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Autore: valery_    09/09/2013    5 recensioni
DAL TESTO:
'La cosa più brutta di quella storia, per Niall, era che al suo migliore amico piacevano le ragazze, e non aveva neanche la minima idea che un ragazzo potesse amarlo.
Se Zayn, invece, fosse stato almeno bisessuale, il biondo sarebbe stato felice: avrebbe avuto una delle infinite possibilità con lui.
Ma il moro era così bello, e lui era… lui.
Neanche se l’orientamento sessuale dell’amico fosse diverso, lui non avrebbe mai una possibilità. '
|| Ziall|Zerrie. - matrimonio Zerrie. Slash/Het
[ Nel banner ci sarà scritto il nickname 'Zoey_' ovvero il mio ex nick, ma sappiate che non ho rubato nessuna storia e solo oggi efp ha accettato il mio nuovo nickname. peaceandlove.]
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Niall Horan, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Migliore amico. Sono innamorato del mio migliore amico, figo.”
 
Questo aveva pensato Niall, la prima volta che aveva deciso di riflettere, seriamente, sulla sua ‘relazione mentale’
In effetti ci aveva pensato parecchie volte, ma i programmi di football americano l’avevano sempre distratto. 
Maledetto Liam. Maledetto Liam e la sua dannatissima televisione.

Stavolta era solo: solo nella sua casa di Londra, solo con i suoi pensieri. 
Sgranocchiava un pacco di patatine, le sue preferite, mentre guardava il soffitto e sospirava.
Un rumore. Un altro. Un altro ancora.
Spostò lo sguardo dal soffitto e gli cadde sul suo cellulare, ormai sul pavimento. Vibrava, era una chiamata, o un messaggio.
Non badò al nome, rispose e basta.

«Pronto?» la voce un po’ soffocata, colpa della bocca piena di patatine.
«Niall, sei pronto? Sono a tre isolati da casa tua!»
Zayn. 
Dovevano farsi un giro per Piccadilly Circus quella sera.
Se l’era dimenticato. Si era dimenticato del suo migliore amico, e si maledisse per un attimo, fin quando non scosse la testa e riprese la chiamata.

«Uhm, Zay, possiamo fare un’altra volta?» deglutì.
L’altro sbuffò.
«Niall Horan, sono quasi arrivato a casa sua, quindi è pregato di non rifiutare ancora una volta.»
Zayn aveva ragione.
Era la terza volta che rifiutava di uscire con lui.
Pensava che avrebbe cominciato a parlare della Edwards, la sua morosa, oppure avrebbe cominciato a fumare e la cosa gli dava un fastidio tremendo.
Ma aveva pensato, soprattutto, che non si sarebbe sentito a suo agio.
Insomma, non poteva fare quello che voleva con lui: non poteva stringergli la mano, abbracciarlo fortissimo tanto da togliergli il fiato, baciarlo. Avrebbe dovuto camminare con le mani in tasca e lo sguardo basso. Non voleva.
«Zayn…»
Il campanello.
Era arrivato.
Sospirò e si alzò lasciando cadere le patatine sul pavimento di marmo.
Aprì la porta, uscendo fuori solo il volto e i capelli arruffati.
Era in boxer, non poteva di certo aprire la porta tanto da farsi vedere per intero.
Era davvero Zayn, con il braccio destro piegato per mantenere il cellulare all’orecchio.
Poi lo staccò e Niall sentì il rumore nel suo orecchio.

«Allora?» Zayn era impaziente. Voleva trascinarlo via dalla sua casa alias prigione.
Niall abbassò lo sguardo.
«Devo proprio?» chiese a bassa voce.
Si faceva schifo. Stava deludendo il suo migliore amico.
«Perché? Non ti senti bene?»
No, non mi sento bene. Non mi sento alla tua altezza.
«No, tutto okay. Vado a prepararmi. Entra pure, se vuoi.»

Sotto tutta la testardaggine che mostrava il più grande, era sempre apprensivo. Almeno con lui.
Corse sulle scale, rischiando di cadere, lasciando solo Zayn, che entrò e chiuse la porta, scuotendo il capo.
Si guardò attorno, e tutto quello che vide fu il disordine.
Un irlandese da solo, più una grande casa, uguale disordine assicurato.
Era matematico, tutti sapevano come erano gli irlandesi.
Casinisti, proprio il contrario degli inglesi, il contrario di Zayn.

Niall era abbastanza pulito, s’era fatto la doccia la mattina stessa, quindi si diede solo una sciacquata in viso.
Maglietta bianca, jeans blu scuro, supra. Il solito. 
Con le mani si pettinò i capelli, li raddrizzò, poi scese e vide il moro in tutta la sua bellezza. 
Sorrideva, mentre prendeva e riponeva a posto, ogni foto dell’irlandese da piccolo.
«Sono pronto» annunciò, mentre inforcava i suoi rayban neri che facevano risaltare la sua pelle candida.
Zayn si voltò di scatto, ripose la fotografia che aveva in mano, e sorrise al ragazzo.

 
***

Gente, musica, gente, luci, gente, negozi, gente.
Ecco come era Piccadilly Circus quella sera. 
Non li avrebbero di certo riconosciuti in mezzo a quella folla.

«…e allora domani verrà alla prima del film! Non è fantastico? Mesi e mesi lontani, tra oceani che ci dividevano, e domani insieme al cinema, a guardare il nostro film..»

Le parole di Zayn scorrevano nella mente di Niall, ma lui era troppo occupato a fissare la strada per ascoltarlo.
Entravano dall’orecchio destro ed uscivano dall’orecchio sinistro, fino a quella frase.
Diceva sul serio? Perrie, alla premiere? Perrie e le sue oche alla premiere? Davvero, Zayn?
«Oh, meraviglioso» Niall sorrise, ma il moro non ci fece caso, guardava davanti a sé per vedere il sorriso parecchio forzato dell’amico.
«Quindi anche per te va bene!» disse entusiasta, Zayn.
Come? L’aveva già detto agli altri, e questi avevano acconsentito? Anche Liam, il suo amico fidato?
«Liam è stato il primo ad acconsentire!» continuò il più grande.
Il primo. Bell’amico, Niall. Davvero, bell’amico fidato.
Nella sua mente c’era un grande block-notes dove c’era già il primo appunto della serata:
Non rivolgere la parola a Liam per una giornata intera.
Sarebbe morto al pensiero che qualcuno era incazzato con lui.
«Oh, bene» un sorriso ancora più forzato si diffuse sulle sue labbra.
“La prossima volta che lo vedo, lo schiaffeggio.” Pensò.
 
Era finito contro circa quarantasei persone, le aveva contate per noia – forse - , ed era stanco di camminare.
E soprattutto, il suo semplice migliore amico, lo stava riducendo a pezzi senza accorgersene, e non lo guardava neanche. 
«Sicuro che va tutto bene?» Zayn apprensivo parte due. 
Era raro.
«Una meraviglia!» lo guardò e gli sorrise.
No, non va una meraviglia. Non voglio vederla, non voglio vederti, non voglio vedervi, non voglio.
Fortuna che aveva gli occhiali a coprirgli gli occhi, una volta azzurri, ma oramai rossi.
Da un momento all’altro si sarebbe messo a piangere.

 
***
 
“Zayn, Perrie, Liam.”
 
Il suono dell’impatto delle chiavi sul tavolo del salotto risuonò per tutta la casa.
Tolse i rayban e li posò vicino alle chiavi, poi si precipitò sulle scale e si chiuse in camera.
Era da solo in casa, perché avrebbe dovuto chiudersi nella camera da letto, vi chiederete. 
Beh, semplicemente perché aveva bisogno di sentirsi davvero ‘solo’.
La casa era come le persone: le pareti, i mobili, tutti lo fissavano.
La sua camera, invece, era sua, e sapeva che di quelle pareti verde chiaro, smeraldo, come i prati della sua amata Irlanda, poteva fidarsi.

Sentiva il bisogno di una cioccolata calda, anche se era estate; il bisogno della sua chitarra e di una notte intera per strimpellare qualche nota; aveva bisogno, per una volta, di non ridere e ragionare. Ragionare per davvero, e non distrarsi.
Cadde sul letto, come un corpo morto, come se spinto da qualcuno, violentemente.
Inspirò il profumo di lavanda che emanavano le lenzuola e ne strinse un velo in un pugno, poi si sedette a gambe incrociate e assottigliò gli occhi, strofinandoli con una mano.
Si passò la mano sul viso, lentamente, ringraziando se stesso per non aver messo nessuno dei pochi e irritanti specchi che aveva in casa.
“Che guaio” era l’unico pensiero che si fece spazio fra i tre nomi nella mente del ragazzo. Poi riprese a pensare a questi.
“Non piangere, non piangere idiota” pensò sull’immagine della ragazza bionda con il suo ragazzo moro. Erano bellissimi, l’aveva ammesso più volte, ma faceva così tanto male vederli insieme. 
Singhiozzò piano, come se si vergognasse anche fra le sue pareti preferite.
Pensò a lui mentre le stringeva la mano, e al suo sorriso mentre lui le parlava. 
Poi, involontariamente, mise il suo corpo, il suo viso, al posto della ragazza. 
La cosa più brutta di quella storia, per Niall, era che al suo migliore amico piacevano le ragazze, e non aveva neanche la minima idea che un ragazzo potesse amarlo. 
Se Zayn, invece, fosse stato almeno bisessuale, il biondo sarebbe stato felice: avrebbe avuto una delle infinite possibilità con lui.
Ma il moro era così bello, e lui era… lui.
Neanche se l’orientamento sessuale dell’amico fosse diverso, lui non avrebbe mai una possibilità. 
Scosse il capo, facendo scomparire l’orribile pensiero dalla mente, ma facendone apparire un altro: Liam.
Era troppo buono per non parlargli per una giornata intera.
Non riuscirebbe a ‘punirlo’ in qualsiasi maniera.
Lui era troppo buono, e perciò si maledisse.
Doveva fare qualcosa, non poteva far finta di niente.
Si abbandonò sul materasso morbido, rimbalzando appena.
Prese a guardare il soffitto, ancora.
«Perché non sei normale?»
Si pose la stessa domanda che gli fece suo padre dopo aver rivelato la sua omosessualità.
Tre anni fa, gli rispose che non lo sapeva.
Ora, gli risponderebbe che dovrebbe chiederlo alla persona che gli ha rubato il cuore e al suo carattere. Lui era certo che Zayn avesse le risposte a tutte le sue domande, perché sì, lui faceva solo domande a sé stesso ed era troppo pigro per darsi delle risposte, anche minime.
Lì allora pensò al ragazzo.
Pensò alla sua ‘grande notizia’ e a come non lo aveva degnato di uno sguardo, e non aveva letto i suoi occhi come faceva sempre.
Ma il presentimento ce l’aveva: pensava che Niall avesse qualcosa che non andava.
Era scontato, era troppo scontato: Zayn  era decisamente fin troppo apprensivo, era capace di sentire l’anima di una persona.. dalla voce. Sì, dalla voce. 
Senza accorgersene, il triste Niall cadde nelle braccia di Morfeo, con l’immagine di un Zayn sorridente, affiancata da altre due: quella di una Edwards meravigliosa e truccatissima, e quella del Liam ‘traditore’.

 
***

«E’ arrivato il momento.»
L’aveva detto a denti stretti, fra sé e sé, appena aveva visto Liam.
Gli si era avvicinato e con un sorriso abbastanza falso, gli aveva toccato la spalla e lo aveva girato verso di lui.
«Oh, Nialler!» sorrise il ‘colpevole’, dandogli una pacca sulla spalla.
«Grazie per aver approvato l’oca» disse serio.
Il sorriso era sparito, e le iridi azzurre come l’oceano, erano in tempesta e di tanto in tanto, ogni volta che sbatteva le palpebre, pareva che delle saette si facevano spazio sul mare dei suoi occhi. 
L’amico sbuffò e fece roteare gli occhi.
«Amico, l’ho fatto di proposito. Hai bisogno di accettare la realtà, e ho fatto anche un’altra cosa, ma la scoprirai solo dentro il teatro» e infine gli fece un occhiolino, privo di significato per il biondo.
Voleva chiedergli cosa avesse ‘progettato’, ma furono richiamati da un Louis abbastanza serio, ‘nella mano’ di una Eleanor parecchio scocciata.
Liam rispose con un cenno del capo, e si avvicinò al resto della band, lasciando Niall solo con il suo sguardo puntato nel vuoto.
Dopo un paio di secondi, si avvicinò anche lui, confuso.

Si era ripromesso di ridere e di mostrarsi allegro alle fan, alle sue fan. Ma anche al gruppo, anche a Zayn.
Sorrideva davanti ai fotografi, davanti alle fan e ai libri, quaderni, cd, che loro gli mettevano avanti agli occhi per avere un autografo, davanti alle loro macchine fotografiche, cellulari, sorrideva in ogni foto. Poi, mentre passava da una fan a un’altra, Dio volle guidare il suo occhio destro su un ragazzo e una ragazza sorridenti e uniti in un abbraccio: Zayn e Perrie, e quella che stava vicino a loro, pareva la madre di lui.
Non si fermò troppo a guardarli, e sorrise anche in quella foto.
Poi vide un luccichio apparire sulla mano di lei, ma non capì cos’era. 

***
 
Fantastico.
Cosa c’era di meglio di vedere il proprio film vicino la coppietta che tanto odiava?
Liam” si disse nella mente, serrando la mascella.
Era stata opera sua, lo sapeva.
Lo avrebbe ringraziato tramite un’occhiata piena di fulmini solo quando il film sarebbe finito. 
Si morse una guancia.
Era così vicino a loro tanto da sentire i sussurri pieni d’amore che si scambiavano prima che il film iniziasse, e il suono di quei piccoli baci casti che avrebbe tanto voluto ricevere dalla stessa persona che li dava a una ragazza.
Parlavano di un regalo e di una vita che stava cambiando per loro, di un… futuro?!
Futuro?! Davvero aveva sentito la parola ‘futuro’?!
Sparse il suo sguardo a destra e a sinistra, in basso, cercando di autoconvincersi che non aveva sentito quella parola.
E invece l’aveva sentita, l’aveva elaborata nel suo cervello e ora la stava scrivendo sul suo block-notes mentale.
‘Scoprire il significato della parola “futuro”’.
Deglutiva e abbassava lo sguardo, il povero Niall, ogni volta che sentiva la loro conversazione.
Poi il film iniziò, e lui si concesse un sospiro di sollievo.

 
***

«Ragazzi, mi sposo!»
Il grido di Zayn risuonò per tutta la sua casa.
I ragazzi risero, tutti molto divertiti: insomma, un ventenne che si sposa? 
Niall rise, ma voleva urlare e piangere. Il sorriso di Zayn non era falso, non era uno scherzo.
«Dico davvero!» 
Tutti tacquero, tranne Niall. Continuava a ridere, senza rendersene conto. Guardava il viso degli altri, serio, che lo imploravano di smettere.
Lui annuì, e pian piano smise di ridere. Finalmente poteva mostrare la sua tristezza.
Se avesse saputo il motivo per cui quella sera Zayn lo aveva invitato a casa sua per parlare, non avrebbe accettato. Si maledisse.
«Zayn…» una risata soffocata proveniva dalla destra del biondo, Liam.
«No, Liam, non scherzo.»
La voce seria, il viso altrettanto.
Niall abbassò lo sguardo.
«Ragazzi, si sposa, è contento, facciamogli gli auguri, no?»
“Styles, taci.”
 
La sua mente cominciò a parlare e le sue orecchie furono riempite da ‘auguri’ – ‘sono contento per te’ – ‘congratulazioni, amico’ – ‘sono così felice per voi’ e dal suono, possiamo dire, dell’impatto dei corpi che scontravano quello di Zayn per abbracciarlo. 
Niall rimase fermo, in piedi, dietro il divano. 
Non pensava, non parlava, non respirava. Sembrava  morto.
Sembrava? Lo era. Dentro.
«Niall, tu non fai gli auguri a Zay?» 
Louis doveva rovinare tutto, ancora di più.
“Tomlinson, taci anche tu, idiota.”
Liam lanciò un’occhiata mista alla preoccupazione e al divertimento.
Niall non capiva: si divertivano a farlo sprofondare?
Alzò lo sguardo e lo puntò su Zayn: lo scrutò, e ricacciando indietro le lacrime: «Auguri.»
Nessun abbraccio, nessun sorriso, nessun segno di comprensione, solo un ‘«Auguri»’ freddo e detto lentamente.
A Niall importò poco e niente di quel gesto, se lo meritava: lo stava lasciando cadere a pezzi e non si stava preoccupando minimamente di aiutarlo.
Ma poi lo ammise, a sé stesso, perché non poteva di certo ammetterlo a lui o agli altri: non sapeva che lo amava.
Zayn sorrise, dopo quegli auguri così freddi. Sorrise, comprensivo e a labbra strette.

«Oggi le ho dato l’anello, e gliel’ho chiesto difronte a mia madre.»
Ecco cosa era quel luccichio sulla mano della ragazza.

«Abbiamo parlato del futuro, abbiamo pensato di comprare una casa a Parigi, e stare lì. Poi… potremmo mettere su famiglia.»
Futuro.

Niall unì tutti i punti nel suo block-notes, e giunse alla conclusione: Zayn voleva veramente lasciare la band per lei? Per una stupida oca?
«No!» gli sfuggì dalle labbra.
“Diamine Cervello, sta zitto anche tu, porco Dio.”
«Hai qualcosa in contrario,Ni?» il volto di Zayn si piegò e storse il naso.
Rimangiò subito quel ‘no’ e sorrise guardandolo.
«No, assolutamente. Sono felice per te.»
Sì che ho qualcosa in contrario Zayn, ma se sei felice tu, sono felice io.
Non capisci però, non capirai mai niente di me.

***
 
Non faceva altro che pensare al matrimonio.
La mattina, il pomeriggio, la sera, e la notte.
Il suo stupido cervello non accennava a togliere la notizia dalla sua mente.
Ma lui doveva pensarci. 
Doveva “«accettare la realtà»” come aveva detto Payne.
Rischiava di essere rinchiuso in uno di quei correzionali o manicomi.
Sarebbe finito da uno psicologo che gli avrebbe dato la solita terapia che non avrebbe funzionato, e lui sarebbe diventato ancora più pazzo.
Vedeva già tutta la sua vita futura davanti agli occhi era come un bivio: pensare, o non pensare?
Se avesse continuato a pensare a quel matrimonio, avrebbe preso la strada dello psicologo, anzi, psichiatra. Vita: rovinata.
Se avesse smesso di pensare a quel matrimonio, avrebbe preso la strada del realtà. Vita: rovinata.
Certo che Dio doveva scegliere come vittima proprio lui, eh?
Non sapeva che fare, ma non come quelle volte quando non sapeva se scegliere patatine e coca cola, oppure panino e coca cola. 
Non sapeva davvero cosa fare.

All’intervista del Today Show, avevano chiesto a Zayn del matrimonio – perché ovviamente, non potevano mica saperlo solo i suoi compagni di band, no? La notizia aveva fatto il giro di tutta Londra, di tutto il mondo.
Mentre il moro stava cercando di rispondere alla domanda sulla possibile data del matrimonio, Niall sentì di non poterne più. Strinse i pugni, e disse la prima cosa che gli passò per la mente, dopo il matrimonio. Doveva smettere di ascoltare quella parola, quei nomi, quelle domande e quelle risposte.
«Aspetto un bambino!»
Cosa?
Niall Horan aspetta un bambino? 
“Cervello, potevi mandarmela meglio però, eh.”
Pensò, mentre rideva come se fosse ubriaco.
Rideva e non ne sapeva il motivo. Rideva con gli altri.
Lanciò un’occhiata a Zayn e lo vide ridere incredulo, con quel suo sorriso capace di illuminare un’intera città, capace di farlo sentire bene e allegro, più di quanto lo fosse normalmente.
Aveva davvero dato di matto; era matto.. di Zayn.

 Ora tutti conoscevano Niall Horan come ‘quello incinto’.
Era imbarazzante, ormai anche i suoi compagni di band lo chiamavano così, e anche la sua famiglia. Un altro motivo per essere diventato pazzo. Un altro, ma meno importante del principale: un ragazzo, il ragazzo.

 
***

«Ni, tutto bene?»

I ragazzi erano partiti da tre giorni per New York. Avevano implorato Niall di seguirli fino all’ultimo secondo, ma cedettero. 
L’irlandese doveva, e aveva bisogno di stare da solo. Ancora una volta.
E poi, chi avrebbe voluto stare con lui? Lui era pazzo
Era rimasto a Londra, dunque, fra le sue mura color prato-di-Irlanda.
Non era uscito, non aveva camminato le strade affollate della capitale, anzi, era già tanto se aveva sceso le scale due o tre volte per farsi la cioccolata calda, sua droga.
Non aveva neanche preso il telefono, né il cellulare, né twitter, né niente. Eppure adesso si trovava a parlare col suo ‘migliore amico’ , se si può definire ancora tale.

«Sì» rispose, malinconico, mentre sorseggiava un po’ del suo latte mattutino.
«No, Ni, non va bene, vero?»
Troppo comprensivo per bere la bugia. Rimase in silenzio, il bianco.
«A te va bene?» non rispose alla sua domanda.
«Stiamo parlando di te, non di me.»
«A te va bene?»
ripeté la domanda.
«Sì, va bene Ni.»
«Allora va bene anche a me»
e bevve ancora il latte, facendo sentire il suono del cucchiaino che girava per spargere il caffè. 
«Non devi dipendere da me però..» Zayn era confuso, confuso come Niall dopo la notizia del matrimonio.
Ah no? Peccato, lo faccio.
«Tu non capisci, Zaynie» mormorò.
«Cosa non capisco? Non capisco il mio migliore amico?» sembrava quasi arrabbiato. Niall non voleva.

 
«Non capisci come mi sento, perché non sai una cosa» mormorò ancora, e poi aggiunse «E’ come quando ti manca il pezzo di un puzzle per far apparire la figura in tutta la sua bellezza. Tu non hai un pezzo fondamentale di me
 
Le parole gli scivolarono via come la goccia di latte sull’angolo destro della bocca.
«E cosa mi sono perso di te?»
Zayn era triste, molto probabilmente cominciava a sentirsi come Niall adesso. 
«Non hai perso, non hai fatto niente, sono io che non te l’ho mai detto» fece una piccola pausa e sospirò. «E non ho intenzione di dirtelo proprio adesso, sapendo del tuo matrimonio.»
Stava davvero per dirglielo? Si tirò un pizzicotto sul braccia e serrò la mascella per il lieve dolore.
«Non eri tu a dire che gli amici si devono dire tutto?»
Aveva ragione. L’aveva detto lui, ma questo non era ‘tutto’: era più che tutto. Era… tuttissimo. Era tutta la sua anima.
«Zayn, te lo direi anche, ma non adesso. E poi.. non servirebbe a niente, sarebbe inutile, e tu odi le cose inutili.» 
In effetti… era inutile. 
Zayn era etero, e lui gay. Cosa si poteva fare? Assolutamente niente. Sarebbe stata una perdita di tempo.
«Ma non odio te
Niall si morse il labbro inferiore, calmando il calore che s’era disparso per tutto il suo corpo.
«Non centra questo» ed era vero. Lui avrebbe odiato la sua confessione, ma mai lui. Lo sapeva.
«Dimmi cos’hai, Niall» si fermò, e si leccò il labbro.
«Dimmi ciò che non mi hai detto, dimmi cosa ho bisogno di sapere per mettermi l’animo in pa-»
Non terminò la frase, che Niall chiuse gli occhi e lo ammise.
«Sono innamorato di te, e ti amo come nessun altro fa.»
Le parole echeggiarono nella mente di Zayn, che allontanò per un attimo il suo iPhone dall’orecchio, allontanando Niall. 
Era proprio questo quello che Niall aveva immaginato.

«Contento?» chiese infine il biondo. Gli aveva fatto vomitare l’anima. Era contento?
«Grazie» sorrise l’altro.
Grazie? 
Lui aveva svuotato il cuore, e lui se n’era uscito con un semplice ‘grazie’? Ma di cosa, grazie? 

«Perché grazie? Di cosa? Sono io che devo ringraziarti per avermi cambiato la vita» 
“Troppo sdolcinato” si disse.
«Grazie di esserti fidato di me, ancora una volta.»
«Cosa dovrei rispondere?»

Niall si vergognò per ciò che aveva appena chiesto. Doveva saperlo.
Ma l’aveva sempre detto: lui era la domanda, e Zayn la risposta.

«Potresti aprire la porta di casa, per esempio.»

 
Cosa?
La porta di casa? La sua? 
Zayn ridacchiò. «Fa vento qui fuori.»

Niall si allungò verso la finestra e vide gli alberi del giardino del vicino muoversi, ondeggiare per il vento. 
Restò muto al telefono, ma capì che Zayn era da lui.
Sorrise e scese le scale di corsa, andando velocemente ad aprire la porta.
E se lo vide davanti, in tutto il suo splendore.
Aveva un paio di pantaloni scurissimi, leggermente stropicciati e una maglia bianca con uno scollo accennato. Ai piedi portava degli stivaletti marrone scuro, e una giacca di vernice nera lucida gli copriva le spalle. 
Il braccio destro piegato e la mano che reggeva il cellulare e la voce di Niall.
Nella sua mente spuntò l’immagine di giorni fa, davanti a casa sua per l’uscita a Piccadilly Circus.
Sorrise, e gli si gettò addosso. 

«Grazie Zay» sussurrò al suo orecchio.
Zayn lo strinse forte a sé, ridacchiando leggermente.
«Grazie per non avermi abbandonato.»
«Avrei mai potuto, Ni?»

Gli strofinò la schiena e poi lo sollevò da terra, portandolo dentro e chiudendo la porta con un piede, senza chiedergli il permesso, perché sapeva che non gli avrebbe mai detto di no.
Lo ripose a terra, mentre il ragazzo biondo gli rispondeva:
«Avresti potuto» lo guardò, scrutando lentamente il suo viso.
«Ma non lo avrei mai fatto» sorrise, accarezzandogli la guancia sinistra.
Il calore che prima aveva invaso il corpo di Niall con quelle parole, ora gli fece avvampare le guance.
«Perché.» sussurrò Niall, in preda al piacere per quella carezza.
Nessun tono di domanda, solo ‘perché’ .
«Perché sei mio amico, e sai che non lascio mai da solo un mio amico. E poi...» Zayn si morse il labbro.

Niall avrebbe tanto voluto sentirsi dire che lo amava anche lui, che ricambiava e che non era pazzo, ma solo innamorato e non capito dagli altri solo perché è un tipo che… tiene tutto per sé, insomma.
Gli guardò le labbra, e i denti bianchissimi affondati nel labbro inferiore. Aveva così tanta voglia di baciarlo, abbracciarlo, stringerlo possessivamente a sé e gridargli quanto soffriva vedendolo con Perrie, per poi guadagnare un altro bacio.
Chiuse gli occhi, mentre immaginava tutta la scena perfetta.

Sentì un soffio sul mento, e sbatté le palpebre, senza aprire più di tanto gli occhi, non vedendo cosa realmente stava succedendo.
Poi sentì caldo alle labbra, le guance avvampare e il calore diffondersi di più e arrivando fino alle ossa fragili che si ritrovava.
Socchiuse piano gli occhi e vide il viso di Zayn così vicino al suo; sentì il suo naso sfregare quello del ragazzo, ma rimase immobile.
Poi chiuse gli occhi, e assecondò il bacio.

«E poi ti amo anche io» sussurrò piano sulle sue labbra.
Niall batté di nuovo le palpebre e aprì gli occhi, guardando i suoi.
Davvero?
Davvero lo stava dicendo? Davvero lo amava?
«Zay, se è uno scherzo.. beh, non è carino» ridacchiò.
Lui gli prese il mento e gli lasciò un bacio sulla fronte, piccolo e leggero.
«Non te l’avrei mai detto se fosse uno scherzo.»
Niall sorrise. Diceva la verità.
Gli diede un bacio a fior di labbra, e non gli chiese spiegazioni. Anche se fosse stata una bugia, lui era contento, e gli bastava. 
Aveva viaggiato da New York a Londra per lui, e aveva lasciato la sua ragazza chissà dove. Ammesso che possa essere chiamata ancora ‘sua’.
Averlo accanto, in quel momento, lo fece sentire bene
Lo abbracciò, e gli disse ancora una volta il suo ‘Ti amo’ pieno di amore, il suo ‘Ti amo’ che non aveva mai capito. 




 
HEY!
devo farvi un paio di scuse, uhm:

1. perdonate la mia assenza ma beh... stiamo in vacanza, c'è il mare, il sole, gli unicorni blu! - Nicola Conversa, Nirkiop.

2. Perdonate il banner della os. Ero indecisa fino all'ultimo secondo, ma poi sia le mie migliori amcihe che il gruppo di Ziall shippers di facebook mi hanno 'iconraggiata'(?)

3. Perdonate il contenuto, che non è uno dei migliori. 

4. Boh, perdonate me che ho fatto finire questa storia troppo bene per come sarebbe dovuta andare... mi dispiace cwc, mi sono delusa da sola cwc.

E poi devo dirvi ancora una cosa:

R E C E N S I T E.
sapete bene che mi fa piacere sapere un vostro parere (anche negativo!).

Beh, che altro... buon inizio tortu- ops, scuola.


 
 


 
 
 
   
 
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