Piove.
Da due settimane, ormai, la pioggia scende incessantemente sul
castello, creando un clima semi-invernale.
Se la cosa si fermasse alla pioggia, sarebbe tutto nella
normalità, peccato che ci si mettano anche lampi, tuoni,
saette e chi più ne ha più ne metta. Finora, solo
la grandine è mancata all’appello delle
perturbazioni, ma ho la sensazione che se cominciasse, i chicchi
sarebbero grandi quanto palle da golf.
La pioggia rende ormai quasi impossibile ogni uscita e le lezioni di
Erbologia e Cura delle Creature Magiche sono state sospese quando un
fulmine ha mancato di qualche metro un gruppetto di Corvonero che
tornavano nel castello dopo la lezione.
In molti sono stufi di rimanere chiusi qui e si sente spesso borbottare
imprecazioni sulla pioggia, Zeus e certi figli di Morgana che creano i
temporali apposta per dare fastidio agli studenti. Io, invece, mi beo
di questa impossibilità a uscire, dato che porta molta
più tranquillità del solito. L'ultima luna, sebbene già passata, ha lasciato il segno: con la Pozione Antilupo posso trasformarmi senza perdere coscienza di me stesso, ma per questo Ramoso e Felpato si sono fatti più audaci. Credo di avere l'impronta delle corna di Ramoso da qualche parte, sulla schiena, ma lui giura di no.
Proprio quei due, James e Sirius, non sono affatto del mio stesso parere per quanto riguarda la pioggia. Continuano a
programmare scherzi, ma si sentono così imprigionati che
tutti quelli che progettano finiscono per aver bisogno del parco per
essere attuati. Anche Frank e Peter sono più suscettibili
del solito. Il fatto che abbiano anche proibito gli allenamenti di
Quidditch non aiuta.
Almeno c’è Lily a farmi compagnia. Lei ama la
pioggia e che smetta o no, per Lily non fa differenza.
James sembra, comunque, il più irritato di tutti. Immagino
dipenda dal fatto che proprio oggi, primo ottobre, ci doveva essere
l’uscita a Hogsmeade. Inutile dire che è un foglio
è comparso in bacheca questa mattina per dire che era tutto
rimandato, posticipato al primo giorno in cui il tempo si sarebbe
rimesso. Questo, ovviamente, ha fatto cadere James nella disperazione
totale.
«Merda, merda, merda!»
esclama, passandosi le mani fra i capelli.
«Che vocabolario ampio» commento, mettendo sotto
scacco il re di Mary. James mi fulmina con lo sguardo mentre Mary e
Sirius ridacchiano.
«Remus, qui la situazione è disperata»
dichiara, sedendosi a gambe incrociate sul suo letto.
«E perché?» chiedo, inarcando un
sopracciglio.
«Perché ha detto che sarebbe venuta a Hogsmeade
nel primo fine-settimana in cui sarebbe stata l’uscita. E il
fine-settimana era questo!»
Sospiro.
«Lily non se ne uscirà con una scusa del genere
per non uscire con te la prossima volta, te lo garantisco»
replico. Mary mi mangia un alfiere ed io provvedo a eliminare
immediatamente un suo cavallo.
«Tu dici?» chiede, inclinando un po’ la
testa e passandosi una mano fra i capelli.
Sbuffo.
«No, James, in verità Lily non ti vorrà
più vedere perché l’hai delusa
profondamente e si sposerà con Piton» esclamo,
esasperato. Mary e Sirius scoppiano a ridere mentre James gira la testa
di lato, offeso.
«Sei perfido» borbotta. Sirius gli lancia un
cuscino al posto mio.
«E tu sei un rompipalle!» esclama il cane, ridendo.
James riemerge e si scaglia contro Sirius colpendo e rovesciando, con
la sua leggendaria leggiadria, la scacchiera. Intuendo cosa sta per
accadere, Mary si alza e si siede sul letto accanto mentre io, James e
Sirius abbiamo dato il via alla lotta.
Non so quanto mi siano mancate queste situazioni. Il bello è
che queste si ripetono più o meno ogni giorno, quindi me ne
stuferò di nuovo. Dopodiché le
rimpiangerò ancora, e così via.
Ahio.
Sirius mi ha mollato una gomitata in pancia. Se fossi in forma di lupo,
lo azzannerei, ora mi limito a schiacciarlo e a prenderlo a cuscinate.
Sono troppo magnanimo.
«Avete finito?» chiede Mary, divertita, quando ci
ritroviamo a riprendere fiato negli angoli del letto.
«Potevi anche partecipare, se volevi, zuccherino
mio» dice Sirius, girandosi a guardarla. Mary rabbrividisce.
«Chiamami ancora così e ti taglio la
coda» esclama la ragazza, facendo scoppiare Sirius nella sua
famosa risata.
Sorrido fra me. Sono felice che, qui, i Malandrini abbiano deciso di
rivelare alle ragazze la loro natura di Animagus. Semplifica di molto
le cose.
La porta si apre di colpo e Peter entra con tutta la
velocità concessa dalla sua mole.
«Ehi, Pet, dov’eri?» chiese Sirius,
preoccupato, mentre Coda cerca di riprendere fiato.
«Messaggio» ansima. «Da parte…
di Lily… per James».
«Che messaggio?» chiede subito James, drizzandosi
in piedi e passandosi una mano fra i capelli.
«Mi ha detto di ricordarti che stasera avete il turno come
Caposcuola» dice, sdraiandosi poi sul suo letto e
addormentandosi di colpo.
«Come se potessi scordarmelo» sbuffa James,
tornando a sedersi sul letto. «Almeno starò un
po’ con Lily, anche se ho dovuto rinunciare a
Hogsmeade».
Mi viene un’idea.
«Ehi, James, vorresti passare una bella serata con
Lily?» chiedo, sorridendo maliziosamente.
«Certo che sì!»
«Allora fai quello che ti dico…
«Ehi, collega!» esclamò James scendendo
di corsa le scale del dormitorio. Lily, seduta su una poltroncina,
alzò lo sguardo. «Scusa il ritardo. Sirius mi
aveva nascosto la spilla».
«E dove l’aveva messa?» chiese la
ragazza, sorridendo e alzandosi. James fece una smorfia.
«Fidati, non vuoi saperlo». Il tono fece inarcare
un sopracciglio alla ragazza che decise saggiamente di seguire il
consiglio.
«Allora andiamo».
«Fai strada!» Lily sbuffò e precedette
James fuori dalla Sala Comune, mentre questo la seguiva, gongolando.
Estrassero le bacchette e iniziarono il loro solito giro di ronda.
James quasi saltellava, mentre cercava un modo per proporle il geniale
piano di Remus.
«Come mai sei così felice?» chiese Lily,
guardandolo e sorridendo a sua volta. Era sempre contenta di vedere che
era riuscito a superare il Trauma da Possessione –
così lo chiamava, poco delicatamente, Alice.
James rifletté un po’ prima di rispondere.
«Ho una proposta da farti». Lily
aggrottò le sopracciglia.
«Se sono cose sconce, non voglio neanche sentirla».
«Hai davvero una così bassa opinione di me. Okay,
d’accordo, magari alcune mie idee per conquistarti negli anni
scorsi non sono state proprio geniali».
«Meglio se non commento».
«Cooooomunque, sono sicuro che questa ti
piacerà». James le si parò davanti,
obbligandola a fermarsi. Lei inarcò un sopracciglio e
incrociò le braccia, ma non disse nulla.
«È qualcosa di romantico e bello e…
musicale. E so che a te piace il romanticismo. E la bellezza. E la
musica – anche se mi hai rotto la chitarra quando ho provato
a farti quella serenata, l’anno scorso».
«Sì alla prima, sì alla seconda,
sì alla terza ma dipende da che tipo – e ho rotto
quella chitarra solo perché non la stavi suonando, la stavi
torturando, e ho preferito darle un degno utilizzo cercando di romperti
la testa».
«Ci sei quasi riuscita. E comunque non la stavo
torturando!»
«È venuta la McGranitt perché pensava
stessi ammazzando qualcuno».
«Ah. Be’, quel che è fatto è
fatto. Torniamo alla mia proposta?» chiese James. Lily
annuì, sorridendo, anche se la sua mente stava ancora
rivivendo la sera in cui aveva provato a colpirlo con la chitarra,
quasi distruggendo, invece, la clessidra dei punti di Grifondoro.
Già, James aveva cantato la serenata proprio di fronte alla
Sala Grande. Uno dei momenti più imbarazzanti della vita
della ragazza. Almeno era intonato. «Appena abbiamo finito
qui, quindi verso… mezzanotte e mezza, invece di tornarcene
nella Sala Comune ad annoiarci, usciamo nel parco. So che
c’è un bel posto accanto al lago in cui si
può sentire questa… musica particolare».
Lily aveva incrociato le braccia a metà frase e aveva
aspettato che James finisse per rammentargli che
«lì fuori c’è il sacrosanto
Diluvio Universale! Uscire è una pazzia».
«Ma davvero?» fece James, ironico. «Lily,
così mi viene da pensare che non ti fidi delle mie
capacità organizzative!»
Mie.
Probabilmente, nella Sala Comune, a Remus fischiavano le orecchie.
«Non è che proprio non mi
fido…» cominciò Lily.
«Sì, okay, non importa» la interruppe
James. «Comunque so anche come attraversare il temporale
senza morire fulminati o annegati. Quindi: accetti?»
Lily tornò a guardare fuori dalla finestra per qualche
secondo, mordendosi il labbro inferiore, per poi dire:
«D’accordo, voglio fidarmi».
«Evvai!» esclamò James, alzando i pugni
in aria. Lily sorrise di quell’entusiasmo genuino e le
dispiacque un po’ dire: «Ma dopo la
ronda».
Lui annuì.
«Certo. E poi è necessario che sia tardi per
andarci» disse, riprendendo quindi a camminare. Lily lo
affiancò subito.
«E perché?» chiese, curiosa.
«Questa, carissima, è una delle cose che saprai
quando saremo lì».
«Ma non è giusto!»
«Vuoi che sia bello e romantico?»
«Sì».
«Allora non saprai nulla».
Lei sbuffò e guardò dall’altra parte,
ma non insistette. James la guardò e, dopo un po’,
scoppiò a ridere. Lily alzò un sopracciglio
– James adorava quando lo faceva – e chiese:
«Scusa se te lo chiedo, ma sei per caso impazzito?»
«No, ho solo notato che, in certi casi, sembri mia
madre» rispose lui, tranquillo. Lily lo osservò
per un attimo, credendo che scherzasse.
«E in cosa?»
«Anche lei odia i segreti e non vuole che le vengano nascoste
le cose. Quando non vuoi dirle qualcosa ma non può
costringerti a confessare, fa proprio come te»
spiegò.
Lily rimase un attimo interdetta e senza alcun motivo – a
detta di lei – arrossì.
«Sai vero che hai detto alla tua “futura
moglie” che assomiglia a tua madre, vero?» fece
lei, cercando di non farlo notare. Ovviamente era inutile, James
l’aveva notato eccome e gongolava dentro, ma non voleva
farglielo pesare.
«Già, ma sei arrossita comunque». No,
non voleva farglielo pesare, assolutamente.
«Non è vero!» protestò lei,
girandosi a guardarlo nonostante avesse ancora le guance rosse. Lui
mostrò un sorriso a trentadue denti.
«Ah, no?» fece lui, avvicinandosi al suo viso, cosa
che fece diventare ancora più rossa Lily.
«Forse» disse, non riuscendo a negare
l’evidenza. Cercava in tutti i modi di sfuggire allo sguardo
di James che si faceva sempre più vicino, senza successo.
Quando era a pochi millimetri da lei, Lily aveva le orecchie che
fischiavano e i draghi – altro che Ippogrifi! –
nello stomaco. Non riusciva a crederci: stava per baciare James! Anche
se avrebbe preferito qualcosa di più romantico, magari a
Hogsmeade sotto le foglie autunnali, o anche solo nel parco. In quel,
momento, tuttavia, non è che le importasse più di
tanto dell’ambiente. Anche perché non lo vedeva,
l’ambiente. Tutto il suo campo visivo era occupato da James,
dai suoi occhiali, dai suoi capelli scuri, dai suoi occhi nocciola
che… Oh, Merlino! Si stava sciogliendo.
E poi… che diamine era quello? Un occhiolino?
Perché James le faceva l’occhiolino?
Con un veloce scatto, James allungò la mano e
afferrò… l’aria, probabilmente. No, un
mantello. Anzi, il
Mantello. Ne aveva sentito parlare.
«‘Seeeera» disse Emmeline, sorridendo
forzatamente e facendo “ciao” con la mano. Mary li
guardava entrambi con un ghigno fra il soddisfatto e il malizioso,
mentre Alice cercava di trattenersi dallo scoppiare a ridere.
«Bizzarro» disse James, osservandole e sorridendo.
«Credevo di aver detto a Sirius di portarmi il
mantello».
«Be’, si stava lamentando perché non
voleva andare a trovare i piccioncini, così ho fatto
un’opera di carità» rispose Mary,
sorridendo in modo angelico. Lily la fulminò con lo sguardo,
nonostante il rossore sulle guance la rendesse molto meno minacciosa.
«Ed io volevo vedere che vi baciavate» aggiunse
candidamente Alice. Lily lanciò un’occhiataccia
anche a lei.
«Quindi si è portata dietro me» concluse
Emmeline, innocente. Lily la abbracciò, declamando
stupidaggini sulle amiche vere che non ti pugnalano alle spalle.
«Grazie, cara, grazie. Certo, però, che potevate
anche baciarvi e dopo
toglierci il Mantello!»
«Emmeline!» esclamò Lily, allontanandosi
di scatto.
«Ha ragione» disse Mary, mentre Alice annuiva con
convinzione.
James osservava le ragazze discutere fra loro con il divertimento negli
occhi. Pensò che, senza saperlo, quelle quattro avevano
creato un gruppo affiatato quanto i Malandrini. In effetti, poteva
benissimo trovare somiglianze fra i due gruppi: c’era
l’intelligente – Lily e Remus –, il
cinico – Mary e Sirius –, il solare –
Alice e James – e la finta vittima – Emmeline e
Peter.
James quasi rise a quel pensiero.
«Comunque questo è tuo» disse Mary,
consegnandogli il Mantello. James ringraziò e le ragazze si
congedarono, non senza commenti e sguardi maliziosi ai due, facendo
diventare ancora più rossa Lily, che dovette minacciarle di
togliere punti a Grifondoro per mandarle via.
«Le odio, tutte e tre» esclamò Lily, non
appena se ne furono andate.
«Nah, non è vero» disse James,
riprendendo a camminare.
«In ogni caso, perché ti hanno portato il
Mantello?»
«Pensavi forse che ci saremo incamminati verso il parco e,
per pura fortuna, nessun professore ci avrebbe beccato?»
chiese James, ironico. Lily inarcò un sopracciglio, piccata,
ma non disse nulla, limitandosi, invece, a proseguire il giro di ronda
con la solita professionalità.
Mentre camminavano, parlarono del più e del meno ma non
andarono più a toccare l’uscita nel parco,
né faccende importanti che riguardassero il loro futuro.
L’ansia dei due cresceva mano a mano che si arrivava
all’orario di fine-ronda.
Lily era in ansia perché non sapeva cosa avrebbe trovato
né cosa avrebbe fatto James.
James era in ansia perché aveva paura che Remus gli avesse
detto una cavolata e perché lui stesso aveva paura di fare
cavolate con Lily.
Quando uscirono sotto la pioggia, coperti dal Mantello
dell’Invisibilità a sua volta protetto con un
Incantesimo Impervius, entrambi potevano quasi sentire il battito
accelerato dell’altro. La differenza era che James
manifestava un’espressione tranquilla e sicura, mentre Lily
sembrava accaldata e teneva le labbra strette in una linea sottile.
Percorsero quasi tutta la riva del lago, per fermarsi di
fronte a un grande salice, il più ampio che avessero mai
visto, situato al confine fra il lago, il parco e la Foresta Proibita.
James estrasse la bacchetta e la puntò contro
l’albero, inserendola in una cavità rotonda quasi
impossibile da vedere. Una forma prese vita fra le spaccature della
corteccia. Era una runa, Lily la riconobbe dai suoi studi. La forma
celtica che si dava alla “M”.
«Ma che cavolo…?» chiese la ragazza, a
bocca aperta, quando parte della corteccia svanì nel nulla.
James sorrise in modo enigmatico, ma era palese quanto anche lui fosse
stupefatto. Remus aveva fatto le cose per bene.
I due si tolsero il Mantello e James richiuse l’apertura,
così che entrambi potessero ammirare il lavoro svolto.
Se ci si guardava intorno, si vedeva l’interno
dell’albero, pieno di nodi e crepe, mentre osservando il
"soffitto", si poteva notare che era stato applicato lo stesso
incantesimo usato nella Sala Grande: sopra di loro, i rami della
Foresta Proibita s’intrecciavano e scendevano goccioline che
si dissolvevano nel nulla poco sopra le teste dei due ragazzi. A terra
era stato disteso un tappeto di muschio, asciutto e morbido, su cui
James e Lily si sedettero per guardare attraverso una fessura ovale
situata proprio davanti a loro, da cui si aveva una vista completa del
lago. All’interno, si sentiva solo il rumore attutito della
pioggia e, più forte e vicino, quello della risacca del lago
agitato.
«Questo posto è stupendo»
sussurrò Lily, accarezzando il muschio e portando la mano
alle narici, annusando il profumo dei boschi.
«Eh, già» fece James. «Remus
ha fatto proprio un bel lavoro».
«Remus» chiese subito la ragazza. James
arrossì vistosamente.
«Io» disse James. «Io ho fatto un bel
lavoro».
Lily rise piano.
«James, se è stato Remus a organizzare tutto, non
importa» disse Lily, poggiando una mano su quella del
ragazzo, che continuava a guardare davanti a sé, imbarazzato.
«Scusa» disse infine. «Avrei dovuto
dirtelo subito».
«Forse sì» replicò lei.
«Ma, come ho già detto, non importa. Ora: avevi
detto che sarebbe stato qualcosa di musicale ma…»
James controllò l’orologio.
«Dieci secondi» dichiarò, continuando a
guardare il lago. Lily seguì il suo sguardo e, dopo quel
breve lasso di tempo, al centro delle acque si creò una
luce, che emanò nell’aria il suo spettro, come se
la superficie tumultuosa fosse un prisma. Le gocce di pioggia che
cadevano sul lago s’illuminarono di colori diversi, rendendo
il cielo uno spettacolo quasi abbagliante, un arcobaleno sospeso nel
nulla. Si avvertì poi un canto, proveniente dalle
profondità del lago. Un canto ultraterreno che sembrava
entrare nella mente dei due ragazzi. Un canto che lavò tutte
le preoccupazioni e i pensieri che li agitavano, lasciando solo un
senso di pace e tranquillità. Un canto incomprensibile,
eppure che scaldava il cuore.
Non era difficile capire cosa stava accadendo: i Maridi che abitavano
il lago stavano cantando, forse pregando qualcosa che loro non potevano
immaginare. O così, almeno, pensava Lily.
«Cos’è tutto questo? Come lo hai
scoperto?» chiese Lily, meravigliata, ascoltando le note.
«Me lo ha detto Remus: i Maridi, durante le notti di pioggia
intensa, salgono quasi in superficie e fanno brillare un cristallo
particolare che produce queste luci. Dopodiché cantano al
dio delle acque perché faccia finire la pioggia, in modo che
il Sole possa illuminare le loro città»
spiegò James, ripetendo le parole del ragazzo. «Il
canto serve a placare la sua furia e a liberarlo dai pensieri
negativi».
«Un cristallo…» sussurrò
Lily, quasi temendo che se avesse parlato a voce troppo alta, il popolo
del lago avrebbe smesso di intonare quella melodia.
«Remus l’ha chiamato… oricalco, o
qualcosa del genere» disse il ragazzo, sorridendole.
«Oricalco?» il tono della rossa si alzò
di un paio di ottave. Fortunatamente, i Maridi non potevano sentirla in
alcun modo e la melodia non venne intaccata.
«Lo conosci?» chiese James, curioso e sorpreso.
«Certo!» esclamò Lily, trattenendosi
dall’impulso di alzarsi in piedi.
«L’oricalco era il famoso minerale di cui erano
ricoperte le mura di Atlantide, la mitica città descritta da
Platone!»
James inclinò la testa di lato.
«Non conosci Atlantide?»
«Potrei chiederti se sia qualcosa che si mangia, ma ho
l’impressione che non sarebbe una genialata»
rispose James, schietto. Lily rise.
«Un giorno, tu ed io faremo una luuuunga
chiacchierata» disse Lily. James sorrise in modo ebete.
«In Biblioteca». James si rabbuiò.
«Okay, decideremo il luogo sul momento».
Rimasero quindi in silenzio, ad ascoltare la musica rilassante dei
Maridi, assistendo allo spettacolo che in pochi, in tutto il mondo,
posso dire di aver visto.
James, a un certo punto, seguendo un impulso che si potrebbe definire
avventato, cinse le spalle della ragazza con un braccio e la strinse a
sé. All’inizio temette che Lily avrebbe potuto
indignarsi, invece lei fu ben contenta di quella posizione. James era
sicuro che la ragazza sentisse il suo battito accelerato.
«James, posso farti una domanda?» fece Lily dopo un
po’, rompendo il silenzio. James annuì, poi
ricordandosi che non poteva vederlo, disse semplicemente
«Sì».
«Quando eravamo nella ronda, poco prima che Mary ti desse il
Mantello, tu stavi per fare una cosa…» disse Lily,
un po’ titubante. James la incoraggiò a
continuare, seppur con il cuore in gola. «Ecco, se non ci
fossero state le ragazze, se quello non fosse stato un piano per
trovarle, tu avresti…?»
Perché le era così difficile parlare chiaramente?
Ogni volta che cercava di farlo, la lingua le si annodava, bloccandola.
«No» disse James, semplicemente. Lily
sentì la delusione avvolgerla. «Ma solo
perché voglio che sia tu a farlo. O perlomeno a chiedermi di
farlo» prima che la ragazza potesse dire qualsiasi cosa, lui
le posò due dita sulle labbra. «Perché,
in quel momento, avrò la certezza che è quello
che tu vuoi».
«Ed io come farei a sapere quando sarai tu a
volerlo?» chiese Lily.
«Semplice: io vorrei farlo sempre». La schiettezza
del ragazzo la colpì e la costrinse al mutismo, facendola
perdere nei suoi pensieri.
James, dal canto suo, temeva di essere stato troppo diretto e voleva
assolutamente sapere se la ragazza si fosse in qualche modo offesa.
Invece, alle sue orecchie arrivò un lieve e gradevole
russare, accompagnato dal corpo di Lily, scosso ritmicamente dal
respiro. James sorrise.
«Buonanotte, principessa» mormorò, poggiandole
le labbra sul capo. Lily sorrise nel sonno e James capì che,
per lui, non c’era cosa più bella che quella
visione.
Un raggio di sole penetrò fra le tende del baldacchino,
colpendola agli occhi e facendola svegliare dopo poco. Sbadigliando,
Lily si stiracchiò, ancora sotto le coperte e
ricordò con piacere gli eventi di quella notte. Era stata
contenta. James era davvero come lo descrivevano gli altri. Era gentile
e premuroso e aveva fatto molto per renderla felice.
Ricordò anche di aver fatto un sogno strano, su una
città immensa dalle mura fatte di prismi, da cui si ergeva
il canto surreale dei Maridi. Sorrise. Evidentemente, d’ora
in poi quella sarebbe stata la sua magnifica visione di Atlantide.
Doveva ricordarsi di cercare qualche libro sull’argomento.
Il suo stomaco brontolò e, quando andò
automaticamente a cercare il suo orologio da polso, si accorse di
essere ancora completamente vestita, seppur senza scarpe.
Effettivamente, doveva essere molto stanca quando era andata a letto:
non ricordava neppure come c’era arrivata! Anzi, ora che ci
rifletteva…
Si sbatté una mano sul volto. Non era possibile! Non poteva
essersi addormentata proprio in un momento del genere! Si maledisse
mentalmente e si appuntò di scusarsi con James.
Aprì le tende e si guardò intorno. Tutti i letti
erano vuoti. Le ragazze dovevano essere già a fare
colazione. Guardò di sfuggita il letto alla sua sinistra e,
inizialmente non ci vide nulla di strano. Poi strizzò gli
occhi e tornò a guardare, allibita.
«Buongiorno, raggio di sole» esclamò
Sirius. Aveva fra le mani una delle riviste di moda di Alice.
«Black!» urlò Lily, sorpresa.
«Come diamine hai fatto a entrare?»
«Dalla porta» rispose lui, come se fosse la cosa
più naturale del mondo. Poi sembrò comprendere
qualcosa. «Oh, ancora non hai capito? E dire che ti facevo
più intelligente, principessa».
Quel nomignolo risvegliò qualcosa nella mente di Lily,
poiché arrossì inconsapevolmente.
«Falla breve, randagio» ringhiò Lily.
Sirius scoppiò nella sua risata latrat-esca.
«Conta i letti» disse, ghignando. Lily lo
fulminò con lo sguardo, ma ubbidì. Uno,
due… cinque letti. Comprese.
«James?» chiese la ragazza. Sirius annuì.
«Dovrebbe essere qui fra poco con…»
proprio mentre lo diceva, la porta si aprì, facendo entrare
un ragazzo alto e con gli occhiali che portava un vassoio
d’argento pieno di cibo. «La colazione!»
Sirius provò ad avventarsi sul ragazzo, che lo
scacciò in malo modo.
«Levati di mezzo, pulcioso, questa roba è per la
principessa seduta lì» ringhiò. Lily
arrossì leggermente mentre le nasceva un sorrisetto
compiaciuto, che si affrettò a nascondere.
«Sei una palla da fidanzatino sdolcinato, Ramoso»
commentò Sirius, massaggiandosi il fondoschiena
precedentemente calciato dall’amico, per poi scappare e
chiudersi la porta dietro subito prima che un cuscino lo colpisse.
«Ma sentilo…» borbottò James,
andando quindi verso Lily con un sorriso radioso. «Perdonalo:
è un idiota».
Lily sbuffò.
«Perché, come pensi che sia Mary?»
chiese, inarcando le sopracciglia. James ridacchiò e
posò il vassoio sul letto, fra loro due. Lily decise di
passare ad altri argomenti. «Senti… mi dispiace
per essermi addormentata, ieri sera».
«Eri stanca e ti sei addormentata» disse James,
sorridendo e spalancando le braccia. «Non vedo cosa ci sia da
scusarsi».
«Già, ma avresti potuto svegliarmi, non serviva
che mi portassi qui… in braccio?» non era sicura
di come l’avesse scortata nella sua stanza, ma quel modo le
sembrava il più semplice.
«È vero, avrei potuto» fece James con
semplicità, prendendo poi una fetta di pane tostato. Lily
gli lanciò uno sguardo interrogativo.
«… Ma?» chiese. James inarcò
le sopracciglia, sorpreso.
«Come? Pensavo che la mia posizione nei tuoi confronti fosse
stata chiarita abbastanza nel cors0 di questi sette anni»
esclamò. In effetti, ripensandoci, tutte quelle
dichiarazioni d’amore assoluto dette con infantile arroganza
negli anni precedenti, unite a ciò che era riuscita a capire
negli ultimi tempi, non lasciavano spazio a una sola conclusione.
James l’amava. E seriamente, anche, non era una semplice
cotta. Insomma, in un’altra realtà avevano anche
avuto un figlio e sarebbero morti per lui! Non le servivano affatto
altre dimostrazioni di affetto – anche perché, a
lungo andare, sembravano farsi sempre più pericolose e James
rischiava seriamente di lasciarci la pelle.
«James, io…» cominciò Lily,
spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Il
ragazzo le prese la mano, interrompendola.
«Ricordi cosa hai detto nella Stanza? Che mi avresti dato
un’occasione per farti innamorare di me – e detta
così suona proprio male. In ogni caso, non ho ancora giocato
tutte le mie carte» affermò, con un sorrisetto.
Lily immaginò che significasse qualcosa come “Lo
so cosa pensi, ma non preoccuparti, hai tempo” e questo la
tranquillizzò un po’.
«Ovvero?» chiese, curiosa.
«Sai che giorno è oggi?»
«Il giorno dopo ieri e prima di domani?»
«Ah, ah. Spiritosa. No, è domenica. E guarda il
tempo fuori».
«C’è il sole».
«E…?»
«E?»
«Ti do un indizio. Una parola. Che inizia con la
“H”…»
«Oh».
«Già. Sempre che tu voglia
ancora…»
«Certo che sì! Ho fatto una promessa!»
«Eccola qui, la splendida e orgogliosa Caposcuola di
Grifondoro!» Lily arrossì un po’.
«Ora, però, dovrei andare a vestirmi. Non credo
sia l’ideale uscire con la divisa ancora addosso»
disse in fretta, alzandosi dal letto e prendendosi un pasticcino alla
frutta – non sapeva come aveva fatto a procurarselo,
considerato che a colazione non si trovano cose del genere, ma era
davvero buono! – e allontanandosi verso la porta.
«Secondo me sei sexy con la divisa!»
esclamò James. Il cuscino rimasto a terra – dopo
essere stato lanciato contro la porta – lo colpì
dritto in faccia e fu per miracolo che non schiacciò il cibo.
«Dove andiamo?» chiese Lily, guardandosi intorno.
La pioggia se n’era andata da tempo, il cielo era limpido e
il sole abbastanza caldo da far evaporare quasi tutta l’acqua
rimasta; il sottile strato di foglie rosse, arancioni e marroni su cui
camminavano era quasi completamente asciutto. Tuttavia, il temporale
aveva lasciato dietro di sé aria fredda, che costringeva gli
studenti e gli abitanti di Hogsmeade a stringersi nei cappotti.
Per entrambi i ragazzi, era stato un vero colpo di fortuna che
smettesse di piovere proprio quel giorno. Cercando di evitare la
razionalità, Lily voleva credere che fossero stati i Maridi
a creare il bel tempo.
«Dove vorresti andare?» chiese di rimando James.
«In un posto che piace a te» fece lei. James ci
pensò su.
«Madama Pediburro?» chiese, per poi scoppiare a
ridere alla vista della faccia scandalizzata della ragazza.
«Spero che tu stia scherzando» disse fra i denti.
«Certo che sì! Volevo solo vedere la tua
reazione» fece lui, ancora ridendo. Poi rifletté
di nuovo. «Allora, tre alternative: Zonko, ovviamente,
Mielandia e I Tre Manici di Scopa».
«Tutti e tre?»
«Bene…. E da quale iniziamo?»
«Zonko, così ti diverti un
po’» decise Lily. La sera prima James
l’aveva portata in un posto fantastico e ora, molto
probabilmente, avrebbe cercato di farle avere un appuntamento perfetto.
A suo parere, era giusto che lui si svagasse un po’. James,
sorprendendola, sbuffò.
«Non mi serve Zonko per divertirmi, se ci sei anche
tu».
Argh. Fitta al cuore. Possibile che, ogni cosa che dicesse, provocasse
nella ragazza un estremo senso di colpa per tutto ciò che
gli aveva fatto passare in quei sei anni? Ora che ci rifletteva, come
aveva fatto a rifiutare un ragazzo che, solo parlando, la faceva
sentire come la regina dell’universo?
Probabilmente, Lily disse qualcosa di molto intelligente
(«Ah») poiché James ridacchiò
e s’incamminò verso il negozio come se non fosse
accaduto nulla. Lily si affrettò a seguirlo.
Lily dovette ammettere che Zonko non era così male come lo
immaginava. Aveva sempre creduto che fosse un brutto posto, rumoroso e
per gente fastidiosa – si veda sotto la voce
“Malandrini” – ma la visita con James le
fece cambiare idea. Il locare era sì affollato, ma Mielandia
era di sicuro molto peggio.
Sugli scaffali erano radunati oggetti curiosi di tutti i tipi.
C’erano palloncini che, se ti scoppiavano vicino, ti facevano
drizzare i capelli contro ogni legge della fisica; dolcetti che ti
facevano cambiare il colore della pelle e dei capelli – una
ragazza andava in giro con la pelle blu e i capelli verdi, strillando e
imprecando contro un’altra, evidentemente
l’artefice dello scherzo – e altri ancora che ti
facevano vedere il mondo capovolto – il sopra diventava il
sotto, la destra diventava sinistra, il dietro…
be’, era un bel casino orientarsi –; su un ripiano
si trovavano anche delle palline di creta che, almeno a vederle, non
sembravano nulla di particolare.
«Cosa sono quelle?» chiese Lily, indicandole. James
ne prese una e gliela mostrò.
«Creta Cangiante» disse. Dopodiché disse
semplicemente «corvo» e gettò a terra la
pallina. Non appena toccò terra, questa cominciò
a trasformarsi e, in un battito di ciglia, un piccolo corvo di creta
volò fuori dalla porta. Lily lanciò un fischio
ammirato e James ridacchiò. «Per animali
più complessi servono più palline»
spiegò. «Sono ottimi diversivi. Con la versione
Deluxe prendono anche il colore dell’animale».
«Forte» mormorò la ragazza, per poi
afferrare una mezza dozzina di palline di Creta. James
spalancò gli occhi.
«Evans, non immaginavo ti abbassassi a comprare questa
robaccia» la schernì. Lily sbuffò.
«Taci, questa roba è geniale»
borbottò. James sorrise e la accompagnò per tutto
il negozio, mostrandole gli articoli e citando scherzi nei quali erano
stati usati dai quattro amici.
«… E, per finire, questi sono Esplosivi
Evanescenti. Hai presente quando sono sparite tutte le pareti del
quarto piano?»
«Sì, mi ricordo: la McGranitt ci ha messo secoli
per capire come far riapparire i muri».
«Ecco, abbiamo usato questi».
«Come mai non li avete più sfruttati? Sono
grandiosi».
«Be’, la cara Minnie non era dello stesso parere:
dopo quello scherzo ci ha seguito come un segugio per settimane. Meno
male che noi abbiamo un segugio vero» aggiunse il ragazzo,
ammiccando. Lily ridacchiò.
Inutile dire che, quando uscirono, entrambi avevano fatto grandi
acquisti – in realtà, James aveva comprato mezzo
negozio, Lily si era limitata a pochi oggetti che riteneva davvero
geniali – e ci misero un po’ per farsi strada
all’interno di Mielandia. Dovettero fare in fretta,
poiché c’era veramente poco spazio, ma riuscirono
comunque a comprare tanto cioccolato e dolci vari da mandare in estasi
Remus per una settimana.
Entrare ne I Tre Manici di Scopa e sedersi a un tavolo davanti a due
Burrobirre fu un sollievo per entrambi.
«Ehi, guarda lì» disse Lily, indicando
un tavolo poco distante. James allungò il collo e vide
Evelyn e Dora parlare animatamente. «Credo che le stia
raccontando del loro passato».
«Dev’essere brutto» mormorò
James. «Avere una sorella che non si ricordi di te».
Non riusciva nemmeno a immaginarsi come sarebbe stato se Sirius non si
ricordasse più di lui.
«Già, ma anche avere una sorella e non ricordarsi
nulla di lei non è proprio il massimo»
replicò la ragazza. James annuì, pensieroso.
«Una volta ho sentito che parlavano della tecnologia babbana
del futuro. Credo che Eve abbia qualcosa in mente».
«Del tipo?» chiese James. Lily scrollò
le spalle.
«Non ne ho idea. Io nel futuro non ci sono stata»
rispose.
Rimasero per un po’ in silenzio a sorseggiare la Burrobirra,
immersi nei propri pensieri.
James fece vagare lo sguardo per il locale, pieno di persone che
parlavano a gran voce e bevevano alcolici e no. In quel momento,
entrò un uomo, avvolto in un mantello nero con il cappuccio.
Sembrava fuori posto in quel luogo allegro, uno dei tipici visitatori
de La Testa di Porco. L’uomo si girò e
incrociò il suo sguardo; James rabbrividì e fu
costretto a girarsi.
«Tutto a posto?» chiese Lily. James
annuì nervoso e la ragazza aggrottò le
sopracciglia. «Usciamo?»
«Forse è… meglio» disse
James. Non sapeva perché, ma non voleva assolutamente essere
nello stesso luogo con quell’uomo. I due ragazzi si alzarono,
presero i loro acquisti e uscirono velocemente.
Quando furono in una via laterale del villaggio – situata
accanto a un boschetto e tappezzata di foglie secche – Lily
parlò: «James, cos’è
successo».
«Io…» il ragazzo faticava a parlarne.
Non era sicuro di ciò che aveva percepito e credeva che Lily
lo avrebbe preso per pazzo. La rossa gli si parò davanti e
lo bloccò.
«James, cos’è successo?»
ripeté, con tono più dolce e con la
preoccupazione visibile negli occhi. James le lanciò uno
sguardo triste.
«Era entrato un uomo, nel pub» disse.
«E… appena l’ho visto, mi sono sentito
come quando… come dopo la punizione con la Mason».
Lily digrignò i denti. Dopo quel fatto, odiava la vampira
più che mai. Faticava a non ucciderla a ogni lezione e si
lamentava sempre del perché Silente non l’avesse
già sbattuta fuori.
“Non può perché non ha prove”
le aveva detto Remus, una volta. “Deve poterla licenziare
come insegnante, non come vampira. Se non lo facesse, tutta la
credibilità che ha andrebbe a farsi benedire e tutte le
coalizioni con creature magiche che ha creato verrebbero distrutte
all’istante”.
Capiva la posizione di Silente, ma questo non le impediva di volere la
Mason morta. Tuttavia, a ogni lezione era costretta a fare buon viso a
cattivo gioco.
«James, non devi preoccuparti; finché ci siamo
noi, tu non…»
«Io a volte lo sento» mormorò il
ragazzo. «Specialmente di notte. Mi entra nei sogni
e… diciamo che a volte preferirei non dormire
affatto».
Lily lo guardò, desolata. Non aveva idea di cosa fare.
James, inaspettatamente, sorrise.
«Non pensiamoci più, d’accordo?
È il nostro primo appuntamento ufficiale, dopotutto, e credo
che ci siamo depressi abbastanza» disse.
«James…» lo rimproverò Lily,
ma lo sguardo che le mandò il ragazzo le fece capire che era
meglio non insistere. Sospirò, abbassando lo sguardo.
«D’accordo».
Il ragazzo le accarezzò la guancia, facendole
alzare immediatamente gli occhi. Quando incontrò i suoi,
caldi e dolci, si sentì mancare qualche battito e
sentì il suo cervello tornare in modalità
“Dove sono? Cosa ci faccio qui? Come mi chiamo?”.
«È un’ingiustizia che tu sia
così carina quando sei preoccupata»
mormorò, peggiorando la situazione. Lily entrò in
modalità “…” – nel
senso che non avrebbe potuto dire una parola. Possibile che un ragazzo
le facesse quell’effetto? Un ragazzo che, effettivamente,
conosceva bene solo da un mesetto scarso e che aveva ignorato in sei
anni? Un ragazzo alto, bello, oggettivamente figo e… Oh,
perfetto, ora stava iperventilando.
«Tutto a posto?» questa volta era lui quello
preoccupato. Lily non si azzardò ad aprire bocca, per
evitare di dire cose come “sposami” e concetti
simili. Si sentì avvampare. «Lily, sul serio, stai
bene? Sembra che tu abbia la febbre».
«Tranquillo, sto bene» disse la ragazza. James le
lanciò un altro sguardo indagatore, ma non disse nulla.
«In ogni caso, credo sia meglio tornare: è quasi
ora di pranzo» disse James. Su quello, Lily non ebbe nulla da
replicare. Non appena ebbero fatto qualche passo, però, la
ragazza afferrò il polso di James, che si girò
all’istante. Lo sguardo di lei era fermo e deciso, nonostante
l’evidente rossore facesse a pezzi quella maschera di
serietà.
«James, voglio che tu mi prometta una cosa» disse.
Il ragazzo si fece più attento. «Se senti
che… l’Altro stia facendo qualcosa, o se solo temi che
possa accadere, non tenertelo per te. Non fare l’eroe che non
vuole affidare il suo peso agli altri. Ci sono io, ci sono i tuoi
amici. Non sei solo, quindi non sei costretto ad affrontare tutto senza
qualcuno che ti dia una mano».
James all’inizio rimase stupefatto, poi si aprì in
un sorriso dolce.
«Lily, sul serio, ti preoccupi troppo…»
«Promettimelo» disse Lily con fermezza. James
sospirò.
«D’accordo, lo prometto» fece lui, anche
se era chiaro a entrambi che non l’avrebbe fatto. Lily gli
lanciò uno sguardo triste. Lui le posò un bacio
sulla guancia, facendola rabbrividire leggermente.
«Sta’ tranquilla, non succederà
nulla».
Lei sbuffò.
«Fino a cinque secondi fa ero io che tranquillizzavo
te» borbottò. James rise.
«STA’ LONTANO DA LEI!» ruggì
una voce. I due si girarono di scatto, estraendo istintivamente le
bacchette.
Davanti a loro, bloccando la via, c’era una persona avvolta
in un mantello nero. Tuttavia, non era l’uomo nel pub,
bensì un ragazzo, poco più basso di James e
piuttosto gracile. Il cappuccio doveva essere incantato,
poiché non riuscivano a identificare i tratti del ragazzo e
non erano riusciti a captare con esattezza il suo tono di voce.
«Cosa vuoi?» chiese James. Per tutta risposta,
arrivò un rapido Incantesimo di Disarmo che, tuttavia,
riuscì a parare. In altri casi avrebbe sbeffeggiato il
ragazzo ma si rese conto che non sarebbe stata una buona idea. Da come
tremava e digrignava i denti, era chiaro quanto fosse furioso. Il suo
cervello registrò la cosa.
Un altro incantesimo venne lanciato e di nuovo parato.
«Ah!» James si girò in tempo per vedere
Lily cadere a terra, con i piedi e le mani legate da corde.
L’incantesimo serviva solo a coprire
l’Incarceramus. Altra connessione. Una persona intelligente
non male nel duello, furiosa contro di lui e che aveva legato Lily,
probabilmente per toglierla dallo scontro.
James si diresse immediatamente verso la ragazza e, prima che potesse
slegarla, un altro Incantesimo di Disarmo scaturì dalla
bacchetta dell’incappucciato e il ragazzo dovette gettarsi di lato per evitarlo.
Dopodiché arrivò il turno degli Schiantesimi, una
raffica violenta che costrinse James ad allontanarsi da Lily.
«Expelliarmus!»
La bacchetta di James mandò un lampo rosso che
mancò l’incappucciato di un soffio.
«Stupeficium!»
James evitò con facilità lo Schiantesimo. Lily
riuscì a liberarsi le mani.
«Non voglio combattere con te, Piton!»
esclamò il Grifondoro. Sia Lily che
l’incappucciato lo guardarono, stupefatti. «Non ne
ho motivo».
«Non la pensavi così negli ultimi sei anni,
vero?» ringhiò Piton, puntando poi la bacchetta
verso i piedi di James. «Confringo!»
La terra sotto al ragazzo esplose, accecandolo e facendolo
indietreggiare di molto. James cominciò a cercare di
togliersi la terra dagli occhi, ma sapeva che Piton aveva ideato
un’ottima strategia.
«Sectumsempra»
disse Piton, con la voce calma piena di malvagità. Per Lily,
che assisteva impotente, cercando di slegarsi i piedi, fu come vedere
James esplodere; sotto il suo sguardo pieno d’orrore, il
ragazzo cadde in ginocchio, sanguinando. Rimase immobilizzata, sotto
shock.
Okay, con un po’ di sforzo aveva potuto accettare che il suo
ex migliore amico e futuro salvatore di suo figlio cercasse di
ammazzarli. Tutto a posto, tanto poi si redimerà e compagnia
bella, no? Tuttavia, non si aspettava che Severus cercasse veramente di farli
fuori. E invece James era lì, pieno di ferite e sanguinate, che
cercava con tutte le sue forze di non cadere a terra.
Lily riuscì a reagire solo quando vide Piton dirigersi a
passo lento verso James. Cercò disperatamente di togliere i
lacci ma sembrava tutto inutile. Poco più in là,
vide la sua bacchetta, rotolata via quando era caduta. Cercò
di raggiungerla, strisciando sullo strato di foglie il più
velocemente possibile. Non riuscì, però, a
impedire a Piton di raggiungere il Grifondoro e colpirlo sul volto,
facendolo definitivamente crollare e rompendogli anche il naso.
James, a terra e senza potersi muovere, cercando di non emettere alcun
gemito di dolore, sembrava morto. Lily rabbrividì a quel
pensiero e questo la riscosse. Afferrò la bacchetta e con un
rapido gesto liberò i piedi, quindi scatto in avanti e
scagliò un raggio di luce verso Piton. Non sapeva neanche
che incantesimo avesse usato e neanche le importava: doveva solo
allontanarlo da James, a ogni costo.
Piton si girò all’ultimo istante e parò
l’incantesimo. Puntò la bacchetta a terra e,
seguendo un Incantesimo Non-Verbale, una radice spuntò dal
terreno e le legò i piedi. Di nuovo. Fortunatamente, questa
volta Lily riuscì a mantenere l’equilibrio e a non
perdere la bacchetta, con cui bruciò velocemente il legno
che la imprigionava.
Cominciò quindi a scagliare raffiche d’incantesimi
verso Piton, con l’intento di farlo indietreggiare. Idea
buona all’inizio, ma a lungo andare…
Piton si Smaterializzò, apparendo a pochi metri di distanza,
abbastanza da evitare gli incantesimi e Disarmare Lily, che vide la sua
bacchetta venirle strappata via.
«Sei caduta in basso, Lily» disse Piton fra i
denti. «Credevo fossi superiore a certa gente».
«Per te è “Evans”,
Piton» ringhiò la ragazza. Forse non era la cosa
più intelligente da dire, ma molto probabilmente riassumeva
rapidamente tutto ciò che ora provava verso di lui.
In ogni caso, Piton non la prese troppo bene, a meno che uno
Schiantesimo dritto sul volto non sia per voi un segno di affetto.
Lily cadde a terra, stordita. Il Serpeverde si era evidentemente
trattenuto, altrimenti la ragazza avrebbe già perso i sensi.
Tuttavia, nessuno avrebbe potuto prevedere cosa sarebbe successo dopo.
James, sebbene con la vista oscurata dal dolore dalla perdita di
sangue, aveva visto tutto e ciò che temeva accadde.
Bastò la furia che gli si scatenò dentro per
liberare l’Altro, che prese immediatamente il controllo.
Le ferite si richiusero quasi all’istante, lasciando solo
pallide cicatrici che, probabilmente, non sarebbero più
andate via, e il ragazzo si alzò in piedi, così
silenziosamente che Piton non lo sentì. Però
quando il Serpeverde si chinò su Lily, per motivi a noi
sconosciuti, la voce gli arrivò più che chiara.
«Non ti azzardare a toccarla». La voce di James era
bassa e roca e, anche se Piton non l’avrebbe mai ammesso,
spaventosa. Quando si girò, si trovò davanti un
ragazzo coperto di sangue eppure senza alcuna ferita, con gli occhi
completamente neri – iride e tutto il resto –
così come quella specie di aura che partiva dalla bacchetta
e rifluiva per il braccio destro.
«Allontanati da lei». In altri casi, Piton lo
avrebbe schernito in qualche modo, ma capì che non stava
parlando con il normale James, anzi, forse non stava parlando affatto
con lui. Quindi ubbidì, spostandosi dalla ragazza e tenendo
sott’occhio la bacchetta dell’avversario.
Lily riuscì a riprendersi un po’ e
rischiò di svenire di nuovo quando vide l’aspetto
del Grifondoro.
«James» mormorò, terrorizzata, cercando
di rialzarsi. Il ragazzo si girò verso di lei. A Piton,
quegli occhi sembravano solo orribili, lo sguardo di un mostro. Lily ci
lesse dentro il terrore di se stesso che aveva visto sempre
più spesso, solo che, prima, James cercava sempre di sviare
ogni allusione, facendo intuire che non voleva parlarne.
Piton prese al balzo la situazione, dirigendo un altro Sectumsempra
contro il Grifondoro. Non si aspettava, tuttavia, che la maledizione
andasse a schiantarsi contro una barriera invisibile; non
poté fare a meno di chiedersi quando Potter
l’avesse evocata.
James si girò verso di lui, inchiodandolo con quello sguardo
demoniaco. Potter alzò la bacchetta.
«James!» esclamò ad alta voce la
ragazza, cercando di distrarlo di nuovo. Parte dell’aura
oscura che circondava il braccio del ragazzo si staccò dalla
punta della bacchetta, in una specie di proiettile di Magia Oscura,
veloce e impossibile da evitare. La maledizione colpì Piton
a una guancia, su cui cominciò ad ardere fuoco nero.
Il Serpeverde urlò di dolore e si Smaterializzò
all’istante. L’aura nera attorno al braccio di
James scomparve, ma gli occhi erano ancora d’inchiostro.
«James» ripeté ancora Lily, questa volta
prendendo la mano del ragazzo, che la guardò di nuovo. La
rossa dovette costringersi a non rabbrividire per quegli occhi
inquietanti e che non appartenevano al ragazzo con cui aveva passato la
mattinata – possibile che fosse accaduto tutto
così in fretta? «Torna indietro».
Il ragazzo la osservò ancora per un attimo e Lily
giurò di vedere il nero ritirarsi agli estremi dei suoi
occhi, ma il Grifondoro distolse rapidamente lo sguardo.
Lily poggiò una mano sulla sua guancia, ignorando il sangue
che lo ricopriva, e lo fece voltare nuovamente. Era arrivata alla
conclusione che, per poter riavere il vecchio James, poteva fare solo
una cosa.
Quindi si alzò in punta di piedi e lo baciò.
Non era il primo bacio leggendario in cui sperava, ma non le dispiacque
più di tanto. E poi, tecnicamente non è che
stesse baciando proprio
James, giusto?
Si separarono dopo qualche secondo ma fu abbastanza: il nero negli
occhi del ragazzo si ritirò verso l’interno della
pupilla, per farli tornare del consueto color nocciola. Fu strano.
Sembrava di vedere il video di un barattolo di vernice nera che veniva
rovesciato, solo che con la modalità reverse.
Rimasero immobili per qualche secondo, poi Lily vide le lacrime solcare
il viso del Grifondoro immediatamente prima che questo si accasciasse a
terra.
La ragazza gli fu subito accanto, terrorizzata. James era svenuto e, a
sentire dalla fronte, bruciava di febbre. Non avendo altra scelta, la
ragazza corse ad afferrare la sua bacchetta caduta e, dopo essersi
concentrata un po’, una massa d’argento lucente
uscì dalla sua bacchetta e si diresse a grande
velocità verso l’interno del castello. Direzione:
Remus.
«Sei venuta, finalmente» disse l’incappucciato. Era all’interno di un bosco attiguo al villaggio, fermo in piedi. Davanti a lui, una donna dai capelli neri e con indosso un elegante vestito dello stesso colore si fece avanti. Aveva un sorriso furbo e maligno.
«Mi scusi, Maestro, ma sono rimasta a osservare alcuni sviluppi che hanno portato avanti il nostro Piano A» disse la Mason. Il Maestro sorrise.
«Il ragazzo?» chiese.
«Il Risveglio sta cominciando» rispose la professoressa, piena di soddisfazione. «Ci vorrà molto, ma poi potremo procedere con tutta tranquillità».
«Lo tieni sotto controllo?»
«Ho estratto un po’ del suo sangue prima di iniziare il Rituale» disse.
Il Maestro annuì.
«Tuttavia abbiamo alcuni problemi» ammise la professoressa.
«Ovvero?»
«Oltre Silente, anche Lupin e Tonks sono tornati» riferì la donna. Il Maestro, inaspettatamente, sorrise.
«Oh, di questo ero venuto a conoscenza» disse. Il volto della Mason fece trasparire, per un attimo, un’espressione incredula.
«E come, se posso chiederlo?»
«Grazie a loro». A un cenno della mano del Maestro, altre due figure incappucciate comparvero dal nulla. Una era una donna, con lunghi capelli neri e dal sorriso folle; accanto a lei c’era un uomo dalla faccia storta e volgare.
«E loro sarebbero?» chiese la Mason, stupefatta.
«Chiamiamoli Piano B» disse il Maestro, ghignando con malvagità.
«Sono Narratori?» chiese la donna. Il Maestro annuì. «E anche…?»
«Esattamente». La Mason fece un sorriso soddisfatto.
«Vedrò di farli entrare nella scuola» disse.
«Solo Antonin» disse il Maestro, per poi poggiare una mano sulla spalla della donna. «Per lei ho altri piani».
La Mason annuì.
«Quando?» chiese la donna.
«Entro Natale». La professoressa annuì di nuovo, fece un breve inchino e si Smaterializzò.
«E così ebbe inizio l’Era Oscura del Mondo Magico» mormorò il Maestro, osservando il castello in lontananza. «L’Era di Apophis».
Sala Comune di Tassoverde
Okay, ragazzi, e ora... sfogatevi! Su, forza, lanciate tutti i pomodori e le uova marce che volete! Prometto che non farò alcun tentativo di evitarle!
Onestamente, mi spiace di non aver potuto pubblicare, la settimana scorsa, ma sono stato male per tre-quattro giorni e non ho potuto scrivere. Ma il capitolo è bello lungo e quindi mi perdonate, giusto?
- Uccidetelo! -
Piantala, Evans!
Comunque, tornando a noi. Come avrete notato (se lo avete letto, se non lo avete fatto non vi biasimo ma è un capitolo importante quindi... hop-hop, su a leggere!) il capitolo è leggermente Jily. E voi direte "Ma non era una fan fiction su Dora e Remus?" e io vi capisco, ma 'sti due prima o poi dovranno mettersi insieme! Prima loro, poi le lotte all'ultimo sangue (anche se in questo capitolo ci sono state entrambe, ma vabbé).
Allora, cosa ne pensate? Vi piace? Vi intriga? O lo prescrivereste a un vostro amico costipato? No sul serio, siate franchi. A me, a parte alcuni pezzetti, non piace. Credo di averci inserito troppi elementi "nuovi" e assurdi. Se vi lamentate del fatto che "è tutto incasinato", tuttavia, non preoccupatevi: come al solito, è quello che voglio (muahahahah!).
Vorrei fare un piccolo chiarimento: l'oricalco dei Maridi e Atlantide sono cose a parte (almeno per il momento), diciamo che sono una specie di sottotrama sostanzialmente inutile, ma che fa scena (lo so, come scrittore non dovrei dire certe cose, ma voglio essere onesto con voi).
Cosa ne pensate di Severus? Io ho sempre pensato che avesse reagito molto male vedendo i due ragazzi uscire insieme. Ovviamente, qui ho ingigantito la cosa (super-razzismo ossessivo, ricordate? La gente, qui, è moooolto più oscura!).
Cosa ne pensate del Maestro/Apophis? Al momento non ci capite nulla, vero? Bene! Comunque tranquillizzatevi: non appariranno enormi serpenti del Caos pronti a distruggere il Maat, non preoccupatevi (almeno per il momento...).
Credo di poterla finire qui... quindi passiamo ai ringraziamenti!!
Ringrazio immensamente le 9 persone che hanno messo la storia fra le Preferite, le 3 che l'hanno messa fra le Ricordate e le 3... aspetta, sto leggendo bene? Porca Morgana! 31 fra le Seguite? Ma... ma... io così muoro!
No, sul serio, ragazzi... io vi amo! Ma chi siete, o esseri superiori con cotale pazienza da stare a seguire i mei squilibri mentali e fisici? Una statua a ciascuno, via!
Ovviamente, devo ringraziare in particolare tutti coloro che mi hanno lasciato le loro bellissime e utilissime recensioni. A voi non posso dire che vi amo: farei nomi e la cosa potrebbe diventare imbarazzante e compromettente. Quindi accontentatevi di un abbraccio. Ecco.
Al prossimo capitolo!
Vi voglio bene,
Hufflerin
P.S.: Il prossimo sarà l'ultimo capitolo pubblicato settimanalmente. Da dopo il prossimo, manterrò lo stesso criterio di pubblicazione "venerdì-sabato-domenica", ma l'aggiornamento sarà bisettimanale: con la scuola, già prevedo un miliardo di cose da fare, sorry. Tuttavia, se sarà possibile, il capitolo verrà pubblicato settimanalmente (ma non ci contate troppo).
P.P.S.: Come al solito, vi sarei molto grato se mi segnalaste eventuali errori di ortografia e grammatica che sono sfuggiti alla mia revisione. Grazie in anticipo.
Prossimo aggiornamento domenica 15/09/'13, con il settimo capitolo: "Potters".