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Autore: Pretty_Liar    11/09/2013    5 recensioni
Darcy è una ragazza di venti anni.Ha il suo lavoro, le sue amiche... E un marito famoso che vuole a tutti i costi avere un bambino! E se lei non si sentisse pronta? Se avesse paura di diventare mamma? Tra litigi con il proprio marito, consigli, amiche pettegole e madri impiccione, Darcy si troverà ad affrontare la peggior gravidanza della sua vita!
*********
"Perché! Spiegami solo il cazzo di motivo per cui è 'NO'!"
"Perché NO, Harry! Non c'è un motivo preciso!", dissi piegando le maglie del riccio sparse per casa.
"Non ha significato la tua risposta!", urlò lui, facendo gonfiare le vene sul collo.
"Devo mettere in ordine il tuo casino! Non mi rompere!"
Accesi la luce nel salone, illuminando la stanza sotto sopra.
Ero stata via due giorni a causa di un'intervista e lui mi faceva trovare un porcile... Non una casa!
Lui mi seguì, sventolando per aria un paio di pantaloni puliti.
"Darcy... Quando fai così sei insopportabile!", sbraitò, infilando i jeans e rimanendo a torso nudo.
"Io?! Io sono insopportabile, Harry?! Per favore non ne parliamo!", dissi con arroganza, alzando una scatola di patatine dal pavimento.
"No, invece! Parliamone!", disse esasperato, allacciandosi con furia la cintura.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Pov. Harry
Vidi Darcy sul ciglio della porta. Stringeva il test fra le mani e dondolava da un piede all'altro. Era nervosa anche lei.
"Allora?!", esclamai dopo un paio di minuti.
Stavo per esplodere.Lei mi porse il test.Lo girai, in modo da vedere il risultato.
Il mondo si fermò in quell'istante.... 
"Che significa?!", urlai invaso da una crisi di nervi. Dire che ero isterico era poco.
Il test non segnava neanche una linietta.
"Non lo so, Harry... Non so come si fa! Forse non funziona!", esclamò infuriata lei, scostandomi di lato e prendendo il telecomando della televisione. L'accese, cercando di riempire quel silenzio carico di delusione che si era venuto a formare.
"Io... Io vado a letto", mormorai triste dopo un po'. 
Se il test non segnava neanche una linietta significava che non era affatto incinta... Allora perché il vomito e i continui sbalzi d'umore?
Forse erano solo coincidenze.
"Harry", mi richiamò lei abbassando il volume. Mi voltai, vedendo i suoi occhi azzurri fissarsi nel verde dei miei, malinconici.
"Io... Mi dispiace", ammise a testa bassa. I capelli neri le ricoprirono il volto bianco. 
"Non fa niente", sorrisi, anche se era un sorriso amaro.
Poi, mi diressi nella stanza da letto, stendendomi sul soffice materasso. Mi addormentai, pensando al giorno dopo. Dovevo andare fuori città con la band per un piccolo concerto. Volevo parlare con i ragazzi. Loro avrebbero saputo consolarmi.
Pov. Darcy
Il mattino seguente ero sola in quel l'appartamento luminoso. Londra non era per la prima volta nuvolosa... Ciò mi fece incazzare tremendamente. Io era triste e anche il tempo doveva essere cupo come me.
Che poi... Perché ero così giù?! D'altronde io NON volevo un figlio...
Il campanello mi fece sussultare, risvegliandomi dai miei pensieri. Non poteva essere Harry, poiché era uscito da dieci minuti, senza neanche salutarmi. La delusione che gli avevo dato era troppo difficile da inghiottire così facilmente.
Spalancai la porta, vedendo Gabriella e Bree.
"Ciao ragazze!", sbuffai scocciata. Non mi andava affatto di passare una giornata tra pettegolezzi e commenti poco carini sui vicini. Quelle due erano le peggiori amiche che avessi mai avuto. Sempre ad intromettersi nella vita degli altri, cercando di influenzarla.
Un po' come faceva mia madre. Avrei dovuto chiamarla prima o poi... Per il momento era meglio restare sola con le proprie sofferenze che mi attanagliavano lo stomaco.
"Darcy! Buon giorno!", esclamò Gabriella entrando in casa.
Bree la seguì a passo svelto, muovendo la sua chioma rossa. Gabriella , invece, aveva i capelli castani legati in una coda super tirata.
"Pronta a correre questa mattina?", mi dissero sedendosi sul divano.
Mi battei una mano sulla fronte:"Scusate... Me ne ero totalmente dimenticata! Arrivo subito!"
Sfrecciai in camera per indossare i pantaloni della tuta. Saltellai per tutta la stanza, cercando di infilare le scarpette da ginnastica. Cascai a peso morto sul letto, notando un piccolo pezzo di carta sul cuscino.
Lo aprii:
"Amore... Scusa per ieri. Forse è meglio che tu non sia incinta. Ci ho pensato e... Si, non dovevo forzati. D'altronde stiamo bene in due e non credo che riuscirò a fare il papà! Bene! Adesso vado... Ho un'intervista! Ti amo...
Tuo Harry"
Mi sentii uno schifo. Sapevo che quelle parole erano false. Voleva un bambino più di quanto voleva cantare.
Sospirai, cercando di dimenticare tutto.
Dovevo passare una mattinata da normale ragazza sposata.
Pov. Harry
Eravamo fuori la casa di Zayn. quel ragazzo ci metteva sempre tempo per prepararsi. Adorava i suoi capelli, tanto da passare ore ed ore difronte uno specchio.
"Vedrai che la prossima volta andrà meglio", butto lì Liam, cercando di farmi tornare il buonumore.
"Ragazzi... Forse non avete capito. Non ci sarà una 'prossima volta'! Lei non ci riproverà mai!", urlai frustrato.
"Sapete cosa vi dico?! Non ci voglio più pensare!"
E detto questo mi incamminai verso la macchina, chiudendomi dentro. Avrei aspettato lì Zayn che finiva di fare i comodi suoi!
Pov. Darcy
"Allora... Settimana libera?", disse Bree affannata. Stavamo correndo da una mezz'ora e già eravamo sudate. Gabriella continuava a bere acqua, mentre io cercavo di mandare via la rabbia e la frustrazione.
"Odio restare con le mani in mano!", esclamai irritata,"Preferirei lavorare... Almeno mi terrei distratta..."
"Da cosa?", domandarono in coro.
Roteai gli occhi al cielo: quelle due erano sempre in cerca di un nuovo pettegolezzo da spiattellare per tutto il viale dove abitavo.
Aumentai il ritmo della velocità. Le gambe sfregavano fra di loro e sentivo il calore invadermi il corpo intero. Poi, d'un tratto, sentii il piede destro sbattere conto la radice di una grossa quercia. Persi l'equilibrio e caddi rovinosamente a terra, strisciando la pancia e le mani sull'asfalto.
"Cazzo!", imprecai fra i denti. 
"Darcy!", Gabriella e Bree mi corsero in contro.
"Dobbiamo andare in ospedale!", esclamò la rossa, afferrandomi per le spalle e dirigendosi verso la sua auto. Odiavo gli ospedali, ma mi lasciai trascinare senza ribattere, troppo stanca e con la testa altrove. In quel momento pensai ad una sola cosa.
Harry.
"Ha preso proprio una brutta botta, signorina!", mi sorrise il dottore.
Ero in ospedale da dieci minuti e già provavo una forte nausea. Avevo sempre odiato quei posti sterili e tremendamente bianchi con gente pallida e malata.
"Sono inciampata", mormorai cercando di non badare al bruciore che mi arrecavano le ferite sulla pancia.
"Entro due giorni questi graffi saranno andati via... Non sono molto profondi!", mi rincuorò lui passando il disinfettante su una mano.
"Però deve cercare di stare più attenta!", mi ammonì.
Sgranai gli occhi: perché era così premuroso?
Il dottore vide la mia faccia basita ed iniziò a ridere.
Poi, la sua espressione divenne più morbida, dolce:"È davvero fortunata. Molte persone perdono i bambini quando cadono. Lei e suo figlio, invece, state bene!"
Spalancai la bocca. Non era possibile.
Boccheggiai cose senza senso per almeno due minuti. Poi, quando collegai che ero una donna incinta, balzai giù dal lettino, facendo cadere tutte le boccette di disinfettante a terra.
"O mio dio! Grazie, grazie!", esclamai felice, abbracciando il dottore con forza.
"Non lo sapeva?!", chiese lui basito.
Iniziai a trotterellare per tutta la stanza, accarezzandomi la pancia.
"Cerchi di non agitarsi troppo... Soprattutto veda di assumere vitamine e..."
Ma lo bloccai subito ricordandomi di una persona. Harry non lo sapeva.
"Devo scappare!", urlai afferrando il mio cappotto grigio.
Lo infilai velocemente e corsi verso la porta, pronta a raggiungere mio marito.
"Aspetti!"
Il dottore, che scoprì dalla targa si chiamava Fernando, mi bloccò per un gomito.
"L'ecografia", sorrise, porgendomi una foto in bianco e nero dove, spiccava un puntino.
"La prima foto di mio figlio", singhiozzai emozionata.
"Si ricordi di mangiare sano e non sforzarsi troppo. Ci vediamo la settimana prossima per un controllo più approfondito!"
"Grazie!", esclamai porgendogli la mano, prima di scappare via. 
Uscii di corsa dall'ospedale, sbattendo contro barelle e sedie a rotelle. Quando finalmente fui fuori, fermai un taxi.
"All'aeroporto!", dissi al conducente, mentre osservavo mio figlio.
Pov. Harry
"Che significa parte tra due ore!", esclamai irritato.
Eravamo all'aeroporto da mezz'ora e, solo adesso, ci dicevano che quel fottuto aereo avrebbe fatto ritardo.
"Ci dispiace signor Styles...", mormorò un uomo anziano e grassoccio.
Sbuffai sonoramente, dirigendomi verso i miei amici. Sprofondai in una sedia blu, più scomoda del mio maledettissimo divano.
Chissà cosa stava facendo Darcy...
"Che hanno detto?", mi risvegliò Zayn, poggiando una mano sulla mia spalla.
"Che si parte tra due ore!"
Misi una mano fra i miei capelli, disperato come non mai.
"Come ti senti?", disse Louis, premuroso come sempre.
Scrollai le spalle, fissando i miei occhi nei suoi blu oceano.
Quel ragazzo aveva sempre il potere di calmarmi.
Sorridemmo, spensierati.
"Eleonor... Come sta?", gli chiesi cercando di scacciare tutti i pensieri negativi.
"Alla grande. La pancia diventa sempre più grande... Ci siamo quasi!", esclamò eccitato.
Chissà come si doveva sentire un futuro papà.
Sospirai silenziosamente, cercando di non attirare l'attenzione dei ragazzi vicino a me.
Stavo armeggiando con il mio telefono, quando sentii del frastuono provenire da fuori l'aeroporto.
"Non può entrare signorina! Sicurezza!"
Un uomo alto e muscoloso corse verso l'entrata, per bloccare qualcuno. Sicuramente era una fan che voleva strapparci qualche autografo.
Poi, sentimmo l'altoparlante stridere e un paio di urla provenire dall'interno della cabina.
"Ma che diavolo succede?!", esclamò Liam disperato.
"Fan inferocite!", disse Niall ansioso. Odiava quando le ragazzine lo assalivano.
Era claustrofobico.
"Mi lasci!"
Dal microfono risuonò per tutto l'aeroporto la voce di Darcy.
Balzai in piedi, cercando di vederla. 
"È mia moglie!", urlai ai ragazzi.
"Ma è impazzita?", disse Zayn aiutandomi a cercarla.
"Devo parlare con Harry!", sentimmo di nuovo Darcy urlare contro un povero malcapitato.
"Harry amore! Sono Darcy! Ti amo tantissimo! Scusa per ieri io... Io voglio che tu sia felice. Amore... Sono incinta!"
Mi paralizzai sul posto. Non era possibile. Il test...
"D'accordo me ne vado!", esclamò Darcy,"Ci sentiamo tra due giorni amore..."
Cosa?! Non potevo partire.
"Cazzo Louis... Diventerò padre!", dissi felice.
"Corri da lei!", mi incitarono tutti e quattro in coro.
Iniziai a correre verso l'uscita, spingendo tutti quello che si trovavano lì dentro, compreso giornalisti che avevano sentito la notizia di Darcy. Saremmo stati su tutti i giornali, ma poco mi importava.
Spalancai le porte dell'aeroporto, vedendo Darcy saltellare verso un taxi.
"Amore!", urlai a perdifiato, affannandomi verso di lei.
La ragazza si girò, facendo ondeggiare i capelli neri e ondulati.
"Harry", sussurrò a fior di labbra, prima di iniziare a correre verso di me. Stringeva la borsa fra le mani.
Quando fummo vicini, l'afferrai per le cosce, facendola salire in braccio a me.
La baciai con tutta la passione che avevo in corpo, stringendola con forza, come per paura che sarebbe potuta cadere.
"Non ci credo!", dissi in fretta, prima di far unire le nostre labbra con violenza.
"Grazie, grazie, grazie! Mi hai reso l'uomo più felice di tutta la terra!", esclamai facendola scendere.
Lei sorrise, cercando qualcosa nella borsa.
Mi porse una busta marrone.
L'aprii, estraendo delle foto in bianco e nero.
"La prima foto di nostro figlio", sussurrò lei indicando un piccolo puntino bianco sullo sfondo nero.
Non potevo crederci. Mio figlio... Era piccolo, ma già lo amavo.
"È... È lui?", tentennai, rivolgendo il viso verso Darcy.
Lei annuì sorridente, battendo le mani piccole e bianche.
Mi coprii la bocca con la mano per la sorpresa.
"È, è bellissimo!", piansi.
"Adesso è ancora una piccola cellula, ma presto diventerà grande e potremo scoprire il sesso e..."
La bloccai, baciandola. Le afferrai la testa con le mani, per avvicinarla maggiormente a me.
"Diventerò padre!", mormorai nella sua bocca.
"Il padre più bello del mondo", mi disse lei accarezzando i miei ricci che, per la corsa, erano disordinati.
"Sarò padre!", urlai, facendo voltare passanti e giornalisti che, presto, iniziarono a scattare foto da lontano.
"Ti amo!"
Presi Darcy per la vita e la feci volteggiare in aria.
   

Pov. Harry

Vidi Darcy sul ciglio della porta. Stringeva il test fra le mani e dondolava da un piede all'altro. Era nervosa anche lei.

"Allora?!", esclamai dopo un paio di minuti.

Stavo per esplodere.

Lei mi porse il test.Lo girai, in modo da vedere il risultato.

Il mondo si fermò in quell'istante.... 

"Che significa?!", urlai invaso da una crisi di nervi.

Dire che ero isterico era poco. Il test non segnava neanche una linietta.

"Non lo so, Harry... Non so come si fa! Forse non funziona!", esclamò infuriata lei, scostandomi di lato e prendendo il telecomando della televisione.

L'accese, cercando di riempire quel silenzio carico di delusione che si era venuto a formare.

"Io... Io vado a letto", mormorai triste dopo un po'.

 Se il test non segnava neanche una linietta significava che non era affatto incinta...

Allora perché il vomito e i continui sbalzi d'umore?Forse erano solo coincidenze.

"Harry", mi richiamò lei abbassando il volume.

Mi voltai, vedendo i suoi occhi azzurri fissarsi nel verde dei miei, malinconici.

"Io... Mi dispiace", ammise a testa bassa.

I capelli neri le ricoprirono il volto bianco.

 "Non fa niente", sorrisi, anche se era un sorriso amaro.

Poi, mi diressi nella stanza da letto, stendendomi sul soffice materasso. Mi addormentai, pensando al giorno dopo. Dovevo andare fuori città con la band per un piccolo concerto. Volevo parlare con i ragazzi. Loro avrebbero saputo consolarmi.

 

Pov. Darcy

Il mattino seguente ero sola in quel l'appartamento luminoso. Londra non era per la prima volta nuvolosa... Ciò mi fece incazzare tremendamente. Io era triste e anche il tempo doveva essere cupo come me.Che poi... Perché ero così giù?! D'altronde io NON volevo un figlio...

Il campanello mi fece sussultare, risvegliandomi dai miei pensieri. Non poteva essere Harry, poiché era uscito da dieci minuti, senza neanche salutarmi. La delusione che gli avevo dato era troppo difficile da inghiottire così facilmente.

Spalancai la porta, vedendo Gabriella e Bree.

"Ciao ragazze!", sbuffai scocciata.

Non mi andava affatto di passare una giornata tra pettegolezzi e commenti poco carini sui vicini. Quelle due erano le peggiori amiche che avessi mai avuto. Sempre ad intromettersi nella vita degli altri, cercando di influenzarla.Un po' come faceva mia madre. Avrei dovuto chiamarla prima o poi... Per il momento era meglio restare sola con le proprie sofferenze che mi attanagliavano lo stomaco.

"Darcy! Buon giorno!", esclamò Gabriella entrando in casa.

Bree la seguì a passo svelto, muovendo la sua chioma rossa. Gabriella , invece, aveva i capelli castani legati in una coda super tirata.

"Pronta a correre questa mattina?", mi dissero sedendosi sul divano.

Mi battei una mano sulla fronte:"Scusate... Me ne ero totalmente dimenticata! Arrivo subito!"

Sfrecciai in camera per indossare i pantaloni della tuta. Saltellai per tutta la stanza, cercando di infilare le scarpette da ginnastica. Cascai a peso morto sul letto, notando un piccolo pezzo di carta sul cuscino.

Lo aprii:"Amore... Scusa per ieri. Forse è meglio che tu non sia incinta. Ci ho pensato e... Si, non dovevo forzati. D'altronde stiamo bene in due e non credo che riuscirò a fare il papà! Bene! Adesso vado... Ho un'intervista! Ti amo...Tuo Harry"

Mi sentii uno schifo. Sapevo che quelle parole erano false. Voleva un bambino più di quanto voleva cantare.

Sospirai, cercando di dimenticare tutto.

Dovevo passare una mattinata da normale ragazza sposata.

 

 

Pov. Harry

Eravamo fuori la casa di Zayn. Quel ragazzo ci metteva sempre tempo per prepararsi. Adorava i suoi capelli, tanto da passare ore ed ore difronte uno specchio.

"Vedrai che la prossima volta andrà meglio", butto lì Liam, cercando di farmi tornare il buonumore.

"Ragazzi... Forse non avete capito. Non ci sarà una 'prossima volta'! Lei non ci riproverà mai!", urlai frustrato."Sapete cosa vi dico?! Non ci voglio più pensare!"

E detto questo mi incamminai verso la macchina, chiudendomi dentro. Avrei aspettato lì Zayn che finiva di fare i comodi suoi!

 

Pov. Darcy

"Allora... Settimana libera?", disse Bree affannata.

Stavamo correndo da una mezz'ora e già eravamo sudate.

Gabriella continuava a bere acqua, mentre io cercavo di mandare via la rabbia e la frustrazione.

"Odio restare con le mani in mano!", esclamai irritata,"Preferirei lavorare... Almeno mi terrei distratta..."

"Da cosa?", domandarono in coro.

Roteai gli occhi al cielo: quelle due erano sempre in cerca di un nuovo pettegolezzo da spiattellare per tutto il viale dove abitavo.

Aumentai il ritmo della velocità. Le gambe sfregavano fra di loro e sentivo il calore invadermi il corpo intero.

Poi, d'un tratto, sentii il piede destro sbattere conto la radice di una grossa quercia. Persi l'equilibrio e caddi rovinosamente a terra, strisciando la pancia e le mani sull'asfalto.

"Cazzo!", imprecai fra i denti. 

"Darcy!", Gabriella e Bree mi corsero in contro.

"Dobbiamo andare in ospedale!", esclamò la rossa, afferrandomi per le spalle e dirigendosi verso la sua auto.

Odiavo gli ospedali, ma mi lasciai trascinare senza ribattere, troppo stanca e con la testa altrove. In quel momento pensai ad una sola cosa.

Harry.

 

"Ha preso proprio una brutta botta, signorina!", mi sorrise il dottore.

Ero in ospedale da dieci minuti e già provavo una forte nausea. Avevo sempre odiato quei posti sterili e tremendamente bianchi con gente pallida e malata.

"Sono inciampata", mormorai cercando di non badare al bruciore che mi arrecavano le ferite sulla pancia.

"Entro due giorni questi graffi saranno andati via... Non sono molto profondi!", mi rincuorò lui passando il disinfettante su una mano.

"Però deve cercare di stare più attenta!", mi ammonì.

Sgranai gli occhi: perché era così premuroso?

Il dottore vide la mia faccia basita ed iniziò a ridere.

Poi, la sua espressione divenne più morbida, dolce:"È davvero fortunata. Molte persone perdono i bambini quando cadono. Lei e suo figlio, invece, state bene!"

Spalancai la bocca.

Non era possibile.

Boccheggiai cose senza senso per almeno due minuti. Poi, quando collegai che ero una donna incinta, balzai giù dal lettino, facendo cadere tutte le boccette di disinfettante a terra.

"O mio dio! Grazie, grazie!", esclamai felice, abbracciando il dottore con forza.

"Non lo sapeva?!", chiese lui basito.

Iniziai a trotterellare per tutta la stanza, accarezzandomi la pancia.

"Cerchi di non agitarsi troppo... Soprattutto veda di assumere vitamine e..."

Ma lo bloccai subito ricordandomi di una persona. Harry non lo sapeva.

"Devo scappare!", urlai afferrando il mio cappotto grigio.

Lo infilai velocemente e corsi verso la porta, pronta a raggiungere mio marito.

"Aspetti!"

Il dottore, che scoprì dalla targa si chiamava Fernando, mi bloccò per un gomito

."L'ecografia", sorrise, porgendomi una foto in bianco e nero dove, spiccava un puntino.

"La prima foto di mio figlio", singhiozzai emozionata.

"Si ricordi di mangiare sano e non sforzarsi troppo. Ci vediamo la settimana prossima per un controllo più approfondito!"

"Grazie!", esclamai porgendogli la mano, prima di scappare via. 

Uscii di corsa dall'ospedale, sbattendo contro barelle e sedie a rotelle.

Quando finalmente fui fuori, fermai un taxi.

"All'aeroporto!", dissi al conducente, mentre osservavo mio figlio.

 

Pov. Harry

"Che significa parte tra due ore!", esclamai irritato.

Eravamo all'aeroporto da mezz'ora e, solo adesso, ci dicevano che quel fottuto aereo avrebbe fatto ritardo.

"Ci dispiace signor Styles...", mormorò un uomo anziano e grassoccio.

Sbuffai sonoramente, dirigendomi verso i miei amici. Sprofondai in una sedia blu, più scomoda del mio maledettissimo divano.

Chissà cosa stava facendo Darcy...

"Che hanno detto?", mi risvegliò Zayn, poggiando una mano sulla mia spalla.

"Che si parte tra due ore!"

Misi una mano fra i miei capelli, disperato come non mai.

"Come ti senti?", disse Louis, premuroso come sempre.

Scrollai le spalle, fissando i miei occhi nei suoi blu oceano.Quel ragazzo aveva sempre il potere di calmarmi.

Sorridemmo, spensierati.

"Eleonor... Come sta?", gli chiesi cercando di scacciare tutti i pensieri negativi.

"Alla grande. La pancia diventa sempre più grande... Ci siamo quasi!", esclamò eccitato.

Chissà come si doveva sentire un futuro papà.

Sospirai silenziosamente, cercando di non attirare l'attenzione dei ragazzi vicino a me.

Stavo armeggiando con il mio telefono, quando sentii del frastuono provenire da fuori l'aeroporto.

"Non può entrare signorina! Sicurezza!"

Un uomo alto e muscoloso corse verso l'entrata, per bloccare qualcuno.

Sicuramente era una fan che voleva strapparci qualche autografo.

Poi, sentimmo l'altoparlante stridere e un paio di urla provenire dall'interno della cabina.

"Ma che diavolo succede?!", esclamò Liam disperato.

"Fan inferocite!", disse Niall ansioso.

Odiava quando le ragazzine lo assalivano.Era claustrofobico.

"Mi lasci!"

Dal microfono risuonò per tutto l'aeroporto la voce di Darcy.

Balzai in piedi, cercando di vederla.

 "È mia moglie!", urlai ai ragazzi.

"Ma è impazzita?", disse Zayn aiutandomi a cercarla.

"Devo parlare con Harry!", sentimmo di nuovo Darcy urlare contro un povero malcapitato.

"Harry amore! Sono Darcy! Ti amo tantissimo! Scusa per ieri io... Io voglio che tu sia felice. Amore... Sono incinta!"

Mi paralizzai sul posto.

Non era possibile.

Il test...

"D'accordo me ne vado!", esclamò Darcy alla sicurezza,"Ci sentiamo tra due giorni amore..."

Cosa?! Non potevo partire.

"Cazzo Louis... Diventerò padre!", dissi felice.

"Corri da lei!", mi incitarono tutti e quattro in coro.

Iniziai a correre verso l'uscita, spingendo tutti quello che si trovavano lì dentro, compreso giornalisti che avevano sentito la notizia di Darcy. Saremmo stati su tutti i giornali, ma poco mi importava.

Spalancai le porte dell'aeroporto, vedendo Darcy saltellare verso un taxi.

"Amore!", urlai a perdifiato, affannandomi verso di lei.

La ragazza si girò, facendo ondeggiare i capelli neri e ondulati.

"Harry", sussurrò a fior di labbra, prima di iniziare a correre verso di me.

Stringeva la borsa fra le mani.

Quando fummo vicini, l'afferrai per le cosce, facendola salire in braccio a me.

La baciai con tutta la passione che avevo in corpo, stringendola con forza, come per paura che sarebbe potuta cadere.

"Non ci credo!", dissi in fretta, prima di far unire le nostre labbra con violenza.

"Grazie, grazie, grazie! Mi hai reso l'uomo più felice di tutta la terra!", esclamai facendola scendere.

Lei sorrise, cercando qualcosa nella borsa.Mi porse una busta marrone.L'aprii, estraendo delle foto in bianco e nero.

"La prima foto di nostro figlio", sussurrò lei indicando un piccolo puntino bianco sullo sfondo nero.

Non potevo crederci. Mio figlio... Era piccolo, ma già lo amavo.

"È... È lui?", tentennai, rivolgendo il viso verso Darcy.

Lei annuì sorridente, battendo le mani piccole e bianche.

Mi coprii la bocca con la mano per la sorpresa.

"È, è bellissimo!", piansi.

"Adesso è ancora una piccola cellula, ma presto diventerà grande e potremo scoprire il sesso e..."

La bloccai, baciandola. Le afferrai la testa con le mani, per avvicinarla maggiormente a me.

"Diventerò padre!", mormorai nella sua bocca.

"Il padre più bello del mondo", mi disse lei accarezzando i miei ricci che, per la corsa, erano disordinati.

"Sarò padre!", urlai, facendo voltare passanti e giornalisti che, presto, iniziarono a scattare foto da lontano.

"Ti amo!"

Presi Darcy per la vita e la feci volteggiare in aria.

 

 

  
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