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Autore: RossJaymes    10/09/2013    4 recensioni
Tratto dal secondo capitolo:
«Adesso mi devi dare una mano», dice sporgendosi per guardare meglio la strada. «Dove devo andare per raggiungere casa tua?», chiede grattandosi la nuca.
Resto a guardarlo per un paio di secondi, poi volgo lo sguardo verso la strada. «Puoi lasciarmi davanti quel pub», dico indicando un locale infondo.
«Sicura? Potrebbero uscire ragazzi ubriachi e potrebbero...», si ferma per qualche istante per poi piegare la testa di lato. «...quanti anni hai, tu?».
«Emh... sedici», dico guardandolo attentamente. Dio, ti prego, fa che non scappi da me a gambe levate.
«Sedici», ripete per poi annuire. «Sì, scordarti che io ti lasci davanti a un night club. Dimmi precisamente dov'è casa tua».

Isabella Swan ha sedici anni. Edward Cullen ne ha diciannove.
Una semplice storia adolescenziale. Niente drammi — non di quelli grossi, almeno — e priva di scene strappalacrime. Abbiamo già problemi nella vita reale, perchè aggiungerli volontariamente anche in una fanfiction?
RossJaymes.
 
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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The steps of love.
 


 
Audizione.
 
 
 
 
«Non lo stai facendo nel modo giusto», tentenna Alice.
Si avvicina a me e alza ancor di più la mia gamba, provocandomi un dolore lancinante. 
«Dovresti farlo così», mormora poi.
«Alice, io penso che tutto questo sia folle», la reclamo ritornando nella retta posizione. 
«Come?», esclama aggrottando le sopracciglia in giù. «Bella, mi hai chiesto aiuto — per entrare a far parte delle cheerleaders — per due motivi: primo, per avere crediti extra per la maturità, secondo, e senz'altro più importante, per fare colpo su Edward», dice avvicinandosi a me e poggiando la divisa rossa sul mio corpo, per controllare la misura. «Non puoi rinunciare», arriva poi al punto.
«Lo so, ma...».
«Nessun ma. Sai che odio i se e i ma». Alice è una ragazza autoritaria. Certo, minuta, ma capace di contorcere le idee di una persona. Alle volte prende le sembianze di un piccolo folletto alle prese con la risolutezza. «A proposito, dov'è rimasta la regina delle indecisioni?», ridacchia riferendosi a Jessica.
Pensandoci, Jess non è mai riuscita a prendere una decisione definitiva. Anche quando dovevamo uscire in comitiva, non potevamo chiederle neanche "dove vuoi andare?" oppure "che ristorante consigli?" rispondeva sempre con un "per me è uguale" o magari restava ore a pensare su cosa scegliere.
«Penso sia in classe con il professor Molina», mormoro riflettendoci. Io ed Alice, abbiamo chiesto due ore per prepararci per il provino delle cheerleader e, stranamente, sia il professore che la segretaria hanno acconsentito la nostra richiesta.
Jessica, purtroppo, è dovuta restare in classe per un'interrogazione arretrata. Fortunatamente si era preparata ieri pomeriggio, insieme a sua madre; antica capitana della squadra di cheerleader.
«Ancora non riesco a credere che sto partecipando a questa audizione», farfuglio esausta. «Io, proprio io. Che non sto neanche stare in piedi e sono capace di inciampare con le mie stesse gambe».
«In realtà non sei così male», giudica Alice. «Dobbiamo solo allenarci».
«Facile dirlo, per chi è nata cheerleader», dico indicandola.
«Poche chiacchiere. Riprendiamo da dove avevamo finito». Detto questo, ci mettiamo al centro del salone ed eseguiamo la coreografia dignitosamente.
Lei, dal canto suo, non ha nulla da migliorare. Io... probabilmente tutto.
Quando terminiamo la sesta prova di coreografia, ci accomodiamo sul pavimento, ma subito dopo veniamo interrotte nel nostro momento relax da una voce cigolante.
«Ragazze!», grida Jessica entrando nel salone con un CD in mano.
«Jess, cosa ci fai qui?», chiedo alzandomi di conseguenza. 
«Il professore, dopo l'interrogazione, mi ha lasciata andare. A proposito, ho preso una A».
«Non avevamo dubbi», dice Alice sorridendole. 
«Questo cos'è?», chiedo io togliendole dalle mani il CD.
«Un dischetto», dice con ovvietà Jessica.
«La ringrazio signorina ho-preso-A-all'interrogazione ma non intendevo questo», la beffeggio roteando gli occhi.
«Ragazze mie, quel CD contiene la canzone per l'audizione». Grandioso, esclamo mentalmente. Abbiamo superato anche questo intralcio. Cosa ci può fermare, adesso, dal non superare l'aduzione? Io e il mio non saper stare in piedi senza inciampare, ovvio.
«Finalmente! Ascoltiamola, su». Prendo il piccolo stereo che tenevano i professori — durante l'ora di teatro — dietro le quinte, e lo porto al centro della sala. Introduco il disco e lo avvio.
La sala si perde completamente tra le note di Black eyed peas meet.
Sorrido per l'ottima scelta di musica.
Purtroppo, la campanella ci interrompe, costringendoci a riporre tutto al proprio posto e a dirigerci in sala mensa. Quando arriviamo, la prima cosa che noto è l'agitazione delle ragazze del primo anno. La maggior parte non fa altro che stare in piedi, facendo avanti e indietro, altre, invece, si limitano a mangiarsi nervosamente le unghie in silenzio. E questo per una stupida audizione. Che stai facendo anche tu, Bella.
Alzo gli occhi al cielo e — insieme a Jessica ed Alice — mi dirigo al nostro tavolo abituale. Esco dal sacchettino di carta il mio pranzo, — dato che le "cuoche" cucinano del cibo disgustoso — e comincio a mordicchiare il mio sandwich.
Poco dopo, ci raggiunge un Jacob stralunato.
«Cosa è successo?», gli chiedo io divertita.
«Dimmelo tu. Le ragazze sono tutte nervose oggi e non capisco il perchè».
Jessica scuote la testa. «Non hai letto il foglio appeso nella porta principale? Cioè, ma come entri a scuola? Con la testa fra le gambe?», gli chiede sprezzante. Sfortunatamente tra loro due, non scorre buon sangue. 
«Jess», la ammonisco io.
«No, Bella. Lascia sfogare la strega, magari poi si sente meglio», dice Jacob indifferente. Adesso ci si metteva pure lui!
«Strega a chi? Ti faccio vedere io», esclama lei alzandosi improvvisamente.
Fermo le sue intenzioni, bloccando entrambi. «Non vorrete fare spettacolo nella mensa, vero?», chiedo io riportandoli a sedere.
Alice, inizialmente ride, per poi scuotere la testa rassegnata. Quei due non si sarebbero mai stretti la mano in segno di pace.
Mangiamo in totale silenzio, tranne per qualche scambio di battute tra me e Jacob. Poi, ci dirigiamo in palestra per il fatidico momento.
Dire che sono annoiata è poco. E' palese che non mi prenderanno, neanche per tutto l'oro del mondo. Sono una frana nel ballo... e a camminare... e a fare due passi in più del dovuto. Cadere è cio che faccio abitualmente, perchè non dovrei farlo nell'audizione?
Quando arriviamo, io, Alice e Jessica raggiungiamo la metà della palestra in cui si teneva l'audizione per le cheerleader. Jacob, invece, si siede negli scalini in attesa che tutto questo trambusto finisca.
L'altra metà della palestra è occupata dall'audizione per la squadra di basket, il che comprendeva Edward. Inutile dire, che stetti per più di dieci minuti con gli occhi spalancati in cerca di lui.
Non appena lo notai, frenai la mia voglia di gridare come una ragazzina in preda dagli ormoni, e restai a guardarlo. Lui, mi lanciò una breve occhiata, quasi inesistente e tornò a dirigere la sua squadra. Come aveva detto ieri sera, ha fatto. Se domani ti ignoro... insomma, lo sai perchè lo faccio, aveva detto. E io che pensavo avesse cambiato idea.
Sbuffo ritornando sul mio posto. Poco lontano, noto Emmett, che mi saluta vivacemente con la mano, sotto lo sguardo stranulato di alcuni suoi compagni. Sghignazzo e accenno un saluto anch'io. Subito dopo, Tanya, il capo delle cheerleaders, ci richiama. «Allora, ragazze», comincia prendendo in mano una cartellina. «La prima ad esibirsi è Annabel Steven».
La ragazza del primo anno inizia ad eseguire i primi passi della sua coreografia, susseguita dalla musica, ed io, continuo a cercare, invana, lo sguardo Edward. Infine, Annabel compie una  una perfetta coreografia, entrando a far parte delle cheerleaders. Bene, un posto in meno.
«Seconda, umh... Alice Brandon», parla Tanya con la sua voce stridula.
«Io, non farò una coreografia singola», dice Alice facendo un passo avanti. «La eseguirò insieme a Bella e Jessica. Ci siamo allenate insieme».
«Mi dispiace tesoro, ma le coreografie si devono fare singolarmente», le sorride falsamente.
«Andiamo, falle esibire», esclama Jacob dagli scalini facendo girare alcune persone, anche dalla squadra di basket.
Gli sorrido e dopo vari "no" e "scordatelo" ci esibiamo, sotto lo sguardo infuriato di Tanya. Compio il primo passo, il secondo e il terzo. Sembra facile, penso. Ma purtroppo, la sfortuna ha una miserabile cotta per me e non fa altro che inseguirmi. Quando stavo per compiere l'ultimo salto, incrocio le gambe, cadendo brutalmente a terra. «Ahia», esclamo massaggiandomi la caviglia del piede destro.
«Bella, stai bene?», mi raggiungono immediatamente Jessica ed Alice.
Scuoto la testa e continuo a palpare la parte rossa.
In pochi minuti, ci raggiungono anche Jacob e la maggior parte della squadra di basket. Cerco di ricacciare le lacrime in dentro e sospiro. «Alice, credo di dover andare in infermeria».
«Sì, ti accompagniamo», continua Jessica preoccupata.
«No, non potete. Se lasciate l'audizione non avrete alcuna possibilità di entrare e sarebbe un peccato: escludendo Bella inciampo-con-le-mie-stesse-gambe potevate entrare a far parte delle cheerleaders», comunica arrogantemente Tanya. Che stronza!
«Tranquille, ce la faccio», sussurro alle mie amiche. Cerco di alzarmi, ma inevitabilmente, ricado a terra. Vengo soccorsa da Jacob che senza alcun sforzo, mi prende in braccio.
«La accompagno io, voi restate ragazze».
Loro annuiscono e mormorano un "facci sapere". Jacob cerca di uscire dalla folla circolare che si era creata e quando siamo sull'uscio della porta, mi volto indietro, scoprendo lo sguardo di Edward su di me.
Le ragazze riprendono ad esibirsi, stessa cosa per i ragazzi, mentre io e Jake ci dirigiamo infermeria. 
Mi muovo tra le sue braccia. «Jake, posso scendere. Non mi fa tanto male», mento.
«Non provare a muoverti da qui. Mi basta una Bella zoppicante, non vorrei vedere la mia migliore amica senza gamba».
Sospiro irritata. «Jacob, ti ho detto che posso scendere. Non complicare le cose».
«Ehi», dice carezzandomi la guancia. «Non prendertela con me se non sai stare in piedi», dice infine sogghignando.
Mugolo infastidita e gli do uno scappellotto in testa. «Scusa», mormoro poi. «E' che... ho fatto questa stupida audizione per fare colpo su Edward e invece mi ritrovo con una caviglia slogata e per di più mi sono umiliata davanti a tutti».
«Oh, credimi. Il colpo l'hai fatto... ma sul pavimento», dice causandosi lui stesso la sua ilarità.
«La smetti?».
«Va bene, scusa». Gli sorrido e poggio la testa nella sua spalla. E' incredibile come riesce a trasformare una situazione umiliante in qualcosa di spassoso. «Perchè volevi fare colpo su Edward? Non si merita questo, non dopo quello che ti ha detto ieri sera», commenta lui sapendo della mia serata. 
«Non vuole perdere il suo posto di capo nella squadra di basket», mormoro cercando di difenderlo.
«Certo», farfuglia. «Edward Cullen non deve mai scendere dal suo trono».
«Jake», lo rimprovero. 
«Siamo arrivati», annuncia ignorando il mio richiamo. Apre la porta con un calcio e mi poggia delicatamente sul lettino, poi, chiama la dottoressa Smith. 
«Tesoro, cosa ti è successo?», chiede lei uscendo dal suo studio.
«Sono caduta durante le audizioni», dico abbassando lo sguardo. «Probabilmente mi sono slogata la caviglia».
«Umh...», mormora la dottoressa prendendo in mano la mia gamba. Controlla il rossore e passa una pomata fredda sopra. «Questo dovrebbe aiutarti. Non è del tutto slogata. In meno di una settimana ti riprenderai, tranquilla».
«Una settimana?», chiedo io agitata. «E io dovrei mancare per una settimana?». No, assolutamente. A costo di rompermi l'intera gamba, sarei venuta a scuola.
«Ti metterò questa fascia, così potrai venire a scuola, ma devi stare attenta a non poggiare più del dovuto la gamba a terra».
«La controllerò io», si assume la responsabilità Jacob.
«Perfetto. Potete andare e stai tranquilla che non è nulla di irrimediabile», mi sorride dolcemente la donna cinquantenne. 
Annuisco e insieme a Jake, esco dall'infermeria. 
«Adesso... preferisci ritornare in palestra o... scappiamo a pranzare fuori? Non hai mangiato nulla, apparte quel sandwich».
Sorrido divertita. «Credo che sceglierò la seconda. La signora Coop ci lascerà andare se saprà delle mie condizioni».
«Mi piace questa Bella che salta le ore di scuola», dice lui schiacciandomi l'occhio.
«Non farci l'abitudine. Non voglio ritornare in palestra per continuare ad umiliarmi», rispondo. «Però, devo andare a recuperare le mie cose dall'armadietto. Aspettami qui, faccio subito».
«Non mettere la gamba a terra, signorina», dice assottigliando gli occhi.
Sghignazzo e zoppico fino al mio armadietto. Lo apro girando più volte la rotellina e afferro i libri e il cellulare. Quando chiudo lo sportellino, noto una faccia conosciente dietro, che, mi fa saltare in aria per lo spavento.
Mi porto una mano al cuore e respiro faticosamente. «Dio», soffio.
«No, sono solo io», dice Edward inarcando un sopracciglio divertito.
«Cosa ci fai qui? Non dovresti essere in palestra?», chiedo riacquistando il lieve rossore sulle guance, che viene moltiplicato quando incontro i suoi occhi smeraldi.
«Sì, beh...», si gratta la nuca imbarazzato. «Volevo vedere come stai, hai spaventato tutti».
Voleva vedere come stavi. Voleva vedere te. E si era preoccupato.
Calma Bella, calma.
«V-Volevi veder...», tossisco e cambio discorso. «Io penso invece d'aver fatto ridere mezza sala».
«Affatto. Se togli Tanya dall'elenco, la maggior parte si è chiesto come stavi e quindi... come stai?», chiede lui, se è possibile, ancor più imbarazzato di prima.
«B-Bene... cioè, la dottoressa mi ha messo questa fascia e devo cercare di poggiare il meno possibile il piede a terra», gli spiego cercando di non saltargli addosso.
«Lo stai già tenendo a terra», mi fa notare lui.
«Ops», dico alzando prontamente la gamba. «Mi devo abituare», dico come scusante.
Sorride dolcemente. Sorrido anch'io, impassibile. 
Mi ha sorriso. Lui, ha sorriso a me. E si è preoccupato per me. Ed è qui, accidenti! «Devi tornare in palestra? Se vuoi ti aiu...».
«No», lo interrompo dolorosamente. «In realtà... stavo chiedendo alla segretaria se poteva farmi andare via prima».
«Ah».
Sospiro angosciosamente e ritorno con la mente a ieri sera. «Ma... tu non avevi detto che non potevi farti vedere con me?».
«Emh... veramente la squadra mi ha chiesto di venire a vedere come stavi e se...».
«Se non te l'avesse chiesto la squadra tu non saresti venuto», sussurro impercettibilmente io. Naturalmente non l'ha fatto di sua spontanea volontà, ma solo perchè la squadra gliel'aveva chiesto. Stupida, ecco cosa sono.
«Devo andare», dico poi.
«Sì... ci vediamo domani», ritorna sui suoi passi.
«Sì, a domani», mormoro io cominciando a camminare verso Jacob. Perchè ogni volta devo illudermi? Dovrei tappare la mia mente con un mattone per far sì che non si metta a farneticare film impossibili quando sono con lui.
«Bella», esclama Jake quando sono davanti a lui. «Cos'è successo? Ci hai messo più del previsto».
«Nulla, qualche inconveniente», la butto lì mentre mi avvicino alla segreteria.
«Faccio io o fai tu?», mi chiede.
«Io». Mi avvicino alla signora Coop e le spiego la motivazione per la quale devo andarmene prima. Lei, dopo vari tentennamenti, accetta. Le sorrido grata e mi avvicino a Jacob, prendendolo sottobraccio.
«Dove vuoi andare a pranzare?».
«Ho solamente voglia di hamburger», dico carezzandomi la pancia. 
«E hamburger sia».
Ci dirigiamo verso la sua macchina e durante il tragitto, chiamo mia madre, spiegandole il piccolo incidente avuto e dopo averla convinta di stare bene, chiudo la telefonata riposando il cellulare in tasca.
Passo il resto della giornata con Jake, pranzando e cenando insieme — essendo stato invitato, in seguito, dalla mia famiglia a cena —.
Jacob è una persona su cui si può contare sempre. Non manca mai nel momento di bisogno e fa qualunque cosa per aiutarmi. Con lui posso essere me stessa. E se non riuscirò a conquistare mai Edward, conviverò con il mio migliore amico. Meglio di così?






 
Stato autrice.


Salve gente!
Scusate se sono riuscita a postare solo adesso, ma utlimamente sono stata male e tra mal di testa e dolori, non sono riuscita a scrivere. In ogni caso, ecco qua il capitolo. Non è granchè, potrebbe definirsi "di passaggio". Non voglio che la storia subisca immediatamente una piega notevole; piano piano, a piccoli passi, le cose si svolgeranno. Bisogna avere solo pazienza! 
Spero che nonostante il ritardo e il capitolo poco interessante, voi abbiate apprezzato il mio sforzo. Un abbraccio e recensite, mi fa sempre e solo piacere. Alla prossima ragazze/i!





 
  
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