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Autore: Nereisi    11/09/2013    3 recensioni
Kagome e Kikyo, due lati della stessa medaglia, ma che si odiano profondamente e a vicenda.
Riuscirà Kagome conquistare Inuyasha?
La storia di un amore consumato alla luce tenue dei fuochi d'artificio.
Non dimenticate che l'amore è anche perdonare.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3
Verità e Perdono

 
 
Il vento soffiava carezzevole sulla cima di Goshinboku.
A Kagome ci era voluto un bel po’ per riuscire ad arrampicarsi sopra il dio albero: le avventure nell’era Sengoku la avevano allenata a molte cose, ma non a scalare alberi.
La ragazza si era rifugiata lì sopra appena era uscita dal pozzo, troppo distrutta persino per confidarsi con sua madre.
 
Le fronte dell’albero, mosse dalla brezza, la sfioravano dolcemente, quasi a volerla consolare.
Una foglia si staccò da un ramo è le volteggiò attorno fino a posarsi dolcemente sul suo grembo; una lacrima sfuggita al controllo ci piovve sopra subito dopo.
 
Chissà quante volte è capitato a Inuyasha di starsene quassù… anche lui si sedeva su questo stesso ramo? Anche a lui veniva qui per lenire le ferite del cuore? Non credo che abbia mai pensato alla possibilità che qualcuno venisse qui per lenire ferite causate da lui.
 
Prese malinconicamente la foglia tra due dita e si trastullò per qualche istante con essa, osservando come la goccia di lacrima vi scorreva sopra a seconda di come lei piegava il polso, prima di avvicinarsela alle labbra e soffiare, facendola volare via.
La osservò turbinare, a tratti lenta a tratti veloce.
Poi, all’improvviso, successe. Una visione le proruppe prepotentemente nel cervello.
 
Capelli d’argento brillavano al vento.
 
Il mezzo demone saltò agile fuori dall’imboccatura del pozzo mangia ossa, cercando qualcuno, gridando un nome.
 
<< Kagome! Dove sei?! >>
 
 
La fanciulla si riscosse.
 
Lui sta venendo qui! Non voglio che mi trovi! Non voglio vederlo!
 
Presa dal panico, cercò di scendere dall’albero più in fretta che poté, incurante delle schegge che le si conficcavano nei palmi delle mani.
Una volta a terra, dolorante, la prima cosa a cui pensò fu un posto dove nascondersi.
 
Casa mia è il primo posto dove mi cercherà!
 
Corse via, oltrepassando l’arco di legno rosso che delimitava la proprietà del tempio shintoista di famiglia, e scese le scale. A metà strada sentì, inconfondibile, la voce di Inuyasha che la chiamava.
Cercò di accelerare il passo, quando un tremendo pensiero la assalì.
Quello stupido di certo l’avrebbe seguita anche in capo al mondo, non poteva permettere che quelli in città la vedessero correre via con alle calcagna un ragazzo con orecchie di cane, una katana e per di più vestito in quel modo!
Sebbene la prima parte del pensiero le scaldò il cuore, la seconda la gettò nell’indecisione.
Infine, decise la sua strategia.
Tornò indietro di qualche passo, poi scavalcò i gradini per entrare nel bosco che copriva il monte.
Si inoltrò per un po’, poi, finalmente, arrivò nel punto in cui erano presenti quasi solo ciliegi.
Si inerpicò sulla collinetta e poi si arrampicò nuovamente su un albero, nascondendosi fra le fronde dei ciliegi, sperando con tutto il cuore che il loro profumo fosse sufficientemente intenso da coprire il suo odore.
 
Aspettò qualche secondo e poi, come si aspettava, fece la sua comparsa il mezzo demone, che piombò a tutta velocità nel centro della radura. Kagome si portò entrambe le mani sulla bocca, tappandosela, decisa a non emettere nemmeno un fiato.
Come aveva previsto, l’olfatto sopraffino del mezzo demone accusò il colpo, stordito da quella concentrazione improvvisa di profumo, e lo vide barcollare.
Esultò interiormente.
 
Poi, come nella scena di un film, vide scendere dal cielo, inesorabile, la foglia con cui qualche minuto prima lei aveva giocherellato verso Inuyasha.
Lui alzò la testa di scatto, riuscendo a percepire quella piccola presenza senza problemi.
Allungò il braccio e prese fra due artigli la foglia, portandosela alle narici.
 
In quel momento, Kagome lo trovò tremendamente attraente. Ebbe voglia di scendere giù dal ciliegio e di correre da lui, ma si trattenne con tutte le forze.
Poi, la sua voce la scosse all’improvviso.
 
<< Kagome, lo so che sei lì. Scendi o ti vengo a prendere io? >> lo aveva detto continuando a guardare la foglia, quasi stesse parlando con lei.
 
Kagome esitò, ma non si mosse. Magari era solo un bluff.
 
<< Allora? >> insistette il mezzo demone, puntando gli occhi dorati proprio sulla chioma dell’albero in cui era nascosta.
 
Sconfitta, la ragazza scese a malincuore, abbandonando la confortevole sommità del ciliegio. Si sentiva vulnerabile e scoperta, ora che era in campo aperto, con niente tra lei e Inuyasha; così, per trovare almeno un po’ di conforto, si appoggiò al suo tronco, come se potesse proteggerla.
 
<< Come hai…..? >> gli domandò stancamente, evitando il suo sguardo.
<< Ormai dovresti sapere che sono in grado di riconoscere il tuo odore anche fra mille, te l’ho detto parecchie volte ormai. >> le rispose, serio.
 
Calò un pesante silenzio.
 
<< Senti, Kagome… >> iniziò lui, facendo un passo avanti.
Lei si ritrasse << NO! Non voglio! >> strillò nascondendosi ancora di più.
<< Ti prego Kagome ascoltami! >> ritentò lui,  avvicinandosi a lei.
 
Troppo spaventata dall’eventualità che Inuyasha potesse dirle che doveva farsi da parte fra lui e Kikyo, la ragazza si pigiò le mani sulle orecchie e chiuse gli occhi.
 
Almeno fin quando due braccia non l’abbracciarono con forza e dolcezza allo stesso tempo.
Sorpresa, alzò lo sguardo verso il ragazzo, ma lui guardava fisso il tronco d’albero dietro di lei, le gote in fiamme. Kagome lo trovò inaspettatamente carino.
 
<< Non guardare! È imbarazzante. >> le intimò. << E ascoltami una buona volta. È vero. Non posso dire di non pensare più a Kikyo. Non so se riuscirò mai a smettere di pensarla. Ma tu devi cercare di capire. >>
L’arciera abbassò gli occhi. Si aspettava proprio un discorso del genere.
<< Detto questo… anche se la penso… non vuol dire che languo d’amore per lei. Sai com’è. >>
Lei lo guardò scioccata << Cosa?! >>
 
<< Dannazione quanto mi dai da fare! Capiscilo! >>
<< Ma cosa?! >>
<< Maledizione….! >>
 Si staccò da lei, la guardò negli occhi e in un nanosecondo la baciò.
Fu troppo improvviso, le labbra quasi le facevano male per lo scontro, il cervello non riusciva a elaborare una contromisura e, prima che se ne rendesse conto, lui si era già staccato, voltandosi velocemente di spalle, talmente rosso di imbarazzo che Kagome pensò stesse per prendere fuoco.
Inuyasha nascose le mani nelle maniche della veste, teso.
 
<< Capito?! >> le chiese, con uno strillo aggressivo << IO….IO…. io. Tu. Punto. Ecco. >>
Preoccupata che il vocabolario del futuro padre dei suoi figli avesse subito una drastica recessione, lo raggiunse fino a vederlo in faccia. Lo colse impreparato al punto di vederlo arrossire ancora di più!
Temendo che se avesse continuato a guardarlo negli occhi gli sarebbe venuta una sincope, lo abbracciò, nascondendo il viso nella veste. Dopotutto, nemmeno lei era restata indifferente a quel bacio.
 
<< Va bene. Ho capito. >> sentì il suo petto rilassarsi un pochino.
<< Allora prima… >>
<< L’ho respinta. >>
<< Ok. Ok. >>
 
Lo strinse ancora di più. Quasi non poteva crederci.
 
<< Allora… >> fece, staccandosi da lui << Visto che sei qui… mi accompagni in quel posto che ti dicevo? >>
<< Cosa? Ah, sì, me ne avevi parlato. Ma cos’è? >>
<< E’ una festa. >>
<< Una festa?! Ma Kagome sai bene che a me non piace essere circondato da umani!  E poi sei sempre tu che mi dici che non- >>
<< SSSSSSSSSSSSH! Cosa pensi, che sia stupida? >>  lo fissò, offesa. << Cosa credi! Ho già pensato a tutto, io! Adesso fila su Goshinboku e guai a te se entri in casa! >> gli ordinò
Spiazzato, il poveretto ubbidì.

Da sopra il dio albero vide Kagome entrare in casa e serrare la porta di casa.

Inuyasha aspettò.

E aspettò.

E aspettò ancora.
 
Kagome non usciva.
Ormai, era buio, le stelle brillavano alte nel cielo e la città era piena di fermento come al solito.
Inuyasha si stava quasi appisolando sul ramo.
Non capiva se era una punizione, una prova di resistenza o se stessero combinando qualcosa, dentro quella benedetta casa.
 
Quando ormai stava per perdere le speranze, la porta d’ingresso si aprì.
 
<< FINALMENTE! Si può sapere cosa… >> le parole gli morirono in gola.
 
Kagome era stupenda.
Portava i capelli raccolti sulla nuca da un fermacapelli scintillante, simile ad una bacchetta, con una parte pendente a cui erano attaccati campanelli a forma di fiore che tintinnavano ad ogni suo passo. Il viso, su cui era steso un velo di trucco, risultava semplice ma comunque grazioso e ai piedi portava dei geta tradizionali che la alzavano di qualche centimetro.

Ma la cosa che colpì di più Inuyasha fu il suo vestito.

Kagome indossava uno Yukata estivo rosso fuoco, con qualche piccolo disegno floreale sui bordi delle maniche, ed era abbastanza lungo da nascondere le gambe senza però togliere nulla alle sue forme. Era fermato in vita da una fascia a più strati in cui era infilato un colorato ventaglio. Le maniche, più lunghe delle mani, davano un tocco di purezza a quella visione che già di per sé pareva celestiale.
 
<< Mi ci è voluto molto per trovare un kimono che stesse bene vicino al tuo. Adesso siamo un abbinato. >>
Queste furono le prime parole che pronunciò la visione celestiale.
 
Inuyasha si riscosse.
Kagome arrossì e si portò le lunghe maniche a coprire le labbra.
 
<< Andiamo >> disse, e si incamminò.
 
Come sotto un incantesimo, il mezzo demone la seguì a bocca aperta.
Comunque, non fecero molta strada. Kagome si fermò di nuovo sotto Goshinboku.
 
<< Mi porti lassù? >> disse, indicando col dito le fronde dove Inuyasha era solito stare. Così facendo, la manica le scivolò lungo il braccio, rendendo visibili le bende che si era dovuta applicare alle mani a causa delle schegge procuratasi durante la fuga rocambolesca di qualche ora prima.
 
<< Improvvisamente mi rendo conto che tu non fai altro che darmi ordini, stasera. >> brontolò lui, ma fece comunque quanto gli era stato detto dopo aver visto le fasciature.
 
Un balzo e furono in cima.
 
<< E adesso? >>
<< Adesso aspettiamo. Non ci vorrà molto. >>
 
E infatti, nemmeno un minuto dopo un lungo fischio seguito da un botto roboante segnò l’inizio dell’evento. Il cielo si colorò di rosso, verde, blu, mentre i fuochi di Ferragosto disegnavano figure nell’aria.
 
Il primo botto atterrì Inuyasha, ma quando vide la tranquillità e il sorriso della sua compagna allontanò la mano da Tessaiga.
 
<< Cosa sono? >>
<< Fuochi d’artificio. Belli, vero? >>
<< Meravigliosi… >> mormorò lui, osservando il viso di lei illuminato a tratti dalle esplosioni colorarsi delle tenui tinte dei fuochi.
 
Lei, accortasi del suo sguardo, si girò verso di lui.
Si guardarono intensamente.
 
 
 
La madre di Kagome stava chiudendo i balconi della casa per la notte,  ma quando lo sguardò le cadde sulla coppia in cima all’albero si fermò ad osservare.
Una lacrima di commozione e orgoglio le sfuggì dalle ciglia quando vide le due figure l’una nelle braccia dell’altro.
 
Sono fatti per stare insieme.
 
Si ritirò in casa, lasciando spazio alla notte e all’amore che fioriva impetuoso e bellissimo fra i due ragazzi.
  
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