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Autore: jellicalcat    16/03/2008    3 recensioni
Lily fissava con un senso di stordimento questo frenetico andirivieni, come se stesse osservando il tutto dall’esterno, come se per un instante immensamente lungo fosse uscita dal suo corpo e si stesse guardando camminare in quella ressa diretta allo sportello del treno. Sospirò. “Un penny per i tuoi pensieri…” Questa è la mia personalisima versione di come sono andate le cose tra James e Lily... FF romantica (a volte stucchevole, lo so!!) I nomi dei personaggi e luoghi non sono stati tradotti in italiano. Enjoy...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 10 Friends will be friends

James era comodamente sprofondato nella sua poltrona preferita della sala comune dei Gryffindor, che in quel momento era vuota, intento ad aspettare il ritorno di Lily dalla sua quotidiana full immersion di studio con le sue amiche. Non aveva voluto sapere cosa era successo tra lui e Padfoot; si era limitata a dirgli semplicemente che qualunque cosa fosse accaduta e chiunque dei due fosse responsabile dell’inizio del litigio, la loro amicizia valeva di più dell’orgoglio di chiedere scusa.

La discussione con Sirius di qualche giorno prima, e ancora di più il fatto che da allora non si erano più rivolti la parola, lo aveva scosso parecchio: come si permetteva di dubitare di Lily, della sua affidabilità e dei suoi sentimenti? Come poteva essere sempre così cinico e distaccato quando si trattava di rapporti tra le persone? Possibile che gli unici in cui riuscisse ad riporre fiducia e affetto fossero i malandrini?

Da che lo conosceva Sirius non aveva mai avuto altri amici che loro, nonostante molti membri della famiglia Black fossero studenti di Hogwarts in quel momento, tra cui anche suo fratello Regulus; sicuramente l’essere stato sorteggiato nei Gryffindor e non negli Slytherin come tradizionalmente accadeva per la sua casata non aveva contribuito a conservare buoni rapporti con gli altri Black.

A ciò andava aggiunto il fatto che un annetto prima Sirius, dopo l’ennesima litigata con la madre – un essere insopportabile, per cui la discendenza e la purezza del sangue erano tutto, nella migliore tradizione di quella anica famiglia, il cui motto era Toujour pur – se ne era andato di casa, andando a vivere da lui e tagliando definitivamente i ponti con i suoi parenti.

Donne ne aveva avute tantissime, quasi da perderci il conto, nessuna storia seria però. Forse, seppur con un andamento alternato e incostante, quella con Daphne era in assoluto la relazione più duratura che Sirius aveva avuto.

Un rumore di passi lo scosse. Si voltò, convinto di trovarsi davanti la sua Lily.

“Ah, sei tu…” disse e tornò a guardare il camino per un istante.

“Già…”.

Si fissarono a lungo senza che nessuno iniziasse a dire nulla.

“Senti, Prongs… mi dispiace per quello che ti ho detto l’altro giorno. Non penso veramente che Lily ti stia mentendo, né che ti prenderebbe in giro. L’ho detto solo perché ero arrabbiato per il discorso di rivelarle il segreto dei malandrini” rimase un attimo in silenzio. “Lo sai come la penso sulle relazioni affettive e sui rapporti con le donne, no? Però devo ammettere che il grillo-parlante-mannaro ha ragione: questa è solo la mia opinione… Voglio dire, tu sei libero di non pensarla così, di viverti la relazione con Lily come meglio credi.”

“Guarda che non tutte le donne sono come le componenti femminili della tua famiglia!” disse James alzando lo sguardo verso l’amico. “Lily meno che mai!”

Sirius rispose con un sorriso amaro.

“Senti dato che siamo in aria di scuse credo di doverne fare qualcuna anch’io, e non solo a te. Avrei dovuto dirvelo che intendevo raccontarle tutto. Fondamentalmente perché … beh, non è una cosa che riguarda solo me, ma tutti e quattro noi … E’ solo che in quel momento …”

“Hai ragionato con …” e nel dire ciò gli si avvicinò, facendo il gesto di schiacciarlo in una zona alquanto intima.

“Oh! Giù le zampacce dai gioiellini!! Cagnaccio rognoso!!” disse James dandogli una pacca sulla mano. Sirius continuò imperterrito e ripetere quel gesto, finché anche James iniziò a fare la stessa cosa con lui.

L’ingresso nella sala comune di due ragazzine del secondo anno che li guardarono scioccate fece interrompere la loro azzuffata.

“Non devi pensare a lei come a un’intrusione nella nostra amicizia …” disse serio James, porgendo la mano all’amico per aiutarlo ad alzarsi. “Sei diventato come un fratello fin dal primo giorno di scuola e membro ufficiale della famiglia Potter la prima volta che mia madre ti ha conosciuto! Nessuna donna potrà cambiare questa cosa, Sirius, ficcatelo in quella testaccia dura. Niente potrà rompere il legame che c’è tra di noi. Niente!”

Sirius lo guardò mentre gli diceva quelle parole. Aveva gli occhi lucidi.

James lo guardò con un ghigno.

“Ti voglio bene, bestiaccia!” e lo abbracciò.

L’altro batté un paio di pacche sulla spalla dell’amico e rispose “Anch’io, James, anch’io”.

L'eccitazione nella scuola quel sabato pomeriggio era altissima. La partita finale che avrebbe decretato il vincitore del torneo di Quidditch e la relativa assegnazione della coppa avrebbe visto schierate una di fronte all’altra la formazione dei Gryffindor, in testa alla classifica e favorita della gara contro gli Slytherin, distanziati di parecchi punti, ma ancora in corsa per la coppa.

James aveva sottoposto la squadra ad una serie estenuante di allenamenti tutta la settimana, riuscendo a convincere una Lily molto riluttante ad accettare Daphne come sostituta nelle ronde notturne che sarebbero toccate a lui.

“Uomini!! Possibile che una stupida partita di Quidditch debba influenzare tutta la loro esistenza? A volte mi sembra che nella loro testa non ci sia nient’altro di importante che vincere il campionato …” sbottò Lily durante uno dei controlli serali per i corridoi.

“Ti sbagli cara, un’altra cosa importante c’è …, ma lo sappiamo bene che i maschietti non sono in grado di pensare a più di una cosa alla volta!!” ribattè lei sarcastica.

Risero di gusto, continuando a lanciare battute e frecciate alle spalle del sesso forte per tutta la durata della ronda.

Lily non pensava esattamente tutto quello che aveva detto ed era quasi sicura che neanche Daphne facesse lo stesso, ma ogni tanto un po’ di sano femminismo estremo ci andava proprio!

La tensione negli spogliatoi il pomeriggio della finale era alle stelle. James dovette imporsi uno sforzo enorme per fare il solito discorso pre-partita ai suoi giocatori, sapendo il peso enorme che le sue parole avrebbero avuto su di loro, del ruolo che ciò che stava per dire loro avrebbe avuto sull’andamento della partita.

Pensò agli sforzi fatti in allenamento nelle ultime settimane, agli errori e ai miglioramenti, alle vittorie e alle sconfitte precedenti, alle tattiche di gioco studiate e provate innumerevoli volte e avrebbe voluto trovare le parole adatte per esprimere tutto ciò.

Guardò i suoi compagni di squadra, passando da un viso all’altro, puntando i suoi occhi nei loro. Poi inspirò lentamente e iniziò a parlare.

La folla entrò in delirio appena lo speaker annunciò i nomi dei giocatori che stavano facendo il loro ingresso in campo in quel momento. Un attimo dopo la stretta di mano e il fischio di inizio, erano in aria a cavallo delle loro scope.

La lotta per segnare quanti più punti possibili divenne immediatamente senza esclusione di colpi. Bolidi che colpivano senza pietà i cacciatori, mazze che sferravano colpi poco leciti, punizioni e relativi punti vennero segnati e subiti da entrambe le formazioni, mantenendole su un punteggio pressoché pari.

James rischiò di essere colpito, mentre urlava istruzioni al suo portiere, ma in evitò in tempo il bolide, che andò invece a colpire Avery, cacciatore avversario, sbalzandolo dalla scopa.

Lo sguardo del pubblico era interamente rivolto al malcapitato, che appeso al manico della sua scopa cercava di rimontarci sopra sospeso a una decina di metri da terra, ondeggiando pericolosamente.

Fu il suo scatto fulmineo seguito dal grido di giubilo di qualche tifoso ad attrarre l’attenzione generale; ma prima che tutti i presenti in campo realizzassero quanto stava accadendo, James lo aveva attraversato ad altissima velocità, in direzione della fonte del luccichio che aveva suscitato il suo interesse.

Lestrange, in posizione più favorevole rispetto al suo avversario, si mosse nella stessa direzione, riuscendo a sfruttare a suo favore l’inaspettato vantaggio.

Il boccino continuava a zigzagare davanti al cercatore degli Slytherin, velocissimo e imprevedibile, impedendo a quest’ultimo di impossessarsene. James nel frattempo riuscì ad affiancarsi all’avversario, il quale, per nulla intenzionato a cedergli il passo, iniziò a sgomitare e a sbattergli contro virando in continuazione con la sua scopa, facendolo barcollare pericolosamente.

Lestrange continuò l’assalto, cercando di sfruttare il leggero disequilibrio per assestargli una botta più forte della precedente; James però, anziché restare sulla sua traiettoria, scese improvvisamente di quota, facendo perdere terreno all’avversario, e risalì altrettanto repentinamente, conquistando la posizione di testa nell’inseguimento del boccino, che finì qualche istante dopo nella sua mano tesa.

Avevano vinto!

Per il terzo anno consecutivo i Gryffindor avevano conquistato la coppa di Quidditch, entrando definitivamente nella storia sportiva di Hogwarts.

Sirius si affiancò a James, che stava esultando a mani alzate, e gli lanciò uno sguardo di intesa. Un attimo dopo le loro magliette volarono in aria, accolte da urla di tripudio delle loro ammiratrici. James fece un paio di giri in volo sul pubblico, continuando a stringere in mano a mo’ di bandiera la maglietta della divisa, imitato dal compagno di squadra, e andò a fermarsi di fronte agli spalti su cui era seduta Lily, che stava applaudendo, mentre rideva per lo show che i due avevano appena realizzato. Al lancio delle maglie il pubblico esplose esultante.

La festa per la vittoria venne organizzata nella sala grande dopo cena, in modo che tutti quelli che volevano partecipare, anche se non appartenenti alla casa che aveva conquistato la coppa, potevano farlo.

La stanza era un tripudio di rosso e oro, non solo per le decorazioni appese alle pareti, ma anche perché i partecipanti alla festa indossavano questi colori o si erano magicamente colorati viso e capelli.

Lily e gli altri prefetti erano stati esonerati dalla McGonagall dai loro compiti di vigilatori dell’orine, impegno che per quella sera sarebbe stato svolto dai docenti della scuola.

“Finalmente!” commentò James “Era ora che ci dessero un attimo di respiro!”.

“Ma se nelle ultime settimane non hai fatto neanche una ronda!” replicò Lily.

“Già, bello! Ti ho sostituita io … Ricordi?” disse Daphne “Sei in debito con me! Vedi di non dimenticatelo!!!”.

“A chi pensi che fosse dedicato lo spogliarello di oggi?” rispose James ammiccando. Lily lo guardò male e lui aggiustò la frase aggiungendo “Quello di Sirius intendo…”.

“Se non ti ha soddisfatto posso concederti un bis privato più tardi …” mormorò quest’ultimo all’orecchio di Daphne, che si limitò a replicare con un sorriso.

“Avete visto dove è finita Holly?” chiese Alice.

“Credo stia festeggiando…” disse Frank indicando l’angolo opposto della sala “…con Diggory!”.

La notizia venne commentata da fischi e urla che raggiunsero i due interessati, che uscirono dalla sala alla ricerca di un po’ di privacy.

I commenti sulla partita furono l’argomento principale delle conversazioni maschili per buona parte della serata, mentre quello delle conversazioni femminili furono Sirius e James, che con il loro show di fine partita avevano conquistato ulteriori punti nella classifica dei più corteggiati della scuola, causando ancora più invidie nei confronti di Lily e Daphne.

“Si può sapere che hanno da guardarmi così quelle?” disse Daphne accennando con la testa verso un gruppo di ragazzine del quarto anno dei Ravenclaw che le stavano fissando con un’intensità, che faceva sospettare stessero pronunciando incantesimi muti.

“Dopo lo streap di oggi… che ti aspetti? Petali di rose al tuo passaggio?” rispose Lily.

“Non ne vedo la ragione” bofonchiò lei abbassando lo sguardo.

“Scusa? Come sarebbe a dire non ne vedo la ragione? Sei la ragazza di Black, direi che questo per delle oche in calore basta e avanza…” replicò Lily.

“Se lo dici tu…”

“Certo che lo dico io!…”Lily la fissò sospettosa e aggiunse. “Se lo dico io che sono gelose perché stai con Black o se lo dico io che stai con Black?”

Daphne non rispose nulla, continuando a fissare la punta delle sue scarpe.

“Daphne…?”

Alzò la testa, voltando lo sguardo verso la festa, evitando di guardare Lily in faccia e disse “A te che sembra?”, mandando giù un sorso profondo di burrobirra.

“Beh, come coppia siete un pochino anomala… ma questo non vuole dire che tu non gli piaccia parecchio. Quando l’hai mollato a Natale era ridotto a uno straccio, te ne sei già scordata?” disse Lily.

“Umhf…” replicò Daphne alzando le spalle “Magari era solo in astinenza”

“O magari gli piaci davvero!” disse Lily con insistenza.

“E’ che sono stufa di questi tira e molla continui! Oggi sì, domani non lo so… Prima di ignoro, poi ti amo… Ci sono, non ci sono… E’ snervante!” disse Daphne. “Perché non posso avere una storia normale con lui? Perché non possiamo stare insieme, e basta? Perché se vuole me non può stare con me… fine!”.

Lily sospirò e sorrise amaramente. “Perché se no non sarebbe Sirius!” rispose. “Ed è di lui che sei innamorata. Questo non significa che io approvi questo tira e molla, ma mi è sembrato che fin’ora abbiate funzionato bene così, no?. Ogni storia è diversa, non c’è una regola, un modello; non c’è un modo giusto e uno sbagliato di stare insieme a qualcuno. Deve stare bene a te. Devi trovartici bene tu, devi essere serena tu in quella situazione. E se va bene per te è il modo giusto…” disse Lily.

“Non lo so… non lo so se è quello che voglio. E poi, adesso che siamo qui, che ci vediamo tutti i giorni va così, immagina una volta che saremo fuori, che non saremo più gomito a gomito… Non voglio essere quella da cui passa ogni tanto... Non reggerei a sapere o anche solo a sospettare che è una multiproprietà…” la voce di Daphne era al limite delle lacrime.

“Lui lo sa?” domandò Lily.

Daphne scosse la testa, fissando un punto lontano sulla parte opposta.

“Se è questo che ti preoccupa gliene dovresti parlare…” Daphne reagì emettendo un grugnito di scetticismo. “Lo so che Sirius non è uno che ascolta volentieri… ma una delle poche regole universali nei rapporti è la sincerità”.

“Stasera non mi ha praticamente considerata… Ti sembra normale?” aggiunse amaramente, come se avesse ignorato quello che Lily aveva appena detto.

Lily guardò l’amica e vide che si stava asciugando le lacrime che le scendevano sul viso, spostando poi lo sguardo verso un altro punto della sala. Sirius era seduto su un tavolo, accanto a James e stava gesticolando animatamente, probabilmente perso nel racconto di qualche azione spettacolare della partita.

Era incredibile quanto quei due si potessero essere simili e diversi al tempo stesso.

Lily distolse lo sguardo dalla coppia e si rese conto che non erano le sole a fissarli, ma che la maggior parte delle ragazze presenti in sala li stava guardando intensamente o gettava loro un’occhiata di quando in quando. Quale ego sarebbe rimasto immune di fronte a tutta quella ammirazione e devozione?

Appoggiò un amano sulla spalla dell’amica. Poi scoppiò a ridere, come se Daphne avesse detto la cosa più buffa del mondo, piegandosi in avanti e rimandando i capelli a posto con un gesto leggero della mano.

“Cosa….?” domandò lei con aria interrogativa.

“Reggimi il gioco…” mormorò lei, bevendo un sorso dalla bottiglia che teneva in mano.

Daphne la guardò interdetta per un attimo, poi vide con la coda dell’occhio che gli occupanti del tavolo che interessavano a loro stavano guardando in quella direzione, attratti dalla risata di Lily.

Capì. Fingendo di sussurrare qualcosa all’orecchio dell’amica, iniziò anche lei a ridere, lanciando uno sguardo fugace verso il tavolo dei Gryffindor.

“Adesso che facciamo?” chiese Daphne, comportandosi come se stesse raccontando un segreto di stato.

“Abbiamo lanciato l’esca… aspettiamo che i pesci abbocchino!” disse lei continuando la sua sceneggiata.

Al suono della risata di Lily, James e Sirius si erano interrotti e voltati a guardare in quella direzione, cercando di capire cosa stava suscitando tutta quell’ilarità, dal momento che le due ragazze continuavano a lanciare occhiate dalla parte della sala in cui si trovavano loro. Inizialmente si erano voltati indietro, quasi all’unisono, suscitando ancora più risate da parte loro.

“Secondo te perché ridono così?” domandò James.

“Non – ne – ho – la – minima – idea!” scandì Sirius. “…Lily avrà rivelato qualche particolare imbarazzante su di te e Daphne è scoppiata a ridere” aggiunse.

“Il contrario, caso mai, dato che è stata Lily a scoppiare a ridere…” ribattè James, continuando a guardare incantato verso la sua ragazza, che non accennava a voler smettere di sghignazzare.

Lui adorava vederla ridere… Quando rideva il taglio dei suoi occhi leggermente a mandorla veniva ancora più accentuato.

E poi adorava il modo in cui i suoi capelli si muovevano quando rideva, il modo in cui li rimetteva a posto dietro l’orecchio…

Gli facevano venire un a voglia terribile di affondare le mani in quel mare rosso…

E Lily lo sapeva.

Sapeva che quei gesti, in apparenza così banali, avrebbero sortito l’effetto desiderato di attrarlo verso di lei.

Sentiva i suoi occhi puntati addosso.

Lanciò uno sguardo, abbassando gli occhi immediatamente e accompagnando il tutto ad un sorrisetto misterioso.

James scattò in piedi.

“C’è un solo modo per sapere cosa le diverte…” disse finendo la burrobirra e posando la bottiglia sul tavolo.

Sirius lo imitò e concluse per lui la frase “…andare a chiederglielo!”

Appena aveva visto James muoversi Lily si era volata verso Daphne con aria di trionfo.

“Non ci posso credere!!! Stanno venendo qui! Ma come cavolo…?” chiese Daphne

“Magia, mia cara…”

“Ok, ok, adesso che gli diciamo? Dobbiamo inventarci una scusa…” disse velocemente Daphne

“Perché?” rispose Lily sorridendo “Diciamogli la verità… Ricordati la sincerità in un rapporto è fondamentale!”

Daphne la guardò con aria interrogativa, poi si illuminò in un sorriso complice. “Non ti facevo così…”

“Malandrina?!?” disse lei.

Sentì il suo braccio che le circondava la vita e le sue labbra sul collo.

“Allora?” chiese Sirius passando un braccio intorno alle spalle di Daphne, che però non sembrava per nulla intenzionata a ricambiare l’abbraccio.

“Allora che?” replicò lei.

“Per cosa stavate ridendo in quel modo?” continuò Sirius, facendo passare lo sguardo da Lily a Daphne.

“Sembrava una cosa esilarante…” disse James, riappoggiando subito dopo il mento sulla testa di Lily e continuando ad abbracciarla.

“Ummm… niente” rispose lei vaga “…diciamo una mia teoria”

I due inarcarono le sopracciglia.

“Già…” la sostenne Daphne.

“Che saremo riuscite a farvi venire qui … di vostra spontanea volontà … e senza chiedervelo!” disse candidamente Lily, scoppiando di nuovo a ridere un secondo dopo aver finito la frase, seguita a ruota da Daphne.

Sirius guardò James e puntando un dito tremante verso Lily disse con un’espressione scioccata “HAI CREATO UN MOSTRO!!!”.

“Allora, questa famosa casa? Sai già dove la prenderai?” chiese Lily quando finirono di ridere.

“Più o meno sì. Ho già preso contatti via gufo e praticamente se la cosa va in porto dovrei riuscire a concludere tutto entro l’estate” rispose lui entusiasta “Durante le vacanze di Pasqua dovremo riuscire a vederla e ad abbozzare un accordo”.

“Londra?” chiese Daphne.

“Sì, nella zona nord ovest. Avevo trovato qualcosa di più interessante in un altro quartiere, ma era troppo vicino a Grimmauld Place e non volevo rischiare di incontrare la mammina” rispose lui.

“E poi così non sarà neanche lontano da casa dei miei” aggiunse James “Mia madre ha posto come condizione per farlo sloggiare dal nostro giardino, che non si trasferisse troppo lontano e venisse a cena da noi almeno due giorni alla settimana…!”

“Te l’ho spiegato, Jamsie-Jamsie, che ora sono IO il figlio prediletto!” ribattè Sirius con un ghigno sulla faccia.

“Conosco quella zona. Mia sorella vive da quelle parti. Non è distante da St.Mungo …” disse con nonchalance Lily.

“… Sì” commentò lui guardando Daphne di sfuggita, che ricambiò lo sguardo.

Lily sorrise tra sé.

Sapeva che Daphne non riponeva molte speranze nella storia con Sirius, e in fondo era meglio così, ma il fatto che lui avesse scelto di acquistare casa vicino alla scuola per guaritori a cui lei si era iscritta forse poteva anche voler significare che l’indomabile Black aveva ceduto un pochino e che forse, in qualche punto remoto, era riuscita a scalfirne la corazza.

Holly rientrò in quel momento nella sala e si diresse verso le amiche, seguita dopo poco da Amos Diggory, che invece se ne andò verso il tavolo delle bevande, dalla parte opposta.

“Finito di festeggiare?” chiese maliziosamente Daphne.

“Finito di ficcare il naso nei fatti altrui?” replicò lei sorridendo.

“Scusa… Ero solo curiosa di sapere come era andato il gemellaggio con gli Huffelpuff!” aggiunse l’altra.

Ma l’unica risposta che ottenne da Holly fu un enorme sorriso, al cui segnale le due amiche le si gettarono al collo, saltellando, sotto lo sguardo sconcertato di James e Sirius.

“Ma … fanno sempre così o è un virus particolare?” chiese sarcastico Sirius a James, accennando verso quel mucchio sobbalzante di ragazze.

Lui alzò le spalle in risposta, con un ghigno divertito in faccia, proponendo subito dopo “… Birra?”.

Le lasciarono a chiacchierare e tornarono qualche minuto dopo con alcune bottiglie di burrobirra e accompagnati da Remus.

“Moony, che fine ha fatto Wormtail?” gli domandò James.

“Boh … E’ dalla fine della partita che non lo vedo” rispose lui.

“Magari anche lui ha trovato qualcuno con cui festeggiare …!” disse Sirius, guardando Holly con un ghigno stampato in faccia.

“A proposito…” aggiunse bisbigliando qualcosa a Daphne nell’orecchio e ammiccando vistosamente poco dopo.

Lei fece finta di nulla, lasciando che lui continuasse a mormorare nel suo orecchio, emettendo come unica risposta un leggero risolino di quando in quando.

James si guardò in torno mentre sorseggiava la burrobirra, cercando di intravedere Peter tra la folla di studenti che invadeva la grande sala della scuola, ma senza successo. Forse aveva ragione Sirius e anche lui in quel momento se la stava spassando in qualche ripostiglio per le scope … Sogghignò. Non riusciva proprio ad immaginarselo Peter che armeggiava con la maglietta di una ragazza!

Eppure... pensò.

“Allora dopodomani partite” chiese Frank, che li aveva raggiunti mano nella mano con Alice.

“Yesss! Se tutto va bene quando tornerò a Hogwarts tra una settimana sarò il felice proprietario di una casetta e non solo…” rispose Sirius.

Daphne lo guardò con aria interrogativa, mentre James alzò gli occhi al cielo mormorando “Ci siamo …”.

“Signori e Signorine, dico solo una cosa: HARLEY DAVIDSON! Non aggiungo altro!” disse lui soddisfatto.

“E che roba è?!” chiese Holly.

“… Una moto” rispose Lily “Una moto babbana”.

“Non è solo una moto! E’ la moto!!!” replicò lui. “Comunque Evans i miei complimenti, non credevo che il tuo sapere si estendesse così oltre i confini della biblioteca di Hogwarts”.

“Ti ricordo che sono vissuta tra i babbani fino all’età di 11 anni e che ogni estate passo due mesi tra persone che per muoversi non usano scope, metropolvere, passaporte o affini! E poi il figlio dei vicini di casa dei miei aveva una 883…” replicò Lily con tono offeso.

“E tu vuoi comprarti una di queste cose?” domandò Daphne.

Sirius annuì gravemente, prima di tirare fuori dalla tasca dei pantaloni una foto tutta stropicciata, mostrandola con orgoglio.

“Sarebbe quest’affare, una …?” chiese Alice con aria scettica.

“moto … WOW!” disse Frank, sgranando gli occhi di fronte all’immagine di una Harley luccicante. “E’ spettacolare!!” commentò restituendo il ritaglio a Sirius.

“Sarà …” disse Daphne.

“Dì pure così, baby. Ma sono pronto a scommettere che appena ti ci farò fare un giro sopra, cambierai idea!” ribattè Sirius.

“Prima mi devi convincere a salirci sopra!” rispose Daphne con un’aria compiaciuta.

“Uhmmm … allora ho già vinto io … non sai resistere alle mie armi di convinzione!” le disse lui piano stringendola a sé con dolcezza.

Lei sorrise e ricambiò l’abbraccio, mentre lui guardando gli altri oltre le sue spalle aggiunse “Scusate ragazzi ma devo iniziare la mia opera di convincimento …” seguito da Daphne lasciò la sala.

Lily li guardò allontanarsi e pensò che se c’era una cosa che non riusciva a capire era il rapporto tra quei due.

In quel momento sentì il respiro di James sul suo collo e la sua voce morbida sussurrare qualcosa. Subito dopo la sua mano afferrava la sua e lei si trovò a seguirlo fuori dalla sala grande, che risuonava di risate gioiose e musica.

Arrivarono al lago,camminando abbracciati, fermandosi solo ogni tanto per un bacio quando oramai erano abbastanza lontani da tutti gli occhi indiscreti.

“Me lo darai il permesso per baciarti in pubblico, prima o poi?” le aveva detto James scherzando una volta.

“Non è una questione di permesso … Mi da fastidio, specialmente a scuola! Già così ogni volta che passiamo mi sento addosso gli sguardi di uno sciame di rimbambite che ci fissa …!” aveva risposto lei un po’ in imbarazzo.

Sapeva che James era abituato a ragazze che amavano farsi vedere in atteggiamenti intimi con lui in pubblico e inizialmente aveva temuto di essere giudicata negativamente per questa sua riservatezza.

In realtà James le era sembrato contento di tenere privato quell’aspetto del loro rapporto, limitandosi lanciare a qualche battutina ogni tanto, che la faceva sentire un po’ infantile, specie dopo quasi sei mesi che stavano insieme.

Forse aveva ragione Holly quando le diceva che era solo gelosa di James e non voleva che nessuna li vedesse insieme perché ora lui apparteneva solo a lei.

Si scambiarono una serie infinita di baci.

Il lago risplendeva dei riflessi argentati della luna e il castello si specchiava in tutta la sua maestosa figura nell’immenso specchio d’acqua, donando al paesaggio un aspetto incredibilmente suggestivo.

“Hai deciso che fare?” chiese James con un filo di voce, che si perse nei suoi capelli.

Lily lo scostò dal suo collo e lo guardò un momento negli occhi.

“… Sì. Tornerò a casa anch’io. Mio padre non è stato molto bene nelle ultime settimane e voglio capire cos’ha, dato che nelle sue lettere non è stato molto chiaro.” rispose Lily.

James la guardò in modo strano.

“Che c’è?” chiese lei.

“Ho pensato a una cosa …” disse. “Dato che torniamo tutti e due a casa …”

Lily lo guardò con aria interrogativa.

“Mi piacerebbe presentarti ai miei” propose

Lily gli mise le braccia intono al collo e lui aggiunse “… se ti va ovviamente”.

“Certo che mi va. A dire il vero … avevo pensato anch’io lo stesso!”disse lei.

James la strinse forte a sé. Appoggiò la fronte alla sua, strofinando il suo naso contro quello di lei, tenendo gli occhi chiusi.

“Ti amo…” mormorò, prima di darle un leggero bacio sulle labbra.

“Ti amo” rispose con filo di voce Lily.

Restarono abbracciati a lungo guardando il lago sussurrandosi parole dolci e continuando farsi le coccole finché l’umidità della notte non li costrinse a rientrare nel castello.

Il giorno seguente le camerate delle varie case erano in fermento per le partenze di chi sarebbe tornato a casa durante la pausa per le vacanze di Pasqua.

Dal ministero erano arrivata la comunicazione che misure di sicurezza eccezionali sarebbero state attuate sul treno diretto a Londra, nel timore che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato decidesse di far attaccare gli studenti provenienti da famiglie babbane.

“Una coppia di Auror viaggeranno su ogni vagone del treno”, aveva detto loro Dumbledore la sera prima della partenza durante la cena.

Questa notizia aveva creato non poche preoccupazioni, soprattutto negli studenti non provenienti da famiglie magiche.

“Cavoli, se il ministero manda tutti quegli Auror, la situazione deve essere pericolosa” commentò Alice. “Sei sicura di voler tornare a casa, Lily? Io non sono molto tranquilla…”.

“Mica può tirarsi indietro! Che penserebbe sua suocera…” disse maliziosamente Holly.

“Certo che può! Non è poi questa tragedia se non li conosce domani lo farà tra un paio di mesi comunque, quando sarà finita la scuola, no?” replicò Daphne.

“Innanzitutto” disse Lily, continuando a sistemare i suoi bagagli “se fosse stato davvero pericoloso Dumbledore non ci avrebbe mai accordato il permesso di tornare a casa. Secondo torno a casa per vedere come sta mio padre. Non sono sicura che mi abbia raccontato tutta la verità circa la sua salute. E terzo, non è mia suocera, ma questo non significa che non mi faccia piacere conoscerla.” Si fermò a fissare Daphne. “Di un po’… non sarai mica gelosa??” esclamò.

“MA SEI FUORI?? Gelosa?? E di che? Del fatto che conoscerai i genitori del tuo ragazzo? Ma non farmi ridere!” rispose lei con un tono di voce tendente all’isterico.

Le altre tre la guardarono, come se avesse detto l’esatto opposto.

Nessuna disse più nulla sull’argomento, proponendo di scendere in sala comune, dato che i bagagli di Lily erano ultimati.

I ragazzi erano seduti al solito angolo, confabulando tra loro in quel modo misterioso e concitato, che a Lily puzzava sempre di malandrinata in potenza o atto.

“… domattina per vedere la sua faccia!” esclamò Sirius alzando un pochino troppo la voce e attirando l’attenzione del suo caposcuola meno preferito.

“La faccia di chi?” domandò lei con tono sospettoso, avvicinandosi.

“Si parlava di doccia…” intervenne James tirandola verso di sé e facendosela cadere in braccio e sfoggiando uno dei suoi sorrisi.

“Potter… che state architettando?!” disse Lily guardandolo seria e incrociando le braccia.

“Ahi, ahi Prongs! Ti ha chiamato Potter” disse Remus.

“Brutto segno!” commentò Peter, misteriosamente ricomparso non si sa bene da dove la sera prima, dando poche spiegazioni e confuse.

“E ha incrociato le braccia…” continuò Sirius.

“Bruttissimo segno!” ribadì Peter, scuotendo la testa.

“Ce l’ho con tutti e quattro non solo con lui, mie cari malandrini!” disse Lily.

I quattro si guardarono, per nulla intenzionati a rivelare il loro segreto.

“Allora? Sto aspettando una spiegazione…” continuò lei, per nulla intenzionata a demordere.

“E va bene, ma credo che tocchi a Prongs dirtelo…” disse Sirius, lanciando uno sguardo ammiccante a James, mentre Lily si voltava verso di lui, copiato dagli altri tre.

“Ok … ma non qui” disse James, e reggendo il gioco agli amici si alzò prendendo Lily per mano e la condusse fuori dal ritratto.

“Secondo voi riuscirà a inventarsi una balla credibile?” disse Remus con tono apprensivo, appena furono usciti.

“Beh, lo spero per lui… Mi spiacerebbe perdere il mio migliore amico! E poi che mi accompagnerà a comprare al casa?” commentò Sirius, alzandosi a sua volta per raggiungere Daphne.

Le ragazze quando avevano visto Lily avvicinasi ai malandrini per sapere cosa stavano architettando avevano deciso che era meglio tenersi in disparte ed erano andate a sedersi di fronte alla finestra, aspettando tempi migliori per avvicinarsi.

“Ehi, dolcezza …” disse Sirius avvicinandosi a Daphne.

“Che state architettando questa volta che ha mandato Lily escandescenza?” chiese Holly.

“Oh, un innocentissimo scherzuccio di buona Pasqua a Snivellus… Niente di così eclatante o innovativo. Una semplice pozioncina di nostra fattura che lo renderà simile al coniglio di Pasqua, che porta le uova per la gioia di tutti i bimbi!! In un momento così tetro per il mondo, regalare un po’ di felicità ci è parso il minimo…!” spiegò loro Sirius.

“E James, come pensa di spiegare tutto questo alla sua amata?” chiese Alice.

“…uscendone indenne, naturalmente?” aggiunse Holly.

“Francamente… l’ignoro!” rispose Remus, lanciando un’occhiata preoccupata verso l’uscita del dormitorio.

Ciao a tutti, miei cari e fedeli lettori!

Spero che vi sia piaciuto anche questo ultimo capitolo... Ringrziamenti a Mary3, Fannuccia e Pottolina '95, mie fedelissime rensitrici (si dice così in italiano??)

Fatemi sapere che ne pensate :DDD

Jelliclecat

  
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