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Autore: Dark Tranquillity    09/09/2013    1 recensioni
"...Il Dio del Tuono è morto, e nulla sembra potersi opporre al potere di Shao Kahn. Chi si ergerà fra la Terra e la distruzione totale, nell'ora più buia?"
POV fic - Sub-Zero / Kitana / Kung Lao / Kintaro / Frost. Accenni di romance, alcuni personaggi OOC.
Genere: Azione, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kitana, Sub-Zero, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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This Is War.mp3 - 30 Seconds To Mars
A warning to the people,
The good and the evil,
This is war.
To the soldier, the civilian,
The martyr, the victim,
This is war.


Kung Lao
Edenia
Capitale di Edenia 
19 Dicembre 2011


Kung Lao vagava per un limbo senza fine, un mondo piatto color panna, dove la realtà pareva bizzarramente distorcersi prendendo forme che sembravano partorite dai suoi incubi peggiori, le sue colpe, le sue sofferenze.
Correva senza fine cercando una via d'uscita in quel nulla sterile, urlando senza trovare voce nella sua gola, senza provare fatica alcuna ma percependo dolori brucianti ad ogni fibra del suo essere.
Doveva trovare una via d'uscita.
Liu Kang lo stava osservando. Kung Lao si sarebbe messo a ridere, se solo fosse stato in grado di farlo. Correva da quella evanescente figura eppure lui era lì, davanti a lui immobile, dietro che lo rincorreva, al suo fianco a sussurrargli nell'orecchio, era ovunque.

*Ehi Kung! Dove andiamo a mangiare stasera? Tutta quella corsa mi ha messo fame.*
*Avanti! Ce la faremo.*
*Sembra una pazzia, ma dobbiamo farlo.*
*Non abbatterti amico!*
*Io e lei, beh... E' sbagliato ma che ci posso fare?*
*Raiden! Vado io!*
*Mi hai colpito duro, non doveva essere un allenamento questo?*
*Fidati di me.*
*Alla prossima Kung!*

Se avesse avuto delle lacrime da versare sarebbero scese copiose, ma in quell'ovattato mondo in cui era intrappolato non poteva permettersi un simile lusso. Il continuo sussurrare di Liu Kang era croce e delizia, poteva rivivere gli attimi trascorsi assieme al suo amico e allo stesso tempo disperarsi per la sua fine, il ricordo della sua morte che gravava come un macigno su di lui, la nota di fondo onnipresente in quella cacofonia di sussurri.
Avrebbe voluto fermarsi ma invece continuava a correre, mentre gli occhi assenti di Liu Kang dinnanzi a lui non smettevano di osservarlo. Il suo bisbiglio continuava, prendendo una piega più crudele ora.

*Rimani solo tu, abbiamo poche speranze.*
*Ti sei fatto battere così facilmente?*
*Non ti riconosco più.*
*Fallisci in continuazione.*
*Fallimento.*
*Sono morto.*
*Tu mi hai ucciso.*

Un urlo muto si levò dalla bocca serrata di Kung Lao, incapace di sostenere quelle accuse che lo ferivano più di un rasoio. 
Il nulla che componeva il cielo di quella sterile realtà si tinse per un attimo di bianco, come una brillanza che stonava con la trama generale monocolore.
Gli occhi si aprirono per un attimo, le orecchie tornarono ad udire dei suoni reali, la bocca finalmente potè dar voce all'urlo dolente.
«Resta con noi, avanti!»
«Quel veleno...»
Due donne, un capezzale? Voci familiari.
Tutto tornò nuovamente color panna, un nauseante mondo pieno di nulla. La realtà riprese a dar forma agli spettri del suo passato che emersero dal terreno inesistente che stava calpestando - dai lati, dai cieli, ovunque.
Liu Kang, lo spettrale direttore di quella onirica orchestra composta da ricordi e sensi di colpa, gli era tutto attorno, lo avvertiva persino dentro di lui, in simbiosi con il suo corpo martoriato e la sua anima che stava per affievolirsi sempre più.

*Mi fidavo di te.*
*Hai rovinato tutto.*
*Mi hai ucciso.*

Avesse potuto togliersi la vita pur di sfuggire a quel tormento, l'avrebbe fatto. Ma ogni tentativo razionale in quel limbo era perfettamente inutile, tutto era istinto e sensazione, nulla era reale eppure tutto così concreto. Il suo defunto amico proseguiva quella tortura sibillina, accusandolo di colpe che in realtà non aveva ma che nel profondo dell'anima sentiva sue.

*Sei così debole?*
*Reagisci.*
*Sai cosa devi fare.*

 Al limite della pazzia, così vicino alle sue paure più recondite e le sue debolezze, Kung Lao decise di farla finita. Il suo corpo fermò quella corsa folle, sebbene l'istinto gli comandasse di continuare, le membra martoriate finalmente si fermarono.
"Basta così."
Fu il primo pensiero razionale che riuscì a formulare.
Quella realtà onirica si stabilizzò, o forse era semplicemente Kung Lao che riuscì a riallineare la sua mente con il suo corpo e la sua anima. I sussurri smisero di tormentare le sue orecchie sorde, e lo spettro del suo defunto amico cessò di far parte della realtà che lo circondava per focalizzarsi su un solo punto - dinnanzi a sè. Kung Lao sollevò lentamente il capo, osservandolo. Appariva come l'ultima volta che l'aveva visto, con i lunghi capelli che ricadevano sulla schiena. Lo stava osservando senza alcuna emozione dipinta sul viso spettrale - dalle fattezze asiatiche, simile al suo.

*Mi hai ucciso.*
"Non è vero."
*Allora sai cosa devi fare.*

Kung Lao lo avvertiva chiaramente. Aveva dinnanzi il suo più grande senso di colpa, lo spettro del defunto amico che viveva nella sua anima come una macchia nera, lo sconforto di non essere riuscito ad evitare la sua morte. Una colpa che lui non aveva, ma di cui si era sempre imputato.
In quel mondo sterile, monocolore, Kung Lao saettò in avanti azzerando le distanze con Liu Kang, portando la gamba destra a disegnare un semicerchio nell'aria, portando un micidiale calcio al viso dell'amico il quale prontamente sollevò il braccio sinistro - parandolo - e portando un calcio semicircolare a sua volta - mirando al busto di Kung Lao, colpendolo violentemente.
Il monaco arretrò di un paio di passi dopo aver incassato il colpo, focalizzandosi su Liu Kang ed assumendo una postura di combattimento delle arti Shaolin di cui era un maestro - esattamente come il suo avversario.

*Finalmente hai compreso. Ora finisci questa storia e distruggimi.*
"Conserverò solo il meglio di te, Liu."
*Vediamo se sei in grado di farlo* lo spettro di Liu Kang sorrise vagamente sarcastico.

Liu Kang saettò in avanti balzando con un calcio volante che sembrava sfidare le leggi della gravità, mirando con il piede destro verso al gola di Kung Lao - il quale si abbassò quel tanto da far sfilare la gamba di Liu Kang oltre il capo, ruotando il busto in senso antiorario e - dopo aver repentinamente agganciato la gamba destra dello spettro con la mano sinistra - portando l'avambraccio destro e la mano a posare sul busto dell'avversario per farlo ruotare assieme a lui e abbatterlo a terra. Non esitò neppure un attimo, avventandosi sull'amico che ora giaceva supino per abbattergli un calcio in pieno sterno con la suola dello stivale, sollevando nuovamente il piede per calarlo ancora ma colpendo solamente il terreno questa volta, visto che Liu Kang rotolò abilmente su sè stesso eseguendo una spazzata circolare con la gamba sinistra che lo colpì alle caviglie e lo fece rovinare a terra.
Entrambi si sollevarono con un agile colpo di reni. Si studiarono silenziosamente per alcuni attimi, mantenendo le posture di due diverse forme Shaolin, Kung Lao quella della tigre, Liu Kang quella del drago. Erano due maestri a confronto, l'elite di combattenti che la Terra potesse offrire.
I colpi che si scambiarono furono feroci e senza pietà, ma stranamente in quella bizzarra dimensione dov'era finito Kung Lao la fatica non sembrava esistere, ed il dolore per i colpi ricevuti era ignorabile.
Poteva finire in un solo modo: la morte dell'avversario.
Per quanto detestasse l'idea, Kung Lao era cosciente che era l'unica maniera per cancellare i suoi sensi di colpa e salvarsi da quel mondo sterile.
Fra lui e l'uscita, c'era solo Liu Kang.
L'occasione venne quando - parando un calcio alto dell'amico con l'avambraccio sinistro - Kung Lao fece saettare un terribile calcio basso con il piede a martello sulla gamba d'appoggio di Liu Kang, impattando sul ginocchio per spezzarlo e far cadere a terra l'avversario.
Kung Lao si avvicinò a Liu Kang - che stava in ginocchio a capo chino - sconfitto, la gamba spezzata posata in maniera innaturale sulla superficie color panna di quel mondo inesistente. Ad ogni passo di Kung Lao quella realtà sembrava venir meno, sgretolarsi, era il gran finale che si stava avvicinando - un epilogo drammatico ma necessario.
Liu Kang alzò il viso verso Kung Lao. Sorrideva.

*Fallo.* disse.
"Ti porterò sempre con me, amico." rispose Kung Lao.

Aggirandolo, posò il palmo della mano destra sotto la mascella dell'amico, mentre la sinistra si posava sulla sommità del capo, chiudendo le dita sul cranio per una salda presa.
Kung Lao chiuse gli occhi, cercando il coraggio per farlo.
Un secondo, due, tre... Il tempo sembrava rallentare, finchè - con uno strattone secco - ruotò il capo di Liu Kang spezzandogli l'osso del collo. Il corpo crollò a terra per poi dissolversi mentre il vuoto mondo da incubo si sgretolava furiosamente inglobando ogni cosa nella sua distruzione. Il monaco alzò gli occhi verso quello che doveva essere il cielo mentre le crepe nella realtà si avvicinavano sempre più verso di lui.
Urlò con quanto fiato aveva in corpo, la disperazione per un gesto così terribile che - seppur avvenuto in un mondo inesistente - l'avvertiva in modo così reale...
Il mondo vuoto si sgretolò del tutto ingoiandolo e dissolvendolo eppure quell'urlo terribile continuava a rieccheggiare, Kung Lao avvertì un forte bruciore agli occhi mentre un nuovo mondo composto di bianco assoluto si profilava dinnanzi a lui, la gola da cui proveniva quell'urlo infinito era arida ed in bocca aveva un orrendo gusto di bile. Si sentiva trattenuto per le braccia e - in panico - cercò di divincolarsi nonostante il suo corpo fosse debolissimo.

«Tienilo fermo!»
«Calmati, Kung! E' tutto finito.»

Voci familiari. Le braccia si rilassarono ed il corpo tornò sopito. Quel mondo bianco cominciò lentamente a prendere forma, intravide le sagome di una stanza, e delle figure sopra di lui. Una in particolare risaltava, era come un macigno nero che lo sovrastava.

«Kung, ci sei?»
«...Jax?»

La voce del monaco guerriero emerse rauca e debole, mentre metteva a fuoco la familiare figura del poderoso Maggiore delle Forze Speciali che - con un ampio sorriso - gli lasciò andare le braccia sollevando il busto e facendo spazio ad altre due figure che Kung Lao mise a fuoco stringendo gli occhi affaticati: Jade e Sonya, che si fecero avanti sorridendo.

«Come ti senti? Te la sei vista brutta stavolta.» affermò Sonya, posando una mano sulla sua.
«Sapevo che ce l'avresti fatta.» aggiunse Jade, protendendo una mano a carezzargli la fronte imperlata di sudore.

Kung Lao osservò i tre per alcuni attimi, notando delle occhiaie sotto agli occhi e in generale segni di affaticamento sul loro viso come se avessero riposato poco o nulla. Cercò di ergersi sulla schiena ma era ancora troppo debole, e le due donne lo costrinsero premurosamente a rimanere disteso sul letto. Aveva caldo e una sete terribile.

«Acqua...» biascicò, osservando Jax versare dell'acqua da una brocca su una coppa che gli portò alle labbra mentre Jade e Sonya lo issarono per fargli sollevare la schiena. Aiutandosi malamente con la destra posata sulla coppa, bevve avidamente fino a rifocillare il corpo disidratato. Esalando un profondo sospiro, tornò disteso, portando nuovamente l'attenzione sui tre.
«Che è successo?» chiese a bassa voce, frugando nella memoria ma trovando solo un buco nero. Osservò per brevi attimi il suo torso nudo, senza trovare segni di danni particolari, percorrendo con sguardo le cicatrici che si era guadagnato in una vita di combattimenti. Avvertiva un dolore sordo alla spalla destra, e - ruotando il capo - vide che era stata fasciata e vi erano stati applicati degli impiastri curativi. Kung Lao conosceva i principi della medicina ed era un bravo erborista. 
Dall'odore avvertì traccie di carbone e altri composti sull'impiastro applicato - un antidoto naturale ai più comuni veleni conosciuti.
«Poco dopo la tua partenza dalla capitale a seguito del furto del Kamidogu, ti seguimmo. Non sapevamo dove fossi diretto così ci dividemmo.» raccontò Jade.
«Fu Jax a trovarti, al Deserto.» aggiunse Sonya.
Il possente afroamericano incrociò le braccia muscolose al petto, ai piedi del letto dove giaceva Kung Lao.
«Già Kung, appena in tempo. Quel serpente schifoso ti aveva steso e stava per... Beh, non non ha importanza.»

"Già... Reptile." pensò Kung Lao mentre i ricordi lentamente tornavano a galla. Aveva intercettato il rettile poco prima del portale al Deserto di Edenia, intenzionato a recuperare il Kamidogu che aveva rubato. L'aveva sconfitto ma aveva commesso l'errore di abbassare la guardia per un attimo - un singolo attimo in cui Reptile ne approfittò per azzannarlo ad una spalla ed iniettargli quel tremendo veleno.

«Dovevo scegliere se salvare te o il Kamidogu» riprese Jax «Non ci ho pensato un solo attimo.»
«Ti devo la vita Jax... Ma il Kamidogu era più importante.» protestò debolmente Kung Lao.
«Al diavolo il Kamidogu, per quanto mi riguarda la tua vita è più importante di una pietra.» rispose Jax, accennando ad un sorriso.
«Sono d'accordo con Jax su tutta la linea, perderti sarebbe stato anche peggio.» aggiunse Sonya.
«Sì.» Jade gli carezzava delicatamente la fronte. Il suo tocco era confortante, e Kung Lao sorrise inconsciamente.
«Quanto ho dormito?»
«Sei stato in bilico fra la vita e la morte per due notti. I nostri migliori medici hanno provato qualsiasi cosa, ma purtroppo il veleno di Reptile non rientrava fra quelli conosciuti ad Edenia.» rispose Jade.
«E neanche di quelli sulla Terra credo... Non esiste nessuno come Reptile da noi.» aggiunse Sonya osservando Jade e scrollando le spalle.
«I medici hanno detto che dipendeva solo da te» riprese Jade «Siamo rimasti tutto il tempo a vegliare su di te, e alla fine... Eccoti qui, di ritorno dal mondo dei morti.»
Era quasi commovente vedere l'apprensione dei suoi compagni nei suoi confronti. Kung Lao sorrise di rimando ai tre in un muto ringraziamento per le parole spese.

«Amici miei... Abbiamo parlato anche abbastanza di me.» disse infine Kung Lao « Torniamo alla nostra missione. Kahn può avere anche il secondo Kamidogu per le mani ma rimane il terzo da trovare, e possiamo anticiparlo. Forse la Regina Sindel saprà dove indirizzarci per cominciare la ricerca.»

Si issò lentamente sulla schiena, puntando le mani sui lati del materasso, con un discreto sforzo ma spronato da una rinnovato senso di fiducia nei suoi mezzi ed in quelli dei suoi compagni. Lo spettro di Liu Kang - creato dalla sua stessa mente durante le tremende allucinazioni provocate dal veleno di Reptile - gli aveva insegnato la lezione.
Mai più avrebbe dubitato o disperato.

 

 
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