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Autore: Ortceps    13/09/2013    2 recensioni
Ed era bianco come la neve e gli occhi come il ghiaccio, quando il suo cavaliere scese si accorse che anche i suoi occhi erano bianchi, tornando al normale colore nocciola lui riuscì a concentrarsi sul resto del viso contornato dai capelli corti e scompigliati. Il riflesso che la luce colpendo il suo drago proiettava sul suo viso la rendeva ancora più bella.
Quando ruggì allora capii che aveva ragione sarei andato con loro per poter vivere ancora la vita che mi apparteneva e mi sarebbe sempre appartenuta.
STORIA CONCLUSA
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL DRAGO
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19° Capitolo

  SIL
Dormo nella stanza di Murtagh, tra le sue cose; quando mi sveglio è mattina presto, lascio Selena dormire e mi avvicino alla finestra, il drago giallo è accucciolato li sotto, lo osservo sonnecchiare fino a quando Selena inizia a piangere, nello stesso momento in cui lei emette il primo lamento Rennar apre gl’occhi di scatto.
Sfamata la piccola esco; “Spectro sei pronto? Andiamo” Salgo velocemente in sella a Spectro, “Dove state andando? Vengo anch’io” ai margini della mia coscienza risuona la voce di Rennar, lo guardo scettica ma non dico niente.  
Atterriamo nelle vicinanze del villaggio, io mi avvicino cercando di non farmi vedere; sembra deserto, solo due voci rompono quella calma surreale:
“No è difficile curare un osso rotto, quelle dei draghi poi….”
“Quindi non abbiamo abbastanza energia?”
“Esatto, Castigo dovrà aspettare che si rimargini da solo”
Castigo? Allora è vivo, sento  il mio corpo tremare dalla felicità, una sensazione di felicità immensa mi invade il cuore, sembra quasi che scoppi; non riesco a trattenermi esco dalla vegetazione con Selena in braccio e mi precipito dai due elfi, senza ascoltare Spectro che mi dice di non farlo.
“Dove!!! Dov’è Murtagh?!”
I due mi guardano stupiti, riconosco Nadja, l’unica elfa presente nel villaggio e Serin.
“Sil, pensavamo che ti avesse rapito Miro”
Dice Nadja guardandomi preoccupata; il suo sguardo si posa su Selena che sta per piangere, la indica e chiede:
“Chi è? È forse tua figlia?”
“Selena”
L’elfa continua a guardarmi preoccupata e mi fa cenno di seguirla.
“Sai, siamo rimasti solamente in due; tutti gl’altri sono tornati in patria … e quando è arrivato Murtagh era così … più morto che vivo, insomma…. Ci abbiamo impiegato quasi tre mesi per fargli riprendere conoscenza e ancora adesso fatica ad alzare la testa. Lo abbiamo mantenuto vivo con l’energia, ma non ne abbiamo abbastanza per guarirlo del tutto. Sei capitata a proposito, ma non dobbiamo affrettare le cose…. Se dovessi inondargli il corpo con troppa energia il suo cuore potrebbe cedere….è ancora molto debole; quindi poca ma continua e così dovrebbe ristabilirsi in dieci giorni”
Mentre parla camminiamo per il villaggio fino ad arrivare alla costruzione più grande dove saliamo, un corridoio ci accoglie, cinque porte sono disposte sulle due pareti.
“Siamo tutti qui, abbiamo deciso di restare in un unico posto per non sciupare l’energia per il riscaldamento, è quasi inverno ormai”.
Parlava solo lei, io vagavo con lo sguardo in cerca di Murtagh, l’elfa indica la seconda porta sulla destra, mi avvicino e sto per aprirla quando mi accorgo di avere ancora Selena in braccio; la consegno all’elfa che la prende esitante.
“Chi è il padre?”
Indico la porta con il mento, mi fa un cenno d’assenso e si allontana dicendo:
“Ti chiamerò quando avrà fame”
Apro la porta, non riesco nemmeno a respirare; lo vedo steso sul letto immobile, mi avvicino.
“Ho già pranzato, lasciami in pace, vattene!” Dice con voce roca.
“Pensavo che dopo tanto tempo ti avrebbe fatto piacere rivedermi”
Non riesco più a fermarle le lacrime rigano le mie guance, anche mezzo morto è la cosa più bella che esista dopo mia…. nostra figlia.
“Sil? Sono …”
“Sss, lo so”
“No, una cosa te la devo dire: ti avevo detto di non seguirmi, perché non mi ascolti mai?”
Sorrido mentre le lacrime continuano a bagnarmi il viso, mi siedo sul bordo del letto e mormoro qualche parola nell’antica lingua, faccio in modo che la mia energia fluisca lentamente nel suo corpo; gli afferro una mano.
“Sdraiati accanto a me, ho freddo”
Faccio come dice alzando la coperta e stringendomi delicatamente a lui, sento la mia energia che fluisce in lui, non è faticoso, è come se camminassi; appoggio il viso sul suo petto, sento il suo respiro regolarizzarsi, poco dopo si addormenta.
“Forese non è il momento migliore per dirti che hai una figlia” sussurro.
“Sil, credo sia ora di mangiare”
La voce di Nadja interrompe i miei pensieri, mi scosto da Murtagh senza svegliarlo ed esco dalla stanza.

 Il giorno dopo sto sempre con lui, vegliandolo durante quei suoi pisolini così dolci; quando l’elfa mi viene a chiamare lo lascio a malincuore, lui non si fa domande; in tre giorni è molto più in forze, non ho ancora interrotto l’incantesimo, non è stancante. Il quarto giorno decido di andare con Selena a fare una passeggiata in riva al mare; quando esco il freddo mi coglie alla sprovvista, evoco qualche incantesimo che ci protegga dal freddo e inizio a camminare senza meta; in quei giorni mi è sembrato di vivere in un sogno, uno di quelli belli però. Arrivo al limitare del bosco, alzo gl’occhi e vedo una scena stranissima: Spectro e Rennar soffiano a turno su Castigo per cercare di riscaldarlo.
“Castigo, sono felice di vederti; Murtagh dorme?”
Lui mi guarda stanco e sospettoso.
Si, mi vuoi parlare di Selena? Mi hanno già detto tutto e ho giurato di non riferire niente a Murtagh fin che non lo dirai tu per prima. Ma francamente non so perché aspetti”
“Voglio che stia bene, prima, così non si affaticherà”
E sia, ora fammi vedere questa bambina mezzo drago”
Lancio un occhiata fulminea a Rennar che sbuffa, mi avvicino a Castigo che cerca di allungare il collo, solo in quel momento mi ricordo della sua zampa, lo guarisco
velocemente  mentre lui osserva la bambina.
Vi assomiglia molto, ma di più a te, per questo è così bella…. Grazie per la zampa”  
Sorrido e continuo la mia camminata verso il mare, le onde si infrangono potenti sulla spiaggi; mi fermo li davanti a osservarle.
“Il tempo sta cambiando, presto ci sarà una bufera di neve; durerà cinque giorni”
Nadja si affianca a me, insieme guardiamo l’oceano che si ribella ai suoi confini; rifletto sulle sue parole, avrò una scusa per giustificare il mio ritardo, annuisco e mi volto per tornare dentro.
Le parole di Nadja sono veritiere e la sera stessa inizia a nevicare, i ficchi danzano nell’aria, illuminati dagl’ultimi raggi del sole, risplendono di luce riflessa, sono stupendi.
“Nevica?”
Mi volto di scatto, vedo Murtagh seduto sul letto; è la prima volta che lo vedo sedersi, ora è li seduto, si alza, non tentenna,  è sicuro mentre cammina verso di me.
“Dovresti restare coricato”
Gli dico andandogli incontro per sorreggerlo, accetta la mia mano me non torna a sedersi, si dirige verso la finestra a guardare la danza della neve.
“Neve, non la vedo da tanto; quand’ero bambino mi divertiva sgattaiolare fuori e buttarmi nei mucchi di neve”
Sorrido a quel pensiero e prendo un respiro profondo.
“Sai Murtagh, ti devo dire una cosa, tante cose …… no solo una ma importante”
“Ti amo” non posso più parlare di niente, lo guardo negl’occhi.
“Ti amo anch’io”
Mi accarezza la guancia, i miei occhi immersi nei suoi.
“Cosa volevi dirmi?”
Scuoto la testa.
“Abbiamo una … figlia”
Sembra non aver compreso bene, mi sorride, continua a guardarmi fisso mentre riflette sulle mi poche parole “Abbiamo. Una. Figlia”; si, quelle parole; il suo core accelera, lo sento distintamente contro il mio petto.
“Una figlia?”
Chiede senza voce, annuisco.
“Vorrei tanto conoscere …. Mia figlia”

   
 
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