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Autore: nefert70    11/09/2013    1 recensioni
Luigi Amedeo duca degli Abruzzi e il suo unico amore Katherine Elkins
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Il Novecento
- Questa storia fa parte della serie 'Gli amori impossibili'
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18 marzo 1933 - Washington, D.C

Luigi, amore mio…
Sono trascorsi ventisette anni e  ancora non riesco ad addormentarmi senza rivolgere un pensiero a te. Senza mandarti il mio ‘buona notte’ .
Anche oggi sono qui, i piedi gelati e la tua ultima lettera tra le mani. Ogni giorno aspetto con ansia che mi portino la posta e cerco la tua lettera. Quando la  vedo il mio cuore si ferma, come quando ti vidi la prima volta al pranzo sulla Mayflower.
Mi ero preparata con cura, il mio abito bianco era all’ultima moda, i miei folti capelli neri erano raccolti in un alto cignon, il cappello era ampio  e metteva in risalo i miei occhi, un principe era sempre un evento per noi americani, così repubblicani…
Quando fummo presentati tu fosti gentile, educato, cortese come un principe deve essere ma non mi notasti.
Lo so molto bene, ero abituata agli sguardi degli uomini.
Le cronache dei giornali erano piene dei miei innumerevoli ammiratori ma tu non mi notasti…
Eri stanco, annoiato da tutti quei cerimoniali, l’ho capii subito dai tuoi occhi, li amai subito, erano dolci e tristi…
La giornata trascorse allegra e tra la posa della lapide sulla tomba di Washington e la vista alla casa non ci incontrammo più.
La sera però ci fu il ricevimento a casa Lars Anderson e li finalmente ballammo insieme…
Eri appoggiato ad una colonna e sembravi annoiato ad un certo punto i nostri occhi si incontrarono e tutto fu come nelle favole, parlasti per un attimo con il tuo accompagnatore e subito dopo vi avvicinaste.
Quando mi chiedesti di ballare non credevo alle mie orecchie, fino ad allora nessuna ragazza era stata invitate e molte si erano proposte anche in modo sconveniente.
Io, io ero stata la prescelta…
Ballammo tutta la sera, poi scendemmo nel giardino e parlando di tutto passeggiammo per quasi un ora.
Il giorno dopo i giornali erano pieni delle nostre foto e gli articoli parlavano solo della figlia del senatore Elkins che aveva ballato tutta la sera con un principe reale. Cenerentola era americana?
Ma noi non leggevamo i giornali, eravamo troppo presi dal vivere il nostro amore, ogni tuo momento libero lo trascorrevi con me, eri il mio cavaliere a tutti i ricevimenti e più di una volta cenammo da soli nei ristoranti più alla moda.
Ormai tutti aspettavano solo di vedermi al dito l’anello di fidanzamento. Ogni volta che mi toglievo i guanti tutti allunavano il collo e trattenevano il respiro.
Anche io ormai speravo che  quella felicità non finisse più.
Avevo il terrore dei giorni che trascorrevano perché significavano l’avvicinarsi della tua partenza. Come avrei fatto senza più vederti?
E quel giorno arrivò… La tua nave e i tuoi uomini ti attendevano, quando mi venisti a salutare non avevo più lacrime, mi abbracciasti e prima di darmi l’ultimo bacio mi dicesti ‘Tornerò presto e con il permesso di sposarti. Lo sai non posso ufficializzare nulla senza l’approvazione del re mio cugino. Non mi dimenticare. Ricordati sempre che ti amo e che non permetterò a nulla e a nessuno di separarci. Ti amo”
Dimenticarti? Come avrei potuto dimenticarti. Neppure ora dopo ventisette anni ti ho dimenticato.
Attesi… Ti scrivevo ogni giorno e tu facevi altrettanto.
Poi arrivò la lettera che tanto attendevo, mi chiedevi di raggiungerti in Europa, era tutto predisposto.
Partii con mio padre, e raggiungemmo Parigi. Roma sarebbe stato troppo impegnativo e non avevamo ancora ricevuto un invito dalla famiglia reale.
Quando ci rivedemmo mi lanciai fra le tue braccia, non riuscivamo a staccarci l’uno dall’altro, poi arrivò mio padre e cominciaste a parlare del matrimonio…
‘Signor Elkins conoscete molto bene i sentimenti che nutro per vostra figlia. E i suoi per me. E’ nostro desiderio sposarci. Ho chiesto il permesso al re mio cugino che me lo ha accordato a condizione che il matrimonio si morganatico’
Io ti guardavo e stringevo forte la tua mano, ero felice… ci saremmo sposati. Invece…
‘Nessun matrimonio morganatico per mia figlia. Mia figlia è nata per essere regina e se i vostri parenti non la ritengono adatta ad essere principessa. Allora vuol dire che non è adatta ad essere vostra moglie’
Tentasti di far ragionare mio padre ma fu irremovibile, neppure le mie parole lo convinsero ‘Che importa se non sarò principessa. Il giorno che sarò sua moglie sarò felice.’
Fu tutto inutile… Tu promettesti di parlare nuovamente con il re e tentare il tutto per tutto.
Così tu tornasti a Roma…
Pochi giorni dopo ricevemmo la visita di tuo fratello, il duca d’Aosta, e delle sua famiglia, pensai che le cose si fossero sistemate e infatti  tu ritornasti.
Avevi ottenuto dal re il suo permesso anche se la regina madre Margherita era molto contraria e continuava a dissuadere il figlio a dare il suo consenso.
Mi offristi l’anello più bello del mondo, rubini e diamanti.
Per qualche mesi ci deliziammo nella nostra felicità.
Purtroppo i problemi non erano finiti, ora subentrava il problema della mia religione. Ero protestante e avrei sposato un principe cattolico. Dovevo convertirmi.
Ancora una volta mio padre si oppose. Anche io devo ammetterlo non ero molto d’accordo. Ero disposta a giurare di educare e battezzare i nostri eventuali figli nella religione cattolica, ma perché dovevo convertirmi? Non capivo…
Invano tentasti di farci riconsiderare la nostra decisione. Fummo irremovibili.
Quante volte ancora oggi mi pento di quella testardaggine. Chissà come sarebbe stata la nostra vista se avessi accettato di diventare cattolica…
Nei mesi successivi consultasti avvocati e ministri per cercare una soluzione al problema, ma non c’era.
L’unica altra possibilità era la rinuncia al tuo rango. Tu eri disposto a farlo ma mio padre mi convinse a dissuaderti.
‘No, non permetterglielo. Per lui sarebbe un sacrificio. Negli anni a venire potrebbe pentirsene’
Ci amavamo ma tutto era contro di noi. Ero stanca, volevo solo diventare tua moglie e vivere felice il resto della nostra vita e invece mio padre mi convinse a restituirti l’anello.
‘Mi dispiace, figlia mia. Temo che questo matrimonio non si farà mai. Conosco i sentimenti che provate l’uno per l’altro. Purtroppo le difficoltà da superare sono troppe. Lo sai bene anche tu. Rinuncia. Torniamo a casa e dimentica il tuo principe. Non potrai mai essere la sua principessa’
Così feci. Terrorizzata dal dover dirti addio, ti feci recapitare l’anello da un fattorino e immediatamente partimmo.
Non meritavo il tuo amore, mi seguisti e ci raggiungesti a New York.
Arrivasti di sera tardi, ero già a letto quando ti annunciarono. Mio padre non voleva che ti incontrassi ma io disubbidii. Per la prima volta.
Prima di scendere presi dal cassetto due ciondoli.
Il colloqui fu dolorosissimo per entrambi, mi implorasti di cambiare idea e non sai quanto avrei voluto farlo , ma ormai ero decisa a seguire i consigli di mio padre.
Con gli occhi pieni di lacrime cercai di convincerti ad accettare la mia decisione ‘Non c’è futuro per noi Luigi e tu lo sai. Sono stanca di lottare contro la tua famiglia che ogni volta trova un ostacolo nuovo. Sono stanca di lottare contro la mia famiglia che non è disposta a cedere. E’ meglio che ci separiamo, ognuno riprenda la sua vita. Credimi è meglio così’
Ti spezzai il cuore, in un momento invecchiasti di dieci anni.
‘Prima di andare via però vorrei farti un dono e chiederti un ultima cosa. All’interno di questo ciondolo c’è una ciocca dei miei capelli. Portalo con te fino al giorno che non smetterai di amarmi. Io farò altrettanto se mi dai una ciocca dei tuoi.’
Prendesti il ciondolo e dopo averlo baciato te lo mettesti al collo,  poi con la forbice ti tagliasti una ciocca di capelli e me la consegnasti.
‘Non me lo toglierò mai. Come mai mi sposerò, Kate’
Furono le tue ultime parole, poi non ci rivedemmo più.
Il ciondolo è ancora al mio collo anche se il 27 ottobre 1913 mi sposai con Billy Hitt, un caro vecchio amico d’infanzia da sempre innamorato di me, nel 1922 divorziammo ma poi ci riposammo nel 1923.
Tu invece hai mantenuto fede alla tua parola, non ti sei mai sposato, hai lasciato l’Italia e ti sei trasferito in Africa.
Molte volte nelle tue lettere mi invitavi a venirti a visitare e soprattutto dopo la morte di Billy fui tentata, ma non lo feci mai. Sai perché? Sarebbe stato troppo doloroso rivederti e pensare a tutto quello che abbiamo perso. No preferisco rimanere in solo contatto epistolare…
 
Kate sentì bussare alla porta,‘Avanti’.
‘Perdonatemi madame, ma è appena arrivato’ disse la governante porgendole il telegramma.
‘Grazie’ rispose Kate aprendolo
IL DUCA NON PUO’ SCRIVERVI PIU’
‘Ora è proprio finita… Addio amore di tutta una vita’ e poi cominciò a piangere.
 
  
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