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Autore: Rosette_Carillon    10/09/2013    2 recensioni
Russia:
Volgograd, 2011; Erzsebeth è in gita con la sua classe in Russia e si reca a visitare un rifugio antiaereo quasi del tutto distrutto.
Stalingrado, 1942; Fedora è una giovane infermiera che vive in quello stesso rifugio dall'inizio della guerra. Alla fine di uno dei bombardamenti, uscendo per cercare feriti, salverà la vita al capitano Witt, della RAF.
Dal testo:
Lui le sorrise debolmente " Non credo di … "
" Questo è un ordine capitano, lei è tenuto ad obbedire agli ordini di un tenente colonnello. " la risposa di Fedora fu l’unica frase che sentì chiaramente prima di cadere in uno stato di semi-incoscienza.
Genere: Romantico, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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                                 Nuova vita

 

 

 

 

Poco dopo un rumore di tacchi annunciò l’arrivo delle due donne di casa seguite che entrarono nel salottino seguite da Philip.

:<< Micael, figlio mio, vuoi dirmi cosa sta accadendo? >> chiese Alexandra facendosi avanti.

:<< Mamma. >> rispose lui alzandosi :<< Lei è Anastas’ya. >> disse accennando alla bambina.

:<< Oh. >> fece Natalie, nascondendo un sorriso, essendo l’unica a conoscenza della storia d’amore di suo fratello.

:<< Sua madre è morta. >>

:<< Povera cara. >> disse Alexandra andando a sedersi, mentre il sorriso di Lily spariva .

:<< E io mi occuperò di lei. >> terminò con sicurezza.

Philip  guardò suo fratello con stupore, pronto ad aprir bocca per ribattere, Natalie sorrise nuovamente e Alexandra  sospirò guardando la bambina.

:<< Micael … tu ci hai pensato, vero? >> suonava come una domanda, ma la donna era sicura che suo figlio avesse preso quella decisione con coscienza e che fosse più che sicuro di ciò che facceva.

Chiuse gli occhi per un momento poi li riaprì e guardò prima suo figlio, poi la bambina rivolgendole un dolcissimo sorriso e le chiese l’età :<< Skol’ko vam liet?  >>

:<< Menya vosem’ liet. >> rispose lei in un sussurro :<< Ma parlo inglese. Me l’ha insegnato la mia mamma. >> aggiunse.

:<< Oh, che brava. Hai solo otto anni e parli l’inglese così bene. >>

:<< Sua madre l’ha studiato all’università. >> disse Micael.

Alexandra sorrise :<< Lily, cara, accompagna la fanciulla nella sua nuova camera. >> disse :<< Philp, per favore, dì a Mr. Greenmore di preparare la cena e tu Micael. >> si alzò :<< vieni subito nel mio studio per sistemare i documenti. Non penso ci sarà bisogno di un insegnante, Lily potrebbe svolgere questo compito. O preferisci mandarla in una scuola? >> la voce della donna si affievoliva man mano che lei si allontanava.

Nel salottino rimasero Natalie e Anastas’ya. La donna le tese la mano :<< Anastas’ya, giusto? >>

La piccola prese la mano titubante :<< Tutti mi chiamano Nast’ya. >>

:<< Nast’ya? Va bene. >> la donna annuì sorridendo :<< Io sono zia Lily. >>

Le due si sorrisero.

:<< Vieni con me, ti mostro la tua nova stanza. La casa è grande, ma dopo un po’ ci sia abitua. >>

La bambina annuì guardandosi attorno incantata e un po’ intimorita.

:<< Sai, anche io ho perso mio padre quando avevo otto anni. >> cominciò Natalia :<< Ma le persone alle quali abbiamo voluto bene non ci lasciano mai,loro  sono sempre con noi. >>

:<< Davvero? >> chiese la bambina.

:<< Sì, e quando vogliono …si mostrano. >>
:<< Anche tuo padre lo fa? >> chiese la piccola stupita, pensando che la “zia” stesse inventando tutto.

:<< Sì, lo fa spesso. >> rispose mentre passavano accanto alla biblioteca.

In quel momento si diffuse nel corridoio la musica si un carillon che suonava la ninna nanna di Brahms.

Anastas’ya si guardò attorno un pò stupita e un po’ spaventata, mentre Lily sorrideva.

:<< Lo farà anche la mia mamma? >> chiese la bambina, speranzosa, quando tornò il silenzio.
:<< Certo. >>

 

 

 

:<< Voglio mia figlia, voglio andare da lei. >> disse una donna, cercando di alzarsi dal letto nel quale era stata costretta per mesi.

:<< Hai appena ricordato di avere una figlia. Dove vuoi andare nelle tue condizioni? >> le rispose un’altra obbligandola a sdraiarsi nuovamente.

:<< Ma- >>

:<< Niente “ma”.>>

:<< Per favore... >>

:<< Non puoi andare da nessuna parte. Dimentica tua figlia, è meglio. >>

 

 

 

 

 

 

  
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