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Autore: _Trixie_    09/09/2013    4 recensioni
Raccolta di sei storie partecipante al "Fluff Fest Challenge".
Momenti di vita di Callie e Arizona, per la maggior slice of life dai toni decisamente fluff.
1. Di cambiamenti, difese e cene - Perché in quel momento solo loro due esistevano, e nient’altro.
2. Di castagne, torte e richieste - «Ah, no, no, no, Calliope! Niente escuchar, niente spagnolo, niente Arizona».
3. Di sonno, mattine e notti - «Ho sonno, è presto» disse Arizona. «Ho sonno, è tardi» disse Calliope.
4. Di stelle cadenti, bisbigli e domande - «Come hai capito che lei era quella giusta?»
5. Di canzoni, galline e offerte di pace - «Non sono fortunata solo perché canta bene» aggiunsi
6. Di equilibrio, lenzuola e piccante - Avevano cercato a lungo un loro equilibrio, un modo perché le loro opposte predilezioni potessero convivere le une con le altre.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Più stagioni
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From the summer to the spring. '
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Titolo: Di cambiamenti, difese e cene
Autore:_Trixie_
Fandom: Grey’s Anatomy.
Personaggi: Calliope Torres, Arizona Robbins
Pairing: Callie/Arizona.
Genere: fluff, romantico, slice of life.
Rating: verde.
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono e non ne detengo i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro. 
Tabella: Autunno
Prompt: 01. Cambiamento
Note: Raccolta partecipante al Fluff Fest Challenge. Quarta e ultima parte di una serie che comprende Winter,  SpringSummer, mi scuso per l’attesa, chi mi conosce sa che è un lieve ritardo, per i miei standard.
Buona lettura :D 
 
A K. che ama dormire
la domenica mattina.
 
 
 
Di cambiamenti, difese e cene
 
 
 
Quando diciamo cose tipo le persone non cambiano, facciamo impazzire gli scienziati.
 Perché il cambiamento è letteralmente l’unica costante di tutta la scienza. 
[Meredith Grey, 07x01]


 




Arizona Robbins si alzò in piedi, di fronte agli invitati attenti e si preparò a pronunciare il suo discorso. Non distolse mai i propri occhi da quelli di Calliope e nemmeno si accorse della presenza del resto del mondo. Perché in quel momento solo loro due esistevano, e nient’altro.
 
 
 
 
Mio padre era un militare e da bambina la mia famiglia cambiava spesso residenza, città, stato. Vita.
Odiavo tutto quel trambusto, gli scatoloni, le valige, il camion dei traslochi e le litigate con Tim, per chi si sarebbe accaparrato la stanza migliore della nuova casa. In ogni caso, ci sarei rimasta per soli sei mesi o poco più, perciò la cosa non importava davvero, era solo una questione di puntiglio tra me e Tim, per sfogare il malumore e l’odio verso un cambiamento per il quale non trovavo un colpevole. Mio padre faceva solo il suo dovere ed io ero orgogliosa di lui, perciò non potevo biasimarlo..
Nel corso degli anni imparai ad affezionarmi a tempo alle persone. Non fraintendetemi, era solo un meccanismo di sopravvivenza per non annegare nel dolore ogni volta che lasciavo una casa, i suoi ricordi e le amicizie che avevo costruito.
Per far fronte al dolore progettai un timer biologico, che faceva crescere l’affetto verso i nuovi legami per i primi tre, quattro mesi al massimo per poi diminuirlo gradualmente, in modo che il giorno del trasloco non rimanesse in me altro che una rassegnata amarezza verso quelle persone che avevo trovato e subito perso.
Era per questo motivo che Tim diceva che in me ci dovesse essere qualcosa che non andava, ma io sono convinta che qualcosa che non andasse ci fosse in lui. Uno spirito di sacrificio troppo elevato, un senso del dovere profondamente radicato o forse una capacità di amare smisurata, ma qualunque cosa fosse, lo portò ad arruolarsi. E lo portò anche a morire.
Fu uno shock, un cambiamento al quale non ero preparata. Per Tim non avevo azionato il mio orologio, per lui progettavo il per sempre, per lui progettavo cene in cui avrebbe conosciuto la mia fidanzata e ci avrebbe anche provato con lei, senza speranza. Per lui c’era tutto il tempo dell’Universo.
E invece era bastato un istante per portarlo via da me e quello stesso istante mi bastò per decidere che il mio orologio biologico non funzionava, perciò optai per una nuova strategia difensiva.
Legami brevi e intensi, che consumavano sé stessi, della durata di pochi mesi.
E come tecnica funzionò. Non per sembrare volgare, ma mi assicurò anni di relazioni brevi e passionali, dalla durata di uno stoppino che brucia, nelle quali il mio unico problema era mettere un freno prima che l’altra si montasse la testa e accennasse a una relazione stabile, seria e matura.
L’unico effetto collaterale era la solitudine, ma ero diventata brava anche ad ignorarla, come ignoravo il senso di colpa nello scaricare la mia ultima fiamma. E come ignoravo il dolore per Tim, che non accennava ad assopirsi.
Dicono che il tempo guarisca ogni cosa, ma chiunque ci creda si sbaglia di grosso.
Ad ogni modo, mi costa ammetterlo, ma anche il metodo dello stoppino, della passione fugace e divampante, si rivelò una gran fallimento.
La colpa questa volta fu di Calliope e di quella sua tristezza che portava dipinta in viso con una tale eleganza da farmi desiderare di baciarla. Cosa che poi feci, con la complicità di un paio di bicchierini di troppo, nel bagno del bar di Joe, ma credo che su questo dettaglio e su tutta la brutta faccenda della poppante si possa andare oltre e parlare della mia prima cena con Calliope.
Perché fu quella sera che presi una decisione importante, del tutto sconsiderata e irragionevole, mentre cambiavo vestito per la terza volta e lamentandomi della scarsezza del mio guardaroba.
Disgrazia che, quella di comportarmi come un’adolescente al primo appuntamento con la sua cotta di anni, avevo inspiegabilmente evitato per tutta la vita, almeno fino a quel momento.
E mentre provavo ad allacciare degli stupidi bottoni, capii che, non solo l’incontro e le poche parole scambiate con Calliope mi avevano cambiata, ma che questo cambiamento mi piaceva, era positivo, era un miglioramento. Mi accorsi che ora, prima di dormire, non pensavo più alla divisa militare di Tim macchiata di sangue, ma al camice di Callie e alla maglietta che aveva portato quel giorno, facendo indugiare il mio sguardo in posti a cui una collega non dovrebbe nemmeno pensare.
Mi accorsi anche che da giorni facevo colazione al bar dell’ospedale, perché lei faceva colazione lì e, magari, chissà, avrei potuto vederla.
Calliope era uno novità, per me, era diversa da qualsiasi altra donna avessi mai incontrato prima e, nonostante tutto, la cosa non mi spaventava.
Era come una seconda occasione, lei era la mia occasione per essere una persona migliore, una donna migliore.
Perciò presi una decisione, una decisione di cui ancora oggi, nel giorno del nostro matrimonio, non mi pento.
Decisi di aprirle il mio cuore e di lasciarla diventare il cambiamento della mia vita così, in quanto tale, ne sarebbe stata anche la costante.
 
 
 
 



 

 

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