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Autore: Teyra Five    11/09/2013    8 recensioni
Il mondo è diviso in quattro: la terra dei Vampiri, quella dei Licantropi, quella dei Maghi ed, infine, degli Umani.
Elsa è un vampiro, è stata trasformata all'età di cinque anni dal capo dei Vampiri, Samuel, ed ogni volta che guarda nei suoi occhi le sembra di averlo già conosciuto.
Da secoli durano sanguinose guerre tra le quattro razze e solo pochi ne sanno il vero motivo e Samuel non vuole rivelarlo ad Elsa.
Perchè? Cosa nasconde il capo dei Vampiri? Cosa lo lega al passato di Elsa?
Dal capitolo XIII:
Il giovane si accomodò accanto alla ragazza prendendole una mano baciandola. Lei tremò, sentiva i brividi.
Ormai erano tanti mesi che si conoscevano, uscivano di nascosto, parlavano di tutto e di più. Era abituata a sentire le labbra di lui sulle sue mani, ma ogni volta sentiva sensazioni nuove, come se fosse sempre per la prima volta.
Il ragazzo la guardò negli occhi regalandole un sorriso, un raggio di luce.
-I vostri occhi mi ricordano l'oceano. L'oceano di Elisaveta -le disse.
-L'oceano? Ma i miei occhi sono marroni!
-Oh, Lisa, l'oceano non si misura in base al colore, ma in base alla profondità del cuore.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo VII: il marchio dei Thunder

Dovevo prepararmi per andare a cena, ma non avevo alcuna voglia di farmi decente.
Mi misi la solita T-shirt e una gonna in jeans nera, più di così non riuscivo a fare.
Erano le sette, mentre la cena cominciava sempre alla stessa ora, alle otto.
Qualcuno bussò alla mia porta, proprio mentre stavo per distendermi e riposare dopo quella faticosa giornata.
-Avanti! -urlai mettendo il viso tra i cuscini. Chiunque fosse, non era benvenuto. Neanche Samuel. Non dopo quel che mi aveva detto.
La porta si aprì e riconobbi i passi familiari, quelli di Scott.
-Ciao Elsa -mi disse con un sorrisone. Non era una persona magnifica?!
-Ciao...-dissi a fatica girandomi da un lato all'altro.
-A quanto pare stai male.
-Sì, hai indovinato.
-Come mai?
-Niente.
-Dai, Elsa, di me ti puoi fidare -disse sfiorandomi il braccio.
Mi misi a sedere coprendomi il più possibile le gambe nude, non volevo che mi guardasse male.
-Scusami, Scott...mi dispiace se non ci parliamo più come una volta, ma non è colpa tua, sono io...-dissi abbassando lo sguardo sulla coperta color miele.
-No. Sai qual è il problema? Che tu ti fidi troppo di quel Samuel! Elsa, è un capo freddo e distaccato, lo dicono tutti! E' soprannominato ''Il demonio''! Certo, si dice anche che un tempo non era così, ma non importa cos'era, importa chi è adesso! -mi urlò gesticolando nervoso.
Tenni lo sguardo basso, dovevo rimanere impassibile.
Il problema era che lo amavo così com'era. Il mio amore non aveva limiti. Lo amavo perfino quando mi sgridava, o forse anche di più. Perchè era se stesso.
-Ti sbagli. Io lo amo -risposi ad un certo punto.
Mi accorsi di averlo detto, non solo pensato, ma troppo tardi. Scott mi guardò indifferente, come se lo sapesse già.
-Lo so -rispose, infine.
-E come lo sai?
-E' cos' evidente, Elsa.
-Hai ragione, non è una novità, ma, Scott, non so con chi confidarmi! Devo sfogarmi!
-Ci sono io per te -disse e mi abbracciò.
Mi sentivo al sicuro con lui e lui stava bene con me, ma non potevo ricambiare il suo amore, non ci riuscivo, nonostante ci avessi provato sempre.
Rimanemmo abbracciati a lungo, poi mi staccai preparandomi a raccontare i miei problemi psicologici, soprattutto della relazione con il mio capo.
Mi misi comoda e cominciai:
-Vedi, quando lo guardo mi viene il mal di testa, mi gira tutto davanti agli occhi, sento perfino quelle stupide farfalle nello stomaco! Ma il fatto è che non mi ignora, anzi, è sempre nei dintorni, ma mi odia! Meglio essere ignorata o odiata?! In entrambi i casi avrò la crisi isterica, prima o poi, capisci?-
-No -rispose semplicemente.
Ero talmente esasperata che presi dalla mia scrivania il mio quaderno personale. Quando qualcuno lo vedeva pensava che fossi così brava e ordinata e che ci fosse qualcosa utile. Invece era solo riempito del nome di Samuel, dei disegni che lo rappresentavano e una parte dei miei sentimenti. Aveva la copertina nera con un teschio. Tutti i quaderni belli li usavo per i miei scopi personali, cioè niente.
Aprii una pagina vuota e cominciai a scarabocchiare mentre Scott mi osservava in silenzio, incuriosito.
Tutto il processo duro due minuti, quando finii il mio capolavoro lo mostrai con fierezza a Scott.

SCHEMA: Essere o non essere? Questo è il problema.
Odiata-->crisi isterica-->depressione
Ignorata-->crisi isterica-->depressione
Amata-->ragazza più felice del mondo

Dopo aver guardato molto a lungo il mio schema, Scott mi lanciò un'occhiataccia che preferii non vedere.
Ecco di cosa era pieno il mio quaderno: schemi, schemi e ancora schemi, inutili, ma allo stesso tempo esprimevano quel che provavo, tutte le mie impotesi e conseguenze.
-Ora hai capito e non dire di no perchè non ripeto e non spiego. Non sono una prof di psicologia. Al massimo posso dirti: se qualcosa non ti è chiaro, rivolgiti al mio psicologa.
-Ma non esiste...
-Appunto.
-Ho capito tutto -rispose nel dubbio cercando di uscire da quella situazione in cui non poteva contraddirmi.
-Okay, perfetto. Allora continuiamo il nostro colloquio psichiatrico...
-Psicologico -mi interruppe.
-E' uguale! -urlai fino a farlo saltare dalla sedia- Comunque, proseguiamo. In tutti i casi, sono io quella che sta male, non Samuel! E' un'ingiustizia! Come posso farmi notare di più senza mandarlo in bestia?!
-Portalo a letto.
-Cosa hai detto? -feci finta di non averlo sentito, ma in realtà gli davo l'occasione di cambiare quella porcata che disse.
-No, nulla...
-Bene, cioè male! Non mi sei d'aiuto, Scott! Voglio idee decenti, non perverse!
-Uhm, fammi pensare...-sussurrò mettendosi un dito sul labbro inferiore per avere un'aria intelligente.
Non avevo tempo da perdere, tanto quell'altro faceva solo finta di pensare, ma in realtà si faceva quelle idee perverse.
Mi distesi e guardavo le lancette dell'orologio spostarsi, mentre io perdevo anche quei scarsi secondi della mia vita.
Il bello era che ero immortale e quindi potevo neanche badarci al tempo.
D'un tratto Scott balzò giù dalla sedia.
''Ha voglia di fare ginnastica? Che vada dalla prof, allora. Mamma mia, questo è il nostro futuro?'' -pensai guardandolo male.
-Devi essere più obbediente, Elsa! -gridò come se avesse vinto un millione di euro.
-Ma dai?! Vuoi il premio Nobel? Hai scoperto l'acqua calda.
-No, quella tiepida.
-Quella tiepida, si forma con l'acqua calda e quella fredda, mio caro.
-Vabbè.
-No, vabbè un corno.
-Beh, tu prova ad ubbidirgli e vediamo se ho ragione.
-Sì sì, stanne certo. Secondo te, vado ad umiliarmi e rovinare la mia reputazione di ''Ragazza-per-la-quale-non-esiste- a-parola-regole''?
-Ma ti assicurò che funzionerà, te lo garantisco. E se sarà così, cosa che accadrà di sicuro, tu mi darai un bacio.
-Nel mondo dei tuoi sogni. Comunque, va bene, sfida accettata.
-Okay, il bacio sulle labbra, intendiamoci.
-Ma sei matto?!
-No, ma visto che sei sicura che la mia idea è stupida, eccoti la punizione.
-Ah, beh, allora, in pratica, ti punisci da solo.
-Per me sarebbe un piacere baciarti, mentre per te è una punizione.
-No, lo è anche per te, perchè non so baciare.
-Ti darò delle lezioni, se vuoi, così quando bacerai Samuel andrete in tilt tutti due.
-Oh, senti, vuoi un pugno tra i denti? -dissi alzandomi e mi strinsi i pugni.
Lui, che si era rimesso sulla sedia prima, saltò di nuovo avvicinandosi alla porta.
-Bravo, bravo, quella porta è la tua unica salvezza.
-Elsa, calmati, a Samuel non piaciono ragazze nervose.
-E tu che ne sai?! -dissi con un tono di voce che fece paura perfino a me stessa.
-Con calma...
-Ti spezzo in due! -ripetei con la stessa voce maligna. Mi sentivo una santa che dominava sull'intero mondo. O forse, un diavolo?
-Aaaah! Mi ha fatto molto piacere vederti, ma ora ho altre facende da sbrigare...-disse cercando di aprire agitatamente la porta.
-Per esempio?
-Non lo so! Cioè, andare a cena!
-Ma se sono le sette e quaranta...
-Ma mi devo preparare!
-Cos'hai? Ti vedo fin troppo agitato.
-Guardati allo specchio!
Feci quel che mi disse. Non avrei dovuto. Ero diversa: i miei occhi erano rossi come il sangue, le pupille erano nere e vuote, i cannini erano più lunghi del solito e molto più tangenti, mentre le unghie erano artigli. E avevo il marchio della famiglia dei Thunder, lo stesso che aveva Samuel. Quel marchio gli appariva sul collo ogni volta che si trasformava. In breve, ogni vampiro si trasformava in una forma simile a quella quando gli aumentava il battito cardiaco, per colpa dello stress, o rabbia, o al contrario, felicità, o piacere, però ciascuno aveva un simbolo diverso sul collo, dipendeva tutto dalla famiglia o dal Clan.
Sembravo la versione femminile di Samuel, avevamo perfino la stessa sfumatura del rosso negli occhi, anche quella cambiava da un vampiro all'altro.
Quando mi voltai vidi la porta che sbatteva e di Scott non rimase alcuna traccia.
Mi girai di nuovo per guardarmi, ma ero già tornata normale, come sempre.
Non capii come mi stesse succedendo, ma avevo paura...paura che qualcosa in me fosse andato di nuovo qualcosa per il verso sbagliato.
Mi buttai sul letto e abbracciai uno dei miei cuscini viola pensando che fosse Samuel.
''Ho tanto bisogno di te''.


 

Angolino per me: 
Cari lettori,
ho notato che le visite dei capitoli sono in decrescita. Ho bisogno di consigli, e posso rivolgermi solo a voi: c'è qualcosa che non va con la storia? Sta diventando noiosa?
Rispondetemi, vi prego, perchè comincio ad essere in dubbio. Lo sapete, ormai, che accetto sia le critiche che commenti positivi, le vostre recensioni mi fanno sorridere (una volta sono perfino scivolata giù dal divano rovesciando il piatto con le patatine, ma sinceramente, ne rovescierei altri cento se trovassi dei bei commenti).
Scusate, è che non mi sento più all'altezza.
Aspetto le vostre risposte, a presto!
Myrtus
  
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