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Autore: Fantfree    12/09/2013    6 recensioni
Dopo una gita in un parco tematico, sette ragazzi si conoscono per caso all'entrata delle montagne russe chiamate Atlantipse, particolarmente conosciute per il loro tunnel del terrore (tunnel buio dove non si vede nulla). Saliranno tutti più o meno felici e quando tutto sembra andare alla perfezione... Il carrello si blocca proprio lì dentro...
Discutendo sul da farsi decidono di liberarsi ed andare a chiamare aiuto ma... si ritroveranno in una città completamente disabitata e distrutta...
Da lì comincia il loro viaggio... La loro avventura farà scoprire loro il grande segreto che si cela dietro quel mondo apparentemente diverso ed il motivo di essere arrivati fino a lì...
Un'umanità schiavizzata in un mondo dove ormai la tecnologia sembra essere stata del tutto sostituita dalla magia, la quale è posseduta solo da coloro che si fanno chiamare abitanti di Atlantide. Intanto, qualcuno da lontano sta preparando la sua vendetta e sta attendendo il momento giusto per colpire...
Che cosa c'entrano allora Cora, Blake, Clark, Mya e Dean con tutto questo?
Questa è la prima storia che scrivo, spero che vi piaccia!
Genere: Dark, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Afterworld'
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Finalmente il capitolo 12 è pronto... Ci ho messo un po' di tempo ma ho avuto un casino di impegni... Ed eccolo qui!

<< Cora? >> Le domandarono.

La ragazza si voltò. << Sì, sono proprio io. >> Rispose con aria cauta ma allo stesso tempo orgogliosa, così da sembrare una persona di un certo valore.

<< Vostra Maestà vi sta aspettando. >> Le disse un uomo.

“Come? Di già?” Si domandò. Si chiese anche se avesse fatto bene ad arrivare fino a lì, se non corresse nessun pericolo, né lei, né i suoi amici.

L'uomo fece cenno di seguirlo inchinandosi, facendola sentire in imbarazzo. Ma quell'ambiente così sfarzoso da qualsiasi posto lo si guardasse, così elegante, così bello, la faceva stare serena. In passato avrebbe sicuramente dubitato, si sarebbe ostinata, ma adesso qualcosa le diceva di andare. Non avrebbe temuto niente.

Finalmente, i quattro ragazzi entrarono nel grandioso palazzo reale, dove c'era una stanza tutta decorata in marmo bianco, lapislazzuli, oro e rubini. Era davvero magnifica. Cora si mise una mano sul cuore, perchè cominciò a batterle forte. Non le era mai successo prima. Mai in un museo o in un castello aveva provato tanto stupore, mai aveva visto tutti quei tesori così finemente decorati per formare una sfarzosa armonia di colori e forme. La stanza era composta da moltissime tende e colonne blu, mentre il colore del soffitto ricordava l'armonia della città di Thera.

Anche Blake, Dean e Cora non avevano mai visto in vita loro un palazzo più bello e si sentivano impotenti ed allo stesso tempo meravigliati a quello splendore.

In lontananza, laddove correva un'ampia e lunga scala con un corrimano fatto di marmo, i ragazzi notarono una figura rossa ed imponente che scendeva leggera ed elegante come un petalo.

Camminarono come abbagliati, come se in quell'ambiente ci fosse stato qualcosa di magico. Ed in effetti lo era.

Poi, l'uomo davanti a Cora di fermò inchinandosi davanti a quella bellissima figura che pareva essere umana e che si era appena seduta su un bellissimo trono dorato.

Anche le guardie che scortavano Blake, Dean e Mya lo fecero e la reazione dei ragazzi fu immediata, inchinandosi davanti a quella figura così maestosa.

<< Mi hanno parlato di voi, Cora. >> Disse la donna.

Cora si inchinò, ma lo fece senza badarci su troppo e rapidamente. << Che cosa sapete di me? >>

<< So che venite dallo Stato dell'Estremo. E che il viaggio che vi ha portata fino a qui con quattro esseri umani non è stato facile. >> Proseguì. << So inoltre che avete il potere della Terra, cosa assai rara ormai. >>

Blake sgranò la donna con uno sguardo molto sorpreso: << Possiamo capirvi? >> Domandò lui.

Le guardie si avventarono sul ragazzo, ma la donna con un gesto rapido ordinò di fermarsi all'istante. << Ragazzo, se ancora non lo hai saputo, io sono la Regina di tutta Atlantide e come tale so parlare tutte le lingue. >>

Blake la guardò con più rispetto. << Le mie più sincere scuse. >> Rispose lui.

<< Cora, come stavo dicendo io... >> Blake la interruppe di nuovo.

<< Eppure non siete la prima donna che sa parlare la nostra lingua. >>

<< C'è Cora. Questa ragazza suppongo sia una grande intellettuale, poiché conosce molto bene la vostra lingua. >> Cora la osservò un po' diffidente: stava bleffando oppure no?

<< No, maestà. Non parlavo di lei. >>

La regina interruppe il suo discorso ascoltando le parole del giovane.

<< C'era una donna, una donna all'inizio del ostro cammino che ci ha detto di venire da Voi. Diceva di conoscere la silfide e poi ha predetto a Cora una profezia. >>

<< Come? >> Domadò la regina incuriosita.

<< Aveva i capelli verdi e ci ha protetti dall'attacco di un giaguaro. >>

<< Continuate, il vostro discorso mi interessa. >>

<< Ci ha detto che noi non dovevamo trovarci lì. Poi ci ha soccorsi e ci ha detto come raggiungere Voi. >>

Tutto tacque. Era evidente che la donna stava pensando.

Cora la osservò meglio: sembrava una donna di mezza età, con i capelli marrone-rosso e dei bellissimi occhi verdi. Era proprio una bella donna. Il suo portamento era regale ed ordinato e che trasmetteva a chi la guardava pace ed allo stesso tempo regalità.

<< E poi? >> Domandò lei.

<< Si è dissolta nel nulla, avvolta dai rovi. >> Rispose il ragazzo.

<< Nient'altro? >>

<< No, nulla. >> Rispose lui serio.

La donna si rivolse così a Cora: << È per questo che ora voi siete qui? >>

<< Sì. >> Rispose la ragazza. Se la donna aveva detto il vero, lì avrebbe trovato le sue risposte. O, come avrebbe scoperto più tardi, da lì sarebbe iniziata la strada inaspettata per trovarle.

<< Non so chi possa essere. >> Rispose la regina.

<< Maestà, potremmo consultare i manoscritti. >> Disse un servitore.

<< Ma non sappiamo se dice il vero! >> Rispose un altro suddito.

La regina lo guardò sorridendo, un sorriso ingenuo. << Cora, avvicinatevi a me. >> Le disse.

La ragazza si guardò intorno per pochi secondi e poi si avvicinò. Non sapeva che cosa le sarebbe successo, ma voleva fidarsi: sapeva che in lei era cambiato qualcosa, che non era più la Cora di un tempo, quella ragazza fifona che tutti avevano conosciuto.

La donna le pose una mano sulla fronte, senza che la ragazza opponesse resistenza. Cora chiuse gli occhi e... In pochi secondi venne invasa da ricordi, ricordi approssimativamente recenti.

<< Sì, dice il vero. >> Rispose la regina. A Cora venne il dubbio di sapere che cosa le era successo in quei pochi istanti: la regina aveva semplicemente indotto la mente a dire la verità sulla domanda desiderata, e non da dove provenisse effettivamente poiché quelle poche informazioni sarebbero servite a credere a tutto quello che lei diceva. << E sia! >> Disse la donna. << Starete qui da me finchè non avremo trovato una risposta... Il viaggio è stato lungo, accomodatevi! >>

<< Ma loro? >> Domandò Cora indicando Dean, Mya e Blake.

La regina alzò una mano e fece tre cerchi in senso orario, emettendo una strana luce azzurra dalla mano. Poi l'abbassò delicatamente e disse: << Sì, sono immuni. Voi non siete circondati da cattivi pensieri. Pertanto starete con noi. >> Disse la donna.

<< NO! >> Urlò una voce alle loro spalle. Tutti e quattro si voltarono. Videro una figura con una lunga veste azzurra, un turbante e dei guanti blu ed una maschera senza volto bianca.

<< Il principe di Atlantide... >> Sussurrò Cora, abbagliata da quella figura misteriosa ma allo stesso tempo affascinante.

<< Osate disubbidire a vostra madre, figlio? >> Domandò la regina.

<< Madre, loro sono umani. Non vi ricordate che cosa ci hanno fatto? È da molto tempo che le nostre generazioni si impegnano per non fare rinascere una guerra... E loro potrebbero essere cruciali, essere venuti qui per annientarvi. >>

<< Sono a posto! >> Rispose lei.

<< Non vi credo. >>

<< Osate discutere sulla mia magia? >>

<< Non la metto in dubbio, madre. Ma è da tutta la vita che vi sento parlare solo di magia, magia. Mai una volta che usciate da questo palazzo! >>

<< Ho dei doveri, io. Mica come voi che... Che... >> Si interruppe. Vedere suo figlio tutti i giorni coperto e non poterlo vedere crescere, senza conoscerne il volto la faceva stare male.

<< Madre, io è da tutta la vita che metto queste vesti, nessuno mi riconosce, nessuno sa chi sono. Nemmeno io lo so! >> Rispose lui.

Alla regina cadde una lacrima dall'occhio, una lacrima straziante e disperata. Avrebbe voluto aiutarlo, ma non poteva fare altro. Se qualcuno avesse visto il volto di suo figlio, lui avrebbe perso i poteri che gli spettavano al trono e con essi la memoria.

<< Un giorno sarete un grande re. >> Rispose lei.

<< Lo so, madre. >> Aveva una voce triste. Si capiva che gli rincuorava dire certe parole. In un certo senso avrebbe voluto liberarsi di quella maschera il più presto possibile, ma nell'altro avrebbe voluto continuato a vedere sua madre, perchè dopotutto le voleva bene. E poi aveva pressapoco l'età di Cora, non era poi così grande e nemmeno pronto ad una tale responsabilità. << Ma quando lo diventerò giuro che ogni essere umano che abita questo pianeta sarà ucciso. Il genere umano si estinguerà per sempre su questa terra! >> Le sue parole erano arrabbiate, come se i un certo senso avesse voluto chiedere vendetta, vendetta per qualche duro torto subito. Ed in effetti era proprio così. Dicendo quelle parole si dileguò sparendo in un corridoio, camminando a passi svelti.

Cora rimase in silenzio. Non sapeva che cosa dire. Anche perchè il fatto della guerra la stava confondendo ancora di più. Se lì aveva creduto di poter mai trovare le risposte, adesso se lo stava chiedendo seriamente.

La regina rimase in silenzio. Qualche lacrima le scendeva dalle guance, segnandole il viso e poi cadendo sul suo bellissimo vestito rosso.

Tutti rimasero in silenzio, senza sapere che cosa dire. E poi né Blake, né Dean né Mya avevano compreso le parole del principe ma solo quelle della regina. Il che rendeva tutto più difficile da capire. Ma la situazione era chiara a tutti.

Blake rimase in silenzio, anche se avrebbe voluto fare molte domande alla regina. Non voleva disturbare quel momento così delicato. E soprattutto non si sentiva a suo agio.

La regina rimase immobile, fissa ad osservare il figlio che se ne andava. Dei servi si avvicinarono a lei come per proteggerla, ma la donna li respinse. Si asciugò le lacrime ma il suo sguardo rimase cupo.

<< Stasera organizzeremo un banchetto per i nostri ospiti. >> Disse lei.

<< Sì, vostra maestà. >> Le rispose un servo.

La regina si alzò e disse: << Sarà un banchetto imbandito di tutte quante le più pregiate prelibatezze, questi sono ospiti speciali. >> Guardò Cora sorridendo. Aveva sentito un grande potere in lei, un potere che non percepiva da anni e che credeva fosse ormai perduto. Sapeva che quella ragazza era speciale.

<< Vi invito dunque ad accomodarvi nel mio accogliente palazzo >> Aggiunse << I miei servi vi accompagneranno con molto piacere >>

Cora ringraziò di cuore poiché non si aspettava un accoglienza simile. Nella mente della vecchia Cora sarebbero pervasi un sacco di pensieri preoccupanti, ma la nuova sapeva che non c'era nulla da temere.

Seguirono quindi dei servi che li accompagnarono in una grande sala con al centro un gran bel letto accogliente. Era una sala dove l'acqua scorreva di continuo ai lati del letto, ottenendo un meraviglioso effetto. Ma nessuno di loro era intenzionato a dormirci. C'era troppa acqua e tante piante lì dentro, come se fosse stata una hall di qualche albergo di cinque stelle lusso. La ragazza notò che c'era un solo letto.

<< E loro dove dormiranno? >> Domandò.

<< Per terra. >> Risposero i servi.

“Come per terra?” Si chiese. Quello era davvero troppo. Le venne un pensiero assurdo: perchè a lei? Perchè riusciva a sopportare tutto questo?

Nel frattempo la regina guardava la sua corona, facendosela passare da una mano all'altra. Pensava, pensava al triste destino che le era stato imposto sin da giovanissima. Figlia di un potente nobile dello Stato dell'Estremo, era nata e cresciuta in quella terra crescendo senza essere al corrente del terribile evento che si stava verificando ad Atlantide. Sapeva sì che il vecchio continente era riemerso per dominare sul mondo, ma non più di tanto. Quando ebbe diciassette anni la sua famiglia aveva preso accordi con il re e sposò l'allora Principe di Atlantide senza mai averlo visto una volta. Era stata portata via dalla sua felice nazione andando ad abitare ad Atlantide, senza mai più rivedere la sua terra. Il fatto era che non avrebbe mai potuto vedere la faccia del principe finchè non fosse stato re e che quella era una misteriosa maledizione imposta all'erede al trono della famiglia reale da secoli. Se mai avesse mostrato anche una sola parte del suo corpo, il principe avrebbe perso tutti i poteri istantaneamente, come era già accaduto moltissime volte in passato. Il re morì di malattia ed il suo successore fu proprio suo figlio. Al momento della cerimonia lei era in prima fila accanto al suo sconosciuto, seppur solo nell'aspetto e non nell'animo, sposo. Il momento dell'incoronazione fu uno dei più importanti della sua vita: il principe venne incoronato, poi si tolse il bracciale bianco dal polso e prima di togliersi definitivamente la maschera che l'aveva tenuto prigioniero di sé stesso per molti anni, disse ad alta voce il suo nome. E poi vi fu il momento cruciale: appoggiò la corona su u cuscinetto, proprio come previsto dal rito e si tolse per sempre quella maschera e quel turbante che l'avevano avvolto per tutti quegli anni. L'allora principessa rimase davvero sorpresa dall'aspetto del giovane che aveva davanti, era bellissimo ed era lui il suo sposo. Avrebbe voluto abbracciarlo e baciarlo sulle labbra per la prima volta ma si trattenne, quella era una cerimonia importante. Da lì a poco avrebbe governato su tutta Atlantide e questo era un gran bell'impegno.

I giorni passarono ed i due sposi ebbero il tempo di conoscersi meglio: eppure nell'animo della principessa c'era qualcosa che non andava: segreti nascosti, verità da proteggere.

Il tempo passò ed in quegli anni la principessa partorì un figlio: tutto quello che riusciva a ricordare era solo il volto di un bambino neonato che veniva subito coperto da una maschera bianca. La donna soffrì molto per questo fatto ed il dolore in cuore fu tale da rifiutare di avere altri figli. Non voleva vederli soffrire, non voleva che si domandassero delle cose a cui non poteva rispondere. Il bambino poteva essere curato finchè non capace di gestirsi da solo, e poi da lì non sarebbe più stato necessario aiutarlo. Venne addestrato a combattere, seppure con vesti più corte ma che ricoprivano tutto il corpo, venne sensibilizzato alla cultura. Eppure c'era qualcosa su cui gli abitanti di Atlanide non preferivano parlare, ed era proprio di quella famigerata guerra. Se qualcuno chiedeva che fine avessero mai fatto la maggior parte degli esseri umani poiché era impossibile che ne fossero spariti così tanti in così poco tempo, nessuno sapeva dare una risposta certa. Solo il sovrano ed i suoi sudditi più fedeli erano a conoscenza di tale fatto e preferivano mantenere il segreto.

Neanche la principessa poteva venirne a conoscenza. E questo la turbava e non poco, perchè era ovvio che si stesse trattando di una cosa molto seria.

Un giorno il sovrano si ammalò della stessa malattia da cui era stato colpito il padre e nominò sua erede sua moglie la principessa poiché sapeva che non sarebbe durato ancora a lungo.

La fece chiamare segretamente, quasi sul punto di morte, e fu lì che le rivelò tutto. Oltre al compito indispensabile e conosciuto da tutti di distribuire i poteri ad ogni tramonto a tutti i nuovi arrivati e riprenderseli da chi non ne ha più bisogno, c'era dell'altro, una verità che essa difficilmente riuscì a credere. Ed i suoi compiti erano tanti. Non sapevano però che qualcuno li aveva spiati ed era venuto a conoscenza di tutte queste cose che era meglio non sapere. La donna all'iniziò esitò ma poi decise, decise per il bene di suo figlio. Non sarebbe mai uscita da quel palazzo per il bene dell'intero mondo di Atlantide e comprese quanto fosse stata dura la vita del marito. Non poteva andarsene così, no! Eppure lui si spense fra le sue braccia, dopo un ultimo bacio.

<< Mandate a chiamare mio figlio! >> Disse piangendo.

Il piccolo principe arrivò, capendo immediatamente della situazione: << Lui non c'è più? >>

<< No. >> Rispose lei dolorante per i tristi destini a loro imposti, pianse per suo marito, pianse per la sua nuova vita sapendo che un solo errore sarebbe potuto essere fatale e per suo figlio, che una volta fatto re e cioè liberatosi della maschera che lo avvolgeva non sarebbe mai più potuto uscire da lì.

E adesso suo figlio iniziava a richiedere una libertà, una cosa del tutto impossibile. La regina si era domandata se fosse stato meglio il bene della sua famiglia o di Atlantide e a malincuore aveva deciso la seconda, sempre. Era da talmente tanto tempo che continuava a chiamare “figlio” o “principe” che ormai si era quasi dimenticata il suo nome. Non poteva dirlo a nessuno, ma di tanto in tanto se lo ripeteva fra sé e sé. “Chissà” Si domandava “Chissà se lui se lo ricorda.”

Avrebbe voluto vedergli il volto, baciargli le guance, vedergli gli occhi, ma gli avrebbe negato la libertà di vedere il mondo. “Fallo finchè puoi” Si diceva “Io sto qui, ti vedi il mondo. Quando diventerai sovrano, sarai te stesso e non potrai muoverti da qui.” Il destino aveva deciso tutto per lui, anche chi amare, una persona che neanche conosceva, esattamente come accadde a sua madre. “Chissà cosa dirà quando non gli vedrà il volto” Pensò fra sé e sé. Non avrebbe mai voluto decidere l'amore per suo figlio, ma le alleanze di tutto l'impero di Atlantide dipendevano da quel matrimonio ed il destino attuale dal sovrano e da quella corona, una corona dal potere immenso, sede di tutto il potere racchiuso nei bracciali di Atlantide, nonché custode della salvezza dalla maledizione che affliggeva il futuro sovrano ed in un certo senso anche dell'altra, quella legata ad essa, quella che affliggeva tutto il suo popolo.

“Ancora un anno e poi dovrà sposarsi” Si diceva col cuore in lacrime. E per una volta pensò per sé: si domandò perchè stesse accadendo tutto questo proprio a lei .

<< Maestà. >> Disse un suddito interrompendola nelle sue riflessioni.

<< Ditemi. >> Lo incitò lei felice di uscire almeno per un momento da quel mare di tristezza.

<< Maestà è il tramonto. Fra poco non potrete più fare il rito indispensabile per il nostro popolo. >> La regina si scosse un po': ah, sì. Il rito. E poi c'era anche l'altro, quello segreto ma sempre importantissimo per il suo popolo. Odiava ciò che faceva, ma i suoi sudditi la ammiravano, era la vita dell'impero.

<< Andiamo, allora. >> Disse alzandosi diretta alla Sala del rito. Le venne un altro pensiero per la testa: la silfide. Voleva saperne di più su quella profezia e sull'arrivo di quella strana ragazza, Cora. E sicuramente sapeva che non sarebbe stato facile, dati tutti i suoi impegni. Ma ci sarebbe riuscita a qualsiasi costo!

Ok, ok non è molto ma ho tracciato un profilo abbastanza chiaro della regina. Ebbene, non ve ne sarete accorti, ma c'è già un indizio che potrebbe portare alla soluzione del mistero. Ora vado perchè non ho tempo, dunque alla prossima!

 

 

  
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