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Autore: DarknessIBecame    12/09/2013    4 recensioni
Un calderone di FF (più o meno lunghe), tutte dedicate alla splendida Ainwen che mi sprona a scrivere.
La maggior parte avranno Olicity come protagonisti, ma alla fine, spero solo facciate un sorriso e magari una risata!
Non avranno cadenza precisa perché saranno caricate quando ispirazione chiama.
Enjoy!
Ultimo chap aggiunto (12/10/13): Let me go (WTH??)
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen, Tommy Merlyn, Un po' tutti
Note: AU, Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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“Sto arrivando, voi aspettate lì fuori qualche minuto, ok? C’è troppo traffico. Portate anche l’…”

Non aveva dato neanche tempo a Diggle di finire la frase.
Era già troppo infastidito per quell’intoppo dell’ultimo minuto. Lo stavano aspettando ad un meeting ai piani alti della sua azienda e lui, come ogni volta, doveva andare senza volerlo.
La sua mente era troppo concentrata su Alvaro Muñez per dar retta a pomposi avvocati e contabili che credevano di potergli far fare ciò che voleva, solo perché all’esterno dava l’impressione di essere lo stesso svampito playboy di prima che naufragasse su Lian Yu.
Sbuffando, trovò il suo cappotto, quello di Felicity ed abbaiò il suo nome senza neanche voltarsi verso la sua scrivania, dove ancora la sentiva battere le unghie corte e coloratissime.
Perché non si era ancora alzata?
 
“Finirai domani questo lavoro, lo sai che è tardi e Digg non può passare a riprenderti. Ancora non ti hanno ridato l’auto?”
 
Non gli piaceva suonare tanto duro, ma non era proprio dell’umore adatto. E poi lei di sicuro era abituata ai suoi sbalzi. Non le dava fastidio.
 
“Ti ricordo che se non fosse per me saresti morto dissanguato. Quindi fai il carino e compramene un’altra, oppure stai zitto e sopporta questi viaggi con me. Oh dio, così sembrava tanto che io sia qui per sfruttare la tua fortuna. Ho già detto che è meglio che tu stia zitto? Il che sarebbe una prima volta, dato che solitamente quella che parla troppo son…”
 
Parlando e camminando gli era arrivata a fianco, finalmente alzando gli occhi su di lui che la osservava con uno sguardo duro e controllato, ma sapeva bene di avere gli angoli della bocca tremendamente tesi nell’estenuante esercizio di non sorridere, o ridere addirittura, ad uno dei piccoli exploit della Smoak.
Però una cosa l’aveva capita in tutto quello: un’altra persona era entrata nel club “Non sopporto l’umore nero di Oliver Queen”.  E sapeva sempre farla azzittire con uno sguardo.
Certo, in pratica solo Diggle faceva parte di quel club perché era l’unica altra persona che lo vedeva senza  una maschera cordiale in volto, ma faceva piacere sapere che con il suo intervento faceva legare altre persone su temi tanto divertenti.
Con l’indice puntato verso di lei, le fece cenno di girarsi di spalle e lei alzò un sopracciglio, già pronta a protestare. Lui dovette solo rispondere con un sopracciglio arcuato dei suoi e lei sospirò, sconfitta.
Almeno in quello ancora riusciva.
Aspettò che alzasse un braccio e poi l’altro, facendoli passare nelle maniche del suo trench scuro, prima di infilare lui stesso il cappotto di lana che la madre si era premurata di fargli avere, secondo le nuove mode del momento.
Allacciando i bottoni, si ritrovò a guardare la piccoletta di fronte a lui che fissava intensamente la cintura del suo giacchetto ed ogni tanto doveva tirare su gli occhiali con una nocca mentre lavorava; sorrise all’intimità del gesto che stavano condividendo.
Se ci fosse stato anche John, l’atmosfera famigliare che lo accompagnava da quando entrambi facevano parte del suo Team sarebbe stata completa.
Ridestato dai suoi pensieri - ammorbiditi da Felicity ed il suo fratello in armi - proprio da un messaggio di quest’ultimo, si sbrigò a riordinare nuovamente le sue emozioni così che non trasparissero sul suo volto.
 
“E’ quasi arrivato, vai avanti così io chiudo.”

La girandola di emozioni in cui la metteva tutte le volte Oliver era qualcosa di estremamente irritante. Mischiava gentilezza a rabbia a malapena repressa, e le alternava nei suoi modi di fare almeno una volta al minuto. Per questo aveva cominciato a blaterare e poi era rimasta in silenzio, leggermente imbarazzata nel sentirsi osservata mentre chiudeva il trench. Alla rabbia, alle urla, sapeva rispondere; a silenzi e sguardi affettuosi, no. A meno che non venissero dai suoi genitori, ovviamente.
Per questo era stata più che felice di precederlo al piano superiore ed uscire ad aspettare Diggle fuori dal Verdant. Almeno lì fuori l’aria era respirabile, o almeno così pensava.
Un solo sguardo al cielo e si sentì subito oppressa dall’umidità e dalla pesantezza che le nuvole scure proiettavano su di lei. Stava quasi per voltarsi e rientrare, cercando così l’ombrello di scorta che ormai teneva lì sotto, ma Oliver si stava avvicinando e questo significava aver già chiuso tutto.
Scrollò le spalle dicendosi che la guardia del corpo di Queen sarebbe arrivata a breve, voltandosi nuovamente verso la strada per osservare le pozzanghere e i rigagnoli d’acqua che si erano creati nelle ore in cui era stata rinchiusa in quel sottoscala tetro.
Il tempo di battere le ciglia bastò affinché l’acqua che prima aveva osservato curiosa in terra fosse diretta tutta a lei, grazie ad un pirata della strada che con quel tempaccio si divertiva ad alzare colonne d’acqua ai lati dei marciapiedi: ma le andava mai qualcosa bene?
Sbuffando, tolse gli occhiali e li mise in tasca, cominciando a pulirsi il viso come meglio poteva, toccando i capelli e mugugnando scontenta nel sentirli sporchi.
Li aveva lavati poco più di 3 ore prima.
Un rumore estremamente fastidioso le arrivò alle orecchie e lei lanciò un’occhiata di ghiaccio nella direzione di Oliver, che era saltato via in tempo per non prendersi neanche una goccia d’acqua.
Tirando fuori il piccolo panno per pulire gli occhiali, lo guardò da sotto le ciglia lunghe, goccioline che le cadevano sulle guance ad irritarla di più mentre cercava di incenerirlo con lo sguardo.
 
“Ricorda le mie parole, Oliver Queen. Verrai punito per questo.”
 
Come se non bastasse, anche un John divertito si unì alla risata e lei si convinse che entrambi l’avrebbero pagata cara per averla presa in giro. 


Quindi la loro dea dei computer era anche una veggente, oppure una iettatrice.
Non l’avrebbe mai creduto, ma cercare di cambiare una gomma sotto la pioggia battente, dopo aver battuto il sedere a terra ed aver preso a spallate il suo capo per la risata gutturale che gli era uscita dal petto, non poteva fare a meno di ricordare le parole della loro bionda.
John non era mai stato uno che credeva in certe cose, ma quando la vide ridere silenziosamente da dentro la macchina - al calduccio e con il suo cellulare all’orecchio mentre loro due grugnivano e cercavano di non cadere sotto l’acqua torrenziale che stava scendendo -, non poté fare a meno di pensare che Felicity sapesse più di quanto volesse far loro credere.
Forse essere una maga della tecnologia le aveva dato qualche potere anche sul tempo.
 
“Digg, non faremmo prima a chiamare qualcuno? Sono in ritardo.”
 
L’espressione annoiata di Oliver cozzava con la sua, esasperata e sentì una risata ancora più forte da dentro la macchina, soppressa a malapena da una mano sulla bocca. Gettò un’occhiata anche a Felicity, facendole capire che non era divertente tutto ciò, ma quando una macchina si fermò accanto alla loro, non poté evitare di sentirsi sollevato. Due sportelli che si aprivano, due sportelli che si chiudevano ed il motore che riprendeva di giri gli dissero che non era come pensava.
 
“Oliver, ho avvertito che non ti saresti presentato in ufficio questa sera, quindi prendetevela con calma! Potrebbe sempre andare peggio, potrebbe sempre piove…ops, scusate, lo fa già. Ci si vede, belli!”
 
E con un cenno della mano la videro tirare su il finestrino della macchina e sorridere caldamente all’amica al posto di guida, prima di schizzare via verso la sicurezza di casa.
 
“Ricordami di non ridere più di lei, amico. E tu vedi di comprarle qualcosa di carino per rimediare, non voglio sapere cos’avrà fatto a tutti i tuoi sistemi mentre se la rideva in macchina.”


Ecco ecco! Come promesso, alla terza recensione ho pubblicato il capitolo! Avrei aspettato passasse la settimana altrimenti, perché era già pronto e betato (la adorabile GirlOnFire - leggete le sue storie, è una scrittrice magnifica che vi farà emozionare - ha finito a tempo record la nostra amata serie ed è venuta in mio soccorso), ma non stavo più nella pelle nel sapere cosa ne pensiate.
Non è propriamente Olicity, è più un missing moment del Team Arrow ma avevo voglia di inserire qualcosa che facesse ridere.
Fa ridere? Vi prego, ditemi che fa ridere. Q____Q
Ancora una volta, dedico questo piccolo racconto ad Ainwen (sì, oggi è la giornata dei link eh) che mi sostiene e si mangia tutti i miei spoiler. <3

Se qualcuno volesse farsi un giro sul mio tumblr, invece, WrongShipper è sempre a vostra disposizione e potrei iniziare a dare qualche spoiler sulle cose che sto scrivendo anche a voi!
Interagite con me!  Ps Playlist is up next, alle solite 3 recensioni credo! Vorrei chiedervi comunque: per il quinto racconto preferireste qualcosa di "nevoso" o qualcosa sulla famiglia Smoak? Let me know!

Dark/Vevve

 
   
 
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