C’era stato, dieci anni prima, qualcosa di magico e mistico in Matthew Bellamy; qualcosa di inespresso che lo trascinava sempre più verso di lui (...) Qualcosa che ritrovava solo ascoltando Screenager, una canzone scritta per essere suonata sulle sue ossa, sulle sue costole, una percussione tutta nuova che solo lui e Matt conoscevano.