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Autore: PrincessOfSpades    07/09/2013    1 recensioni
"Mi coprii la testa con le mani aspettandomi la caduta di qualcos’altro dall’alto, paradossalmente meno piacevole di un Bruno caduto dal cielo. Come la caduta di insopportabili, oltre che pesanti, Graveler.
Beh, stranamente non successe niente e mi ritrovai gli occhi puntati addosso dei miei compagni,non voluti, di avventura.
-Ma che fai, Blue? – mi chiese quasi preoccupato Green.
- …- “Bella domanda; chiedilo al mio istinto sopravvalutato”
- … Niente – risposi fingendo di aver fatto una cosa del tutto abituale. Mi fu riservato uno sguardo eloquente che la diceva lunga sulla mia considerazione da parte del gruppo, e non era affatto lusinghiera.
- Qualunque cosa tu stessi facendo, possiamo andare? – ci reguardì Bruno.
Oak non se lo fece ripetere due volte e io sbuffai, cercando con gli occhi conforto nel soffitto.
Tornammo così alla biforcazione, chiudevo la fila con soddisfazione dal momento che se fosse successo qualcosa i primi ad avvertirmi, con tanto di urla agghiaccianti, sarebbero stati proprio i due mentecatti".
[Estratto dal Capitolo 4]
Una strana coppia formata da una squinternata campionessa e un insopportabile rivale, equivoci improbabili e tante, tante disavventure!
*Storia ispirata liberamente ai personaggi di Pokemon VerdeFoglia
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Green, N, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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                                                                               Capitolo 6: Non soprenderti Bunny: nulla di più che (s)fortunate coincidenze!




- No, Lance … tu … tu … mi stai chiedendo di uscire con Green?! –
- Sì, cioè no, non come pensi tu, tranquilla; più che un uscita è … hai presente il Red Carpet? Pensala come una sfilata –
- No e non intendo pensarla in quel modo, Lance!-
- Ascolta: dopo quella, il tuo precedente della scarpa verrà completamente dimenticato. Solo se tu fai come ti ho detto,però –
- Mmh …-
Ho sempre odiato i compromessi.
Ma che cavolo gli saltava in mente a quel menomato di ex- campione?! Poteva escogitare qualcosa di meglio, di più geniale: mica siamo in una telenovela!
- Bunny, fidati di me, te lo ripeto –
- Lance … vedi non è che io non mi fidi di te o che uscire col mio rivale amichevolmente è come prendere un tacco a spillo nell’occhio; il fatto è che non vedo davvero il nesso logico fra questo e la questione della scarpa, proprio non lo vedo, scusami!-
-…-
- Ah Bunny, piccola e povera ingenua Bunny … Tu non hai idea del potere dei Media! –
- … E quindi? –
- Non capisci: se tutti vi vedranno in veste di buoni amichetti, si scorderanno presto dell’accaduto -
- Ma ne sei proprio sicuro? –
- Bunny, ho mai detto qualcosa che non è andata come pensavo? –
- Beh … se proprio devo essere sincera ti ho battuto alla Lega. Eri piuttosto certo di vincere, a quanto mi ricordo –
- … Che male può mai farti un gelato ogni tanto? Devi vivere la tua vita. Sei giovane, ti devi divertire! –
- E questo cosa centra? –
- Non stare sempre a casa a spolverarti le tue medaglie, fai qualcosa! Stai sempre su internet. Ti vedo, sai? –
- Ma questo non è affatto vero: ehi, intendiamoci, io non sono una nerd! –
- Ah, allora non sarà un problema questa piccola uscita! –
- Infatti! –
- … -
- Aspetta, com’è che sei arrivato a farmi dire che non sia un problema questo sottospecie di appuntamento? –
- Allora? –
- E va bene, e va bene!!-
- Sei la migliore. Ricordati di non metterti nei guai –
- Ah beh, grazie tante -
- Dimenticavo: ricordati di passare da Bruno, vuole vederti –
- Ah, pure questa … -
- A presto, ti chiamo domani! –
- Sì-
“Se ci arrivo a domani. Ho mai detto che sono stressata?”

Controllai il mio orologio da polso aggrottando stancamente le sopracciglia.
“Venti a mezzogiorno … Posso farcela”.
Mi trovavo a Borgo Foglianova.
Dopo la spedizione per la grotta, io Bruno e Green ci eravamo recati a Settimisola, dove l’allenatore era stato ricoverato.
Io avevo deciso di dormire a casa;  voi non avete la minima idee di come siamo lerce le panchine di quel Centro Pokèmon, e io non ho la minima intenzione di descrivervele.
Bruno era rimasto lì.
“Dovere” lo aveva chiamato, e mi ero sentita un verme, al confronto.
Green invece era tornato nella sua palestra disastrata, non c’eravamo detti una parola di più da quando c’eravamo lasciati al Centro.
Beh, ad ogni modo quell’uscita modello Red Carpet avrebbe avuto luogo esattamente alle quattro e io mi sarei dovuta sbrigare.
C'era qualcosa che mi turbava.
Non tanto questa formalità, quanto per dopo. Il dopo mi preoccupava.
Una sola domanda mi tormentava.
“ Cosa mi metto? ”
Un problema da non poco conto, insomma.
Erika avrebbe saputo consigliarmi ma … no. Meglio di no.
Cosa mi avrebbe fatto indossare, non oso immaginarlo.
- Bunny, cosa succede? – chiese mia mamma preoccupata.
- Ah, nulla mamma. Devo fare un salto a Settimisola e poi andare dritta dritta a Saffron City –
- Oh, tesoro, ma ti fanno stancare davvero molto, non è così? –
Aspetta. Mia madre mi stava consolando del troppo lavoro quando lei per prima mi aveva spedito in quell’esplorazione taglia-vene sgridandomi e minacciando di diseredarmi?
- Bah, io ne ho piene le tasche –
Ne ho davvero piene le tasche.
Gente piena di complessi di doppia bipolarità, di personalità, di acidità, di antipatia, di tirannide e chi più ne ha più ne metta.
- Quando torni ti faccio una bella cenetta. Torni per cena, vero? –
“Perché con mia madre devo sapere esattamente cosa farò fra un minuto e mezzo o fra vent’anni?”
- Non lo so, penso di sì .... Senti mamma, adesso vado: ti faccio sapere più tardi, ok? –
- Ok, tieni il cellulare accesso. Oh cielo, ti prenderà la linea a Settimisola? –
- Sì, mamma – risposi roteando gli occhi.
La maggior parte della gente della regione di Kanto faticava a pensare a una Settimisola con una linea primitiva di Wi-fi.
- Va bene, chiamami con il numero di uno dei tuoi amici se non prende, capito? –
- Sì, mamma –
Risposi sghignazzando. Adoravo i momenti in cui potevo con pieno diritto trattarla con accondiscendenza.
- Vado che faccio tardi – tagliai corto quando sembrò voler aprire una parentesi a riguardo.
- Sì … a dopo, Bunny! –
- A dopo! –
Fingendo una corsa improvvisa spalancai il cancellino del giardino di casa e sparii dalla sua vista, fermandomi di botto subito dopo.
M’incamminai allora tranquillamente verso un posto dove il mio Charizard potesse avere un minimo di discrezione e potesse fare tutte le manovre che più lo aggradavano senza pensare a abbattere interi muri delle case del villaggio.
- Bunny!! –
“ E che p ...”
- Daisy! Scusami, sono di fretta –
“ Mollami, ho da fare, fanatica di macabri Clefairy!”
- Ah. Allora ti lascio. Non ti disturbo, vado ad allenare la mia Luna! – trillò entusiasta.
“ … Luna chi?”
Da dietro le sue esili gambette fece capolino un palloncino rosa dalla faccia grottesca e dagli occhi piccoli e folli.
Luna!
- E Clefy? – chiesi ricordandomi da quell’esemplare poco raccomandabile di Pokèmon che mi aveva mostrato pochi giorni addietro.
- Luna, le ho cambiato nome. E più carino, non credi? –
“ Ed io che le l’ho anche chiesto …”
- Ma certamente – annuii con noncuranza.
- Vado, Bunny. Ti devo spodestare, no? – mi fece un largo sorriso, di quegli suoi; bellissimi e luminosi.
- Vai, pure! –
“Daisy … ti eleggerei campionessa di Kanto solo per il tuo meraviglioso sorriso. Purtroppo non credo che ti lascerò entrare al mio cospetto con una schiera di Pokèmon inquietanti rosa”
- Ah, nonno, mi hai spaventato!-
- Oh,oh. Ciao Daisy –
Oh no. Lui no.
- Già di prima mattina ad allenarti? Ti andrebbe di farmi un favore?-
“ Mi pareva strano il contrario …”
- Dì pure, nonno! –
- Per le mie ricerche avrei bisogno di un assistente. Vedi questo? E’ un Pokèdex. Registra tutti i Pokèmon che incontri. Il mondo è abitato da numerose creature. Queste creature vengono chiamate Pokèmon. Dimmi: sei un maschio o una femmina? – cominciò a dire in tono solenne ed esperto.
-… Ehm, nonno …- si agitò imbarazzata Daisy.
- Me l’hai già chiesto, io sono certa di essere una femmina, ma mi stai mettendo il dubbio … -
- Ah giusto, che sbadato! Ho mandato questa registrazione perché son sempre a spiegare le solite cose … tienilo tu – disse riferendosi al Pokèdex rosa che teneva in mano.
-E’ l’ultima versione aggiornata. Così potrai affermare di essere un’allenatrice a tutti gli effetti! –
- Che bello, grazie nonnino! – rispose lei schioccandogli un bacio sulla guancia raggrinzita.
- Figurati! Visto la parentela non ho dubbi che riuscirai, piccola Daisy! –
Daisy se ne andò trotterellando. Perché io ero rimasta ad ascoltare questo vecchio sfruttatore affetto da ecolalia, al posto di filarmela?
Non imparo proprio mai …
- Bunny! Guarda caso ti stavo proprio cercando! –
- Ah. Che coincidenza –
- Grazie per il favore dell’ altra volta. Però me ne servirebbe un altro … mi dispiace, so che hai molto da fare, tuttavia questo è veramente importante. Per il progredire della scienza questo e altro, giusto? –
- Giusto – risposi storcendo il naso.
- Questo – e tirò fuori una schedina grande quanto il mio palmo –
- E’ la 3XRD TESTING GENERATOR. Devi consegnarlo a Kyle Brown della Silph –
“Che coincidenza. Vado a Saffron City e casualmente devo recapitare aggeggi altamente tecnologici alla Silph Spa. Tutta questione di coincidenza, certo.”
- Scusa se devi allungare la strada, è un po’ lontano … -
- No, non c’è problema, dovevo comunque andarci questo pomeriggio –
- Che fortuna, proprio una coincidenza! –
- Eh già –
“Non dirlo a me.”
Che sfiga.


Arrivai a Settimisola sotto il sole cocente di mezzogiorno. Un traghetto era appena approdato al moletto dell’isola. Qualcosa rassomigliante a un ponticello instabile che gli abitanti dell’isola si permettevano di chiamare fieramente “Porto più fiorente del Settipelago”.
Entrai nel Centro Pokèmon con la speranza che ci fosse dell’aria condizionata, cercando, con poco successo, di sventolarmi soddisfacentemente con le mie mani.
Stavo proprio facendomi aria con queste, che una visione assurda mi fece tralasciare il controllo dei miei arti superiori che si andarono a depositare sul mio petto schiaffeggiandomi con poco vigore.
Ripresi subito consapevolezza del mio corpo nello spazio e mi guardai bene dall’apparire in quel schifoso ospitale come lontana parente di King Kong. Nel caso uno l’avesse pensato, l’intera isola ne sarebbe venuta a conoscenza nel giro di dieci minuti.
Bruno girò lo sguardo verso di me in quello stesso momento. Stava chiacchierando con un - stranamente vivo, esploratore di mia conoscenza.
Non per essere cattiva, ma almeno mi aspettavo un po’ più di decoro per uno a cavallo della fossa; almeno la decenza di riprendersi con una riabilitazione degna di uno salvato per il rotto della cuffia!
E invece no: lui era lì che sorrideva, come se niente fosse successo. Io avevo più occhiaie di lui.
- Bunny! – mi chiamò Bruno.
Mi avvicinai fissando con un poco di preoccupazione il ragazzo, che quando mi vide si zittì e spostò lo sguardo sul pavimento.
- Stai bene? – gli chiesi con un po’ di ironia. Poi mi resi conto che forse non si ricordava nemmeno di me.
- Questo posto è fantastico, con un erba locale mi hanno rimesso in forze in una notte! –
Mah. Erbe locali? E chi si fiderebbe!
Mi girai verso Bruno un po’ scettica.
- E’ così – mi confermò.
- E’ inutile che fai quella faccia, non puoi giudicare un libro dalla copertina. Questo centro non sarà il massimo, ma le persone che vi lavorano sono tutte volenterose e persone squisite, di straordinaria competenza! – aggiunse facendomi sobbalzare.
Speravo non avesse l’intenzione di dire altro, come per esempio che non avessi voluto badare a lui o attenermi al codice d’onore e rispettabilità di un salvatore degno di questo nome, solo perché non trovavo le panchine di mio gusto.
E tanto la mia punizione divina l’avevo già in parte avuta: tanto per cominciare l’incontro con nonno Oak e Daisy Oak, poi e dico soprattutto poi, l’uscita con Green.
- Comunque, lui è Taylor. Taylor, lei è Bunny –
Strinsi la mano a Taylor.
- Grazie, ti devo la vita – mi disse lasciando da parte ogni tipo di pudore, mentre racchiudeva la mia mano fra le sue, in gesto di gratitudine.
A questo punto fu io ad arrossire, non meritavo tutto questo.
- Ma figurati … una sciocchezza simile … era il minimo … -
- La nostra piccola campionessa regionale – continuò Bruno scompigliandomi i capelli.
- Ehi – lo rimproverai. Non serviva che lo dicesse, lo metteva solo in imbarazzo, così.
- Grande Campionessa, scusami Bunny –
Lodevole il suo tentativo di intenerirmi ma … fallito.
Gli pestai un piede di nascosto.
- Ah! – gemette.
- Sì, ma non importa. Tu sei un esploratore, giusto? – chiesi rivolta a Taylor.
- … -
- Ehi ? –
Taylor si era un attimo bloccato. Lo sapevo che non c’era di che fidarsi di quelle “Piante miracolose locali”…
- Mi dispiace, davvero mi dispiace! Non avrei voluto crearti così tanti problemi!-
“Scusami se mi sono sentito male nel bel mezzo di una sala con tranello!”. Non è che avesse anche lui la paura che potessi prenderlo a scarpate e gettarlo, definitivamente, nella fossa?
- Perché ti scusi? – gli chiesi.
- Perché non sapevo che tu fossi la campionessa, ti ho fatto perdere un mucchio di tempo-
Raccolsi l’energia necessaria e pronunciai seriamente: - E tu questo lo chiami perdita di tempo? Salvare una vita, sarebbe una perdita di tempo? Giuro su Zapdos, che non ho mai desiderato un compito che potesse essere più nobile di questo –
Wow. “E ora se non mi danno il Nobel per buoni valori giuro, sempre su Zapdos, che mi incavolo”.
- Ben detto, Bunny – s’intromise Bruno, appoggiandomi.
- … Sei davvero un angelo, allora – sospirò allora lui piano, cogliendomi alla sprovvista.
Un angelo? “Vacci piano con i complimenti, mi devono fare ancora beata!”.
- Hai la febbre-  ne dedussi, per poi toccargli la fronte.
Lui avvampò.
- Cioè, io non volevo dire angelo, cioè sì; sei molto carina, ma no … scusa- si scusò alla velocità della luce quando si accorse della gaffe che aveva appena fatto.
Sorrisi.
- Quello che voglio dire è … grazie, grazie di tutto. Non sarei qui a quest’ora, senza di te –
- Non ti preoccupare, sono contenta di averlo fatto. Sei un bravo ragazzo, Taylor! –
- Beh Bruno, ora scusa ma devo levare l’ancora, già, di già … devo trovarmi con Green-
- Non so se ti hanno già informato – sottolineai con una punta di sarcasmo.
- Per la verità no, comunque allora andiamo via insieme, anche noi stavamo andando-
- Io non prendo il traghetto. Se non avete paura di volare, posso darvi uno strappo. Dove dovete andare? –
- Io alla Lega-
- Io prendo il traghetto, non pensate a me – disse Taylor quando puntammo il nostro sguardo su di lui.
- Dove sei diretto? –
Già che portavo quel colosso di Bruno, facevo trentuno con lui.
- Davvero, io non ho problemi! –
- Neanche io, quindi dimmi dov’è la tua casa, che ti ci porto in un battito d’ali!-
- Se proprio insistete … a Lavandonia – disse con aria triste.
“Vive a Lavandonia?! Che posto lugubre e grigio per abitare!
Poi capii.
I suoi Pokèmon erano scomparsi nella grotta, inghiottiti insieme agli Ekans dalla voragine che si era aperta. Probabilmente voleva andare lì solo per pregarli, per salutarli e dire loro che era sopravvissuto.
Probabilmente non aveva più casa ora che i suoi compagni di una vita non c’erano più …
Mi si strinse il cuore.
- Vieni, ti porto io – lo rassicurai.
 
Quando lasciammo Bruno alla Lega, mancava circa un’ora all’appuntamento.
Ero partita alla volta di Lavandonia con Charizard, che si divertiva a fare acrobazie aeree, senza il peso di Bruno e con Taylor sul punto di vomitare. Atterrati, ci eravamo trovati im mezzo a tetti grigi che poco si addicevano a una giornata di sole come quella.
- Grazie, Bunny. Ti sarò sempre grato di tutto- mi salutò lui davanti alla Torre, confermando i miei sospetti.
- Sei la migliore Campionessa che potessimo avere, qui a Kanto – quelle parole sincere ebbero l’effetto di scaldarmi il cuore.
Per la prima volta qualcuno non badava alle dicerie che giravano sul mio conto e diceva di essere contento di me.
- A presto, Taylor! – lo avevo salutato semplicemente.
Non appena lo avevo visto sparire nell’edificio, mi ero seduta all’ombra, aspettando che uscisse.
“Nessuno si libera tanto facilmente di me” pensai, abbozzando un sorriso sornione.
E perciò aspettai, in compagnia dei miei Pokèmon; la quale non valevano nemmeno la metà di tutto quell’oro che avevo visto nella Sala d’Oro.
Solo ora me ne rendevo pieno conto, la storia di Taylor mi aveva dato una grande lezione di vita.
Nel frattempo che aspettavo, presi la schedina che nonno Oak mi aveva affidato e la rigirai fra le mani.
“Progressi per la scienza, eh?”
La sfiorai delicatamente. Non sapevo quante menti vi erano dietro quella cartuccia, né quanti calcoli astrusi, ma sicuramente erano molti: tutti concentrati lì dentro, solo per la scienza …
All’improvviso un urlo mi fece sobbalzare.
- Aaaaaah!-
Veniva da destra, sembrava appartenere a una donna.
Mi alzai e andai incontro alla voce, che intanto singhiozzava.
- Basta Gas, mi fai paura quando fai così!! –
Davanti a me apparve la figura di una ragazza che si tappava gli occhi e un Gastly che continuava a farle smorfie e versi strani accanto.
- Aaaaaaah!-
- Ehi, stai bene? Che succede? – chiesi al limite della perplessità.
La ragazza sollevò lo sguardo e con disperazione si piazzò dietro di me, usandomi come scudo.
- Lui: mi fa paura! – disse, indicando il Pokèmon, che se la rideva di gusto.
- Ah-ha - annuii poco convinta.
Il Gastly ghignò e si piazzò davanti a me, facendo la linguaccia.
Come se quella palla potesse farmi effetto!
Rimasi a fissarlo con il sopracciglio alzato. “Hai finito?”.
Lui, quando giunse alla conclusione che non gli davo abbastanza soddisfazione, comparve dietro le spalle della giovane.
- Aaaaaah –
Mi tappai le orecchie.
Iniziavo ad averne abbastanza di quella palla che mi girava intorno e di quella scimmia urlatrice che si era artigliata a me.
Con un movimento brusco mi liberai dalla sua presa e col dito alzato mi imposi di farla piantare; a tutti e due.
- Senti, palla nera! –
Non ricevendo risposta lanciai un’occhiata a Jolteon, che mi guardò, speranzoso.
Acconsentii.
Una scossa elettrica tramortì il Pokèmon che ormai esausto, cessò di girare attorno alla ragazza.
“Ottimo”.
- Scusa. E’ tuo? – dissi riferendomi al Pokèmon afflosciato a terra.
Lei scosse la testa.
- No … è dei miei nonni –
Dopo attimo di dispersione si precipitò al capezzale del Gastly.
- Gas!! Ora come spiego loro che sei stato fulminato?! –
La guardai scettica.
“Tolgo le tende, ho deciso. Ingrata!”
- Veditela da sola, non ho tempo da perdere – biascicai fra me e me irritata.
Feci appena tre passi che questa mi implorò.
- No! Aspetta!! –
- Devo andare alla Torre, i nonni mi hanno impedito di andare da sola e Gastly doveva accompagnarmi ... ma io ho paura, dei Pokèmon Spettro – rivelò, con la voce ridotta a un pigolìo.
- E tu vorresti andare alla Torre?! Hai idea di quanti Pokèmon spettri ci siano là dentro?!-
Lei mi guardò tristemente.
- Lo so, ma non importa –
- E poi … non mi fanno paura, se non mi fanno le smorfie … Gas lo sa, è per questo che lo fa apposta – disse arrossendo.
Sospirai senza farmi sentire.
Se da un lato volevo accompagnarla e aiutarla, dall’altro volevo fare una sorpesa a Taylor … E se poi l’avessi perso di vista … non ci volevo pensare.
Io dovevo provare a tirargli su il morale, ecco.
“Un attimo”.
E se Taylor fosse uscito dalla Torre proprio nel momento in cui mi ero distratta con la faccenda della Scimmia Urlatrice?!
- Ti accompagno io, facciamo in fretta-
L’idea della sorpresa era ormai decaduta; volevo solo accertarmi che Taylor si trovasse ancora dentro la Torre, a questo punto.
- Mi vuoi accompagnare? – trillò felicemente.
Annuii distrattamente.
- Ma certo, dovevo andarci ad ogni modo – mentii velocemente, mentre questa mi ringraziava.
- Certo che coincidenza! Proprio una fortuna!–
La guardai con gli occhi sbarrati mentre richiamava in una Pokèball Gastly.
L’aveva detto.
Aveva detto quella parola.
Ancora.
… Cominciavo a sostenerne la censura.
 
Io e la Scimmia urlatrice, che avevo appreso si chiamasse Annie, eravamo così entrate nella Torre.
Annie, con passo deciso, si era avviata verso le scale.
Io avevo girato lo sguardo da una parte all’altra, in cerca di Taylor.
E in questo modo, eravamo giunte davanti a una piccola lapide, al secondo piano, su cui davanti erano posti dei fiori secchi.
Annie tirò fuori dalla borsa un mazzo di fiori gialli, freschi.
Si avvicinò alla lapide e li posò, sostituendoli a quelli morti.
Sulla pietra vi era un’incisione che recitava: “Kaila, che dette famiglia a chi ne bisognava”.
Notai lo sguardo imbarazzato di Annie che vagava in giro.
- Scusami Annie, devo far visita a ... qualcuno. Ti raggiungo appena ho finito, ok? – dissi, cercando un scusa per lasciarla da sola.
Era uno di quei momenti intimi che non dovevano essere disturbati, per essere veramente sinceri.
Lei acconsentì.

Mi allontanai con l’intenzione di salire ai piani superiori; Taylor doveva trovarsi lì, altrimenti voleva significare che fosse già uscito.
Quando iniziai a salire i gradini da lontano notai la figura di Annie curva, di fronte alla lapide.
Mi si formò un sorriso triste che mi accompagnò durante tutta la scalinata.
 
 
Quando uscii dalla Torre, avevo al mio fianco sia Annie che Taylor, trovato poco dopo che mi ero separata da Annie, mentre scendeva le scale.
Eravamo appena usciti, che Annie mi ringraziò per averla accompagnata, mentre prendeva il sentiero di sinistra, in mano la Pokèball di Gas.
- Grazie Bunny, grazie ancora – mi disse Taylor, diretto dalla parte opposta di Annie.
Rimasi un attimo in silenzio, poi mi decisi a parlare quando mi ritrovai in mezzo ai due in procinto di andarsene.
- Ehi, dove state andando? Venite un po’ qui … -
Dopo un attimo di silenzio i due si avvicinarono, incuriositi e titubanti.
Io abbassai la testa, assumendo un’ espressione severa.
Appena vidi le loro scarpe davanti ai miei occhi, sollevai lo sgaurdo sorridendo a trentadue denti.
- Andiamo a Saffron City a fare un giro, tutti insieme! –
I due ragazzi mi fissarono sorpresi.
- A Saffron City? - ripetè Annie.
- Esatto. Forza, andiamo! –
- Ora? – balbettò Annie, impallidendo.
- Ma devo avvisare …-
Non le feci finire la frase che avevo afferrato la Pokèball di Charizard.
- Che problema c’è? Andiamo dai tuoi nonni a dirlo! –
- E tu non inventare scuse. Vi voglio con me, capito? – mi rivolsi subito dopo a Taylor, che mise le mani avanti.
- Bunny, a me fa piacere, ma non voglio esserti di peso, non è che metteremo a disagio il tuo compagno? –
- … Sciocchezze! La nostra uscita è solo una copertura! – evacuai in fretta.
Quando Charizard uscì dalla Pokèball afferrai i due per i polsi.
- Qualche obiezione?-
I due mi guardarono spaesati.
- Molto bene! - 



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Ehilà!
Qual buon vento vi porta qui?
A dir la verità ero piuttosto titubante a pubblicare qusta capitoletto ... perchè è molto corto; è molto dialogato, è di passaggio. Non poteva essere altrimenti, mi dispiace.
Il prossimo capitolo sarà sicuramente più soddisfacente di questo, sotto tutti i punti di vista! 
......Ah, se voi solo sapeste cosa attende la nostra nuova combriccola!
Se vi dicessi Saffron City, cosa vi viene in mente? 
.... Sabrina? Silph? 
Uhahahaaha!  Aspettatevi di tutto!
Detto questo, abbiamo conosciuto il carissimo Taylor e la Scimmia Urlatrice (Annie), che accompagneranno la nostra protagonista.
Che dite, si farà questa uscita ... o qualcuno ci metterà lo zampino?

See ya! 
  
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