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Autore: _Noodle    06/09/2013    5 recensioni
Hogwarts. Anno scolastico 1942-1943. La Camera dei Segreti è stata aperta: che la caccia ai mezzosangue abbia inizio. Quindici maghi e streghe legati tra di loro da solidi legami, quali l'amicizia, l'amore, l'intesa e lo scontro, ma al contempo distanti, diversi, a causa di un liquido terribile, rosso come la paura e l'imbarazzo.
I fantomatici Amis de l'Abc, da "I Miserabili" di Victor Hugo, alle prese con la magia. Ok, tutto ciò è folle.
"Lo seguirai, anche se contro il tuo sangue? Ti unirai a lui profanando ciò che c'è di più sacro a questo mondo? Sporcherai le tue origini e le tue labbra? Sta a te decidere: o il sangue o la morte" .
Coppie: EnjolrasxGrantaire, CourfeyracxJehan, JolyxBossuet (con intervento di Musichetta), BahorelxEponine (con intervento di Montparnasse), MariusxCosette.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Il suo Incanto Patronus assumeva la forma di una civetta, lo aveva scoperto quella stessa mattina durante la lezione di Difesa contro le Arti Oscure.
Chiunque avesse conosciuto a fondo Jehan Prouvaire avrebbe capito immediatamente il perchè di quell’animale, senza troppe supposizioni fantasiose: lui, come una civetta, era un predatore delle cose della notte: i libri, le ombre e i sogni.
Nominato prefetto di Corvonero all’inizio del suo quinto anno a Hogwarts, sfruttava questo privilegio per sorvegliare giorno e notte la biblioteca, luogo in cui, alla fine, erano gli altri a doversi prendere cura di lui: si perdeva dentro ad ogni volume e in tutti  cercava le risposte alle sue domande, che sebbene fossero migliaia e migliaia, non erano mai abbastanza. Jehan era assetato di conoscenza più di chiunque altro all’interno della scuola; si ricordava ancora le parole che il Cappello Parlante aveva pronunciato al momento del suo smistamento: “Sei ingegnoso, ragazzo mio, e molto, molto fantasioso. I tuoi pensieri tradiscono uno sfrontato desiderio di conoscenza che va oltre alla semplice curiosità di un qualunque studente. So esattamente in quale casa smistarti: CORVONERO!”
Inoltre possedeva una capacità innata che lo rendeva speciale, o almeno più sensibile rispetto ad un normale ragazzo della sua età: quella dello saper scrivere in versi. “I babbani li chiamano poeti”, aveva spiegato al suo migliore amico Joly (anche lui un Corvonero) quando era ancora un bambino e durante tutto quel tempo passato ad Hogwarts non aveva perso questa sua abilità, che, a dire il vero, nel mondo dei babbani da cui proveniva non era nemmeno un granché.
Jehan aveva i capelli di un biondo sporco tendente al rosso e occhi grigi tendenti al bianco, macchiati di neve: erano occhi dolci, sinceri e ingenui, come possono essere solo quelli di un bambino amante dei draghi e delle fate. Il suo volto scavato e pallido era cosparso di simpatiche lentiggini, mentre le sue labbra di meno simpatici tagli, a causa di quel brutto vizio che aveva di mordicchiarsi la bocca. Era timidissimo e arrossiva per un nonnulla, in particolare quando gli si faceva notare la cravatta fuori posto o la bocca sporca di cioccolata; tuttavia sotto quella fittissima nebbia di riservatezza vi era un animo intrepido e virile, come quello di un predatore, selvaggio e scaltro.
 
Era tornato nella sua sala comune appena dopo la lezione e vi aveva incontrato Joly, arrivato poco prima di lui. “Che velocità” aveva pensato.
Joly se ne stava appollaiato su un’enorme poltrona con lo sguardo perso nel nulla e le mani appoggiate sulle ginocchia: non aveva una bella cera (come sempre del resto). Questo giovane mago infatti era ipocondriaco. Da quando era venuto a conoscenza delle terribili e fulminanti malattie che affliggevano i babbani non aveva più vissuto nello stesso modo: girava sempre con in tasca uno specchietto, con il quale si guardava la lingua ogni volta che si sentiva inosservato. “Sei un mago Joly, queste malattie non possono colpirti!” gli ripetevano i suoi amici, ma lui, imperterrito, continuava ad analizzarsi la lingua come se non ci fosse un domani, pronto a rilasciare il proprio testamento a causa di un brufolo.
<< Joly! Sei già qui? Dalla faccia che hai non sembri molto soddisfatto del tuo Patronus di oggi! >> Ridacchiò Jehan ironizzando sul pallore del suo volto.
Joly non rispondeva. Sembrava che faticasse persino a sbattere le palpebre.
<< Joly? Ti senti bene? >> Chiese più seriamente il poeta questa volta, sedendosi per terra davanti a lui.
Joly inspirò furioso, spalancando ancora di più gli occhi.
<< È di nuovo con lei. >>
Jehan aggrottò le sopracciglia arricciando le labbra.
<< Chi è di nuovo con chi? >>
<< Quel ragazzo di Tassorosso dell’altro giorno, ricordi? Quello che passandoti affianco non ha per poco incendiato il tuo maglione >> aveva risposto con un’aria decisamente assassina.
<< Oh, sì! Adesso ricordo! >> ridacchiò il poeta << E con chi se la spasserebbe questo tuo acerrimo nemico? >>
Joly si alzò bruscamente in piedi guardando Jehan come se si fosse appena rimbecillito.
<< Come? Con lei Jehan! Sei diventato cieco, non li hai visti? È con il mio usignolo, con la mia Musichetta! >>
Jehan non poté fare a meno di scoppiargli a ridere in faccia, senza ritegno. Joly sapeva essere esilarante anche nei momenti meno opportuni; escludendo il suo stato di malato immaginario permanente, era il ragazzo più divertente che esistesse al mondo.
<< Grazie per gli sputi Prouvaire, adesso dovrò disinfettarmi la faccia e sperare che tu non mi abbia attaccato una delle più pericolose malattie babbane che esistano >> concluse lui serissimo.
<< Tranquillo Joly, sono sano come un pesce. Scusami non avrei dovuto ridere in questo modo; solo che mi fa strano pensare che una come Musichetta si accompagni ad uno come quello lì, non mi sembrava un gran cavaliere, ecco. >>
<< E se lo fosse? >> Gridò facendo un balzo per terra vicino all’amico.
<< Insomma non lo conosco, non lo posso sapere. La mia Musichetta! L’hai vista oggi? Quando ha evocato il suo Patronus era così bella, così leggiadra! Ne sono pazzo Jehan. >>
“Parli come uno del secolo scorso” pensò lui senza però far trasparire nulla. Prouvaire lo guardava intimorito, sentendosi letteralmente inutile dal momento che non sapeva cosa dirgli. Non aveva notato un particolare interesse da parte di Musichetta, una Corvonero anche lei, nei confronti di Joly, quindi illuderlo sarebbe stato sleale.
<< Perchè non provi a conoscere meglio questo fantomatico Tassorosso? Conoscere il tuo nemico non è mai azzardato, può essere utile >> consigliò un po’ incerto.
Joly era diventato paonazzo. “Ecco, sapevo che sarebbe finita così”.
<< E come faccio? Quando? Con che scusa? Non essere sciocco, dai. Ecco, adesso ho le palpitazioni e il battito accelerato. Non è bello sai? È più grave di quanto tu possa immaginare caro mio, dovrei farmi vedere immediatamente dalla professoressa… >>
<< Ora basta Joly, siediti e ascolta me. Ho tutte le risposte alle tue domande. >> Mentiva, ma con classe.
<< Lo saluti oggi, prima di pranzare e incominci a parlarci. La scusa? Non hai assolutamente bisogno di scuse per stringere amicizia con qualcuno, vai lì e ci parli. Dopo qualche discorso improntato sul generale, passi al discorso Musichetta. Nulla di più semplice. >> Joly sembrava essersi stranamente calmato, anche se nei suoi occhi si leggeva lo sguardo di uno che pensa “Tutto ciò è folle”.
<< Dovrei sapere con certezza se i miei sospetti sono fondati, se non fosse lui? Sono un caso disperato!>> Si era stravaccato per terra con le mani nei capelli. Sì, sembrava letteralmente un pazzo da ricoverare.
<< Adesso stai calmo, va bene? >> Gli disse Jehan toccandogli la testa. << Che cosa sai di lei? >>
<< So che ha la pelle bianchissima e che profuma d’erba appena tagliata. E che sebbene sia un po’ rotondetta le sue mani sono le più graziose di tutta Hogwarts. So che è molto colta e che ama da impazzire tutto ciò che è blu. >> Joly sembrava in preda ad un’estasi mistica. Che lei gli avesse rifilato un qualche filtro d’amore? Jehan non lo escludeva.
<< Credi che una così possa frequentare un tipo come quello sconosciuto? >>
<< Uccidimi Jehan, uccidimi ora, perchè non capisco più nulla. È stato bello finché è durato! >>
<< Oh, smettila di fare il melodrammatico Joly! Per risolvere questa tua confusione so esattamente a chi rivolgermi: Cosette >> e questa volta, l’idea era geniale.
Joly lo guardò un attimo confuso, mettendosi a sedere, poi sembrò ricordarsi di qualcosa e accennò un sorrisetto sghembo.
<< Cosette, geniale. >>
<< Non mi hanno smistato in questa casa per nulla Joly! >> Rispose Jehan arrossendo dolcemente.
 
Cosette era una ragazza bellissima: occhi azzurri, capelli biondi, mani affusolate, voce acuta e  soave, denti perfetti. Pareva una di quelle ragazze che nella vita non hanno altro scopo che ammaliare giovani uomini, catturarli e intrappolarli nella propria ragnatela: tuttavia questa giovane strega non possedeva queste doti apparenti. Infatti, nessun uomo si avvicinava a lei se non per sfruttare quella sua capacità innata e meravigliosa (se così si può definire) della Legilimanzia, propria solo di pochi maghi e streghe. Tutti accorrevano da lei per un consiglio, per far sì che lei, addentrandosi nella mente di un altro, conoscesse le sue intenzioni. Cosette, di rimando, si faceva ripagare chiedendo all’altra persona di fare qualcosa per lei. Spesso erano favori molto piccoli e semplici perchè lei non osava chiedere “troppo”. Era una di quelle ragazze che non lasciava mai trapelare niente di sé, molto intelligente e astuta (ragione della sua appartenenza a Corvonero) e soprattutto coraggiosa; a dire il vero celava nei suoi grandi occhi un velo di tristezza incolmabile, dovuta al fatto che poche persone amavano la sua vera compagnia. Cosette ascoltava ed era per questo che nessuno si affezionava a lei più di tanto: la sfruttavano per quel poco e poi la lasciavano volare via.
Quando quella mattina ricevette la visita di Joly, nel bel mezzo del corridoio che portava alla Sala Grande, rimase parecchio stupita della richiesta del ragazzo, in quanto credeva che non pensasse a nient’altro che ai libri. L’ipocondriaco le aveva posto solo due semplici domande: scoprire che cosa fosse realmente importante per Musichetta nella vita e che cosa desiderasse in un uomo. Cosette sembrava particolarmente divertita, soprattutto dall’espressione sconvolta e preoccupata di Joly, in preda al panico più nero.
<< Calmo, Joly! Posso rispondere tranquillamente anche senza utilizzare il Legilimens. >>
<< Davvero? >>
<< Lo faccio solo in occasioni particolari e decisamente più serie! E poi conosco bene Musichetta. Ecco la prima risposta: quello che per lei conta di più al mondo è la lealtà. S’intuisce dalla fiducia che ripone immediatamente negli altri. >>
Joly stava recuperando un po’ di colorito, anche se molto leggero.
<< Bene, lealtà. E alla seconda domanda puoi rispondere? >>
<< Certo che posso, in base a ciò che mi ha detto lei >> rispose Cosette con uno sguardo decisamente malizioso.
<< C-cosa ti ha detto? >> Ora aveva iniziato anche a balbettare. Bene.
<< Che di recente sta frequentando un ragazzo di Tassorosso, si chiama Bossuet. Lo conosci? >>
A Joly venne un mancamento: conoscere il nome del suo più acerrimo nemico del momento in quel modo non era l’ideale, ma provò a trattenere l’emozione e a respirare il più profondamente possibile, tentando di non farsi intossicare dal profumo di Cosette.
<< No, non lo conosco. >> Glaciale.
<< In ogni caso, a Musichetta piacciono i ragazzi che la sanno far ridere e a quanto pare questo Bossuet ci riesce particolarmente bene. >> Il ragazzo pareva profondamente sconfortato. Anche lui sapeva far ridere, diamine, che cosa aveva Bossuet in più di lui?
Cosette lo fissava: il volto di Joly, nemmeno sapeva il perchè, le ispirava fiducia e così, per la prima volta in tutta la sua vita, osò, osò chiedere qualcosa di intimo, di speciale, che col tempo sarebbe diventato fondamentale. Lo prese da una parte, portandolo lontano dalle orecchie curiose e iniziò a parlare, con una voce più flebile del solito.
<< Joly, ora quella che ti deve chiedere un favore sono io. >> Joly era ancora scosso e turbato dal nuovo amichetto di Musichetta, ma sembrava ancora rendersi conto di che cosa stesse facendo.
<< Tutto! Devo a tutti i costi ricambiare il favore, non sai quanto ne sono grato! >>
Cosette abbassò lo sguardo timidamente. Joly era così alto rispetto a lei.
<< Ho visto che frequenti spesso alcuni dei Grifondoro >> disse tutto d’un fiato. Sembrava si fosse sgonfiata, come un palloncino.
<< Si è così >> rispose serenamente lui.
<<  Ecco, non è che in qualche modo potresti far sapere ad una certa persona che ho ritrovato il suo libro di pozioni? >>
<< Ma certo. E chi sarebbe? >>
Cosette diventò scarlatta. I suoi capelli divennero bianchi in confronto al colore del viso.
<< Si chiama Marius, ho visto che ci parli spesso. >>
Joly si accese all’improvviso.
<< Ma certo, Marius! È da una settimana che mi tormenta con la storia di come ha perso il libro di pozioni, sono sicuro che sarà felicissimo di riaverlo con sé! Sarà fatto Cosette, stai certa che presto si farà vivo. >>
<< Grazie. >>
Joly corse via, dentro la sala grande, lasciando volare via Cosette.
 
Al tavolo dei Grifondoro, con il fantomatico Marius appena nominato, sedeva una combriccola di ragazzi molto diversi tra di loro, ma tutti estremamente vivaci se osservati con più attenzione.
Il primo, che chiunque avrebbe notato a causa del chiasso che era capace di fare,  era un ragazzo alto, ben piazzato, né troppo rotondo, né troppo sottile, che con un solo sorriso era capace di riaccendere ogni luce. Si chiamava Courfeyrac ed era ironico, fino al midollo. Non si lasciava sfuggire nessuna occasione per sfoderare quest’arte, né rinunciava ad assistere ad una bella discussione solo per alleviare la tensione alla fine. Era capitano della squadra di Quiddich e molto abile negli incantesimi, di qualsiasi tipo. Il suo Patronus assumeva la forma di un furetto, forse perchè era veloce e flessibile, pronto sempre per ogni occasione.
Il ragazzo seduto di fianco a Courfeyrac invece, era il più piccolo del tavolo: minuscolo, biondo, con una faccetta simpatica e sfacciata: si chiamava Gavroche ed era il nuovo arrivato. Era il suo primo anno ad Hogwarts e non aveva perso un minuto di tempo per integrarsi in “società”.  Era il fratello minore di un’altra ragazza del gruppo, una bruna, decisamente enigmatica e difficilmente raggirabile di nome Eponine. Se volessimo paragonare Eponine a qualcosa, questo qualcosa sarebbe sicuramente una lupa: era coraggiosa, nobile e indomita, non aveva paura di niente lei, nemmeno dell’incanto più oscuro. Era molto intelligente, coraggiosa oltre misura e particolarmente abile nella difesa contro le arti oscure. In quegli anni a Hogwarts aveva legato particolarmente con Courfeyrac e con un altro ragazzo della sua stessa casa, un tipo particolare, bello, tremendo nello sguardo e nel sorriso.
Il suo nome era Enjolras e chiunque, semplicemente osservando quelle movenze decise, quei capelli ribelli e quell’espressione fiera che tanto faceva dannare le fanciulle di Hogwarts, avrebbe capito che apparteneva ai Grifondoro.
Tuttavia, pretendere di descrivere Enjolras sarebbe come pretendere di descrivere la vita: non vi è e non vi sarà mai una definizione per spiegare che cos’è, la vita, e lo stesso vale per Enjolras. È una di quelle anime che si scoprono passo dopo passo, occhiata dopo occhiata, parola dopo parola, incantesimo dopo incantesimo. Un’aquila il suo Patronus, un’aquila racchiusa nei suoi occhi.
 
<< Ehi Joly! Finalmente arrivi! >> Esclamò una voce dal fondo del tavolo dei Grifondoro, raggiante come al solito. Lentiggini, eccentricità e vitalità: ecco a voi Marius Pontmercy.
<< Sì, ho fatto un po’ tardi >> ripose Joly fingendo un sorriso rassicurante, che però rassicurante non era.
<< Ti eri perso nei meandri della scuola? >> Ironizzò Courfeyrac mentre addentava una coscia di pollo.
<< No, ho incontrato Cosette, una mia amica, qualcuno la conosce? >> Biascicò guardandosi attorno.
<< Io ci ho già parlato qualche volta, pare molto amichevole, anche se è un po’ timida >> commentò Eponine sorridente.
<< Beh, carissimo Pontmercy, Cosette ha chiesto di te. Ha ritrovato il tuo dannatissimo libro di pozioni. >>
Marius saltò in piedi, facendo sì che la coscia di pollo per poco non finisse nel naso di Courfeyrac e abbracciò Joly con tutta la forza che possedeva; quest’ultimo temette di essersi rotto la clavicola.
<< Finalmente! Il professor Lumacorno non potrà più rimproverarmi adesso che l’ho ritrovato, che l’ha ritrovato! Devi portarmi da questa Cosette il più presto possibile! È della nostra età? È anche lei Corvonero? Non so come… >>
Ma una voce nuova interruppe quel momento di gioia irrefrenabile. Joly ghiacciò dalla testa ai piedi: davanti a lui sostava Musichetta con accanto un ragazzo, basso, sorridente, dai lineamenti semplici: era lui, Bossuet.
<< Buongiorno a tutti! Buongiorno Courf! Come state? Per chi non la conoscesse, ragazzi, lei è Musichetta. >>
Lei salutò con un semplice gesto della mano, sussurrando un debole “Ciao”, avvampando.
Joly avrebbe voluto rispondere con un sonoro “MALE ORA CHE SEI QUI”, ma si trattenne, concentrandosi soltanto su ciò che gli aveva detto Jehan: “Conosci il tuo nemico”.
<< Vieni Bossuet! Siediti un attimo di fianco a me, prima di raggiungere il tuo tavolo. Musichetta, perchè tu non ti siedi vicino a Eponine? >> esclamò gioioso Courfeyrac.
Joly continuava a restare in piedi, immobile, mentre osservava Musichetta sedersi al fianco della sua nuova amica.
<< Tu non ti siedi qui con noi? >> continuò Courf fissando preoccupato Joly. Infatti, tutti al tavolo conoscevano Bossuet tranne lui e questo lo metteva ancora di più a disagio. Accennò un lieve “sì” con il capo e prese posto vicino a Bossuet, che subito, prese a conversare con lui con spensieratezza.
<< Tu sei Joly quindi? È un piacere conoscerti, sono sempre felice di incontrare nuovi amici! >>
“Amici. No. Tu sei diverso, non sei un mio amico”.
<< Già, anche a me piace conoscere nuove persone. Da quanto è che frequenti tutti gli altri? >> Chiese imbarazzato.
<< Da poche settimane a dire il vero. Sono sempre stato con quelli della mia casa per tutti questi anni, ma visto che oramai siamo cresciuti ho pensato fosse doveroso conoscere anche altri studenti! >> Bossuet era disinvolto, amichevole e aveva una voce sorprendentemente rassicurante: escludendo Musichetta sarebbero potuti anche diventare amici. Ma no, non bisognava fidarsi.
<< Penso sia giusto >> rispose sorridendo goffamente; non riusciva proprio a sorridere serenamente quel giorno.
Bossuet gli si avvicinò all’orecchio, accertandosi prima che nessuno lo stesse guardando.
<< Tu conosci quella ragazza vero? Sei un Corvonero anche tu >> e indicò Musichetta. Joly avvertì un principio di conato allo stomaco, ma cercò di contenersi, o avrebbe fatto l’ennesima figura da idiota.
<< Ehm, sì, la conosco, p-perchè lo vuoi s-sapere? >>
<< Perchè l’ho conosciuta ieri ed è davvero molto affascinante! Quasi quasi, potrei pensare di… >>
<< JEHAN! >> Urlò Joly alzandosi dal tavolo, versando addosso a Bossuet dell’acqua.
<< Joly! >> Rispose Jehan spaventato.
<< Siediti qui! Non vedi, oggi abbiamo anche un nuovo arrivato! Si chiama Bossuet, è un amico di Musichetta >> continuava ad urlare il ragazzo digrignando i denti e indicando Bossuet con gli occhi.
“Gli esploderà il cervello prima o poi” aveva pensato il poeta.
<< Veramente dovremmo ritornare al nostro tavolo Joly, ma comunque c’è sempre tempo per i saluti. >>
Jehan si allontanò da Joly e andò a stringere la mano a Bossuet, che con il suo solito sguardo amichevole si era presentato calorosamente.
Entrambi se ne andarono, sedendosi nel tavolo dei Corvonero per il pranzo, già in tavola da un po’, mentre Courf si andò a sedere di fianco ad Enjolras, che pensieroso, giocava con la forchetta nel piatto.
<< Buono vero il pollo? >>
<< Buongiorno Courf. >>
<< Stai bene? >>
<< Sì e no. >>
<< Come mai? >>
<< Quello continua a fissarmi. >>
Courfeyrac si girò, e alle sue spalle, seduto nell’ultimo tavolo da sinistra, vide  un ragazzo alto, non particolarmente bello, un Serpeverde, che di verde aveva solo il riflesso degli occhi.
<< Ti disturba? >>
<< Odio la gente che mi fissa. Se ha qualche problema perchè non me lo viene a dire? >> Enjolras era così, diretto ed impulsivo; in più odiava le cose fatte di nascosto, o meglio, odiava non conoscere quello che accadeva attorno a lui.
<< Lascia che ti guardi. >>
<< Ha forse un buon motivo per farlo? >>
Courfeyrac ridacchiò tra sé e sé, poi sussurrò qualcosa che sperava Enjolras non sentisse.
<< Non per niente ti chiamano Apollo. >>
 
 
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Hi people ^^ Bene, ok, sono leggermente - molto -  agitata perchè non so che cosa aspettarmi da questa Crossover, ma un tentativo penso non guasti insomma, bisogna sbizzarrirsi ogni tanto xD
Premetto: non ho mai letto i libri di HP, quindi se trovate qualche grave incongruenza ditemelo subito e provvederò a modificare la storia ;) In ogni caso sto cercando di reperire tutti i dati possibili e immaginabili per rendere la storia il più simile al libro, certo però non sarà sempre possibile farlo!
Per esempio: ho ipotizzato che i ragazzi apprendessero il Patronus durante la lezione di Difesa contro le Arti Oscure, ma so benissimo che s’impara più in là con il tempo e quando si ha più esperienza, non certamente il quinto anno; ma passatemelo, mi serviva soprattutto per la descrizione dei personaggi xD
Per il resto, posso solo augurarvi una buona lettura e sperare che la storia vi piaccia * incrocia le dita * …Al prossimo capitolo cari, grazie per l’attenzione <3 C:
_Noodle
  
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