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Autore: Rurue    09/09/2013    2 recensioni
Akemi è un'infermiera giovane, ma sveglia. Resa tale da una famiglia di maghi purosangue che la disprezza per il suo essere Maganò e da una società in piena Seconda Guerra Mondiale che la evita per la sua lontana, ma abbastanza evidente, discendenza giapponese.
La ragazza si incontrerà con un Tom Riddle giovane, ma già prepotente. Instaurerà con lui un rapporto particolare; visto da fuori parrebbe solo astioso ma, per lei, è molto profondo.
Che ruolo potrebbe avere una semplice maganò nel passato del Signore Oscuro?
Akemi, grazie al suo lavoro, incontrerà anche i fratelli Pevensie, che riusciranno a sconvolgerle completamente la vita scaraventandola affettuosamente ma con prepotenza nella loro famiglia particolare e mostrandole un mondo diverso da quello a cui è abituata.
Attenzione: la storia seguirà, in gran parte, il filo della storia presente nei libri di Lewis, per questo potrebbero esserci possibli spoiler per chi ha visto solo i film.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom O. Riddle, Tom Riddle/Voldermort
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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It's written in the stars that shine above,
A world where you and I belong
Where faith and love will keep us strong
Exactly who we are is just enough,
'cause there's a place for us.
When the water meets the sky,
Where you're heart is free and the hope comes back to life
Where this broken hands are whole again
We'll find what we've been waiting for.
            - There's a place for us; Carrie Underwood -

 

 


                                                                                                                                           Capitolo Settimo




Peter urlava, seguito da tanta altra gente. Eppure quegli urli arrivavano ai miei timpani come semplici suoni ovattati, insieme ai vaghi clangori di lame, sibili di frecce. Una voce, più vicina delle altre, urlava per sovrastare il caos circostante, scandendo parole che avevano una parvenza di senso compiuto.

Ma la vista mi impediva l’udito. Sembrava tutto avere una durata più lunga, a rallentatore.

Finalmente compresi il breve suono del mio nome, ripetuto. Improvvisamente qualcosa mi strattonò alle spalle e caddi all’indietro mentre del liquido caldo mi gocciolò sul viso.

Riconobbi la consistenza del sangue ed improvvisamente il tempo tornò ad avere il suo giusto corso, i miei sensi si riebbero.

Un uomo mi sovrastava, lo sentii gemere mentre una lama si sfilava dal suo sterno, passando sopra la mia testa e lasciandosi sfuggire un 
rivolo di sangue dalla punta sulla mia guancia. Alzai completamente lo sguardo, seduta sull’erba con le gambe piegate e le braccia che mi avevano sorretto il busto durante la caduta.

La figura di Edmund Pevensie fece la sua comparsa dietro il corpo ormai senza vita del Telmarino, che si accasciò a terra con flemma.

Il ragazzo si chinò verso di me, prendendomi gentilmente un braccio e facendomi rialzare. Sentii il nodo nella mia gola sciogliersi di un po’.

Non mi hai abbandonata in quest’inferno

Sospirai segretamente di sollievo.

Ed mi tirò a sé di scatto, allarmato e sentii qualcosa venire violentemente a contatto con la mia schiena.

<< Ricipì fermo! >> gridò con una punta di panico nella voce. Il topo sulla mia spalla destra bloccò la fulminea lama che puntava alla mia gola.

<< Ma sire.. >> tentò di ribattere il topo. Perché ovviamente anche i topi parlano.

<< Lei è un’amica, non c’è nulla d temere. >> disse spiccio. L’animale scese dalle mie spalle dopo un breve inchino e sparì da qualche parte.

No che non c’è nulla da temere, non so neanche come si tiene in mano una spada!

Il ragazzo mi trascinò lontana dalla battaglia << Sali su quest’albero e che non ti venga in mente di scendere! >> mi intimò aiutandomi a salire sul ramo più basso. Gli afferrai una mano prima che potesse ritrarla, guardandolo fisso negli occhi.

<< Ed, non tornare lì dentro, ti prego. >> il panico dipinto nei miei occhi si trasmesse nella mia voce, tremante.

Lui sorrise tentando di rassicurarmi << Non posso farlo, lo sai.. >>

Mi imbronciai << Giuro che se non sei tu a venirmi a recuperare da quest’albero, non scendo più! >> lo minacciai.

<< è un modo gentile per dirmi di non morire? >> fece sarcastico. Lo fissai seriamente  << Crepa e brucio tutta la tua collezione di rullini delle macchine fotografiche. >>

<< Non puoi farlo! >> si lamentò.

<< Non ci sarà nessuno ad impedirmelo. Tu sarai morto. >>

<< Ti vengo a prendere più tardi. >> mormorò ritraendo lentamente la mano, per poi voltarsi e correre verso il campo di battaglia. 

Quando fu invisibile alla mia vista, mi lascai sfuggire un tremolante sospiro, poi salii più in cima poggiando la schiena al tronco.

Non ho idea di quanto tempo passai su quell’albero, con gli occhi serrati, scandendo i secondi ad alta voce per non sentire i suoni della battaglia, invano. So che alla fine non erano più secondi, ma una successione di numeri casuale che arrivò inizialmente a novecentotrentotto, ma persi il conto e ricominciai arrivando stavolta a quattromilacinquecentosettantuno numeri consecutivi.

Al terzo gruppo di numeri mi fermai più o meno al ventimila perché si sentì un anomalo boato in lontananza, che affievolì i suoni della battaglia. Aprii lentamente gli occhi e scesi di qualche ramo, abbastanza in basso da vedere ciò che accadeva.

Il mio sguardo si posò su un leone. Un enorme leone dal portamento fiero e composto la cui vista non mi permise di formulare alcun pensiero.

Le creature più strane si riversarono sul campo di battaglia, sorprendendo e sopraffacendo gli uomini di Miraz che non ebbero altra scelta se non arrendersi.

Dopo un totale stupore mi trovai indecisa su come agire. Sarei dovuta rimanere sull’albero, aspettando che Ed mi venisse a riprendere come mi aveva detto di fare (confidavo nel fatto che fosse ancora vivo) oppure sarei dovuta scendere, visto che ormai non c’era più una battaglia?

Scelsi la seconda opzione e mi avventurai nel campo, in cerca di una faccia nota. Notai i quattro fratelli e Caspian riuniti, al cospetto del leone. Aslan, probabilmente.

Mi allontanai silenziosa, senza l’intenzione di interromperli, e aiutai le altre creature con i feriti, essendo l’unica cosa in cui mi sarei potuta rendere utile. Lucy aveva curato i più gravi con una pozione strana, quindi aveva diminuito il lavoro di una buona parte.

I soldati telmarini vennero scortati e rinchiusi nelle segrete a Beruna ma non venne torto loro neanche un capello. Scese la sera e intravidi la sagoma di Lucy, seduta a terra accanto al leone. Osservavano insieme gli alberi che ondeggiavano in due cerchi. Mi avvicinai e lei mi vide.

Lucy mi saltò letteralmente al collo, facendomi perdere l’equilibrio. Cademmo entrambe al suolo, senza poter fare a meno di ridere nonostante la figura di Aslan che ci osservava mi rendesse abbastanza nervosa.

<< Peter mi ha raccontato tutto! Oh Em, non hai idea di quanto sia felice di vederti qui! >> esclamò con il suo caratteristico entusiasmo risedendosi compostamente accanto al leone. Io mi sedetti sulle ginocchia e le sorrisi.

<< Aslan, lei è Akemi. La ragazza di cui parlavano prima Peter ed Edmund! >> mi presentò al leone. Chinai timidamente la testa salutandolo.

<< è un piacere conoscerti, piccola Akemi. >> scoprii la voce di Aslan pacata e paterna. Sorrisi nuovamente, sentendo una punta dolorosa al petto.

Quello che avrebbe dovuto parlarmi con quel tono, non l’ha mai fatto..

<< La prego, mi chiami Em. Lo preferisco. >> lui annuì, come ponderando quelle semplici parole.

<< Mi spiace che il tuo arrivo a Narnia sia stato particolarmente.. burrascoso. >>

Scrollai le spalle << L’importante è che sia finito tutto per il meglio, credo. >>

Sentii il leone ridere pacatamente << Ben detto, cara. >>

Mi voltai allarmata quanto gli alberi alle mie spalle sentii il calore del fuoco e le ombre si allungarono. Rimasi inginocchiata con le mani appoggiate per terra, ancora mezza scombussolata da quell’improvviso falò. Mi avvicinai gattonando a Lucy e mi sedetti poco elegantemente a gambe incrociate.

Si sedettero tutti attorno al grande fuoco, i tre mancanti fratelli si unirono a noi, Caspian si sedette all’altro fianco di Aslan.

Le creature silvane iniziarono una danza intorno al focolare, mentre comparivano davanti a noi mangerecci vari. Questo mi ricordò le tavole nella Sala Grande di Hogwarts, ma sicuramente a Narnia non c’erano elfi domestici che preparavano cibo e lo mandavano sul prato.

Era magia. Una magia completamente diversa da quella che avevo sempre conosciuto io.

Anche gli alberi stavano mangiando. Una roba di terra che sembrava cioccolato. Edmund decise di mangiarne un pezzo

<< Non mi sembra un’idea geniale.. >> lo informai, infilandomi in bocca un acino d’uva.

<< Beh.. però ha un bell’aspetto! >> ribattè. Aggrottai la fronte, per poi scrollare le spalle e osservarlo addentare e masticare quel tocco di 
terra compressa.

La smorfia del ragazzo fu più che eloquente. << Com’è? >> chiesero Susan e Lucy nello stesso istante ma con toni diversi: Lucy era sinceramente interessata, il tono di Susan era parecchio ironico.

<< Particolare.. >> sentenziò strizzando gli occhi, schifato. Io e Susan scoppiammo a ridere, lanciandoci occhiate complici << Tieni, leva via quel saporaccio. >> gli passai il mio grappolo d’uva.

Gli alberi mangiarono anche una roba di terra rosata, Susan propose al fratello minore di assaggiare anche quella, causando l’ilarità degli altri due fratelli e mia.

A poco a poco le creature si congedarono, o si addormentarono sul posto. Anche noi decidemmo di andare al castello, dove erano state preparate delle stanze per la notte.

Però io non riuscivo a prendere sonno, così uscii su un balcone. Non mi posi il problema di rivestirmi, visto che la camicia da notte che mi avevano dato era così elaborata da sembrare una veste normale.

Poggiai le braccia alla balconata e alzai lo sguardo alle stelle. A Londra non si vedevano così bene, non ero neanche sicura fossero le stesse.

Qualcuno si appoggiò alla balconata al mio fianco. Mi voltai per intravedere la chioma scura e ribelle di Edmund, con la faccia diretta verso l’interno del castello.

<< Ancora sveglia? >> fece

<< Potrei ribaltare la domanda verso di te.. >> osservai.

<< Mi fa un po’ male la spalla, non riesco a dormire. >> rivelò. Si era fatto male durante la battaglia, ma non lo aveva detto a Lucy per farle usare la pozione su chi ne aveva più bisogno. Gli avevo fatto io una spiccia fasciatura. Ero andata a recuperare la mia valigetta del pronto-soccorso da in mezzo al bosco.

<< Perché sei sveglia? >> mi chiese.

Scrollai le spalle << Troppi pensieri. >> dissi.

<< Che genere, di pensieri? >>

<< Pensieri e basta. >> dissi per troncare il discorso. Lo ringraziai mentalmente quando non chiese altro. << Certo, sono coraggiose le tue sorelle.. >> sospirai.

Lo intravidi voltarsi nella mia direzione. Io fissai il mio sguardo verso il falò, che si intravedeva tra gli alberi della foresta << Io non ci sono riuscita.. >> aggiunsi a bassa voce.

<< Chiunque avrebbe reagito in quel modo, Em. >>

<< Ho sempre pensato.. >> dissi prima che potesse aggiungere altro << che è meglio essere vigliacchi per un minuto che morti per tutta la vita. >> rivelai.

<< Beh, ha senso. >> disse lui, ridacchiando.

<< Non è il pensiero di una persona coraggiosa. >> ribattei

<< Susan e Lucy ci sono abituate, non è tanto il fatto che siano coraggiose. Non è la prima battaglia che combattono. >>

<< Davvero? >> domandai stupita << Cioè, nel senso, so che oggi hanno combattuto ma non pensavo fosse una cosa abituale di quando eravate qui. >>

Non lo vidi, ma seppi che aveva sorriso << Io e Peter non eravamo tanto contenti, però poi ci abbiamo fatto l’abitudine. Erano le regine ed erano adulte, potevano fare ciò che volevano. >>

Sentii la nostalgia nel suo tono e non riuscii a trattenermi << Questa è la vostra casa.. >>

Ed sospirò << Si, in parte lo è. >>

Anche loro. La casa di Tom era Hogwarts; Roxanne aveva la sua casa natale; loro avevano Narnia.

<< Dev’essere bello, avere una casa in cui tornare. >> stavolta fui io a sospirare.

<< Tu hai una casa! >> esclamo Ed. Non riuscii a trattenermi dal rispondere, scettica << Ah, si? Illuminami ti prego.. >>

<< La casa è dove si trova la tua famiglia! La famiglia non dev’essere per forza quella di sangue. So che consideri Tom una specie di fratello, quindi fa parte della tua famiglia, Roxanne anche. Tu fai parte della nostra. >>

Mi accorsi con sorpresa di avere gli occhi che mi bruciavano.

<< Tu non le devi dire queste cose. >> ordinai con voce tremante. Lo vidi aggrottare la fronte ma sorridere << E perché? >>

<< Perché un ragazzino della tua età non direbbe queste cose! >> esclamai portandomi le mani al viso, arrossato.

<< Perché stai piangendo, adesso?! >> mi chiese, scoppiando a ridere, lo seguii a ruota, asciugandomi gli occhi << Sei un cretino. >>
                                                                
     

                                                                                               ** ** ** ** **
 


Il giorno seguente andai al raduno in fondo alla radura, accompagnata da Lucy. Aslan aveva fatto sistemare tre bastoni in modo tale che formassero un’arcata rettangolare e vi si era seduto davanti, con il muso verso il pubblico. Caspian e Peter si trovavano ognuno a un lato del leone.

Io e Lucy ci sistemammo più indietro, vicino a Susan e Edmund.

Aslan spiegò ai presenti uomini di Telmar  che avevano libertà di scelta tra il rimanere sotto il regno del nuovo Re, cioè Caspian, oppure andare in un’altra terra – quella mia e dei quattro fratelli –.

Il primo che acconsentì a questa nuova vita in una nuova terra fu uno degli uomini di Miraz. Essendo stato il primo a scegliere, Aslan gli promise un futuro roseo, così scomparve al di là della porta improvvisata.

Ma a quel punto tutti gli altri iniziarono a protestare, sostenendo che, dentro quell’arcata, non si vedeva un nuovo mondo e che se volevamo che ci credessero avrebbe dovuto farsi avanti uno di noi. Peter si fece avanti, chiamando a sé i fratelli e me.

<< Ora tocca a noi. >> Ed chiese il significato di quelle parole e Susan, che sembrava aver capito tutto, ci disse di seguirla.

<< Dobbiamo cambiarci d’abito. >> disse la ragazza.

<< Cambiare cosa? >> ripetè Lucy, confusa.

<< I nostro vestiti. Conciati così faremmo ridere i polli, in una stazione londinese, vi pare? >>

<< Ma abbiamo lasciato i vestiti al castello. >> notai. Peter scosse la testa << No, sono stati portati qui. >>

<< è di questo che tu e Susan parlavate stamattina con Aslan? >> domandò la minore.

<< Si, anche di altre cose. Non posso dirvi tutto, ragazzi. Ci sono cose che Aslan voleva comunicare a me e a Susan perché non torneremo mai più a Narnia. >>

<< Mai più? >> gridarono Edmund e Lucy. Peter si affrettò a tranquillizzarli << Voi con Em potrete tornare. Ma io e Sue siamo troppo grandi, ormai. >>

<< E a voi va bene così? >> chiesi loro.

<< Credo di si. >> mi rispose Susan << è tutto molto diverso da come lo avevamo immaginato. Ve ne renderete conto quando sarà anche per voi l’ultima volta. >>

Quando tornammo all’assemblea un paio di telmarini ci presero in giro per i nostri vestiti.

Avessero saputolo loro, invece, i vestiti normali che stavano indossando!

Tutte le creature di Narnia si alzarono, in onore dei quattro re che andavano nuovamente via. Fu versata qualche lacrima.

Io, che non ero per i saluti svenevoli, diedi un’amichevole pacca sulla spalla a Caspian, sorridendogli, strinsi la mano al vecchio dottor 
Cornelius e abbracciai Tartufello, che anche se mi aveva mezza shockata per il suo essere un tasso parlante, aveva fatto in modo che incontrassi gente che conoscevo e mi aveva fatto da ‘guida’ quando avevo bisogno di spiegazioni.

Feci un impacciato inchino ad Aslan, che mi sorrise con rassicurazione.

Peter si diresse verso la ‘porta’, prendendo la mano a Susan che a sua volta prese quella di Edmund e di Lucy.

Alla fine, la bambina tese una mano dalla mia parte, sorridendomi, raggiante. Gliela afferrai, sorridendole a mia volta.

Raggiungemmo la soglia e la attraversammo. Il vento ci colse alla sprovvista, e vedemmo delle immagini sfocate e confuse. Il colore rossastro delle mattonelle della stazione mi fecero chiudere gli occhi. Quando li riaprii mi ritrovai di fronte alle porte aperte di un treno.

Mi alzai dalla panchina ed entrai rapidamente.

Guardando alla mia destra non potei non sorridere, Lucy stava entrando nel vagone, seguita dai fratelli.

Sentii Ed lamentarsi di aver dimenticato la torcia nuova a Narnia e mi venne quasi spontaneo cercare la mia valigia. Imprecai sommessamente accorgendomi della sua assenza.

Qualcuno mi picchiettò sulla spalla e mi trovai davanti Ed << Cerchi questa? >> mi chiese.

<< Sposami ti prego.. >> gemetti prendendo la valigia che mi porgeva.

<< Sposa Lucy, l’ha presa lei. >> ridacchiò.

<< Lo metterò nel promemoria. >> risposi, ridendo a mia volta.

Santa, santa Normalità.










****Angolo Autore
Eccoci qui con settimo capitolo, ed eccoci qui con quest'angolo autore che, abbiamo appurato, sono completamente incapace a scrivere >.<
Che dire? Em non è una che ama le battaglie, come abbiamo visto xD

Qui facciamo rispondere Akemi ad una domanda che gli è stata posta da Kirlia:
"raccontami qualcosa sulla tua elfa domestica! E dimmi come si chiama u.u"
Em risponde: "cos'è che mi hai chiesto? Ah si, della mia elfa domestica.. beh in realtà è da molto tempo che non la vedo.. saranno tre quattro anni che non vado a casa mia e lei non può venire da me, visto che vivo circondata da babbani.
Si chiama Kora. credo sia l'unica cosa che mi manca di quel posto infernale, mi è dispiaciuto lasciarla lì da sola.
é ossequiosissima! peggio di Caspian! è qualcosa di assurdo. Ci ho messo anni per farle capire che non doveva chiamarmi 'padroncina' e che camera mia la potevo anche sistemare da sola, ma anche l'ultima volta mi ha sgridata perchè non avrei dovuto preparare il pranzo. Era un po' come una nonna.. o almeno come credo si dovrebbe comportare una nonna. Mi ha insegnato il francese, la famiglia che l'aveva data a mio nonno era francese. Serve la nostra famiglia da due generazioni: mio nonno Taichi e mio padre. Poi credo che passerà a me. loro possono anche avermi disconosciuta, ma è una questione di sangue. Purtroppo c'è il loro sangue nelle mie vene.
Mi ha praticamente cresciuta al posto di Josephine. 
Forse dovrei andarla a trovare.. " 

e la fermiamo qui, perchè ha cominciato a sproloquiare xD A volte è troppo logorroica >.<
Mi avevano anche chiesto di pubblicare un'immagine della nostra protagonista. Visto che non ho trovato nessun prestavolto umano che andasse bene, ho fatto uno schizzo by-my-self
 
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Ringrazio infinitamente GJDunkel, Kirlia e Judith Svart per le recensioni che mi hanno lasciato, tutti quelli che hanno messo la storia tra le seguite/ricordate/preferite e, come sempre, anche chi legge e basta.
Un bacione!
Rue <3

  
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