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Autore: Killybian    09/09/2013    4 recensioni
Era impegnato a cercare di ignorare l’odore di Stiles, di cui il veicolo era pregno. Quell’odore gli piaceva fin troppo, lo confondeva, e Derek non voleva pensare alle conseguenze di queste sue reazioni. Il fatto che il ragazzo fosse così innervosito dalla sua vicinanza, poi, non aiutava; era così tenero, sembrava un cucciolo di cerbiatto.
Questa è una ff STEREK ambientata nella prima stagione.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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2. Cucciolo di cerbiatto

Quel giorno, a scuola, Scott era insolitamente nervoso. Solo il suo migliore amico sapeva perché: il motivo era che il licantropo iniziava già a sentire  l’influenza della luna piena, e aveva paura di perdere il controllo e ferire la sua inconsapevole ragazza umana.
La quale lo salutò allegramente con un bacio, quando si incontrarono nel corridoio.
 
“Cos’hai?” chiese Allison notando che Scott si era irrigidito.
 
“Scusa, è che oggi… non è giornata”, se ne uscì il ragazzo, non sapendo come altro giustifcare il suo nervosismo.
Allison lanciò un’occhiata inquisitoria a Stiles. Lui le rispose con uno sguardo che diceva ‘non guardare me, non ne so niente’.
 
I due amici si allontanarono, lasciando Allison più confusa che mai.
 
Entrando in aula lo sguardo di Stiles fu subito attirato dalla ragazza più carina e appariscente di tutte, Lydia. Sedeva proprio al centro della classe. Nonostante lei cercasse quasi di nasconderlo, per mantenere la sua reputazione, Stiles sapeva benissimo che Lydia era tutt’altro che  una semplice ochetta: era estremamente intelligente e sensibile. Lui aveva una cotta per lei da quando la conosceva. Anche se ultimamente aveva cominciato a ritenere affetto quello che prima gli sembrava amore; gli importava ancora molto di lei, ma più come un fratello, che vuole proteggerla, che come un fidanzato.
 
 
Al suono della campanella che segnava l’ultima ora di lezione Stiles e Scott si scambiarono uno sguardo d’intesa e si avviarono subito verso il parcheggio, dove salirono sulla jeep di Stiles.
 
 
Stiles guidava velocemente ed era piuttosto nervoso.
“Come ti senti, Scott? Hai per caso qualche istinto omicida? No perché se è così basta che me lo dici, ho dello scotch qua dietro e potrei immobilizzarti con quello – sempre meglio non rischiare, sai”
 
“Stai tranquillo, per ora mi controllo benissimo” lo interruppe l’amico. “Il problema sarà stasera quando ci sarà la luna piena, ma c’è ancora almeno un’ora. Rilassati! Perché sei così teso?”.
 
“Scusa, Scott, è colpa di quel tizio, Derek, ha una faccia che mi mette i brividi, non riesco a evitarlo, insomma ma dobbiamo per forza averci a che fare?!” Stiles stava di nuovo parlando a vanvera. Strano.
 
Scott si girò verso l’amico con uno sguardo strano.
 
Fortunatamente proprio in quel momento arrivarono a destinazione; Stiles stava per avere un collasso.
 
Appena scesero dalla jeep Derek apparve sulla porta di casa Hale.
 
Questa volta era completamente vestito, con dei jeans e una cannottiera nera. Stiles notò questo particolare con un certo disappunto. Anche se… quei bicipiti scolpiti che uscivano dalla maglietta non erano niente male, si ritrovò a pensare l’umano.
Scosse energicamente la testa come a scacciare quei pensieri.
 
L’alpha invitò i due ad entrare, o meglio, ordinò loro di farlo. Una volta dentro li guidò verso una botola nascosta in una stanza al pianterreno, che portava ad una specie di cantina.
 
Lo spazio era molto ampio e ben illuminato, con lampade moderne che stonavano un po’ con quella casa dall’aria antica. In un angolo c’erano delle catene lunghe e spesse, delle quali un’estremità andava fin dentro il muro, mentre l’altra finiva con degli anelli grandi quanto manette.
Scott non sembrava troppo contento alla vista delle catene.
 
“Te l’avevo detto che non sarebbe stato piacevole, ma è necessario. O preferiresti andare in giro a uccidere persone innocenti? Magari pure quella ragazzina che ti piace tanto?” gli disse beffardamente l’alpha.
 
Questo convinse Scott definitivamente. Andò risoluto verso le catene. Derek tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una piccola chiave arrugginita con cui aprì gli anelli alle estremità delle catene; poi li chiuse intorno ai polsi e alle caviglie di Scott, e si rimise la chiave in tasca. Il beta aveva un po’ un’aria da cane bastonato, ma non si lamentò mai.
 
"Non ti preoccupare Scotty, ti vengo a riprendere domattina" gli disse l'amico con un sorriso di derisione, che Scott non ricambiò. Non era esattamente in vena.

Derek e Stiles uscirono dalla botola, lasciando l'altro licantropo dentro.
 
“Allora… ehm… io andrei a casa… cioè, se non è un problema!” Stiles mentalmente si tirò uno schiaffo: che frase stupida da dire! Perché sarebbe dovuto essere un problema? Cosa si aspettava, che il lupo lo obbligasse a rimanere lì tutta la notte e lo sodomizzasse?!
 
Derek lo guardò in un modo strano, sembrava quasi… apprensivo.
 
“Quindi tu vorresti andare in giro da solo, in un bosco, al tramonto, quando sta per venire la luna piena. Beh, direi che se vuoi suicidarti come piano è perfetto”.
 
“Beh, allora dimmelo tu cosa dovrei fare!” esclamò spazientito il ragazzo.
 
L’alpha sbuffò. “Dovrò accompagnarti io a casa”.
 
Il cuore di Stiles cominciò ad andare a mille. Lui e Derek, insieme? Nella sua jeep? Solo loro due? Non sapeva se prevalesse la paura o i desiderio. Desiderio di che?!, si chiese, ma non seppe rispondersi.
 
 
Stiles ingranò la prima e cominciò a percorrere il sentiero immerso nel bosco.
Il silenzio si stava facendo piuttosto pesante, ma Derek, dal sedile del passeggero, con un’aria quasi imbronciata, non sembrava intenzionato a romperlo.
 
Era impegnato a cercare di ignorare l’odore di Stiles, di cui il veicolo era pregno.
Quell’odore gli piaceva fin troppo, e lo confondeva, e Derek non voleva pensare alle conseguenze di queste sue reazioni.
Il fatto che il ragazzo fosse così innervosito dalla sua vicinanza, poi, non aiutava; era così tenero, sembrava un
cucciolo di cerbiatto.
 
Stiles alla fine prese coraggio e disse, “A-allora, che mi racconti?”, pensando che probabilmente non avrebbe potuto trovare una frase più stupida da dire.
 
L’alpha lo guardò stizzito senza proferire parola.
 
“Ma insomma, perché devi essere sempre così scorbutico? Perché mi odi così tanto?” esclamò esasperato Stiles.
 
L’alpha improvvisamente si avvicinò al ragazzo tanto che lui sobbalzò e fece sbandare leggermente macchina. Le loro facce erano a pochi centimetri di distanza, e Stiles poteva sentire il respiro affannoso dell'altro
 
“Io... io non ti odio, anzi, io…” ringhiò il lupo quasi con rabbia.
Poi si allontanò bruscamente e continuò, guardando davanti a sé con uno sguardo neutro: “ogni volta che mi sono affezionato a qualcuno, è successo qualcosa di brutto”.
 
Stiles, con il respiro accellerato e gli occhi sgranati, non sapeva cosa dire.
Imboccò il vialetto di casa Stilinski e fermò la jeep davanti alla casa.
 
Derek si girò verso di lui e gli disse piano: “Io non voglio che ti succeda nulla di male, Stiles”, pronunciando il suo nome in un sussurro gentile, come qualcosa di fragile che non deve esser sciupato.
 
Poi aprì la portiera e si dileguò nella notte.
  
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