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Autore: dadless    08/09/2013    7 recensioni
Ecco il continuo di "Kiss me underneath the mistletoe".
Dalla storia:
La guardo negli occhi -Li odio, Emma. Li odio profondamente, perché non ci permettono di amarci- dico accarezzando la sua guancia.
Lei scuote la testa, ridendo amaramente.
-Che succede?- chiedo confuso.
Fissa i suoi occhi nei miei -Sai, è già orribile che qualcuno possa odiare dei bambini indifesi, ma è ancora peggio che un padre odi i propri figli- conclude.
Sgrano gli occhi, incredulo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Does "Forever" exist? Yes.'
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-Che cosa?!- le chiedo, sicuro di aver sentito male. Anzi, sperandolo.

Lei spalanca i suoi occhi verdi e avvicina le mani alle sue labbra, pentita delle sue parole.

Deglutisco -Che cosa hai detto, Emma?- ripeto, alzando il tono di voce.

-Non urlare- mi rimprovera -Non ho detto niente, vattene- balbetta, spingendomi verso la porta.

Afferro i suoi polsi saldamente.

In questo momento vorrei urlare per la rabbia, ma riesco solo a riflettere. Io, a ventitré anni, sono padre di due gemelli. No, non è assolutamente possibile. Eppure mi ritornano alla mente tutti quegli indizi che non ho mai voluto analizzare: il colore dei capelli di Alex e Drew, il fatto che siano nati a Settembre, ovvero otto mesi dopo la mia partenza, il fatto che tutti sapessero dei bambini, tranne me, e che Jazzy fosse così affezionata a loro da conoscerli dalla nascita.

-Io sono il padre di Alex e Drew- sussurro, stringendo maggiormente i polsi di Emma.

-Mi stai facendo male- singhiozza Emma, cercando di liberarsi.

In questo momento la rabbia ha preso il possesso del mio corpo, ma sono anche totalmente scioccato.

-Io sono il padre di Alex e Drew- urlo, con le lacrime agli occhi.

-Non gridare, ti prego- mi supplica la ragazza dagli occhi verdi. La ragazza di cui mi sarei fidato ciecamente. La ragazza che mi ha tenuto nascosto di essere padre di due bambini. In tutto questo tempo sono stato male al pensiero che Emma fosse già madre di due gemelli, ma soprattutto perché credevo di non essere il padre dei biondini. Ma, ora che so di esserlo, riesco solo a provare una profonda rabbia nei confronti di chiunque. Mi pento solo di aver detto di odiare quei due angioletti, credendo che per loro Emma ed io non potessimo amarci, quando in realtà è tutta colpa della castana. Emma mi ha mentito, Jazzy mi ha mentito, la mia famiglia e persino Scooter mi hanno mentito per tutto questo tempo. Nei quattro anni della mia assenza e anche da quando sono tornato.

Lascio all'improvviso i suoi polsi.

-Sai una cosa?- chiedo ironico -Siete dei bastardi, dal primo all'ultimo, ma soprattutto tu- continuo, sputando veleno da tutti i pori.

Emma spalanca gli occhi.

Mi avvicino al suo corpo, facendola indietreggiare fino a una parete.

-Sei una stronza- continuo, stupito dalle mie stesse parole -e mi hai tenuto nascosto per quattro anni tutto questo- grido, non riuscendo a trattenere la rabbia.

-Per quanto avresti voluto tenermi all'oscuro di tutto, eh?- le chiedo.

Delle lacrime rigano il suo viso, ma fingo di non vederle. La amo troppo e non devo assolutamente farmi addolcire dal suo pianto.

-Justin, io te lo avrei detto- sussurra impaurita. Se non fossi così arrabbiato, mi vergognerei del mio atteggiamento nei suoi confronti.

-Quando? Il giorno del matrimonio di uno di loro? O alla nascita dei loro figli?- domando, ironico, facendole abbassare lo sguardo. Stringo le labbra in una linea sottile. -Non pensavo che fossi capace di una cosa del genere, Emma- mormoro, distogliendo lo sguardo da lei.

-Credi che per me sia stato facile?- domanda, allontanandosi dal muro e appoggiando l'indice contro il mio petto. -Credi che bastasse una telefonata e dirti “Sai, sono incinta dei nostri figli, lascia tutto e torna a Los Angeles”?- continua poco dopo, picchiettando il dito sulla mia felpa. -Credi che sia stato bello vedere le immagini sui giornali dove tu e quella sgualdrina passeggiavate insieme per strada, mentre io quasi non riuscivo ad alzarmi dal letto per il pancione?- continua con le lacrime agli occhi.

Mi mordo il labbro inferiore.

Io non sono stato vicino a Emma durante la gravidanza. Non le ero accanto per tenerle la mano il giorno del parto. Non ho tenuto in braccio i... miei figli. Non ho sentito la loro prima parola e non ho visto crescere il loro primo dentino. Ma l'avrei fatto, se solo lei me l'avesse permesso.

-Ti sarei stato vicino- sussurro, con lo sguardo perso nel vuoto.

-No!- urla, arrabbiata -Tu te ne sei andato, lasciandomi sola, anzi, con due gemelli nella pancia e non ti sei mai fatto vivo. Vedevo il tuo sorriso nei programmi televisivi, vedevo i tuoi cd nei negozi e la tua mano intrecciata con quella di Nicole nelle copertine delle riviste di gossip- continua, singhiozzando.

Il suo viso è completamente ricoperto di lacrime, ma non si preoccupa di asciugarle. Apre la bocca, come per dire qualcos'altro, ma la richiude pochi secondi dopo.

-Io...- tento di parlare, ma lei mi interrompe.

-Non saresti stato un buon padre- balbetta, insicura.

Spalanco gli occhi -Cosa?!- chiedo, incredulo.

Lei deglutisce e cerca di placare il suo pianto -Non saresti stato un buon padre per Alex e Drew- ripete, cercando di mostrare sicurezza.

-Ah, davvero? Credi che non sarei stato in grado di amare i nostri figli?- chiedo, alzando nuovamente il tono di voce.

-No, non intendevo questo- sussurra, mordendosi il labbro inferiore.

-Basta Emma. Sono stanco di tutte le menzogne che mi vengono raccontate- grido, dimenticando di nuovo che i bambini potrebbero sentirmi.

Sento dei passi leggeri e veloci provenienti dal corridoio, ma sono troppo arrabbiato per dare peso a questa cosa, così apro la bocca per continuare a sfogarmi, ma qualcuno mi interrompe.

-Mamma, perché gridate?- chiede Drew, assonnato, strofinandosi l'occhio con la mano.

Emma cerca di asciugare velocemente le lacrime -Niente, amore mio. Torna a dormire- sussurra, forzando un sorriso.

-No, Emma. Basta mentire- dico, sentendo il sangue ribollire nelle vene per la rabbia -Digli che sono suo padre e che mi hai mentito per cinque anni- grido furioso.

Il piccolo Drew spalanca i suoi occhi verdi e posa il suo sguardo su di me e poi sulla sua mamma, prima di scoppiare a piangere.

-Lui è papà?- chiede a Emma.

Mi mordo il labbro inferiore, maledicendomi in tutte le lingue del mondo. Non avrebbe dovuto saperlo così, è solo un bambino di quattro anni e non meritava di crescere senza un padre, così come sua sorella Alex.

-Sì, amore. Sono il tuo papà- sussurro con le lacrime agli occhi, avvicinandomi al suo piccolo corpo per abbracciarlo, ma lui continua a piangere e affonda il viso nell'incavo del collo di Emma.

-E allora perché non sei stato con noi? Ci odi, non è vero?- grida, mentre Emma cerca di calmarlo.

-No, io non...- mi interrompo sentendo il sapore salato di una lacrima sulla lingua. Deglutisco. Chiudo gli occhi e lascio che le lacrime scorrano lungo il mio viso.

Ho rovinato il Natale di un bambino, di mio figlio.

-Vattene, Justin- conclude Emma, accarezzando la schiena del piccolo Drew.

Dopo aver lanciato un ultimo sguardo a mio figlio e alla donna che amo, esco dalla villetta.

-Che Natale di merda- borbotto arrabbiato, camminando verso casa.

Non so se essere più arrabbiato con me stesso o con Emma, ma di sicuro sono infuriato anche con quelle persone che mi hanno mentito insieme a lei. Jazzy sapeva tutto e non mi ha mai detto la verità.

Sono deluso.

Una persona passa la sua vita pensando di potersi fidare degli amici e della famiglia, quando invece anche loro possono deluderci. Ma la cosa peggiore è che per loro ci rimani peggio, perché non te lo aspetteresti mai.

 

In pochi minuti giungo a casa mia, perso fra i miei pensieri.

Apro velocemente il portone e lo chiudo a chiave, sistemando all'ingresso il mio giubbotto. Con passo strascicato, mi dirigo verso la mia stanza, mi sfilo i vestiti di dosso e, dopo aver indossato il pigiama, mi sdraio sul mio letto, sotto le calde coperte profumate.

-Fanculo- sussurro, quando una lacrima riga il mio viso.

 

Il suono del campanello mi sveglia, facendomi borbottare qualche parola incomprensibile.

Mi giro a pancia in giù, per riaddormentarmi, ma il campanello suona di nuovo, ininterrottamente, come se il mio ospite indesiderato voglia rinfacciarmi tutta la sua gioia nel giorno di... Natale.

Lentamente raggiungo la porta di casa, con gli occhi socchiusi, e riesco a sentire la voce di Jazzy.

-It's the most beautiful time of the year...- sentendo queste parole, mi affretto a spalancare il portone, ritrovandomi davanti il viso allegro di mia sorella.

-Oh, ehi Justin! Buon Natale!- esclama allegra.

Rimango impassibile guardandola, ma dentro sono furioso.

-È un Natale di merda- annuncio, chiudendo il portone e lasciando mia sorella fuori di casa.

Il campanello suona per l'ennesima volta, così vado ad aprire per evitare che mi faccia diventare sordo.

-Ma che succede?- mi chiede preoccupata.

-Che succede?- ripeto, con un sorrisetto stampato sul volto -Succede che tu sapevi tutto e non mi hai mai detto niente, nonostante le varie occasioni- grido, sbattendo di nuovo la porta, per poi appoggiare la schiena contro il legno.

-Justin, mi dispiace. Io avrei voluto dirtelo- tenta di scusarsi, ma io non riesco a perdonarla per avermi mentito su una cosa del genere.

-Tutti me l'avrebbero detto, ma alla fine sono io quello che non ha visto crescere i propri figli. Sono io quello che ha creduto per cinque anni in un sacco di menzogne- urlo, con le lacrime agli occhi.

-Justin, apri la porta- mi supplica Jazzy, battendo i pugni sul legno.

Scuoto la testa, prima di andare a sdraiarmi su uno dei miei divani.

Ho perso quelli che sarebbero stati gli anni migliori della mia vita. Perché i figli sono il regalo più bello che si possa ricevere nella vita, ed io quasi non li conosco.

Quando Jazzy si arrende, riesco finalmente ad addormentarmi di nuovo.

 

Dopo varie ore, i deboli raggi del sole, provenienti dalla finestra, mi risvegliano. Sbatto un paio di volte le palpebre per abituarmi alla luce e poco dopo sbadiglio, alzandomi dal divano. Mi avvicino alla finestra e sposto la tenda.

Sta nevicando. Sembrerebbe il Natale perfetto, ma è proprio il peggiore. Mi basterebbe correre da Emma e i nostri figli per risolvere tutto, ma non ci riesco. Mi ha mentito e non so nemmeno il perché.

Guardo attentamente i fiocchi di neve, quando un ricordo di cinque anni fa mi ritorna alla mente.

 

Sentii una goccia gelida bagnare la mia guancia.

Emma volse lo sguardo verso l'alto e sorrise.

-Nevica- sussurrò nel mio orecchio.

Dei fiocchi bianchi accarezzarono la mia bocca quando alzai lo sguardo per osservare il cielo. Con la lingua sfiorai quelle gocce ghiacciate, desiderando che al posto della neve ci fossero le labbra morbide della mia piccola Emma.

Le sue guance si infuocarono. Sorrise imbarazzata e la guardai interrogativo, ma lei arrossì maggiormente in risposta.

Altri fiocchi scesero lievi avvolgendo i nostri corpi.

-I should be playing in the winter snow, but I'mma be under the mistletoe...- intonai avvicinandomi al suo orecchio.

Si morse il labbro inferiore, sorrise e mi strinse forte con le sue braccia bianche.

 

Sospiro, prima di girarmi verso il mio caminetto.

Cosa ci fa uno scatolone lì?

Inarco un sopracciglio, confuso, e mi avvicino.

-La prossima volta cambia la serratura se non mi vuoi in casa tua, o forse non ti ricordavi di avermi dato un doppione delle chiavi? Comunque, qui dentro troverai i quattro anni che ti sei perso. Spero che tu non decida di perderne altri- leggo ad alta voce le scritte nere sulla scatola beige, seguite dalla firma di mia sorella.

Alzo gli occhi al cielo, prima di sedermi e aprire il cartone.

Cerco di trattenere un singhiozzo, vedendo il contenuto.

In cima ci sono due di quei braccialetti bianchi che legano ai polsi dei neonati in ospedale. Li afferro e li osservo da vicino. Deglutisco, prima di appoggiarli sul pavimento accanto a me.

Nella scatola trovo anche una copertina bianca con le cuciture verdi, coperta usata di sicuro da Emma per coprire i due gemellini durante i loro pisolini.

Sorrido lievemente immaginando i visi di quei due angioletti durante il sonno. Mi sarebbe piaciuto stare accanto ad Emma e osservarli per ore...

Sospiro malinconico e annuso la coperta, sentendone il delicato profumo, prima di sistemarla vicino ai braccialetti bianchi.

Tiro fuori dei peluche colorati, due biberon e quattro paia di calze antiscivolo minuscole, adatte solo a dei bambini di pochi anni, ai miei bambini. Le lacrime iniziano a scorrere lungo il mio viso, ma mi affretto ad asciugarle con il dorso della mano. Sul fondo della scatola ci sono moltissimi disegni e dei... cd?

Aggrotto la fronte e ne tiro fuori uno.

-Sei mesi- sussurro, leggendo un'etichetta bianca attaccata sul disco.

Sei mesi?

Mi alzo dal pavimento, inserisco il cd nel lettore posto vicino alla televisione e in pochi minuti riesco ad avviarlo.

-Sei pronta? Tre, due, uno... azione!- lo schermo è nero, ma sento la voce di Jazzy. Subito dopo, la dolce risata di Emma riempie le mie orecchie e sullo schermo riesco a vedere il suo... pancione.

-Oh mio Dio!- sussurro sconvolto e meravigliato al tempo stesso.

Mi avvicino alla televisione con gli occhi spalancati e allungo la mano verso lo schermo, per sfiorare con le dita l'immagine della pancia di Emma. Ma è solo un video e questo mi fa piangere, perché io quel giorno non c'ero.

-Jazzy, non dobbiamo mica girare un film- commenta Emma divertita.

-Oh, lo so, ma lasciami sognare- risponde mia sorella, inquadrando il viso della mia piccola Emma.

È stupenda ed è proprio vero che le donne, durante la gravidanza, sono ancora più belle. I suoi capelli sono lunghissimi e mossi. Mi dispiace tanto che li abbia tagliati.

-Allora, signore e signori, ecco a voi...- si interrompe, mentre Emma si sfila un enorme vestito color panna.

-Come li chiamerai?- chiede, confusa.

-Non ci ho ancora pensato, a essere sincera- risponde Emma, prima di liberare una risatina dalle sue soffici labbra.

Afferra una maglietta da un letto, probabilmente quello della sua vecchia camera, e la indossa.

-Oh, mi viene stretta pure questa- commenta, dispiaciuta.

-Non preoccuparti, dopo il parto potrai tornare ad indossare i tuoi vecchi vestiti- la rassicura mia sorella, con il dolce tono che solo lei sa usare.

Emma abbassa lo sguardo verso il suo pancione e lo accarezza dolcemente.

-Lo so, ma... mi sembra enorme- dice sorridendo.

-No, è semplicemente bellissimo- sussurro.

-Credo che lei si chiamerà Alexandra, mentre lui Drew come suo... padre- conclude tristemente.

Jazzy sospira, mentre io afferro il mio labbro inferiore fra i denti.

-Quando glielo dirai?- chiede mia sorella ed io sono sicuro che si riferisca a me.

-Non lo so- confessa Emma, sedendosi sul letto.

-Sarebbe un ottimo padre- commenta Jazzy, facendo sorridere la ragazza dagli occhi verdi.

-Lo so! Sarebbe il miglior padre del mondo, così dolce, comprensivo e...- si interrompe, arrossendo.

Allora perché mi ha detto che non lo sarei stato?

Aggrotto la fronte, confuso.

-Oh, una certa ragazza qui è innamorata di mio fratello, non è vero?- commenta mia sorella, mentre le guance di Emma s’infuocano maggiormente.

-Lo amo con tutta me stessa- sostiene la ragazza -ma ha trovato la sua felicità e mai gliela porterei via con una dannata telefonata. Lo amo così tanto che mai penserei di spegnere quel sorriso che vedo su tutti i giornali, di interrompere la sua carriera musicale o di impedirgli di amare Nicole- sul suo viso si è formato un sorriso malinconico.

Lei mi amava.

-Non ho mai amato Nicole in vita mia- sussurro a me stesso.

-Gli rovineremmo la vita- singhiozza -Mi odierebbe e non potrei sopportarlo- balbetta, facendomi sgranare gli occhi.

Come può aver pensato una cosa del genere? Come può pensarla ancora?

Il video s’interrompe, ma io rimango a fissare lo schermo nero, pensando a come la mia vita sarebbe stata diversa se Emma mi avesse detto di essere incinta dei nostri figli.

Magari non sarei diventato un cantante famoso, ma sarei rimasto me stesso e non avrei mai dovuto mentire a milioni di persone.

Sarei rimasto con la mia famiglia, con le persone che amo.

Avrei sfiorato il pancione di Emma.

Avrei accompagnato i nostri figli all'asilo e li avrei visti crescere.

L'ennesima lacrima riga il mio viso.

 

 

 

 

 

 

OHMAIGAHD! Questo dovrebbe essere il penultimo capitolo… non sto piangendo, no. :’( :’( :’(

Ok, spero che con il video girato da Jazzy le cose vi sembrino più chiare e che il capitolo (il penultimo T.T) vi piaccia.

Vi ringrazio come sempre tutte, siete meravigliose!

Un abbraccio coccoloso,

Morena

#befearless

 

  
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