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Autore: Luke_White    07/09/2013    4 recensioni
Maggio 1998: fine della Seconda Guerra Magica. Molte persone hanno perso la vita cercando di proteggere la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e tutto il mondo magico dal tiranno Lord Voldemort. Fra queste vittime, spiccano di sicuro i Malandrini, maghi potenti e dotati. L’ultimo a perire fu Remus Lupin, insieme alla moglie Ninfadora Tonks… ma se non fosse così?
7 Settembre 1977: uno scombussolato Remus si risveglia in quella che sembra l’infermeria della sua scuola e rimane stupefatto vedendo, intorno a lui, tutti gli amici che sa essere morti, con la presenza di facce nuove e inaspettate.
Una possibilità di vivere in un mondo senza Voldemort si presenta al licantropo, un mondo che, tuttavia, presenta un razzismo ancora più radicato rispetto a quello che si è lasciato alle spalle, e in cui, forse, non è l'unico a essere tornato dall'aldilà.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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6. Appointment

Piove.
Da due settimane, ormai, la pioggia scende incessantemente sul castello, creando un clima semi-invernale.
Se la cosa si fermasse alla pioggia, sarebbe tutto nella normalità, peccato che ci si mettano anche lampi, tuoni, saette e chi più ne ha più ne metta. Finora, solo la grandine è mancata all’appello delle perturbazioni, ma ho la sensazione che se cominciasse, i chicchi sarebbero grandi quanto palle da golf.
La pioggia rende ormai quasi impossibile ogni uscita e le lezioni di Erbologia e Cura delle Creature Magiche sono state sospese quando un fulmine ha mancato di qualche metro un gruppetto di Corvonero che tornavano nel castello dopo la lezione.
In molti sono stufi di rimanere chiusi qui e si sente spesso borbottare imprecazioni sulla pioggia, Zeus e certi figli di Morgana che creano i temporali apposta per dare fastidio agli studenti. Io, invece, mi beo di questa impossibilità a uscire, dato che porta molta più tranquillità del solito. L'ultima luna, sebbene già passata, ha lasciato il segno: con la Pozione Antilupo posso trasformarmi senza perdere coscienza di me stesso, ma per questo Ramoso e Felpato si sono fatti più audaci. Credo di avere l'impronta delle corna di Ramoso da qualche parte, sulla schiena, ma lui giura di no.
Proprio quei due, James e Sirius, non sono affatto del mio stesso parere per quanto riguarda la pioggia. Continuano a programmare scherzi, ma si sentono così imprigionati che tutti quelli che progettano finiscono per aver bisogno del parco per essere attuati. Anche Frank e Peter sono più suscettibili del solito. Il fatto che abbiano anche proibito gli allenamenti di Quidditch non aiuta.
Almeno c’è Lily a farmi compagnia. Lei ama la pioggia e che smetta o no, per Lily non fa differenza.
James sembra, comunque, il più irritato di tutti. Immagino dipenda dal fatto che proprio oggi, primo ottobre, ci doveva essere l’uscita a Hogsmeade. Inutile dire che è un foglio è comparso in bacheca questa mattina per dire che era tutto rimandato, posticipato al primo giorno in cui il tempo si sarebbe rimesso. Questo, ovviamente, ha fatto cadere James nella disperazione totale.
«Merda, merda, merda!» esclama, passandosi le mani fra i capelli.
«Che vocabolario ampio» commento, mettendo sotto scacco il re di Mary. James mi fulmina con lo sguardo mentre Mary e Sirius ridacchiano.
«Remus, qui la situazione è disperata» dichiara, sedendosi a gambe incrociate sul suo letto.
«E perché?» chiedo, inarcando un sopracciglio.
«Perché ha detto che sarebbe venuta a Hogsmeade nel primo fine-settimana in cui sarebbe stata l’uscita. E il fine-settimana era questo!»
Sospiro.
«Lily non se ne uscirà con una scusa del genere per non uscire con te la prossima volta, te lo garantisco» replico. Mary mi mangia un alfiere ed io provvedo a eliminare immediatamente un suo cavallo.
«Tu dici?» chiede, inclinando un po’ la testa e passandosi una mano fra i capelli.
Sbuffo.
«No, James, in verità Lily non ti vorrà più vedere perché l’hai delusa profondamente e si sposerà con Piton» esclamo, esasperato. Mary e Sirius scoppiano a ridere mentre James gira la testa di lato, offeso.
«Sei perfido» borbotta. Sirius gli lancia un cuscino al posto mio.
«E tu sei un rompipalle!» esclama il cane, ridendo. James riemerge e si scaglia contro Sirius colpendo e rovesciando, con la sua leggendaria leggiadria, la scacchiera. Intuendo cosa sta per accadere, Mary si alza e si siede sul letto accanto mentre io, James e Sirius abbiamo dato il via alla lotta.
Non so quanto mi siano mancate queste situazioni. Il bello è che queste si ripetono più o meno ogni giorno, quindi me ne stuferò di nuovo. Dopodiché le rimpiangerò ancora, e così via.
Ahio.
Sirius mi ha mollato una gomitata in pancia. Se fossi in forma di lupo, lo azzannerei, ora mi limito a schiacciarlo e a prenderlo a cuscinate. Sono troppo magnanimo.
«Avete finito?» chiede Mary, divertita, quando ci ritroviamo a riprendere fiato negli angoli del letto.
«Potevi anche partecipare, se volevi, zuccherino mio» dice Sirius, girandosi a guardarla. Mary rabbrividisce.
«Chiamami ancora così e ti taglio la coda» esclama la ragazza, facendo scoppiare Sirius nella sua famosa risata.
Sorrido fra me. Sono felice che, qui, i Malandrini abbiano deciso di rivelare alle ragazze la loro natura di Animagus. Semplifica di molto le cose.
La porta si apre di colpo e Peter entra con tutta la velocità concessa dalla sua mole.
«Ehi, Pet, dov’eri?» chiese Sirius, preoccupato, mentre Coda cerca di riprendere fiato.
«Messaggio» ansima. «Da parte… di Lily… per James».
«Che messaggio?» chiede subito James, drizzandosi in piedi e passandosi una mano fra i capelli.
«Mi ha detto di ricordarti che stasera avete il turno come Caposcuola» dice, sdraiandosi poi sul suo letto e addormentandosi di colpo.
«Come se potessi scordarmelo» sbuffa James, tornando a sedersi sul letto. «Almeno starò un po’ con Lily, anche se ho dovuto rinunciare a Hogsmeade».
Mi viene un’idea.
«Ehi, James, vorresti passare una bella serata con Lily?» chiedo, sorridendo maliziosamente.
«Certo che sì!»
«Allora fai quello che ti dico…


*****

«Ehi, collega!» esclamò James scendendo di corsa le scale del dormitorio. Lily, seduta su una poltroncina, alzò lo sguardo. «Scusa il ritardo. Sirius mi aveva nascosto la spilla».
«E dove l’aveva messa?» chiese la ragazza, sorridendo e alzandosi. James fece una smorfia.
«Fidati, non vuoi saperlo». Il tono fece inarcare un sopracciglio alla ragazza che decise saggiamente di seguire il consiglio.
«Allora andiamo».
«Fai strada!» Lily sbuffò e precedette James fuori dalla Sala Comune, mentre questo la seguiva, gongolando. Estrassero le bacchette e iniziarono il loro solito giro di ronda.
James quasi saltellava, mentre cercava un modo per proporle il geniale piano di Remus.
«Come mai sei così felice?» chiese Lily, guardandolo e sorridendo a sua volta. Era sempre contenta di vedere che era riuscito a superare il Trauma da Possessione – così lo chiamava, poco delicatamente, Alice.
James rifletté un po’ prima di rispondere.
«Ho una proposta da farti». Lily aggrottò le sopracciglia.
«Se sono cose sconce, non voglio neanche sentirla».
«Hai davvero una così bassa opinione di me. Okay, d’accordo, magari alcune mie idee per conquistarti negli anni scorsi non sono state proprio geniali».
«Meglio se non commento».
«Cooooomunque, sono sicuro che questa ti piacerà». James le si parò davanti, obbligandola a fermarsi. Lei inarcò un sopracciglio e incrociò le braccia, ma non disse nulla. «È qualcosa di romantico e bello e… musicale. E so che a te piace il romanticismo. E la bellezza. E la musica – anche se mi hai rotto la chitarra quando ho provato a farti quella serenata, l’anno scorso».
«Sì alla prima, sì alla seconda, sì alla terza ma dipende da che tipo – e ho rotto quella chitarra solo perché non la stavi suonando, la stavi torturando, e ho preferito darle un degno utilizzo cercando di romperti la testa».
«Ci sei quasi riuscita. E comunque non la stavo torturando!»
«È venuta la McGranitt perché pensava stessi ammazzando qualcuno».
«Ah. Be’, quel che è fatto è fatto. Torniamo alla mia proposta?» chiese James. Lily annuì, sorridendo, anche se la sua mente stava ancora rivivendo la sera in cui aveva provato a colpirlo con la chitarra, quasi distruggendo, invece, la clessidra dei punti di Grifondoro. Già, James aveva cantato la serenata proprio di fronte alla Sala Grande. Uno dei momenti più imbarazzanti della vita della ragazza. Almeno era intonato. «Appena abbiamo finito qui, quindi verso… mezzanotte e mezza, invece di tornarcene nella Sala Comune ad annoiarci, usciamo nel parco. So che c’è un bel posto accanto al lago in cui si può sentire questa… musica particolare».
Lily aveva incrociato le braccia a metà frase e aveva aspettato che James finisse per rammentargli che «lì fuori c’è il sacrosanto Diluvio Universale! Uscire è una pazzia».
«Ma davvero?» fece James, ironico. «Lily, così mi viene da pensare che non ti fidi delle mie capacità organizzative!»
Mie.
Probabilmente, nella Sala Comune, a Remus fischiavano le orecchie.
«Non è che proprio non mi fido…» cominciò Lily.
«Sì, okay, non importa» la interruppe James. «Comunque so anche come attraversare il temporale senza morire fulminati o annegati. Quindi: accetti?»
Lily tornò a guardare fuori dalla finestra per qualche secondo, mordendosi il labbro inferiore, per poi dire: «D’accordo, voglio fidarmi».
«Evvai!» esclamò James, alzando i pugni in aria. Lily sorrise di quell’entusiasmo genuino e le dispiacque un po’ dire: «Ma dopo la ronda».
Lui annuì.
«Certo. E poi è necessario che sia tardi per andarci» disse, riprendendo quindi a camminare. Lily lo affiancò subito.
«E perché?» chiese, curiosa.
«Questa, carissima, è una delle cose che saprai quando saremo lì».
«Ma non è giusto!»
«Vuoi che sia bello e romantico?»
«Sì».
«Allora non saprai nulla».
Lei sbuffò e guardò dall’altra parte, ma non insistette. James la guardò e, dopo un po’, scoppiò a ridere. Lily alzò un sopracciglio – James adorava quando lo faceva – e chiese: «Scusa se te lo chiedo, ma sei per caso impazzito?»
«No, ho solo notato che, in certi casi, sembri mia madre» rispose lui, tranquillo. Lily lo osservò per un attimo, credendo che scherzasse.
«E in cosa?»
«Anche lei odia i segreti e non vuole che le vengano nascoste le cose. Quando non vuoi dirle qualcosa ma non può costringerti a confessare, fa proprio come te» spiegò.
Lily rimase un attimo interdetta e senza alcun motivo – a detta di lei – arrossì.
«Sai vero che hai detto alla tua “futura moglie” che assomiglia a tua madre, vero?» fece lei, cercando di non farlo notare. Ovviamente era inutile, James l’aveva notato eccome e gongolava dentro, ma non voleva farglielo pesare.
«Già, ma sei arrossita comunque». No, non voleva farglielo pesare, assolutamente.
«Non è vero!» protestò lei, girandosi a guardarlo nonostante avesse ancora le guance rosse. Lui mostrò un sorriso a trentadue denti.
«Ah, no?» fece lui, avvicinandosi al suo viso, cosa che fece diventare ancora più rossa Lily.
«Forse» disse, non riuscendo a negare l’evidenza. Cercava in tutti i modi di sfuggire allo sguardo di James che si faceva sempre più vicino, senza successo.
Quando era a pochi millimetri da lei, Lily aveva le orecchie che fischiavano e i draghi – altro che Ippogrifi! – nello stomaco. Non riusciva a crederci: stava per baciare James! Anche se avrebbe preferito qualcosa di più romantico, magari a Hogsmeade sotto le foglie autunnali, o anche solo nel parco. In quel, momento, tuttavia, non è che le importasse più di tanto dell’ambiente. Anche perché non lo vedeva, l’ambiente. Tutto il suo campo visivo era occupato da James, dai suoi occhiali, dai suoi capelli scuri, dai suoi occhi nocciola che… Oh, Merlino! Si stava sciogliendo.
E poi… che diamine era quello? Un occhiolino? Perché James le faceva l’occhiolino?
Con un veloce scatto, James allungò la mano e afferrò… l’aria, probabilmente. No, un mantello. Anzi, il Mantello. Ne aveva sentito parlare.
«‘Seeeera» disse Emmeline, sorridendo forzatamente e facendo “ciao” con la mano. Mary li guardava entrambi con un ghigno fra il soddisfatto e il malizioso, mentre Alice cercava di trattenersi dallo scoppiare a ridere.
«Bizzarro» disse James, osservandole e sorridendo. «Credevo di aver detto a Sirius di portarmi il mantello».
«Be’, si stava lamentando perché non voleva andare a trovare i piccioncini, così ho fatto un’opera di carità» rispose Mary, sorridendo in modo angelico. Lily la fulminò con lo sguardo, nonostante il rossore sulle guance la rendesse molto meno minacciosa.
«Ed io volevo vedere che vi baciavate» aggiunse candidamente Alice. Lily lanciò un’occhiataccia anche a lei.
«Quindi si è portata dietro me» concluse Emmeline, innocente. Lily la abbracciò, declamando stupidaggini sulle amiche vere che non ti pugnalano alle spalle. «Grazie, cara, grazie. Certo, però, che potevate anche baciarvi e dopo toglierci il Mantello!»
«Emmeline!» esclamò Lily, allontanandosi di scatto.
«Ha ragione» disse Mary, mentre Alice annuiva con convinzione.
James osservava le ragazze discutere fra loro con il divertimento negli occhi. Pensò che, senza saperlo, quelle quattro avevano creato un gruppo affiatato quanto i Malandrini. In effetti, poteva benissimo trovare somiglianze fra i due gruppi: c’era l’intelligente – Lily e Remus –, il cinico – Mary e Sirius –, il solare – Alice e James – e la finta vittima – Emmeline e Peter.
James quasi rise a quel pensiero.
«Comunque questo è tuo» disse Mary, consegnandogli il Mantello. James ringraziò e le ragazze si congedarono, non senza commenti e sguardi maliziosi ai due, facendo diventare ancora più rossa Lily, che dovette minacciarle di togliere punti a Grifondoro per mandarle via.
«Le odio, tutte e tre» esclamò Lily, non appena se ne furono andate.
«Nah, non è vero» disse James, riprendendo a camminare.
«In ogni caso, perché ti hanno portato il Mantello?»
«Pensavi forse che ci saremo incamminati verso il parco e, per pura fortuna, nessun professore ci avrebbe beccato?» chiese James, ironico. Lily inarcò un sopracciglio, piccata, ma non disse nulla, limitandosi, invece, a proseguire il giro di ronda con la solita professionalità.
Mentre camminavano, parlarono del più e del meno ma non andarono più a toccare l’uscita nel parco, né faccende importanti che riguardassero il loro futuro.
L’ansia dei due cresceva mano a mano che si arrivava all’orario di fine-ronda.
Lily era in ansia perché non sapeva cosa avrebbe trovato né cosa avrebbe fatto James.
James era in ansia perché aveva paura che Remus gli avesse detto una cavolata e perché lui stesso aveva paura di fare cavolate con Lily.
Quando uscirono sotto la pioggia, coperti dal Mantello dell’Invisibilità a sua volta protetto con un Incantesimo Impervius, entrambi potevano quasi sentire il battito accelerato dell’altro. La differenza era che James manifestava un’espressione tranquilla e sicura, mentre Lily sembrava accaldata e teneva le labbra strette in una linea sottile.
 Percorsero quasi tutta la riva del lago, per fermarsi di fronte a un grande salice, il più ampio che avessero mai visto, situato al confine fra il lago, il parco e la Foresta Proibita. James estrasse la bacchetta e la puntò contro l’albero, inserendola in una cavità rotonda quasi impossibile da vedere. Una forma prese vita fra le spaccature della corteccia. Era una runa, Lily la riconobbe dai suoi studi. La forma celtica che si dava alla “M”.
«Ma che cavolo…?» chiese la ragazza, a bocca aperta, quando parte della corteccia svanì nel nulla. James sorrise in modo enigmatico, ma era palese quanto anche lui fosse stupefatto. Remus aveva fatto le cose per bene.
I due si tolsero il Mantello e James richiuse l’apertura, così che entrambi potessero ammirare il lavoro svolto.
Se ci si guardava intorno, si vedeva l’interno dell’albero, pieno di nodi e crepe, mentre osservando il "soffitto", si poteva notare che era stato applicato lo stesso incantesimo usato nella Sala Grande: sopra di loro, i rami della Foresta Proibita s’intrecciavano e scendevano goccioline che si dissolvevano nel nulla poco sopra le teste dei due ragazzi. A terra era stato disteso un tappeto di muschio, asciutto e morbido, su cui James e Lily si sedettero per guardare attraverso una fessura ovale situata proprio davanti a loro, da cui si aveva una vista completa del lago. All’interno, si sentiva solo il rumore attutito della pioggia e, più forte e vicino, quello della risacca del lago agitato.
«Questo posto è stupendo» sussurrò Lily, accarezzando il muschio e portando la mano alle narici, annusando il profumo dei boschi.
«Eh, già» fece James. «Remus ha fatto proprio un bel lavoro».
«Remus» chiese subito la ragazza. James arrossì vistosamente.
«Io» disse James. «Io ho fatto un bel lavoro».
Lily rise piano.
«James, se è stato Remus a organizzare tutto, non importa» disse Lily, poggiando una mano su quella del ragazzo, che continuava a guardare davanti a sé, imbarazzato.
«Scusa» disse infine. «Avrei dovuto dirtelo subito».
«Forse sì» replicò lei. «Ma, come ho già detto, non importa. Ora: avevi detto che sarebbe stato qualcosa di musicale ma…»
James controllò l’orologio.
«Dieci secondi» dichiarò, continuando a guardare il lago. Lily seguì il suo sguardo e, dopo quel breve lasso di tempo, al centro delle acque si creò una luce, che emanò nell’aria il suo spettro, come se la superficie tumultuosa fosse un prisma. Le gocce di pioggia che cadevano sul lago s’illuminarono di colori diversi, rendendo il cielo uno spettacolo quasi abbagliante, un arcobaleno sospeso nel nulla. Si avvertì poi un canto, proveniente dalle profondità del lago. Un canto ultraterreno che sembrava entrare nella mente dei due ragazzi. Un canto che lavò tutte le preoccupazioni e i pensieri che li agitavano, lasciando solo un senso di pace e tranquillità. Un canto incomprensibile, eppure che scaldava il cuore.
Non era difficile capire cosa stava accadendo: i Maridi che abitavano il lago stavano cantando, forse pregando qualcosa che loro non potevano immaginare. O così, almeno, pensava Lily.
«Cos’è tutto questo? Come lo hai scoperto?» chiese Lily, meravigliata, ascoltando le note.
«Me lo ha detto Remus: i Maridi, durante le notti di pioggia intensa, salgono quasi in superficie e fanno brillare un cristallo particolare che produce queste luci. Dopodiché cantano al dio delle acque perché faccia finire la pioggia, in modo che il Sole possa illuminare le loro città» spiegò James, ripetendo le parole del ragazzo. «Il canto serve a placare la sua furia e a liberarlo dai pensieri negativi».
«Un cristallo…» sussurrò Lily, quasi temendo che se avesse parlato a voce troppo alta, il popolo del lago avrebbe smesso di intonare quella melodia.
«Remus l’ha chiamato… oricalco, o qualcosa del genere» disse il ragazzo, sorridendole.
«Oricalco?» il tono della rossa si alzò di un paio di ottave. Fortunatamente, i Maridi non potevano sentirla in alcun modo e la melodia non venne intaccata.
«Lo conosci?» chiese James, curioso e sorpreso.
«Certo!» esclamò Lily, trattenendosi dall’impulso di alzarsi in piedi. «L’oricalco era il famoso minerale di cui erano ricoperte le mura di Atlantide, la mitica città descritta da Platone!»
James inclinò la testa di lato.
«Non conosci Atlantide?»
«Potrei chiederti se sia qualcosa che si mangia, ma ho l’impressione che non sarebbe una genialata» rispose James, schietto. Lily rise.
«Un giorno, tu ed io faremo una luuuunga chiacchierata» disse Lily. James sorrise in modo ebete. «In Biblioteca». James si rabbuiò. «Okay, decideremo il luogo sul momento».
Rimasero quindi in silenzio, ad ascoltare la musica rilassante dei Maridi, assistendo allo spettacolo che in pochi, in tutto il mondo, posso dire di aver visto.
James, a un certo punto, seguendo un impulso che si potrebbe definire avventato, cinse le spalle della ragazza con un braccio e la strinse a sé. All’inizio temette che Lily avrebbe potuto indignarsi, invece lei fu ben contenta di quella posizione. James era sicuro che la ragazza sentisse il suo battito accelerato.
«James, posso farti una domanda?» fece Lily dopo un po’, rompendo il silenzio. James annuì, poi ricordandosi che non poteva vederlo, disse semplicemente «Sì».
«Quando eravamo nella ronda, poco prima che Mary ti desse il Mantello, tu stavi per fare una cosa…» disse Lily, un po’ titubante. James la incoraggiò a continuare, seppur con il cuore in gola. «Ecco, se non ci fossero state le ragazze, se quello non fosse stato un piano per trovarle, tu avresti…?»
Perché le era così difficile parlare chiaramente? Ogni volta che cercava di farlo, la lingua le si annodava, bloccandola.
«No» disse James, semplicemente. Lily sentì la delusione avvolgerla. «Ma solo perché voglio che sia tu a farlo. O perlomeno a chiedermi di farlo» prima che la ragazza potesse dire qualsiasi cosa, lui le posò due dita sulle labbra. «Perché, in quel momento, avrò la certezza che è quello che tu vuoi».
«Ed io come farei a sapere quando sarai tu a volerlo?» chiese Lily.
«Semplice: io vorrei farlo sempre». La schiettezza del ragazzo la colpì e la costrinse al mutismo, facendola perdere nei suoi pensieri.
James, dal canto suo, temeva di essere stato troppo diretto e voleva assolutamente sapere se la ragazza si fosse in qualche modo offesa. Invece, alle sue orecchie arrivò un lieve e gradevole russare, accompagnato dal corpo di Lily, scosso ritmicamente dal respiro. James sorrise.
«Buonanotte, principessa» mormorò, poggiandole le labbra sul capo. Lily sorrise nel sonno e James capì che, per lui, non c’era cosa più bella che quella visione.

Un raggio di sole penetrò fra le tende del baldacchino, colpendola agli occhi e facendola svegliare dopo poco. Sbadigliando, Lily si stiracchiò, ancora sotto le coperte e ricordò con piacere gli eventi di quella notte. Era stata contenta. James era davvero come lo descrivevano gli altri. Era gentile e premuroso e aveva fatto molto per renderla felice.
Ricordò anche di aver fatto un sogno strano, su una città immensa dalle mura fatte di prismi, da cui si ergeva il canto surreale dei Maridi. Sorrise. Evidentemente, d’ora in poi quella sarebbe stata la sua magnifica visione di Atlantide. Doveva ricordarsi di cercare qualche libro sull’argomento.
Il suo stomaco brontolò e, quando andò automaticamente a cercare il suo orologio da polso, si accorse di essere ancora completamente vestita, seppur senza scarpe. Effettivamente, doveva essere molto stanca quando era andata a letto: non ricordava neppure come c’era arrivata! Anzi, ora che ci rifletteva…
Si sbatté una mano sul volto. Non era possibile! Non poteva essersi addormentata proprio in un momento del genere! Si maledisse mentalmente e si appuntò di scusarsi con James.
Aprì le tende e si guardò intorno. Tutti i letti erano vuoti. Le ragazze dovevano essere già a fare colazione. Guardò di sfuggita il letto alla sua sinistra e, inizialmente non ci vide nulla di strano. Poi strizzò gli occhi e tornò a guardare, allibita.
«Buongiorno, raggio di sole» esclamò Sirius. Aveva fra le mani una delle riviste di moda di Alice.
«Black!» urlò Lily, sorpresa. «Come diamine hai fatto a entrare?»
«Dalla porta» rispose lui, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Poi sembrò comprendere qualcosa. «Oh, ancora non hai capito? E dire che ti facevo più intelligente, principessa».
Quel nomignolo risvegliò qualcosa nella mente di Lily, poiché arrossì inconsapevolmente.
«Falla breve, randagio» ringhiò Lily. Sirius scoppiò nella sua risata latrat-esca.
«Conta i letti» disse, ghignando. Lily lo fulminò con lo sguardo, ma ubbidì. Uno, due… cinque letti. Comprese.
«James?» chiese la ragazza. Sirius annuì.
«Dovrebbe essere qui fra poco con…» proprio mentre lo diceva, la porta si aprì, facendo entrare un ragazzo alto e con gli occhiali che portava un vassoio d’argento pieno di cibo. «La colazione!»
Sirius provò ad avventarsi sul ragazzo, che lo scacciò in malo modo.
«Levati di mezzo, pulcioso, questa roba è per la principessa seduta lì» ringhiò. Lily arrossì leggermente mentre le nasceva un sorrisetto compiaciuto, che si affrettò a nascondere.
«Sei una palla da fidanzatino sdolcinato, Ramoso» commentò Sirius, massaggiandosi il fondoschiena precedentemente calciato dall’amico, per poi scappare e chiudersi la porta dietro subito prima che un cuscino lo colpisse.
«Ma sentilo…» borbottò James, andando quindi verso Lily con un sorriso radioso. «Perdonalo: è un idiota».
Lily sbuffò.
«Perché, come pensi che sia Mary?» chiese, inarcando le sopracciglia. James ridacchiò e posò il vassoio sul letto, fra loro due. Lily decise di passare ad altri argomenti. «Senti… mi dispiace per essermi addormentata, ieri sera».
«Eri stanca e ti sei addormentata» disse James, sorridendo e spalancando le braccia. «Non vedo cosa ci sia da scusarsi».
«Già, ma avresti potuto svegliarmi, non serviva che mi portassi qui… in braccio?» non era sicura di come l’avesse scortata nella sua stanza, ma quel modo le sembrava il più semplice.
«È vero, avrei potuto» fece James con semplicità, prendendo poi una fetta di pane tostato. Lily gli lanciò uno sguardo interrogativo.
«… Ma?» chiese. James inarcò le sopracciglia, sorpreso.
«Come? Pensavo che la mia posizione nei tuoi confronti fosse stata chiarita abbastanza nel cors0 di questi sette anni» esclamò. In effetti, ripensandoci, tutte quelle dichiarazioni d’amore assoluto dette con infantile arroganza negli anni precedenti, unite a ciò che era riuscita a capire negli ultimi tempi, non lasciavano spazio a una sola conclusione.
James l’amava. E seriamente, anche, non era una semplice cotta. Insomma, in un’altra realtà avevano anche avuto un figlio e sarebbero morti per lui! Non le servivano affatto altre dimostrazioni di affetto – anche perché, a lungo andare, sembravano farsi sempre più pericolose e James rischiava seriamente di lasciarci la pelle.
«James, io…» cominciò Lily, spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Il ragazzo le prese la mano, interrompendola.
«Ricordi cosa hai detto nella Stanza? Che mi avresti dato un’occasione per farti innamorare di me – e detta così suona proprio male. In ogni caso, non ho ancora giocato tutte le mie carte» affermò, con un sorrisetto. Lily immaginò che significasse qualcosa come “Lo so cosa pensi, ma non preoccuparti, hai tempo” e questo la tranquillizzò un po’.
«Ovvero?» chiese, curiosa.
«Sai che giorno è oggi?»
«Il giorno dopo ieri e prima di domani?»
«Ah, ah. Spiritosa. No, è domenica. E guarda il tempo fuori».
«C’è il sole».
«E…?»
«E?»
«Ti do un indizio. Una parola. Che inizia con la “H”…»
«Oh».
«Già. Sempre che tu voglia ancora…»
«Certo che sì! Ho fatto una promessa!»
«Eccola qui, la splendida e orgogliosa Caposcuola di Grifondoro!» Lily arrossì un po’.
«Ora, però, dovrei andare a vestirmi. Non credo sia l’ideale uscire con la divisa ancora addosso» disse in fretta, alzandosi dal letto e prendendosi un pasticcino alla frutta – non sapeva come aveva fatto a procurarselo, considerato che a colazione non si trovano cose del genere, ma era davvero buono! – e allontanandosi verso la porta.
«Secondo me sei sexy con la divisa!» esclamò James. Il cuscino rimasto a terra – dopo essere stato lanciato contro la porta – lo colpì dritto in faccia e fu per miracolo che non schiacciò il cibo.

«Dove andiamo?» chiese Lily, guardandosi intorno. La pioggia se n’era andata da tempo, il cielo era limpido e il sole abbastanza caldo da far evaporare quasi tutta l’acqua rimasta; il sottile strato di foglie rosse, arancioni e marroni su cui camminavano era quasi completamente asciutto. Tuttavia, il temporale aveva lasciato dietro di sé aria fredda, che costringeva gli studenti e gli abitanti di Hogsmeade a stringersi nei cappotti.
Per entrambi i ragazzi, era stato un vero colpo di fortuna che smettesse di piovere proprio quel giorno. Cercando di evitare la razionalità, Lily voleva credere che fossero stati i Maridi a creare il bel tempo.
«Dove vorresti andare?» chiese di rimando James.
«In un posto che piace a te» fece lei. James ci pensò su.
«Madama Pediburro?» chiese, per poi scoppiare a ridere alla vista della faccia scandalizzata della ragazza.
«Spero che tu stia scherzando» disse fra i denti.
«Certo che sì! Volevo solo vedere la tua reazione» fece lui, ancora ridendo. Poi rifletté di nuovo. «Allora, tre alternative: Zonko, ovviamente, Mielandia e I Tre Manici di Scopa».
«Tutti e tre?»
«Bene…. E da quale iniziamo?»
«Zonko, così ti diverti un po’» decise Lily. La sera prima James l’aveva portata in un posto fantastico e ora, molto probabilmente, avrebbe cercato di farle avere un appuntamento perfetto. A suo parere, era giusto che lui si svagasse un po’. James, sorprendendola, sbuffò.
«Non mi serve Zonko per divertirmi, se ci sei anche tu».
Argh. Fitta al cuore. Possibile che, ogni cosa che dicesse, provocasse nella ragazza un estremo senso di colpa per tutto ciò che gli aveva fatto passare in quei sei anni? Ora che ci rifletteva, come aveva fatto a rifiutare un ragazzo che, solo parlando, la faceva sentire come la regina dell’universo?
Probabilmente, Lily disse qualcosa di molto intelligente («Ah») poiché James ridacchiò e s’incamminò verso il negozio come se non fosse accaduto nulla. Lily si affrettò a seguirlo.
Lily dovette ammettere che Zonko non era così male come lo immaginava. Aveva sempre creduto che fosse un brutto posto, rumoroso e per gente fastidiosa – si veda sotto la voce “Malandrini” – ma la visita con James le fece cambiare idea. Il locare era sì affollato, ma Mielandia era di sicuro molto peggio.
Sugli scaffali erano radunati oggetti curiosi di tutti i tipi. C’erano palloncini che, se ti scoppiavano vicino, ti facevano drizzare i capelli contro ogni legge della fisica; dolcetti che ti facevano cambiare il colore della pelle e dei capelli – una ragazza andava in giro con la pelle blu e i capelli verdi, strillando e imprecando contro un’altra, evidentemente l’artefice dello scherzo – e altri ancora che ti facevano vedere il mondo capovolto – il sopra diventava il sotto, la destra diventava sinistra, il dietro… be’, era un bel casino orientarsi –; su un ripiano si trovavano anche delle palline di creta che, almeno a vederle, non sembravano nulla di particolare.
«Cosa sono quelle?» chiese Lily, indicandole. James ne prese una e gliela mostrò.
«Creta Cangiante» disse. Dopodiché disse semplicemente «corvo» e gettò a terra la pallina. Non appena toccò terra, questa cominciò a trasformarsi e, in un battito di ciglia, un piccolo corvo di creta volò fuori dalla porta. Lily lanciò un fischio ammirato e James ridacchiò. «Per animali più complessi servono più palline» spiegò. «Sono ottimi diversivi. Con la versione Deluxe prendono anche il colore dell’animale».
«Forte» mormorò la ragazza, per poi afferrare una mezza dozzina di palline di Creta. James spalancò gli occhi.
«Evans, non immaginavo ti abbassassi a comprare questa robaccia» la schernì. Lily sbuffò.
«Taci, questa roba è geniale» borbottò. James sorrise e la accompagnò per tutto il negozio, mostrandole gli articoli e citando scherzi nei quali erano stati usati dai quattro amici.
«… E, per finire, questi sono Esplosivi Evanescenti. Hai presente quando sono sparite tutte le pareti del quarto piano?»
«Sì, mi ricordo: la McGranitt ci ha messo secoli per capire come far riapparire i muri».
«Ecco, abbiamo usato questi».
«Come mai non li avete più sfruttati? Sono grandiosi».
«Be’, la cara Minnie non era dello stesso parere: dopo quello scherzo ci ha seguito come un segugio per settimane. Meno male che noi abbiamo un segugio vero» aggiunse il ragazzo, ammiccando. Lily ridacchiò.
Inutile dire che, quando uscirono, entrambi avevano fatto grandi acquisti – in realtà, James aveva comprato mezzo negozio, Lily si era limitata a pochi oggetti che riteneva davvero geniali – e ci misero un po’ per farsi strada all’interno di Mielandia. Dovettero fare in fretta, poiché c’era veramente poco spazio, ma riuscirono comunque a comprare tanto cioccolato e dolci vari da mandare in estasi Remus per una settimana.
Entrare ne I Tre Manici di Scopa e sedersi a un tavolo davanti a due Burrobirre fu un sollievo per entrambi.
«Ehi, guarda lì» disse Lily, indicando un tavolo poco distante. James allungò il collo e vide Evelyn e Dora parlare animatamente. «Credo che le stia raccontando del loro passato».
«Dev’essere brutto» mormorò James. «Avere una sorella che non si ricordi di te».
Non riusciva nemmeno a immaginarsi come sarebbe stato se Sirius non si ricordasse più di lui.
«Già, ma anche avere una sorella e non ricordarsi nulla di lei non è proprio il massimo» replicò la ragazza. James annuì, pensieroso. «Una volta ho sentito che parlavano della tecnologia babbana del futuro. Credo che Eve abbia qualcosa in mente».
«Del tipo?» chiese James. Lily scrollò le spalle.
«Non ne ho idea. Io nel futuro non ci sono stata» rispose.
Rimasero per un po’ in silenzio a sorseggiare la Burrobirra, immersi nei propri pensieri.
James fece vagare lo sguardo per il locale, pieno di persone che parlavano a gran voce e bevevano alcolici e no. In quel momento, entrò un uomo, avvolto in un mantello nero con il cappuccio. Sembrava fuori posto in quel luogo allegro, uno dei tipici visitatori de La Testa di Porco. L’uomo si girò e incrociò il suo sguardo; James rabbrividì e fu costretto a girarsi.
«Tutto a posto?» chiese Lily. James annuì nervoso e la ragazza aggrottò le sopracciglia. «Usciamo?»
«Forse è… meglio» disse James. Non sapeva perché, ma non voleva assolutamente essere nello stesso luogo con quell’uomo. I due ragazzi si alzarono, presero i loro acquisti e uscirono velocemente.
Quando furono in una via laterale del villaggio – situata accanto a un boschetto e tappezzata di foglie secche – Lily parlò: «James, cos’è successo».
«Io…» il ragazzo faticava a parlarne. Non era sicuro di ciò che aveva percepito e credeva che Lily lo avrebbe preso per pazzo. La rossa gli si parò davanti e lo bloccò.
«James, cos’è successo?» ripeté, con tono più dolce e con la preoccupazione visibile negli occhi. James le lanciò uno sguardo triste.
«Era entrato un uomo, nel pub» disse. «E… appena l’ho visto, mi sono sentito come quando… come dopo la punizione con la Mason».
Lily digrignò i denti. Dopo quel fatto, odiava la vampira più che mai. Faticava a non ucciderla a ogni lezione e si lamentava sempre del perché Silente non l’avesse già sbattuta fuori.
“Non può perché non ha prove” le aveva detto Remus, una volta. “Deve poterla licenziare come insegnante, non come vampira. Se non lo facesse, tutta la credibilità che ha andrebbe a farsi benedire e tutte le coalizioni con creature magiche che ha creato verrebbero distrutte all’istante”.
Capiva la posizione di Silente, ma questo non le impediva di volere la Mason morta. Tuttavia, a ogni lezione era costretta a fare buon viso a cattivo gioco.
«James, non devi preoccuparti; finché ci siamo noi, tu non…»
«Io a volte lo sento» mormorò il ragazzo. «Specialmente di notte. Mi entra nei sogni e… diciamo che a volte preferirei non dormire affatto».
Lily lo guardò, desolata. Non aveva idea di cosa fare. James, inaspettatamente, sorrise.
«Non pensiamoci più, d’accordo? È il nostro primo appuntamento ufficiale, dopotutto, e credo che ci siamo depressi abbastanza» disse.
«James…» lo rimproverò Lily, ma lo sguardo che le mandò il ragazzo le fece capire che era meglio non insistere. Sospirò, abbassando lo sguardo. «D’accordo».
 Il ragazzo le accarezzò la guancia, facendole alzare immediatamente gli occhi. Quando incontrò i suoi, caldi e dolci, si sentì mancare qualche battito e sentì il suo cervello tornare in modalità “Dove sono? Cosa ci faccio qui? Come mi chiamo?”.
«È un’ingiustizia che tu sia così carina quando sei preoccupata» mormorò, peggiorando la situazione. Lily entrò in modalità “…” – nel senso che non avrebbe potuto dire una parola. Possibile che un ragazzo le facesse quell’effetto? Un ragazzo che, effettivamente, conosceva bene solo da un mesetto scarso e che aveva ignorato in sei anni? Un ragazzo alto, bello, oggettivamente figo e… Oh, perfetto, ora stava iperventilando.
«Tutto a posto?» questa volta era lui quello preoccupato. Lily non si azzardò ad aprire bocca, per evitare di dire cose come “sposami” e concetti simili. Si sentì avvampare. «Lily, sul serio, stai bene? Sembra che tu abbia la febbre».
«Tranquillo, sto bene» disse la ragazza. James le lanciò un altro sguardo indagatore, ma non disse nulla.
«In ogni caso, credo sia meglio tornare: è quasi ora di pranzo» disse James. Su quello, Lily non ebbe nulla da replicare. Non appena ebbero fatto qualche passo, però, la ragazza afferrò il polso di James, che si girò all’istante. Lo sguardo di lei era fermo e deciso, nonostante l’evidente rossore facesse a pezzi quella maschera di serietà.
«James, voglio che tu mi prometta una cosa» disse. Il ragazzo si fece più attento. «Se senti che… l’Altro stia facendo qualcosa, o se solo temi che possa accadere, non tenertelo per te. Non fare l’eroe che non vuole affidare il suo peso agli altri. Ci sono io, ci sono i tuoi amici. Non sei solo, quindi non sei costretto ad affrontare tutto senza qualcuno che ti dia una mano».
James all’inizio rimase stupefatto, poi si aprì in un sorriso dolce.
«Lily, sul serio, ti preoccupi troppo…»
«Promettimelo» disse Lily con fermezza. James sospirò.
«D’accordo, lo prometto» fece lui, anche se era chiaro a entrambi che non l’avrebbe fatto. Lily gli lanciò uno sguardo triste. Lui le posò un bacio sulla guancia, facendola rabbrividire leggermente. «Sta’ tranquilla, non succederà nulla».
Lei sbuffò.
«Fino a cinque secondi fa ero io che tranquillizzavo te» borbottò. James rise.
«STA’ LONTANO DA LEI!» ruggì una voce. I due si girarono di scatto, estraendo istintivamente le bacchette.
Davanti a loro, bloccando la via, c’era una persona avvolta in un mantello nero. Tuttavia, non era l’uomo nel pub, bensì un ragazzo, poco più basso di James e piuttosto gracile. Il cappuccio doveva essere incantato, poiché non riuscivano a identificare i tratti del ragazzo e non erano riusciti a captare con esattezza il suo tono di voce.
«Cosa vuoi?» chiese James. Per tutta risposta, arrivò un rapido Incantesimo di Disarmo che, tuttavia, riuscì a parare. In altri casi avrebbe sbeffeggiato il ragazzo ma si rese conto che non sarebbe stata una buona idea. Da come tremava e digrignava i denti, era chiaro quanto fosse furioso. Il suo cervello registrò la cosa.
Un altro incantesimo venne lanciato e di nuovo parato.
«Ah!» James si girò in tempo per vedere Lily cadere a terra, con i piedi e le mani legate da corde. L’incantesimo serviva solo a coprire l’Incarceramus. Altra connessione. Una persona intelligente non male nel duello, furiosa contro di lui e che aveva legato Lily, probabilmente per toglierla dallo scontro.
James si diresse immediatamente verso la ragazza e, prima che potesse slegarla, un altro Incantesimo di Disarmo scaturì dalla bacchetta dell’incappucciato e il ragazzo dovette gettarsi di lato per evitarlo.
Dopodiché arrivò il turno degli Schiantesimi, una raffica violenta che costrinse James ad allontanarsi da Lily.
«Expelliarmus!» La bacchetta di James mandò un lampo rosso che mancò l’incappucciato di un soffio.
«Stupeficium!» James evitò con facilità lo Schiantesimo. Lily riuscì a liberarsi le mani.
«Non voglio combattere con te, Piton!» esclamò il Grifondoro. Sia Lily che l’incappucciato lo guardarono, stupefatti. «Non ne ho motivo».
«Non la pensavi così negli ultimi sei anni, vero?» ringhiò Piton, puntando poi la bacchetta verso i piedi di James. «Confringo
La terra sotto al ragazzo esplose, accecandolo e facendolo indietreggiare di molto. James cominciò a cercare di togliersi la terra dagli occhi, ma sapeva che Piton aveva ideato un’ottima strategia.
«Sectumsempra» disse Piton, con la voce calma piena di malvagità. Per Lily, che assisteva impotente, cercando di slegarsi i piedi, fu come vedere James esplodere; sotto il suo sguardo pieno d’orrore, il ragazzo cadde in ginocchio, sanguinando. Rimase immobilizzata, sotto shock.
Okay, con un po’ di sforzo aveva potuto accettare che il suo ex migliore amico e futuro salvatore di suo figlio cercasse di ammazzarli. Tutto a posto, tanto poi si redimerà e compagnia bella, no? Tuttavia, non si aspettava che Severus cercasse veramente di farli fuori. E invece James era lì, pieno di ferite e sanguinate, che cercava con tutte le sue forze di non cadere a terra.
Lily riuscì a reagire solo quando vide Piton dirigersi a passo lento verso James. Cercò disperatamente di togliere i lacci ma sembrava tutto inutile. Poco più in là, vide la sua bacchetta, rotolata via quando era caduta. Cercò di raggiungerla, strisciando sullo strato di foglie il più velocemente possibile. Non riuscì, però, a impedire a Piton di raggiungere il Grifondoro e colpirlo sul volto, facendolo definitivamente crollare e rompendogli anche il naso.
James, a terra e senza potersi muovere, cercando di non emettere alcun gemito di dolore, sembrava morto. Lily rabbrividì a quel pensiero e questo la riscosse. Afferrò la bacchetta e con un rapido gesto liberò i piedi, quindi scatto in avanti e scagliò un raggio di luce verso Piton. Non sapeva neanche che incantesimo avesse usato e neanche le importava: doveva solo allontanarlo da James, a ogni costo.
Piton si girò all’ultimo istante e parò l’incantesimo. Puntò la bacchetta a terra e, seguendo un Incantesimo Non-Verbale, una radice spuntò dal terreno e le legò i piedi. Di nuovo. Fortunatamente, questa volta Lily riuscì a mantenere l’equilibrio e a non perdere la bacchetta, con cui bruciò velocemente il legno che la imprigionava.
Cominciò quindi a scagliare raffiche d’incantesimi verso Piton, con l’intento di farlo indietreggiare. Idea buona all’inizio, ma a lungo andare…
Piton si Smaterializzò, apparendo a pochi metri di distanza, abbastanza da evitare gli incantesimi e Disarmare Lily, che vide la sua bacchetta venirle strappata via.
«Sei caduta in basso, Lily» disse Piton fra i denti. «Credevo fossi superiore a certa gente».
«Per te è “Evans”, Piton» ringhiò la ragazza. Forse non era la cosa più intelligente da dire, ma molto probabilmente riassumeva rapidamente tutto ciò che ora provava verso di lui.
In ogni caso, Piton non la prese troppo bene, a meno che uno Schiantesimo dritto sul volto non sia per voi un segno di affetto.
Lily cadde a terra, stordita. Il Serpeverde si era evidentemente trattenuto, altrimenti la ragazza avrebbe già perso i sensi.
Tuttavia, nessuno avrebbe potuto prevedere cosa sarebbe successo dopo.
James, sebbene con la vista oscurata dal dolore dalla perdita di sangue, aveva visto tutto e ciò che temeva accadde. Bastò la furia che gli si scatenò dentro per liberare l’Altro, che prese immediatamente il controllo.
Le ferite si richiusero quasi all’istante, lasciando solo pallide cicatrici che, probabilmente, non sarebbero più andate via, e il ragazzo si alzò in piedi, così silenziosamente che Piton non lo sentì. Però quando il Serpeverde si chinò su Lily, per motivi a noi sconosciuti, la voce gli arrivò più che chiara.
«Non ti azzardare a toccarla». La voce di James era bassa e roca e, anche se Piton non l’avrebbe mai ammesso, spaventosa. Quando si girò, si trovò davanti un ragazzo coperto di sangue eppure senza alcuna ferita, con gli occhi completamente neri – iride e tutto il resto – così come quella specie di aura che partiva dalla bacchetta e rifluiva per il braccio destro.
«Allontanati da lei». In altri casi, Piton lo avrebbe schernito in qualche modo, ma capì che non stava parlando con il normale James, anzi, forse non stava parlando affatto con lui. Quindi ubbidì, spostandosi dalla ragazza e tenendo sott’occhio la bacchetta dell’avversario.
Lily riuscì a riprendersi un po’ e rischiò di svenire di nuovo quando vide l’aspetto del Grifondoro.
«James» mormorò, terrorizzata, cercando di rialzarsi. Il ragazzo si girò verso di lei. A Piton, quegli occhi sembravano solo orribili, lo sguardo di un mostro. Lily ci lesse dentro il terrore di se stesso che aveva visto sempre più spesso, solo che, prima, James cercava sempre di sviare ogni allusione, facendo intuire che non voleva parlarne.
Piton prese al balzo la situazione, dirigendo un altro Sectumsempra contro il Grifondoro. Non si aspettava, tuttavia, che la maledizione andasse a schiantarsi contro una barriera invisibile; non poté fare a meno di chiedersi quando Potter l’avesse evocata.
James si girò verso di lui, inchiodandolo con quello sguardo demoniaco. Potter alzò la bacchetta.
«James!» esclamò ad alta voce la ragazza, cercando di distrarlo di nuovo. Parte dell’aura oscura che circondava il braccio del ragazzo si staccò dalla punta della bacchetta, in una specie di proiettile di Magia Oscura, veloce e impossibile da evitare. La maledizione colpì Piton a una guancia, su cui cominciò ad ardere fuoco nero.
Il Serpeverde urlò di dolore e si Smaterializzò all’istante. L’aura nera attorno al braccio di James scomparve, ma gli occhi erano ancora d’inchiostro.
«James» ripeté ancora Lily, questa volta prendendo la mano del ragazzo, che la guardò di nuovo. La rossa dovette costringersi a non rabbrividire per quegli occhi inquietanti e che non appartenevano al ragazzo con cui aveva passato la mattinata – possibile che fosse accaduto tutto così in fretta? «Torna indietro».
Il ragazzo la osservò ancora per un attimo e Lily giurò di vedere il nero ritirarsi agli estremi dei suoi occhi, ma il Grifondoro distolse rapidamente lo sguardo.
Lily poggiò una mano sulla sua guancia, ignorando il sangue che lo ricopriva, e lo fece voltare nuovamente. Era arrivata alla conclusione che, per poter riavere il vecchio James, poteva fare solo una cosa.
Quindi si alzò in punta di piedi e lo baciò.
Non era il primo bacio leggendario in cui sperava, ma non le dispiacque più di tanto. E poi, tecnicamente non è che stesse baciando proprio James, giusto?
Si separarono dopo qualche secondo ma fu abbastanza: il nero negli occhi del ragazzo si ritirò verso l’interno della pupilla, per farli tornare del consueto color nocciola. Fu strano. Sembrava di vedere il video di un barattolo di vernice nera che veniva rovesciato, solo che con la modalità reverse.
Rimasero immobili per qualche secondo, poi Lily vide le lacrime solcare il viso del Grifondoro immediatamente prima che questo si accasciasse a terra.
La ragazza gli fu subito accanto, terrorizzata. James era svenuto e, a sentire dalla fronte, bruciava di febbre. Non avendo altra scelta, la ragazza corse ad afferrare la sua bacchetta caduta e, dopo essersi concentrata un po’, una massa d’argento lucente uscì dalla sua bacchetta e si diresse a grande velocità verso l’interno del castello. Direzione: Remus.

*****

«Sei venuta, finalmente» disse l’incappucciato. Era all’interno di un bosco attiguo al villaggio, fermo in piedi. Davanti a lui, una donna dai capelli neri e con indosso un elegante vestito dello stesso colore si fece avanti. Aveva un sorriso furbo e maligno.
«Mi scusi, Maestro, ma sono rimasta a osservare alcuni sviluppi che hanno portato avanti il nostro Piano A» disse la Mason. Il Maestro sorrise.
«Il ragazzo?» chiese.
«Il Risveglio sta cominciando» rispose la professoressa, piena di soddisfazione. «Ci vorrà molto, ma poi potremo procedere con tutta tranquillità».
«Lo tieni sotto controllo?»
«Ho estratto un po’ del suo sangue prima di iniziare il Rituale» disse.
Il Maestro annuì.
«Tuttavia abbiamo alcuni problemi» ammise la professoressa.
«Ovvero?»
«Oltre Silente, anche Lupin e Tonks sono tornati» riferì la donna. Il Maestro, inaspettatamente, sorrise.
«Oh, di questo ero venuto a conoscenza» disse. Il volto della Mason fece trasparire, per un attimo, un’espressione incredula.
«E come, se posso chiederlo?»
«Grazie a loro». A un cenno della mano del Maestro, altre due figure incappucciate comparvero dal nulla. Una era una donna, con lunghi capelli neri e dal sorriso folle; accanto a lei c’era un uomo dalla faccia storta e volgare.
«E loro sarebbero?» chiese la Mason, stupefatta.
«Chiamiamoli Piano B» disse il Maestro, ghignando con malvagità.
«Sono Narratori?» chiese la donna. Il Maestro annuì. «E anche…?»
«Esattamente». La Mason fece un sorriso soddisfatto.
«Vedrò di farli entrare nella scuola» disse.
«Solo Antonin» disse il Maestro, per poi poggiare una mano sulla spalla della donna. «Per lei ho altri piani».
La Mason annuì.
«Quando?» chiese la donna.
«Entro Natale». La professoressa annuì di nuovo, fece un breve inchino e si Smaterializzò.
«E così ebbe inizio l’Era Oscura del Mondo Magico» mormorò il Maestro, osservando il castello in lontananza. «L’Era di Apophis».



Sala Comune di Tassoverde

Okay, ragazzi, e ora... sfogatevi! Su, forza, lanciate tutti i pomodori e le uova marce che volete! Prometto che non farò alcun tentativo di evitarle!
Onestamente, mi spiace di non aver potuto pubblicare, la settimana scorsa, ma sono stato male per tre-quattro giorni e non ho potuto scrivere. Ma il capitolo è bello lungo e quindi mi perdonate, giusto?
- Uccidetelo! -
Piantala, Evans!
Comunque, tornando a noi. Come avrete notato (se lo avete letto, se non lo avete fatto non vi biasimo ma è un capitolo importante quindi... hop-hop, su a leggere!) il capitolo è leggermente Jily. E voi direte "Ma non era una fan fiction su Dora e Remus?" e io vi capisco, ma 'sti due prima o poi dovranno mettersi insieme! Prima loro, poi le lotte all'ultimo sangue (anche se in questo capitolo ci sono state entrambe, ma vabbé).
Allora, cosa ne pensate? Vi piace? Vi intriga? O lo prescrivereste a un vostro amico costipato? No sul serio, siate franchi. A me, a parte alcuni pezzetti, non piace. Credo di averci inserito troppi elementi "nuovi" e assurdi. Se vi lamentate del fatto che "è tutto incasinato", tuttavia, non preoccupatevi: come al solito, è quello che voglio (muahahahah!).
Vorrei fare un piccolo chiarimento: l'oricalco dei Maridi e Atlantide sono cose a parte (almeno per il momento), diciamo che sono una specie di sottotrama sostanzialmente inutile, ma che fa scena (lo so, come scrittore non dovrei dire certe cose, ma voglio essere onesto con voi).
Cosa ne pensate di Severus? Io ho sempre pensato che avesse reagito molto male vedendo i due ragazzi uscire insieme. Ovviamente, qui ho ingigantito la cosa (super-razzismo ossessivo, ricordate? La gente, qui, è moooolto più oscura!).
Cosa ne pensate del Maestro/Apophis? Al momento non ci capite nulla, vero? Bene! Comunque tranquillizzatevi: non appariranno enormi serpenti del Caos pronti a distruggere il Maat, non preoccupatevi (almeno per il momento...).
Credo di poterla finire qui... quindi passiamo ai ringraziamenti!!
Ringrazio immensamente le 9 persone che hanno messo la storia fra le Preferite, le 3 che l'hanno messa fra le Ricordate e le 3... aspetta, sto leggendo bene? Porca Morgana! 31 fra le Seguite? Ma... ma... io così muoro!
No, sul serio, ragazzi... io vi amo! Ma chi siete, o esseri superiori con cotale pazienza da stare a seguire i mei squilibri mentali e fisici? Una statua a ciascuno, via!
Ovviamente, devo ringraziare in particolare tutti coloro che mi hanno lasciato le loro bellissime e utilissime recensioni. A voi non posso dire che vi amo: farei nomi e la cosa potrebbe diventare imbarazzante e compromettente. Quindi accontentatevi di un abbraccio. Ecco.
Al prossimo capitolo!
Vi voglio bene,
Hufflerin

P.S.: Il prossimo sarà l'ultimo capitolo pubblicato settimanalmente. Da dopo il prossimo, manterrò lo stesso criterio di pubblicazione "venerdì-sabato-domenica", ma l'aggiornamento sarà bisettimanale: con la scuola, già prevedo un miliardo di cose da fare, sorry. Tuttavia, se sarà possibile, il capitolo verrà pubblicato settimanalmente (ma non ci contate troppo).
P.P.S.: Come al solito, vi sarei molto grato se mi segnalaste eventuali errori di ortografia e grammatica che sono sfuggiti alla mia revisione. Grazie in anticipo.



Prossimo aggiornamento domenica 15/09/'13, con il settimo capitolo: "Potters".

   
 
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