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Autore: InweElensar     16/03/2008    6 recensioni
La strana storia di una coppia insolita. Oppure vista da un'altra angolazione potrebbe essere: la normale storia di una coppia come tante. Decidete voi quale delle due opzioni è quella più calzante a ciò che andrete a leggere.
Tutto comincia da quella che potrebbe sembrare a tutti gli effetti una fine, ma...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomi a pubblicare il capitolo 6. Sono un pò titubante se continuare o no nella pubblicazione, non credo di essere all'altezza di questa sezione o meglio credo che il mio modo di scrivere non incontri il favore dei lettori, magari sono troppo banale. Quindi sto meditando seriamente il da farsi. Desidero comunque ringraziare tantissimo chi ha recensito questa storia ossia: michi88, miolety, lust_lucy, bebe e Makula.

 

 

 

 

6

 

Quella sera le sorprese non erano finite. Anche io abbandonai la spiaggia e m’incamminai verso il fulcro della festa, chissà perché poi non ero andata con Orlando, verso il buffet intendo, fatto sta che una volta rientrata dove si trovava la maggior parte della gente, beccai Jonathan, il maestro di surf, che stava pomiciando con la fatalona che avevo visto al ristorante con Orlando.

Ci rimasi male. La cosa mi dette noia, non tanto perché in realtà me ne fregasse qualcosa, ma insomma l’orgoglio è pur sempre l’orgoglio e vedersi scaricate non fa piacere a nessuna. Sì, okay, anche io non è che fossi stata sull’albero a cantare, ma come sempre con noi stessi siamo assai indulgenti rispetto a come lo possiamo essere con gli altri.

Alla fine fu anche meglio così, almeno mi sarei potuta ritenere libera di fare ciò che mi pareva… sì, ma di fare cosa? D’un tratto fu come se i fumi dell’alcool si fossero di colpo esauriti e all’improvviso mi rendessi conto di TUTTO ciò che era capitato.

Momento di autentico panico!

Cominciò a mancarmi il respiro, ODDIO! Orlando Bloom aveva baciato ME!!!

Sembrava il brutto titolo di una sit-com demenziale! L’impiegata che vince il viaggio alle Hawaii e che incappa nello pseudo stereotipo di principe azzurro, sogno di ognuna, e lo conquista PURE! Orrore, assomigliava alla versione moderna e decisamente naiffe di Cenerentola 2008.

Che pensieri penosi che si stavano affacciando nella mia confusa testolina! Io così pratica, così volutamente razionale mi ero lasciata andare ad un pericolosissimo volo pindarico, ah ma avrei rimediato e subito, fin dall’indomani stesso. Bisognava dare un taglio a tutte queste situazioni assurde quanto ingarbugliate, ordine! Ecco che cosa ci voleva. Sarei andata a surfare con Orlando SOLO per chiudere definitivamente la parentesi Jonathan(s). Uno era archiviato, ora toccava all’altro, a quello che in realtà si chiamava in tutt’altro modo.

 

Ma tra il dire ed fare c’è di mezzo il mare… per l’appunto quello che fu teatro un bel capovolgimento di situazione. Ma andiamo per ordine e partiamo dall’inizio di quella giornata.

 

Non so come accadde, forse fu colpa di una sorta di meccanismo inconscio, ma la mattina seguente non sentii la sveglia e mi svegliai giusto mezz’ora prima dell’appuntamento. Come mi resi conto della cosa schizzai fuori dal letto come se avessi cento diavoli alle calcagna e m’infilai sotto la doccia lavandomi alla velocità della luce. Una volta fuori cercai disperatamente un costume intero, l’unico che avessi portato ma non riuscii a trovarlo. Con notevole ansia m’infilai un due pezzi a strisce di gradazione color arancio e afferrai qull’aggeggio infernale che porta il nome di tuta della Maui. In un impeto di masochismo me l’ero pure comprata… come se poi a casa mi fosse servita! A volte facevo delle cose davvero stupide, tergiversazioni a parte cominciai a lottare con l’indumento malefico per infilarlo. Essendo così dannatamente stretto, facevo una fatica bestiale ad indossarlo anche perché io sono magra, ma non un alice, ho una magrezza ‘normale’ con un po’ di ciccia ben messa qua e là e proprio il mio sedere è il punto più ostico dove s’incagliava la maledetta tuta. Facendo una fatica bestiale alla fine riuscii nell’intento quando qualcuno bussò alla mia porta. Non poteva che essere lui. Mio Dio! Ero così in ritardo, ancora non mi ero pettinata, né mi ero messa il mascara waterproof (sì lo so lo dovevo liquidare, e allora? Lo volevo fare con classe e non modello ciospa appena alzata!). Di certo non mi sognavo di presentarmi come in effetti mi presentai. Aprii la porta con la tuta ancora mezza a ciondoloni visto che dovevo ancora infilarmi la parte superiore, i cappelli arruffati, una ciabatta sì ed una nò.

Lui appena mi vide alzò un sopracciglio “Sirenetta hai dormito male?” mi chiese incrociando le mani al petto divertito.

“Ehmm… no capitan Findus, il fatto è che sono in ritardo… non ho sentito la sveglia” gli confessai sinceramente, facendolo entrare. Cioè stavo facendo entrare Orlando Bloom in camera mia! Sono sicura che mai nessuna delle mie amiche mi avrebbe creduta (Aridagli! Lo SO’ ! Dovevo mandarlo a quel paese, ma mica potevo farlo subito, lo avrei fatto con calma a fine giornata).

“Capitan Findus?”  mi chiese lui questa volta inarcando tutte e due le sopracciglia, quel  ragazzo era una macchietta, faceva delle facce irresistibili, ed il bello era che più a cretino le faceva e più dannatamente carino era, ma  dico io si può?

“Non ho capito scusa, tu mi puoi tranquillamente chiamare Sirenetta, e io non posso chiamarti Capitan Findus?” risposi mentre alla velocità della luce stavo pettinando i capelli per fermarli poi in una coda alta.

Lo sentii schiarirsi la voce “Ecco…” cominciò prendendola molto alla lontana “A parte il fatto che Sirenetta è molto più carino di Capitan Findus come nomignolo, ma devo confessarti una cosa, io… mi spiace ma…  non mi ricordo il tuo nome” concluse infine facendo una faccetta contrita.

Era una sciocchezza, ma ci rimasi malissimo. “Mi chiamo Margaret” gli risposi asciutta.

“Ecco!” fece lui picchiandosi il palmo della mano sulla fronte “Scusa ma proprio non mi veniva a mente”.

“Non importa” biascicai con finta noncuranza facendo spallucce, mentre cercavo di darmi un tono cercando gli occhiali da sole.

Che stupida! Stupida due volte. Prima per essermela presa, che mi importava se non ricordava il mio nome? Perché me la stavo prendendo così tanto? E secondo stupida perché mi stavo quasi dimenticando CHI lui fosse. Era normale che non ricordasse il nome di una  Meg qualsiasi che molto probabilmente si stava divertendo a sfottere solo perché in vacanza e magari a corto di svaghi.

“Sono pronta!” esclamai esibendo il mio più falso, ma ben riuscito sorriso.

“Bene. Seguimi allora” mi rispose mister Hollywood con aria scanzonata e mi fece strada verso la Hall dell’albergo per poi oltrepassare la soglia e dirigersi fuori, all’aperto.

Mentre camminavamo in silenzio l’uno a fianco dell’altra, continuavo chiedermi perché una persona così razionale come me dovesse essersi messa in quella situazione assurda, poi decisi di fare una cosa: basta con tutte queste paranoie. Se mi prendeva in giro, oppure no, erano fatti suoi a me non riguardava infondo io ero in vacanza, perché rovinarmela?

Da quel momento decisi che avrei smesso di pensare a lui come Orlando Bloom, lui sarebbe stato solo Johnatan e almeno per quel giorno mi sarei goduta in santa pace la giornata al mare, poi l’avrei liquidato come deciso e sarebbe rimasto solo un divertente e piacevole ricordo da conservare e raccontare ai nipotni.

Ci dirigemmo verso il parcheggio del villaggio e davanti alla mia faccia perplessa lui sorrise spiegandomi il perché fossimo lì “Andiamo in una spiaggia un po’ defilata, si raggiunge con la macchina, Clive e Bastian ci aspettano sulla jeep che abbiamo affittato e mi sono permesso di prendere una tavola anche per te visto e considerato che non credo che tu ne abbia una personale”. Annuii e ringraziai però il fatto che ci fossero anche quei due mi mise parecchio in difficoltà. Non  so perché ma la cosa mi agitava, in poche parole i miei buoni propositi di prima stavano andando al diavolo, ero di nuovo sulla difensiva. Come se mi avesse letto nel pensiero Orlando aggiunse “C’è anche una… una mia amica” disse con una lieve incertezza nella voce, come se non sapesse bene come classificare la tipa di cui stava parlando.

“Siamo quindi una bella banda” dissi mostrando un entusiasmo assolutamente falso. Il fatto che ci fosse ANCHE una sua amica mi fece quasi incazzare, forse solo il mio orgoglio m’impedì di sentirmi ferita da una cosa totalmente assurda e fuori luogo.

Lui annuì “Sì siamo un bel gruppetto, ma vedrai che ti troverai bene” disse serenamente. Arrivammo al parcheggio e con mia sorpresa, ma non vi nascondo anche con sollievo, vidi che la sua amica, era una donna grande di età non certo una ragazzina insomma e comunque a parte ciò era davvero poco avvenente, la cosa mi tranquillizzò anche se Sebastian, suo cugino, mi guardava davvero di traverso. Certo non era stato carino da parte mia essere felice che l’amica di Orlando fosse una tardoncella racchiotta, ma il sollievo che provai fu davvero enorme visto che ero pronta all’incontro/scontro con una valchiria alta due metri e magra come un’ alicetta, magari anche con viso da bambola di porcellana.

Facemmo subito le presentazioni e Cheril, la donna in questione, fu molto carina, ma anche molto sulle sue, Bastian invece fu freddissimo e Clive, l’altro ragazzo, quello con i capelli lunghi a spaghetto rise in maniera buffa. Mi sarei resa conto dopo che quello era proprio così, rideva ad ogni battito d’ali di farfalla, una roba  da non credere. Cheril invece stava sempre zitta, come Bas che sembrava infastidito dalla mia presenza, Orlando invece sembrava sereno e tranquillo molto padrone della situazione. Io per conto mio decisi la via della diplomazia e più che parlare ascoltai loro, che più che altro però dissertavano di surf, vento e onde.

Dopo una mezz’ora di guida approdammo ad una scogliera ripida che conduceva ad una spiaggetta molto riparata da occhi indiscreti. Scendemmo dall’auto e ognuno prese la sua tavola, quindi a piedi c’incamminammo per il tortuoso sentiero davanti a noi. Orlando faceva battute e scherzava, Clive gli dava corda, i rimanenti, cioè io; Bastian e Cheril stavamo zitti. Io più che altro stavo ben attenta a dove mettevo i piedi. In cuor mio mi dissi che se forse non avessi accettato questa uscita alla fine sarebbe stato molto meglio! Non so, ma tirava un’aria strana e Sebastian mi metteva davvero a disagio, mi faceva volutamente sentire fuori posto e la sua disapprovazione nei miei riguardi era così tangibile che riuscivo a sentirla nell’aria.

 

Ancora una volta però mi sbagliavo, non su Bas ovviamente, ma sul fatto che sarei dovuta rimanere a casa. Passato un primo momento di difficoltà, Orlando ebbe la grande capacità di mettermi a mio agio e ci divertimmo parecchio.

Io e lui ci defilammo subito per i fatti nostri. Prendemmo le tavole e ce andammo in acqua. Non eravamo lontani dagli altri, ma stavamo per conto nostro. Lui tentò di insegnarmi a surfare. Era un ragazzo paziente anche se di natura è come se avesse l’argento vivo addosso. Si mise con tutta calma a spiegarmi la postura, il modo di issarmi sulla tavola, come mantenere l’equilibrio e come affrontare le onde. Non ci fu niente da fare, ogni tentativo da parte mia di surfare finiva in maniera a dir poco indecorosa. Alla fine anche Orlando fu costretto ad arrendersi alla mia imbranataggine e si scatenò da solo, rinunciando ad una mia possibile compagnia in quel tipo di sport. Io rimasi mollemente a cavalcioni della mia tavola a guardarlo. Aveva un eccellente equilibrio e vederlo cavalcare le onde con spavalda sicurezza urlando come un pazzo era davvero uno spettacolo. Si muoveva sinuoso, ma sicuro, assecondando il movimento della tavola, con le braccia perfettamente in asse che gli consentivano un equilibrio quasi perfetto. Certo a volte cadeva, beveva anche, ma rideva e rimontava subito sulla tavola, dimostrando di possedere un’energia invidiabile. Sembrava davvero immune alla stanchezza fisica oltre che davvero bravo in quello sport difficile e particolare. Io lo incitavo con fischi ed urla, mi ero addirittura galvanizzata nel vedere come affrontava le onde e le piegava al suo volere cavalcandole! Facevo proprio il tifo e sinceramente mi dispiaceva non riuscire a surfare neanche un pochino, sicuramente doveva essere esaltante e appagante come sensazione. Ad un certo punto un moto d’orgoglio mi scosse e mossa non so bene da quale forza tentai l’intentabile: issarmi sulla tavola. Non so bene né come, né perché, ma ci riuscii e non sto a dirvi la gioia, incerta come un bambino che muove i primi passi tentennai arrancando per mantenere l’equilibrio, fu a quel punto, proprio quando stavo riuscendo nell’impresa e stavo per richiamare la sua attenzione, che Orlando mi piombò addosso a tutta velocità con la sua tavola. Evidentemente mi aveva vista solo all’ultimo momento dato che lo sentii urlare il mio nome, giusto un attimo prima che mi travolgesse. Volammo entrambi a gambe all’aria in acqua insieme alle nostre rispettive tavole e io andai sotto, bevendo parecchio. Non stavo quasi capendo più niente quando mi sentii afferrare saldamente e tirare verso l’alto. Mi aveva presa e tirata su, nel farlo involontariamente aveva toccato il mio seno. Immediatamente aveva ritirato subito via la mano ed era palesemente e notevolmente imbarazzato. Siete padroni di non crederci, perché è incredibile, ma era pure arrossito come uno scolaretto.

 “Scusa io non volevo, è stato casuale” s’affrettò a scusarsi.

A me francamente in quel momento importava poco visto che stavo sputacchiando e tossendo cercando di espellere l’acqua che avendo bevuto, mi era andata di traverso. Gli feci  cenno con la mano che era tutto a posto mentre goffamente stavo aggrappata alla mia tavola.

“Non ti avevo proprio vista mi dispiace. Ti ho completamente travolta.” si scusò ancora mortificato “Stai bene? Ti sei fatta male?” mi chiese ancora con premura.

“Sto… bene… non ti preoccupare” gli dissi tra una tossita e l’altra. “Ho solo bevuto, ora passa tutto”.

“Però Meggy che figata! Stavi sulla tavola, ci sei riuscita, e da sola hai visto?” mi disse con sincero e spontaneo entusiasmo. “Io me lo sentivo che se volevi ce la potevi fare” concluse con un luminoso sorriso.

Quel ragazzo aveva una capacità meravigliosa: era capace di trasferirti non solo la sua voglia di fare, ma anche il suo entusiasmo, era un conduttore naturale di energia positiva. Lo guardai  sorrisi mia volta e mi sentii come capace di chissà quali prodezze.

“E adesso ci riprovo pure!” affermai decisa. Cosa che mai e poi mai mi sarei aspettata da una rinunciataria come me.

“Ben detto Meggy,e ti prometto che questa volta ti starò alla larga, tavola e mani comprese!” ridacchiò divertito quella sorpresa continua di Orlando Bloom, nome in codice solo per me: Jonathan!

  
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