Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: clepp    07/09/2013    13 recensioni
"Cos'è l'amore, Wendy?"
Rimase per un attimo stordita da quell'improvvisa domanda.
"L'amore? - ci pensò un attimo, poi diede la più banale delle risposte - l'amore è quando l'altra metà è felice"
Silenzio. Wendy era abituata ad aspettare minuti prima di avere una risposta da lui. Era fatto così.
"Sei felice?" Le chiese.
Lei annuì. "Si, certo"
Silenzio.
"Allora credo di amarti"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Zayn and Wendy'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

THE DARK SIDE OF ME.

(ELEVEN)
-apologize







 

Is that love?


 

Wendy era stata tante volte felice nell’arco dei suoi diciassette anni.
Lo era stata quando sua sorella era nata e l’aveva guardata con quei suoi due occhietti vispi, quando sua madre l’aveva portata allo zoo, quando le aveva comprato un cane, quando Niall le aveva ceduto il suo gelato al cioccolato perché lei aveva mal di gola e quando sua nonna le aveva detto che stava diventando bellissima.
Sorrideva ogni volta che Harry le portava periodicamente un sacchetto di biscotti in quei giorni in cui lei prendeva l’influenza oppure quando lei e Lola dormivano insieme.
Rideva sempre quando Niall diventava rosso per l’imbarazzo o quando Liam faceva una delle sue famose battute squallide alle quali Harry rispondeva con uno sbuffo seccato.
Amava la vita ogni volta che sua madre le dava la buonanotte, ogni volta che andava al cimitero a trovare suo padre e lo sentiva lì, al suo fianco, a sorridere assieme a lei.
E, anche in quel preciso istante, si sentiva felice di trovarsi in quella casa e di sapere che Zayn era a due passi da lei.
Con cautela accese il fornello, ci posizionò sopra la pentola piena di acqua e aspettò che bollisse per metterci dentro la pasta. Tirò fuori da una credenza due piatti e due bicchieri, mettendoli poi sul tavolo posto al centro della cucina.
“Non sei obbligata a cucinare”
Wendy sussultò e di scatto si voltò verso l’entrata, dove Zayn la stava osservando con la spalla destra poggiata allo stipite della porta. Il petto non era più nudo ma coperto da una maglietta bianca, rattoppata qua e là, l’asciugamano era stato sostituito da un paio di pantaloni della tuta neri che gli coprivano quasi del tutto i piedi scalzi e i capelli erano ancora un po’ umidi.
Era bellissimo.
Wendy arrossì al suo sguardo penetrante e tornò ad occuparsi della tavola.
“Non è un obbligo” replicò semplicemente, sistemando la forchetta al lato del piatto. La presenza di Zayn la rendeva così nervosa e impacciata, eppure non voleva altro che lui al suo fianco. Era tutto così estremamente confuso e strano. Lei nella stessa stanza di Zayn, ma soprattutto lui che le parlava tranquillamente, per quanto lui potesse essere  un tipo tranquillo.
“Non mi abituerò mai alla tua gentilezza” affermò lui, avanzando di qualche passo verso di lei. Sembrò quasi volerla toccare, ma poi cambiò idea e si appoggiò al bancone della cucina, tenendo sempre gli occhi ben saldi su di lei.
“E io non mi abituerò mai al tuo sguardo insistente” replicò lei, quasi intimorita, mentre lanciava una rapida occhiata all’acqua della pasta.
Come se gli fosse appena stata sbattuta la verità in faccia, Zayn allontanò frettolosamente lo sguardo da lei e lo puntò sulla piccola finestra della cucina.
“Sta per piovere” constatò, con una smorfia.
Wendy conosceva molto bene quel suo comportamento. Ogni volta che lei riusciva a metterlo a disagio, lui rispondeva in modo scortese o scostante.
Erano affascinanti tutte quelle sfumature del suo essere che era riuscita ad apprendere in così poco tempo.
“Grandioso” anche lei spostò l’attenzione sulla finestra e pregò con tutta se stessa che Louis la riportasse a casa prima di un eventuale temporale. Inoltre, non aveva nemmeno avvertito sua madre che non sarebbe tornata a casa a mangiare.
“E l’acqua sta bollendo” aggiunse Zayn, accennando alla pentola sul fuoco.
Wendy sussultò e corse verso il fornello per spegnere la fiamma. Prima di riuscire a mettere mano al pulsante, l’acqua nella pentola cominciò a trasbordare e una goccia bollente cadde sulla mano di Wendy, facendola urlare e arretrare contro il bancone della cucina.
“Questo è il momento buono per imprecare” commentò Zayn, che con un gesto rapido spense il fornello, fermando immediatamente il flusso dell’acqua. Si voltò verso di lei con un sorrisetto divertito e allo stesso tempo contrariato, e le allungò una mano, in una tacita richiesta di avvicinare la sua.
“So che stai morendo dalla voglia di scoppiarmi a ridere in faccia” sbottò lei, scorbutica, fissandolo con uno sguardo storto che lo fece sorridere ancora di più.
Wendy sbuffò, stizzita, e gli diede le spalle. Spostò il palmo della mano verso il basso per controllare la ferita che cominciava a bruciarle e non appena vide una bolla sulla pelle aggrottò le sopracciglia, sbuffando.
Zayn le fu accanto in pochi secondi e, con un gesto veloce e stranamente gentile, le prese la mano, l’avvicinò alle labbra e cominciò a soffiarci sopra. Il suo respiro era fresco.
Wendy rabbrividì.
“Grazie” gli disse, con un debole sorriso, le guance rosee. Zayn alzò le spalle.
“Louis dovrebbe avere una crema per le scottature, vado a cercare” sparì per qualche secondo, per poi tornare subito dopo con una scatolina in mano. Le prese la mano e se la portò vicino mentre apriva la scatolina e tirava fuori il tubetto di crema.
“Brucerà?” domandò lei, preoccupata.
“No”
“Sei sicuro?” chiese, stringendo le labbra.
“Si”
“E se brucerà?”
“Wendy – Zayn sbuffò – non brucerà”
“Lo prometti?”
“Perché fai tante storie?”
“Ho paura del dolore – Wendy fece una smorfia – promettimelo”
In quel momento sembrava una bambina. Zayn avrebbe voluto abbracciarla. Ovviamente, non lo fece.
“D’accordo – sbuffò, seccato – lo prometto”
Lei aprì meglio la mano così che Zayn riuscisse a spalmare la crema con maggiore abilità. Sussultò leggermente per via della crema fredda, ma Zayn aveva mantenuto la promessa. Non bruciava.
“Fatto”
Si portò la mano vicino agli occhi per esaminare il danno, mentre lui risistemava il tubicino nella scatola.
Wendy mise il broncio, esibendosi in un’ adorabile smorfia, simile a quelle che faceva sua sorella di due anni quando doveva prendere le medicine.
Zayn la osservò e per la prima volta da quando l’aveva conosciuto, le sue labbra si alzarono verso l’alto. Stava sorridendo. Quel ragazzo bellissimo, pieno di problemi e scontroso, stava sorridendo, per lei, a lei, con lei.
Wendy non aveva mai visto sorriso più bello.
Il suo cuore scoppiò di gioia, ma si trattenne dall’esultare.
“Grazie” gli disse, arrossendo.
“Prego” replicò, osservandola.
Wendy si schiarì la voce e lo oltrepassò, andando verso i fornelli. Il pavimento era bagnato e la prospettiva di cenare sembrava solo un miraggio.
“Posso ordinare una pizza” disse lui, con un’espressione divertita.
“Credo... si credo sia meglio”
“D’accordo, vado a chiamare”
“Io pulisco qui” lui annuì e uscì dalla cucina, dirigendosi verso il salotto.
Wendy prese uno straccio e cominciò a pulire il disastro che aveva combinato, attenta a non sporcare con la crema.
Ripensò alla scenetta di qualche minuto prima. Tutto ciò le sembrava surreale. Solo qualche giorno prima ricordava le loro litigate e le loro discussioni, le incomprensioni e tutto il resto. E adesso invece... era tutto così diverso.
Wendy era così felice.
Mezzora dopo, quando le pizze arrivarono, Zayn si sedette a tavola con un’aria stranamente calma.
“Mi dispiace per... quel disastro” fece lei, sedendosi di fronte a lui e aprendo il cartone della pizza. Lui alzò le spalle e addentò la prima fetta.
Rimasero in silenzio per almeno cinque minuti, entrambi persi nei loro pensieri. Fu Zayn a parlare per primo.
“Perché sei venuta qui?” il suo tono era serio e la sua espressione di nuovo cupa. Wendy sospirò, era troppo bello per essere vero.
Decise di affrontare il motivo per cui Louis l’aveva cercata.
“Louis è venuto a parlarmi oggi pomeriggio” cominciò, giocherellando con la crosta bruciacchiata della pizza.
“Questo lo so” replicò, roteando gli occhi.
“Si beh... mi ha raccontato che cosa ti è successo e perché sei venuto qui” spiegò lei, e con calma, alzò lo sguardo verso di lui. La sua espressione era dura, indecifrabile. Era tornato il solito Zayn. Si preparò alla prossima discussione.
“Ti sembrerà una soap opera” mormorò, stizzito. Wendy scosse la testa e sospirò.
“Piuttosto, un film drammatico”
“Ancora non capisco il motivo per cui sei qui” continuò, pratico.
“Louis mi ha... mi ha chiesto una cosa” deglutì a fatica e continuò a giocherellare con la crosta. Improvvisamente, non aveva più molta fame.  Avrebbe preferito scottarsi di nuovo tutte le dita piuttosto che ritrovarsi in quella situazione. Non voleva discutere con lui, soprattutto adesso che si era comportato così bene.
“Cosa?”
“Mi ha... mi ha fatto capire quanto è preoccupato per te, per la tua situazione. Non vuole che tu salti la scuola perché ha paura che tu venga bocciato. E francamente credo che abbia ragione – si schiarì la voce - Però, è anche vero che non puoi fare avanti e indietro da Bradford a Holmes Chapel ogni giorno” Zayn era attento alle sue parole, come se sapesse già dove sarebbe andata a parare.
“Mi ha chiesto di... di parlare ai tuoi genitori, per convincerli a farti tornare a casa, almeno per l’ultima settimana di scuola fino alle vacanze di Natale”
La reazione di Zayn fu immediata. La sua mano, stretta a pugno, colpì il legno del tavolo. Wendy sussultò, spaventata ma non sorpresa.
Rieccolo, il ragazzo scontroso.
“No, non se ne parla” sbottò, alzandosi di scatto dalla sedia. Si diresse verso il bancone della cucina, afferrando le estremità e abbassando la testa, come per calmarsi.
“Perché no Zayn? Non è una cattiva idea, dopotutto”
“No, assolutamente no”
“Zayn” Wendy si alzò e provò ad avvicinarsi a lui.
“Sta ferma” ringhiò. Lei sospirò e si bloccò a pochi centimetri da lui.
“Zayn so che non ti piace vivere a casa tua ma non puoi saltare la scuola, hai già perso un anno”
Zayn si voltò di scatto. Gli occhi color nocciola terribilmente scuri, ridotti a due fessure. Wendy arretrò automaticamente, ma cercò di tenere i nervi saldi.
“Quella cazzo di scuola è l’ultimo dei miei problemi!” urlò, in preda ad un attacco d’ira.
“No, è la tua priorità” replicò lei, cercando di farlo ragionare.
“La mia priorità? – Zayn alzò gli occhi al cielo, stringendo i pugni – ho un padre che mi picchia, una madre che mi odia, una sorella che vive nella merda, e tu mi viene a dire che la scuola deve essere la mia priorità?” Wendy non si rese conto di avercelo così terribilmente vicino. La sua corporatura era così dominante che per un momento barcollò. Deglutì.
“Lasciami parlare con loro... hai solo bisogno di un posto dove dormire, tutto qui”
Wendy avrebbe voluto toccarlo, fargli sentire che lei era lì, per lui. Ma aveva troppa paura di una sua reazione. Lui era imprevedibile, questo l’aveva già imparato.
“No” sbottò, risoluto.
“Zayn... per favore... parlerò io con loro, cercherò di farli ragionare” lui scosse la testa. Era così serio e deciso. Ovviamente, non avrebbe permesso che qualcuno lo aiutasse. Quando mai?
“Dammi la possibilità di fare qualcosa, di rendermi utile” continuò.
Allungò la mano destra e senza che lui se ne accorgesse, lasciò scivolare le sue dita tra le sue. Zayn sussultò e abbassò lo sguardo, puntandolo sulle loro mani intrecciate. Slegò l’unione e le diede le spalle.
“No, Wendy” ripetè, ma il suo tono sembrò vacillare.
Wendy capì che c’era un solo modo di fargli cambiare idea, di farlo ragionare.
“Fallo per tua sorella, Zayn. Torna a vivere in quella casa e stalle vicino. Lei ha bisogno di te, sei suo fratello”
Il respiro di Zayn si fece più intenso, la sua schiena cominciò a tendersi e le sue mani si strinsero a pugno.
Rimase in silenzio per un tempo che  le parve infinito e quando parlò, il cuore di Wendy sprofondò come il titanic.
“Vai via... esci da questa casa, vai via”
La sua voce era ferma, cupa e scontrosa. Come sempre.
Wendy rimase immobile, allibita.
Lui si voltò, e fissò i suoi occhi nei suoi. Buio contro luce.
“Zayn...”
“No Wendy, vai via...”
Lei non seppe cosa fare. Non voleva andarsene, non adesso. Aveva bisogno di rimanere con lui, di farlo ragionare, di aiutarlo. Non poteva andarsene, non poteva mandarla via. Non capiva che così si faceva solo del male? Le faceva solo del male?
Lei era l’unica in grado di aiutarlo, di portarlo via dall’infelicità. Perché non glielo permetteva allora? Perché si odiava a tal punto da mandare via l’unico suo spiraglio di luce?
“Vai via! Esci da questa casa, Cristo Santo!”
Wendy sussultò.
Provò a parlare, ma riuscì soltanto a gemere e a mordersi la lingua. Stava per scoppiare a piangere e si odiava per questo.
Avrebbe dovuto urlargli contro, farsi sentire, lottare per lui.
E invece piangeva e scappava e usciva da quella dannata porta. E se la richiudeva alle spalle e correva giù dalle scale e si abbandonava sulla veranda davanti all’entrata.
E fuori pioveva, e le nubi rendevano il cielo scuro e grigio. Detestabile.
Wendy cadde nel panico.
Il temporale, in quel momento, non l’avrebbe sopportato. Se solo avesse avuto il numero di Louis per chiedergli a che ora sarebbe tornato.
Quanto tempo avrebbe dovuto aspettare lì fuori? Quanto tempo mancava al temporale? E perché non poteva essersi innamorata di Liam?
Adesso, probabilmente, sarebbe stata a casa sua, sotto le coperte, rannicchiata contro di lui, mentre lui l’avrebbe rassicurata, abbracciata, confortata.
Zayn, Zayn, Zayn. Lei e il suo stupido Zayn.
Un tuono la fece sussultare. Si alzò di scatto e rientrò nel condominio, chiudendosi la porta alle spalle. Il respiro irregolare, il battito veloce e il dolore per la morte di suo padre ancora troppo vivo.
Cercò di calmarsi, di respirare con calma. Ci mancava solo un attacco d’asma e la giornata poteva definirsi perfetta.
Si rese conto di non avere il suo inalatore in tasca e neanche nello zaino. Si costrinse a tutti i costi a stare calma, ma un secondo tuono, più forte del primo, peggiorò la situazione.
Sua madre le viene incontro, il volto funereo, gli occhi scavati, le guance bagnate. Un terzo tuono, un lampo, la sua voce che le chiede cosa c’è che non va.
Sua madre che la guarda, tenta di sorridere ma non ci riesce, il dolore è troppo grande. Le dice che il papà se n’è andato, ma lei non capisce.
Quattro, cinque, sei tuoni. Urla e non capisce. Se n’è andato, in che senso? È partito per qualche viaggio? Oppure si è trasferito? Senza di lei, come ha potuto?
Sette tuoni. Il rumore incessante della pioggia. Sua madre l’abbraccia e il pancione la sfiora. Le sussurra qualcosa ma lei non capisce perché quel dannato temporale non cessa un attimo.
È morto, suo padre, è morto.
Non è possibile, solo qualche ora fa le stava raccontando un aneddoto di un suo amico, e lei stava ridendo, come al solito.
Una mano le afferrò il braccio. Due braccia forti la tennero in piedi, ma lei era troppo debole. Scivolò a terra, le gambe non riuscirono a reggere il dolore.
Le braccia cercarono di tenerla, la tirarono su da terra. Lei pianse. Rantolava.
Il viso cupo di Zayn le comparve davanti, sostituendo quello sorridente di suo padre.
“Wendy, guardami” la voce di Zayn, decisa, sembrò vacillare un attimo.
“Wendy, occhi su di me” ripetè, tenendola stretta tra le sue braccia. Aprì la porta di casa e la richiuse con una spallata. Si avvicinò verso il divano e adagiò Wendy sul tessuto morbido mentre le convulsioni continuarono a farla tremare.
Zayn la fissò per un attimo. La sua bambina, tremante come una foglia.
“Wendy, guardami, va tutto bene – le prese il viso tra le mani – Wendy, stai calma, va tutto bene... ci sono qui io, va tutto bene... tieni gli occhi aperti, respira... respira”
Sembrò calmarsi, le convulsioni cominciarono a scemare lentamente, ma gli occhi di Wendy cominciarono a chiudersi. Zayn le afferrò la testa, accarezzandole le guance.
Avvicinò le labbra alle sue, delicatamente. Prese un profondo respiro e cominciò a soffiarle la sua aria nella bocca per farla rinvenire. Una, due, tre volte.
“Occhi su di me, ragazzina. Svegliati. Tieni quei due cazzo di occhi azzurri nei miei” fu sull’orlo di urlare dal panico.
In sottofondo sentì la porta di casa aprirsi e richiudersi con un tonfo. Louis gli fu di fianco in un attimo e cominciò a chiedergli cosa diamine fosse successo. Zayn cercò di zittirlo.
“Wendy ti prego, svegliati! Apri gli occhi, io sono qui, e sono un idiota, ma ti prego apri gli occhi” Zayn le afferrò la mano, intrecciando le sue dita con quelle inermi di Wendy. Le strinse con intensità, ma lei non rispose. Era svenuta, aveva perso i sensi, e lui si sentiva così in colpa.
“Zayn che cazzo è successo?” la voce di Louis in sottofondo lo rese più nervoso.
“Wendy, ti prego, apri gli occhi – fu sull’orlo di scoppiare – Wendy, apri gli occhi...”
Non era mai stato preoccupato così tanto per una persona... tutta la sua rabbia, tutta la merda nella sua vita, improvvisamente accantonata per una ragazza tanto meravigliosa. Non meritava nemmeno di toccarla con quelle sue mani sporche, sudice.
Quando l’aveva vista sdraiata su quel pavimento, in preda alle convulsioni, il suo cuore di ghiaccio era esploso. La preoccupazione l’aveva avvolto completamente. Vedere Wendy, la ragazza, la bambina, la piccola bambina ingenua, così indifesa e vulnerabile era stato un colpo al cuore. E ora vederla così, sdraiata su quel divano, priva di sensi, lo fece rabbrividire.
“Wendy, scusami”
 
Wendy sentì i muscoli della schiena indolenziti. Faticosamente e quasi con riluttanza, aprì gli occhi, sbattendo più volte le palpebre. Un paio di coperte e un piumone la coprivano completamente e lei si sentì perfettamente al caldo. Si rilassò.
Accanto a lei vide una tazza di un qualcosa, e un piccola lucina attaccata alla presa di corrente. Anche Susan ne aveva una, ma la sua emanava una luce rosa. Il petto le faceva male, respirare le sembrava un’impresa impossibile.
Capì subito di non essere a casa sua e il primo pensiero andò a sua madre. Non l’aveva avvisata, non sapeva dove fosse e probabilmente l’avrebbe uccisa quando sarebbe tornata a casa.
Si ricordò dell’attacco d’asma, del temporale. Capì di essere a casa di Louis.
Cercò di alzarsi ma l’improvviso aprirsi della porta la paralizzò lì sul posto. Zayn entrò in camera. Le mani poggiate sul viso stanco e i capelli in disordine.
“Sei sveglia” si bloccò davanti al letto, osservando Wendy con un cipiglio nervoso. Sembrò sul punto di parlare, ma qualcosa lo bloccò.
Il suo viso era un dipinto di emozioni, nervosismo e sollievo però erano i sentimenti predominanti.
“Che ore sono?” domandò lei, la voce impastata dal sonno.
“Le dieci... hai dormito solo un paio d’ore” spiegò, la voce pacata.
“Devo avvisare mia madre!” sbottò, mettendosi a sedere ad una velocità sovraumana. La testa cominciò a girarle e dovette chiudere gli occhi.
“Ci ho pensato io... le ho mandato un messaggio con il tuo cellulare con scritto che stasera ti saresti fermata da una tua amica a dormire. Per fortuna, non ha chiamato” spiegò lui, pratico.
Wendy si rilassò, sua madre si fidava di lei. Era una scusa credibile.
“Grazie”
Wendy lo osservò.  Avrebbe voluto che fosse lì, accanto a lei, e non così lontano come se fosse un estraneo, come se fosse un dottore che visita la sua paziente. Voleva abbracciarlo, sentire il calore del suo corpo, baciarlo, tenergli la mano.
Ma lui era così scostante, e lei così timida.
“Hai bisogno di qualcosa?” lei scosse la testa, mentendo. Aveva bisogno di lui. Perché non lo capiva?
“Io sono di là se hai bisogno” con un debole cenno della testa si avviò verso la porta. Wendy avrebbe voluto fermarlo, ma la delusione di vederlo uscire dalla stanza era talmente tanta che non ebbe il coraggio di farlo.
Si ricordava del suo viso prima di svenire e perdere i sensi, nient’altro. Era stato così premuroso quando lei non era cosciente, perché non poteva comportarsi così anche quando era sveglia?
Si rabbuiò.
Sbuffò e si alzò dal letto. Si rese conto di indossare una maglietta fin troppo lunga per essere sua e un paio di pantaloni, anch’essi troppo lunghi per essere  suoi. Cercò di non pensare al fatto che Zayn l’aveva vista di nuovo in biancheria intima.
Aveva freddo, troppo freddo. Sfilò il piumone dal materasso e se lo avvolse sulle spalle.
Respirando a fondo, si diresse verso la porta socchiusa, dalla quale proveniva la luce della televisione. Quella infatti, era l’unica luce che illuminava il salotto buio. Wendy scorse Zayn, sdraiato sul divano, le mani poggiate al bracciolo e lo sguardo puntato verso la televisione. Fuori, il rumore della pioggia che batteva incessante era attutito dalle persiane chiuse.
Wendy era stanca. Stufa di aspettare.
Aprì la porta, attirando l’attenzione di Zayn che si tirò su a sedere come punto da qualcosa.
“Hai bisogno di qualcosa?” chiese, rigido, osservando ogni suo movimento. Lei cercò di non pensare troppo a ciò che stava facendo, altrimenti si sarebbe sicuramente fermata.
Fece qualche passo in avanti, attenta a non inciampare nell’orlo dei pantaloni. Raggiunse il divano sotto lo sguardo attento di Zayn e quando gli fu davanti, si sedette esattamente al suo fianco. Distese le gambe lungo la parte libera del divano, si appoggiò a Zayn e lentamente, gli prese il braccio, alzandoglielo e posandoselo sulle spalle.
Con attenzione, allungò le sue braccia e circondò la sua vita, poggiando la guancia sul suo petto. Sospirò pesantemente.
Zayn era esterrefatto.
Wendy si sentiva bene. Il suo corpo la riscaldava più di ogni altra coperta.
Zayn la osservò dall’alto mentre lei copriva entrambi con il piumone.
Rimase immobile come una statua di marmo.
Poi, dopo sessantasette respiri – Wendy li aveva contati -, le avvolse meglio il braccio attorno alle spalle e la strinse più a sé.

Diciotto anni di amore perduto accumulati tutti in quel momento.






aaaaaaaahhhhwwwwwww io. sono. troppo. felice.
Dio, sono troppo contenta di aver postato questo capitolo ahahah
non vedevo l'ora, davvero! E non vedo l'ora di leggere le vostre recensioni che sono sempre le più belle <3
Allora, non so nemmeno da dove cominciare! 
Prima di tutto, mi scuso per l'immensa tenerezza del capitolo ma l'ho scritto in un momento di pura debolezza, a notte fonda, mentre pioveva, con Ed Sheeran in sottofondo... quindi potete capire ahahah 
Spero davvero che vi sia piaciuto tanto quanto io ho adorato scriverlo :))
Cosa ne pensate della scena del temporale? Spero che non l' abbiate trovata squallida o cose del genere ahahah 
Wendy, anche se ormai non lo da più a vedere, soffre ancora moltissimo per la perdita di suo padre e dopo la litigata con Zayn è ancora più vulnerabile, quindi l'attacco d'asma/di panico è inevitabile.
E Zayn? Aaaahw non potete capire quanto io abbia amato descriverlo in questo capitolo ahahah stavo tipo fangirlando mentre scrivevo ahahah
E la scena finale non so come mi sia venuta fuori, ma è un'esplosione di tenerezza asssurda ahahah 
Aspetto con ansia le vostre recensioni :)
Ringrazio ancora tutti voi che come sempre mi lasciate un commentino, e anche tutti quelli che hanno inserito la storia tra le preferite - seguite - ricordate! Grazie di cuore <3
un bacio :)



 



(TWELVE)
-arrows


“Volevi esattamente dire questo” mormorò, e quando rialzò gli occhi, Zayn vide le lacrime solcare le sue guance.
  
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: clepp