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Autore: Chexemille    12/09/2013    2 recensioni
La vita della giovane Bridgit cambia improvvisamente quando il giorno del suo 16° compleanno comincia a fare strani sogni.
Ogni sera è sempre lo stesso, tanto che inizia a convincersi che più che un sogni siano vere e proprie visioni.
Una voce continua a ripeterle di stare in guardia mentre due occhi rossi la osservano minacciosi nell'oscurità.
Incomincia per lei la ricerca della sua vera identità scoprendo così di appartenere ad un mondo diverso a quello in cui è stata allevata.
Sarà costretta a scappare continuamente per mettersi in salvo e durante la sua fuga incontrerà nuovi e validi alleati.
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SETE DI SANGUE

POV KYRA/BRIDGIT
 
D’un tratto mi sentì stranissima, qualcosa in me non andava.       
Lo capii appena quel dolore lancinante cominciò a perforarmi la testa.
Era come se un martello pneumatico lavorasse a pieno ritmo scavando dentro di me.                                                               
Crollai al suolo come prosciugata da ogni energia.                              
Mio padre si avvicinò spaventato dalle mie urla.                                  
Avvertii immediatamente come un impulso, qualcosa che mi spingeva verso la vena che pulsava veloce sul suo collo.                 
Potevo avvertire il suo odore, era qualcosa che assomigliava molto alla paura e chissà perché mi dette una sensazione inebriante.
Alzai la testa e lo fissai, in quel momento lo vidi ritrarsi terrorizzato.
C’era una lotta dentro di me, mi sembrava che qualcun altro cercasse di prendere il controllo del mio corpo.
Privai a resistere, soffrivo al pensiero che papà avesse paura di me, ma questo essere era troppo forte.
Non sapevo per quanto tempo ancora sarei riuscita a tenerlo a bada.
E poi avvenne, repentino, inarrestabile.  Sentivo qualcosa di duro e affilato farsi largo tra le mie labbra. 
Due paia di braccia mi afferrarono trattenendomi per le spalle.  Mi liberai quasi subito dalla loro presa.
Mi sentivo fortissima, invincibile, onnipotente. Val e Peter atterrarono contro le pareti ai lati della stanza.
Percepivo chiaramente la loro agitazione, avevano capito di non potermi fermare.
Ora nessuno poteva frapporsi tra me e la mia sete.  Era strano come le cose fossero finalmente chiare.
Tutto acquistava un suo senso. Val trascinò mia madre finchè non fu a qualche centimetro da me.
Vedevo le lacrime rigare le sue guance, le labbra si muovevano pronunciando parole che
giungevano distorte alle mie orecchie.
La sola cosa che importasse per me era affondare i denti in qualcosa di caldo e vivo.
Il cuore prese a battere più veloce, sincronizzandosi con quello della mia preda.
Ormai non pensavo più a lei come a mia madre, era solo un corpo pulsante, qualcosa di cui nutrirmi.
Ogni fibra di me gridava, esultava pregustando l’imminente abbuffata. 
Afferrai quel corpo tremante affondando i canini nel punto più comodo.                           
Bevvi bramosa il liquido denso, aveva un sapore strano pensai subito, ma forse dovevo solo farci l’abitudine.                                                              
Poi di colpo avvertii un crampo allo stomaco. Mi sembrava che le budella mi andassero a fuoco.
Mollai la presa allontanandola da me. Lei cadde a terra in una posizione innaturale, sembrava una bambola montata male.
Il bruciore diventava sempre più forte come se avessi ingoiato lava.  
Piegata in due, con le mani che premevano sulla pancia provai a fermare quell’agonia.
Finchè quel fuoco non risalì lungo l’esofago fino alla bocca. Capii che il mio corpo cercava di sopravvivere.
Dovevo espellere quel liquido se non volevo morire. Intorno a me udivo urla indistinte.
Il mio corpo era troppo concentrato sul vomitare quel fuoco rosso per comprendere il senso delle parole.  
Ai miei piedi si allargò una macchia grossa quanto un tavolino, lentamente il bruciore si placò lasciandomi debole,
la vista si fece sfocata, poi più nulla.

“Sto morendo” pensai con l’ultimo barlume di coscienza.                        
In fondo me lo meritavo, avevo ucciso colei che mi aveva salvata e allevata, ero un mostro, meritavo di morire.                                                      
Quando riaprii gli occhi scoprii di non essere morta.
Dio doveva essere davvero l’essere benevolo che dicevano se aveva avuto pietà di una come me.
Ero da sola, distesa nel mio letto come tutte le sere. Un pensiero mi folgorò, che stupida era stato tutto un sogno.
Ma certo come avevo potuto credere di essere una vampira e tutte quelle stronzate soprannaturali.
Era solo il mio desiderio di evasione che mi giocava brutti scherzi. Un brusio lontano mi distrasse dalle mie considerazioni.                                           
Affinai l’udito, mi sembrava di riconoscere la voce di mio che discuteva con qualcuno,
però non riuscivo a distinguere bene cosa dicessero. La discussione si fece più accesa. Chi poteva essere?
Era la prima volta che ricevevamo visite. La cosa mi preoccupò molto. Scostai le coperte e allungai i piedi fuori dal letto.
Li poggiai a terra toccando il freddo pavimento. Mi avvicinai alla porta e appoggiai la mano sulla maniglia pronta ad abbassarla.    
  
                                        
                                     POV VAL
 
-COSA DIAVOLO LE PRENDE!!!!!- gridai sollevandola da terra. Sembrava più morta che viva.
Cosa era andato storto? Perché con Kyra non aveva funzionato? Mi chiesi incredulo.

-E io come faccio a saperlo-  mi rispose Peter avvicinandosi per esaminare il sangue che il corpo di Kyra aveva rigettato.
Vi immerse l’indice portandoselo al naso, annusò storcendo il naso prima di avventarsi contro l’umano di nome Paul.       
                                
-Ci avete provato- disse sollevandolo di nuova da terra. Con un movimento rapidissimo gli fece un taglio sul viso annusando anche il suo sangue.

-I maledetti bevono verbena, per questo Kyra è ridotta in quello stato- mi informò buttandolo sul divano alle sue spalle.

-Non posso perderla, ti prego Peter aiutami a salvarla,
dobbiamo trovare subito del sangue non contaminato da quella merda!!!!-
urlai correndo verso l’ingresso.
Sapevo che era una corsa contro il tempo, ma non potevo proprio accettare l’idea che morisse.
L’avevo cercata per tanto e non mi sarei arreso adesso.

-Aspettate!- ci richiamò Paul debolmente -posso aiutarvi a salvarla- aggiunse mettendosi a sedere.

-Non mi fido di te, è colpa vostra se ora sta morendo- gli rinfacciai voltandogli di nuovo le spalle.

-No invece, è solo colpa vostra, abbiamo sempre provveduto a lei e non è stata mai male- mi fece sapere Paul
andando verso la cucina. Solo qualche secondo dopo udii un rumore di vetri infranti e poi i passi dell’uomo.
Tornò carico di boccettine, sembravano quelle delle spezie che gli umani usavano per aromatizzare i loro cibi.
Si avvicinò al tavolo e ve le lasciò cadere sopra.

-Datele questo, è buono- disse andando dalla moglie.

Peter non perse tempo, raggiunse il tavolo ne afferrò una e dopo averla stappata ne annusò il contenuto.
Fece una piccola smorfia prima di dire: -Non è di prim’ordine, ma pensò che viste le circostanze non troveremmo
di meglio nel  poco tempo che ci resta-


-A chi appartiene?- chiesi sospettoso.

-È sangue di vitello, conosco qualcuno che lavora al macello.
Me lo procura da quando siamo arrivati in questa città-
confessò Paul.

-Da quando lo sapete?- chiesi preoccupato che anche altri fossero a conoscenza del segreto di Kyra.

-L’ho scoperto quasi subito. Io sono un infermiere e quando ho visto che le sue
ustioni erano guarite come per incanto mi sono domandato come fosse possibile-
 raccontò.

-Così l’hai analizzata, studiata finchè non hai scoperto cosa fosse- terminai io al posto suo.
Poter leggere i pensieri degli altri aiutava a semplificare le spiegazioni. In pochi minuti rivide tutta la vita di sua sorella.
Scoprì che in fondo era stata molto fortunata perché Paul e Virginia erano due brave persone e le volevano davvero bene.                                                                                    
Peter raccolse tutte le boccette e me le portò, mentre lui le stappava io le infilavo in bocca a Kyra facendole ingoiare il loro contenuto.

-Ne hai dell’altro?- domandai sapendo che ne serviva molto di più.

-Si è in cantina- confermò facendo strada. Io rimasi dov’ero, non volevo lasciarla sola,
Peter invece lo seguì facendomi un cenno della testa. Non so proprio cosa avrei fatto senza di lui era il
miglior amico che un vampiro potesse desiderare, in tutti quegli anni sarei stato perso senza Peter.

-Non volevamo che stesse male, ma sapevamo che la verbena le avrebbe impedito di ucciderci…- disse l’uomo di ritorno.
Conservava il sangue in una fiasca da un paio di litri. Sarebbe bastato pensai sollevato.

-Capisco- risposi ed era davvero così, non potevo biasimarli se avevano cercato di proteggersi da qualcosa che non conoscevano affatto.
-Peter aiuta la donna, non merita di morire!-

Peter non se lo fece ripetere, si avvicinò a Virginia e la guarì.
-Appena starà meglio la porteremo via da qui, non può più rimanere non è sicuro per nessuno- Dichiarò Peter risoluto.        
Paul provò a ribattere, ma poi spostò lo sguardo sulla moglie e annuì. Sapeva che quella era la scelta migliore.
Finora erano riusciti a gestire quello che era Bridgit, ma dopo quanto era successo quella sera non poteva illudersi di riuscirci ancora. 

*ANGOLO DELLE AUTRICI*

Scusate per l'enorme ritardo, ma ultimamente non abbiamo molto tempo...
Vi è piaciuto il capitolo?
Recensite :D
Lo immaginavate che Paul e Virginia prendessero la verbena?
Secondo voi perchè stanno scappando? Da chi?
Alla prossima, un bacio :*

EL e DONNA
  
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