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Autore: _Alive_    11/09/2013    3 recensioni
ragazza semplice,di quelle che amano la natura e gli spazi aperti,costretta a trasferirsi nella grigia e piovosa Londra a causa del lavoro del padre. Il tempo sembra non trascorrere e la nostalgia di casa la opprime sempre di più,quando,un giorno,un incontro,banale che sia,le stravolge la vita. Lui non si può chiamare semplice,perchè non lo è affatto,non si può non notarlo,perchè pure incappucciato si riconoscerebbe a chilometri,il contrario di lei.
Ma anche se la diversità tra i due è scontata,una cosa in comune ce l'hanno,l'attrazione inspiegabile che li lega,sovrastando i pregiudizi e le perplessità.
Chissà se è una semplice cotta. Chissà se il mondo riuscirà a dividerli. Chissà...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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(Niall ha rubato il banner e molto probabilmente se lo è mangiato. Dice che sapeva di carta...)



 

A BIG, BLACK AND HAIRY SPIDER:

 

JESS POV:

 

Era passato un mese. Un mese dalla notizia che mi distrusse l'esistenza, esistenza che mi era stata donata per puro caso. Lo stesso caso che volle che quella sera di diciannove anni prima mia madre, in un momento di debolezza, andò a letto con il fratello di mio "padre", mio zio. Quella sera venni concepita erroneamente. Ero frutto di tradimento e sfortuna, non come tutti dell'amore. La cosa mi devastò completamente. Ero certa, fino a quel giorno, del profondo amore che univa i miei genitori, anche se dovrei dire mia madre e Carlo, e forse era anche vero, ma quello che fece mia madre era imperdonabile. Dopo aver saputo la notizia Carlo volle divorziare, non riusciva a mandare giù la cosa e lo capivo. Eccome se lo capivo.

I due non fecero altro che contendermi animatamente. Carlo voleva che stessi con lui a Londra, ma io non volevo vivere con un estraneo, mentre mia madre voleva che tornassi con lei in Italia, ma non se ne parlava neanche, ormai mi ero fatta sei magnifici amici e non li avrei lasciati per nulla al mondo. Ed invece mi aveva delusa. Mi lasciò dopo avermi promesso che sarebbe stato con me, qualsiasi cosa fosse accaduta. Ma a quanto pare riteneva più importante seguire i suoi amici in Australia che sostenere la propria sorella.

Avevo solo i ragazzi e Hope, dato che Brian facevo di tutto per evitarlo, non volevo avere più niente a che fare con lui dopo quella notte. Anche se una parte di me pensava che non fosse lui l'artefice di quegli atti di violenza.

In quel mese imparai anche a conoscere meglio il riccio, scoprendo una parte di lui nuova, avversa a quella possessiva e viziata. Si offrì di ospitarmi a casa sua e fu di un gentile sconcertante. Le notti erano popolate da incubi costanti e terribili, ma ogni volta che mi svegliavo in preda al panico e con il cuore in gola lo trovavo lì accanto che mi teneva tra le sue braccia e mi cullava dolcemente, fino a quando riuscivo a chiudere occhio e scacciare i brutti pensieri che non facevano altro che popolare la mia mente. C'erano però notti in cui dovevo affrontare le mie paure sola, senza il suo appoggio, a causa dei frequenti concerti in giro per l'Inghilterra e fuori. Anche Hope mi offrì asilo, ma rifiutai dato che lei aveva Tommy a cui badare e viveva con il suo ragazzo. Non glielo avevo mai detto, ma mi metteva un po' in soggezione.

Dopo un mese però ricevetti una chiamata da Katrine, la figlia di mio zio e quindi per metà mia sorella, che mi diceva che voleva conoscermi meglio.

Decidemmo allora di andare a vivere in un appartamento lì a Londra che, dopo aver insistito per una settimana di fila giorno e notte, volle comprarci Harry a tutti i costi, inorridendo alla vista di quello che volevo prendere e scegliendo qualcosa di molto sopra i miei standard.

 

Ero immersa nella lettura di "La ragazza di fuoco", secondo libro della saga Hunger games, quando il rumore assordante del campanello di casa mi strappò dall'immagine della piazza del Distretto 12 con al centro Gale, frustato. Imprecai nella mente contro chi mi aveva estrapolata da una scena così dannatamente interessante e mi alzai svogliata dalla poltrona color crema del salotto per andare ad aprire.

Mi trovai di fronte la figura snella e slanciata di Katrine, mia cugina...sorella, non avevo ancora metabolizzato a pieno la cosa. Una ragazza a dir poco affascinante e intrigante. Magra quanto bastava, con ogni curva al proprio posto- cosa che le invidiavo da morire- viso scaltro, furbo e vivace, colorato da una carnagione chiara che faceva contrasto con la tinta nera dei capelli che le ricadevano mossi sulle spalle, decorati da riflessi blu notte. Occhi luminosi, di un verde grigiastro, naso piccolo e leggermente all'insù, bocca sottile e rosea. Un anno in meno di me, ma mille volte più bella e sensuale. Sì, sensuale a prima vista. Dopo una settimana passata con lei avevo i crampi allo stomaco e i muscoli della faccia indolenziti per le troppe risate. Era una tipa esilarante e spesso e volentieri imbranata, nonché pigra quanto un orso in letargo, ma allo stesso tempo piena fino al midollo di voglia di vivere e forza di volontà.

"Fanculo te e l'incontinenza di Jack" I miei avevano pensato bene di rifilarmi il cane. Mia madre con la scusa che in aereo un alano non ci stava e Carlo che non aveva tempo di curarlo. Quindi mi ritrovavo con un alano in appartamento, ogni santissimo giorno, mattina, pomeriggio e sera, da portare fuori a fare i suoi bisogni. Quel pomeriggio lo avevo rifilato a Kat e a quanto pare il suo senso di letargo assoluto non gradiva la cosa. Era fradicia, sulla porta di casa, con davanti me in vestaglia e ciabatte, avvolta nel tepore del riscaldamento dell'appartamento. Mi sentivo un po' tanto meschina. Però le avevo concesso di non lavorare a patto che facesse ogni tanto le pulizie di casa, e nel pacchetto casa era compreso anche il cane.

Jack si scrollò il pelo umido e, come era solito fare, si pulì le zampe nello zerbino. Stessa cosa non potevo dire di Kat, che entrò gocciolante e con gli impermeabili che lasciarono impronte semitrasparenti marroni sul parquet dell'ingresso.

"E dai, lo sai che ama solo te Jack!" A quell'affermazione sembrò addolcirsi, ma subito dopo mi rivolse uno sguardo truce.

"Mai più in vita mia" furono le sue ultime parole, prima di scomparire dietro la porta della sua stanza. Io intanto mi affrettai ad afferrare un'asciugamano in bagno e tamponare la pelliccia del cane, evitando che bagnasse ovunque.

Riposi il libro nello scaffale, Gale e la sua fustigazione potevano, dovevano

aspettare. Mi diressi verso lo sgabuzzino per prendere uno straccio del pavimento e mi pietrificai. Un grosso, nero e peloso ragno tesseva tranquillo la sua ragnatela su di un mobile.

"Kaaaaat!" La sentii brontolare qualcosa, ma quando anche lei vide il coso si zittì.

"Ok. L'importante è mantenere la calma, no?!" Ci scambiammo un'occhiata terrorizzata e scappammo da lì gridando.

"Lo chiamo" La guardai interdetta.

"Chi?" Alzò il sopracciglio come se la risposta fosse scontata.

"Il tuo ragazzo, chi sennò?" Ero esasperata. Le avevo spiegato almeno venti volte che Harry non era il mio ragazzo e che eravamo solo amici.

"Kat, per l'ennesima volta, Harry n..."

"Sì, Harry non è il mio ragazzo, ci siamo solo slinguazzati un paio di volte, mi ha salvata da un ubriaco maniaco che ha tentato di stuprarmi, ho dormito nello stesso letto con lui per un mese e mi ha comprato un appartamento costosissimo. Non è il mio ragazzo tranquilli" Mi scimmiottò facendo bla, bla, bla con le mani.

Soddisfatta di avermi spenta, afferrò il cellulare e chiamò il riccio.

"Ciao stupido, siamo in serio pericolo. Vieni immediatamente!" Senza aspettare una risposta da parte dell'altro interlocutore, appese. Mi venne da ridere immaginando la faccia sconvolta di Harry che cercava di capire cosa ci fosse successo, pensando le cose peggiori. Se avevo imparato una cosa vivendo con lui era che non bisognava farlo preoccupare. Andava nel panico e diventava di un protettivo soffocante, ma era tenerissimo.

"Sei una stronza atomica" Ridevo ancora, e lei con me, consapevole della reazione esagerata che aveva scaturito in Harry.

"Lo so" Disse fiera, battendosi una mano sul petto.

Il campanello cominciò a suonare ripetitivamente. Era di sicuro lui.

"Jess, Kate!" Urlò dall'altra parte della porta. Io corsi ad aprirgli e quando mi vide mi afferrò in un abbraccio, sollevandomi da terra. Mi stava soffocando.

"Harry, sono viva, puoi mettermi giù!" Mi poggiò a terra e cominciò ad ispezionarmi per assicurarsi che fossi tutta intera.

Kat lo afferrò per un braccio e lo portò fino alla porta dello sgabuzzino, indicandogli solo un punto nella stanza perché aveva troppa paura ad entrare. Io invece mi affiancai al riccio, curiosa di come avrebbe risolto la situazione.

"No, spiegatemi, il problema è questo ragnetto?" Allungò la mano verso il coso e lo fece salire tranquillamente sulla sua mano. Quando me lo avvicinò tirai un urlo da rompergli i timpani e mi rifugiai dietro al divano. Era pazzo per caso?! Non la smetteva di ridere.

"Harry, ti prego porta via quel coso!" Lo scongiurai, ma lui continuava a ridere come se niente fosse. Kat era sconvolta. Lo guardava sbigottita.

"Non tu chiamerò più finocchio dopo questo. Le palle ce le hai, e anche grosse. Ma Jess ne sa di sicuro più di me" No, questo non doveva farlo.

"Kat raccontiamo ad Harry quella cosa?" Sbiancò. Mai sottovalutare Jessica Collins. Harry ci guardava in un misto di confusione e sconcerto, sempre con in mano il ragno e quindi ad una distanza di almeno tre metri da noi.

"Okay, la smetto." Mi fulminò con lo sguardo.

"Harry ce l'hai ancora in mano?" Chiesi, speranzosa che lo avesse lanciato giù dalla finestra.

Prima che potesse rispondermi il suo cellulare squillò, lo estrasse dalla tasca posteriore dei jeans e diede una rapida occhiata allo schermo. Un'espressione scocciata dominò il suo volto, ma rispose. Subito dopo una voce femminile, parecchio acuta, sfrecciò parole a me incomprensibili a raffica, senza lasciare al riccio il tempo di rispondere. Riuscii a captare solo un 'quella puttana ha dormito a casa tua per un mese, Haz?! Un mese?! Tu non volevi neanche che ti tenessi la mano!! Farà meglio a sparire quella bambina se non vuole che la distrugga con le mie mani.' Rimasi scioccata. Parlava di me di sicuro. Harry a quelle parole si risvegliò dal torpore che quella telefonata gli aveva procurato e si trattenne dall'insultare la ragazza al telefono.

"Senti Taylor, ci siamo divisi da un po' e te l'ho già detto, non provo niente per te, quindi è inutile che perdi tempo con la gelosia. Dimenticami." Detto ciò appese. Io guardavo ancora interdetta il telefono. Taylor Swift mi aveva insultata. Wow.

"Hai sentito?" Annuii debolmente con la testa. Lui mi guardava mortificato.

"Mi dispiace tanto, non ha ancora metabolizzato la rottura e quindi se la prende con tutte le ragazze che mi stanno vicino" Mi spiegò. Kat era visibilmente irritata.

"Che stronza. Sapevo che era tarda, ma non fino a questo punto!" Mi scappò una risata ed Harry e Kat mi seguirono.

 

Poche ore dopo, quando Harry ormai se ne era andato, il campanello suonò un trillo. Non avevo assolutamente voglia di andare ad aprire, nessuno poteva togliermi dalla mia amata lettura.

"Kat, vai tu?" La guardai implorante.

"Sfaticata" Si alzò controvoglia dalla poltrona ed andò ad aprire.

 

KAT'S POV:

 

Mi trovai di fronte Edward Cullen appena stato a mollo nel Tamigi: Brian.

Sapevo cosa aveva fatto alla mia adorata Jess, per questo mi stava sulle palle con la sua faccia da Innocenzo Spettatori del cazzo.

"Ciao..." Disse cupo e forse...imbarazzato. Dovevo fargliela pagare.

"Eeeeee! Vaffanculo!" Senza dire nient'altro, con un sorriso ebete gli sbattei la porta in faccia, chiusi a chiave, e me ne tornai spaparanzata sul divano.

 

JESS POV:

 

Ho sentito Kat mandare a quel paese qualcuno. Probabilmente un suo ammiratore.

"Chi era, Kat?" Le chiesi senza alzare gli occhi dal libro. Lei alzò le spalle.

"A...boh...un certo Brian mi pare" A quel nome ebbi due sbalzi: 1) Kat è una grande idiota 2) Cosa Cristo ci faceva quello qui!

Sbuffando, mi diressi alla porta e sbirciai dallo spioncino. Era ancora lì.

 

 

"Perché Jess? Perché continui ad evitarmi? Pensavo fossimo amici!" Kat lo guardava come si guarda un vecchio che gira nudo per strada, mentre io sorrisi disprezzante.

"Lo pensavo anch'io Brian" Il suo sguardo confuso vagava dal mio volto a quello di Kat.

"Jess, non capisco" No, ok, non era il caso di piantarla con la falsa del ragazzo irresistibile innocente? Stavo uscendo fuori di me.

"Oh, Brian, finiscila! Conosci un ragazzo alto e grosso con i capelli rasati e uno un po' più esile con un ciuffo tirato indietro?" Ero stufa marcia, non poteva semplicemente chiedere scusa? Ovvio che non sarebbe minimamente bastato, ma poteva essere un inizio, invece che farmi infuriare ancora di più. Non credevo che la sua faccia potesse diventare ancora più pallida, ma dopo la mia domanda lo era diventata.

"C-cosa ti hanno fatto?" Era sconcertato. Oh oh, forse lui non c'entrava niente veramente.

"Jessica, cosa ti hanno fatto?" Questa volta stava quasi gridando e sobbalzai per lo spavento. Non volevo discutere lì in piedi in sala, quindi lo afferrai per un braccio e lo portai gentilmente in cucina, mettendo poi sul fornello dell'acqua per il thé.

"T-tu quindi non c'entri?" Schifo verso me stessa. L'unica cosa che riuscivo a provare in quel momento. Scosse la testa.

"Oh...io pensavo che li avessi mandato tu a picchiarmi..." Sbarrò gli occhi incredulo. Il viso pallido divenne sempre più rosso, incutendomi paura.

Prima che Brian potesse dire qualcosa, venne scaraventato contro il muro.

"Jess è arrivato Spiderman per...oh, qui c'è un problema" Kat era entrata giusto qualche secondo dopo l'attacco di Harry verso Brian. Aveva sentito? In ogni caso lo afferrai per la maglietta e li separai. Sembrava davvero furioso.

"Harry, calmo cos'è successo?" Gli posai delicatamente le mani sul petto per calmarlo, e di solito funzionava, tranne che in quel momento.

"Sei tu che devi dirmi cos'è successo! Ti ha picchiata?! Questo coglione ha osato picchiarti?!" Era fuori di se e faceva pressione contro le mie mani per raggiungere Brian e farlo nero.

"Harry fermati! Lui non mi ha fatto niente!" La rabbia non era diminuita, ma per lo meno smise di spingere.

Kat nel frattempo fece segno a Brian di andarsene e lui mi mimò una telefonata, per poi scomparire.

"Quanto tempo fa?" L'acqua del thé bolliva.

"Vuoi un po' di thé?" Volevo cambiare discorso disperatamente. Era tabù.

"Cazzo Jess rispondimi, quand'è che ti hanno picchiata?" Non mollava la presa e quella sua espressione dura mi spaventava. Ero abituata alle sue iridi verdi luminose, le fossette e i sorrisi sghembi che mi facevano tremare le gambe.

"Più o meno un mese fa. Ricordi quella sera al bar quando quell'uomo ha tentato di molestarmi?" Abbassai la testa mortificata. Quel giorno 'Schifo' era il mio nome, secondo nome e cognome. La signorina Schifo Schifo Schifo, mi si addiceva. Annuì, con dipinta in viso un'espressione confusa.

"D-dopo che ti ho riportato a casa una macchina ha inchiodato davanti a casa mia e un paio di tizi mi portarono via per p-poi..." Le parole uscirono spezzate dalla mia gola, provocandomi una ad una fitte al petto. Tentavo disperatamente di tenere a bada le lacrime che minacciavano ancora una volta di uscire. Ne avevo già versate troppe a causa loro e non si meritavano il mio dolore. Il pizzicare degli occhi si fece mano a mano più intenso mentre i ricordi sfocati di quella sera facevano irruzione nella mia mente, ed ecco che la prima lacrima di una lunga serie rigò salata il mio viso.

"Io ero a pochi metri da quei figli di puttana e non ho fatto niente" La rabbia si riaccese nei suoi occhi, ma quando, con mano tremante, gli afferrai il viso tra le mani sembrò calmarsi.

"Mi dispiace" Mi prese delicatamente una mano e se la portò sulle morbide labbra, causandomi un inspiegabile fremito nel basso ventre. Arrossii terribilmente.

"Perché non mi hai detto niente? Sai chi è stato?" Si era visibilmente tranquillizzato e la sua voce era tornata quella graffiata di sempre. Quella voce.

Nel frattempo tolsi l'acqua dal fornello, misi nella teiera una bustina di thé e tirai fuori due tazze dalla credenza.

"Non ti ho detto niente per non farti preoccupare ulteriormente...tu hai il tuo lavoro e devi concentrarti su quello, dato che è un momento importante e rivelatore per la band. Non so chi mi ha picchiata, ma Brian a quanto pare sì dato che è stato menzionato un po' di volte dai miei due aggressori. Però ti prego Harry, ti scongiuro, non fargli niente. Lui non c'entrava e non voglio che si ritrovi sulla sedia a rotelle per un malinteso." Giusto quando ho accennato il nome di Brian quella scintilla di rabbia si ripresentò nei suoi occhi, ma subito dopo si arrese all'idea che doveva tenere le mani a posto e starsene buono.

"Ora basta, dimmi invece perché sei venuto" Riempii le tazze con il thé ancora bollente e gliene porsi una. A proposito, Kat dove era andata a cacciarsi? Strano che non fosse nei paraggi a sparare minchiate a raffica.

Venni però distratta dalle labbra del riccio che si posarono sensuali sul bordo della tazza per berne il contenuto. Non avevamo più tirato in ballo il bacio in auto e neanche quello davanti ai ragazzi e la cosa mi aveva un po' delusa. Io volevo assolutamente rifarlo, ma la mia timidezza del cazzo prendeva sempre le redini del mio cervello e avevo paura che non ne avesse più parlato perché per lui non era stato niente, quando invece per me era stato tutto.

"Giù in studio reclamano la vostra presenza" Ridacchiai pensando a Niall che voleva farmi assaggiare un nuovo tipo di pizza, cosa ormai abituale. Ingrasserò come un maiale con lui.

"Soprattutto Louis, ma penso sia più per Kat" Si fece pensieroso e io scoppiai a ridere. Se solo sapesse.

"È successo qualcosa" Mi puntò un dito contro, ma io non gli avrei detto niente, avevo promesso.

"Chiedilo al tuo migliore amico" Alzò le mani in segno di resa e, finito il thé, poggiò le tazze nel lavandino della cucina.

"Non ti ringrazierò mai abbastanza" Lo raggiunsi, per poi circondargli la vita con le braccia e immergere il viso nel suo petto.

"Baciami" Quelle parole mi arrivarono alle orecchie come aria fresca. Come acqua dopo aver passato settimane in un deserto. Casa per un senzatetto. Speranza per un disperato.

"Solo se v-" Non lasciai che finisse la frase. Alzandomi sulle punte feci mie quelle labbra bramate da tanto. Gli circondai il collo con le braccia e solo il contatto tra le nostre bocche sprigionò in tutto il mio corpo una scarica elettrica di adrenalina. La sensazione di assenza di gravità si ripresentò come nella prima volta che lo baciai, solo che in auto ero troppo confusa, mentre ora ero certa di amarlo - per quanto melenso possa essere questo pensiero.

Era tenera la sua incertezza nei movimenti, come non voleva spingersi troppo in avanti, quindi gli feci capire che volevo di più picchiettando con la lingua l'entrata per la sua bocca. Cominciò allora l'assurdo gioco di predominanza fra le nostre lingue.

Il bacio si fece sempre meno casto. Le sue dita affondate nei miei fianchi, le mie mani tra i suoi capelli e i nostri corpi un tutt'uno.

Si staccò per riprendere fiato. Il verde dei suoi occhi acceso. Il respiro affannato. Dopo pochi secondi si rigettò sulle mie labbra,dapprima dolcemente,  poi cominciò a mordicchiare il labbro inferiore.

Senza staccarsi mi sollevò per i fianchi e mi mise a sedere sul piano da lavoro, infilandosi tra le mie gambe. Partendo dalla bocca cominciò a lasciare piccoli baci e scie di saliva, fino a quando giunse al collo, dove cominciò a mordicchiare e baciare, ogni tanto facendo passare la lingua e succhiando. Lasciai fuoriuscire un gemito e potei sentire il suo sorriso contro la mia pelle. Gli tirai ancora di più i capelli, immersa nel piacere, e lui rispose con un suono gutturale uscitagli dalla gola.

La magia però si spezzò. Sentimmo un risolino provenire dalla porta. Schizzai immediatamente in piedi, provocando uno sbuffo ad Harry, e mi girai in quella direzione. C'era Kat con una mano sulla bocca e gli occhi spalancati.

"Scusatemi, non volevo interrompervi! Continuate, continuate" Fece sventolare una mano nella nostra direzione. Alzai gli occhi al cielo.

"Ah, Kat. Preparati che andiamo in studio" Annuì, per poi sparire.

Harry mi sorrise, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, e si avvicinò pericolosamente al mio viso in fiamme.

"Mi piaci, Jessica Collins" Disse in un sussurro, a pochi centimetri dalla mia bocca. Il mio cure fece mille capriole e se avessi avuto una coda in quel momento starei scodinzolando come un cagnolino che viene lodato dal padrone.

"Mi piaci, Harry Edward Styles" Riuscii a formulare, annullando poi la distanza tra di noi e baciandolo teneramente.


VAS HAPPENIN?!
 

Jhdfgafkvbv Amo questo capitolo *-* (e me lo dico da sola...sono messa bene xD) c'è...amo soprattutto il punto in cui Harry e Jess ci danno dentro OuO ma sono particolari lol

Voi cosa ne pensate? Secondo me non è poi così tanto male,dai! ;)

Ma quanto può essere bello 'This is us'? *^* è il film più bello che abbia mai visto,non scherzo C': e a chi non lo avesse ancora visto glielo consiglio vivamente <3

SPOILER THIS IS US:

Tipo che io tre mesi fa scrivevo tranquilla la parte della lotta con le banane che fanno dopo le prove i ragazzi (nella mia ff),poi sono in sala a vedere This is us e la fanno veramente O.O inchinatevi davanti a Giulia la veggente v.v ahahahah ci sono veramente rimasta i merda lol

 

Anyway,ringrazio tantissimo tutte quelle che hanno messo la storia tra le preferite/seguite,hanno recensito o hanno semplicemente letto. GRAZIE <3

Vorrei tanto tanto tanto sapere però anche il parere di voi lettrici silenziose! Vedo un sacco di visualizzazioni,ma poche recensioni :/ anche se sono negative/neutre non mi importa,o anche se vi fa cagare la storia ditelo,così posso migliorare.

 

Ah,un'ultima cosa. Secondo voi posso scrivere una scena di sesso con il bollino arancione o devo metterlo per forza rosso? RISPONDETE per piacere <3

 

Peace and love xoxo

 

Giuly

 

  
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