2. Fiori di campo.
-E
adesso dove la metto?! Dove la metto?!-
Ryuuji stava impazzendo.
“E’ possibile,” si chiedeva
“Che per me scrivere una
lettera a Hiroto è più facile che trovare il modo
per dargliela?!”
Il problema del ragazzo dalla carnagione ambrata era
proprio questo.
Aveva scritto una lettera carica di pensieri e
sentimenti in meno di una sera, ma trovare il modo per consegnarla a
Hiroto gli
sembrava mille volte più complicato.
“Io,” si diceva, “Che sono sempre stato
impulsivo e
ingenuo, mi devo fare tanti problemi per dare a Hiroto una stupida
lettera!
Pazzesco!”
E più ci
pensava, più si sentiva stupido.
In
realtà, c’erano molti modi, ma a Ryuuji in quel
momento
non venivano in mente…
Continuava a camminare avanti e indietro per casa,
alle cinque di mattina…
-Forse ho trovato! … No, non va bene. E se…! No,
neanche… Ma, se fosse… No, non funzionerebbe
mai…!
AAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHRRRRRRRRRRRRGGGGG!!-
Si tappò la bocca con le mani, ma ormai era troppo
tardi.
Sentì dalla camera dei suoi genitori dei lamenti
infastiditi, con molte probabilità a causa
dell’urlo del ragazzo. Ma
fortunatamente per lui, nient’altro.
Ancora rosso per l’imbarazzo, Ryuuji stette in ascolto,
cercando di capire se aveva svegliato i suoi genitori.
Dopo una manciata di minuti di silenzio, si lasciò
sfuggire un sospiro di sollievo.
“L’ho scampata bella!” pensò,
trattenendo una risata
nervosa “Devo stare più
attento…”
E continuò a passeggiare per la casa, alla ricerca di
un’idea.
Consegnarla al postino non gli sembrava tanto sicuro,
perché avrebbe potuto trovarla chiunque… e
sarebbe stato alquanto
imbarazzante…!
Presentarsi davanti a casa sua, così senza preavviso,
a quell’ora… Hiroto non
No.
Serve un altro sistema.
Queste parole
continuavano a rimbombare nella testa
del povero Midorikawa, che ormai si stava scoraggiando.
Guardò
la busta che teneva in mano e ripensò alla sera
prima, mentre metteva tutte le riflessioni fatte in quei mesi su carta.
Ripensò
alla spontaneità che l’aveva portato a
scrivere, senza neanche dargli il tempo di rileggere.
Aveva sempre
pensato che, con qualche errore, il testo
scritto sarebbe parso al lettore più vero, più
giusto, in qualche modo.
Mentre
rigirava tra le mani quella busta, lo sguardo
gli cadde sul comodino di fianco al suo letto. Sulla foto incorniciata,
scattata molto tempo prima.
Gli occhi di
Ryuuji cominciarono a brillare, mentre gli
balenava un’idea in mente.
Scese di corsa
le scale, facendo comunque attenzione a
non fare tanto baccano.
Arrivato in
guardino, si guardò intorno e sorrise,
sorrise come non sorrideva da tanto…
Tornato in camera,
prese la busta e la sistemò con
cura…
Alla fine,
contemplò soddisfatto il suo lavoro,
contento che fosse riuscito così bene.
Midorikawa
teneva in mano un mazzo di fiori di campo:
fiori bianchi come le margherite, fiori rossi come i papaveri, fiori
gialli
come i girasoli di campo, fiori viola, come le violette e fiori
blu… come i
nontiscordardimé.
Quei piccoli e
non appariscenti fiori che venivano
nascosti dai fiori più grandi e più
colorati… Per Ryuuji i piccoli boccioli cerulei
avevano un significato particolare, ed era sicuro che stavano molto a
cuore
anche a Hiroto.
La busta
infine, era nascosta in mezzo a tutti quei
colori.
Midorikawa
sorrise: avrebbe lasciato quel mazzo di
fiori sullo zerbino della casa di Hitomiko, dove viveva anche Hiroto, e
poi
sarebbe corso subito a casa: non per paura della reazione del rosso
–fosse
stato per lui sarebbe rimasto tutto il giorno nascosto tra i cespugli
del
giardino, aspettando che il suo amico scendesse per ringraziarlo!- ma
per paura
della reazione di sua madre: era presto, molto presto, e lui non poteva
andare
in giro per i fatti suoi, a quell’ora.
Soddisfatto,
Ryuuji uscì dalla stanza, lasciando la
porta socchiusa…
Ma se noi fossimo
lì, con lui, e ci
sporgessimo a guardare dalla fessura lasciata dalla porta, potremmo
notare una
foto sul comodino di Midorikawa.
Una foto scattata molto tempo prima,
quando il pistacchietto era ancora un bambino.
Una foto di Ryuuji Midorikawa e Hiroto
Kiyama da bambini…
Che mostrano raggianti un mazzo di fiori
di campo.