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Autore: Shjeld    11/09/2013    7 recensioni
[ CAUSA PROBLEMI AGGIORNERO' MOLTO LENTAMENTE, COME AVRETE NOTATO ]
Louis è un giovane ragazzo volubile, ha odiato sé stesso perché "diverso" dagli altri. Il suo passato, ed il suo presente, non sono dei più felici. Tutto cambia con l'arrivo del nuovo anno, con l'incontro di Harry, un lontano cugino di Miranda che, assieme ad Hellen e James, sono i migliori amici di Louis. La vita del ragazzo verrà stravolta, enormi cambiamenti: scoprirà sé stesso e sarà costretto a fare i conti col passato. Imparerà a vedere il mondo con degli occhi diversi, imparerà a vedere cose che la gente comune non vede. Dovrà imparare a sopravvivere, a lottare per le persone che ama.
«Non è giusto…»
«Fidati».
E per quanto non conosca minimamente Harry il suo sguardo mi risulta così sincero e dispiaciuto per me che finisco per fidarmi, decido quindi di fare come mi dice.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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CAPITOLO XIV
WE LAY IN THE DARK

«Non avresti dovuto farlo!» le urla di Miranda rimbombano nello studio.
Harry mi guarda compassionevole, uno sguardo misto fra comprensione e severità, e poi quel pizzico di amore, che mi rassicura.
«Si sarebbe ripresa col tempo.»
«Chissà fra quanto, se mai fosse successo. Il problema è che non mi dite mai niente! Cosa pensate, che sia idiota? Cosa volevi nascondermi quindi?! Hai fatto chissà che incantesimo per proteggere le vostri menti dalla mia telepatia, parlottavate e confabulavate quando io non c’ero, e davate sempre risposte vaghe.» dico scocciato.
«Calmatevi, l’importante è che Hellen stia bene.» interviene Harry, a fare da paciere, con quel suo solito tono calmo e rilassato.
«Quello che non capisci è che ti devi fidare di noi, Louis. Il sangue di Elohim ha proprietà magiche potenti, ma non ne conosciamo ancora tutti gli effetti! E’ imprevedibile. E’ stato un rischio, voglio che tu lo sappia.» mi guarda seria, accigliandosi.
«Credo che ora basti, Mi’. Lo ha capito.» interviene ancora una volta Harry, per salvarmi dalla ramanzina della Strega.
«Me lo auguro per lui; ora dovrò spiegare tutto ad Hellen, e dovremo tenerla sotto controllo per qualche giorno, dato che ha il tuo sangue-attira-ombre nelle vene. Poverina.» scuote la testa mentre s’avvia verso l’uscita della stanza.
«Grazie» rivolgo un sorriso di gratitudine al riccio.
«Sai… quando una persona che ha innescato l’imprinting in un Werewolf soffre, il mannaro in questione avverte tutto – si avvicina a me, inginocchiandosi e inchiodando le sue iridi verdi nelle mie azzurre – e quando ho sentito che stavi soffrendo, ho avuto tanta paura. Credevo che qualcuno avesse superato in qualche modo le barriere magiche imposte da Miranda e ti avesse attaccato. E’ stato bruttissimo.» china il capo.
«Ehi – circondo la sua grande faccia con le mie mani, e porto nuovamente i suoi occhi nei miei – guardami, sto benissimo» schiocco un bacio sulle sue labbra carnose.
«Dovresti andare a prepararti per la festa in tuo onore di questa sera» dice, quando quell’innocuo bacio stava diventano qualcosa di più.
«Mancano così tante ore, ne abbiamo di tempo. Potremmo fare così tante cose» cerco nuovamente le sue labbra, con fare provocatorio.
«Potrei cedere – si alza, allontanandosi di un passo da me – un giorno o l’altro.»
«Sai che non si va all’inferno se cedi? E’ una bella cosa.»
«Dai, rischi davvero di non fare bella impressione se non ti prepari a dovere. Ci vediamo dopo» esce dalla stanza, lasciandomi con l’amaro in bocca. Ma un po’ ci ho fatto l’abitudine, al suo comportamento altalenante.
* * *
Mi guardo allo specchio, con indosso un abito nero da funerale, e per quanto Harry possa avermi detto che sto bene e sembro elegante io non riesco a non vedermi goffo, in quell’abito da galantuomo.
«E così sei pronto per il tuo debutto.»
Mi volto, e vedo Hellen con le braccia strette sotto il petto che mi fissa, il solito sguardo che non è mutato, non è mutato nei miei confronti.
«Mi rende davvero felice vederti in ottima forma.»
«E’ merito tuo, mi hanno riferito, quindi grazie.»
«Non dovresti ringraziarmi, è stata colpa mia se sei stata aggredita.»
«Mi ha spiegato anche questo la nostra amica Strega, il tuo fetore è sempre stato particolare, devo ammetterlo, ma che attirava addirittura i mostri cattivi non me lo sarei mai immaginato.»
Sorridiamo entrambi. Lei sembra averla presa bene, meglio di me probabilmente, dato che non ha tentato la fuga e non fa alcun tipo di capriccio, inoltre ci ironizza già su.
Si getta sul letto, come se nulla fosse, e mentre dondola i piedi per aria prende a parlare come sempre.
«Ma fammi capire una cosa… Tu ed Harry non state davvero insieme? Era solo per giustificare la tua scomparsa improvvisa?»
«Be’… Sì e no, cioè era così, ma poi è successo davvero. Anche se non siamo fidanzati, ovvero… sì e no, una via di mezzo» non riesco a spiegarmi, gesticolo come un forsennato.
«Scopamici?» mi interroga lei, nel tentativo di soccorrermi.
«No, no! Tutto il contrario!»
I suoi piedi si fermano in aria, mi guarda con un’espressione stucchevole per qualche istante e poi balza sulle proprie ginocchia sul letto, tornando ad irrigidirsi.
«Cioè, mi vorresti dire che tu, e dico proprio tu, stai con un ragazzo senza esserci mai andato a letto?»
«Te lo avevo già detto, mi sembra.»
«Sì, ma è stato un secondo trauma sentirmelo ridire.»
«Io e Harry non abbiamo mai fatto sesso.»
«Smettila che mi provochi un infarto!»
«Io e Harry non abbiamo mai fatto sesso, non abbiamo mai fatto sesso, non abbiamo mai fatto sesso!» continuo a ripetere con un enorme sorriso stampato sulle labbra, che diventa risata di tanto in tanto.
E lei rotola sul letto, fingendo di sentirsi male, agitando le braccia e dimenando tutto il resto del corpo.
«Sono appena tornata cosciente dopo aver bevuto il sangue del mio migliore amico magico, ho ancora una salute cagionevole!»
Mi tuffo sul letto, andando a stringere Hellen fra le mie gambe e impedendole di muoversi sotto il mio peso, e poi le faccio il solletico. Il che fa esplodere entrambi in una grossa ed enorme risata.
Lei riesce a divincolare dalla presa una delle sue gambe, ed in un batter di ciglio mi ritrovo sollevato dal suo piede e ricado sull’altro lato del letto.
Poi lei si porta in posizione di combattimento.
«Ehi, stronzetto, ti ricordo che pratico arti marziali da quando tu ancora non ciucciavi!»
«Sei proprio volgare! E poi non ciuccio nulla di quello che non ciucci te, cara mia.» e dopo queste mie parole lei si fa paonazza in volto.
«Non dovresti permetterti di dire queste cose ad una signorina come me, vergognati.»
«Chiedo umilmente perdono, oh mia signorina.»
«Credo sia ora che tu scenda.»
«Miranda cosa ti ha detto di fare? Non scendi anche te?»
«Sono un’umana Louis, una semplice umana, dice che se ne accorgerebbero e che sarebbe un casino, blablabla, poi ho smesso di ascoltarla. Ho solo capito che me ne devo stare buona nella mia stanza quando inizieranno ad arrivare tutti i tuoi nuovi amichetti coi super poteri.»
«Peccato, perché sarebbe stata meno pallosa la festa con te.»
«Hellen, la regina delle feste. Ovvio che sarebbe stata meno pallosa, non sarebbe stata pallosa affatto se ci fossi stata io! Ma questa è la tua punizione per avermi fatto quasi morire!» scoppia in una risata: non crede neanche lei alle parole appena pronunciate.
Ridiamo ancora per qualche minuto, poi cerchiamo di ricomporci entrambi ed io mi preparo a scendere al piano inferiore, chiedendomi cosa mi aspetti.
* * *
«Ma che fai?!» la voce acuta di Miranda mi rimbomba nella testa, mentre mi afferra per un braccio e mi trattiene.
«Pensavo di presentarmi alla mia festa, c’è qualcosa di assurdo nel presentarmi alla mia festa?!» chiedo perplesso.
«Oh sì, ovvio! Devi attendere che arrivino tutti gli invitati, poi ti chiameremo e tu ti presenterai a tutti.»
«Ma ho fame! Pensavo di sgranocchiare qualcosa al buffet.» dico sincero, e scocciato.
«Piantala di fare i capricci ed ascoltami; niente effusioni con Harry, chiaro?»
«Chiarissimo» marco il tono di voce, mettendoci dentro tutto il disappunto che provo nei confronti di tale restrizione.
«Non accennare a quello che è successo ad Hellen, capito?»
«Capito.»
«Ed, in linea di massima, comportati bene ed educatamente. Tanto questo tipo di feste durano davvero poco, sono tutti qui per vederti, dopo averti visto non hanno interesse a restare.»
«Sono quel tipo di persone che detesto, vero? Quelle con la puzza sotto il naso, tutte altolocate e snob. Non è così?»
«Sì – si inumidisce le labbra – ma ti voglio far presente che, per quanto odiose, sono le persone che contano dentro e fuori la Cittadella per il mondo magico, e tu ne fai parte. Non fare cretinate.»
«L’ho capito, l’ho capito. Non preoccuparti. Me ne starò buono e calmo in un angoletto, e risponderò educatamente a tutti coloro che vorranno chiedermi qualcosa.»
«Grazie.»
Ci scambiamo un rapido sorriso, poi giunge al nostro fianco Harry.
E’ semplicemente stupendo in quell’abito nero da cerimonia, i capelli ribelli che gli ricadono sulla fronte e che gli incorniciano il volto, e poi quei due smeraldi che risaltano, che catturano l’attenzione di chiunque. O sicuramente la mia.
«Ci sono tutti, ti aspettano.»
Sorrido, pensando che finalmente posso mettere a tacere il brontolio del mio stomaco, ma non appena giro l’angolo e mi ritrovo a dover percorrere la scalinata sento tutti i loro occhi bruciare sulla mia pelle, come se fossi immerso nell’acido. Mi sforzo di sorridere e di scendere nella maniera più naturale possibile quei gradini, subito dietro di me mi seguono i miei Guardiani.
C’è chi mi guarda con un sorriso flebile stampato in volto, chi con il volto disinteressato o ancora chi sembra già disprezzarmi, con le mascelle contratte.
Si fa largo tra la folla una donna, con dei capelli lunghi e biondi, quasi bianchi, impreziositi da perle variopinte e nastrini; il suo volto è docile ma allo stesso tempo appare maturo; indossa un abito che pare esser costituito da pura luce, intessute ci sono piccolissime gemme che avvolgono la splendida figura fino ai piedi. Si muove elegantemente, e si avvicina proprio a me.
«Benvenuto nella comunità magica, Louis Tomlinson.»
Resto a fissarla, abbozzando un sorriso imbarazzato.
«Io sono Alaria, membro del Concilio della Stella in quanto rappresentante degli Elohim» si presenta con un tono soave ed angelico, inoltre ora capisco perché tutti pendono dalle sue labbra: è una dei pezzi grossi.
«E’ un piacere fare la sua conoscenza» mi diletto in un inchino, appena accennato, chiedendomi se sia stata la cosa giusta da fare.
Mi ritrovo a fissarla senza sapere esattamente cosa dire o cosa fare, e lei fissa me, senza dire altro.
Miranda mi affianca, prendendo a parlare autoritaria «Louis è in grado di utilizzare la telepatia senza problemi, può richiamare la magia in sua difesa, ed ha trovo l’affinità con la propria arma.»
«Tutto qui?» chiede poi la bionda, guardandomi con aria di delusione.
«Tutto qui.»
Alaria mi rivolge ancora uno sguardo, poi si volta e si allontana senza dire nulla.
«Se vai a sederti in un angolino ci sono poche possibilità che qualcuno venga a porti domande, ormai questo tipo di feste sono noiose per tutti» la voce roca di Harry mi raggiunge, rassicurante, «Ci pensiamo io e Miranda agli ospiti, andranno via tutti molto presto.»
Un semplice sorriso, poi prendo ad allontanarmi.
Così come consigliato da Harry ho trovato un posto a sedere in un angolino della grande sala, e nessuno pare essere veramente interessato a me. Mentre Miranda ed Harry balzano da un lato all’altro dalla stanza per intrattenere gli ospiti, parlottano di chissà cosa, ed alcuni di essi iniziano già ad andare via.
La mia attenzione poi si concentra su una giovane ragazza, gironzola intorno ad Harry, facendo ondulare i suoi lunghi boccoli color paglia, con quel visino tanto pulito e docile che nasconde però ciò che veramente è, ciò che lo sguardo lascia intravedere: una predatrice.
E quello sguardo lo riconosco, carico di brama e desiderio, perché so riconoscere una mia pari.
E quell’ingenuo di Harry l’asseconda anche, cingendola sul fianco e lasciando ch’ella s’avvinghi come una piovra su di lui.
«E’ quella che si definisce una bella ragazza, vero?»
Al mio fianco siede un ragazzino, solo ora mi accorgo della sua presenza, lo scruto un po’ perplesso: capelli neri e lucenti, a caschetto, una pelle diafana, quasi cadaverica, e due grandi occhi neri, di un nero intenso e profondo, quasi racchiudano l’oblio.
«Immagino di sì» rispondo secco e scocciato, serrando poi la mascella quando Harry sorride, e quel sorriso non è di certo rivolto a me.
Le mani iniziano a sudarmi, e sento le viscere capovolgersi al mio interno, annodandosi e facendomi crescere in petto una strana sensazione, una sensazione mai provata prima: gelosia.
La sola visione di quella ragazza che ci prova così spudoratamente con Harry, con il mio Harry, mi fa ribollire il sangue. Ed ora comprendo perfettamente come deve essersi sentito lui, come si senta costantemente avendo paura di perdermi.
«E’ la mia guardiana» la voce petulante del ragazzino mi fa volgere lo sguardo in sua direzione «ma è più il tempo che passa a rifiutare le avanches di millemila ragazzi che il tempo che passa a proteggermi.»
Mi soffermo a fissarlo, perplesso. Ricordo che gli Elohim sviluppano i poteri magici più o meno verso la mie età, ma il ragazzino che ho difronte non avrà più di 14 anni.
«Alaria è rimasta molto colpita da me, come tutti del resto. Sono l’elohim più giovane in circolazione, ed i miei poteri sono già superiori a quelli di molti altri elohim d’età maggiore alla mia. Dice che mi sono destinato a qualcosa d’immenso» il tutto però non è detto con un tono di presuzione, ma permane distaccato, la voce apatica e priva di alcun sentimento.
Il ragazzino torna a parlare, ma mi concentro esclusivamente su Harry.
Volere è potere, ecco cos’ho imparato.
Ed io voglio entrare nella mente di Harry, non per leggergli il pensiero, no, per lasciarvi un messaggio.
“Harry.” e lui si volta, sorpreso verso di me. Non mi sono neanche dovuto concentrare più di tanto, “Nel bagno al piano superiore, ora.”
Mi alzo, e con grandi passi mi dirigo verso l’uscita della sala. Harry non prende a seguirmi, non per ora.

 
***

Picchietto frenetico la porcellana del lavabo, con l’orecchio teso nel tentativo di captare qualsiasi suono, con la speranza che sia il suono di passi in avvicinamento, passi di Harry.
Sono trascorsi alcuni minuti dalla mia uscita, e nessuno se ne è accorto. Nessuno in quella sala è veramente lì per me, forse per il banchetto.
Ecco i passi, che vanno in sintonia con lo scalpitare del mio cuore, più si fanno vicini e più temo che il mio cuore mi esca dal petto e corra via.
La porta si apre, metto subito a fuoco i lineamenti perfetti del viso di Harry, quegli occhi verdi che intrappolano subito i miei dentro di essi, e l’istante successivo le mie labbra premono sulle sue, avide.
I miei baci sono tutt’altro che dolci, sono violenti. Con foga succhio le sue labbra, e le mordo. Quasi a divorarle, così da renderle mie, solamente mie.
«Dimmi che sei gay, completamente gay, al cento per cento.»
Sgrana gli occhi, perplesso. «Certo, perché?»
«Perché ho scoperto di essere una persona gelosa, e dubito che riuscirei a sopravvivere a me stesso se dovessi tenerti d’occhio con qualsiasi persona ti giri intorno.»
E mentre torno a baciarlo lui se la ride, soddisfatto.
«Miranda ci ha fatto promettere di non avvicinarci troppo questa sera, non dovremmo...»
«Oh, Harry, Miranda mi dice tante di quelle cose da quando ci conosciamo, e ti pare che io le abbia mai dato retta?»
Intreccio le mie dita nei suoi ricci, sul collo, e lo bacio ancora una volta.
«Dovresti dirlo a quella biondina che sei gay.»
«E perché mai?»
«Perché ti stava mangiando con gli occhi.»
«Non è vero, sei solo troppo geloso.»
«Senti ricciolino, so riconoscere quel tipo di gente, ti vuole portare a letto!»
«E’ solo una ragazza molto aperta.»
«Sì, di gambe.»
Stringo la mano a pugno, tirando la testa di Harry leggermente di lato, per avere lo spazio sufficiente per fiondarmi sul suo collo, e morderlo come neanche accade nei peggiori film romantici e vampireschi.
Quando lo sento gemere dal dolore, come se non potesse resistere ulteriormente, mi allontano di qualche millimetro, tornando a lasciare dei leggeri baci sulla pelle arrossata.
«E questo?» dice lui.
«Per fargli capire che sei occupato, no?»
«Ora che sono marchiato, possiamo tornare di là prima che qualcuno ci venga a cercare?»
«Se proprio dobbiamo.» mi alzo sulle punte, per raggiungere la sua bocca, in quell’ultimo bacio prima di tornare al piano inferiore.
«Oddio» una terza voce fa eco nel corridoio, verso la quale mi volto e scatto allertato: dinanzi alla porta del bagno c’è quella biondina. Mi si gela il sangue.
Sì, non ho mai dato ascolto a Miranda. Sì, proprio a causa di questo mi sono sempre cacciato nei guai.
Ci guarda perplessa, sorpresa e «scusate!» emette, quasi in un gridolino, prima di correre via.
«Cazzo» impreca Harry. «Corri, torniamo in sala, forse non dirà nulla.»
E seppur la situazione ancora non mi sia affatto chiara,  e non mi è per nulla chiaro il motivo per cui io ed Harry non possiamo avere una relazione, corro col cuore in gola.

 
***

Giunti in sala ricerco immediatamente con lo sguardo la ragazza bionda, cercando di regolarizzare il mio respiro, non ho idea di che intenzioni abbia. Non ci vuole molto per localizzarla dato che la sala è ormai, quasi, svuotata del tutto. Non so quale sia la sua meta, ma voglio assicurarmi che non dica nulla a nessuno, non posso permetterlo.
Velocizzo il mio passo, quasi una corsa, e quando con la mia mano sto per toccare la sua spalla, mi ritrovo a terra.
Le vetrate si sono infrante, un’aria gelida e delle forti correnti d’aria hanno preso ad impossessarsi della sala mentre i grandi candelabri cessano di emanare quella radiosa luce, e ci ritroviamo tutti al buio.
Il tempo che ho per rendermi conto di quello che sta accadendo è davvero esiguo, sento delle urla, e dei numerosi passi (gente che fugge, probabilmente).
Mi ritrovo immerso nel buio, avvolto da un gelo innaturale.
Mi rialzo, cercando di mettere a fuoco tutto ciò che ho intorno, ma non riesco a definire neanche i contorni.
«HARRY!» grido il suo nome, e non perché voglio che venga a salvarmi, ma perché voglio assicurarmi che stia bene. «HARRY!»
«Lux» la voce candida di Miranda rimbomba fra le mura della stanza, e l’istante successivo innumerevoli globi di luce dorata svolazzano in ogni dove, così da permetterci di vedere nuovamente.
Mi guardo intorno, al mio fianco c’è la guardiana del ragazzino, dal lato opposto della stanza c’è Miranda che pare avermi appena trovato con lo sguardo, e non pare avere intenzione di scrollarmi gli occhi di dosso, qualche metro dietro di me c’è Harry, e nel suo sguardo vedo il terrore, e non teme nulla per sé, ha terrore per me. Mi accorgo solo ora che rivoli di sangue colano lungo il mio viso, devo esser stato colpito da alcune schegge delle vetrate. Harry inizia a correre verso di me.
Poi arrivano, loro, le Ombre. Saettano all’interno della stanza, e non ho la più pallida idea di quante possano essere.
Harry si ritrova sbarrata la strada da alcune di esse, su cui si lancia con un’impetuosa ferocia, andando ad assumere quei tratti tipici da lupo, che lo rendono selvaggio.
Miranda fra una formula magica e l’altra dà origine a potenti saette elettriche, inarrestabili folate di vento o getti d’acqua; scatena la forza degli elementi, e non pare essere in difficoltà.
«Attento!» vengo strattonato via, la mano della ragazza salda sulla mia spalla.
E poi la bionda emette un grido, dalle corde vocali emana delle potenti onde d’urto che vanno a disintegrare un’Ombra dall’aspetto canide che aveva tentato di assalirmi.
«Grazie» dico fra lo sconcerto.
«Louis, scappa!» grida Miranda, e non me lo faccio ripetere due volte.
I miei piedi iniziano ad inseguirsi l’un l’altro, ma prima ancora di pensare a qualsiasi via di fuga penso ad Hellen. E’ in pericolo, esattamente come me, a causa del mio sangue dentro di lei.
Corro verso il piano superiore, e poco prima dell’uscita sento un ululato provenire dalle mie spalle, e poi un tonfo. Mi volto e vedo Harry con gli artigli conficcati sul dorso di un’Ombra. Mi ha salvato, ancora una volta.
Mi osserva solo per qualche istante, quei due occhi dal verde vivo che risplendono di vita, che sembrano guardarmi compassionevoli, rammaricati per tutto quello che dovrò passare, e mi guarda, come a chiedermi scusa.
«Ora, vai!» mi intima, con un cenno della testa verso l’uscita.
Corro, cercando di essere il più veloce possibile, con il cuore che impazzisce nel mio petto, quasi a farmi male. Percorro la scala, tre o quattro gradini alla volta, e mi dirigo verso la stanza di Hellen.
Non appena entro nella stanza le sue iridi son puntate su di me, interrogative.
«Cosa succede? Ho sentito un gran baccano provenire dal piano di sotto!»
«Dobbiamo scappare!» le dico. Lei non entra nel panico, non ne è il tipo. Senza dir nulla prende a seguirmi.
Corro verso la mia stanza, recupero il libro magico.
Si sentono urla e sbraiti provenire dal piano inferiore, Hellen ed io ci guardiamo spaventati, senza però dirci neanche una parola.
Cerco di pensare in fretta a dove poter fuggire, il posto più sicuro all’interno dalla casa è la Domus Magicam, ma mi è irragiungibile dato che non possiedo il ciondolo di Miranda, potrei recarmi nella sala degli allenamenti, ma oltre al corridoio privo di qualsivoglia illuminazione c’è il rischio che le ombre ci raggiungano anche lì, e da lì non potremmo avere vie di fuga alternative, ed infine escludo anche l’ipotesi di scappare all’esterno della casa, dato che è da lì che provengono le Ombre; l’unica via di fuga pare essere il portale magico nell’armadio.
Porgo il libro scarlatto ad Hellen, che lo stringe forte a sé.
«Non perderlo» mi premuro di raccomandarglielo.
E’ l’unica cosa che deve essere con me, ad ogni costo. Inizio a muovermi verso la stanza di Miranda, per raggiungere la salvezza. Il corridoio è ancora sgombro, quindi per il momento i guardiani stanno avendo la meglio e trattengono i nemici al piano inferiore.
Ma evidentemente ho pensato in positivo troppo presto, dalle scale proviene un ringhio, un lupo costituito da denso fumo nero ci guarda con gli occhi scarlatti, bramosi del nostro sangue.
Mi frappongo fra Hellen e l’Ombra, giurando a me stesso che non permetterò al mostro di sfiorare la mia amica.
In maniera del tutto naturale vado a mutare il braccialetto d’argento in un arco, una freccia generata dalla mia essenza magica incoccata senza difficoltà. Prendo la mira, respiro, il mostro prende a correre verso di noi, mantengo la calma, inspiro, la punta della freccia mirata sulla fronte della creatura. Mantengo la posizione, e quando la belva balza a qualche metro da me per aggredirmi, espiro, scocco la freccia. Rapida si conficca esattamente dove desideravo, ed ora s’agita e si dimena a terra in preda al dolore.
Sento altre zampe percorrere la scalinata. Le cose si sono messe male per i guardiani. Digrigno i denti.
Una parte di me vorrebbe tornare al piano inferiore ed assisterli, l’altra mi ripete che non potrei nulla, che sarei soltato un peso, che devo salvare me, ma soprattutto Hellen.
«Entriamo nella stanza di Miranda, svelta.»
Hellen apaticamente mi segue.
Questa volta a venirci incontro non è una sola Ombra, sono in molte.
Provo ad incoccare una freccia, espirando ne scocco una in direzione del branco, atterrando una delle tante Ombre. Ma sono troppe.
Scocco una seconda freccia, che non colpisce nulla se non la parete. Una terza, una quarta, di cui solo una colpisce il bersaglio. E’ impossibile respingerle.
«Apri l’armadio!»
Fermo sull’uscio della porta cerco di resistere.
Ma quando ormai le bestie mi hanno quasi raggiunto, ed io cerco in un ultimo gesto disperato di entrare nella stanza e chiudere la porta, delle potenti onde d’urto, un grido acuto e assordante che mi costringe a tapparmi le orecchie, sbaraglia la strada e fa dissolvere tutte le ombre.
Al centro del corridoio c’è la biondina. La seconda volta che mi salva la vita questa sera.
«Che ci fai qui?»
«Grazie per avermi salvato la vita», dice mentre corre verso di me «mi avrebbe fatto molto piacere, onestamente.»
«Che succede giù?»
«Harry mi ha fatto promettere di occuparmi di te e della tua amichetta, non perdiamo tempo e andiamocene da qui.»
«E lui? Loro?!»
«Quando non ci sarà più nessun Elohim di cui cibarsi, probabilmente le Ombre se ne andranno. Se vuoi salvare i tuoi amici, devi andartene.» afferma con tono autoritario. «E datti una mossa, prima che ne arrivino altre» sorride, acidamente.
«Nell’armadio.»
Così facciamo, eppure c’è qualcosa che non va. Seppur entriamo tutti e tre nell’armadio… lì restiamo. Il portale magico non pare esser attivo, per qualche strana ragione.
«Le sento arrivare!» dice la guardiana.
«Non funziona!»
«Ragazza, chiudi l’anta! Louis, vedi di far funzionare quest’affare! E’ magia, è tua competenza!» grida la bionda.
Hellen chiude l’anta del suo lato, la guardiana chiude quella del suo lato.
E poi eccole, le Ombre, che s’abbattono su quelle fragili ante di legno, e noi che veniamo sballottati da una parte all’altra.
Socchiudo gli occhi, cerco di calmarmi e concentrarmi, di definire perfettamente il mio intento nella mente, così che la magia possa venirmi in soccorso.
Apro gli occhi, giusto in tempo per vedere delle crepe nell’armadio provocate dagli artigli dei mostri, e poi la magia fa quel che deve: un bagliore di luce circonda me e le due ragazze, tutto ciò che ci circonda sembra esser portato via da una folata di vento. Ha funzionato. Ci siamo teletrasportati. Siamo salvi.

 
***

Cado, su dell’erba fresca, al fianco di Hellen e dell’estranea.
Afferro alcuni ciuffi d’erba, come per concretizzare che non sono dove speravo di arrivare. Mi porto sulle ginocchia, guardandomi intorno: ci sono solo alberi; alzando la testa posso scorgere squarci del cielo stellato fra le fronde degli alberi, e la luce lunare che filtra da esse ci colpisce in pieno, evitando di lasciarsi nell’oscurità assoluta.
«Dove siamo?» chiede Hellen.
«Non ne ho idea, non è qui che saremmo dovuti apparire.»
«Non abbiamo raggiunto l’uscita del portale. Non hai fornito magia sufficiente per completare il viaggio, oppure a causa delle fratture nell’armadio la sua magia non ha funzionato come doveva», afferma, già in piedi al mio fianco, la guardiana. «Potremmo essere ovunque, siamo stati sbalzati chissà dove.»
«Ovunque, nel mondo?» dice Hellen, impaurita.
«Da quel che ne so, sì.»
 
 
All of the ghouls come out to play.
 
 

boo yah

Ciao a tutti, come vi avevo promesso –e col pc che lo ha permesso <3- eccomi qui, a breve distanza dal primo capitolo dati gli ultimi periodi :)
Iniziamo con l’esaminare la questione, che succede? Harry e Louis sempre più adorabili, ok, Louis geloso, ok… ma la cosa più importante, le Ombre attaccano! Non si sa ancora come (ed è tutto un mistero e.e), non si sa ancora un fottuto ed emerito peenis (usare il nome di una ship impropriamente, lo sto facendo bene); ma soprattutto, cosa che vi starete chiedendo, dove sono finiti Hellen, Louis e la biondina?! BOH. #stayLights (?)
Ringrazio chiunque abbia lasciato una recensione al capitolo precedente, in particolar modo ringrazio Emy, che mi resta accanto in tutto, thanks you honey :3
Invito chiunque a lasciare una recensione, a mettere la storia fra i preferiti/ricordati/seguiti, perché è l’unico modo che ho per sapere se vi piace c:
E spero vi piaccia, tanto.
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