Dance with the devil
Era buio e Marwel ormai
dormiva nella
sua stanza, aspettando le luci del mattino per uscire di casa e
recarsi nel suo nascondiglio tra gli alberi di Pesco.
Il silenzio venne rotto da tre colpi
dati alla porta di casa sua; la ragazza era il medico del paese,
aveva preso il posto di sua nonna che ormai anziana non poteva
recarsi nelle abitazioni della gente per guarire ferite e curare
ammalati, così si dovette alzare e abbandonare le morbide
lenzuola
del suo letto per andare ad aprire alla porta.
Prese una candela e l'accese, poi con
piedi leggeri si diresse verso la porta e piano l'aprì
trovandosi
davanti due uomini armati, incappucciati e con il volto coperto.
-Siete voi Marwel?- chiese uno di loro.
La ragazza esitò un istante, ma non si fece prendere dall'agitazione e dopo qualche secondo rispose:
-Sono
io, avete bisogno di qualcosa?
un vostro compagno è ferito?-
L'altro ch'era stato in silenzio fino a quel momento, parlò veloce:
-Dovete venire con noi. -
La fanciulla non fece in
tempo a
rispondere che l'uomo la prese per un braccio e le tappò
veloce la
bocca, legandole i polsi con una corda. Infine l'altro legò
una
benda intorno ai suoi occhi ambrati e un'altra sulle sue labbra.
L'alzarono di peso e l'appoggiarono
prona sulla sella di un cavallo; a Marwel mancò un attimo il
respiro
poichè non furono molto delicati in quel gesto.
Passarono almeno due giorni prima di
toglierle la benda e a quel punto la giovane moriva di fame e di
sete, era debole e le sue gambe non reggevano il peso del suo corpo
seppur fosse esile.
-Siamo arrivati.- disse uno dei due mentre le sfilava la benda dagli occhi e dalle labbra.
Davanti al suo sguardo si ergeva un grande palazzo nero e attorno a loro non c'era il cielo e la terra, ma solo nuvole nere e sfumature rossastre ai loro piedi; le urla di orchi, troll e creature ancora più malvagie aleggiavano nello spazio e Marwel fu scossa da brividi di paura.
-Cosa volete da me?- chiese la ragazza cercando di divincolarsi dalla stretta sul suo braccio.
-Ferma ragazza, nessuno vuole farti del male...forse.- rispose il bruto.
Arrivati all'interno del palazzo furono accolti da una guardia vestita allo stesso modo dei due rapitori che cominciò a gridare infuriato:
-Quanto ci avete messo? volevate vedere morto nostro signore Sauron? -
A Marwel mancò
il respiro per qualche
secondo, il cuore le balzò in gola e gli occhi si aprirono
alla loro
massima estensione. "Sauron?" pensò
mentre le
slegavano i polsi e la conducevano in un lungo corridoio di pietra.
Arrivarono davanti ad una porta di
legno decorata finemente e quando l'aprirono, Marwel si
trovò una
strana scena davanti agli occhi: non c'era un essere informe, un
mostro o chissà quale orrenda creatura sul grande letto a
baldacchino, ma steso tra le lenzuola di seta c'era un uomo dai
lunghi capelli corvini e gli occhi color mare, con una ferita
profonda tra gli addominali scolpiti sul ventre.
Qualcuno vicino a lui cercava di
medicargli la ferita facendolo urlare dal dolore e facendo crescere
una profonda rabbia dentro di lui che lo portava a scaraventare a
terra il povero medico.
Marwel non aspettò che i due rapitori
le dicessero d'intervenire, data la gravità della situazione
si
avvicinò da sola al signore oscuro e guardò da
più vicino la sua
ferita ch'era infetta.
-Fate bollire dell'acqua e portatemela solo quando avrà riacquistato la sua temperatura originale e mi servono anche della camomilla blu, lavandula e copaiba! presto!- poi guardò il medico e aggiunse -Voi portatemi dei chiodi di garofano e della mirra.-
Sauron respirava a fatica e aveva il volto imperlato di sudore, Marwel prese un pezzo di stoffa e lo bagnò nell'acqua fredda di una tinozza, lo strizzò e lo appoggiò delicatamente sulla fronte dell'uomo. Il signore le strinse il polso con uno scatto veloce del braccio, poi osservando la donna chiese:
-Chi siete? -
Marwel sorrise e gli prese la mano che la stava stringendo per poi appoggiarla sul petto di Sauron e continuare a tamponargli la fronte con l'acqua fresca.
-Mi chiamo Marwel, mi hanno gentilmente scortata qui i vostri uomini.- rispose.
Gli occhi blu di Sauron
penetrarono
nell'anima della ragazza che per distrarsi dal suo sguardo
cominciò
ad intrecciarsi i lunghi capelli rossi legando l'estremità
con un
nastro nero che aveva legato al polso.
Dopo circa un'ora arrivarono dei servi
a portarle tutto quello di cui aveva bisogno e cominciò a
preparare
degli intrugli da poter usare sulla ferita.
Quando la crema di camomilla, lavandula
e copaiba fu pronta, Marwel ne prese un po' e la spalmo più
vicino
possibile alla profondo taglio e Sauron si mise quasi a sedere dal
bruciore, ma non la scaraventò a terra come il precedente
medico,
bensì prese un angolo del lenzuolo e se lo mise tra i denti
cercando
di soffocare le urla.
-Perdonatemi, ma questo non è ancora niente.- disse Marwel dispiaciuta.
Preparò il
composto di Mirra e chiodi
di garofano per placare l'infezione e gliela spalmò nello
squarcio
provocandogli un dolore tale da farlo svenire.
Questo fu d'aiuto per lei e per lui
perchè ora arrivava la parte più dolorosa: i
punti. Cominciò a
bucare la sua pelle da un lato all'altro della ferita e chiuse quella
voragine nella pelle per poi bendarla per bene facendosi aiutare dai
servi.
Ovviamente non c'era nessuna stanza
pronta per lei, la condussero quindi nelle celle insieme all'altro
medico, almeno le dettero di che cibarsi!
Passò circa un
mese in cui la ragazza
faceva avanti e indietro per curare le ferite di Sauron e poi tornava
nella sua cella e aspettava di essere chiamata ancora.
Una notte venne scortata nelle stanze
del Signore, ma quando entrò lui non c'era.
Camminò per tutta la
stanza e arrivò davanti ad una finestra, l'aprì e
vide ch'erano
molto in alto rispetto alle celle, ma niente che non si potesse
superare; voleva scappare da li, non ce la faceva più a
rimanere
chiusa dentro quella piccola gabbia.
Ad un tratto qualcuno aprì la porta e
vedendola vicino alla finestra aperta la fece voltare senza
delicatezza alcuna.
Marwel si ritrovò faccia a faccia con
Sauron e il suo cuore prese a battere come non mai, le sue gote
s'arrossirono e sentì un brivido percorrerle la schiena.
-Dove credevate di andare Marwel?- chiese Sauron scandendo il suo nome.
La ragazza rimase ferma a
guardare
quegli occhi freddi e non proferì parola, fin quando lui non
la
prese buttandola sul letto.
Le fu subito addosso, in mezzo alle sue
gambe e cominciò ad alzarle la veste scoprendo la sua
fragile
intimità e facendola sussultare.
-Cosa state facendo?- chiese lei cercando di resistere, ma la verità è che non ne aveva proprio intenzione.
-Prendo ciò che desidero e che non ho potuto avere prima.- Rispose Sauron prima di cominciare a baciarla con passione.
In un batter d'occhio si
tolse i
pantaloni ed entrò in lei senza indugiare un istante.
-Siete
perfetta, non vi lascerò
scappare via da me. - sussurrò.
Lei non reagiva, non voleva
andarsene,
voleva assaporare ogni attimo e soddisfare ogni sua voglia.
Non aveva dormito nella sua solita
cella, su quel mucchio di paglia umida, ma in un letto sotto calde
coperte.
Quella notte sognò qualcosa
d'inspiegabile per lei, qualcosa che non aveva mai visto nemmeno
vagare per caso nella sua mente:
“Si
trovava nella foresta del
Brethil e bagnava i piedi in un piccolo laghetto illuminato da pochi
raggi del sole. D'un tratto venne buio e si ritrovò da sola
e
impaurita in mezzo a quel fitto verde.
Sentì le mani di qualcuno toccarle
i capelli e qualche parola a lei sconosciuta uscire dalla bocca dello
stesso. “Uuma quena en’mani lle ume,
ri’mani lle umaya, Uma ta
ar’lava ta quena ten’irste’ “
disse una voce calda e
rilassante. Poteva sentire la paura strisciare via dal suo corpo e un
senso di protezione cominciò a battere nel suo cuore,
lasciando che
le sue labbra si schiudessero in un sorriso.
Quando si voltò vide un uomo
bellissimo: aveva lunghi capelli biondi e occhi blu come il mare; il
suo viso sembrava di porcellana e le sue labbra spiccavano di un
rosso sangue intenso. Non aveva mai visto una creatura così
meravigliosa, rimase qualche istante a fissarlo con gli occhi
sgranati, come se non le bastasse la visuale per ammirare un simile
splendore. Si, splendeva di luce propria.
Si accorse solo dopo lunghi ed
interminabili minuti che quell'uomo aveva le orecchie a punta.
Senza pensare a cosa stesse
accadendo, Marwel allungò un braccio e con la mano
sfiorò la punta
di un orecchio dell'Elfo. Lui le prese la mano piano e si
avvicinò
al suo volto schioccandole un bacio sulle labbra.”
Quando la ragazza si
svegliò, trovò
Sauron intento ad osservarla con quei suoi occhi gelidi che
riuscivano a penetrare l'anima di chiunque li guardasse.
Rimase alcuni istanti impietrita, poi
mosse una mano per posarla sulla guancia dell'uomo che strinse le
labbra e bloccò il polso della ragazza allontanandola dal
suo viso.
-Ho visto cosa sognavi. Nulla può rendermi cieco, nemmeno la tua mente, nemmeno quando dormi.- disse lui mentre le stringeva ancora il polso.
Lei cercò di liberarsi dalla sua presa, ma non ci riuscì, anzi consapevole di ciò che stava provando la ragazza, Sauron l'avvicinò a se procurandole del dolore.-
-Io non so che cos'ho sognato mio signore.- rispose Marwel con la voce piena di rabbia.
Sauron mollò la presa.
-Non sai chi hai sognato? Vuoi dirmi che non è mai avvenuto?- chiese poi avvicinando il volto a quello della giovane.
-No, non so nemmeno se esiste.- rispose lei girandosi dall'altro lato.
-Questo è strano...come fai a sognare qualcuno che nemmeno conosci? E ti dico una cosa ragazzina: lui esiste.- fece Sauron mentre voltava di nuovo la ragazza verso di lui.
Il cuore di Marwel cominciò a battere furiosamente. Esisteva? Quell'Elfo splendido e luminoso viveva davvero nella Terra di Mezzo? Non riusciva a smettere di pensarci; ricordava perfettamente il suono della sua voce e il calore delle sue mani e quelle labbra... oh quelle labbra così carnose e sanguinee.
-Qual'è il suo nome?- chiese la fanciulla quasi sussurrando.
Sul volto di Sauron si dipinse un velo di rabbia, misto a gelosia morbosa e ossessiva.
-Finrod.- disse poi mentre scendeva con una mano in mezzo alle cosce di Marwel.
Le aprì piano le gambe e s'infilò tra di esse avvicinando le labbra alle sue.
-Tu sei mia, lui non ti avrà mai- continuò prima di cominciare a baciarla con passione.
Lei non lo respinse, era attratta da quell'uomo così perfido e così bello al contempo.
I giorni passarono
così, con Marwel
che vagava per il palazzo come serva dell'Oscuro Signore e di notte
entrava nelle sue stanze e lo allietava con i doni che le aveva fatto
madre natura. Qualche volta sembrava quasi che lui fosse un uomo
normale, capace di provare sentimenti come l'amore, ma quasi subito,
con una frase detta male o una parola sbagliata, tornava ad essere
semplicemente Sauron, quel ch'era sempre stato e che non sarebbe
cambiato mai nemmeno per lei.
Per quanto le piacesse rimanere tra le
braccia dell'uomo, il desiderio di tornare a casa sua da sua nonna e
da tutto ciò che faceva parte della sua vita passata,
batteva forte
nel petto di Marwel. Cominciava a provare qualcosa per Sauron, ma il
suo cuore era diviso in due in quanto la ragazza ogni notte sognava
Finrod e quando si svegliava s'accorgeva che le mancava
terribilmente; l'uomo che dormiva al suo fianco, s'era accorto di
cosa provava Marwel e continuava a sbirciare nei suoi sogni che lo
rendevano ogni giorno più geloso e arrabbiato.
“-A'maelamin-
disse Finrod mentre
sollevava delicatamente da terra Marwel e baciandola con tenerezza.
Dopo pochi minuti il volto della
ragazza si rabbuiò; dietro le spalle di Finrod vide l'alta
figura di
Sauron che li guardava con odio e con una spada trafiggeva la schiena
dell'Elfo che si accasciava a terra ferito.
Marwel si inginocchiò accanto al
corpo freddo del suo amato e cominciò a piangere disperata,
stringendogli la mano.”
Si svegliò di soprassalto imperlata di sudore; la gola le bruciava come se avesse pianto davvero mentre dormiva. Aveva il terrore di non poterlo più vedere nei suoi sogni, poiché sapeva che Sauron era entrato nella sua mente a storpiare i suoi pensieri.
-Tranquilla Marwel, non l'ho ucciso davvero. Non ancora.- disse l'uomo con voce piena di rabbia.
Prima che la ragazza potesse rispondere, un soldato bussò alla porta e aprì senza aspettare il permesso del suo signore.
-Cosa c'è?- ringhiò Sauron mentre si metteva in piedi e andava incontro al soldato. Marwel era quasi certa che l'avrebbe strozzato da un momento all'altro.
-Mio signore, gli Elfi... gli Elfi stanno marciando per attaccarci!- rispose velocemente il poveretto che aveva intuito i cattivi pensieri del suo Signore.
Sauron si voltò velocemente in direzione della ragazza e disse:
-Sta venendo a prendere te!-
Un mezzo sorriso spuntò sul viso della ragazza che però fu spezzato dallo sguardo glaciale di Sauron.
-Non Lascerò mai che Finrod ti porti via da me!- disse Sauron mentre tornava da Marwel.
Le afferrò un
braccio e la portò a
se, poi non curante della sua nudità la portò
nella cella in cui
aveva passato gran parte del suo tempo prima di diventare l'amante
dell'Oscuro Signore.
Successe tutto più in fretta di quanto
si aspettasse; sentiva urla e grida provenire da fuori e poi, dopo
parecchi tonfi, gli Elfi riuscirono ad entrare nella fortezza e ad
arrivare fino alle celle.
Marwel era priva di abbigliamento e
quando arrivò il primo soldato Elfico cercò di
coprirsi alla meno
peggio rannicchiandosi sulla paglia bagnata.
-State tranquilla, vi tireremo fuori di qui!- disse tornando indietro in cerca dei suoi compagni.
Quando tornò da
lei non era solo:
dietro di lui brillava l'Elfo dei suoi sogni che con scatto fulmineo
arrivò alla porta della cella e l'aprì grazie
all'aiuto di un
incantesimo.
Finrod si avvinò alla ragazza
lentamente, si tolse il mantello e l'avvolse con la calda stoffa, poi
senza proferire parola la prese in braccio e si fece largo tra le
guardie.
Marwel rimase immobile a guardare quel
viso così giovane e raffinato e a perdersi in quegli occhi
blu che a
lungo aveva potuto guardare solo la notte nei suoi sogni.
Quando furono fuori dal palazzo, l'Elfo
corse verso il suo cavallo bianco e aiutò la ragazza a
salirci e
quando fu sopra, salì in groppa anche lui partendo a galoppo.
Una volta lontani da Sauron e dai suoi
soldati, il passo del cavallo si fece più lento e in poco
tempo li
raggiunsero anche gli uomini di Finrod.
Si fermarono solo quando furono coperti
dagli alberi e la notte era calata tra le colline.
Marwel era appoggiata al tronco di un
albero ed era seduta sulle sue radici tremante e con la pelle fredda;
Finrod le si avvicinò e ordinò di portarle altri
mantelli cercando
di coprirla alla meno peggio.
-Siete congelata, stanca e affamata. Arriveremo presto nel mio Regno Marwel, non dovete preoccuparvi, mi prenderò cura di voi- disse l'Elfo accarezzandole i capelli.
La fanciulla continuava a tremare, sembrava avere quasi le convulsioni. Finrod non capiva: era avvolta da tre mantelli Elfici eppure tremava come fosse nuda! Così allungò una mano e l'appoggiò sulla sua fronte.
-Siete bollente! Devo portarvi subito nel Nargothrond!- disse mentre la prendeva in braccio e la faceva salire a cavallo.
-Io devo andare! Voi raggiungeteci appena possibile!- continuò rivolgendosi ai suoi uomini.
Il cavallo correva senza
sosta tra la
fitta boscaglia, non si fermò nemmeno quando la pioggia
cominciò a
cadere e la visibilità si ridusse al minimo.
Dopo qualche ora arrivarono nel Regno
di Finrod e subito molti Elfi furono attorno al loro Signore e
aiutarono la ragazza a scendere da cavallo.
Per quanto ci fossero molti uomini
possenti vicino a loro, fu Finrod a portarla in una stanza e a
prendersi cura di lei che intanto era caduta in un sonno profondo.
Quella notte Sauron venne a trovarla in
sogno, ma stranamente non era arrabbiato con lei.
“Si
trovava nella camera da letto
dell'Oscuro Signore e portava un lungo abito nero; guardava la
pioggia scendere fuori dalla finestra e la sua mano accarezzava il
suo ventre gonfio.
Non se ne accorse subito, guardò in
basso solo dopo pochi secondi e rimase bloccata davanti alla sua
inaspettata gravidanza.
-Si Marwel, sei incinta- disse una voce dietro di lei.
Non si voltò di scatto in preda alla paura, ma lentamente e con un debole sorriso sulle labbra. Aveva riconosciuto la voce di Sauron e si aspettava che prima o poi sarebbe arrivato.
-Io amo Finrod, perdutamente, ma amo anche te- sussurrò la ragazza avvicinandosi all'uomo.
Sauron prese ad accarezzarle i capelli.
-Marwel, c'è nostro figlio dentro di te, non potrei mai farti del male, ma non resterò a guardare mentre quell'Elfo cresce il mio erede- disse prima di scomparire nell'ombra.”
Quando si
svegliò si accorse di stare
bene, era tutto finito, il freddo non attanagliava più la
sua pelle
e la testa non pesava più una tonnellata per colpa della
febbre.
Una fanciulla si avvicinò a lei e
l'aiutò a mettersi seduta.
-Avete dormito per quasi tre giorni mia Signora, ma adesso state bene entrambi- disse la giovane Elfa.
-Entrambi?- chiese Marwel pensando al sogno che aveva appena fatto.
-Siete incinta mia Signora, non lo sapevate?- rispose l'Elfa prendendole la mano per aiutarla ad alzarsi.
A Marwel scappò
un sorriso che cercò
di coprire con l'altra mano, poi la sua felicità venne
spezzata dal
pensiero di Finrod e di quello che poteva provare e pensare lui in
quel momento.
Venne lavata e vestita e poi venne
accompagnata in uno studio accogliente.
Dopo pochi minuti di attesa entrò
Finrod con il viso rilassato, accompagnato dalla sua brillante luce.
Marwel fece un leggero inchino e poi
disse:
-Mio Signore Finrod-
L'Elfo le si avvicinò, le prese il volto tra le mani e le schioccò un dolce bacio sulle labbra, lasciando la fanciulla shoccata per qualche secondo.
-Pensi davvero che i tuoi
sogni fossero
solo fantasie? Ero io Marwel, io entravo nella tua mente! E
ciò che
provavo tra i tuoi pensieri, lo provo veramente.- le
sussurrò ad un
orecchio.
Poi mise una mano sul ventre della
donna e l'accarezzò piano.
-So che aspetti un figlio da lui, ma non importa. Lo crescerò come fosse mio, te lo prometto- aggiunse posando nuovamente le labbra alle sue.
-Non sei obbligato a farlo, so che Sauron ti ha tolto molto e so quanto odio provi per lui- rispose Marwel staccando le loro labbra per un secondo.
Finrod sorrise leggermente e prese ad intrecciare tra le sue dita una ciocca di capelli rosso fuoco della fanciulla che aveva salvato dall'Oscuro Signore.
-Il mio amore per te è molto più grande dell'odio che provo verso quella perfida creatura e spero che un giorno tu possa amare solo me e dimenticare Sauron- quasi sussurrò l'Elfo dalla bionda chioma.
-Come si dice “ti amo” nella tua lingua?- chiese la ragazza accarezzando il volto dell'Elfo.
Lui sorrise e rispose piano come se volesse dirglielo lui stesso:
-Melin le-.
-Melin le- disse a sua volta Marwel rivolgendosi a Finrod.
Le ore, i giorni, i mesi
passarono così
in fretta che nemmeno se ne accorsero e il figlio di Sauron pesava
sul grembo della madre ormai da nove mesi.
Avevano paura di cosa potesse nascere,
di quale carattere prendesse e se il signore Oscuro sarebbe venuto a
prenderselo prima o poi. La gente del Nargothrond non era felice di
avere un Adan nel proprio regno, accanto al loro amato Signore e con
in grembo il figlio del male.
Tuttavia Marwel sentiva che quel
bambino non avrebbe portato dolori tra gli Elfi, poiché mai
lei gli
avrebbe svelato la sua vera natura; sarebbe cresciuto tra l'amore di
sua madre e quello di Finrod, colui che avrebbe chiamato
“ada”.
Finrod impartiva lezioni di Elfico alla
sua donna che dopo pochi mesi riuscì a sostenere un piccolo
dialogo
con lui in quella difficoltosa lingua.
Era una notte di primavera e i due
amanti dormivano abbracciati tra le lenzuola; Finrod aveva una mano
appoggiata sul pancione di Marwel, lo faceva ogni notte prima di
addormentarsi, voleva sentire quel che chiamava “il suo
bambino
inaspettato” muoversi e dare calcetti.
Ma qualcosa successe e Marwel si
svegliò di colpo spaventando Finrod che subito la strinse a
se come
se volesse proteggerla da qualcuno.
La ragazza guardò in basso e vide il
letto e la sua vestaglia bagnati di acqua e sangue.
Rimase per qualche secondo ad osservare
la scena con gli occhi sgranati e il calore delle braccia dell'Elfo
attorno alle spalle.
-Finrod, credo che mi si siano rotte le acque.- disse poi con voce tremante e accennando un sorriso nervoso.
Il Sovrano del Nargothrond
si alzò di
scatto e corse fuori dalla camera a cercare il medico di corte che
non tardò un secondo ad arrivare.
Dopo circa 7 ore il travaglio si fece
intenso e le prime grida di Marwel cominciarono a riecheggiare tra i
corridoi e le sale del palazzo, svegliando chi ci abitava e facendo
accendere le luci delle candele nel cuore della notte.
Finrod camminava spazientito e
impaurito dietro la porta; si sentiva terribilmente impotente, non
poteva fare altro che attendere la nascita di quel figlio tanto amato
anche se non suo.
Un'Elfa aprì la porta della camera ed
uscì con degli asciugamani insanguinati, corse letteralmente
via
senza dire nulla al suo Sovrano. Finrod vide Marwel con il volto
pallido, stanco e imperlato di sudore e una lacrima rigò il
suo viso
perfetto.
La porta venne chiusa subito dopo e le
urla ricominciarono a battere nei timpani dell'Elfo e dei suoi
sudditi.
Poi, dopo ore ed ore ad ascoltare quei
lamenti e quei dolori che straziavano la sua anima e spezzavano il
suo cuore, udì il pianto di un bambino e senza aspettare
nemmeno un
secondo di più, entrò nella camera da letto e si
fiondò al fianco
di Marwel che piangeva commossa alla visione della sua creatura.
Niente di più bello aveva mai visto
Finrod Felagund e niente di più bello aveva visto Marwel.
Ma il momento più gioioso arrivò
quando la donna che aveva fatto nascere quel bambino
annunciò che
non era un maschio, ma bensì una bellissima bambina.
Subito l'avvolse in un lenzuolo e
l'appoggiò tra le braccia della madre che
cominciò ad accarezzarne
il viso.
Aveva i capelli neri come la notte e
gli occhi sembravano ambrati come i suoi; Le lacrime presero a
scorrere dagli occhi del Sovrano quando prese in braccio quel
fagottino.
-Mae govannen Aranel- sussurrò Finrod prima di poggiare le labbra sulla sua piccola fronte.
Tuttavia, Finrod guardò Marwel per qualche istante e vide il suo volto coperto da un velo di tristezza; non capiva cosa potesse turbare la sua amata in quel momento poiché attorno a loro aleggiava solo gioia e commozione, pure le donne che fino a qualche minuto prima aiutavano Marwel, ora piangevano di felicità.
-Cos'hai?- chiese l'Elfo avvicinandosi di più alla ragazza.
-Dici che verrà a prendersela? Dici che mi tormenterà nei sogni per poterla vedere? È così piccola e indifesa- rispose cominciando a piangere.
Finrod porse la bimba ad un Elfa per poterla lavare e vestire e abbracciò Marwel appoggiando la fronte alla sua.
-Deve solo provarci. Ha
perso tutto
quando ti ho portata via da lui. Siete mie, le mie donne e non
potrà
mai farvi del male finchè sarò in vita- disse
l'Elfo prima di
schioccare un bacio sulle labbra della donna che stremata dalla
fatica del parto, non ci mise molto ad addormentarsi tra le sue
braccia.
Non ebbe modo di dormire a lungo perchè
Aranel aveva bisogno di attaccarsi al seno.
Finrod rimase estasiato da quella
visione: era un gesto così naturale per un bambino, eppure
nessuno
gliel'aveva insegnato prima, riusciva a nutrirsi senza prima aver
fatto pratica in nessun modo.
Come poteva essere malvagia una
creatura così bella? Come poteva il male scorrere nelle sue
vene? Ma
l'Elfo non si sarebbe dato per vinto e l'avrebbe cresciuta nella
bontà e all'oscurità della sua vera natura.