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Autore: Mary P_Stark    06/09/2013    8 recensioni
I vizi e le virtù di Nickolas Van Berger, magnate di prim'ordine di Los Angeles, sono noti a tutti, specialmente tra le signore più altolocate della California. Suo malgrado, però, verrà a scontrarsi con l'unica donna che non subisce il suo fascino, scelta appositamente perché non lo porti in tentazione anche sul luogo di lavoro. Questa scomoda novità porterà Nickolas a porsi più di una domanda e a scoprire quanto, in realtà, le ritrosie di Hannah Fielding, sua scrupolosa segretaria, siano affascinanti. 1^ PARTE DELLA SERIE DI "HONEY'S WORLD".
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Honey's World'
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N.d.A: A grande richiesta, ho aggiunto un pezzo al capitolo originale per inserire anche i due cugini Aaron e Christoffer. Spero possiate trovarli simpatici come io ho trovato simpatico inserirli. Buona lettura! E non scappate, perché la storia non finisce con questo capitolo!

 

¤Capitolo 23¤

 

 

 

 

Non era per niente certo che quella fosse una buona idea ma, d’altra parte, non poteva neppure rifiutarsi cocciutamente di andare a quella cena.

Dopo tutto il caos generato dal processo a sua madre, una serata di svago serviva a tutti loro e se, nel caso specifico, doveva anche incontrare i suoi cugini, beh… poteva succedere anche di peggio.

Ugualmente, osservare Hannah alle prese con il suo guardaroba fu un’autentica tortura. Non ce la faceva proprio ad immaginarsela nella stessa sala con Aaron e Chris, con uno qualsiasi di quei meravigliosi abiti addosso, mentre ridevano e scherzavano tranquillamente.

Quei due idioti si erano presentati a sorpresa nel suo ufficio niente meno che il giorno seguente il processo, sorridenti entrambi e apparentemente appena usciti da una beauty farm.

Aaron aveva adottato una chioma ricciuta, abbandonando l’idea di raddrizzare la sua chioma ribelle e, a barba incolta e con un sorrisone stampato sul volto da modello, si era presentato per primo a Hannah come il maggiore dei figli di Michael.

Chris era stato più contenuto – lo era sempre stato – e, da vero gentleman, aveva fatto il baciamano a Hannah sotto gli occhi attenti di Nick che, accigliato e ombroso, li aveva invitati a seguirlo nel suo ufficio subito dopo le loro ampollose presentazioni.

La risatina divertita della fidanzata l’aveva seguito fin dentro la stanza.

Era stato tutto sommato bello rivedere i due cugini, visto quanto poco si sentivano – per lo più per telefono o via Skype – ma, solo a fatica, era riuscito a sopportare le loro domande su Hannah e sul loro rapporto.

Avrebbe dovuto aspettarselo; dopotutto, anche loro conoscevano la sua nomea.

Però, almeno da loro, avrebbe preferito un minimo di appoggio morale! Erano i suoi cugini, per l’amor di Dio!

Invece, curiosi come due comari, l’avevano subissato di domande e alla fine, esasperato, aveva chiamato Hannah perché fosse lei a rispondere alle loro richieste interminabili.

Lei si era prestata senza problemi, ridendo e scherzando con i due uomini come se si conoscessero da anni e, quando infine i due se n’erano andati, la giovane si era limitata a dare a Nick un bacio tenero sulla sua bocca piegata in una smorfia.

No, non era davvero una bella idea, andare a quella cena.

“Se brontolerai ancora un po’, ti infilerò nella cuccia di Stark e a cena ci andrò da sola” lo minacciò bonariamente Hannah, estraendo finalmente dall’armadio un abito a sirena in viscosa color ghiaccio.

L’alto collo e le maniche lunghe avrebbero coperto una buona porzione di pelle, pensò tra sé Nicholas, approvando sentitamente, ma avrebbe anche dato un’idea più che chiara del suo fisico slanciato e perfetto.

Forse avrebbe dovuto dirle di…

Hannah interruppe sul nascere qualsiasi sua protesta trascinandolo con sé nella camera da letto e, dopo aver gettato su una sedia l’abito, lo spinse sul morbido piumino e gli montò sopra a cavalcioni.

Immobilizzato sotto di lei, gli occhi che esprimevano la sua passione a stento trattenuta e la paura inconfessata di non essere abbastanza, per Hannah, Nick si ritrovò a lottare piacevolmente con la bocca della sua donna, che lo catturò avidamente in un bacio soffocante.

Le mani di lei lo liberarono in fretta della camicia, lasciandolo a torso nudo sotto il suo dolce peso e, mentre i pantaloni facevano la loro stessa fine, Hannah mormorò tra un bacio e l’altro: “Staremo qui finché nei tuoi occhi sarà sparita quella luce, sappilo.”

“Per me va bene” ridacchiò lui, inarcandosi contro la donna quando avvertì il suo morso su un capezzolo.

Anche Hannah rise sommessamente contro la sua pelle accaldata ma, quando lui tentò di ribaltare la situazione, lei gli bloccò i polsi sopra la testa e scosse il capo.

Maliziosa, replicò: “Sei mio fino a nuovo ordine. Ti farò capire con le buone o le cattive che sei tu l’unico uomo della mia vita.”

“Lo sai, vero, che la cena è alle sette?” ironizzò lui, pur tentato di chiamare suo zio per mandare tutto all’aria.

Hannah assottigliò le palpebre, fissandolo con i suoi occhi di ghiaccio infuocato e, calando inesorabilmente sul suo collo, iniziò a mordicchiarlo dolcemente prima di sentenziare: “Saremo pronti.”

Quel che lei disse dopo, Nick non riuscì neppure a sentirlo.

§§§

Aveva sempre odiato i parcheggi sotterranei perché non erano il massimo, con la lambo.

Ma, visto che Hannah aveva iniziato ad apprezzare l’ebbrezza della velocità e quell’auto in particolare, poteva ben sopportare un po’ di disagio, per poterla rendere felice.

Alla fine, erano usciti di casa con un tremendo ritardo e, mentre Nick aveva impostato la sua guida in modalità ‘formula 1’, Hannah aveva contattato Bran per informarlo del loro arrivo posticipato.

Naturalmente, Brandon era scoppiato a ridere, insinuando un sacco di cose – tutte vere – cui peraltro Hannah non aveva dato alcuna conferma prima di lasciarlo con un bacetto e un laconico ‘no comment’.

Ora attendevano pazienti che l’ascensore giungesse all’altezza dell’assito stradale per poter entrare nel piccolo ristorante giapponese scelto dallo zio per quella cena informale.

Da quel che sapevano, erano già tutti presenti ed erano riusciti a trovare un tavolo giusto in tempo.

Quando raggiunsero il suolo e poterono scorgere la 2nd street con i loro occhi, caotica e piena di auto come sempre, Hannah prese sottobraccio Nick e disse: “Mi raccomando. Ricordati cosa ti ho detto prima.”

“Cosa, per essere precisi?” sorrise lui, ammiccando malizioso.

Lei arrossì leggermente ma si limitò a mormorare: “Lo sai benissimo.”

“Devo ricredermi, sulla tua preparazione. Oserei dire che questo pomeriggio ho imparato qualcosa” replicò lui, stampandole un bacio sul collo con fare sensuale.

Hannah ridacchiò, scansandolo con gentilezza quando entrarono nel locale già debitamente affollato e, non appena individuò il tavolo della loro famiglia, esclamò: “Ehi, siamo arrivati!”

Una marea di teste si voltarono nella loro direzione, mentre altrettante mani si levarono per salutarli.

Chris fece di meglio.

Si alzò per raggiungerli e, sfilato il braccio di Hannah da quello di Nick, la accompagnò al tavolo per farla accomodare al suo fianco.

Ovviamente, sul suo lato libero si sistemò Aaron, relegando Nickolas accanto allo zio.

Bran ridacchiò divertito ma, quando vide il volto del fratello perfettamente rilassato e tranquillo, si volse in direzione di Hannah e gli domandò: “Beh? Com’è che non li sbrana?”

“Per qualche ora dovrei averlo sedato a sufficienza” ironizzò lei, scatenando le risate collettive di tutta la famiglia.

Nickolas non vi fece caso e, con la mente, tornò a quel pomeriggio davvero speciale e a tutte le cose che Hannah gli aveva detto tra un bacio e l’altro.

Ricevere simili rassicurazioni, specialmente a quel modo, era davvero un toccasana.

Forse, avrebbe potuto continuare ancora un po’ a mostrarsi geloso, se il risultato era quello.

Non che faticasse ad esserlo, visto quanto teneva a lei ma forse, esagerando un po’…

Avrebbe dovuto pensarci. Molto seriamente.

§§§

Non aveva mai mangiato così tanto sushi in vita sua ma, in tutta onestà, non poteva che esserne felice.

Il menù denominato ‘The Nozawa’, il più rinomato del locale, comprendeva tutta una serie di pregiati filetti di pesce preparati con sapiente maestria e, per ogni boccone, Hannah aveva assaporato il paradiso.

Chiacchierare con Aaron e Chris, poi, era stato divertente.

I due giovani, di trentadue e trent’anni rispettivamente, si erano sperticati in complimenti sul suo lavoro e le avevano offerto un assaggio di quel facevano loro in Europa, nella ditta di famiglia.

Impiegato nel reparto tecnologico il primo e nelle public relations il secondo, i due fratelli Van Berger aiutavano notevolmente la ditta del padre, legata all’ESA1 e, da quel poco che riuscì a intuire Hannah, ne erano anche fieramente orgogliosi.

Michael non aveva voluto dilungarsi molto sull’argomento – modesto? timido? – ma, da quel che aveva detto loro, non solo Andrea era stato osteggiato dai vecchi Van Berger.

Michael aveva rischiato in più di un’occasione di essere diseredato pe le sue idee anticonformiste e così lontane dalla famiglia e, quando il capostipite della famiglia si era infine ammalato, sua madre aveva avuto l’ardire di dargliene tutta la colpa.

Appoggiata alla portiera della Lamborghini mentre, con occhio sereno, Hannah osservava i quattro cugini Van Berger e Phillip giocare a football sulla spiaggia di Santa Monica, chiosò: “Alla fine dell’opera, non sono venuti su male, no?”

“Direi di no. Mi ritengo moderatamente soddisfatto, sia dei miei figli che dei miei nipoti. E Phillip è un ottimo acquisto per la famiglia. Mi piace come ragiona, e sono sicuro che faremo ottimi affari, con lui” asserì Michael, in piedi accanto ad Andrea, che se ne stava appoggiato a una delle staccionate della Ocean Front.

Hannah sorrise, lieta che l’amico incontrasse anche il favore di Michael Van Berger. Le piaceva quell’uomo che, per quanto piuttosto chiuso, sapeva essere un buon conversatore e un eccellente pensatore.

“Naturalmente, ritengo che anche tu sia un gioiello di inestimabile valore, ma non volevo metterti allo stesso livello di quei manigoldi laggiù” aggiunse Michael, sorridendole appena.

“Oh, se volessi, saprei farmi valere. Phill mi ha insegnato un paio di mosse” ironizzò lei, scrollando le spalle. “Solo che non so come potrebbe prenderla Nick, se mi placcassero.”

I due uomini con lei scoppiarono a ridere di gusto e Andrea, ammiccandole gentilmente, asserì: “Stasera si è comportato benissimo, ma non so se sarebbe dello stesso avviso, se ti saltassero addosso.”

“Meglio non rischiare la sorte. E’ già stato difficile convincerlo che non mi interessa nessun altro se non lui” sorrise gentilmente Hannah, tornando ad osservare gli uomini sulla spiaggia.

Ormai faceva decisamente freddo, ma loro parevano non sentire la temperatura invernale che li circondava.

Certo, dodici gradi non erano da considerarsi freddo, per come la vedeva Michael, ma a Hannah bastavano per battere i denti.

“Hai fatto un gran lavoro con lui, Hannah. Non l’ho mai visto così spensierato e, al tempo stesso, spaventato a morte” asserì Andrea, sorridendole generosamente. “Si vede benissimo quanto ti ama e quanto teme di non essere all’altezza, ma sono sicuro che presto capirà quanto vale.”

“Ho già iniziato un’opera di sgrossatura. Ci vorrà un po’, ma lo capirà” annuì Hannah, sorridendo. “Ammettiamolo, è sempre stato testardo.”

“E’ una dote di famiglia. Di entrambe le famiglie” chiosò Michael, dando una pacca sulla spalla ad Andrea, che assentì con vigore.

“Mi piacciono gli uomini testardi. Diversamente, non mi terrebbero testa, visto quanto sono testarda anch’io” ironizzò allora Hannah prima di ridacchiare tra sé, togliersi le sneakers e correre verso gli uomini affondando i piedi nella sabbia gelida.

Ne seguì un autentico parapiglia, in cui Hannah venne afferrata alla vita da Nick e caricata su una spalla per essere allontanata dagli altri, mentre Bran e soci iniziarono a rincorrerlo per recuperare la ragazza.

Le risate divertite si affastellarono le une sulle altre e Andrea, nel vederli così sereni e gioiosi, ammiccò al cognato mormorando: “Ci gettiamo nella mischia?”

Michael parve un po’ scettico – pur essendosi vestito in modo casual, cardigan e pantaloni di velluto non erano il massimo per la spiaggia – ma Andrea, battendogli una mano sul braccio, aggiunse: “Dobbiamo salvare quella povera ragazza da quei bestioni.”

“Allora andiamo” assentì alla fine Michael. Probabilmente Cécille gli avrebbe chiesto spiegazioni, una volta tornato all’albergo, ma avrebbe trovato una valida scusa per giustificare la sabbia negli abiti.

Era un vero peccato che lei non avesse potuto partecipare – il giro di conferenze in California non le concedeva requie neppure il venerdì sera – ma avrebbe trovato un'altra occasione per presentarle Phillip e Hannah. Non avrebbe mancato.

Nick e la sua fidanzata sarebbero partiti per la Nuova Zelanda di lì a un giorno, ma poteva sempre invitarli in Europa, una volta che fossero tornati.

Sì, avrebbe fatto così.

Con quell’ultimo convincimento, si lanciò in spiaggia assieme ad Andrea e… beh, al diavolo i mocassini! Li avrebbe presi nuovi!

§§§

Se solo fosse smesso di piovere, sarebbe andato volentieri a fare surf, ma doveva ammettere che starsene sdraiato dinanzi alla piscina coperta a rimirare Hannah nuotare, non era niente male.

Fuori, il gocciolio intermittente dell’acqua ticchettava nelle navate della villa, sul fogliame della boscaglia che circondava la costruzione dalle linee avveniristiche, sul selciato del cortile, ovunque.

Nuvole gonfie e veloci si stavano muovendo nel cielo, segno che il temporale non sarebbe durato ancora per molto.

Erano lì da ormai due settimane e, a parte quel giorno, avevano goduto di bellissime giornate di sole e di una dolce brezza proveniente dall’oceano.

Hannah era rimasta strabiliata nello scoprire che la villa, fatta costruire da Nickolas su quella sperduta isola deserta, era dotata di tutti i confort… e completamente autosufficiente.

L’acqua potabile era ottenuta grazie a un desalinizzatore posto a sud dell’isola, pannelli solari provvedevano alla fornitura di elettricità e un impianto di depurazione permetteva un perfetto ricircolo dei rifiuti solidi e liquidi prodotti in loco.

Essere a capo di una delle ditte più all’avanguardia nel settore delle biotecnologie serviva anche a quello.

Spuntando da sotto il pelo dell’acqua con un gran sciabordio di goccioline e uno sbuffo, Hannah si appoggiò al bordovasca e osservò curiosa Nick, sdraiato su un fianco sopra un lettino e tutto intento ad osservarla.

Con un colpo di reni, la donna uscì dalla piscina mettendo in mostra il fisico slanciato e il minuscolo bikini color malva che indossava e l’uomo, pur non volendo, si ritrovò a fissarla con rinnovato possesso.

Sapeva che lei non sarebbe andata da nessuna parte, sapeva che Hannah era sua quanto lui era suo, eppure aveva ancora il terrore di non essere abbastanza per lei.

E quella paura dovette risaltare dai suoi occhi, perché la donna si affrettò a raggiungerlo e, piegatasi in ginocchio, lo abbracciò con calore, mormorando contro il suo collo: “Sono e sarò sempre qui, Nick… tranquillo. Pensavo che ormai fosse una cosa assodata.”

“Mi hai fatto diventare una pappamolla” ironizzò lui, pur stringendola a sé con forza.

La giovane ridacchiò contro la sua spalla e, nel sedersi accanto a lui, replicò: “Stai solo vivendo qualcosa di nuovo, esattamente come me.”

“E deve necessariamente farmi sentire così male?” si lagnò lui, stampandole un bacio passionale sulle labbra carnose.

Quando si separarono, Hannah aveva gli occhi offuscati dal desiderio, ma replicò con il suo solito pragmatismo. “L’amore deve fare un po’ male, altrimenti vuol dire che non sei coinvolto.”

“Sei troppo intelligente, per i miei gusti” ghignò l’uomo, afferrandola per le spalle per farla sdraiare sul lettino.

Lei lo lasciò fare e, mentre la pioggia continuava incessante a ticchettare sul tetto della villa e nella vicina foresta, si amarono con passione cercando di lasciare paure e dubbi fuori da quel piccolo angolo di paradiso.

Molto più tardi, impegnata a preparare il pranzo – il cielo che già cominciava a mostrare i primi pallidi bargigli di luce – Hannah si bloccò a metà di un passo quando vide tornare Nickolas dalla camera da letto.

L’aveva lasciata in cucina da sola dopo averle promesso di tornare entro qualche minuto mentre, invece, era rimasto nelle loro stanze per quasi mezz’ora.

Sapendo dov’era, e non avendo udito rumori strani, lei aveva preferito lasciarlo solo ma, quando lo vide riemergere con un’aria tutt’altro che rassicurante, poggiò in fretta la pentola dell’acqua e gli si avvicinò turbata.

“Che succede?” volle sapere lei, afferrandolo per un braccio, lo sguardo ansioso che lo percorse da capo a piedi.

Scuotendo il capo, Nick si limitò a dire: “Tutto bene, tranquilla.”

“E allora perché hai la faccia di uno a cui è morto il cane?” replicò lei, impallidendo subito dopo. “Oddio! E’ successo qualcosa a Stark! Dimmelo, ti prego!”

Nickolas si lasciò andare ad una risata gracchiante e, scuotendo nuovamente il capo, esalò: “Ti prego, Hannah, rilassati un attimo e non mi interrompere. Stark sta benissimo. Sono solo un po’ agitato per quello che sto per fare, tutto qui.”

“E cosa dovresti fare, scusa? Il pranzo è quasi pronto, quindi non devi muovere un dito se non per prendere le posate in mano e…”

Bloccando quel fiume di parole con un bacio, Nick la tenne avvinta a sé finché non fu sicuro che lei non avrebbe più replicato.

Quando iniziò a percepire il suo cedimento, la sospinse fino al divanetto dell’open space e lì la lasciò andare, vedendola letteralmente crollare sui cuscini, ormai priva di forze.

Mentalmente, se ne compiacque.

Ora azzittita e con un’aria vagamente languida, Hannah lo fissò incuriosita e Nick, preso un gran respiro, le si inginocchiò innanzi, portandola a trattenere il fiato.

Ci aveva pensato per giorni, vagliando tutte le possibili eventualità, ma nessuna lo aveva soddisfatto.

Era persino arrivato a consultare i cugini, mentre Hannah era impegnata in entusiastiche esplorazioni dell’isola, e tutto per ricevere un minimo straccio di idea su come comportarsi.

Quella mattina, invece, quando avevano fatto l’amore al suono dolce della pioggia, Nickolas aveva capito di non poter più attendere, di non dover per forza aspettare il momento perfetto.

Tutti  i momenti erano perfetti, perché lui era con Hannah.

“Non mi sono mai trovato in questa situazione, perciò perdonami se sarò goffo, o dirò le cose sbagliate” esordì Nickolas, schiarendosi la voce con un colpetto di tosse. “Non ho mai fatto mistero di aver vissuto una vita dissoluta, e tu lo sai meglio di chiunque altro. Nonostante ciò, hai potuto amarmi ugualmente, e di questo non posso che essertene grato. Nessun uomo può, o potrà mai, essere più fortunato di me, perché io ho te. Ho la persona più bella del mondo qui accanto a me. La più vera, la più forte, la più generosa, la più comprensiva, la più…”

Azzittendolo con un tocco leggero della mano, poggiata sulle labbra di Nick, Hannah gli sorrise benevola e lui, nel baciare quelle dita, si scostò un poco per terminare. “Niente potrebbe farmi più felice che lo stare per sempre con te. So di non meritarti, so che dovrò lavorare una vita intera per ripagare la tua generosità, ma vorrei tanto che tu accettassi di diventare mia moglie, Hannah.”

Detto ciò, Nick estrasse dalla tasca dei pantaloni una scatolina nera che aprì dinanzi agli occhi sgranati della sua donna.

All’interno era contenuto un anello in oro su cui era incastonato un topazio roseo,  lavorato in modo tale da sembrare una rosa in boccio.

Hannah emise un sospiro di sorpresa nel vedere quel prezioso dalle linee così singolari e,  sorridendo dolcemente a Nick, mormorò: “Nessun altro avrebbe potuto scegliere un dono così bello e perfetto.”

“Perché ti conosco” asserì lui, sapendo bene quanto quelle tre semplici parole contassero, per loro.

Fin dall’inizio, la verità era stata la loro carta vincente e li aveva fatti avvicinare come mai era accaduto a Nickolas, forse neppure con Rena.

Non aveva dovuto usare nessun artifizio, con Hannah, solo essere se stesso.

E, allo stesso tempo, lei si era aperta all’uomo con la stessa incrollabile fiducia, mostrandogli i suoi punti deboli, le sue ferite, i suoi dolori mai sopiti.

“E’ bellissimo, naturalmente, ma non avevo bisogno di un anello così magnificente per dirti di sì” replicò alla fine lei, abbracciandolo. “Sarebbe stato sì comunque, anche senza questa splendida vacanza e questo anello. Mi basti tu, mi basterai sempre tu.”

Nickolas non volle sentire altro. La baciò, suggellando quella promessa e mettendo in quel tocco di labbra tutto l’amore che provava per lei, tutto ciò che le doveva, tutto ciò che le avrebbe dato, per tutta la vita.

§§§

Mostrando l’anello alla webcam, Hannah ridacchiò suo malgrado e, nello scorgere il sorrisone di madre e patrigno, mormorò: “Ne deduco che vi piace.”

“Più che altro, ci interessa il tuo sorriso” replicò Pavel, con il suo solito tono calmo.

Con la sua quieta compostezza e il suo modo di fare sempre a modo e tranquillo, Pavel aveva portato un’autentica ventata di novità in casa di Glenn.

Solitamente agitatissima quanto distrattissima, da quando la donna aveva iniziato a vedersi con il quotato sous-chef di uno dei più celebri restaurant di L.A., la sua vita era decisamente cambiata in meglio.

Le ansie erano via via svanite, e la serenità dell’uomo si era trasmessa anche a Glenn, a tutto beneficio anche di Hannah, che aveva potuto scoprire in sua madre sfaccettature che mai, fino ad allora, aveva scorto.

Il matrimonio non aveva che migliorato le cose e, a distanza di tre mesi da quel lieto evento, tutto sembrava procedere per il meglio.

Hannah non avrebbe potuto essere più felice.

“Sei felice, ed è questo che conta” assentì a sua volta Glenn. “Anche se, oddio, quell’anello è stupendo! E’ un topazio, cara?”

“A dirla tutta, non lo so. Non l’ho chiesto a Nick, ma penso di sì. Però mi piace un sacco perché assomiglia alle mie china roses. A proposito… tutto bene a casa, vero?”

Il tono autoritario con cui si rivolse ai genitori fece scoppiare a ridere entrambi e Pavel, lesto, la rassicurò sullo stato di salute delle sue piante in serra.

Quanto a Stark, passava gran parte del suo tempo assieme a Brandon, che se n’era praticamente impossessato e, a quanto pareva, la loro convivenza andava a gonfie vele.

Hannah fu praticamente certa che, una volta recuperato il suo cane, Bran si sarebbe comprato un cucciolo nel giro di un mese al massimo.

Nel volgersi a mezzo quando udì la porta della camera da letto aprirsi, la giovane sorrise quando vide giungere Nick in maniche di camicia e jeans e, fattogli segno di avvicinarsi, mormorò: “Mamma e papà.”

“Ehi, Glenn! Pavel! Tutto bene, lì?” si informò Nick, sorridendo spontaneamente nell’accomodarsi su un bracciolo della sedia ov’era accomodata Hannah.

“Ragazzo, qui tutto bene. Abbiamo appena saputo che vuoi impalmare la nostra bambina” asserì Pavel, strizzando l’occhio a Hannah, che sorrise compiaciuta.

Le era venuto spontaneo fin dall’inizio chiamarlo papà, perché i suoi erano sempre stati – con sua grande gioia – i comportamenti di un padre con una figlia ormai adulta: mai pressanti, ma teneri e protettivi.

Glenn aveva scelto bene, e lei era grata di poter contare sulla calma compostezza di Pavel.

Certo, anche Andrea si era offerto di farle da padre, e lei ne era lietissima, ma era doppiamente felice di poter chiamare papà anche Pavel, perché le veniva dal cuore.

Ridacchiando, Nick annuì e avvolse possessivo un braccio attorno alle spalle di Hannah, asserendo: “Non me la sarei fatta scappare neppure per tutto l’oro del mondo, così ho approfittato dell’assenza di alternative e le ho chiesto di sposarmi.”

“Come se è essere a Los Angeles avrebbe fatto qualche differenza” replicò bonaria Hannah, dandogli un pizzicotto ad un fianco.

“No, ma ho preferito non avere intorno quel marpione di Aaron. E’ venuto un po’ troppo spesso a farmi visita in ufficio, nei giorni precedenti alla nostra partenza, e sempre per cose di cui avremmo potuto discutere tranquillamente per telefono.”

Il brontolio dell’uomo la fece sorridere spontaneamente e la giovane, poggiandosi contro di lui, asserì: “Aaron è simpatico, ma il mio amore sei solo tu.”

Glenn e Pavel scoppiarono a ridere e Nick, nel dare un bacio sul capo a Hannah, replicò cauto: “Meglio prevenire che curare, honey.”

“Sei paranoico, tutto qui. Ma ti passerà” chiosò lei, lieta di poter dividere quel momento di serenità con la famiglia.

“Mia figlia è troppo seria per poterti dare simili grattacapi, credimi Nickolas” intervenne a quel punto Glenn. “E’ sempre stata più matura della sua età. Tranne a undici anni, quando temevo avesse deciso di intraprendere la carriera di pugile a mia insaputa.”

Mettendo un finto broncio, Hannah mugugnò: “Mi difendevo e basta, mamma.”

“Sarebbe bastato ignorarli, tesoro” replicò con candore Glenn, mentre Pavel e Nick sorridevano bonari.

“Meglio chiarire subito le cose, non si sa mai” sentenziò Hannah, ghignando divertita.

Glenn scosse il capo con aria falsamente esasperata e, rivolgendosi speranzosa al futuro genero, gli domandò: “Puoi evitarle di cacciarsi nei guai, per favore? Non vorrei mai dover essere costretta a tornare in ospedale perché ha pestato qualcuno.”

“Fino ad ora è stata brava, ma la terrò d’occhio” promise Nick. “Anzi, la terrò così tanto d’occhio che non mi sfuggirà nulla.”

“Ci conto” replicò Hannah, coprendo la webcam con una mano per dare un bacio piuttosto impegnativo al suo uomo.

I due genitori scoppiarono a ridere e, di comune accordo, decisero di interrompere la chiamata, promettendo che si sarebbero sentiti nei giorni a venire.

Quando fu sicura di non essere più in linea, Hannah tolse la mano e mormorò: “Certe cose voglio che continuino a rimanere qua dentro. Al sicuro.”

“Sanno cosa stiamo combinando qui, cosa credi?” ridacchiò Nick, spegnendo il computer per poi sollevarla agilmente dalla sedia e portarla fuori dalla stanza.

Scoppiando a ridere, Hannah si allacciò al suo collo prima di rendersi conto che la pioggia era del tutto svanita – in camera, aveva tenuto le tende tirate – e, con un gridolino estasiato, esclamò: “Ha smesso! Possiamo scendere in spiaggia!”

“Sì, pesciolino. Possiamo andare a fare una bella nuotata in mare” assentì lui, gradendo non poco la stretta che Hannah gli riservò.

Un attimo dopo, la giovane scivolò via dalle sue braccia per correre a prendere il necessario per scendere in spiaggia e, nel giro di mezz’ora, si ritrovarono a nuotare agilmente nelle acque mosse dell’oceano.

Sulla battigia, Hannah aveva sistemato teli spugna e il necessario per un pic-nic, efficiente come suo solito e Nick, nell’abbracciarla, osservò la spiaggia e mormorò: “Come ho fatto a raggiungere i trentacinque anni senza di te?”

“Me lo chiedo sempre più spesso” ridacchiò lei, dandogli un bacetto sul naso prima di venire investita assieme all’uomo da un’onda.

I due risero e sputacchiarono acqua salata e, di comune accordo, ripresero a nuotare falciando le onde con le loro potenti bracciate.

Fianco a fianco, l’uno accanto all’altra.

 

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1: ESA: European Space Agency. - Agenzia Spaziale Europea.-

  
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