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Autore: sometimesitshardtograsp    12/09/2013    1 recensioni
[Traduzione a cura di Smarz - all'interno della ff è linkato il blog dell'autrice originale]
Aveva avuto un ottimo tempismo, Harry a trasferirsi in America: con lo sciopero dei lavoratori, la Disney stava cercando qualcuno da assumere e Harry stava cercando lavoro. Imprigionato in un costume da scoiattolo, dovrà affrontare il Magico Mondo della Disney. Un magico mondo in cui ubriacarsi con Peter Pan.
Larry Stylinson/Niam AU
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è una traduzione. La storia originale la potete trovare QUI.

Chapter Three

 

a

 

 

All'isteria Larry
che ha colpito
chiunque.

 

Harry si sentiva più che imbarazzato, mentre camminava per il corridoio fino alla stanza numero 917, dopo essere stato cacciato dalla proprio, dopo una sola notte. Le teste di Topolino allineate sul muro si prendevano gioco di lui, con i loro piccoli sogghigni, fino a quando non si fermò davanti alla stanza e bussò.
Solo un secondo più tardi, la porta si aprì e la testa di Liam spuntò sull’uscio.
“Oh, Harry,” disse, aprendo completamente la porta. Harry entrò: la stanza era identica a quella sua e di Niall, forse un po’ più pulita. Beh, almeno rispetto al lato di Niall, che presentava vestiti e altri oggetti a caso lanciati senza cura.
Liam chiuse la porta dietro Harry e ci si appoggiò contro.
“Allora,” mormorò, sfregandosi le mani. “Lou dovrebbe tornare a momenti. Lui ed Eleanor sono usciti a cena. Quello è il mio letto.” Liam indicò un letto rifatto e Harry spalancò gli occhi, capendo cosa significava tutto quello.
Il Principe Azzurro si scopava Cip.
“Oh, mio Dio,” disse e Liam spalancò gli occhi e inarcò le sopracciglia, confuso. “Sei tu quello con cui sta Niall!”
Liam annuì e tossì in imbarazzo. “Non ti aveva detto che fossi io, vero?”
Harry senza parole scosse la testa e l’altro alzò gli occhi al cielo.
“Sì, beh, insomma. Siamo solo amici, eccetto…”
“Eccetto che non lo siete?” Chiese Harry, alzando le sopracciglia.
“Ok, bene… Me ne vado,” borbottò Liam, evitando la domanda e cercando la sua chiave. “Buona notte.”
“Non buona come la tua,” disse Harry e l’altro si fermò, sotto l’uscio della porta e si girò verso di lui con un sorrisetto.
“Preferisco Harry simpatico a quello silenzioso. Continua così, ragazzo.”
La porta sbattè dietro Liam e Harry rimase in piedi, imbarazzato, al centro di una stanza non sua, sentendosi un po’ come fosse un intruso nella vita personale di qualcun altro. Si guardò intorno, spostando gli occhi sui cassettoni, la superficie dei quali era disseminata di cartacce e Polaroid.
Ne prese una e sorrise, guardando una foto di Louis vestito da Peter Pan che giocava con un bambino. Era adorabile. Louis era assolutamente adorabile.
Posò la foto e si sedette sul letto di Liam, a gambe incrociate. Era relativamente presto, forse un po’ prima di mezzanotte, ma non sapeva dove fosse Zayn, Liam e Niall stavano scopando un paio di stanze più in là – sperava non nel suo letto – e Louis era uscito con la sua ragazza.
E dato che erano le uniche quattro persone che Harry aveva avuto il piacere di conoscere, era bloccato in quella stanza, con la sola compagnia della televisione.
Era a metà di un episodio di NCIS quando sentì la chiave girare nella porta e alzò lo sguardo in tempo per vedere Louis entrare. Harry si alzò imbarazzato, pronto a dare spiegazioni sul perché si trovasse nella stanza, ma Louis prese atto della sua presenza e sbuffò.
“Liam è con Niall?” Chiese con tono casuale, che significava che fosse una pratica solita. Harry si chiese quanto spesso sarebbe stato cacciato dalla sua stanza.
“Sì,” annuì, appoggiandosi di nuovo alla testiera del letto e guardando Louis.
L’altro camminò fino all’altro lato della stanza e si spogliò della maglietta. Harry inghiottì a vuoto non appena lo sguardo gli cadde sui suoi addominali e sui muscoli delle braccia e si costringe a girarsi verso la televisione quando Louis si tolse anche i pantaloni per infilarsi il sotto di un pigiama.
Harry si allargò il colletto della propria maglietta e arrossì. Non era esattamente la situazione ideale.
“Come sta Eleanor?” Gracchiò, fissando la televisione con sguardo assente e sperando che la sua voce sembrasse normale.
Sentì Louis sospirare e il letto cigolare quando Louis ci si lanciò sopra.
“Bene… Scusa per oggi, ha avuto una giornata difficile, normalmente è più affabile.”
Harry scosse la testa, ma rimase in silenzio, non sicuro di potersi fidare della propria voce. Louis si girò verso di lui e sorrise.
“Ehi, sei stanco?” Disse, cambiando completamente discorso.
Harry scosse le spalle e si girò verso Louis che ora sembrava completamente illuminato da una scintilla di eccitazione.
“Vuoi vedere qualcosa di figo?”
“Che cosa?” Chiese con cautela, ma l’altro era già in piedi e si stava rimettendo la maglietta e infilando un paio di scarpe.
“Seguimi e basta.”

 

-o- 

 

Louis lo portò fino al limite della proprietà dell’albergo e poi in strada. Era buio e solo il cellulare del ragazzo illuminava la loro strada. Harry passò la maggior parte della passeggiata a cercare di concentrarsi sul non inciampare.
Harry lo ascoltò parlare per la maggior parte del tempo, soprattutto della sua vita; parlava per riempire il silenzio che Harry non sembrava in grado di riempire quando c’era Louis. Seppe che aveva delle sorelle, della sua vita al liceo e di come a Louis piacesse l’America, ma volesse tornare a casa il prima possibile, perché lì si sentiva sempre uno straniero.
Louis smise di parlare solo quando raggiunsero un’alta recinzione chiusa con un lucchetto e sorvegliata da telecamere di sicurezza.
Harry dubitò che fosse stata una buona idea seguire l’amico per quindici minuti lungo quella strada buia; soprattutto ora che era chiaro che stavano per fare irruzione nel Mondo di Topolino.
“Non spaventarti,” borbottò, cercando qualcosa nelle tasche della tuta. Passò la sua chiave in una fessura e digitò un codice. “Hanno dei custodi notturni, Zayn è uno di loro prima che venisse promosse ad Aladdin. Ha tenuto la chiave, ma tanto loro non controllano mai le telecamera. Controllano solo le entrate chiuse al pubblico: questa è una cosa che sanno solo gli impiegati.”
Il cuore di Harry sembrò schizzare fuori dal petto e chiuse di scatto gli occhi, aspettando allarmi e sirene che avvertissero dell’irruzione. Ma gli allarmi non suonarono.
Entrarono senza problemi e Louis lo portò in silenzio lungo un sentiero, prima di aprire un altro cancello e condurre Harry direttamente in una deserta Main Street U.S.A.
La mascella di Harry cadde e lui guardò il parco silenzioso. Era veramente meraviglioso: rimase fermo in mezzo alla strada, guardandosi intorno. Non solo era da togliere il fiato, ma era anche inquietante.
Poteva quasi sentire i fantasmi di chi camminava lungo la strada e il parco durante il giorno. Quelle persone non erano altro che ombre invisibili di notte, che ridevano e sorridevano nel bel mezzo della serata buia.
Quando si fermarono e Harry si guardò intorno, i suoi occhi si posarono sul castello di Cenerentola che si scorgeva anche da lontano, nonostante il buio. Fu la prima volta che Harry si rese conto davvero di cosa Walt Disney era riuscito a creare: un nuovo mondo.
Le vetrine che si affacciavano sulla strada dall’altro lato della strada erano state allestite come se appartenessero a un’altra epoca, lasciate invecchiare negli anni in un mondo di modernità e realismo. Ma Walt aveva conservato quel tempo ed evitato che scomparisse; aveva creato un mondo magico e intoccabile dalle forze del mondo reale.
Mentre, fermo al centro del parco nel completo silenzio, fissava il castello di Cenerentola, in cui ancora una finestra era illuminata anche a tarda notte, capiva che Disney, nonostante ora fosse un’azienda avviata in tutto il mondo e sforna soldi, era davvero stata creata per essere qualcosa di magico.
E ora anche Harry faceva parte di quella magia.
“È bellissimo, vero?” sussurrò Louis accanto a lui, così preso dal momento da non avere il coraggio di emettere troppo rumore.
Harry annuì e seguì Louis lungo la strada principale e attraverso il castello di Cenerentola, fino a Fantasyland. Louis allora si fermò su una grande roccia vicino alla giostra di Peter Pan e si sedette, facendo segno a Harry di fare lo stesso.
“Qui è dove passo le mie giornate,” disse e Harry si guardò intorno: c’erano giostre, caroselli bloccati al loro posto, cavalli fermi a metà galoppo. “Ma di solito quando sono qui sono Peter, non Louis.”
“Ti piace?” Chiese Harry, girandosi verso l’altro che aveva tirato le ginocchia al petto e posato il mento su di questo. Louis sorrise.
“Sì, mi piace essere Peter. Peter non può sbagliare.”
“Louis invece può?”
“Certo che può,” sbuffò. “Peter non può fare niente di male perché Peter fa parte della Disney e la Disney non sbaglia mai. Louis, invece, è un Tomlinson. E i Tomlinson sbagliano sempre tutto.”
Harry arricciò il naso, confuso.
“Non capisco…”
Si girò verso di lui e lo fissò per un momento, prima di ridere e scompigliare i capelli di Harry.
“Sono felice che tu sia qui, ora, ragazzino.” Sussurrò, allungandosi sulla roccia per fissare il cielo. “L’altro Ciop faceva schifo.”
Si stese anche Harry, alzando lo sguardo per guardare anche lui le stelle che brillavano sul castello di Cenerentola.
“Lo fai spesso?” chiese a bassa voce, dopo qualche minuto di silenzio.
“Sì,” sussurrò e Harry annuì, mentre fissavano entrambi la stessa stella. “Vuoi tornare con me?”
Un largo sorriso si disegnò sulle sue labbra prima che potesse fermarlo.
“Certo.”
Rimasero stesi su quella roccia per un’altra ora, come se Walt avesse creato quella terra magica solo per loro due. Entrambi a sorridere alla stessa stella che brillava sul castello di Cenerentola.

d

Note:
Mi dispiace tantissimo per il ritardo! Sono stata un bel po' incasinata ultimamente!
Alla fine ce l'ho fatta :D il prossimo non dovrebbe metterci così tanto ad arrivare :)
Intanto vi avverto che ho cambiato profilo, ora mi trovate qui: Tra i fiori il ciliegio.
Se volete commentare mi fa sempre piacere ^_^
Baci
Eva. 

 

   
 
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