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Autore: JulieJ    13/09/2013    1 recensioni
Per dieci anni Julie è stata senza suo padre. Un giorno, però, leggerà una lettera che la riporterà alla realtà. Insieme al fratello Louis, infatti, passerà un estate con lui e riscoprirà nuovi aspetti di se stessa e delle persone che la circondano. Dovrà combattere contro nuove emozioni e diventare ancora più forte per proteggersi da un segreto nascosto dentro di lei. Forse, scoprirà anche un nuovo amore.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO QUARTO



When the days are cold and the card all fold and the saints we see are all made of gold...”
Nemmeno le parole di una delle sue canzoni preferite riusciva ad alleviare la strana sensazione che provava ormai da quasi una settimana. Era come un martello che non le lasciava in pace il petto, picchiava a più non posso e faceva rimbombare il suo rumore tetro nelle orecchie.
Era distesa sul prato: l'erba le accarezzava la pelle, il vento le soffiava sul viso e sentiva il profumo frizzante di alcuni fiori sistemati nei vasi vicino la vecchia altalena.
Era sola, come sempre da un po'. Louis aveva trovato compagnia, ovvero tre ragazzi e qualche loro amico e stava molto spesso con loro. Uscivano, andavano al pub e alla pista di pattinaggio insieme. Lei li aveva incontrati per poco, il tempo di un saluto veloce; aveva conosciuto Niall -un irlandese biondissimo e gentile-. Harry -che aveva una strana pettinatura e le fossette simili alle sue- e Zayn -un ragazzo simpatico e con un ciuffo che riusciva a superare incredibilmente quello di suo fratello-. Erano tutti amici d'infanzia di Liam, si erano conosciuti all'asilo, come le aveva raccontato Louis, e non si erano più separati. Il più casinista e quello con cui andava più d'accordo il fratello era Harry, che vedeva spesso vicino al cancelletto d'ingresso. Liam scherzava spesso con Zayn e Niall, invece, era il collant che teneva unito il gruppo.
Era assurdo come in una settimana Louis si fosse ambientato così bene, ma lei sapeva che era merito del suo carattere aperto e di quei tre ragazzi che ti facevano sorridere con un solo sguardo.
Lei era davvero felice per le nuove conoscenze di suo fratello, ma questo faceva in modo che lei rimanesse sola. Non che non avesse provato a fare amicizia con qualcuno, ma le uniche ragazze che aveva visto erano una sgualdrina dal nome Madlyn e una troppo timida perfino per lei che dopo aver detto il suo nome -Rose- si era defilata inventandosi una scusa assurda e diventando color pomodoro.
Aveva provato anche a parlare un po' con gli amici di suo fratello, ma Louis -geloso fino al midollo della sua “sorellina”- li aveva allontanati da lei e l'aveva guardata severamente prima di uscire dalla porta.
Quindi fra suo fratello che era latitante e suo padre, Tom, che ormai aveva deciso di fare voto di silenzio, si sentiva più sola che mai.
L'unico cosa che la faceva sorridere era il rapporto che si stava creando con Liam, perché erano amici. Lei non arrossiva più e aveva anche iniziato a scherzare con lui, più di prima, e si sentiva tranquilla. Non nervosa. Era quasi come “un secondo fratello” per lei, per il rapporto che si stava creando e per come lui la trattava. La salutava sempre, le chiedeva come stava, si scambiavano battute ma parlavano anche di cose serie, ed era molto interessante fermarsi ad ascoltare i suoi pensieri.
Tutto questo in una sola settimana, come se fossero passati mesi.
Lei sorrideva ogni volta che lo vedeva arrivare e anche lui, felice di rivederla.
Solo che poi andava via con tutti i loro amici e lei era sola in quella casa vuota.
Suo padre Tom, oltre al mutismo in cui si era chiuso, andava e veniva. Non faceva parola del luogo in cui passava ore e ore al giorno, ma ogni volta tornava più stanco di prima. Era anche dimagrito ripensando ai pochi ricordi che aveva da piccola, sembrava più emaciato, come rovinato dal tempo che stava scavando il suo viso secondo dopo secondo.
Lei, animata da buone intenzioni, aveva tentato una volta di iniziare un discorso, ma poi una stretta aveva iniziato a premere nel suo stomaco e non era riuscita a resistere: era corsa via e si era rifugiata nella sua stanza, il suo porto sicuro.
Julie si destò dai suoi pensieri e notò che il cielo aveva assunto una strana sfumatura violacea. Controllò il suo Casio e vide che erano le otto. Era stata fuori per quasi tre ore, almeno quella giornata era passata velocemente.
Visto che Louis era fuori e che suo padre rimaneva a cena da Clare -fortunatamente le aveva lasciato un biglietto sul frigo dove l'avvisava-, lei voleva ordinare una pizza.
Andò in salone, chiamò due volte il fratello ma era già uscito. Con una smorfia di delusione digitò il numero di una pizzeria italiana vicino dal telefono fisso e ordinò la sua romana con funghi.
Dato che era sabato e che di solito trasmettevano film decenti decise anche di vederne uno.
Sarebbe stato piacevole e le ricordava alcune serate passate con le sue amiche a casa sua, con l'unica differenza che lei era sola.

Finalmente dopo un'ora la pizza fumante era sulle sue gambe, la coca-cola sul tavolino e stava guardando il quarto film di Harry Potter, che le piaceva da morire.
La mozzarella era così filante che prima di poter staccare un morso doveva allontanare la fetta di un chilometro, ma oltre questo niente stava rovinando la sua cena. Era molto rilassata, quasi sommersa dai cuscini. Indossava una vecchia maglietta degli Smiths che era appartenuta a Louis, aveva lasciato che i capelli sciolti e un po' ribelli le ricoprissero le spalle, creando una specie di coperta. I piedi nudi e dalla pelle chiara erano posizionati sul tavolino, insieme al telecomando e una rivista che stava leggendo per ingannare il tempo mentre aspettava il ragazzo delle consegne.
Era una serata davvero perfetta, senza problemi.

Julie!” urlò Louis alle sue spalle, facendole rovesciare il bicchiere di coca-cola sulla maglietta e le ultime fette di pizza sul tappeto.
La ragazza si girò furiosa, il fumo che le usciva dalle orecchie e i pugni serrati. “Come ti è saltato in mente di urlare in questo modo alle mie spalle?” sibilò. Si potevano quasi notare delle fiamme ardere nei suoi occhi.
Louis rise alla vista del disastro che era in quel momento sua sorella: la maglietta che le arrivava fino a metà coscia -che giurava fosse stata sua- completamente zuppa, lo sguardo da assassina e i capelli sciolti che la facevano sembrare un leone.

Sei molto attraente in questo momento!” disse fra una risata e l'altra, mentre la rabbia di Julie stava toccando livelli cosmici.
Vaffanculo!” rispose lei, prima di dirigersi in cucina per prendere il necessario per pulirsi.
Non voleva prenderlo a schiaffi soltanto perché poi sarebbero stati ore a litigare e si sarebbe persa il fim -che era arrivato ad una delle sue scene preferite, ovvero il Ballo del Ceppo.
Arrivò sbattendo i piedi come un soldato, prese un rotolo di scottex, lo smacchiatore, un sacchetto di plastica e una pezza umida, senza alzare gli occhi e prendendo respiri lunghi per tentare di calmarsi.
Tornò in salone, dove Louis si era spaparanzato sul divano e beveva un po' della sua Coca-Cola mentre mangiava una delle fettine guardando Hermione che lanciava contro Ron degli uccellini, come lei avrebbe voluto fare con suo fratello.
La rabbia ricominciò a montare, sentiva i capelli quasi muoversi e una strana forza che la sollevava come quando Goku doveva trasformarsi.

Posa immediatamente la mia pizza.” disse con un tono minaccioso.
Louis la guardò innocente, come se non stesse ingurgitando il suo pasto dopo averle quasi fatto venire un infarto, e posò lentamente l'oggetto della discordia sul piatto. “Okay.” alzò le mani per fare vedere che non aveva cattive intenzioni.

Alzati, torna da dove sei venuto e nessuno si farà male.” lo minacciò, puntandolo con lo smacchiatore. Sarebbe stata l'arma della sua vendetta.
Perché diavolo era tornato a casa a quell'ora e in quel modo? Adesso desiderava che se ne fosse stato fuori con i suoi amichetti per altre quattro ore, invece di farla spaventare in quel modo e prendendo il suo posto nel divano.
Era assurdo come un ragazzo così grande fosse tanto stupido.
Non vedeva l'ora che se andasse di nuovo e l'indomani non gli avrebbe nemmeno preparato i pancake, li avrebbe mangiati tutti lei.
Una vendetta perfetta.
Con gli occhi iniettati di sangue e con una smorfia diabolica che la faceva sembrare sospetta, Julie stava quasi per mettersi a saltellare stile Bugs Banny, quando sentì una voce che la fece immobilizzare.

Quando smetterai di torturare questa povera ragazza?” disse Liam, spuntando da dietro la porta insieme ai suoi tre amici.
Julie spalancò la bocca stupefatta e poi boccheggiò in cerca di qualcosa da dire per sollevare la situazione. Sembrava il frutto dell'accoppiamento fra una zitella maniaca delle pulizie e un barbone, era quasi nuda e i suoi capelli facevano letteralmente schifo. Credeva anche di puzzare di funghi.
Louis si girò e rispose a Liam, ma lei era ancora sotto shock per poter tentare di formulare un pensiero compiuto.
Aveva fatto una delle figure più schifose di tutta la sua vita ed era ancora colpa di suo fratello. Non avrebbe cucinato per lui per il resto della sua esistenza e gli avrebbe sostituito il balsamo alle fragole con una crema depilatoria, questo era deciso.
Notò una figura muoversi verso di lei... Liam si avvicinava sorridendo... Sicuramente avevano visto tutta la scena.
Avrebbe dovuto accorgersi di loro, ma era troppo presa dal cretino di suo fratello per poter anche minimamente immaginare di non essere sola con lui. Chissà cosa avrebbero pensato di lei adesso!
Julie stava quasi per correre nella sua stanza, aprire il portatile e controllare i voli di sola andata per Honululu, quando Liam le tolse di mano lo smacchiatore e le diede un bacio sulla guancia.

Che ne dici se puliamo questo macello? Noi avevamo intenzione di dare una festa!” le disse ancora più sorridente.
Lei si fece trascinare da quelle labbra e lasciò la smorfia di tristezza per aprirsi in uno splendido sorriso:
ancora una volta Liam aveva sistemato le cose. Era come un lampo di luce, una certezza. Poteva succederti di tutto, ma lui era sempre lì per aiutarti a sistemare le cose con il suo bel sorriso e i suoi occhi in cui sprofondavi ogni volta, dove ti perdevi e vagavi in cerca di segreti, di luoghi da scoprire.
Julie salutò anche gli altri ragazzi, che le diedero tutti un bacio sulla guancia e che presero guanti e scottex per aiutarli, mentre il fratello borbottava sul divano con le mani conserte.
Aveva abbandonato l'idea di trasferirsi alle Hawaii, la rabbia era andata via quando aveva incrociato gli occhi di quel ragazzo.



Gli ingredienti per una festa non facile da dimenticare erano pochi: bella musica, tanta gente e tanti alcolici. Louis lo sapeva bene perché a casa sua era il re delle feste. Gli piaceva avere intorno il caos, la musica che gli rimbombava nel petto e divertirsi. Dava del suo meglio, sistemava tutto alla perfezioni e faceva anche il DJ. Nel liceo di Julie ancora si parlava di una festa che aveva dato a quindici anni nella seminterrato del suo amico Arthur. Gli piaceva ballare, scatenarsi, ridere e stare con i suoi amici. Forse era la cosa che gli mancava di più da quando era partito, ma ne aveva trovato di nuovi e gli sembrava di aver creato un nuovo gruppo. Così, per festeggiare le quasi due settimane dal suo arrivo e inaugurare casa di suo padre, aveva deciso di fare un party proprio quella sera e di invitare tutti i ragazzi del vicinato, compresi gli amici che aveva Liam. Non che li conoscesse tutti, era ovvio, ma quello era un modo perfetto per incontrare nuova gente e farsi conoscere da loro. Tom non sapeva della festa, ma Liam gli aveva detto che sarebbe rimasto a casa di sua nonna fino a tardi e quella sera sarebbero stati liberi. Un'ottima occasione. Si erano divisi i compiti e avevano comprato tutto ciò che serviva, mentre lui aveva pensato personalmente alla musica. Avevano sistemato casa anche con l'aiuto di Julie, che lui avrebbe preferito non partecipasse alla festa e che ancora gli teneva il broncio.
In quel momento erano tutti lì e sentiva il frastuono scorrergli nelle vene e vibrargli nelle orecchie.
Era felice, non smetteva di sorridere.
Sembrava che tutto andasse bene, gli invitati ballavano, parlavano e si servivano nei tavoli pieni di cose da mangiare -Niall docet- e di bevande.
Ma nella confusione che poco a poco lo stava risucchiando Louis non si accorse di una cosa: mancava qualcuno sulla pista.


Julie era nella sua camera, completamente nel panico e seduta sul letto.
Voleva scendere giù, ma un'improvvisa paura aveva preso il controllo del suo corpo e adesso non riusciva a muoversi. Era come se due forze contrastanti si stessero combattendo dentro di lei: la paura e la voglia di scendere. Sentiva la musica che faceva tremare un po' la sveglia sul suo comodino, il frastuono che la gente faceva parlando e si sentiva nervosa, più di quanto lo fosse stata.
Louis non le aveva mai permesso di partecipare ad una sua festa: prima era troppo piccola, poi era sua sorella e non voleva che nessuno si avvicinasse a lei -aveva già detto che era geloso...?- per cui non avrebbe saputo come comportarsi. Magari si sarebbe resa ridicola, nessuno avrebbe ballato con lei e sarebbe rimasta seduta con in mano un bicchiere stracolmo di birra che non avrebbe bevuto.
Non sapeva nemmeno che mettersi: doveva vestirsi elegante oppure mettere qualcosa di più semplice? L'armadio le sembrava pieno di vestiti insulsi che avrebbe voluto buttare.
Ma voleva anche scendere, divertirsi e lasciarsi andare... Come vedeva nei film, nei libri che leggeva. Partecipare ad una vera festa, sentire un po' l'età che aveva, non sprecare così quel momento perché erano gli anni migliori e lei continuava a vivere come se aspettasse il momento giusto. Che non arrivava mai. Non poteva mica andare ad una festa del genere a sessantanni.
Era quello il problema: una parte di lei diceva che tanto ci sarebbe stata un'altra occasione, mentre l'altra parte le implorava di scendere e di divertirsi come se fosse l'ultima.
Julie sbuffò afflitta e si distese, gli occhi chiusi e le mani spalancate.
Era certa che sarebbe stata la solita codarda e che non sarebbe più uscita.
Era sempre così.

Jake che ne pensi di... Oh.” una vocina un po' stridula insieme ad una testa bionda ossigenata avevano fatto capolino dalla porta.
La ragazza si alzò di scatto dal letto e si morse l'interno di una guancia. “Ehm, ciao Madlyn.”
Sì, era proprio lei, la sgualdrina del vicinato che Louis non aveva fatto a meno di invitare. Indossava un abito rosso che la fasciava come un salame, dei tacchi alti più alti di lei e un trucco così pesante che a stento riusciva a vedere il colore dei suoi occhi. “Tesoro!” si rivolse a Julie, lasciando la mano di un ragazzo moro e alto a cui -sicuramente- stava facendo fare il giro delle stanze in cerca di una libera per giocare a bocce con lui. Si avvicinò e con due falcate, soltanto grazie al tacco chilometrico, arrivò alla riccia e l'abbracciò schiacciandole la faccia contro le sue tette strizzate e facendole sentire il suo profumo dolcissimo.

Sciostofocanto.” sussurrò Julie, che sentiva la mente annebbiarsi per la stretta troppo forte.
Oh, scusami tesoro!” ridacchiò la ragazza mettendosi una mano davanti le labbra. “Io, ehm, io e Jake stavamo cercando una stanza per... ehm.” e le fece l'occhiolino. Julie fece un gesto d'intesa come per farle capire che aveva capito e che l'idea non le faceva venire i brividi.
Allora potete andare nella prossima stanza, è quella di mio fratello. Sarà libera per tutta la serata.” disse, prima di passarsi una mano fra i capelli e sentendo il piacere della vendetta scorrerle nelle vene.
L'imbarazzo era palese.

Ottimo tesoro.” le strizzò di nuovo l'occhio. “Sentito Jake? Aspettami lì, arrivo in un attimo!” aggiunse con una voce più sensuale e bassa.
Il ragazzo, senza nemmeno salutare, si defilò.

E tu? Non scendi, tesoro?” le chiese improvvisamente, mentre sistemava la maschera di trucco guardandosi nella piccola specchiera di Julie. Prese il rossetto fucsia acceso che teneva nella borsetta e diede un'altra passata, visto che evidentemente non ne aveva abbastanza.
Julie si trovò in difficoltà, non sapendo che dire. “Io, beh, ecco...” tentò, agitando un po' le mani nervosa. Doveva dirle che sarebbe rimasta in camera o che stava scendendo? Tanto non era importante, si sarebbe chiusa nell'altra stanza con Jake e sarebbe stata occupata per tutta la serata.

Io sto scendendo giù, sì.” concluse sorridendo.
Madlyn si girò e la guardò come se la stesse scannerizzando. “Scendi vestita così?” chiese, alzando il sopracciglio.
Giusto.
La ragazza, dopo essersi tolta maglietta degli Smiths e averla messa in lavatrice, aveva indossato un completo formato da un paio di pantaloncini di jeans logori e un maglioncino di cotone che aveva visto tempi migliori.

Io, ehm, sì.” fece spallucce, “Non sapevo che altro mettermi...” confessò, in parte era vero dopotutto!
La bionda la fissò esterrefatta, dilatando gli occhi -finalmente la riccia capì che erano verdi- e spalancando la bocca. “Tu non uscirai da qui vestita in quel modo!” quasi urlò come se avesse visto un fantasma. “Ci penserò io!” batté le mani eccitata.
Julie non sapeva se saltarle al collo per la felicità oppure se mettersi a piangere.

No... Non ti preoccupare... Io...” tentò di dissuaderla: l'avrebbe trasformata in una Barbie come lei.
Non voglio sentire storie!” trillò, mentre si avvicinava all'armadio di Julie. “Ho sempre desiderato fare una cosa simile!”
E Jake?” era l'ultimo tentativo.
Si ritrovò a pregare tutti i santi purché quella ragazza uscisse dalla sua camera. Sarebbe anche stata disposta ad affrontare una meteorite.
Madlyn si avvicinò con l'aria di una che la sapeva lunga “Vedi Julie, tesoro... Jake aveva i piedi piccoli... E sai quello che si dice delle persone che hanno i piedi piccoli...”
Julie spalancò la bocca.
Era finita in stanza con una psicopatica ninfomane che le avrebbe rifatto il trucco.
Il destino le stava giocando brutti scherzi.


Solo trenta minuti dopo Julie era pronta e in tiro.
Indossava un vestito che un'amica le aveva prestato e che aveva messo nell'armadio, che non aveva preso in considerazione precedentemente perché le sembrava troppo elegante. Era nero, stretto -ma non come quello di Madlyn- e senza spalline, con una piccola scollatura a cuore, le lasciava metà schiena scoperta e le arrivava a metà coscia. Era molto semplice e anche quasi comodo. Stava anche indossando un paio di tacchi, l'unico che aveva, sempre nero e con un tacco non troppo alto. Madlyn le aveva fatto indossare una collana che le arrivava un po' sotto il seno e un paio di orecchini. L'aveva anche truccata e sotto le preghiere di Julie non l'aveva trasformata in un clown, anzi era un trucco naturale che le metteva in risalto gli occhi e le labbra, tinte di un rosa pesca.
I capelli ribelli e ricci le ricadevano sempre sulle schiena, liberi senza alcun fermaglio che riuscisse a tenerli fermi. Le onde si muovevano come delle molle ad ogni suo movimento e creavano un contrasto con la pelle chiara.
Dopo un ultimo sguardo allo specchio, la ragazza decise che non era tanto male. Certo, non si riconosceva in quella mise molto più “provocante” rispetto ai suoi soliti vestiti, ma due pensieri le stavano infondendo coraggio: il primo, che le sussurrava all'orecchio che in fondo variare per una sera non era male, sentirsi per una volta bene con se stessi era anche meglio; il secondo, di cui un po' si vergognava, aveva come protagonista Liam e si chiedeva se il ragazzo avesse apprezzato il cambiamento o se l'avrebbe trovata ridicola.

Sei perfetta tesoro!” le disse Madlyn mentre cercava invano di dare una forma ai ricci, “Ho fatto un ottimo lavoro!” e batté ancora le mani.
Julie -non potendo fare a meno di notare che la bionda l'avesse chiamata tesoro almeno mille volte in una sola serata- si rese conto di aver sbagliato un'altra volta sul conto di una persona sconosciuta e di aver pensato male di lei, essendosi soffermata soltanto sul suo aspetto. Era vero, mai giudicare un libro dalla copertina. Per quanto i capelli di quella ragazza fossero ossigenati e per quando il suo vestito fosse corto e stretto, non era male e l'aveva aiutata senza nemmeno conoscerla. Era stata gentile e le aveva anche risollevato un po' l'autostima. Le aveva dato un sacco di consigli utili su come comportarsi se un ragazzo avesse allungato le mani e Julie le era infinitamente grata.

Grazie mille Madlyn, davvero.” le disse, osservandosi incredula allo specchio, “Ti devo un favore, sei stata bravissima.”
La bionda si avvicinò e l'abbracciò.
Quanto potevano confondere le apparenze?

Le scale non erano mai state così ripide, era come se stesse scendendo l'Everest. Un passo alla volta, si ripeteva nella mente, ti prego non cadere.
Madlyn era andata via, era scesa aggraziata e saltellante in cerca di una nuova preda, dimenticando Jake. La riccia, invece, si sentiva un manico di scopa e desiderava tornare indietro e cambiarsi le scarpe. I piedi non le avevano mai fatto così male.
Arrivata all'ultimo scalino senza rompersi nemmeno un osso, poté notare l'enorme quantità di gente che popolava il salone e che per la confusione si era dovuta riversare anche fuori. I ragazzi avevano fatto un ottimo lavoro: vi erano tavoli pieni di roba da mangiare e di birra, luci psicadeliche che rendevano magica l'atmosfera e una postazione da Dj enorme dietro la quale si poteva scorgere Louis, intento a mixare i brani.
I ragazzi e le ragazze invitati che la riccia non aveva mai visto si stavano scatenando davanti Dj Louis, alcune coppie si lasciavano andare in balli molto sensuali, mentre altri saltellavano e agitavano la mani. Dei gruppi minori erano seduti sui divanetti -che erano più che altro occupati da coppie che pomiciavano- oppure sgranocchiavano salatini parlando davanti al buffet.
Julie sentiva l'adrenalina che prendeva il sopravvento e, non riuscendo a riconoscere nessuno fra la folla, decise senza nemmeno pensarci, di buttarsi nella mischia e iniziare a ballare. Le luci erano soffuse ed era sicura che nessuno l'avrebbe riconosciuta.
Se qualcuno di sospetto l'avesse avvicinata si sarebbe beccato un bel calcio come le aveva insegnato Madlyn.


Liam era appena tornato dalla cucina con due sacchetti pieni di ghiaccio che aveva riversato in ciotole e in cui poi aveva messo le birre ghiacciate.
La festa stava andando molto bene, tutto filava liscio e Louis stava facendo un gran lavoro.
Il ragazzo aveva riconosciuto un bel po' di suoi amici, tutti molto contenti di essere venuti, ed era stato anche con loro, ma poi aveva dovuto occuparsi delle patatine e dei salatini che finivano ad una velocità incredibile. In quel momento, però, si era dato il cambio con Niall e adesso toccava a lui pensare ai rifornimenti. Finalmente si sarebbe potuto scatenare anche lui. Prese una birra e si buttò nella mischia, tentando di farsi spazio per poter passare ed arrivare al centro. Un po' di ragazze lo avevano invitato a ballare, ma lui no ne aveva avuto voglia stranamente e adesso stava guardando fra la folla fingendo di cercare Zayn, ma con la voglia di trovare Julie. Non immaginava che sarebbe scesa: teneva ancora il broncio a suo fratello e poi sentiva che quello non era proprio il luogo dove lei potesse sentirsi a suo agio. Era troppo incasinato, troppa musica che ti picchiava nel cuore e troppi alcolici. La immaginava nella sua stanza, da sola, con un libro fra le mani.
Gli venne quasi la voglia di andare verso le scale per cercarla nella sua stanza, quando una chioma bruna e riccia catturò la sua attenzione.
La ragazza stava ballando saltellando quasi al centro della pista; indossava un abito nero che le lasciava scoperta metà schiena e che era un po' corto, un paio di tacchi che mettevano in risaltò le sue gambe e i capelli che ondeggiavano a tempo di beat.
Era Julie, che non era nella sua stanza, ma a scatenarsi in pista.
Liam spalancò la bocca e il suo mento quasi toccò terra.
Quel vestito le stava benissimo.
Doveva ammettere che non era male come ragazza nemmeno la mattina presto appena sveglia, ma quella sera era diversa.
Un gruppo di ragazzi accanto si era avvicinato e la stava indicando. Si misero in cerchio attorno a lei, iniziarono a ballarle vicino. La riccia tentava di divincolarsi, di uscire dal cerchio, ma loro non glielo permettevano.
Successe tutto in pochi secondi: Liam, preso da un attacco di rabbia e gelosia, si ritrovò davanti al gruppetto, allontanò due ragazzi che guardò malissimo e che indietreggiarono, prese il polso di Julie e la trascinò verso di lui, mettendole un braccio intorno alla vita e liberandola da quella trappola.
Un minuto dopo erano ancora molto vicini, con i fiati che si annullavano uno con l'altro, il braccio di lui che la stringeva protettivo e la mano di lei poggiata sulla sua spalla.

  
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