19°
Capitolo
SIL
Dormo nella stanza di Murtagh, tra le sue cose; quando mi
sveglio è mattina presto, lascio Selena dormire e mi
avvicino alla finestra, il
drago giallo è accucciolato li sotto, lo osservo
sonnecchiare fino a quando
Selena inizia a piangere, nello stesso momento in cui lei emette il
primo
lamento Rennar apre gl’occhi di scatto.
Sfamata la piccola esco; “Spectro
sei pronto? Andiamo” Salgo velocemente in sella a
Spectro,
“Dove state andando? Vengo
anch’io”
ai margini della mia coscienza risuona la voce di Rennar, lo guardo
scettica ma
non dico niente.
Atterriamo nelle vicinanze del villaggio, io mi avvicino
cercando di non farmi vedere; sembra deserto, solo due voci rompono
quella
calma surreale:
“No è difficile curare un osso rotto, quelle dei
draghi
poi….”
“Quindi non abbiamo abbastanza energia?”
“Esatto, Castigo dovrà aspettare che si rimargini
da
solo”
Castigo? Allora è vivo, sento
il mio corpo tremare dalla felicità, una
sensazione di felicità immensa mi invade il cuore, sembra
quasi che scoppi; non
riesco a trattenermi esco dalla vegetazione con Selena in braccio e mi
precipito dai due elfi, senza ascoltare Spectro che mi dice di non
farlo.
“Dove!!! Dov’è Murtagh?!”
I due mi guardano stupiti, riconosco Nadja, l’unica elfa
presente nel villaggio e Serin.
“Sil, pensavamo che ti avesse rapito Miro”
Dice Nadja guardandomi preoccupata; il suo sguardo si
posa su Selena che sta per piangere, la indica e chiede:
“Chi è? È forse tua figlia?”
“Selena”
L’elfa continua a guardarmi preoccupata e mi fa cenno di
seguirla.
“Sai, siamo rimasti solamente in due; tutti
gl’altri sono
tornati in patria … e quando è arrivato Murtagh
era così … più morto che vivo,
insomma…. Ci abbiamo impiegato quasi tre mesi per fargli
riprendere conoscenza
e ancora adesso fatica ad alzare la testa. Lo abbiamo mantenuto vivo
con
l’energia, ma non ne abbiamo abbastanza per guarirlo del
tutto. Sei capitata a
proposito, ma non dobbiamo affrettare le cose…. Se dovessi
inondargli il corpo
con troppa energia il suo cuore potrebbe
cedere….è ancora molto debole; quindi
poca ma continua e così dovrebbe ristabilirsi in dieci
giorni”
Mentre parla camminiamo per il villaggio fino ad arrivare
alla costruzione più grande dove saliamo, un corridoio ci
accoglie, cinque
porte sono disposte sulle due pareti.
“Siamo tutti qui, abbiamo deciso di restare in un unico
posto per non sciupare l’energia per il riscaldamento,
è quasi inverno ormai”.
Parlava solo lei, io vagavo con lo sguardo in cerca di
Murtagh, l’elfa indica la seconda porta sulla destra, mi
avvicino e sto per
aprirla quando mi accorgo di avere ancora Selena in braccio; la
consegno
all’elfa che la prende esitante.
“Chi è il padre?”
Indico la porta con il mento, mi fa un cenno d’assenso e
si allontana dicendo:
“Ti chiamerò quando avrà fame”
Apro la porta, non riesco nemmeno a respirare; lo vedo
steso sul letto immobile, mi avvicino.
“Ho già pranzato, lasciami in pace,
vattene!” Dice con
voce roca.
“Pensavo che dopo tanto tempo ti avrebbe fatto piacere
rivedermi”
Non riesco più a fermarle le lacrime rigano le mie
guance, anche mezzo morto è la cosa più bella che
esista dopo mia…. nostra
figlia.
“Sil? Sono …”
“Sss, lo so”
“No, una cosa te la devo dire: ti avevo detto di non
seguirmi, perché non mi ascolti mai?”
Sorrido mentre le lacrime continuano a bagnarmi il viso,
mi siedo sul bordo del letto e mormoro qualche parola
nell’antica lingua,
faccio in modo che la mia energia fluisca lentamente nel suo corpo; gli
afferro
una mano.
“Sdraiati accanto a me, ho freddo”
Faccio come dice alzando la coperta e stringendomi delicatamente
a lui, sento la mia energia che fluisce in lui, non è
faticoso, è come se
camminassi; appoggio il viso sul suo petto, sento il suo respiro
regolarizzarsi, poco dopo si addormenta.
“Forese non è il momento migliore per dirti che
hai una
figlia” sussurro.
“Sil, credo sia ora di mangiare”
La voce di Nadja interrompe i miei pensieri, mi scosto da
Murtagh senza svegliarlo ed esco dalla stanza.
“Castigo, sono felice di vederti; Murtagh dorme?”
Lui mi guarda stanco e sospettoso.
“Si, mi vuoi
parlare di Selena? Mi hanno già detto tutto e ho giurato di
non riferire niente
a Murtagh fin che non lo dirai tu per prima. Ma francamente non so
perché
aspetti”
“Voglio che stia bene, prima, così non si
affaticherà”
“E sia, ora fammi
vedere questa bambina mezzo drago”
Lancio un occhiata fulminea a Rennar che sbuffa, mi
avvicino a Castigo che cerca di allungare il collo, solo in quel
momento mi
ricordo della sua zampa, lo guarisco
velocemente mentre
lui osserva la bambina.
“Vi assomiglia
molto, ma di più a te, per questo è
così bella…. Grazie per la zampa”
Sorrido e continuo la mia camminata verso il mare, le
onde si infrangono potenti sulla spiaggi; mi fermo li davanti a
osservarle.
“Il tempo sta cambiando, presto ci sarà una bufera
di
neve; durerà cinque giorni”
Nadja si affianca a me, insieme guardiamo l’oceano che si
ribella ai suoi confini; rifletto sulle sue parole, avrò una
scusa per
giustificare il mio ritardo, annuisco e mi volto per tornare dentro.
Le parole di Nadja sono veritiere e la sera stessa inizia
a nevicare, i ficchi danzano nell’aria, illuminati
dagl’ultimi raggi del sole,
risplendono di luce riflessa, sono stupendi.
“Nevica?”
Mi volto di scatto, vedo Murtagh seduto sul letto; è la
prima volta che lo vedo sedersi, ora è li seduto, si alza,
non tentenna, è
sicuro mentre cammina verso di me.
“Dovresti restare coricato”
Gli dico andandogli incontro per sorreggerlo, accetta la
mia mano me non torna a sedersi, si dirige verso la finestra a guardare
la
danza della neve.
“Neve, non la vedo da tanto; quand’ero bambino mi
divertiva sgattaiolare fuori e buttarmi nei mucchi di neve”
Sorrido a quel pensiero e prendo un respiro profondo.
“Sai Murtagh, ti devo dire una cosa, tante cose
…… no
solo una ma importante”
“Ti amo” non posso più parlare di
niente, lo guardo
negl’occhi.
“Ti amo anch’io”
Mi accarezza la guancia, i miei occhi immersi nei suoi.
“Cosa volevi dirmi?”
Scuoto la testa.
“Abbiamo una … figlia”
Sembra non aver compreso bene, mi sorride, continua a
guardarmi fisso mentre riflette sulle mi poche parole
“Abbiamo. Una. Figlia”;
si, quelle parole; il suo core accelera, lo sento distintamente contro
il mio
petto.
“Una figlia?”
Chiede senza voce, annuisco.
“Vorrei tanto conoscere …. Mia figlia”