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Autore: musicsafety    09/09/2013    4 recensioni
Ero sola. Completamente, unicamente sola. Con chi potevo parlare del mio problema?
Migliore amica? No, era in Italia.
Mamma? No, era morta.
Papà? No, lui non poteva sapere questa storia.
Fratellastro? Oh. No, era da escludere. Lui era il mio problema.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi alzai di scatto dal tavolo, spingendo la sedia indietro, e mi mossi velocemente verso l'ingresso, dove trovai l'ospite insieme a mio padre.
«Itan! Che...che ci fai qui?»
Balbettai, con le gambe che tremavano.
«Non sei contenta di vedermi, splendore?»
Mi attrasse a sé, stringendomi in uno dei suoi soliti abbracci che, in quel momento, aveva tutto un altro significato.
Mormorai un «ti prego» e mi staccai, guardandolo in faccia. Fu come se non mi avesse sentito; sorrise ed entrò nella cucina. Salutò tutti lanciando una strana occhiata ad Harry, che ricambiò senza troppi problemi e si sedette fra me ed Anne.
«Allora, Itan. Come mai da queste parti? Era parecchio che non ti si vedeva qui intorno.»
«Con la libreria e gli allenamenti non ho mai molto tempo libero, ma stamattina ho pensato di venirvi a fare un saluto.»
Rispose innocentemente, alzando le spalle. Dio solo sa cosa avrei fatto in quel momento, se solo avessi potuto strangolarlo senza essere notata.
Dopo un cenno di consenso di mio padre, restammo tutti in silenzio: Anne e Charlie finivano la colazione, mio padre leggeva il giornale, ed io e Harry ripassavamo il vangelo nella speranza che non accadesse nulla di ciò che pensavamo. O almeno, io lo stavo facendo.
«Beh? Hope vi ha dato la bella notizia?»
Tossii rumorosamente, guardando il biondo al mio fianco.
No, no, no, no.
Strinsi gli occhi arricciando il naso, preparandomi al peggio: Anne avrebbe dato di matto, mio padre mi avrebbe diseredato ed Harry sarebbe stato spacciato. In tutti i sensi.
«Il reclutatore mi ha chiamato, mi hanno preso nella squadra agonistica!»
Ma vaffanculo.
Tirai un sospiro e mi accasciai sulla sedia, sentendo tutti gli elogi fatti da Anne e mio padre.
Sospirai, cercando di isolarmi da ciò che stava succedendo nella stanza, ma a quanto pare era davvero impossibile. L'ansia mi stava letteralmente divorando e così sarebbe stato fino a quando Itan non fosse uscito da casa mia. In quel momento sospettai per la prima volta di soffrire di tachicardia.
«Grande, Hogan. E cosa fai, il palo della porta?»
Esclamò il mio fratellastro, mandando giù un sorso d'acqua e ridendo.
Non è il momento di fare il coglione, cazzo.
Stavo maledicendo mentalmente il ragazzo quando Itan ricambiò la risata posando un braccio sopra alle mie spalle, avvicinando la mia sedia alla sua.
«Non mi sembra che tu sia nella situazione adatta per fare lo spaccone, riccio.»
L'altro lo fulminò, stringendo la mascella e guardandolo di sbieco.
«E l'altra bella notizia non la sapete?»
Annunciò quello che ritenevo fosse il mio migliore amico attirando l'attenzione di tutti. Guardai spaventata Carlotta, e subito dopo riportai lo sguardo sul biondo.
«Hope si è fidanzata!»
Sbem.
Il tempo sembrò fermarsi e sentivo gli sguardi di tutti addosso, come se mi fossi trasformata nel loro film preferito.
Un susseguirsi di emozioni mi fece avvampare e immediatamente scoppiai in una risata isterica.
«Ma che dici? Non è vero.»
Borbottai cercando un qualsiasi aiuto valido nell'altro ragazzo coinvolto che, in quel momento, sembrava totalmente assente.
«Oh, e dai Hope. Diglielo e basta.»
Intervenne di nuovo il ragazzo biondo che stava minacciando di rovinarvi la vita.
«Davvero, piccola?»
Domandò mio padre, con gli occhi spalancati e il giornale ormai sul tavolo.
«Oh, lo sapevo! Te l'avevo detto Erik, te l'avevo detto!»
Esultò felice Anne, alzando le braccia ridendo.
Non riderà così fra pochi minuti. Oh, proprio no. Dio, se esisti, aiutami.
«E con...chi?»
Ora, hai il permesso per farti prendere dal panico più totale.
Mi morsi l'interno della mascella, alzando un'ultima volta lo sguardo su Harry, che mi fissava perplesso. Cosa dovevo fare? Quel ragazzo mi stava portando solo problemi. Con me stessa e con chiunque sospettasse di noi. E odiavo me stessa, perché non riuscivo a vederlo diversamente, non riuscivo a non amarlo.
Fu come una doccia fredda mischiata ad un'ustione di primo grado. Ricacciai indietro le poche lacrime che minacciavano di affacciarsi, come al solito, e presi aria.
Era tutto così fottutamente difficile.
«Okay, se non vuoi dirglielo tu, glielo dirò io.» Hogan si schiarì la voce «La nostra bellissima Hope, a quanto pare, si è fidanzata con il qui presente-»
«
Lui» Mi strinsi al fianco di Itan, mettendo su il sorriso più carino e docile che credevo di avere «Sì, con lui. Sto con Itan.»
Mormorai più confusa degli altri, che erano diventati delle statue di cera.
Percorsi il tavolo con lo sguardo, ogni singola persona: Carlotta stava cercando di non sputarmi tutti i cereali che aveva in bocca in faccia, mio papà era in uno strano stato di trance, Anne era già scattata in piedi per venire a congratularsi e Harry....si limitava a respirare rumorosamente, facendo alzare e riabbassare irregolarmente il suo petto. Itan, invece, cercava inutilmente di smontare la mia fasulla teoria, ma non ci riuscì.
«E quando avevi intenzione di dirmelo?!»
Saltò su l'uomo che mi aveva messo al mondo, iniziando una particolare predica sui rischi che si corrono avendo un fidanzato. Ma io non lo stavo ascoltando. Non capivo cosa provavo, se ero felice per il mio alibi puramente inventato sul momento, oppure in panico per aver mentito.
Ma non avevo tempo per pensare a quello. E neanche voglia.
Harry. Tutto ciò che m'importava veramente, era come avrebbe reagito lui. Se mi avrebbe voluto ancora, se fosse arrabbiato o ferito, cosa gli passava per la testa in quel momento.
Senza dire una parola, uscii dalla stanza e corsi su per le scale, sbattendomi la porta della mia camera alle spalle. Cos'era appena successo? Il coraggio di guardarlo negli occhi, non c'era. Avevo tremendamente paura di quello che avrei potuto vedere, scoprire. Aveva paura di non rivedere più quello che avrei voluto vedere, in quelle iridi che mi avevano fatto completamente uscire di testa.
Mi buttai sul letto e singhiozzando, sprofondai la testa nel cuscino. Nella testa mi frullavano tanti di quei pensieri che a stento ricordavo perché stavo imitando una fontana. Noncurante del trucco sciolto sul cuscino, del pandemonio che ci sarebbe potuto essere in quel preciso istante al piano di sotto, di tutto e tutti, mi lasciai andare, sperando solo di trovare quel minimo di sonno che speravo mi avrebbe tolto dalla realtà per qualche minuto, qualche ora, qualche giorno. L'ultima opzione era impossibile, ma speravo veramente fosse così. Non avevo voglia di riaffrontare la realtà, la mia realtà. Quella odiosa e fasulla che mi ero creata io.


«Non credi di dovermi delle spiegazioni?»
Un rumore, la porta chiusa, e la chiave nella serratura.
Questa situazione non ha mai portato a nulla di buono.
Mi stropicciai gli occhi, guardai l'orologio sul comodino per accorgermi che erano le diciotto e mi alzai lentamente, senza voltarmi però verso la porta.
«Non so che spiegazione potrei darti.»
Senza rendermene conto, tentai inutilmente di asciugarmi delle lacrime inesistenti e mi appoggiai al davanzale della finestra aspettando che il ragazzo dietro di me continuasse a parlare, sperando solo che non fosse troppo sincero.
«Cazzo, non fare così, Hope. Non puoi fare così. Hai presente di che casino hai fatto scoppiare giù di sotto?»
Sentii i suoi passi leggeri dietro di me, e trattenni il respiro.
«Ma più di tutto» la sua mano si posò sul mio fianco, e immediatamente tremai. Mi fece voltare, e per la prima volta dopo tutto quel caos, mi scontrai con i suoi occhi «come ti è venuto in mente?»
«
Non lo so Harry, non lo so.»
Scossi la testa, rilassandomi sotto il suo tocco.
«Non fare l'indifferente. Odio quando ti comporti così.»
Mormorò stringendo i denti e tenendo lo sguardo fisso su di me.
«Vuoi sapere cosa c'è, Harry? Vuoi sapere se ti amo? Sì, ti amo. Ti amo più di qualsiasi altra cosa, ti amo più di me stessa. Amo Itan? No, per niente. Ma cosa potevo fare? Eh? Dimmelo tu, dovevo sbattere in faccia alla nostra famiglia che credo di essermi innamorata del mio fratellastro? Oh, non è niente di illegale, ma questo non risparmierà un attacco di cuore a mio padre! Non mi è venuto in mente niente di meglio che buttare tutto su quello. Io...io non so cosa mi è preso, ma non ti chiederò scusa per averci parato il culo a tutti e due. Ora non so cosa farò, e come gestirò la situazione, davvero non so come andrà a finire. Vorrei solo che tu capissi...come stanno le cose.»
La mia voce si affievolì. Avevo ricominciato a piangere, avevo ricominciato a fare quello che mi ero ripromessa non avrei mai più fatto.
In quel momento, sentii la mia testa girare vorticosamente. Chiusi le palpebre e aspettai di cadere per terra, come un'idiota, ma non accadde. Mi ritrovai semplicemente a baciarlo.
Sentivo il suo fiato sopra le mie labbra, il suo respiro regolare sfiorarmi la guancia, mentre delicatamente mi spingeva indietro, lasciandomi più confusa che mai.
«Ti amo anche io, Hope. Ti amo.»
Il mio cuore mi saltò in gola, ma il suo solito sorriso non arrivò. Al contrario, potei vedere chiaramente i suoi occhi cambiare luce, mentre si avvicinavano di nuovo al mio viso.
Sentii il lenzuolo fresco toccarmi la schiena e mi resi conto solo in quel momento di essere di nuovo sdraiata sul mio letto, con lui steso sopra, che teneva le mie labbra intrappolate tra le sue.
Ormai totalmente presa da lui, mi aggrappai alle sue spalle e lo avvicinai il più possibile a me, scendendo fino a poggiare la bocca sull'incavo del suo collo, dove lasciai dei piccoli baci. Risalendo verso il suo volto, seguendo la mascella, unii la lingua per poi sentirlo gemere leggermente.
Poco dopo, le sue labbra stavano catturando le ultime lacrime rimaste, e tutto il dolore che fino a poco prima dominava dentro di me, era improvvisamente sparito.
Ora provavo una nuova sensazione, ero tesa, nervosa. Sentivo una passione lancinante scorrermi nelle vene, vedevo solo le sue iridi verdi, fisse nelle mie.
Afferrai la sua t-shirt bianca, e la buttai non troppo delicatamente sul pavimento, dove poco dopo venne raggiunta dalla mia.
Il suo tocco era ormai dappertutto, le mie unghie conficcate nella sua schiena. Non ci volle molto, prima di trovarci in intimo. Intrecciai le mie gambe fra le sue, e sospirai. Tolti anche gli ultimi indumenti, poggia le mani sulle sue guance.
Con il fiato corto, dissi l'ultima cosa che avrei pronunciato quel giorno.
«Siamo un errore.»
«Niente è sbagliato insieme a te.»
E così, quel giorno, consumai il mio amore, per la prima volta. Nella mia stanza, c'erano solo gemiti soffocati, nomi sussurrati e dolori colmati.
Io sentivo quello che provava lui, lui sentiva quanto lo amavo io. Era mio. Era davvero, completamente mio.
Inarcai la schiena cercando più contatto possibile, e sorrisi, senza dar peso al male fisico che sentivo.
Finché sarebbe esisto un 'noi', sarebbe andato tutto bene.






SPAZIO AUTRICE.
Non vi chiedo neanche più scusa per l'abnorme ritardo, perché questa volta ho esagerato veramente.
E' stata un'estate un po' così, perdonatemi. Anzi, non fatelo. Non avrebbe senso, sono un casino. Continuerò a chiedervi scusa per il resto dei miei giorni e dei miei capitoli, sappiatelo però.
Spero che questa schifezza vi piaccia. A me, come al solito, non entusiasma ma ci ho messo l'anima. Un'amica mi ha detto che è 'stupendo', se non vi piace, è colpa sua.
Voi che ne pensate? Me la lasciate una recensione piccola piccola?
Ragazze, se seguite ancora questa....cosa, grazie davvero. Sul serio, non sapete quanto vi sono grata.
Un bacione, Sara.
  
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