"Cioè,
il mio nome sarebbe Gertrude - no, mia madre non si droga, se ve lo
state
chiedendo - ma, sapete, non mi piace affatto ovviamente, quindi tuti mi
chiamano Trudy da sempre...".
Io
e Dario guardavamo con curiosità il modo eccessivamente
loquace ed allegro in
cui Trudy ci parlava.
Era
appena arrivata a casa, visto che aveva scelto di affittare l'altra
camera
disponibile in casa, e sin dal primo istante aveva illuminato
l'appartamento
con la sua simpatia.
"Vado
a prendere qualcosa da bere" dissi, alzandomi dal divano.
"Oh,
sì, grazie! Sai com'è, ho sempre sete, proprio
perché parlo tanto!" disse
Trudy, e le sorrisi candidamente, come a dire: "Me ne ero accorta!".
"Aspetta,
faccio io, voi continuate pure. Ormai conosco questa casa meglio di
Lena"
s'intromise Dario, alzandosi a sua volta.
"Ok,
grazie" risposi, riprendendo posto.
Quando
fu uscito dal piccolo soggiorno, Trudy mi guardò in un modo
ammiccante e mi
fece l'occhiolino. "Anche io ho un ragazzo, si chiama Davide, stiamo
insieme da quasi due anni...".
La
guardai, confusa. "Io non ho un ragazzo" dissi.
"Come?
E quel Dario chi è, scusa?".
"Un
mio amico, frequenta i nostri stessi corsi, ci siamo conosciuti in
segreteria".
Scettica,
Trudy scosse il capo. "Ma lui ti guarda in un modo che fa capire
palesemente che ci sia qualcosa tra voi" obiettò. "Ed io non
mi sbaglio
mai".
Risi
per quell'assurdità mai sentita prima, e feci un cenno
negativo. "C'è
sempre una prima volta, no? Siamo amici e basta...".
Lei,
non convinta, annuì, per poi continuare a squadrare il
povero Dario quando
tornò con una bottiglia di coca cola e dei bicchieri di
plastica.
"Ehilà,
sveglia! Sono le
due! E c'è una bella torta per te!".
La voce
squillante e allegra di
Trudy mi sveglia dalla serie di sogni assurdi che stavo facendo, e
quando
riapro le palpebre mi trovo il suo volto sorridente davanti agli occhi.
Un marcato
profumo di nutella
risveglia le mie narici, così mi metto a sedere,
stiracchiandomi.
Faccio mente
locale mentre
biascico uno strascicato "Buongiorno", e quando mi volto vedo che il
tasto centrale del mio cellulare si illumina ad intermittenza, come
ogni volta
che ricevo un sms.
Prendo l'oggetto
in mano e apro
il messaggio.
Ciao,
Lena, immagino tu stia ancora dormendo... Volevo solo dirti che mi sei
sembrata
ancora meglio di quel che credevo, e mi piacerebbe rivederci, sempre se
ti va.
Io sono sempre libero la sera, quindi aspetto tue indicazioni.
Spero
sul serio di ricevere una tua risposta.
E' Leo, e mi ha
inviato questo
messaggio due ore fa.
Sgrano gli
occhi, avendo la
prova concreta che gli accaduti di stanotte siano reali, e, senza
sapere come
dirlo alla mia amica, le dò il cellulare per farglielo
leggere.
Dopo vari
secondi, lei mi
guarda, curiosa più che mai.
"Ohoh! E chi
è questo
Leo?" domanda.
Deglutisco,
cercando di evitare
il suo sguardo, e mi alzo dal letto. "Se te lo dico non mi credi"
borbotto.
"Ma come! A meno
che non
sia Leonardo Di Caprio, certo. Lì non ti crederei, senza
offesa".
"Peggio"
biascico, e
senza sapere cosa fare afferro il piatto di torta e inizio a mangiarne
un
boccone bello grosso, solo per avere una scusa per non aprire bocca.
Trudy fa un
verso spazientito e
incrocia le braccia. "Se non parli mi riprendo la torta!" esclama
decisa, fissandomi con aria minacciosa.
"E' buonissima,
sai? Sei
proprio brava, dovresti...".
"Lena, non
divagare. Chi è
questo Leo?".
"Leonard Ernest
Scott" dico quindi.
"E sarebbe...?".
"Trudy, giurami
che non mi
giudicherai".
"Ovvio che non
ti
giudicherò! Dopo quasi un anno hai un ragazzo che ti invia
sms carini
e..." si blocca, avendo notato la mia occhiataccia. "Ok, non mi
è uscita
bene. Volevo dire che sono felice che dopo quasi un anno tu...".
"E' il nuovo
madrelingua
di inglese".
"... Abbia
trovato
qualcuno degno di avere il tuo nu... Che hai detto, scusa?".
"Che
è il nuovo
madrelingua di inglese. Leo è il nuovo madrelingua di
inglese che non sa di
essere il mio madrelingua di inglese e mi ha abbordato a lavoro. Dice
di avermi
notato da qualche settimana, ed io l'ho ignorato, ma Sara gli ha detto
che
staccavo alle quattro e lui mi ha aspettato fino alla fine del turno,
per più
di quattro ore! Ho cercato di respingerlo, ma era insistente, e per di
più
aveva preso cornetti e birre... Non avevo mai mangiato un cornetto
seguito da
una birra! E si è preso il mio numero e...".
"Lena, fermati.
Mi sono
persa".
Trudy mi fissa
con aria fin
troppo smarrita, nello stesso modo in cui io guardo mia cugina di
tredici anni
che sostiene di aver incontrato a Roma uno dei One Direction e di
averci
scambiato un'occhiata passionale.
Prendo un bel
respiro e
sostengo il suo sguardo.
"E' tutto vero,
Trudy. Mi
sembrava di averlo visto da qualche parte, e non mi sbagliavo. Ma ti
giuro che
ho fatto di tutto per respingerlo, solo che è un
chiacchierone assurdo, ogni
volta che dicevo qualcosa per obiettare lui iniziava a costruirci su un
romanzo! E' simpatico, oltre che bello, ha quasi trent'anni e... E
quando mi ha
detto che insegnava da noi io non ce l'ho fatta e ho detto che vado
alla
Federico II. Avevo sonno, lui era gentile e..." il mio discorso rimane
in
sospeso, perché al momento non riesco a trovare il nesso che
mi ha spinto a
mentire e iniziare quella sorta di gioco pericoloso.
"Wow.
Cioè, è una
coincidenza assurda" biascica Trudy dopo un po', scegliendo bene le
parole
e incredula più che mai.
"Lo so, credimi.
Mi
conosci, per ore ho creduto che fosse uno scherzo assurdo, ed ora non
mi rimane
che non rispondergli".
"E
perché?".
"Sveglia, Trudy!
E' il mio
professore! Domani c'è lezione con lui!".
"E non
è la stessa cosa se
lui ti vede in classe e passi per la bugiarda del secolo visto che sei
in un ateneo
differente da quello che gli hai detto?".
La mia amica ha
ragione come
sempre, dannazione!
"Sono in
trappola"
mormoro, passandomi una mano sulla fronte.
"Non proprio.
Scusa, lo
sai che nemmeno la metà degli studenti segue le lezioni dei
madrelingua, quindi
ti basta seguirne un altro è il gioco è fatto".
"A giugno se ne
andrà" aggiungo, riflettendo.
"E' perfetto,
non rischi
nemmeno di trovartelo all'esame!".
"Mi... Mi stai
incoraggiando a...".
"Ad uscirci,
sì".
Trudy sembra aver assimilato subito e fin troppo in fretta la notizia,
in un
modo che mi lascia alquanto scioccata. Sembra crederci più
di me, quasi quasi.
"Sai come si dice in questi casi?".
"Sei fottuta?"
suggerisco, melodrammatica come sempre.
"No.
"Fake
it until you make it"! Fingi! Fingi
fino a credere sul
serio di non essere una sua alunna e il gioco è fatto, no?".
Da una parte, il
discorso della
mia amica ha un minimo di senso, dall'altro sono troppo spaventata
perché, per
la prima volta in vita mia, rischio di iniziare un cammino
caratterizzato dal
proibito e ho paura di scottarmi.
Guardo il
cellulare, incerta, e
poi mangio un altro boccone di torta, infischiandomene del fatto che
nelle
ultime dodici ore abbia mangiato solo dolci.
Come ogni
domenica pomeriggio,
Marina e Germana vengono a trovarci per un caffè e per fare
due chiacchiere
circa gli avvenimenti del sabato.
Davide, il
ragazzo di Trudy,
mai come questa settimana è dalla mia parte
perché non sopporta Germana, la
ritiene volgare e antipatica.
Devo dire che
è un tipo
apposto, dall'aria simpatica, con un paio di occhiali che nascondono i
suoi
occhi verdi.
Gli manca poco
per laurearsi in
Ingegneria Informatica, e questo ai miei occhi lo rende un genio; per
di più, è
uno dei rari ragazzi esistenti sulla faccia della terra che non
trascorre le
domeniche steso su un divano a guardare le partite del campionato di
calcio,
quindi è grazie a lui se ho ancora la speranza di trovare un
ragazzo che metta
in pausa il gioco della playstation per parlare con me.
Lo chiamo sempre
Leonard per
prenderlo in giro, perché mi ricorda Leonard di
“The Big Bang Theory”, ed ora,
per punizione, l’universo mi ha mandato un vero Leonard in carne ed ossa…
Nel momento in
cui Trudy va ad
aprire la porta per far entrare Marina e Germana, così, ci
guardiamo con
complicità e ironia.
"Ti
vendicherò,
sappilo" sussurra lui, facendomi l'occhiolino.
Ha saputo della
discussione che
ha avuto luogo giovedì tra me e Germana, e alla fine del mio
accorato resoconto
ha chiesto esplicitamente a Trudy come mai siamo ancora sue amiche.
"Ma grazie"
ridacchio, giusto un istante prima dell'arrivo in cucina della mia
coinquilina
e le due ragazze.
Ovviamente, dopo
i saluti e i
primi convenevoli, inizia il tanto temuto e allo stesso tempo atteso
Germana-Show, che ha luogo quasi ogni santa domenica per dimostrare
che, se Dio
dopo tanti giorni di lavoro si è riposato, lei gli
è superiore perché manda
avanti la sua missione - alimentare il numero di "Partecipanti" alla
sua lista - anche durante il week end. Anzi, soprattutto.
"Ieri sono
andata ad una
festa e ho conosciuto uno troppo figo!" esclama entusiasta, passandosi
una
mano tra i capelli biondi ed eccessivamente piastrati.
"Cosa intendi
per
"conosciuto"?" chiede Davide, falsamente stralunato, in un modo
che mette in difficoltà i miei sforzi di non ridere.
"Nel senso che
ha
conosciuto la sua anatomia, molto in profondità, sotto tutti
gli aspetti!
Vero?" chiedo conferma, fingendomi innocente e innocua come non mai.
Germana
è così presa dalla
volontà di narrare gli eventi che non bada nemmeno al mio
sarcasmo e continua a
parlare.
Scorgo la povera
Marina che si
arriccia una ciocca corvina con le dita, annoiata da morire,
perché
evidentemente ha trascorso la domenica a subirsi quel racconto, magari
con le
stesse identiche parole che Germana sta usando ora.
"Appena mi ha
vista mi ha
subito notata...".
"E
perché? Avevi addosso il
giubbotto catarifrangente?" insiste Davide, in un modo che mi obbliga a
fingere di recuperare qualcosa sotto al tavolo della cucina per non
farmi
scorgere mentre rido, seppur silenziosamente.
Quando riemergo,
vedo Trudy che
si sforza di essere seria e una Germana infastidita.
"No. Per la mia
bellezza" risponde, altezzosa più che mai.
"Davide, e meno
male che
sei un ingegnere! Ti facevo più sveglio" lo rimprovero, e,
ovviamente,
Germana non capisce nemmeno quanto io sia ironica.
"Pensavo tu ce
l'avessi
con me" dice infatti, stupita.
"Ce l'ho con te"
confermo, questa volta seria più che mai.
La mia risposta
le fa dipingere
in faccia l'espressione più stupida che abbia mai visto sul
suo volto, quindi
mi decido ad aggiungere: "Ma so che non cambierai, quindi mi limito a
non
prendermela per ciò che dici perché so che non
capiresti mai le ragioni che mi
rendono a vivere diversamente da te".
"Sei troppo
buona, questo
è il tuo problema" osserva, con un'aria da donna vissuta che
mi dà ai
nervi.
"Potrei anche
non esserlo,
sai? Solo che non potresti saperlo perché a me non piace
andare in giro a
raccontare quello che ho fatto o meno il sabato sera" rispondo,
seccata,
il che mai come questa volta è vero.
Senza sapere
cosa dire, quindi,
si volta verso gli altri e ritorna a parlare del suo sabato sera con
tanto di
particolari, ed io non mi prodigo nemmeno nell'ascoltarla, pensando
alla
decisione da prendere per quanto riguarda Leo.
E' solo quando
sento il cognome
"Scott" che la mia attenzione si rifocalizza su di lei, circa venti
minuti dopo.
"... Pare che
sia davvero
bravo, me l'hanno detto quelle dell'altro corso, ma, voglio dire, chi
se ne
frega! A me basta andare lì, domani, e vederlo parlare,
muoversi e fantasticare
su di lui, anzi, noi che ci diamo da fare sulla cattedra... Poi penso
che gli
andrò vicino a fine lezione, è giovane e potrei
stringerci amicizia, anche se
non so quanto ciò possa essere positivo perché se
fosse per me gli salterei
addosso subito. Ho già detto che me lo farei?".
Noto che Trudy
mi sta
guardando, ed io, in tutta risposta, imito un'occhiata tranquilla, non
da me.
Non so cosa mi
prende, fatto
sta che estraggo il cellulare e inizio a scrivere rapidamente un sms.
Va
bene, ci sto. Sono libera mercoledì sera, ok?
Semplice e
rapida, invio l'sms
a Leo prima di potermene pentire.
In
realtà, mi sento un po' come
una bambina che può permettersi una bambola tanto agognata
da un'altra meno
fortunata e ne ho subito approfittato, arrivando dove Germana non
arriverà mai.
So di star
combinando un
pasticcio, ma per ora non me ne pento a causa dell'eccessiva
eccitazione che
pervade ogni cellula del mio corpo. Al diavolo Germana e la sua
convinzione che
io non sia in grado di farmi pensare
da nessuno!
So che Leo, alla
fine, è il
tipo che può permettersi il lusso di uscire con donne
bellissime e non ragazze
normali con mille dubbi e incertezze come me, ma si è fatto
avanti, è stato
chiaro e so che non ci sarà nessuna storia romantica tra
noi, ma almeno tanto
vale cogliere l’attimo, per una volta.
Nel giro di un
minuto, ricevo
subito la risposta.
Perfetto!
Non te ne pentirai, te lo prometto. Dove abiti? Così ti
vengo a prendere per le
9 p.m.
Quel "p.m." mi
fa
sorridere come un'idiota, così abbandono totalmente le
chiacchiere di Germana e
continuo a rispondergli, sentendomi di nuovo viva dopo tanto tempo.
Nel momento in
cui Trudy e
Davide escono prima che quest'ultimo torni a casa, accetto l'invito di
Dario
per andarci a prendere una birra al solito bar sotto casa mia,
così mi libero
velocemente della mia orrida misa domenicale per indossare qualcosa di
più
umano come un paio di jeans e un maglioncino verde ed esco di casa,
cercando di
non pensare alla birra bevuta questa notte con Leo.
In
realtà, non faccio altro che
pensare a cosa dire o meno al mio amico, perché non ho
proprio voglia di dirgli
che uscirò con uno nostro professore.
Dario non
è Trudy, e non so perché
temo la sua reazione e il suo giudizio, quindi decido di non dirgli
nulla per
ora, anche perché l'appuntamento potrebbe andare male e
sarebbe tutto inutile.
Così,
entro nel piccolo ma
confortevole bar e lo trovo già seduto dietro uno dei
tavolini, con una faccia
strana che non promette nulla di buono.
"Ciao. Ti
è morto il
gatto?" dico quindi, sorridendo.
Lui leva le
sopracciglia,
evidentemente incredulo per la mia insensibilità. "E' morta
la mia squadra
del cuore! Si è fatta scappare tre occasioni per fare goal,
tre! E quando si
decide a segnare... E' fuori gioco! Ma dico io!" sbotta frustrato.
Sentire le
parole "fuori gioco"
mi fa annuire con tacita e non proprio partecipe comprensione,
perché
nonostante non riesca mai ad imparare cos'è che lo
determina, so che è una cosa
bruttissima, una delle più brutte del calcio,
nonché il rovina speranze di
tutti i tifosi.
Voglio bene a
Dario, ma come
tutti ha i suoi difetti, ed uno di questi è che è
quasi monotematico dalla
domenica al lunedì visto che non fa altro che commentare le
partite di calcio
del campionato.
Deve essere uno
dei motivi per
cui lui e Davide non sono tanto amici, in fondo.
"Mi dispiace"
dico,
scrollando le spalle.
"Non ci voglio
pensare
più, guarda... A te tutto bene?" si decide a chiedere,
degnandomi della
sua attenzione per la prima volta da quando sono arrivata.
-
Sì, tutto bene, tranne per il fatto che mi sto cacciando in
un pasticcio
assurdo... Sai, uscirò con il nuovo madrelingua di inglese - mi
verrebbe da rispondergli, ma sopprimo quest'idea all'istante e
annuisco. Non
sto mentendo a Dario, sto solo omettendo
la narrazione della cosa più stupida che abbia mai fatto,
ecco tutto!
"Non posso
lamentarmi...
E' venuta Germana a casa, ma forse nella tua lista delle
priorità è meglio
della sconfitta della tua squadra del cuore, giusto?" domando,
sarcastica
come al solito quando si tratta l'argomento.
Lui - a
differenza di Germana -
comprende il mio sarcasmo e si lascia scappare una risata. "Sapevo che
fosse una buona idea vederci, almeno mi fai ridere un po'".
"Ma grazie...
L'avessi
saputo prima, sarei andata a lavorare come clown".
Ride di nuovo,
in un modo che contagia
anche me.
Nel frattempo,
Piero, il
ragazzo del bar, ci si avvicina per prendere le ordinazioni, e quando
si
allontana torniamo di nuovo seri.
"E quindi? Vi
siete
chiarite?" indaga Dario.
"Le ho detto
semplicemente
che so com'è fatta, che non sarò mai come lei e
che quindi mi limiterò a
conviverci. Poi però io e Davide ci siamo divertiti a fare
domande idiote
mentre parlava del suo focoso sabato sera, e in molti casi lei non ha
nemmeno
capito il mio sarcasmo" spiego, scrollando le spalle. "Dovresti darle
delle lezioni, sai?".
"Di sarcasmo-lenoso?".
"Precisamente".
"Ma no, quella
finirebbe
per corrompermi e portarmi a letto".
"Buon per te,
no?" lo
sfido, guadagnandomi un'occhiata scettica.
"Non sono
così disperato,
sai?" domanda retorico, passandosi una mano tra i capelli.
Piero ci si
avvicina, posando
le due Corona sul tavolo insieme ad un piattino con sopra delle
patatine, e
dopo averlo ringraziato guardo Dario con aria di sfida.
"Dai, non dire
bugie! Sei
un uomo, e in quanto tale non le diresti di no" stabilisco, sicura
della
mia idea.
"E invece ti
dico di no.
Sarò pure un uomo, ma non vado con la prima che capita. Ci
ho provato una
volta, e non mi è piaciuto" rivela, un po' imbarazzato.
Dario
è fatto così, non è il
tipo di ragazzo che riesce a parlare apertamente delle storie della sua
vita -
e magari ingrandendo anche i particolari - ed è uno dei motivi per cui mi ci trovo
bene insieme.
"Non ne sapevo
nulla"
ammetto, stupita.
Che ipocrita che
sono! Io sto
per uscire con un uomo "off
limits" e non gliene parlo e ho anche il coraggio di dire una
cosa
simile!
"Non mi piace
parlarne, in
realtà".
"Va bene".
"E' successo
dopo che è
finita la storia con Daniela" spiega poi, quando in realtà
credevo che non
avrebbe proseguito con i dettagli. "I miei amici mi portarono in un
locale, bevvi molto e conobbi una tizia di cui non ricordo nemmeno il
nome. Era
bella, così finimmo per farlo nella sua auto, ma... Fu una
cosa diversa dal
solito e non mi piacque affatto" ammette, parlando quasi sussurrando.
Ciò
mi porta a ragionare, a
riflettere su un'eventuale relazione tra me e Leo. Lui ha fatto capire
che non
è in cerca di una storia seria perché a giugno se
ne andrà, ed io ho accettato
di vederlo nonostante tutto, quindi per ora sto facendo il suo stesso
gioco.
Se la cosa
dovesse andar bene e
mi decidessi ad andare a letto con qualcuno che non amo?
Otterrei lo
stesso risultato?
Dopotutto, io e Dario siamo molto simili sotto molti aspetti.
D'altra parte,
questa potrebbe
essere la mia occasione di godermi una relazione con
semplicità, senza pretese,
come mi ha consigliato Trudy numerose volte.
Poi, una vocina
nella mia testa
mi dice che è inutile fasciarsi la testa prima di rompersela
e che chi vivrà
vedrà, quindi torno a guardare il mio amico.
"Ci hai provato,
non è colpa
tua. Anzi, sappi che sei colui che mantiene viva la speranza delle
poche
ragazze che sperano di non incontrare solo i soliti porci affamati".
"Io direi che
è il mio
problema. Il tipo di ragazza che mi interessa mi vede sempre come un
buon
amico" sbotta, sospirando, e decidendo di bere un sorso di birra.
"E quale sarebbe
il tuo
tipo di ragazza?" indago, improvvisamente curiosa.
A furia di
trattare Dario come
una sorta di fratello, non lo conosco molto sotto il punto di vista
sentimentale,
e in questi casi la voglia di conoscerlo anche sotto gli aspetti
più intimi si
fa sentire.
"E che te ne
frega?"
risponde.
"Curiosità".
Prende tempo
mentre continua a
bere, e solo dopo un minuto buono decide di rispondermi. "Mi piacciono
le
ragazze che ancora arrossiscono per un semplice complimento, che
preferiscono
un regalo che sia il simbolo di un avvenimento importante ad una borsa
costosa,
e che non si buttano chili di trucco in faccia quando usciamo".
Mentre parla,
sostiene con
fermezza il mio sguardo, ed io rimango immobile, perché
sembra abbia descritto
me, poi però penso che alla fine, essendo amici,
è ovvio che gli piaccia come
sono, anche perché passiamo molto tempo insieme.
Non riesco a
dire nulla di
intelligente e lui continua a guardarmi, come se fosse in attesa di
chissà
cosa, e mi mette ancora di più in difficoltà
perché mi sento come se stessi ad
un esame e il professore mi stesse mettendo sotto pressione.
Come
compromesso, bevo anch'io
un sorso di birra e inizio a mangiare una manciata di patatine, poi
alzo lo
sguardo verso il monitor della tv del bar che si trova in fondo al
locale.
"Oh, la Juve ha
vinto" biascico quindi, vedendo il replay di alcuni goal.
Ciò
lo fa distogliere dal
silenzio, si volta e commenta con uno "Tsk", dato che lui odia quella
squadra.
Uno dei signori
che sta
guardando la tv lo ascolta e lo fissa, annuendo in sua direzione.
"Ladri
fino in fondo! L'arbitro ha fatto finta di non vedere due falli...".
"Nulla di nuovo,
quindi".
Confusa
più che mai, quindi,
scelgo come compromesso quello di bere numerosi sorsi di birra e
ingozzarmi di
patatine, mentre in sottofondo si odono le chiassose proteste contro la
Juve e
l'arbitro.
"L'ho sempre
detto io! Ah!
Sono un'indovina!".
Trudy quasi
saltella lungo
tutta la superfice del bagno, mentre io mi asciugo il volto in seguito
all'averlo lavato per togliere il trucco leggero che avevo sugli occhi.
Poso
l'asciugamano e la fisso
con aria di rimprovero, sbuffando. "Non c'è nulla da sapere,
sai? Non è
come dici tu!" sbotto, dicendomi che questa domenica sia stata la
più
lunga della mia vita.
La mia amica,
ovviamente, non
mi dà ascolto nemmeno per una frazione di secondo e continua
imperterrita a
fare il suo show, che consiste nel fare espressione buffe e mezzi
saltelli che
le conferiscono un'aria idiota.
"Davvero,
Trudy!"
insisto. "E' una coincidenza...".
"Ma per favore!
Lo dico io
che sono anni che ti muore dietro! Evidentemente stasera ha deciso di
smettere
di fingere e ha provato a buttarsi. Tutto stava nella tua risposta,
ecco
tutto" risponde lei.
Senza riuscire a
trattenermi,
le ho parlato della strana conversazione avuta con Dario, e il suo
risultato è
stata questa sorta di danza della pioggia senza senso e imbarazzante.
Già
quando ci siamo conosciute
lei pensava che Dario fosse il mio ragazzo perchè si trovava
in casa con me
quando lei si trasferì - circa una settimana dopo l'inizio
dei corsi - e quando
seppe che non era così disse che lo trovava strano
perchè sembravamo in
sintonia, nonostante ci conoscessimo da nemmeno dieci giorni.
Con il passare
del tempo, ha
sempre notato un comportamento particolare da parte sua nei miei
confronti, ma
le ho sempre detto che non è così
perchè è il suo semplice modo di fare.
Quindi, nel
momento in cui le
ho raccontato delle parole di questa sera, per lei è stata
semplicemente una
conferma ai suoi assurdi sospetti.
"Trudy, ragiona.
Lo
conosco da, quanto?, tre anni? Ed è mai possibile che abbia
sempre finto con
me? Per favore! E' un caso, basta!" provo a farle capire, ma lei sembra
non mi stia ascoltando.
"Dario secondo
me è
perfetto per te, è l'unico che potrebbe amarti come meriti"
sentenzia, con
aria saggia, per quanto possa sembrare saggia una che è
intenta nel passarsi
una crema sulle gambe mentre, con l'altra mano, si ficca in bocca uno
spazzolino.
Pregustando il
breve silenzio
che nascerà mentre si lava i denti, così, dico
semplicemente: "Tu vaneggi,
sul serio. Ormai è andata, uscirò con Leo e
proverò sul serio a godermi una
relazione semplice, anche se di sicuro sarà composta solo
dall'appuntamento di
mercoledì".
Esco dal bagno,
entro nella mia
stanza dalle pareti verdi acqua - mio ritocco personale con il consenso
del
padrone di casa - e prendo l'agendina in cui ho scritto gli orari del
nuovo
semestre.
Il solo vedere
la scritta
"Lunedì, ore 10-12 lettorato di inglese" mi provoca un nodo
alla
bocca dello stomaco: mi toccherà inventare una bugia da dire
alle altre per
giustificare la mia assenza al corso del professor Scott.
E' ufficiale: domani
inizierà
la recita più grande della mia vita.
*°*°*°*
- iHola!
- Venerdì
è appena iniziato ed io ho già aggiornato xD
- Domani
avrò mille cose da fare, quindi ho preferito
“anticiparmi”.
- Sono
molto stanca e l’aver trascorso la giornata a studiare
prima in inglese e poi in spagnolo non aiuta xD, quindi sarò
breve.
- Come
avete visto, Lena accetta di uscire con Leo solo per
fare un “tacito” dispetto a Germana, e magari
provare a se stessa che non è una
nullità.
- Ci
tengo a precisare che se pensate di leggere la storia in
cui l’alunna si innamora del prof e vissero felici e
contenti… Vi sbagliate! xD
- Detto
ciò, a venerdì prossimo :D
- Grazie
a tutti voi che leggete e recensite <3
- Milly92