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Autore: Teddy_bear    09/09/2013    4 recensioni
Nick Wilde era un ragazzo di ventisei anni di successo. Bella macchina, bella villa e bei vestiti. Non si faceva proprio mancare nulla. La sua famiglia era una delle più grandi in affari ed il destino di Nick era proprio quello di seguire le orme dei genitori, partendo dal fatto che loro gli dicevano chi sposare, ed a lui andava bene così. Era il classico tipo di persona che pensava che i soldi ed il lavoro venivano prima di tutto.
Nick Wilde sapeva addirittura parlare otto lingue: la sua, ovvero l'inglese, lo spagnolo, il francese, il tedesco, l'italiano, il rumeno e qualcosa di cinese.
Elena Todd, invece, era una ragazza di diciannove anni con dei valori nella vita. Non le importavano le cose materiali. I sentimenti prima di tutto.
Elena Todd non sapeva parlare nemmeno la propria lingua. Non perchè non volesse, ma perchè non poteva.
Nick Wilde feriva con le parole per i suoi scrupoli.
Elena Todd non aveva neanche il piacere di dire una parola carina.
Nick Wilde poteva parlare. Elena Todd soffriva di mutismo progressivo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Neve. Pura e candida neve cadeva dal cielo quella mattina di dicembre. Elena Todd pian piano aprì gli occhi, e stiracchiandosi, si alzò dal letto. Infilò i suoi piedi nelle ciabatte a fiori che la sua cara amica Jennifer le aveva regalato, per il suo diciannovasimo compleanno, ed andò verso la finestra.
Elena amava tantissimo la neve, sin da bambina la sua risata silenziosa usciva dalle sue labbra giocando con essa. Per Elena la neve era come dire la felicità di un bambino quando scarta i suoi regali a Natale. Si stropiccò un occhio e sbadigliò aprendo la porta di camera sua per dirigersi in cucina.
"Ciao tesoro."
La madre di Elena, Judith, era una donna davvero incredibile. Si dedicava alla sua unica figlia completamente, senza pretendere nulla. Suo marito, Arthur, era anch'egli un brav'uomo. Elena perciò, sotto l'aspetto famigliare, era stata davvero fortunata.
Salutò la madre con un cenno di mano ed un bacino sulla guancia e si sedette al tavolo della cucina, allungando leggermente la testa per vedere cosa bolliva nel pentolino.
"Latte e cereali stamattina El, può andare?" le chiese Judith cortesemente. Elena annuì con un sorriso, guardando fuori dalla finestra.
"Oggi verrà Jennifer, ha detto che ti vuole portare a fare un giretto per un pomeriggio da ragazze." Elena fu davvero felice di quell'affermazione. Jen era un'amica speciale, l'unica che avesse mai avuto.
"Inoltre ci dovrebbe esser una festa di beneficenza a cui potreste partecipare, ma credo te ne voglia parlare meglio Jen." la madre le servì la colazione. Elena svuotò piano la scatola dei cereali nella ciotola del latte. Judith osservò i movimenti della figlia sorridendo orgogliosa. Elena non poteva parlare, ma poteva ascoltare e capire ed a diciannove anni era ormai diventata molto autonoma. Elena le fece segno di prender carta e penna, muovendo lentamente la mano, mimando una persona che scrive. Judith annì passandole l'occorrente e guardò curiosa quello che voleva scrivere sua figlia.
"Hai visto che fuori nevica? Trovo che sia bellissimo." Elena scrisse delle semplici parole, proprio come se una persona normale dovesse parlare.
"Hai ragione; è bellissimo." concordò Judith sorridendo.
"Dovremmo dar una spuntatina a questi capelli biondi Elena, che ne dici?" prese una ciocca dei capelli della figlia e la guardò attentamente, notando qualche piccola doppia punta. Ed Elena scrisse, di nuovo, come era abituata a fare.
"Magari oggi ci vado con Jen." dopo di ciò alzò le spalle, facendosi una coda di cavallo parecchio disordinata e finendo la colazione.
"Sì dai, tanto li devi tagliare di poco."
Judith mise la scatola di cereali nel mobiletto della cucina e la ciotola nel lavello. Elena fermò le mani della madre, mentre cercava di lavare la ciotola, e annuì col capo come per dir 'tranquilla mamma, lo faccio io'.
"Sei davvero un tesoro. Poi cambiati però. Non vorrai che Jen ti vedesse con un pigiama con dei bruchi verdi." scherzò sua madre facendo scoppiare Elena in una impercettibile risata silenziosa. La bionda alzò le spalle ed indicò Judith come per dire 'me l'avete regalato tu e papà.' e sua madre sorrise andandose dalla cucina.
"Tanto lo so che ti piace." scherzò con un tono canzoniero Judith. Da Elena uscirono solo dei silenziosi sospiri. Questa era la sua risata.

Per Nick Wilde la panoramica mattiniera era del tutto differente. Si alzò sbuffando guardando fuori dalla finestra borbottando un: "merda. Nevica." e dirigendosi verso la cucina dove ad accoglierlo c'erano suo padre, sua madre e la sua ragazza con un giornale in mano.
"Grande figliolo, anche il Times adesso parla di te." il padre, Luke, ammiccò posandogli la rivista sotto il naso.
"Nevica, porca miseria." sbuffò nuovamente il ragazzo leggendo ciò che diceva quella famosa rivista su di lui. 'Nick Wilde segue le orme dei genitori. Ottimo futuro per il ventiseienne.' sbattè gli occhi con fare strafottente e sbuffò, di nuovo. Terza sbuffata matiniera.
"Sei di pessimo umore, tesoro?" gli chiese Christine, la sua ragazza. Che più che ad una persona sembrava una bambola. I capelli biondi tinti che eran talmente chiari da sembrare quasi bianchi, gli occhi azzurrissimi ed il seno rifatto.
"No. Sto benissimo. è solo che, dai, chissene frega se il Times parla di di me; la tv nazionale è più importante!" esclamò Nick guardando fuori dalla finestra.
Nick Wilde odiava la neve. Quando nevicava lui non poteva andare in giro con la sua macchina, da milioni di sterline, a farsi notare. Forse era questo l'unico motivo per cui non sopportava vedere quei fiocchi candidi cadere dal cielo.
"George ha detto che ti deve parlare, a proposito." disse sua madre, Kim, alzando gli occhi al cielo. Lei forse era l'unica presente, in quella casa, a cui non andava bene come era cresciuto il suo unico figlio. Troppo viziato, troppo menefreghista, troppo presuntuoso. Troppo tutto.
"Sì, ieri sera mi ha spedito un messaggio, adesso vado." sbuffò nuovamente. Quarta sbuffata mattiniera.

Quando Jennifer Armstrong veniva accolta a casa Todd, era come se ci fosse una gran festa. Si ritrovava, infatti, davanti ai suoi occhi sempre qualche dolcetto preparato in casa.
Elena Todd sapeva, ed amava, cucinare. E farlo per le persone, a cui teneva di più, la rendeva ancora più felice. Come quando era piccola che mostrava i propri disegni ai suoi genitori e quest'ultimi li appendevano nella bacheca della cucina.
Ad Elena Todd, importavano solo queste piccole cose. Perciò quando l'amica entrò in casa e vide Elena mostrarle un vassoio pieno di paste fatte da lei non potè far altro che strabuzzare gli occhi e sorridere, chiedendosi come può una così brava persona non avere la parola.
"El, non devi farmi i dolci ogni volta che vengo a casa tua, lo sai che non resisto." scherzò Jen mettendosi una mano sulla pancia. Elena alzò le spalle sorridendo, facendo accomodare la sua cara amica a tavola e mettendogli il vassoio proprio davanti agli occhi.
"Il profumo è davvero invitante." affermò Jen inebriandosene le narici. Elena, che era in piedi, fece un piccolo inchino scherzoso facendo ridere Jennifer.
"Ti va di aiutarmi a mangiarli?" chiese la rossa. Elena scosse il capo in segno di negazione, indicandosi la pancia e picchiettando piano su di essa come dire 'sono a posto così'.
"D'accordo, peggio per te." ed Elena rise. Non c'erano risate comparabili alla sua. Ogni persona che soffriva di mutismo progressivo aveva una risata differente. Ed Elena Todd, infatti, aveva la propria.
"Ho saputo di un'evento di beneficenza che si terrà oggi pomeriggio di fronte al municipio, sarebbe carino se ci andassimo." Jen si voltò verso l'amica sorridendo. Elena acconsentì, in fondo era così che la bionda e la rossa si conobbero e diventarono amiche, proprio ad una festa di beneficenza.
"Dovremmo vestirci in un certo modo, hai qualche bel vestito in quell'armadio?" Elena aggrondò le sopracciglia confusa ed indicò fuori la neve, portandosi poi le mani alle braccia, sfregandole. Faceva troppo freddo per dei vestiti.
"E come vorresti venire? In jeans?" chiese, quindi, la sua amica. Elena si morse l'interno della guancia, come per rifletterci, e poi sorrise trionfante, annuendo energicamente.
"Sei strana El, davvero." Elena alzò le spalle sorridendo di poco. Come per dire che era fatta così e non ci si poteva far nulla.

Nick Wilde entrò nel suo ufficio con la quinta sbuffata mattiniera. O forse con la sesta, ma non è questo il punto. Il suo amico fidato, braccio destro, o come si preferisce, era lì davanti a lui con il Times in mano sorridendo orgoglioso.
"Che vuoi Finch?" erano poche, molto poche, le persone che avevano il privilegio di esser chiamate per nome da Nick Wilde. Secondo lui non erano abbastanza degne.
"Sei sul Times, Nick." a differenza del nominato in questa affermazione, George era una persona per bene, certo pur sempre quella che passava la maggior parte del tempo con Nick Wilde, ma era una persona abbastanza cortese.
"E allora?" chiese, strafottente, l'altro.
"Svegliati, è ottimo finire sul Times. Stiamo parlando del Times, porca miseria!" George era davvero su di giri. Finire su un giornale, così importante e così conosciuto, non era di certo cosa da poco. Ma non sembrò interessare molto al moro, che si stava togliendo il cappotto firmato.
"E va beh. Io punto alla televisione nazionale." infatti alzò le spalle.
"Hai la fama di uno che ha un cuore di ghiaccio, lo sai vero?" chiese l'amico leggendo qualche riga del giornale mentalmente. Nick sembrò come resuscitare da quello stato di strafottenza e strappò violentemente, dalle mani di George, il Times.
"Ma come si permettono quei deficenti? Senti qua -Nick Wilde non ha mai fatto un gesto altruistico da quando è entrato negli affari di famiglia, uomo importante nel suo lavoro quanto freddo nella vita quotidiana.- ma che diamine scrivono?" il moro lesse quelle poche righe scocciato. Nick Wilde voleva esser l'uomo perfetto in tutto. E di certo leggere queste cose non andava bene.
"Io un'idea ce l'avrei, per smentire queste voci." disse George sedendosi sulla sua poltrona.
"Ti ascolto." il moro incrociò le braccia al petto aspettando che il suo amico continuasse.
"Oggi pomeriggio di fronte al municipio c'è un evento di beneficenza, noi andiamo là, parli con una di quelle persone anormali, fai la tua bella figura e poi ce ne andiamo." George disse queste parole con tutta la tranquillità possibile, e Nick riflettendoci capì che non era una brutta idea.
"D'accordo, andiamo da quei poveri sfigati. Ma stiamo lì poco, ti prego." George rise alle parole del suo amico annuendo.

Nick Wilde non poteva sapere che alla festa di beneficenza avrebbe incontrato Elena Todd, la ragazza che gli avrebbe stravolto la vita.
Elena Todd non poteva sapere che alla festa di beneficenza avrebbe incontrato Nick Wilde, il ragazzo che le avrebbe stravolto la vita.


Spazio autrice:
ecco qui un nuovo capitolo, dove si incominciano a capire meglio le rispettive vite dei due protagonisti :). Beh, che dire, spero vi piaccia ^^.
Vorrei ringraziare TANTISSIMO le persone che hanno letto la mia storia sia recensendola, sia silenziosamente. Grazie di cuore carissime ;).
Love you xx.


 
   
 
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