Con
un colpo di reni, la donna uscì dalla piscina mettendo in mostra il fisico
slanciato e il minuscolo bikini color malva che indossava e l’uomo, pur non
volendo, si ritrovò a fissarla con rinnovato possesso.
Sapeva
che lei non sarebbe andata da nessuna parte, sapeva che Hannah era sua quanto
lui era suo, eppure aveva ancora il terrore di non essere abbastanza per lei.
E
quella paura dovette risaltare dai suoi occhi, perché la donna si affrettò a
raggiungerlo e, piegatasi in ginocchio, lo abbracciò con calore, mormorando
contro il suo collo: “Sono e sarò sempre qui, Nick… tranquillo. Pensavo che
ormai fosse una cosa assodata.”
“Mi
hai fatto diventare una pappamolla” ironizzò lui, pur stringendola a sé con
forza.
La
giovane ridacchiò contro la sua spalla e, nel sedersi accanto a lui, replicò:
“Stai solo vivendo qualcosa di nuovo, esattamente come me.”
“E
deve necessariamente farmi sentire così male?” si lagnò lui, stampandole un
bacio passionale sulle labbra carnose.
Quando
si separarono, Hannah aveva gli occhi offuscati dal desiderio, ma replicò con
il suo solito pragmatismo. “L’amore deve fare un po’ male, altrimenti vuol dire
che non sei coinvolto.”
“Sei
troppo intelligente, per i miei gusti” ghignò l’uomo, afferrandola per le
spalle per farla sdraiare sul lettino.
Lei
lo lasciò fare e, mentre la pioggia continuava incessante a ticchettare sul
tetto della villa e nella vicina foresta, si amarono con passione cercando di
lasciare paure e dubbi fuori da quel piccolo angolo di paradiso.
Molto
più tardi, impegnata a preparare il pranzo – il cielo che già cominciava a
mostrare i primi pallidi bargigli di luce – Hannah si bloccò a metà di un passo
quando vide tornare Nickolas dalla camera da letto.
L’aveva
lasciata in cucina da sola dopo averle promesso di tornare entro qualche minuto
mentre, invece, era rimasto nelle loro stanze per quasi mezz’ora.
Sapendo
dov’era, e non avendo udito rumori strani, lei aveva preferito lasciarlo solo
ma, quando lo vide riemergere con un’aria tutt’altro che rassicurante, poggiò
in fretta la pentola dell’acqua e gli si avvicinò turbata.
“Che
succede?” volle sapere lei, afferrandolo per un braccio, lo sguardo ansioso che
lo percorse da capo a piedi.
Scuotendo
il capo, Nick si limitò a dire: “Tutto bene, tranquilla.”
“E
allora perché hai la faccia di uno a cui è morto il cane?” replicò lei,
impallidendo subito dopo. “Oddio! E’ successo qualcosa a Stark! Dimmelo, ti
prego!”
Nickolas
si lasciò andare ad una risata gracchiante e, scuotendo nuovamente il capo,
esalò: “Ti prego, Hannah, rilassati un attimo e non mi interrompere. Stark sta
benissimo. Sono solo un po’ agitato per quello che sto per fare, tutto qui.”
“E
cosa dovresti fare, scusa? Il pranzo è quasi pronto, quindi non devi muovere un
dito se non per prendere le posate in mano e…”
Bloccando
quel fiume di parole con un bacio, Nick la tenne avvinta a sé finché non fu
sicuro che lei non avrebbe più replicato.
Quando
iniziò a percepire il suo cedimento, la sospinse fino al divanetto dell’open
space e lì la lasciò andare, vedendola letteralmente crollare sui cuscini,
ormai priva di forze.
Mentalmente,
se ne compiacque.
Ora
azzittita e con un’aria vagamente languida, Hannah lo fissò incuriosita e Nick,
preso un gran respiro, le si inginocchiò innanzi, portandola a trattenere il
fiato.
Ci
aveva pensato per giorni, vagliando tutte le possibili eventualità, ma nessuna
lo aveva soddisfatto.
Era
persino arrivato a consultare i cugini, mentre Hannah era impegnata in
entusiastiche esplorazioni dell’isola, e tutto per ricevere un minimo straccio
di idea su come comportarsi.
Quella
mattina, invece, quando avevano fatto l’amore al suono dolce della pioggia,
Nickolas aveva capito di non poter più attendere, di non dover per forza
aspettare il momento perfetto.
Tutti i momenti erano perfetti, perché lui era con
Hannah.
“Non
mi sono mai trovato in questa situazione, perciò perdonami se sarò goffo, o
dirò le cose sbagliate” esordì Nickolas, schiarendosi la voce con un colpetto
di tosse. “Non ho mai fatto mistero di aver vissuto una vita dissoluta, e tu lo
sai meglio di chiunque altro. Nonostante ciò, hai potuto amarmi ugualmente, e
di questo non posso che essertene grato. Nessun uomo può, o potrà mai, essere
più fortunato di me, perché io ho te. Ho la persona più bella del mondo qui accanto
a me. La più vera, la più forte, la più generosa, la più comprensiva, la più…”
Azzittendolo
con un tocco leggero della mano, poggiata sulle labbra di Nick, Hannah gli
sorrise benevola e lui, nel baciare quelle dita, si scostò un poco per
terminare. “Niente potrebbe farmi più felice che lo stare per sempre con te. So
di non meritarti, so che dovrò lavorare una vita intera per ripagare la tua
generosità, ma vorrei tanto che tu accettassi di diventare mia moglie, Hannah.”
Detto
ciò, Nick estrasse dalla tasca dei pantaloni una scatolina nera che aprì
dinanzi agli occhi sgranati della sua donna.
All’interno
era contenuto un anello in oro su cui era incastonato un topazio roseo, lavorato in modo tale da sembrare una rosa in
boccio.
Hannah
emise un sospiro di sorpresa nel vedere quel prezioso dalle linee così
singolari e, sorridendo dolcemente a
Nick, mormorò: “Nessun altro avrebbe potuto scegliere un dono così bello e
perfetto.”
“Perché
ti conosco” asserì lui, sapendo bene quanto quelle tre semplici parole
contassero, per loro.
Fin
dall’inizio, la verità era stata la loro carta vincente e li aveva fatti
avvicinare come mai era accaduto a Nickolas, forse neppure con Rena.
Non
aveva dovuto usare nessun artifizio, con Hannah, solo essere se stesso.
E,
allo stesso tempo, lei si era aperta all’uomo con la stessa incrollabile
fiducia, mostrandogli i suoi punti deboli, le sue ferite, i suoi dolori mai
sopiti.
“E’
bellissimo, naturalmente, ma non avevo bisogno di un anello così magnificente
per dirti di sì” replicò alla fine lei, abbracciandolo. “Sarebbe stato sì
comunque, anche senza questa splendida vacanza e questo anello. Mi basti tu, mi
basterai sempre tu.”
Nickolas
non volle sentire altro. La baciò, suggellando quella promessa e mettendo in
quel tocco di labbra tutto l’amore che provava per lei, tutto ciò che le
doveva, tutto ciò che le avrebbe dato, per tutta la vita.
§§§
Mostrando
l’anello alla webcam, Hannah ridacchiò suo malgrado e, nello scorgere il
sorrisone di madre e patrigno, mormorò: “Ne deduco che vi piace.”
“Più
che altro, ci interessa il tuo sorriso” replicò Pavel, con il suo solito tono
calmo.
Con
la sua quieta compostezza e il suo modo di fare sempre a modo e tranquillo,
Pavel aveva portato un’autentica ventata di novità in casa di Glenn.
Solitamente
agitatissima quanto distrattissima, da quando la donna aveva iniziato a vedersi
con il quotato sous-chef di uno dei
più celebri restaurant di L.A., la sua vita era decisamente cambiata in meglio.
Le
ansie erano via via svanite, e la serenità dell’uomo si era trasmessa anche a
Glenn, a tutto beneficio anche di Hannah, che aveva potuto scoprire in sua
madre sfaccettature che mai, fino ad allora, aveva scorto.
Il
matrimonio non aveva che migliorato le cose e, a distanza di tre mesi da quel
lieto evento, tutto sembrava procedere per il meglio.
Hannah
non avrebbe potuto essere più felice.
“Sei
felice, ed è questo che conta” assentì a sua volta Glenn. “Anche se, oddio,
quell’anello è stupendo! E’ un topazio, cara?”
“A
dirla tutta, non lo so. Non l’ho chiesto a Nick, ma penso di sì. Però mi piace
un sacco perché assomiglia alle mie china
roses. A proposito… tutto bene a casa, vero?”
Il
tono autoritario con cui si rivolse ai genitori fece scoppiare a ridere
entrambi e Pavel, lesto, la rassicurò sullo stato di salute delle sue piante in
serra.
Quanto
a Stark, passava gran parte del suo tempo assieme a Brandon, che se n’era
praticamente impossessato e, a quanto pareva, la loro convivenza andava a
gonfie vele.
Hannah
fu praticamente certa che, una volta recuperato il suo cane, Bran si sarebbe
comprato un cucciolo nel giro di un mese al massimo.
Nel
volgersi a mezzo quando udì la porta della camera da letto aprirsi, la giovane
sorrise quando vide giungere Nick in maniche di camicia e jeans e, fattogli
segno di avvicinarsi, mormorò: “Mamma e papà.”
“Ehi,
Glenn! Pavel! Tutto bene, lì?” si informò Nick, sorridendo spontaneamente
nell’accomodarsi su un bracciolo della sedia ov’era accomodata Hannah.
“Ragazzo,
qui tutto bene. Abbiamo appena saputo che vuoi impalmare la nostra bambina”
asserì Pavel, strizzando l’occhio a Hannah, che sorrise compiaciuta.
Le
era venuto spontaneo fin dall’inizio chiamarlo papà, perché i suoi erano sempre
stati – con sua grande gioia – i comportamenti di un padre con una figlia ormai
adulta: mai pressanti, ma teneri e protettivi.
Glenn
aveva scelto bene, e lei era grata di poter contare sulla calma compostezza di
Pavel.
Certo,
anche Andrea si era offerto di farle da padre, e lei ne era lietissima, ma era
doppiamente felice di poter chiamare papà anche Pavel, perché le veniva dal
cuore.
Ridacchiando,
Nick annuì e avvolse possessivo un braccio attorno alle spalle di Hannah,
asserendo: “Non me la sarei fatta scappare neppure per tutto l’oro del mondo,
così ho approfittato dell’assenza di alternative e le ho chiesto di sposarmi.”
“Come
se è essere a Los Angeles avrebbe fatto qualche differenza” replicò bonaria
Hannah, dandogli un pizzicotto ad un fianco.
“No,
ma ho preferito non avere intorno quel marpione di Aaron. E’ venuto un po’ troppo spesso a farmi visita in
ufficio, nei giorni precedenti alla nostra partenza, e sempre per cose di cui
avremmo potuto discutere tranquillamente per telefono.”
Il
brontolio dell’uomo la fece sorridere spontaneamente e la giovane, poggiandosi
contro di lui, asserì: “Aaron è simpatico, ma il mio amore sei solo tu.”
Glenn
e Pavel scoppiarono a ridere e Nick, nel dare un bacio sul capo a Hannah,
replicò cauto: “Meglio prevenire che curare, honey.”
“Sei
paranoico, tutto qui. Ma ti passerà” chiosò lei, lieta di poter dividere quel
momento di serenità con la famiglia.
“Mia
figlia è troppo seria per poterti dare simili grattacapi, credimi Nickolas”
intervenne a quel punto Glenn. “E’ sempre stata più matura della sua età.
Tranne a undici anni, quando temevo avesse deciso di intraprendere la carriera
di pugile a mia insaputa.”
Mettendo
un finto broncio, Hannah mugugnò: “Mi difendevo e basta, mamma.”
“Sarebbe
bastato ignorarli, tesoro” replicò con candore Glenn, mentre Pavel e Nick
sorridevano bonari.
“Meglio
chiarire subito le cose, non si sa mai” sentenziò Hannah, ghignando divertita.
Glenn
scosse il capo con aria falsamente esasperata e, rivolgendosi speranzosa al
futuro genero, gli domandò: “Puoi evitarle di cacciarsi nei guai, per favore?
Non vorrei mai dover essere costretta a tornare in ospedale perché ha pestato
qualcuno.”
“Fino
ad ora è stata brava, ma la terrò d’occhio” promise Nick. “Anzi, la terrò così
tanto d’occhio che non mi sfuggirà nulla.”
“Ci
conto” replicò Hannah, coprendo la webcam con una mano per dare un bacio
piuttosto impegnativo al suo uomo.
I
due genitori scoppiarono a ridere e, di comune accordo, decisero di
interrompere la chiamata, promettendo che si sarebbero sentiti nei giorni a
venire.
Quando
fu sicura di non essere più in linea, Hannah tolse la mano e mormorò: “Certe
cose voglio che continuino a rimanere qua dentro. Al sicuro.”
“Sanno
cosa stiamo combinando qui, cosa credi?” ridacchiò Nick, spegnendo il computer
per poi sollevarla agilmente dalla sedia e portarla fuori dalla stanza.
Scoppiando
a ridere, Hannah si allacciò al suo collo prima di rendersi conto che la
pioggia era del tutto svanita – in camera, aveva tenuto le tende tirate – e,
con un gridolino estasiato, esclamò: “Ha smesso! Possiamo scendere in
spiaggia!”
“Sì,
pesciolino. Possiamo andare a fare una bella nuotata in mare” assentì lui,
gradendo non poco la stretta che Hannah gli riservò.
Un
attimo dopo, la giovane scivolò via dalle sue braccia per correre a prendere il
necessario per scendere in spiaggia e, nel giro di mezz’ora, si ritrovarono a
nuotare agilmente nelle acque mosse dell’oceano.
Sulla
battigia, Hannah aveva sistemato teli spugna e il necessario per un pic-nic,
efficiente come suo solito e Nick, nell’abbracciarla, osservò la spiaggia e
mormorò: “Come ho fatto a raggiungere i trentacinque anni senza di te?”
“Me
lo chiedo sempre più spesso” ridacchiò lei, dandogli un bacetto sul naso prima
di venire investita assieme all’uomo da un’onda.
I
due risero e sputacchiarono acqua salata e, di comune accordo, ripresero a
nuotare falciando le onde con le loro potenti bracciate.
Fianco
a fianco, l’uno accanto all’altra.
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