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Autore: Aiacos    13/09/2013    0 recensioni
Noi fan di Ace Attorney siamo abituati a manovrare giovani avvocati alle prime armi e pieni di belle speranze.
Ma se per un attimo provassimo a rovesciare completamente la prospettiva? Se il protagonista per una volta fosse un vecchio procuratore stanco e abbattuto, ormai giunto al capolinea della sua carriera, che affronta con il morale a terra il suo ultimissimo processo?
Fiction di tributo ad un personaggio classico che in fondo in fondo un po' tutti amiamo...
Genere: Avventura, Comico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Apollo Justice, Klavier Gavin, Nuovo Personaggio, Trucy Wright, Winston Payne
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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29 Dicembre 2029

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Scendendo nel parcheggio della procura mi rendo presto conto di come perfino la mia auto sembri congiurare per farmi fermare e riflettere. Si tratta infatti di una Volkswagen Golf Variant, una familiare di color verde scuro (lo stesso della giacca che portavo durante i processi da giovane): certo, si tratta di un’auto comunissima per la middle-class statunitense, ma in queste condizioni come faccio a non interpretarla come un’implicita richiesta di fermarmi e pensare alla famiglia, visto che non sono più giovane come vorrei autoilludermi di essere? No, Winston, scaccia tutte queste seghe mentali: avrai tempo di pensarci dopo, ora non devi assolutamente accendere il cervello per altro che non sia l’interrogatorio imminente.

Ho fretta di arrivare a destinazione, temo che se ci mettessi anche un solo istante più del dovuto la mia determinazione potrebbe venir meno. Tutto ciò non può che ripercuotersi sulla mia guida: limiti di velocità bellamente ignorati, sorpassi azzardati, stop non rispettati, precedenze prese a forza, addirittura più di un semaforo preso con il rosso già scattato, autoilludendomi pateticamente che la lanterna fosse ancora arancione. Pazienza, ho tanti problemi ma fortunatamente nessuno di essi è d’ordine economico, mal che vada salderò il mio debito con lo Stato.

Il viaggio per fortuna non è lunghissimo, non sono nemmeno costretto a cambiare quartiere. Passo davanti al parco pubblico, alla pasticceria Kitaki, perfino davanti al Wonder Bar senza assolutamente curarmi di niente e nessuno. Dopo qualche imprecazione (innocente, ci mancherebbe: sono un devoto cristiano metodista, io!) per trovare parcheggio, finalmente riesco a fermare l’auto davanti alla clinica Eldoon. Attraverso dunque la strada in tutta fretta, rischiando di farmi spalmare sull’asfalto un paio di volte, per fermarmi davanti ad un’anonima palazzina azzurra a più piani.

Faccio per suonare al campanello dell’appartamento che mi interessa in modo che mi sia aperto il portone principale, ma all’ultimo momento ritraggo l’indice come se la targhetta scottasse. Se sentisse la mia voce al citofono, la persona che cerco sarebbe capacissima di scappare e rendersi irreperibile almeno fino a lunedì mattina. Forse starò diventando paranoico, ma…meglio aspettare che qualcuno esca dalla palazzina e approfittarne per entrare, presentandomi direttamente alla porta che mi interessa.

Fossi in un film, in un videogioco per console portatile o anche solo in un raccontino messo su internet da qualche idiota che non ha di meglio da fare, probabilmente la Provvidenza mi assisterebbe e avrei la fortuna di trovare subito qualcuno che mi apra la porta. Ovviamente siccome mi chiamo Winston Payne questo non accade e devo appostarmi per più di 30 minuti davanti al portone come il peggior stalker, sentendomi in un certo qual modo solidale con la buonanima di Victor Payne. Finalmente un’elegante donna sulla quarantina apre il portone e io ne approfitto immediatamente per intrufolarmi all’interno, guadagnandomi un’occhiata pessima da parte sua. Pazienza, spero solo che non chiami la polizia.

Eccomi finalmente dinnanzi all’appartamento che mi interessa, meta così sospirata da farmi pigiare sul tasto del campanello in corsa, senza nemmeno fermarmi. Attendo quindi qualche minuto nel quale cerco di riprendermi dal fiatone della corsa, fino a quando non sento una giovane voce femminile rispondermi attraverso la porta:

«Chi è?»

Ok che la ragazza non ha mai particolarmente brillato per intelligenza, ma verificarlo direttamente tramite lo spioncino di cui la porta è munita costa troppa fatica? Scuoto la testa sconsolato, cercando di mantenere il tono più gioviale possibile:

«Sono io, il vecchio Winston.»

La porta sia apre immediatamente, con la ragazza che mi accoglie con un sorriso radioso e le braccia aperte, come volesse abbracciarmi:

«Signor Winston, da quanto tempo non ci si vede! Come sta?»

La squadro terrorizzato, mettendo le braccia davanti al corpo in posizione di difesa:

«Molto bene, ma…quella che hai sulle bretelle è vernice fresca, vero? In tal caso se non ti dispiace declinerei l’abbraccio, sai com’è, mi dispiacerebbe dover buttare la mia giacca preferita…cara Vera.»

 

Agenzia talenti Wright&co.

29 Dicembre 2029

Ore 18:05

 

Le gote di Vera Misham arrossiscono prepotentemente realizzando il guaio che stava combinando:

«Oh, mi scusi tanto, signor Winston. Si accomodi pure e…scusi il disordine.»

Vera Misham, artista, ex falsaria e attuale coinquilina di Violet. Dopo il processo che l’ha vista assoluta dall’accusa di avere ucciso suo padre e rischiare l’avvelenamento letale per atrochinina, si era presentato un problema non da poco: come reinserire nella società una giovane che aveva passato tutti i sette anni dell’adolescenza volontariamente reclusa in casa? L’avvocato Justice, che l’aveva fatta assolvere, ha tentato di aiutarla rivolgendosi ai Servizi Sociali: fu così che Vera e Apollo conobbero Violet. Quest’ultima stava passando forse il peggior periodo della sua vita, visto che il suo futuro marito era stato sbattuto in galera a pochi giorni dallo sposalizio. Violet si prese quindi molto a cuore il caso di Vera, arrivando addirittura ad ospitarla a casa sua visto che l’artista rifiutava ostinatamente di tornare in quella che per lei era stata una prigione per sette lunghissimi anni. Era una soluzione che andava a genio ad entrambe: Vera avrebbe potuto superare in tutta calma il trauma mentre Violet avrebbe in qualche modo riempito quella casa rimasta desolatamente vuota dopo l’arresto di Daryan. Le due si trovarono così bene insieme che la sistemazione provvisoria divenne definitiva, con Vera che tuttora è la coinquilina di Violet.

Le malelingue dicono che fra le due vi sia una relazione amorosa, ma si tratta solo di sciocche chiacchiere. In realtà il rapporto fra le due è molto più simile a quello fra una madre e una figlia estremamente legate: per Violet l’artista è una persona fragile da difendere e proteggere a tutti i costi, mentre per Vera mia figlia è una figura di riferimento importantissima, colei che le ha permesso di tornare gradualmente a vivere una vita normale all’interno della società. Le due sono praticamente inseparabili, al di fuori dei rispettivi lavori (e ora parzialmente anche all’interno degli stessi, lavorando per la stessa agenzia) sono praticamente sempre insieme: nessuna sorpresa dunque nel fatto che fossero al Wonder Bar insieme quella maledetta notte.

Già, quella maledetta notte. Onestamente morirei dalla voglia di interrogare Vera al riguardo, se non fosse che molto probabilmente si rivelerebbe un passo falso. Non che la personalità della Misham la renda un soggetto ostico agli interrogatori, tutt’altro: il punto è che questo interrogatorio in particolare riguarderebbe Violet, la qual cosa cambia tutto. Per difendere mia figlia Vera sarebbe disposta a fare qualsiasi cosa, forse anche a sacrificare la propria vita: se la interrogassi probabilmente non otterrei un ragno dal buco, anzi sarebbe un ottimo modo per mettere in guardia mia figlia (dato che sarebbe scontato che Vera andrebbe subito a riferire tutto a Violet). Nel caso (e sottolineo nel caso) decidessi di procedere contro mia figlia l’effetto sorpresa sarebbe praticamente l’unica arma a mio favore, è bene non rischiare di perderla. Per fortuna che ho un piano alternativo…

 

Entrando nella sede dell’Agenzia mi sento quasi svenire per l’imperante disordine: non sono mai stato un maniaco dell’ordine, ma in confronto a questa stanza perfino l’ufficio di Gavin sembra la sala da ballo della reggia di Versailles! Attrezzi magici di tutti i tipi, tele e cavalletti da pittore, pianoforti, faldoni, computer portatili, perfino vestiti buttati alla bell’e meglio! Cerco di non indugiare troppo sul caos della stanza concentrandomi su Vera:

«Scusami davvero se piombo qui dopo secoli che non ci vediamo e faccio pure il brusco, ma purtroppo ho del lavoro da sbrigare e si sta facendo tardi. Fra i talenti dell’Agenzia, chi è presente in questo momento?»

Vera sorride angelica. Darei un rene per sapere che pensieri si celano sotto quel sorriso beato:

«Non si preoccupi, signor Winston. Sono spiacente ma sua figlia al momento è assente, sta conducendo delle indagini con Polly. Quanto a Nick, anche lui è fuori per indagare su un altro caso, e per non sentirsi solo si è portato dietro Trucy. Siamo presenti solo io e Larry …»

Faccio roteare lo sguardo tutt’attorno:

«Butz? E dove sarebbe?»

Vera ridacchia divertita:

«In terrazza. A dire la verità inizialmente ero io a voler dipingere in terrazza perché l’aria aperta stimola la mia creatività, poi ha voluto a tutti i costi provare anche lui e quindi ora dipingiamo fianco a fianco.»

Se ben conosco Butz avrà sicuramente voluto dipingere al suo fianco perché l’aria aperta stimola la sua creatività, già già. Toh, parli del diavolo…

«Ehi, nonnino, che ci fai tu qui???»

Il testimone ha appena fatto capolino dalla porta-finestra che conduce al terrazzo, probabilmente a causa del fatto che Vera tardava a tornare. Sorrido con aria sorniona:

«Sono qui per interrogarla, signor Butz.»

«DI NUOVO???»

«Esattamente. Quanto a te, Vera…»

La Misham mi sorride comprensiva:

«Immagino di dovervi lasciare soli. Nessun problema, signor Winston.»

«Troppo gentile, davvero. Solo una cosa oltre a questa: puoi assicurarti che Trucy Wright sia presente al processo di lunedì? Se non sbaglio risulta già nella lista dei testimoni di Gaspen, ma probabilmente lunedì la convocheremo effettivamente per deporre…»

È solo una mia impressione o per un attimo il viso di Vera s’è velato di un’emozione strana, forse paura o addirittura terrore? Che succede? Forse è solo una mia suggestione, visto che la risposta è quanto di più naturale si possa immaginare.

«Certamente. Avevo comunque intenzione di seguire l’ultima giornata del processo, come ho fatto con le precedenti, non sarà un problema portare Trucy con me.»

Dunque Vera sarà presente al processo. Molto bene, non volevo dirglielo sempre per non allertare Violet, ma più che Trucy sono abbastanza sicuro che, se sarò al banco dell’accusa, lunedì sarà lei ad essere chiamata a deporre.

«Magnifico, dunque ci vediamo lunedì! Scusami per il disturbo e buona serata, Vera!»

«Buonasera a lei, signor Winston!»

La Misham si prende un vecchio cappotto di un inopinato color rosso granata e apre la porta, lasciandomi solo con il mio pollo da spennare.

 

Butz incrocia le braccia, senza muoversi dal terrazzo:

«Dunque cosa vuoi ancora, nonnino? Non ti pare di avermi già disturbato abbastanza?»

Lo sento, dietro al suo atteggiamento più indisponente del solito c’è paura, tanta paura. Quest’uomo ha qualcosa da nascondere, è chiaro…e credo di sapere cosa, se ben lo conosco dopo aver cercato di mandarlo in prigione due volte. Si tratta solo di tirargliela fuori, anche a forza se necessario, magari ricorrendo alla cara vecchia Intimidazione di Winston Payne.

Sì, detta così sembra qualcosa di incredibilmente figo, come i presunti poteri sovrannaturali degli avvocati Justice e Wright. In realtà si tratta semplicemente dello stile che tenevo negli interrogatori decisivi ai bei tempi, soprannominato così negli ambienti della Procura quando ancora attorno al mio nome v’era una seppur modesta aura di leggenda. È orami da diverso tempo che non ne faccio più uso, anche perché ad essere onesti di interrogatori decisivi me ne sono capitati ben pochi ultimamente, ma ora è giunto il momento di rispolverarlo. Il funzionamento è molto semplice: si tratta di tracciare un profilo psicologico quanto più possibile completo della vit…ahem, del testimone, per poi far leva sui suoi punti deboli senza alcun ritegno per ottenere una testimonianza pulita da possibili reticenze. Va da sé che è possibile utilizzarla solo con chi si conosce molto bene, ma per fortuna dopo due intere inchieste condotte contro di lui penso che Larry Butz possa in un certo qual modo rientrare nella categoria.

Avvicinandomi a lui mi rendo conto che quella parte della stanza è caratterizzata da tre grandi scrivanie, sopra ognuna delle quali campeggia un cartellino con il nome del proprietario: “P.Wright”, “V.Payne”, “A.Justice”. Nel dirigermi verso il terrazzo passo accanto a quest’ultima, senza che l’occhio riesca a trattenersi dal cadere sulla carta che campeggia nel bel mezzo della scrivania. Incuriosito mi fermo lì un momento, rendendomi conto che si tratta della famosa dichiarazione giurata che la madre di Victor ha rilasciato a Violet e a Justice.

Butz mi guarda molto male:

«Ehi, nonnino, non servirebbe un mandato o qualcosa del genere per queste cose?»

«Assolutamente no: il mandato serve per perquisire, io invece sto semplicemente guardando. Finché non sfioro nemmeno la carta rientra nelle mie facoltà di pubblico ministero.»

Ad essere onesto non ricordo se la faccenda funzioni proprio così, ma fortunatamente Butz tutto sembra fuorché un esperto di legge. Ad ogni modo, ora che la leggo per intero, questa deposizione contiene un dettaglio molto ma molto interessante che collima perfettamente con i particolari illustratimi da Gavin e con una certa mia teoria che ho esposto in aula. Molto bene, ciò vuol dire che potrò usare una prova della difesa a mio vantaggio quando mi pare e piace: ammetto che dopo aver visto Violet sfruttare così tante volte il lavoro dell’accusa è una soddisfazione che non mi dispiace per niente. Lascio la carta lì dov’è, varcando la porta-finestra e dedicando quindi tutte le mie attenzioni a Larry Butz.

 

Mi avvicino al soggetto in questione fino a trovarmi a pochi centimetri da lui, un po’ come fanno i bulletti quando vogliono scatenare una rissa. Ammetto che la cosa sarebbe più efficace se non fossi un vecchio decrepito altro quasi 15cm in meno del già non gigantesco Butz, ma come metodo per mettere a disagio il testimone può ancora funzionare benone. Con lentezza calcolata mi aggiusto gli occhiali, quasi fossi un boia che lucida la sua corda prima di porla attorno al collo del condannato:

«Stammi a sentire, stronzetto: perché hai mentito sotto giuramento? Perché hai detto di essere da solo, quando con te c’erano anche Vera e Violet???»

Il brusco passaggio dal mio solito e cortese “lei” allo sbirresco “tu”, l’epiteto da caserma (grazie Violet!), l’affondo dritto al cuore della questione: tutte tattiche per disorientare Butz e farlo cantare subito, la base dell’Intimidazione di Winston Payne.

Butz sembra piuttosto scosso e non fa nulla per nasconderlo, cercando in tutti i modi di evitare il mio sguardo e grattandosi la nuca con visibile imbarazzo:

«Io…non capisco di cosa stai parlando, nonnino. Davvero.»

Come da copione. A questo punto tiro fuori la registrazione datami da Gavin e gliela sbatto malamente davanti agli occhi:

«Sono stanco dei tuoi giochetti, canaglia. Lo vedi questo? Lo vedi questo, eh??? È il nastro di registrazione di una delle telecamere della Liberty Bank. Quelle due sono state inquadrate in pieno mentre Violet faceva un prelievo allo sportello Bancomat. Sempre sicuro che fossi da solo quella sera, eh???»

Butz mi guarda allucinato, addirittura i suoi occhi si inumidiscono e sembra sul punto di scoppiare a piangere. Tutto d’un tratto però sbatte violentemente le palpebre, ricacciando indietro le lacrime e urlandomi dietro quasi istericamente:

«E allora??? Dannazione, quelle due lavorano qui e quella è la banca più vicina! In che modo un prelievo lì potrebbe dimostrare che erano presenti al Wonder Bar???»

Devo fare del mio meglio per non trasalire dalla sorpresa: non me la sarei mai aspettata un’obiezione simile da uno come lui, avrei pensato che avrebbe ceduto al primo affondo. Probabilmente si è preso proprio una bella cotta per Vera Misham, se è disposto a combattere in questo modo pur di non farle correre alcun rischio. Poco male, posso rilanciare senza alcun problema invertendo la deduzione del procuratore Gavin:

«E allora sentiamo: questa stessa registrazione dimostra senza alcun margine di dubbio che Valant Gramarye è innocente. Violet è venuta in possesso di una copia identica a questa nella giornata di ieri, per quale dannato motivo avrebbe dovuto tenerla nascosta all’udienza odierna? Cioè, le avrebbe fatto vincere il processo! Perché, se non desiderio di nascondere la propria presenza al Wonder Bar???»

Butz stringe i denti e i pugni, rischiando di spezzare il pennello che ancora ha in mano. Sembra proprio furente, dubito che mi abbia anche solo prestato realmente attenzione:

«E che ne so io??? Ti pare che lei venga a parlare della sua strategia difensiva con me??? Piuttosto domandalo direttamente a lei, vecchio matusa! È o non è tua figlia???»

Dannazione, questa è davvero difficile, se non altro perché anche solo sentirmi ricordare che sto parlando in questi termini di mia figlia è un colpo al cuore non indifferente. No, Winston, non va bene, non devi pensare ai fatti tuoi…per quello ci sarà tempo in seguito. Devi pensare a come scardinare il fortino di egoismo, ignoranza e sfacciataggine di questo pezzo di merda. Cosa potrebbe mai scalfirlo? L’ideale sarebbe tirare Vera fuori dall’equazione, in modo che le reticenze di Butz abbiano fine, ma è impossibile: ora come ora la posizione delle due ragazze è inscindibile, non posso domandare qualcosa su Violet che non abbia immediate conseguenze anche sulla sua coinquilina. Tolta Vera, per il profilo psicologico che ho costruito di Butz in tutti questi anni, la persona che gli è più cara è…sé stesso. Ho qualche arma per attaccare direttamente lui? Forse forse…aspetta un momento, cosa diceva il procuratore Gavin a proposito di…perfetto, ci sono!

Mi rivolgo dunque al testimone con un sorriso furbetto ben poco rassicurante:

«Durante il primo interrogatorio avevi asserito di adorare i Gavinners. Dunque conosci Klavier Gavin, almeno di fama?»

«Ma certo che lo conosco! Che voce, che grinta, che…»

«Perfetto. Dunque sarai felice di finire in gattabuia per merito suo, immagino…»

Butz lascia cadere il pennello e spalanca la bocca come se gli avesse appena ceduto la mascella, accompagnando il tutto con le mani. Penso che Edvard Munch sarebbe orgoglioso di lui.

«CHE???»

«Sono appena uscito dal suo ufficio. Come ben saprai il procuratore è amico di Violet, quindi quest’ultima gli ha raccontato di come tu l’abbia difesa da uno stalker molesto quella volta sotto casa sua. Azione lodevole, Butz, e da padre te ne sono sinceramente grato. Peccato solo per un piccolo particolare: quello stalker altri non era se non Victor Payne, che tu nella deposizione hai bellamente finto di non conoscere personalmente.»

Mi alzo le spalle con aria deliberatamente noncurante:

«Quei procuratoruncoli da quattro soldi della nuova generazione tendono spesso a dimenticarsene perché per loro esistono solo i reati grossi, quelli da ergastolo o pena di morte…ma la falsa testimonianza è un reato, lo sai vero? Se solo volessi potrei far partire immediatamente una denuncia per falsa testimonianza a tuo carico, e sta pur certo che fra la tua parola e quella di un procuratore integerrimo come Gavin qualsiasi giudice non avrebbe dubbio su quale credere. A quel punto resterebbe solo da quantificare la pena, ma così ad occhio direi che almeno un paio di annetti in prigione non te li leva nessuno…»

Sfoggio un ghigno malefico mentre lancio la stoccata decisiva:

«Sei biondo, abbastanza alto, hai un bel fisico ma allo stesso tempo sei una checca isterica senza spina dorsale. Praticamente l’identikit perfetto per la galera: fidati, là dentro ti vorranno tutti mooooooolto bene, si divertiranno un mondo con te. Capisci cosa intendo, no?»

 

Butz diventa improvvisamente giarno come un morto e cede miseramente, mettendosi a frignare proprio come la checca isterica senza spina dorsale che l’ho appena accusato di essere.

«No, no, no, no, NO!!! Per l’amor del Cielo, nonnino, no! Non puoi farmi questo!»

«Se ti ostini a mentire…»

Il pittore vacilla, quasi faticasse persino a mantenersi in piedi.

«E va bene. Ti racconterò tutto, ma per l’amor del Cielo non gettarmi in galera!»

Finalmente. La cara vecchia Intimidazione di Winston Payne sarà anche una semplice tecnica d’interrogatorio, ma a quanto pare non è meno efficace dei famosi poteri sovrannaturali che si ciancia essere in possesso degli avvocati di questa agenzia.

 

«Vedremo. Tu racconta, io vedrò se denunciarti o no...»

Attorniato da un’aura di nervosismo che quasi si taglia a fette, Butz inizia il suo racconto:

«Ecco…era il primo giorno di Violet come avvocato della nostra agenzia, quindi Trucy ha voluto farle una sorpresa e ha regalato a tutti dei buoni del Wonder Bar che ci consentivano di mangiare gratis, il tutto per festeggiare il suo trasferimento. Purtroppo è arrivata troppo tardi: Nick e Polly erano già partiti per Kurain?»

«Kurain?»

«Sì. Praticamente Polly voleva chiedere qualcosa al suo vecchio, che come ben saprai è morto e sepolto. Nick ha quindi preso appuntamento con Maya, sua amica nonché Gran Maestra della Tecnica di Evocazione di Kurain. Da quando è a capo del villaggio Maya è molto impegnata, quindi è riuscita a trovare tempo per ricevere Polly solo il 26 sera. Insomma, povero Polly, era la prima volta che faceva un rito paranormale…Nick l’ha accompagnato per fargli coraggio e supporto morale.»

«Dunque al Wonder Bar eravate solo tu, Violet, Vera e Trucy?»

«Sì. Trucy come ho detto ha voluto farci una sorpresa, ma è tornata all’agenzia con i buoni troppo tardi, quando Polly e Nick erano già partiti.»

Dunque l’avvocato Justice effettivamente non sa nulla di tutto ciò, ecco perché Violet si è presentata da Gavin senza di lui.

«E poi?»

«Beh, a prescindere dalla serata avevamo già preparato un regalo di benvenuto per Violet: è quella specie di pentolino contenente quella miscela che fa un fumo rosato, hai presente? L’ha fumata anche in tribunale…ecco, quello era il nostro regalo! Appena arrivati al bar gliel’abbiamo porto subito, lei l’ha scartato e…»

«E???»

Butz sembra leggermente in imbarazzo:

«Ecco, al momento di mangiare Vera s’è accorta che aveva lasciato il portafoglio con il suo buono qui all’agenzia. S’è offerta di tornare indietro ma Violet non ha voluto sentir ragioni, l’ha accompagnata alla banca lì vicino, ha prelevato con il Bancomat e le ha prestato i soldi per pagare la sua consumazione. Tutto qui.»

«Come tutto qui???»

«Tutto qui. Poco prima delle 21 Trucy s’è eclissata perché doveva esibirsi nel suo spettacolo, io ho tentato di ritrarla con i risultati che ben sai, mentre Violet e Vera sono rimaste a spettegolare degli affari loro tutto il tempo. Sono rimaste con me tutta la serata, posso garantire che non hanno fatto assolutamente niente di male, e se di me non ti fidi può farlo anche Trucy.»

Sembra sicuro, il suo sguardo non tradisce incertezza alcuna. Vorrei tanto che fosse così, ma…

«Ma…allora perché non si sono presentate a testimoniare?»

«E’ stata un’idea di Violet, ci ha pensato quando ha saputo che il procuratore incaricato delle indagini era il nonnino inquietante. Temeva che, arrivista e voglioso di successi com’è, finisse per fissarsi sul passato criminale di Vera per torchiarla fino a farle cedere i nervi e accusarla dell’omicidio. Io, beh…con il pasticcio che ho fatto con la tela mi hanno notato quasi tutti, impossibile cercare di nascondere il fatto che fossi presente. Loro due invece sono rimaste in disparte tutto il tempo, non si sono presentate a testimoniare semplicemente non volevano avere casini.»

 

Rifletto intensamente sulle parole di Butz. Sì, volendo tutto collimerebbe, sarebbe anche una mossa particolarmente conforme al carattere di Violet e alle attenzioni quasi morbose che destina alla protezione di Vera da ogni possibile insidia. Se questa sua ultima testimonianza fosse veritiera allora per me sarebbe una vera e propria pacchia, visto che scagionerebbe mia figlia da ogni possibile sospetto riguardo all’omicidio di Victor Payne. Tuttavia…beh, è davvero troppo bello per essere vero, forse è meglio prima cercare di verificare questa nuova testimonianza, proprio perché non siamo in un giochino per console portatile dove tutto va sempre come dovrebbe andare.

Purtroppo (o per fortuna?) non ho nessuna prova che smentisca l’ultima ricostruzione di Butz, però posso sempre attuare l’altra metà dell’Intimidazione di Winston Payne. Quest’ultima infatti prevede di picchiar duro con i fatti tanto quanto prevede di lavorare la psiche del testimone in assenza degli stessi. Cambierò completamente registro: se prima ho usato il bastone e il vento del nord, ora userò la carota e il sole. A tal proposito credo che ci sia un nome in particolare in grado di aprirmi la strada verso il profondo della psiche di Larry Butz:

«Tutto molto bello, signor Butz. Se lei ripetesse questa testimonianza in tribunale sarebbero tutti contenti: lei, Violet, Vera, il signor Wright, il signor Gavin, perfino io stesso. Tutti felici e contenti, magari con tanto di stelle filanti e coriandoli, magari andando poi a festeggiare tutti insieme con un gran cenone al Wonder Bar. Visto però che siamo nella realtà e non in una bella favoletta, c’è sempre un rovescio della medaglia. Mi dica un po’: ricorda ancora Cindy Stone? »

Butz trasalisce, portandosi una mano alla bocca come per bloccare un urlo mentre i suoi occhi si velano nuovamente di lacrime. Sembra che abbia trovato la chiave che mi apre il sentiero per l’animo di Butz, anche se onestamente spero che codesto sentiero porti al punto di partenza rappresentato dalla deposizione appena fornita.

«Oh, Cindy…cara, piccola, dolce Cindy. Come potrei mai dimenticarla?»

Gli poso una mano sulla spalla con aria comprensiva. Non è un caso che abbia ricominciato a dargli educatamente del “lei”: voglio che le mie parole lo colpiscano nel profondo, non che si inquarti sulla difensiva come succederebbe se seguitassi a mostrarmi aggressivo.

«Si ricorda come si è sentito ad essere accusato del suo omicidio?»

«Come no! Io, accusato di aver ucciso la mia dolce Cindy…sniff sniff…oltre al danno la beffa…meno male che Nick mi ha difeso…»

«Proprio questo è il punto, signor Butz. Lei ha avuto un genio come l’avvocato Wright che l’ha difesa dalle mie accuse…ma non ha mai pensato che non tutti possono essere fortunati come lei? Non ha mai pensato a tutta quella gente che continuamente finisce in carcere, a volte perfino uccisa, per colpa di banali errori giudiziari?»

Butz mi squadra con aria sospettosa:

«Dove vuoi arrivare, nonnino?»

«Al rovescio della medaglia cui accennavo poco fa. La sua versione dei fatti farebbe sicuramente felice molta gente…ma che mi dice di Valant Gramarye? Quel poveraccio ha già un piede sul patibolo, senza contare che una deposizione come la sua gliene metterebbe anche l’altro…»

«Ma il video di prima non lo scagionava completamente?»

Maledizione, mi sono contraddetto da solo! Come posso cavarmela? Oddio, in fondo…dove sta il problema? Basta ammettere di aver mentito nella parte che non mi è necessaria, ovvero rovesciare completamente realtà e menzogna!

«Lo ammetto, ho mentito per sentire cosa mi avrebbe risposto. In realtà la prova a discolpa di Valant contenuta in questo video non è niente di che, un vecchio volpone come Gaspen la smonterebbe con nulla. Di sicuro una prova del genere non reggerebbe contro una testimonianza come quella che ha appena rilasciato…»

«Davvero???»

Perché mi sembra un po’ troppo allarmato? Meglio insistere, scavare a fondo:

«Davvero, signor Butz. Ha visto com’è ridotto quell’uomo? Si è reso conto di aver letteralmente buttato via la sua vita, ha cercato di rimediare…ma non solo suo figlio è morto prima che ci riuscisse, ora addirittura viene accusato ingiustamente di esserne l’assassino. Sì, amico mio, lei forse vede noi procuratori come demoni assetati di sangue, ma in realtà siamo esseri umani come tutti: a volte ci rendiamo conto che l’imputato è innocente ma siamo comunque costretti a portare avanti l’accusa perché si tratta del nostro lavoro, fino a prova contraria siamo tenuti a farlo. Io sono stato convinto dell’innocenza di Valant Gramarye fin da quando l’ho visto per la prima volta, ma di fronte alla sua testimonianza che demolisce in maniera così impeccabile l’unica altra pista che abbiamo…beh, non posso fare nient’altro che richiedere e ottenere un verdetto di colpevolezza. Dica un po’, Butz, come pensa di poter guardare in faccia Trucy Wright e Apollo Justice dopo ciò? E come si sarebbe sentito se all’ultimo momento fosse arrivato un amico di Frank Sahwit a scagionarlo con una testimonianza a prova di bomba, facendo di conseguenza condannare un innocente come lei?»

Butz chiude gli occhi, facendosi forza con le palpebre per smettere di piangere. È visibilmente scosso, dubito che già in queste condizioni sia capace di mentire…ma per sicurezza è meglio scavare oltre nella sua psiche.

«E cosa mi dice di quel povero ragazzo, Victor Payne? Sì, lo so, lei probabilmente lo conosce solo come stalker…ma in realtà era una persona con molti problemi, soffriva della Sindrome di Asperger probabilmente per colpa di un padre che l’ha abbandonato per salvarsi la reputazione e una madre che lo usava semplicemente come strumento di ricatto. Chi sarebbe cresciuto normale nei suoi panni? Possiamo davvero fargliene una colpa? Penso che quel ragazzo meriti un po’ di verità, non un mucchio di menzogne…proprio come la verità meritava e infine ha ottenuto la povera Cindy Stone.»

«BASTA!!! BASTA!!! BASTA!!!»

Ecco fatto, ha raggiunto il limite: qualsiasi cosa dirà ora non potrà che essere la verità, è troppo scosso per mentire. A dire la verità ho a mia volta il cuore in gola, mi sa che sto saltando più di qualche battito: spero con tutto me stesso che si limiti a lamentarsi per il mio accanimento, confermando la sua versione precedente. In tal caso potrei finalmente levarmi un peso dallo stomaco, e lì sarebbero davvero tutti felici e contenti…

 

«In realtà…la mia testimonianza in tribunale era incompleta.»

Eh? Di tutto mi sarei aspettato, tranne che definisse la sua primissima dichiarazione come “incompleta”.

«Cosa intende dire?»

«Ecco…ho effettivamente assistito al litigio fra Victor e Valant, proprio come ho raccontato in tribunale. Il punto è che quei due hanno finito di litigare proprio quando Victor ci ha visti, o meglio…ha visto Violet…»

«Il tutto quando?»

«Poco prima delle 21, lo posso dire con una certa sicurezza perché Trucy non c’era, era già andata a prepararsi per lo spettacolo. E meno male, altrimenti a vedere suo zio in quelle condizioni…»

«E che voleva Victor da Violet?»

«Beh, logicamente dopo l’episodio di stalking di cui sono stato testimone mi sono subito alzato in piedi, pronto a difendere Violet…ma Victor non sembrava avere intenzioni violente. Ha detto semplicemente che era disperato, che temeva per la sua vita e che aveva bisogno di un bravo avvocato. L’ha pregata in ginocchio di fargli da avvocato.»

Squadro Butz strabuzzando gli occhi incredulo:

«Cosa??? La vittima…temeva per la sua vita???»

Il pittore abbassa lo sguardo sconsolato:

«Lì per lì credevo fosse solo un modo per riavvicinare Violet, ma a posteriori…»

«Capisco. Ha detto altro?»

«Non voleva, diceva che erano cose delicate di cui poteva parlare a quattr’occhi con il suo avvocato. Io e Vera naturalmente abbiamo sconsigliato Violet dal dargli retta, sai dopo l’episodio di stalking…»

«E alla fine?»

Butz deglutisce amaramente, come se gli costasse molto ciò che sta per dire:

«Alla fine Violet ha accettato. Credo sia il complesso da crocerossina che bene o male hanno tutte le donne, era stata lei a scoprire della malattia di Victor e ancora non riusciva a vederlo come il pazzoide che era diventato.»

«Cosa??? Violet e Victor sono rimasti soli??? E quando, più o meno???»

Butz sembra pensarci un bel po’:

«Le discussioni sono durate a lungo, perché Violet inizialmente non era convintissima e noi due le abbiamo tentate tutte per convincerla a rifiutare la proposta. Quando alla fine ha seguito Victor saranno state le 22, minuto più minuto meno, visto che l’esibizione di Trucy era circa a metà.»

«Ricorda in che direzione si sono allontanati?»

Butz sospira pesantemente, come se questo fosse il particolare più gravoso:

«Verso l’uscita secondaria del locale.»

Luogo e ora coincidono con quelli del delitto! Oh, Signore…

«Q-q-quanto tempo è passato prima che Violet tornasse da voi?»

«E’ passato molto tempo. Davvero tanto tempo, si parla di più di tre quarti d’ora. Alle 22:45 Vera, preoccupata per Violet, è andata a cercarla. Volevo andare con lei ma Vera ha rifiutato, dato che a breve Trucy avrebbe terminato l’esibizione non voleva che non trovasse più nessuno. È stato in quel momento che mi sono messo a dipingere, per stemperare la tensione…»

«E poi?»

«Violet e Vera sono ricomparse pochi minuti prima delle 23. Violet si è scusata dicendo che dopo aver parlato con Victor ha avvertito un mal di pancia micidiale e si è tappata in bagno…sai, il periodo mensile delle donne…»

«Dove sono i bagni del Wonder Bar?»

Butz sorride innocente, come se fosse la prima domanda cui risponde volentieri:

«Proprio accanto all’uscita secondaria. Vera ha detto di averla trovata proprio lì, non c’è motivo per dubitare.»

«E sia. Poi?»

«Poi davvero nulla. Violet ha detto che il dolore alla pancia era troppo forte, doveva assolutamente tornare a casa. Ci ha chiesto di salutarle Trucy e se n’è andata. »

«Da che ingresso?»

«Quello secondario, ma non poteva fare altrimenti: aveva parcheggiato l’auto nei pressi del distributore.»

«E Vera??? Com’è tornata a casa, se Violet se n’era già andata???»

«Vera ha preso la patente l’anno scorso, poi grazie ad un piccolo prestito di Violet è riuscita a permettersi una piccola city car usata. L’unico a non avere un mezzo di locomozione privato sono io…sigh…»

«E dopo?»

«Dopo è successo ciò che ho detto prima, né più e né meno. Io, Vera e Trucy siamo rimasti al Wonder Bar fino all’orario di chiusura, poi io sono tornato a casa a piedi e Vera ha accompagnato Trucy da Nick (l’assenza di quest’ultimo è stata determinante per consentire a Trucy di fare le ore piccole in quel modo) per poi tornare a casa. Loro due non avranno problemi a confermare la mia versione.»

Larry Butz apre quindi le braccia sconsolato:

«Tutto qui, nonnino, non c’è nessun grande segreto da nascondere. Mi dispiace davvero per quel poveretto di Valant, so cosa si prova ad essere in quella posizione…ma più di questo davvero non posso dire, è tutto ciò che so. Come puoi ben vedere non c’è nessuna pista alternativa: prima delle 23 Violet se n’è andata mentre noi tre da allora siamo sempre rimasti insieme, quindi nessuno può aver ucciso Victor dato che alle 23 è salito sul palco e ci è rimasto un’ora buona. No?»

No, Butz, non è così semplice. Magari lo fosse.

 

Ad ogni modo meglio fare buon viso a cattivo gioco, così non rischio di allarmare lui o, cosa ancor più importante, Violet. Sfodero il mio miglior sorrisone di circostanza e gli porgo la mano:

«Sì, non posso darle assolutamente torto, signor Butz. Grazie mille per le informazioni e…possibilmente cerchi di mantenere privato questo colloquio.»

Butz mi stringe la mano piuttosto riluttante:

«Va bene, ma…per quella denuncia non se ne fa niente, vero?»

Sorrido con aria enigmatica, stringendo forte la mano del testimone:

«Dipende. Finché continuerà a dire la verità non ha nulla da temere, ma alla prima menzogna non esiterò un secondo, amico mio.»

Butz resta a guardarmi imbambolato, con sguardo assente e visibilmente stanco. Molto bene, ciò vuol dire che mi ha raccontato tutta la verità: se avesse cercato di tenermi ancora all’oscuro di qualcosa sicuramente l’avrebbe aggiunto adesso.

«Una sola cosa, nonnino.»

Uh? E io che lo stavo per salutare…

«Non cercare di convocarmi un’altra volta al banco dei testimoni. Quest’oggi ti ho detto tutta la verità per essere a posto con la mia coscienza, ma ora sta a te far tesoro di quanto ti ho detto. Nessun motivo al mondo potrebbe spingermi a mettere in difficoltà Vera dinnanzi a tutti, in un’aula di tribunale. Nemmeno la tua minaccia riguardo al carcere. Per lei questo e altro…anzi, già mi sento colpevole ad averti rivelato tutte quelle cose in privato. Insomma, non contare sulla mia testimonianza, se proprio vuoi cerca qualcun altro.»

Ancora??? Questo tizio è proprio un bambino, quando si deciderà a crescere??? Sospiro esasperato: non ne posso più di lui, ho bisogno di ritirarmi per conto mio a riflettere sulle informazioni raccolte. Tutto sommato non poter contare sulla sua deposizione in tribunale non dovrebbe poi essere un problema insormontabile, l’importante era piuttosto sapere cosa fosse successo quella notte.

«E va bene. Buona serata, signor Butz, e mi saluti Vera quando torna.»

«Va bene. Arrivederci, nonnino.»

 

Percorro la rampa di scale, attraverso la strada e faccio qualche metro di marciapiede per tornare alla mia Volkswagen Golf Variant. La mia testa ormai brulica di informazioni a volte contraddittorie, che necessitano assolutamente di ordine prima di arrivare all’estremo del dolore fisico. Tuttavia non è quella la cosa più importante, nossignore: la priorità è mettere a posto il cuore, sondare me stesso e capire se davvero sono all’altezza di un’indagine di questo tipo.

Non potevo certo immaginare che di lì a poco l’Intimidazione di Winston Payne mi si sarebbe ritorta contro…

 

***NOTE DELL’AUTORE***

Ringrazio The Shadow e Pikachu4ever per la lettura. Il prossimo capitolo probabilmente sarà in gran parte di riflessione/transizione, ma da quello dopo se ho fatto bene i calcoli si parte alla grande con l’ultima parte del processo ;)

 

  
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