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Autore: Liveandlove    07/09/2013    2 recensioni
Dal testo :
Ero scappato dalle mie responsabilità e adesso dovevo pagare delle conseguenze peggiori di quelle da cui ero fuggito. Solitudine, monotonia, senso di colpa.
Tutto questo mi massacrava a fuoco lento e con calma mi uccideva.
Quando davanti a quell'ospedale avevo trovato la forza di muovere anche solo un piede, lo feci nella direzione sbagliata. Esitai e mi rigirai verso la finestra che si affacciava verso di me, ma poi corsi sotto la pioggia scrosciante verso la parte opposta pur di non doverlo vedere, incontrare, sentirmi dire che non mi avrebbe mai perdonato e durante la corsa mentre il mio petto non faceva che alzarsi ed abbassarsi per le svariate emozioni che provavo e per la stanchezza, era come se assieme alle lacrime, gocce di sudore e alla pioggia che scivolavano sul mio corpo se ne fosse andato via tutto quello che mi era più caro.
«...»
Speravo che quello non fosse un sogno o un'allucinazione, ma prima di poter reagire o far qualcosa sussurai un «Jonghyun» che lui sentì benissimo e che attirò la sua attenzione verso di me, poi le mie palpebre si chiusero.
JongKey **
INCOMPLETA
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Jonghyun, Key, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Please, forget me.
 
Chapter II.

 

Ho sempre amato la domenica. Solitamente la gente odia questo giorno perché è così vicino al lunedì ed è il giorno in cui si sta in famiglia o si va' a messa.
Io non ho più una famiglia e non pratico alcuna religione. La domenica faccio le pulizie, ascolto la musica e sto con me stesso e nessun'altro.
La domenica non sono costretto ad incontrare gente che non fa altro che parlare e giudicare; nulla, solo pace e silenzio.
Quella domenica pioveva a dirotto e avevo programmato di rimanere sotto le coperte ascoltando il rumore della pioggia e dialogando con me stesso.
Un dialogo piuttosto confuso e ripetitivo.
Un dialogo che non poteva non essere che sul ragazzo che mi torturava da qualche giorno ignorandomi e rifiutandomi.
Come avevo intuito si stava vendicando, perché ciò che stavo passando io in quel momento non era nemmeno paragonabile al suo dolore che io stesso gli avevo inflitto. 
Nonostante sapessi che la pioggia sarebbe potuta entrare facilmente aprii la finestra e mi affacciai fuori voltando il viso verso l'alto, chiusi gli occhi e aprii la bocca. Alcune gocce salate scivolarono suo mio palato e io sorrisi come se fossi un pazzo.
Mi sentivo in paradiso, anche se mi stavo fradiciando i capelli con acqua sporca che io stesso stavo bevendo. 
La pioggia mi aveva sempre ricordato Jonghyun. Jonghyun era il mio paradiso.
Anche se ho sempre odiato che qualcosa di sporco venisse a contatto con me, quando incontrai per la prima volta Jonghyun, all'età di dieci anni, pioveva come quella domenica e lui mi aveva trascinato sotto la pioggia e aveva guardato verso il cielo, chiuso gli occhi e aperto la bocca. Solo a pensarci una volta mi avrebbe fatto venire i brividi ma quando vidi lui farlo mi sembrò la cosa più bella del mondo e che l'acqua fosse la più pulita che esistesse. «Che aspetti?» mi aveva chiesto, vedendomi impalato lì a fissarlo con occhi estasiati.
Così l'avevo copiato e avevo percepito una sensazione indescrivibile.
Rimanemmo lì sotto la pioggia finché il cielo non si fece nuovamente azzurro e quando tornammo a casa tossendo, rimanemmo sotto le coperte per due settimane.
Dopo quasi una decina di minuti ritirai il capo dentro e chiusi la finestra.
Mi asciugai con un asciugamano e misi ad asciugare il pigiama poiché il colletto era tutto fradicio.
Mentre mi mettevo una felpa per coprirmi, qualcuno bussò alla porta.
Avrei voluto nascondermi e far finta che non ci fosse nessuno in casa poiché non avevo voglia di avere nessuno nei dintorni ma andai comunque ad aprire.
Tutto me stesso sperava che alla porta ci fosse Jonghyun disposto a perdonarmi, ma quando mi ritrovai un Taemin tutto fradicio ne rimasi deluso. Ma certo, come potevo pensare che fosse venuto a casa mia e soprattutto che mi avrebbe perdonato così all'improvviso? Fui sconvolto dalle condizioni del maknae alla mia porta e lo feci subito entrare obbligandolo a togliersi le scarpe e i calzini per evitare che il mio parquet diventasse un disastro. Non aveva nemmeno un ombrello perciò era fradicio dalla testa ai piedi e aveva con sé due borse enormi.
"Cosa diavolo ci fa' a casa mia con questi borsoni?" Mi chiesi.
Passai al volto del ragazzo e improvvisamente la mia parte materna si impossessò di me.
Sembrava un cucciolo bagnato ma il fatto era che i suoi occhi erano rossi e gonfi e le lacrime gli bagnavo tutte le guance, come se non era già abbastanza bagnato. Non sapevo che cosa gli era accaduto ma sapevo che aveva bisogno di me e anche se non ero mai stato bravo in questo genere di cose l'avrei aiutato. Mi andai a sedere vicino a lui e lasciai che si impossessasse del mio busto e della mia spalla consapevole del fatto che avrei dovuto cambiare nuovamente felpa e la fodera del divano.
Singhiozzava e tremava, una cosa inaccettabile da vedere e da sentire così allungai le braccia le chiusi sulla sua schiena a mo' d'abbraccio.
Era tutto quello che potevo fare e la cosa mi faceva star male, sembrava che mi stesse trasmettendo la sua angoscia. Rimanemmo così per dieci minuti e quando smise, si staccò da me tamponandosi il naso con un fazzoletto e mi disse con voce nasale, poiché aveva il naso tappato «Scusa Hyung, ti ho bagnato il divano e la felpa». «Tu sei in queste condizioni e ti scusi?» Lo presi in giro facendolo sorridere lievemente.
Lo asciugai come fanno le madri con i propri figli : gli misi un asciugamano in testa e lo sfregai, poi lo feci cambiare con dei vestiti che stranamente aveva portato con sé in una di quelle borse.
Poi ci sedemmo a gambe incrociate sul mio letto e ci coprimmo con il piumino per riscaldarci.
«Allora mi puoi raccontare cos'è questa situazione?» gli chiesi cautamente.
Ero riuscito a fatica a tranquillizzarlo ma a quella domanda prese a tremare di nuovo. Lo accolsi tra le mie braccia e gli accarezzai i capelli mormorando un «Sshh... Tranquillo...» «Hyung... P-penso di essere malato» balbettò lui. Era stato sotto la pioggia, era ovvio che si fosse ammalato.
«Stupido, sei venuto fino a quì senza ombrello e fino a poco fa eri tutto bagnato, mi pare ovvio.»
«No... Non intendo questo...» Mi accigliai non capendo di che cosa stesse parlando.
Forse aveva una malattia grave. Ma perché era venuto da me? Sarebbe dovuto andare in ospedale, oppure ne avrebbe dovuto parlare con i suoi genitori. «Taemin-ah per favore vai dritto al punto, mi stai facendo preoccupare.»
«Beh... Penso delle cose... E vorrei anche farle quelle cose... Ma non sono cose che una persona normale farebbe, io sono malato... Io... Io... Non sono come lui!» disse inizialmente esitante per poi gridare quell'ultima frase. Come lui chi? Pensava a cose brutte? Forse voleva ammazzare qualcuno? No, il suo dolce Taemin no. E se anche fosse non era malato, anche io molto spesso avevo pensieri da omicida.
«Ehi, ehi. Calma. - cercai di tranquillizzarlo accarezzandogli la schiena - Se odi qualcuno così tanto da pensare che lo vorresti uccidere non c'è nulla di sbagliato in te, anzi...» Mi fermai perché Taemin mi guardò in modo ancora più disperato e suoi occhi ridivennero lucidi.
«Tu non capisci! Sto diventando come Minho!» urlò improvvisamente.
Come Minho? E adesso cosa centrava? Sentiva forse il bisogno di picchiare qualcuno? Voleva essere un bullo anche lui? Gli si stavano ingrandendo gli occhi? 
«Che vuoi dire con...?» «Voglio dire che sono attratto da un ragazzo, Hyung.» confessò alla fine lui mentre una lacrima percorreva la lunghezza della sua guancia. «E quel ragazzo è Minho...» sussurrai. «No, non è Minho....» negò il maknae accanto a me. «Anche Minho è attratto dai ragazzi... Lo so perché mi ha detto che io gli piaccio.» affermò lui leggendomi nel pensiero la domanda che gli stavo per rivolgere.
La mia mente in quel momento sbiancò. Non ero pronto a questo genere di situazione.
Potevo dirgli che anch'io ero attratto in un qualche modo dai ragazzi? Ma io non ne sapevo nulla di queste cose.
Anch'io ero attratto dal mio ex-migliore amico a cui cercavo ancora di riavvicinarmi, ma non ne ero innamorato.
L'attrazione non è amore, quindi ci si può benissimo innamorare di una ragazza.
Anch'io quando avevo capito questa cosa ero nelle sue stesse condizioni.
Ero pieno di domande a cui ancora non avevo trovato una risposta e di certo non potevo fargli da 'insegnante' perché ne sapevo quanto Taemin. Poi mi resi conto di cosa aveva detto su Minho. Minho era... Così... Perché non mi ero accorto di niente? Forse ero troppo occupato con il mio di problema. «Ti posso dire che non so quasi nulla riguardo a questo tipo di cose, ma ti assicuro che non sei malato e non hai nessun problema. Sai... Insomma... Anche io ho le tue stesse sensazioni.. Il tuo stesso problema.» Guardai subito fuori dalla finestra troppo imbarazzato per vedere la sua reazione, ma il mio occhio cadde comunque sulla sua espressione sollevata, quasi felice. Forse era felice di non essere il solo, oltre a Minho.
Continuai a fissare la finestra notando che ormai la pioggia era cessata e la strada ancora umida.
«Visto che ha smesso di piovere, andiamo allo zoo?» mi chiese Taemin felice come un bambino.
Era come se si fosse dimenticato di tutta la nostra conversazione, delle sue paure e delle sue domande.
Non volevo vederlo triste di nuovo, perciò accettai.
Andammo in quello più vicino che era anche il più grande zoo della città, poiché se avesse ricominciato a piovere non ci sarebbe stato nessun problema al ritorno. Pagammo i biglietti e entrammo. Lo zoo era quasi deserto, vagavano molte coppiette e alcuni studenti, ma quasi nessun bambino.
«Qual'è il tuo animale preferito?» mi chiese Taemin. «Il cane.» Si guardò intorno e disse «Quì non ci sono i cani e nemmeno i gatti.» si lamentò come un bambino piccolo. Ridacchiai e scossi la testa. «Negli zoo non ci sono mai i soliti animali domestici.»
«Davvero? Allora non ci sono proprio tutti gli animali. Sai non sono mai stato in uno zoo, questa è la prima volta.» «Allora immagino che sarò costretto a visitarlo tutto da cima a fondo.» Passammo di animale in animale imitando i loro versi e dando da mangiare a quelli docili. Mi divertiva guardare quegli animali inconsapevoli di quanto fossero fortunati ad avere vitto e alloggio e nessun problema a cui pensare. Mentre eravamo davanti alla vasca dei delfini, i preferiti del più piccolo, mi domandò «Il tuo ex-migliore amico è il ragazzo nuovo, vero?» Mi congelai sul posto e lo guardai esitante e scioccato. Gli avevo raccontato semplicemente che mi ero racchiuso in me stesso perché ero stato egoista con il mio migliore amico e lui doveva aver dedotto tutto dal mio sguardo. Ero davvero così ovvio?
«E sei attratto da lui. Mi sbaglio?» "Oh mio Dio." pensai. «Ti sbagli.» gli dissi cercando di sembrare indifferente.
«È vero quello è il mio ex-migliore amico. Ma non sono attratto da lui.» Dal suo sguardo capii che non ci era cascato e mi maledii da solo.
Quando era cresciuto il piccolo maknae? Perché non me ne ero accorto?
Entrammo nella zona dedicata agli acquari. Una delle cose più belle. Pareti sotto e sopra di vetro, circondati completamente da acqua in cui nuotavano moltissime creature marine di ogni specie. Tutto cosí silenzioso, calmo e colorato. Proprio come piaceva a me.
Taemin schiacciò il suo viso contro il vetro per osservare meglio uno squalo che se ne stava lì come niente fosse. Se non fosse per quella parete saremmo già tutti morti, perciò non osai nemmeno avvicinarmi. Invece fissai un pesce palla marrone con gli occhi tondi che ricambiava il mio sguardo con la stessa foga.
«Sai, tu ancora non mi hai chiesto chi è il ragazzo da cui sono attratto.» mi disse il piccolo, con il viso ancora spiaccicato sul vetro.
Ebbi una strana sensazione, come se non volessi saperlo perché la risposta non mi sarebbe piaciuta.
Non risposi e proseguì un lungo silenzio. Poi si staccò dal vetro, lasciando l'impronta del suo viso sul vetro e mi guardò.
Il suo sguardo non aveva nulla a che fare col suo viso dolce da ragazzino e non mi piacque per niente.
«Non credo di volerlo sapere...» sussurrai. Feci un passo indietro mentre lui ne fece uno in avanti verso di me e si avvicinò sempre di più fino ad arrivare ad un palmo dal mio viso. Trattenni il fiato, sbalordito dalla sua tenacia e terrorizzato allo stesso tempo. Poi mi sorrise con i suoi soliti occhi dolci e mi disse «Probabilmente non lo conosci.» Si allontanò da me sorridendomi e tirai su' un sospiro di sollievo.

 


© 2013 LiveandLove S.p.A., Roma
"Please, forget me."




In the next episode...

"Continuammo a guardarci, nonostante la pioggia si stesse facendo più forte.
Vidi i suoi occhi lucidi e umidi.
Fece per andarsene ma lo presi per il polso costringendolo a guardarmi.
Con violenza riuscì a liberarsi e prima di andarsene mi urlò «Non hai ancora capito quanto tu mi sia mancato?!»"
 


Okayyy.
Odio questo capitolo. È noioso e palloso, anche se si scopre una nuovo lato del piccolo Taemin.
Fatemi sapere se vi sta piacendo e datemi dei consigli.
Thanks to everyone. <3


 
  
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