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Autore: Lucinda_Price    11/09/2013    0 recensioni
Oggi non posso sbagliare. Oggi è un giorno nuovo, oggi è un giorno degno di essere vissuto. E io vivo, non sono più la me sbiadita che si aggira nei vicoli dell'Eur. Sono una me nuova, una me che non muove solo i suoi arti confusamente, ma che fa anche battere il suo cuore. Dopo tre anni fantasma, incastanoti tra la mia vita prima e la mia vita ora, non certo come un gioiello, eccomi qui. Pronta per un nuovo giorno e per una nuova vita. E spero vivamente di farcela, non posso sbagliare, ma non sono certa che lo farò.
Storia dedicata a voi, che la leggete, e a quattro persone che ci sono sempre state.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La musica è assordante, ma mi piace. Io e Julia siamo in fila per entrare alla festa, con tanto di invito. La fila è a dir poco chilometrica e io rivolgo una sguardo di rassegnazione al volto imbronciato della mia amica, non so perché, ma stasera mi va di definirla così. Lei mi prende per il polso e, con passo deciso, mi trascina insieme a lei, proprio davanti al bodyguard. Ad un cenno del capo e dopo una veloce controllata alla lista e ai nostri inviti, il buttafuori ci fa passare.
«Ecco uno dei vantaggi della famiglia» esordisce con il sorriso, di nuovo stampato sul suo viso delicato.
«Come, scusa?»
«I miei zii sono proprietari di questo posto, è carino non è vero?»
Carino mi sembra abbastanza riduttivo come definizione, questo posto è una meraviglia, sofisticato al punto giusto. Le luci colorate dei faretti proiettano scie luminose in tutta la sala. La musica che fuoriesce dalla console del Dj non è davvero niente male e la pista da ballo è piena di gente. Io e Julia ci dirigiamo all’angolo bar.
«Non carino, è proprio meraviglioso!» le rispondo, guardandomi ancora intorno per fissare i dettagli. Tappezzerie vintage e divanetti sui toni del bianco e nero popolano l’ambiente.
«Visto? Non è poi così male venire alle feste con me, ti pare?»
«Questo non l’ho mai messo in dubbio!»
«Scusa, ma non eri forse tu a declinare decine dei miei inviti?» Lo dice con una punta di ironia, per niente arrabbiata.
«Non prenderla come una questione personale, davvero. Ora va molto meglio, non parliamone più.»
«Ben detto! Ora iniziamo a divertirci!»
«Ehi ciao Bob, due Mojito, uno per me e uno per la mia amica.» dice rivolgendosi al barman.
Sentirmi chiamare così fu come respirare un po’ del mio passato, di momenti felici molto lontani, emozioni che ora sentivo lì accanto a me, ero libera. Mando giù il mio cocktail e faccio un enorme sorriso alla mia nuova amica, che mi sta regalando proprio una bella serata, anche se è appena iniziata.
Ad un tratto si avvicinano due ragazzi, uno dei quali si fionda su Julia. Alto quasi due metri, capelli biondi e sorriso mozzafiato, le mette un braccio dietro la spalla.
«Ehi sorellina, anche tu qui stasera?»
«Dacci un taglio Andrew, sono in compagnia, non farti sempre riconoscere!»
Mi sembrò assurdo non averci pensato prima, quei due si assomigliano in una maniera impressionante, era lampante che ci fosse un qualche legame di sangue.
«E chi è questa bellezza che vuoi nascondermi?» esordisce lui con tono deciso e spocchioso. Le guance iniziano ad avvamparmi.
«Io non sto cercando di nasconderti nessuno, solo di preservare il buonumore della mia amica! Comunque lei è Luna, Luna lui è Andrew, non farti ingannare dai capelli, non ci assomigliamo neanche un po’ per fortuna!»
Stringo quella calda mano e rimango un po’ perplessa, non solo per via della conversazione, divenuta molto imbarazzante per la sottoscritta, ma anche per le caratteristiche della sua stretta. Ho sempre pensato che si possano capire un sacco cose su di una persona in base al modo in cui ti stringe la mano quando vi presentate. C’è chi la ritrae subito, il tempo di sfiorare le dita, chi stringe forte e non vuole più mollare la presa, chi ha mani bollenti, chi fredde come il ghiaccio. La mano di Andrew sembra fatta di fuoco al contatto e troppo forte nello stringere la mia, tanto che sembra di avere l’intenzione di stritolarmi le dita. Una stretta possente, molto probabilmente sintomo di una personalità forte.
«Tanto piacere Luna, scusa i modi barbari di mia sorella, non sono il mostro che mi dipinge!» Non so perché la sua voce ha una sfumatura di ipocrisia nel dirlo.
Proprio in quel momento, mentre Andrew mollava la mia mano e si sedeva sullo sgabello accanto a Julia, mi accorgo che non era da solo, dietro di lui c’è un ragazzo lo segue.
«Oh, scusami Luna, che sbadato! Questo tipo taciturno è il mio amico Hugo»
Quando Hugo si avvicina di fronte a me ho modo di distinguere bene i suoi tratti. È molto alto, almeno una spanna più di Andrew ed ha dei magnetici occhi color cielo e i capelli corvini. I suoi lineamenti sono delicati e trasmettono un senso di pace. Una mano gelida stringe la mia, il tempo di un secondo.

Hugo è sconcertato, non fanno nemmeno in tempo ad arrivare che quell’esaltato del suo amico gironzola già da una parte all’altra della sala, ingurgitando fiumi di alcol. Lui lo segue come un’ombra, qui non conosce nessun’altro e, anche se è stufo di stare dietro ad uno che ci prova con ogni ragazza che vede, cerca di sopportarlo. La musica è troppo alta, non gli sono mai piaciuti gli ambienti come questo, pieni di confusione e di sballo. Ripensa alle poesie che stava leggendo prima di essere trascinato lì e ne ha nostalgia, dipendesse da lui ritornerebbe a casa in un attimo, ma non ha nessuna voglia di fare il guastafeste, così sopporta. Però con le sue sole forze non ce la fa, così si avvicina al barman per ordinare qualcosa di forte e, ovviamente, Andrew lo segue a ruota.
«Ma si amico, iniziamo a bere qualcosa, facciamo iniziare questa serata!»
Non c’era male, visto che io non vedevo l’ora che finisse. Appena arriviamo all’angolo bar ecco spuntare la testolina bionda di Julia, la sorella di Andrew. A parte il sangue che scorre nelle loro vene quei due hanno ben poco in comune, forse solo il fatto di essere dei festaioli, per il resto non potrebbero essere più diversi.
Andrew inizia a stuzzicare Julia, che inizia a rispondere a tono, i battibecchi tra quei due non hanno mai fine. Osservando meglio nella direzione di Julia mi accorgo che accanto a lei, un po’ più in basso, c’è una ragazza dai capelli colore del cielo quando inizia a farsi buio, blu, blu intenso. È una sua amica, si chiama Luna. Non so perché, ma non riesco a fissarla negli occhi, a sostenere il suo sguardo, accarezzo la sua mano e la ritraggo. Ha una mano che sembra fatta di cristallo, delicata, affusolata e un po’ tremolante.


Cognizione di eternità

Il vento che mi scuote
le sottili vesti,
l’acqua marina che
mi dipinge i piedi.
Il corpo diviene
un quadro d’onde,
una tela di spruzzi,
l’anima annega
distrutta.
  
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