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Autore: dragon_queen    08/09/2013    1 recensioni
"Feci viaggiare lo sguardo per il cielo scuro, sul quale spiccavano tante e infinite stelle. Conoscevo l'astronomia, il vecchio Einar me l'aveva insegnata. Fissando quindi la posizione degli astri, riuscivo ad intuire il nome del pianeta sul quale in quel momento mi trovavo, a quel punto più che sicura che non fosse il mio: Midgard.
D'improvviso delle luci in lontananza, segno che gli abitanti di quel mondo non avevano tardato ad accorgersi del mio arrivo. Che avrei dovuto fare?
Combattere e proteggermi o arrendermi e aspettare di scoprire il mio destino?"
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Rebekka è una ragazza combattiva, ma che, coinvolta in un'avventura più grande di lei, incontrerà qualcuno che la farà capitolare. Non ha ricordi del suo passato, ma sa che nasconde qualcosa di importante. E se poi infiliamo anche una strana convivenza con alcuni dei nostri Vendicatori e il dio degli inganni, allora sarà tutta da ridere. E Loki troverà finalmente qualcuno che saprà guardare al di là delle sue malefatte?
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La prima parte della storia sarà attinente al film, mentre la seconda tutta di mia invenzione.
Spero di vedere qualche recensione, positiva o negativa :3 :3
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quando Loki e io giungemmo nell’infermeria, i Vendicatori erano già tutti là radunati attorno al letto del mio vecchio maestro Einar. Si voltarono a guardarci e solo allora mi resi conto che tenevo stretta nella mia la mano dell’asgardiano poco dietro di me. Così, avvertendo il calore avvamparmi il viso, la lasciai andare, come scottata.

-Principessa, siete voi?- chiese il mio maestro in quel momento, facendo vagare il suo sguardo velato dalla cecità per la stanza.

Per fortuna con quell’intervento non sarei stata costretta a dare spiegazioni. Così, facendomi spazio tra i presenti, decisamente troppi per la piccola infermeria, raggiunsi il capezzale del letto dalle lenzuola bianche, mentre i macchinari emettevano ripetitivi e regolari bip, i quali avevano la capacità di rendermi nervosa, ma allo stesso tempo tranquilla sulle condizioni dell’anziano.

Afferrai saldamente la mano del mio maestro, facendogli capire che adesso ero presente al suo fianco.

-Sono qui, vecchio Einar. Adesso sei tra amici-

-Cara Rebekka, sapessi per quanto ho temuto che anche tu fossi sparita assieme al nostro prezioso pianeta-

-La cosa era reciproca maestro-

-Per qualche tempo ho creduto anch’io di essere morto-

-Che significa?-

L’uomo si schiarì la voce, poi assunse una strana espressione sul viso, come se stesse studiando attentamente la situazione. Mi ritrovai quasi a sorridere, dato che più volte avevo visto quella fronte corrugata durante la mia infanzia e non significava mai niente di buono.

-Poco prima che il castello venisse attaccato, vostro padre mi dette un compito importante da svolgere: sarei stato il portatore di un importante segreto, il quale avrebbe aiutato un giorno un mondo a non subire lo stesso destino del nostro-

Mentre parlava il vecchio Einar stava lentamente passando le dita sulle mie cicatrici ed io, stranamente, le stavo sentendo sempre più calde. D’istinto mi sottrassi al suo tocco, come se ne fossi improvvisamente spaventata.

-Maestro, cosa significa tutto questo?- chiesi, la voce che mi tremava seriamente per la prima volta da quando avevo memoria.

-Principessa, sono sicuro che tu ancora non abbia recuperato interamente le memorie sulla tua precedente vita su Alfheimr, anche se noto una certa affinità tra te e uno dei due asgardiani, quindi presumo che quella parte della tua vita tu la ricordi più che chiaramente-

Sentii il cuore perdere un battito e credetti di notare anche in Loki un attimo di imbarazzo.

-Il vecchio è cieco e ci vede meglio di tutti noi messi insieme- intervenne ridendo il solito Stark, beccandosi un’occhiata da parte di tutti.

-Io percepisco le essenze, per questo riesco a notare il legame che unisce la principessa con quello che, a questo punto, sono certo sia il principe Loki di Asgard-

-Ti sei perso qualche passaggio, vecchio- ringhiò il moro.

-Ti riferisci al fatto che tu non sia il vero figlio di Odino? Sia io che il mio re già lo sapevamo, tuo padre ce ne aveva parlato e non ti abbiamo mai guardato con occhio diverso, tanto che il padre di Rebekka l’aveva già promessa a te da molto prima che voi, mocciosetti, lo scopriste in una delle vostre riprovevoli e ludiche avanscoperte-

Ecco tornato fuori il solito Einar che ricordavo. Ma per qualche strano motivo, mi importava di più sapere cosa gli era accaduto in quegli anni in cui credevo di essere rimasta l’ultima sopravvissuta.

A dare voce alla mia domanda fu Thor.

-So che Alfheimr è letteralmente esploso quasi quattro anni fa. Cosa le è accaduto saggio Einar da quel momento? Mi è parso di capire che credeva di essere morto a sua volta-

Il mio maestro tornò serio.

-Quando il mio re riuscì finalmente a convincermi ad andarmene, aprii un portale che mi avrebbe condotto su questo pianeta, lo stesso dove era stato stabilito che la principessa si sarebbe nascosta, ma qualcosa andò storto. L’entità che ci aveva attaccato era potente, troppo anche per noi. La sua presenza variò il campo magnetico del pianeta, sballando i miei calcoli e facendomi finire chissà dove in una sorta di limbo oscuro. Rimasi privo di conoscenza, come sospeso in una strana stasi, sino a quando lui non riuscì a trovarmi-

-Lui chi?- chiese stavolta Rogers.

Mi voltai per un attimo verso Loki, il quale aveva assunto un’espressione che si poteva definire tesa e spaventata, ma sempre mascherata dal suo solito contegno.

-E’ conosciuto con molti nomi attraverso la storia dei mondi e non starò certo ad annoiarvi con tutti quelli che so, ma sappiate che è forte e molto pericoloso e, non so perché, si sta dirigendo proprio qui-

Rabbrividii a quelle parole, in quanto ero sempre più convinta che la causa fosse mia. Addio i buoni intenti antidepressivi…

-Si sta dirigendo qui? Allora deve essere fermato-

-Non potete, non ne siete in grado. Alfheimr, avanti anni luce in fatto di tecnologia e strategie militari, non è riuscito neanche a rallentarlo. Come potete solo pensare di considerarvi una minaccia per lui?-

-Ascolta nonno, questo starebbe a noi dirlo, quindi finiscila con le tue profezie alla Nostradamus e dicci piuttosto la natura del compito che il tuo re ti ha affidato prima di colare a picco. Senza offesa Rebekka- disse Stark, lanciandomi un’occhiata preoccupata.

Alzai una mano come a dirgli che non importava, in quanto anch’io ero curiosa.

-Il re sapeva ciò che lui cercava e decise per questo di nascondergli quel potere. Il mio compito sarebbe stato quello di preservarlo sino a quando non fosse giunto il momento di usarlo. Purtroppo è accaduto quello che vi ho raccontato-

-Maestro, parlate chiaramente- dissi, muovendo un passo avanti.

-Posso fare di meglio: ve lo mostro-

Detto questo il vecchio Einar chiuse i suoi occhi ciechi, battendo poi le mani e sprigionando un intenso potere blu cobalto. D’improvviso l’infermeria svanì, lasciando il posto a quella che pareva un’antica sala del trono, apparentemente vuota.

Io, completamente spersa, presi a guardarmi intorno, iniziando a ricordare quei luoghi come se non fosse passato neanche un giorno. Notai che gli altri erano spiazzati quanto me, tutti tranne Loki e la cosa mi insospettì.

D’un tratto la grande e pesante porta si spalancò ed un uomo imponente, dall’aspetto regale e dai candidi capelli color della neve fece il suo ingresso, muovendosi a passo marziale verso il ricco trono proprio alle nostre spalle.

-Padre…- sussurrai e il mio corpo quasi si mosse come a volerlo abbracciare.

Quello però mi passò semplicemente attraverso, provocandomi quasi un senso di gelo in tutto il corpo che quasi mi soffocò.

-E’ inutile. Quelli che vedete sono eventi già accaduti e noi siamo semplicemente dei visitatori- disse la voce di Einar.

Di seguito al re vidi sopraggiungere proprio lui, cambiato poco rispetto a quello che avevo di fronte poco prima in quella stanza.

-Signore, ne è sicuro?- parlò il maestro del passato.

-No, ma è l’unico modo. In fondo lei ha acconsentito-

-Ma è solo una bambina-

-Ha più senno di noi tutti, amico mio. Ormai è deciso, lei sarà la chiave-

In quel momento una piccola figura dai fiammeggianti capelli rossi apparve sulla soglia. Ero io, quando forse avevo cinque o sei anni.

-Padre…- parlò la me stessa del passato.

-Vieni avanti mia piccola Rebekka, è giunto il momento-

Con passo sicuro, sotto gli occhi di tutti, la bambina si fece davanti all’uomo, uno sguardo privo di ogni ripensamento.

-Rebekka, piccola mia, hai capito qual è il tuo compito?-

-Si, padre-

-Vuoi ripensarci?-

-Perché?-

In quel momento sentii le lacrime salirmi agli occhi e d’istinto mi portai una mano davanti alla bocca nel tentativo di trattenere un singulto.

-Se farai questo passo, non potrai più tornare indietro. Sarai braccata da coloro che bramano la scintilla-

-Non importa. Questo e altro per il bene della mia casa-

La bambina protese le mani, palmi verso l’alto, verso il padre, il quale gli afferrò con forza, forse eccessiva, i polsi. Un’intensa luce dorata si propagò dalle mani del re, mentre le mie urla di bambina si propagavano nella stanza. Vidi il vecchio Einar distogliere lo sguardo, mentre il volto di mio padre si tramutava in una maschera di pura colpa e immenso dolore. Quando lasciò andare la me bambina, quella cadde in ginocchio, mostrando a noi presenti entrambi i polsi marchiati.

-Da questo momento il tuo corpo diverrà la chiave. Mi dispiace piccola mia-

Prima che potessi dire qualunque cosa, l’immagine svanì, dandone spazio ad un’altra.

Stessa sala, stesso re, stavolta seduto sul trono. Era solo, sino a quando una figura ammantata non si presentò al suo cospetto. Una voce disse:

-Mio re, sono qui per avvertirla. Un immenso pericolo minaccia il tuo mondo, il quale tu non sarai in grado di fermare. Fuggi e porta con te anche la tua famiglia-

Vidi mio padre alzare un poco lo sguardo verso il forestiero e accennare un sorriso.

-Ti sono grato di tale premura, ma non è scappando che cambierò il mio destino e quello della mia gente. Sono a conoscenza che prima o dopo lui sarebbe giunto, in quanto ciò che abbiamo creato è troppo potente per non far gola ad uno come il Titano-

-Il Titano?- chiese Thor, poco dietro di me.

-Tu sei un folle. Se sei a conoscenza della minaccia che lui rappresenta, allora perché sei ancora qui? Perché lei è ancora qui?-

Il tono dello straniero cambiò di colpo, abbandonando la sua compostezza, come se per lui fosse importante salvare quella famiglia.

-Lei non ci rimarrà ancora per molto. È già tutto pronto, non temere. Il mio destino invece sarà diverso. Un re combatte fino alla fine per la sua casa e non lascerò morire il mio mondo senza tentare di difenderlo-

-Pazzo- e detto ciò la figura svanì.

-Chi era?- chiesi.

Il mio maestro scosse la testa, come a voler dire che non era quello il momento.

La scena poi cambiò di nuovo, anche se ambiente e protagonisti erano gli stessi. Di colpo il gelo si impadronì di me, come se stessi rivivendo quel ricordo in prima persona.

Un visitatore venne annunciato dal messo e una figura avvolta da una spessa nebbia nera si presentò al cospetto del re. Vidi gli occhi di mio padre illuminarsi di una strana luce, come se avesse atteso da tempo quel momento, come se avesse riconosciuto il suo ospite. Poi notai un’occhiata sfuggevole in mia direzione.

-Benvenuto- disse poi mio padre in direzione dello straniero.

-Ringrazio sua maestà per l’udienza concessomi-

-Cosa vi porta ad Alfheimr?-

-Ho viaggiato a lungo per l’universo, attirato dal richiamo di un potere mai visto. Sono qui per impossessarmene-

Di nuovo quell’esplosione di oscurità, di nuovo le grida strazianti del mio popolo. Poi ebbi una visione di me stessa che venivo spinta da mio padre in un portale, prima che quello venisse inghiottito dalle tenebre, lasciando dietro di sé solo un grido. In un angolo mi parve di scorgere un volto familiare.

Poi, di colpo, tornammo tutti alla realtà…

Fui io stavolta a gridare, tenendomi la testa tra le mani, mentre sentivo qualcuno che si gettava su di me nel tentativo di salvarmi. Era Nat, in quanto gli altri non avevano avuto i riflessi abbastanza pronti, colpiti ancora da quello che avevano appena visto.

Mentre il mio respiro tornava normale, avvertii un’altra presenza davanti a me, ma ero cieca, non volevo vederla.

-Rebekka…- disse la sua voce e, in quel momento, una scintilla si accese nella mia mente.

Mi gettai su Loki, costringendolo a terra, mentre con entrambe le mani premeva sul suo petto. Dopodiché le chiusi a pugno e cominciai a colpirlo, anche se dentro di me non c’era l’intento di fargli del male.

-E’ colpa tua!! Tu ci hai venduti!! Tu hai distrutto il mio mondo e ucciso mio padre!!- gridai e lui non disse niente per difendersi, cosa che mi fece arrabbiare ancora di più.

-Perché non parli?!? Dove è finita la tua lingua ingannatrice?!? Perché non ti difendi?!? Ti odio, hai capito?!? IO TI ODIO!!-

-Rebekka, adesso basta!!-

La voce del vecchio Einar ebbe la capacità di farmi rinsavire. Mi bloccai, uno dei pugni a mezz’aria, gli occhi sbarrati a fissare il volto di Loki, rimasto impassibile.

Mi sentii afferrare da quello che scoprii essere Tony, mentre l’asgardiano veniva recuperato dal fratello, per poi allontanarsi dal biondo in malo modo, ringhiando di non volere il suo aiuto.

-Sei una sciocca ragazzina, come quando era piccola!!- mi apostrofò nuovamente il mio maestro, facendomi rimanere di sasso.

-Possibile tu non l’abbia capito? Possibile che nonostante io te l’abbia mostrato, tu non ti sia resa conto dell’identità del misterioso messaggero?-

I battiti accelerarono all’improvviso, come se avessi capito, ma avevo bisogno della conferma. Alzai lo sguardo, andando a cercare quello di ghiaccio dell’asgardiano, ma quello non mi guardava, come se non ne avesse il coraggio.

-Allora nonno, vuoi dirci anche a noi cosa intendi?- riprese Stark, il quale mi aveva lasciato andare.

Einar si fece serio.

-Qualcuno ci aveva avvertito del pericolo, aveva cercato di salvarci tutti, salvare in particolar modo te, Rebekka. Fu Loki ad metterci in guardia, ma noi da quell’orecchio ci rifiutammo di ascoltare-

 

Impietrii. Ammutolii.

Probabilmente lo stesso accadde anche agli altri, dato che gli sguardi di tutti adesso erano sull’asgardiano. Quello, di tutta risposta, con sguardo furente, si fece largo nel gruppo e sparì dalla stanza accompagnato dal fischio della porta automatica.

Le gambe cedettero di nuovo.

-Lui…lo sapeva. Ci aveva avvertiti. Perché quella volta mi ha mentito?- dissi più a me stessa che agli altri.

-Loki è il dio dell’inganno. Inoltre lo hai rincontrato nel momento in cui era incazzato col mondo e non gli importava di niente e di nessuno. Probabilmente te lo ha detto per farti montare dentro la rabbia-

-Ma perché?-

-Le mosse del piccolo cervo non sono mai state molto logiche-

Fu la voce di Banner, rimasto in disparte fino a quel momento, a distrarci tutti da quei pensieri.

-Ancora non capisco una cosa. Un anno fa, Rebekka mi hai chiesto delle analisi del sangue, di cui io però non ho mai letto i risultati. Scoperto qualcosa di utile?-

Tornai seria.

-Dall’esame risultò che nel mio sangue sono presenti le stesse particelle di energia che costituiscono il Tesseract-

I miei compagni ammutolirono.

-E’ questo che significa essere la chiave- disse allora il mio maestro.

-Fummo noi a creare il cubo di energia che voi chiamate Tesseract e il re lo donò ad Odino. Nonostante fossero amici da molto tempo e si fidasse del re di Asgard anima e corpo, volle comunque apportare un sigillo in modo che anche se l’oggetto fosse finito in mani sbagliate, non fosse stato capace di scatenare il suo vero potenziale-

-Ciò significa che…-

Gli occhi ciechi del mio maestro si puntarono nei miei, sempre più sconvolti.

-Essere la chiave significa che Rebekka è l’unica che è capace di scatenare il vero potenziale del Tesseract-

-E sarebbe?-

-Diciamo che quello che per voi corrisponde ad un migliaio delle vostre atomiche-

Tutti ammutolirono.

-Quindi il tuo compito era?-

-La mia missione era quella di tenerti nascosta, proteggerti e, se necessario, fare in modo che tu non potessi nuocere a nessuno-

-Aspetti un attimo. Ciò significa che…-

-Si, se fosse stato necessario avrei dovuto anche mettere fine alla sua vita…-

 






NDA
Eccomi a voi dopo quella che può sembrare un'eternità. Mi spiace, ho avuto un pò di impegni.
Comunque che ne pensate di questo capitolo? Spietato il nostro Einar, vero?
Fatemi sapere se è valso l'attesa.
Un grazie ancora a tutti quelli che mi seguono e mi recensiscono. Un besos a tutti.
Marty
  
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