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Autore: Caen    10/09/2013    1 recensioni
TUTTI HANNO DEI SEGRETI, BRUTTI O BELLI CHE SIANO.
(...Quegli occhi verdi erano attenti, pronti a cogliere ogni minimo particolare della bocca di Stiles. Derek era appoggiato alla sua macchina lucida, nel parcheggio della scuola, con un'espressione di desiderio verso il ragazzo che aveva attirato la sua attenzione. Mentre lo guardava da lontano si sentì vuoto dentro, come se avesse bisogno di lui. Subito dopo gli venne in mente ogni singolo momento che avevano trascorso quando facevano gatto e topo solamente da amici. Ma per Derek, Stiles era molto di più di un amico. Perchè non glielo diceva?...)
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Derek Hale, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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#Segreti innocenti.

 

Parte undicesima.


 

Allison era confusa dallo starno comportamento che aveva Scott negli ultimi tempi. Da quando lui le aveva urlato di uscire da scuola, quel pomeriggio, non si erano più sentiti. Di solito Scott le mandava un sacco di messaggi e la riempiva di attenzioni durante la giornata. Quando lei e Jackson erano usciti dall'aula e la luce era tornata, i due non avevano trovato Scott e allora erano usciti da scuola.

La ragazza, preoccupata, lo aveva chiamato più volte al telefono ma lui non rispondeva. Quella sera Allison decise di chiamare la madre di Scott e chiederle dove lui fosse.

Prese il cellulare e digitò con forza il numero. La linea era libera.

Doveva sapere se Scott stava bene.

L'ora era tarda e Allison si sentì maleducata a chiamare a quell'ora.

La madre del ragazzo rispose un po' assonnata.

“Pronto? Chi è?” Chiese.

“Salve, sono Allison, scusi per l'ora ma.. Scott è a casa?” Chiese lei imbarazzata.

“Ciao, no mi spiace, mi ha detto che restava a dormire da un amico.” Disse la donna affettuosamente.

“Oh, capisco. Grazie signora McCall.”

La ragazza riattaccò sconfortata. C'era una sola spiegazione sul perchè il suo ragazzo non le rispondeva né alle chiamate né ai messaggi: lui non voleva parlarle per qualche ragione.

 

***

 

Jackson ansimò, era sfuggito a Derek e a Scott. Si guardò attorno, disorientato. Dove era? Era nel bosco, solo, con una ferita sul fianco destro.

Non aveva osato sollevare la maglietta.

Si guardò attorno, ansioso dall'idea che Derek lo trovasse. Aveva paura di lui, si era comportato in una maniera inusuale. Poi fissò nuovamente la maglietta insanguinata. Sarebbe dovuto andare all'ospedale, tuttavia non sentiva dolore nonostante la quantità media di sangue che aveva perso. Decise dove sarebbe andato. Non poteva andare a casa, non con quella ferita. Doveva andare da una persona fidata. Non dai suoi genitori adottivi che gli avrebbero chiesto cosa diavolo fosse successo. Pensò, mentre correva, che forse sarebbe dovuto andare veramente all'ospedale. Ma la ferita non faceva male come gli aveva fatto prima. Era come se si fosse già cicatrizzata. Dopo qualche altro passo decise la destinazione. Era la casa più vicina al bosco della città. La casa della persona con cui si era aperto di più negli ultimi anni, molto di più dei suoi genitori, che da quando gli avevano detto che era stato adottato era come se fra di loro ci fosse un freddo vetro. Jackson sentì, ad un certo punto mentre correva faticosamente, un ululato minaccioso. Corse più veloce, ma il fiato gli si spezzò in gola subito dopo.

Intravide la casa di Lidia vicino a quattro grossi abeti e zoppicò fino al cancello.

Si tastò nervosamente le tasche cercando il cellulare, compose il numero e si guardò attorno con spavento, era talmente buio. Solo la luna gli faceva intravedere qualcosa. Il cellulare suonò, ma la linea era occupata.

'Andiamo Lidia, rispondi.” Jackson sbuffò riattaccando.

Si girò di scatto ansimando dalla paura.

Aveva sentito dei passi dietro di lui.

Guardò faticosamente quel che vi era dietro di lui. Vedeva solamente le sagome degli alberi. Poi un altro strano presentimento lo investì con una folata; sentiva qualcosa di fianco a lui. Sapeva che non era umano.

 

 

***

 

“Quindi mi stavo chiedendo se mi sta evitando perchè a trovato un'altra, ecco.” Continuò Allison. Stava parlando con Lidia al telefono.

Lidia sbuffò.

“E scusa per l'ora.” Continuò Allison sentendola sbuffare.

“Oh, scusa Allison è che, immagino tu sappia che io e ..” Lidia non riusciva nemmeno a pronunciare il suo nome.

“..J-jackson, ci siamo lasciati.” Disse con un tono stanco e severo.

“Comunque non credo che Scott sia un tipo così, è un bravo ragazzo. Vedrai che ti richiamerà, ne sono sicura.” Disse confortandola.

“Spero sia così, Lidia. Sai anche Jackson è un bravo ragazzo infondo. Oggi è stato un po' più carino del solito con me, anche se sembrava strano.” Disse la ragazza pensando alla giornata trascorsa.

Dentro Lidia si formò una voragine di gelosia.

“Perchè? Vi siete visti, per caso?” Chiese acida.

“Sì, cioè eravamo a scuola.. ma tranquilla non è successo nulla.” Allison tranquillizzò l'amica che parve subito più calma.

“Sono così stanca oggi. Sarà perchè lui mi ha mollata ma...” A Lidia arrivò un messaggio sul cellulare.

“Si?” Chiese Allison non sentendo più la voce dell'amica.

“Oh, scusa, ti richiamo dopo, ok?”

“Si ma che succede? Tutto bene?” Chiese Allison confusa.

Lidia annuì e riattaccò velocemente.

Guardò lo schermo del cellulare per qualche secondo senza parlare.

Jackson l'aveva chiamata qualche momento prima. Guardò davanti a sé.

Che cosa voleva? Non gli bastava già averla fatta soffrire così tanto?

Una riga d'acqua scese dal suo viso. Lei lo amava così tanto, nonostante tutto quello che le aveva fatto passare.

 

***

 

Ansimò, il ragazzo sentì qualcosa vicino al viso. Una presenza esaltata da un inquietante brontolio. Sentì un po' d'aria calda arrivargli in faccia. Aveva un odore putrido. Lui non voleva girarsi, non osava girarsi per vedere cos'era quella cosa. Jackson sapeva solo che era grossa e pericolosa.

Un ringhio profondo seguito da un latrato lo fece sobbalzare.

Chiuse gli occhi dicendosi che non era possibile.

Inspirò ed espirò terrorizzato, rendendosi conto che in realtà era tutto vero.

Sentì la presenza scomparire e poi solo un angosciante silenzio.

Il brontolio di quella cosa era scomparso.

Il ragazzo aprì di scatto gli occhi e non sentendo più nessun rumore scavalcò il cancello della casa di Lidia. Arrivato alla piscina il cellulare gli suonò, e l'angosciante silenzio notturno fu interrotto. La mano gli tremò e lentamente mise la mano nella tasca mentre avanzava verso la porta della casa. Inciampò nell'istante in cui rispose al telefono.

Jackson cadde nella piscina, battendo la testa sul bordo in marmo.

L'acqua lo catturò, facendolo finire affondo.

 

 

***

 

Lidia era spaventata. Aveva appena chiamato Jackson al cellulare per chiedergli cosa avesse fatto di male per meritare tutto questo. Lui le aveva risposto, tuttavia la ragazza non aveva sentito la sua voce. Aveva udito solamente il suo respiro affannato, poi qualcosa che andava a contatto con l'acqua.

Si rigirò nel letto ansiosa. La linea era appena caduta. Non riusciva a chiudere occhio.

Si alzò con il telefono in mano, si mise le ciabatte e richiamò il suo ex. Quando il telefono diede la segreteria la ragazza guardò fuori dalla finestra la luna piena.

I suoi occhi,poco dopo, scesero più in basso.

Spalancò gli occhi. Le cadde il cellulare e tremò, terrorizzata.

Aveva appena visto un grosso animale vicino alla sua piscina. Quest'ultimo la vide e grugnì. Lidia era pietrificata mentre la bestia la osservava con i suoi occhi color sangue. L'animale poi guardò in basso, verso la piscina. Lidia deglutì, facendo lo stesso.

Ansimò dal terrore.

Jackson era sott'acqua nella sua piscina e

non accennava un minimo movimento. 


***
L'angolo dell'autrice. 

Come vi sembra la storia? Accetto critiche! :) Il prossimo capitolo sarà MOOOLTO interessante! Chi vuol capire capisca! ;)

Caen.

  
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